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Autore: DaisyBuch    29/09/2014    1 recensioni
Cosa fareste voi se una misteriosa voce vi ordinasse di mettervi un anello e vi trasportasse nell'antica Grecia? Questo è quello che è successo ad Athena, una ragazza di quindici anni che deve aiutare i personaggi dei miti a risolvere le storie a cui sono legati.
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DAL CAPITOLO 17:
Athena si lasciò sfuggire un gemito di paura, le guardie stavano aprendo il cancello e loro due si strinsero forte la mano, ancora una volta per infondersi coraggio. Li spinsero dentro e sentirono cigolare dietro di loro il cancello di legno che si chiudeva. Era un suono terribile. Athena si sentì in trappola, si sentì sola ed adesso come non mai voleva girare l’anello e tornarsene a casa.
Ci fu un suono assordante e metallico che rimbombò per molto tempo, era come se fosse il campanello che designava l’ora del pasto.. e forse era proprio quello.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Athena rimase molto colpita da quegli avvenimenti, cercò di stare il più possibile alla larga dalle Naiadi, ed inoltre pensò più volte ad Apollo. Il modo in cui il suo corpo era circondato dalla luce, il modo in cui rincorreva Dafne senza sosta, come se fosse il suo unico obiettivo nella vita. Cupido aveva trafitto entrambi, sia Dafne facendola disinteressare a qualsiasi avance del dio, sia lui, facendolo innamorare perdutamente.
Era difficile per lei conciliare il tutto, aveva il doppio dei pensieri ed inoltre molte volte doveva mentire ai genitori. Quel giorno stavano visitando un paesino vicino ad Atene, c’erano molte bancarelle ed i suoi impazzivano per queste cose, lei invece era abbastanza annoiata da tutto quel fracasso, e disse ai genitori che si sarebbe fatta un giro da sola, invece Athena si mise dietro un angolo, tra le vie e girò l’anello.
Apparve sulla spiaggia, in quel momento non voleva essere da nessun’altra parte. La morte di quell’uomo, di Leucippo l’aveva sconvolta, anche se non avrebbe dovuto. Guardò le onde per molto tempo e si tranquillizzò un po’, ma dato che non aveva visto nient’altro di quello splendido posto, decise di passeggiare verso il bosco, o meglio, girarci intorno per non capire per sbaglio nelle fonti e nei fiumiciattoli dove avrebbe potuto incontrare le Naiadi. Decise perciò, davanti al bivio, di prendere la strada di destra che portava verso il basso, nella direzione opposta a quella del bosco.  Passeggiò per molto tempo, pensando e ripensando anche ad Iris, che era una sorta di guida per lei, guardò con molto stupore che a meno di un chilometro dal bosco il paesaggio intorno a lei si faceva freddo ed arido, il terreno non era florido come si era aspettata nonostante fosse piena estate. Vide un uomo in lontananza che lavorava la terra, decise di andargli incontro e chiedergli il perché di quella stranezza.
Appena lei si fu avvicinata a lui, questo sobbalzò appena e indietreggiò : -Oh bella fanciulla, assomigli ad una dea, ma la tua natura è tale?- chiese mentre le dita gli tremavano visibilmente, questo aveva il torso nudo e la parte inferiore del corpo avvolta da dei pantaloni vecchi e sporchi.
– Calmatevi buon uomo, sono di natura mortale.- sorrise Athena poggiandogli la mano sul braccio per rassicurarlo. Questo tirò un sospiro di sollievo e riprese a zappare.
-Perdonatemi, ma come mai il terreno è arido anche se siamo nella stagione estiva?- chiese gentilmente la ragazza. L’uomo la guardò stranito, non aveva evidentemente capito qualche termine. 
–Per Zeus, qui va tutto alla malora!- esclamò il vecchio, mostrando i denti che gli mancavano.
 –I raccolti sono più aspri, l’inverno duraturo! Dove andremo a finire!- imprecava. Athena era assai confusa, il clima che aveva incontrato prima era molto diverso, non le sembrava che nella radura fosse così rigido, né alla spiaggia. –Gli dei immortali vittime di un rapimento!- sussurrò il vecchio con fare cospiratore. Athena lo guardò sorpresa: un rapimento?
–Non ci è concesso sapere nulla, ma dicono che qualche donna, una dea dell’olimpo sia stata rapita da Ade!- Athena rimase basita da quella notizia, l’uomo le stava palesemente dicendo che l’inverno era durato così a lungo per quel motivo? La ragazza lo ringraziò e se ne andò, decisa a parlare con Iris, e sentiva in lontananza il vecchio che borbottava “santi numi che disastro”.

Iris era appesa con la testa all’in giù su un albero, intenta a dondolarsi avanti e dietro ridendo e scherzando con le sue amiche. –Iris, posso parlarti?- le chiese. –Certamente.- rispose rimettendosi seduta sull’albero.
-Da sole.- precisò la ragazza, dato che le altre driadi non si muovevano da lì.
-Che modi!- esclamarono le ragazze intorno a lei mentre si dileguavano scuotendo le belle chiome.
La driade sorrise e addentò una mela, -sono tutta orecchi.- rise.
-Ma che succede? Ho incontrato un vecchio che coltivava la terra e mi ha detto che c’è un inverno perenne che impedisce loro i raccolti!- spiegò.
Iris sputò la mela ch stava masticando, -sei andata dagli umani senza di me!- cominciò a piagnucolare. –Uffa! Proprio quando avevo il permesso ed una scusa per andarci, ti sei divertita senza di me!-
-Iris, non mi sono divertita, le persone muoiono di fame.- la sgridò.
Lei si asciugò le finte lacrime e cominciò ad annuire. –L’unico modo per saperne di più è andare al tempio della saggia Atena, lei potrà dirci più e consigliarci.
-Dov’è questo tempio?- chiese la ragazza, intenta ad andarci quel momento stesso.
-Tra gli umani.- sospirò Iris con aria sognante, appoggiando la guancia sulla mano.
-Beh? Non c’è tempo da perdere! Su, coraggio!- disse riprendendosi in meno di un secondo, Athena se la ritrovò dietro, le aveva afferrato il braccio e la trascinava in basso.
-Vacci piano.- brontolò la ragazza.
-Cos’è vacci piano?- chiese Iris, mentre riprendeva totalmente le sue fattezze quasi umane  e si copriva con una veste.
-Oh..ehm, niente, un modo di dire.- spiegò ridendo Athena mentre si incamminavano verso il tempio.
-Che strano.- sorrise anche lei. Il viaggio durò abbastanza, ma le chiacchiere bastarono a renderlo piacevole, non avevano fatto la strada che aveva fatto Athena prima, a quanto aveva scoperto, bastava scendere anche dal bosco, la pianura dov’erano situate le driadi e le naiadi era più in alto, lontano dagli uomini.
-Adesso ci dobbiamo nascondere.- disse con fare nostalgico. –Prima non era così, prima potevamo muoverci tranquillamente,-sospirò,- gli dei ovviamente no, loro non si fanno quasi mai vedere, ma noi potevamo, noi eravamo amici degli umani, e li proteggevamo in cambio di doni.-
Athena non volle mettere il dito nella piaga, quindi continuarono a camminare senza che lei chiedesse nient’altro.
Arrivarono nella città di Atene, ma non ci fu il tempo per restare a visitarla, Iris le fece fare una strada nascosta e poco trafficata perché temeva di essere riconosciuta. L’unica cosa a tradirla al momento erano le sue iridi, innaturalmente verdi e gialle insieme. Nonostante tutto, Athena anche a passo affrettato potè scorgere davanti a lei l’acropoli di Atene, altissima e tra le rocce, il che rendeva tutto più suggestivo. Il partenone governava tutta la polis, mentre il tempio di Atena Nike era posto nella zona Ovest. Un po’ meno suggestive erano le scale che dovevano fare per arrivare fin lassù.
-Quando servono gli ascensori non ci sono mai.- imprecò Athena.
-I cosa?- chiese Iris torcendo la testa di lato.
-Niente, niente.- scosse la testa la ragazza. Si rassegnò e cominciò quella lunga serie di scalini che sembrava non finire più, inoltre c’era molta gente che saliva e scendeva insieme a loro, che sembrava addirittura non notare nemmeno di fare le scale, tanta era la leggerezza che ci metteva.
-Siamo giunte, finalmente.- esclamò Iris, senza nemmeno far fermare la ragazza davanti al Partenone.
-La gente muore di fame, l’hai detto tu! Le visite di piacere le farai un altro giorno.-
Athena si rassegnò e si preparò ad entrare nel tempio di Atena Nike, che sorgeva proprio davanti allo strapiombo, questo aveva quattro colonne di ordine ionico davanti ed ai lati, ed inoltre nella pietra erano incisi dei bassorilievi con raffigurate delle battaglie. All’interno la statua dedicata alla dea era interamente di legno, e teneva quella che sembrava una melagrana in mano.
-E’ senz’ali.- sussurrò Iris, con lo sguardo serio, -Vuol dire che la dea non può più lasciare la polis.- le spiegò.
Athena si stupì di quante allegorie ci fossero dietro ad ogni cosa, comunque non si spiegava il perché della melagrana nella mano, ma tacque e s’inginocchiò come fece Iris.
-Oh saggia dea, siamo giunte dalla pianura delle divinità dei fiumi e dei boschi, per chiedere umilmente un saggio consiglio, mostrati se desideri aiutarci.- pronunciò queste parole con lo sguardo fisso verso il soffitto.
Athena aspettò interminabili secondi, e improvvisamente la statua di legno prese vita. Il colore scuro piano piano scomparve fino a diventare ceruleo, i capelli già castani presero delle sfumature più scure e la statua sbattè gli occhi e quando li riaprì questi divennero di un giallo intenso, con alcune scaglie nere all’interno. La statua brillava di luce propria, come Apollo era circondata da un’aurea dorata.
-Vi ascolto, giovane driade e giovane umana, parlate, e se potrò, vi aiuterò.- disse con voce melliflua.
-Grande Atena, i terreni muoiono, gli umani sono disperati, i raccolti non danno frutto e tutto diventa arido come in inverno.- spiegò Iris con un’espressione di dispiacere.
-Qual è la domanda driade?- chiese sprezzante Atena. La ragazza spalancò gli occhi in segno di stupore. La dea dell’intelligenza, Atena, non aveva forse capito la domanda? O non le importava niente? L’effetto che le sortì comunque non fu lo stesso di quello di Apollo, che a ben molti più metri di distanza la lasciò ammaliata ed al tempo stesso spaventata.
Iris boccheggiò appena, -Gli umani muoiono, e noi non sappiamo quali siano le cause di tutto ciò.- continuò.
-Io non ne so niente, e se sapessi qualcosa non è affar mio! Sono la dea dell’intelligenza, non mi occupo dei campi!- alzò la voce impertinente, e scomparve riducendo di nuovo la statua in un semplice tronco scolpito senza vita.



Nella via del ritorno, Athena non fece nessun commento ed Iris sembrava quasi sotto shock. Aveva gli occhi bassi e non aveva detto una parola per tutto il viaggio di ritorno, si vedeva lontano un miglio che era rimasta delusa dalla risposta di quella che doveva essere una delle dee che venerava di più.
-Ehm Iris, magari aveva esaurito le risposte per oggi.- la mise sul ridere la ragazza.
-Sai quanti sciocchi vanno a chiederle cose inutili,  lei deve sopportarli proprio tutti, forse oggi ne aveva abbastanza.- provò a dire. Ma la driade non rispondeva. Athena continuò a passeggiare con le mani dietro la nuca, erano quasi arrivate alla radura, quando videro poco più lontano al campo dove aveva incontrato il vecchio, la figura di una donna, accasciata sul terreno.  –Iris guarda!- la scosse tutta per ottenere la sua attenzione. Iris guardò con aria distratta la donna, e poi spalancò gli occhi, -Dobbiamo aiutarla! E’ Demetra!- le disse e fece per correre verso di lei.
Si avvicinarono cautamente alla donna, questa piangeva rumorosamente, l’aura d’oro intorno a lei emanava tristezza e scnforto da tutti i raggi. A poca distanza da lei, Athena venne invasa da un sentimento di abbandono e divenne così triste che le venne da piangere. –Dea Demetra, sono una giovane driade, confidati con me, perché piangi così?- chiese cautamente Iris. Si accasciò vicino alla dea ma non la toccò, a quanto pareva lei non provava l’emozione che invece aveva pienamente investito Athena.
Demetra, se Athena non ricordava male, la dea dei raccolti e dell’agricoltura, ma non sapeva niente di più su di lei.
-Mia figlia!- cominciò ad urlare e piangere insieme con una voce angosciante, tanto che ad Athena uscirono le lacrime senza che lei potesse controllarle. –Mia figlia Persefone è sparita!- piangeva. La ragazza provò una fitta al cuore e cominciò a singhiozzare. –E’ sparita!- continuava ad urlare. –L’ho cercata dovunque, non è da nessuna parte della terra. Lei non c’è più.-
 
   
 
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