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Autore: Wyatt White    29/09/2014    2 recensioni
Edward è un ragazzo anglo-coreano di diciotto anni che, dopo aver vinto un concorso per imitatori degli SHINee, dovrà convivere con gli stessi componenti del gruppo musicale che sconvolgeranno tutti i suoi equilibri.
[accenni JongKey]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo giorno di scuola




La sveglia suonò di nuovo alle 6:50 e Edward, maledicendola mentalmente, si alzò dal letto e iniziò a prepararsi.
Quella mattina non si sentiva per niente in forma: le gambe erano ancora indolenzite dalla sera prima, la spina dorsale sembrava essersi accartocciata come un foglio di carta e nella sua testa continuavano a rimbombare tutte le urla della sera prima.
Come se non bastasse, poi, non poteva fare a meno di pensare alla strana preoccupazione degli SHINee nei suoi confronti: lo conoscevano appena, eppure, si interessavano al ragazzo come se fosse parte della loro famiglia.
Non capiva perché; non ne capiva il senso.
Forse avrebbe dovuto chiedere a quei ragazzi il motivo di tanto affetto, ma sapeva benissimo che non ne avrebbe mai avuto il coraggio; la timidezza, a volte, era la sua rovina.
Dopo un po’ che continuava a pensare a tutte queste cose, scosse la testa, decidendo che non valeva la pena rimuginarci sopra ancora a lungo.
Insomma, era soltanto una situazione temporanea: probabilmente erano gentili con lui solo perché erano i suoi vicini e non volevano avere problemi.
Si diresse verso il bagno per rinfrescarsi un po’, prima di vestirsi per andare a scuola.
Lì iniziò a sciacquarsi il viso, sperando di riuscire così a riordinare le idee; cosa che non successe, ovviamente.
Uscì circa una decina di minuti dopo, fresco come una rosa e pronto per quello che sarebbe stato il giorno più duro di tutta la sua vita; infatti, quel giorno a lezione con lui ci sarebbero stati anche gli altri cinque ragazzi e la cosa lo spaventava parecchio.
Si immaginava già le urla delle sue compagne quando avrebbero visto gli SHINee entrare dalla porta; di sicuro le ragazze avrebbero iniziato a saltellare e a gridare cose senza senso.
In quel momento, mentre cercava di pensare a come sopravvivere a quella giornata, si accorse di una cosa strana: fino a quel momento non aveva sentito schiamazzi provenienti dall’appartamento accanto.
Iniziò, subito, a preoccuparsi, aveva paura che fosse successo qualcosa a quei ragazzi; in fin dei conti erano sotto la sua protezione e non voleva che si facessero male, anche se gli dispiaceva ammetterlo.
Stava per correre a controllare che andasse tutto bene, quando, all’improvviso, sentì uno sciacquone e poi Jonghyun urlare, con voce trionfante:
“Ok, ragazzi: Il bagno è tutto vostro!”
“Ti ringrazio, Dinosauro. Ci hai lasciato un po’ di acqua calda?”
Edward tirò un sospiro di sollievo: per fortuna gli SHINee stavano bene; decise di non disturbarli: erano già abbastanza in ritardo e, da quello che aveva capito, non erano nemmeno andati in bagno.
Dopo un po’ di tempo, sentì Key dire:
“Hey,  guardate: Edward ha lasciato un biglietto.”
“Ah sì? Fa vedere. Be’, poteva anche scrivere a che ora era tornato: da quello che sappiamo potrebbe anche essere appena tornato dall’auditorium.”
A quella affermazione di Taemin, il minore rispose urlando:
“Dovevate specificarlo nel biglietto!”
Dopodiché tornò a prepararsi; andò in camera sua e prese dal suo armadio l’uniforme scolastica: un semplice completo formato da una camicia bianca con gilet azzurro, decorato con lo stemma dell’istituto, e dei jeans sui toni del grigio.
Infilò la divisa, facendo attenzione a non stropicciarla troppo, e diede un’ultima controllata alla cartella: la preside, il giorno prima, aveva fatto attaccare nella bacheca un avviso in cui diceva che, quel giorno, i ragazzi erano esonerati dal portare i libri e che avrebbero dovuto portare solamente un paio di quaderni e un astuccio; Ed era rimasto un po’ sorpreso dopo aver letto quell’avviso, ma aveva deciso di non fare domande e di eseguire gli ordini.
Finalmente Edward uscì dall’appartamento: aveva finito di prepararsi e quindi decise di incamminarsi verso la scuola.
Arrivò davanti all’appartamento degli SHINee; bussò alla porta e poi, un po’ imbarazzato da quella situazione, disse:
“Ragazzi, io vado a scuola. Ci vediamo lì.”
Non ricevette risposta.
Pensò, però, fosse stato un bene: se gli avessero detto qualcosa del tipo:
“Stai attento mentre attraversi.”
o:
“Non accettare passaggi da sconosciuti.”
probabilmente sarebbe diventato rosso come un pomodoro e non sarebbe più riuscito a muoversi.
Stava per scendere la prima rampa di scale, quando lo studente sentì qualcuno dirgli:
“Aspetta!”
Ed, allora, si girò e vide Onew sulla porta che disse:
“Se ci aspetti, ti diamo un passaggio.”
Lo studente sorrise: quei ragazzi ci tenevano proprio a lui e la cosa lo iniziava a spaventare parecchio.
Cercando di sembrare calmo, Edward rispose al cantante:
“Non serve, grazie. La scuola non è poi così lontana.”
Subito dopo, il ragazzo salutò Tofu e poi uscì dal palazzo.
Arrivò a scuola circa dieci minuti prima dell’inizio delle lezioni: non era mai stato in grado di capire come, ma riusciva sempre ad arrivare in orario.
Entrò in classe e, appena mise piede nell’aula, si accorse che non c’era traccia dei cinque ragazzi: possibile che non fossero ancora arrivati?! Andando in auto, avrebbero dovuto arrivare a scuola prima di lui, invece, non c’erano; il ragazzo sbuffò: da quando erano arrivati, non facevano altro che fargli fare un infarto ogni cinque minuti.
Si diresse verso il suo posto; li ad aspettarlo c’erano Karen ed Aiko che dissero in coro:
“Buongiorno, Ed.”
“Buongiorno, ragazze. Come va, oggi?”
“Benissimo: la preside, stamattina, ha annunciato che in onore degli SHINee faremo solo quattro ore di lezione; due ore di arte e due di musica.”
“Grandioso!”
I tre amici si sedettero ai loro posti, senza mai smettere di chiacchierare e di scherzare: continuavano a parlare di qualunque cosa passasse loro per la testa.
Passò qualche minuto, poi, mentre erano nel bel mezzo di una discussione su quale grammatura bisognasse utilizzare per fare un disegno con gli acquarelli, Karen sgranò gli occhi confusa; la ragazza, infatti, aveva notato che nella loro fila non c’erano tre banchi come al solito, ma quattro.
Allora, sempre più confusa, la ragazza chiese agli altri due:
“Scusate ragazzi, voi sapete perché c’è un banco in più?”
“Uhm...no.”
“Io sì, purtroppo.”
Disse Ed, sbuffando; Aiko, incuriosita dalla reazione del ragazzo, chiese:
“Ce lo puoi dire?”
“Solo se giurate di non urlare.”
Le due ragazze annuirono.
Il ragazzo esitò qualche secondo, facendo diventare ancora più curiose le due ragazze, poi si avvicinò a loro e, parlando con un tono di voce tale che solo loro due potessero sentirlo, gli spiegò il motivo di tutti e cinque i banchi in più.
Le due amiche, dopo aver ascoltato l’amico, cercarono di rimanere calme; ma all’improvviso, quando Ed pensava che si fossero tranquillizzate, iniziarono ad urlare a squarcia gola.
Il ragazzo chiuse la bocca ad entrambe con una mano e disse seccato:
“Avevate giurato di non urlare. Per fortuna che ci siamo solo noi in classe in questo momento!”
“Scusaci Edward ma...non ci aspettavamo che fosse così grandiosa la spiegazione.”
Lo studente, allora, sbuffò di nuovo, pensando:
“Ma perché le mie due migliori amiche devono essere delle shawols?!”
Dopo poco, incominciarono ad entrare uno a uno i compagni di classe dei tre ragazzi; mentre salutava tutti quanti, Ed continuava a guardarsi in giro per vedere se erano arrivati i cinque cantanti: non li vide.
Possibile che avessero deciso di non presentarsi?
La campanella suonò: le lezioni stavano cominciando e loro non erano arrivati.
Edward si rassegnò: a quanto pare avevano di meglio da fare che andare a scuola; e pensare che li aveva anche aiutati a recuperare tutti i libri.
Sbuffò per la terza volta.
In quel momento entrò la professoressa di arte, vestita come al solito con un lungo vestito a righe verdi e blu che Ed detestava a morte.
Di solito la professoressa Lee era sempre molto allegra e spensierata, ma quel giorno sembrava molto seria e concentrata: sembrava che si aspettasse il peggio; che stesse aspettando un’invasione degli alieni.
La professoressa si diresse verso la cattedra, procedendo nel silenzio più assoluto, e poi, abbracciando l’intera aula con lo sguardo, disse:
“Buongiorno, ragazzi. Rimanete pure seduti. Da oggi avete cinque nuovi compagni di scuola. Entrate pure.”
Alle parole ‘cinque nuovi studenti’, Edward sorrise: allora erano venuti a scuola; quei ragazzi continuavano a stupirlo.
I cinque ragazzi, all’invito della professoressa Lee, varcarono la soglia dell’aula, scatenando le urla di tutte le shawols presenti in quell’aula.
Ed, istintivamente, si tappò le orecchie per cercare di non sentire tutti quei schiamazzi; fu completamente inutile: era impossibile non sentire quelle grida.
I cinque ragazzi, intanto, salutavano tutte le ragazze che li stavano acclamando; poi, però, in mezzo a tutte quelle fans, notarono una testolina bionda che sbucava dalla terza fila; allora, con sorriso a trentadue denti, urlarono:
“Ciao Edward!”
Il silenzio ripiombò nella stanza; le ragazze erano rimaste a bocca aperta.
All’improvviso tutte le shawols, realizzando quello che avevano detto, si girarono verso lo studente, squadrandolo confuse.
In quel momento il ragazzo desiderò di sparire dalla faccia della Terra: come gli era venuto in mente di salutarlo? Volevano la sua morte per caso?!
La professoressa, allora, per cercare di riportare l’ordine, disse:
“Bene, ragazzi. Ora andatevi a sedere, così iniziamo la lezione.”
I ragazzi, quindi, andarono a cercarsi un posto.
Minho avrebbe tanto voluto sedersi vicino ad Edward, così da vedere i suoi disegni un’altra volta; il rapper non sapeva perché, ma adorava lo stile dei disegni di quel ragazzo; sperava che, sedendosi accanto a lui, avrebbe potuto capire che tecnica usava.
Poi, gli sarebbe piaciuto anche poter parlare un po’ con il minore: sembrava un bravo ragazzo e aveva l’impressione che sarebbero potuti andare d’accordo.
Purtroppo, però, fu anticipato da Onew che, con uno scatto felino, si era seduto accanto ad Ed; allora la rana gigante, dopo aver incenerito con lo sguardo Jinki, andò a sedersi vicino a Key.
Ed si sentì accerchiato: aveva Onew a destra, Minho e Key dietro, Taemin davanti e Jonghyun nella fila accanto alla sua; iniziò a sentirsi veramente molto a disagio.
La professoressa disse:
“Bene ragazzi, oggi disegno libero: disegnate quello che vi pare.”
Edward, Karen e Aiko non se lo fecero ripetere due volte: tirarono fuori i loro blocchi e iniziarono a disegnare.
I tre ragazzi adoravano disegnare e il pensiero di poter fare quello che volevano, li rendeva ancora più felici.
Passò qualche minuto, il ragazzo in pochi minuti aveva già completato lo schizzo: aveva disegnato due ragazzi abbracciati che si baciavano davanti al tramonto; adesso non gli restava altro che sistemare alcuni dettagli ed inchiostrare il tutto.
Un po’ annoiato, Ed iniziò a guardarsi intorno; all’improvviso, la sua attenzione fu rapita da Onew che sembrava un po’ in difficoltà.
Il minore provò a chiedere:
“Va tutto bene?”
“Non proprio.”
“Problemi con il disegno?”
“Sì. Non sono molto portato per il disegno.”
“Posso vedere?”
Onew, allora, un po’ triste, spense il blocco verso il banco di Edward che iniziò a guardare attentamente il disegno di Jinki: il cantante aveva provato a disegnare tutti e cinque gli SHINee; non era poi tanto male, ma il ragazzo aveva saltato qualche passaggio.
Allora il minore, sfoderando un grosso sorriso per risollevare il morale di Onew, disse:
“Non è male, Onew. Ma hai saltato tutta la base.”
“Che vuoi dire?”
“Ehm...come te lo spiego...oh, ecco! È come se tu stessi mangiando il pollo senza averlo cotto; devi prepararlo prima di mangiarlo.”
“Adesso, ho capito! Quindi cosa devo fare?”
“Non vorrei intromettermi...”
“Intromettiti, ti prego!”
“Be’, vediamo...”
Il minore, quindi, iniziò a spiegare al cantante come migliorare il disegno mentre quest’ultimo cercava di applicare gli insegnamenti appena ricevuti.
Nel frattempo Minho, che stava ancora disegnando, alzò lo sguardo e vide che Ed e leader stavano chiacchierando e ridendo; il minore poi, ogni tanto, muoveva il braccio indicando alcuni muscoli dell’arto.
Il rapper avrebbe tanto voluto sapere di che cosa stessero parlando; un po’ seccato,chiese a Key:
“Secondo te, di che cosa stanno parlando?”
“Boh...parlano troppo piano. Non riesco a sentirli.”
“Ancora non capisco? Perché Tofu si è seduto lì: vi avevo detto che volevo sedermi io accanto ad Edward. Questa me la paga!”
“Minho...non sarai mica geloso...di Edward,vero?”
“N-no, c-che dici?”
Le due ore passarono in fretta: Edward e Onew avevano finito entrambi di inchiostrare e adesso stavano cancellando i tratti a matita.
Finito anche questo passaggio, i due si batterono il cinque, facendo incavolare ancora di più il rapper; Minho ormai aveva raggiunto il limite: doveva sapere di cosa stessero parlando quei due.
Intanto Umma osservava il suo compagno di banco, divertito dalle reazioni di quest’ultimo.
Key, allora, si avvicinò all’orecchio del ranocchio e, con un filo di voce, disse:
“E tu non saresti geloso? Ma non farmi ridere!”
Minho ignorò completamente la battuta del suo amico e, rivolgendosi ai due ragazzi davanti a lui, chiese:
“Di che cosa stavate parlando?”
“Edward mi stava dando qualche dritta per migliorare il mio disegno...anzi...Ed?”
“Si?”
“Ti andrebbe di darmi lezioni di disegno?”
Il minore rimase spiazzato da quella domanda; non se l’aspettava proprio.
Insomma, gli avevano già detto che avrebbe potuto dare lezioni di arte ma...ad un cantante...non sapeva se ne sarebbe stato in grado.
Con un filo di voce, disse a Jinki:
“Sinceramente non so se sono in grado...”
“Per favooore.”
Onew allora fece gli occhi da cucciolo; il minore provò a resistere a quello sguardo ma non ci riuscì: quel ragazzo con quegli occhioni era talmente carino.
Lo studente sospirò e poi disse:
“Va bene, ma solo finché rimanete in questa scuola. D’accordo?”
“Grazie. Grazie. Grazie.”
Il leader gettò le mani al collo di Edward, abbracciandolo forte; Minho stava per correre a dare un pugno ad Onew ma, fortunatamente, Umma lo fermò prima che potesse fare una sciocchezza.
In quel momento entrò l’insegnante di musica, la professoressa Spring.
La professoressa Spring era l’unica insegnante di nazionalità inglese in tutta la scuola; durante i primi anni, la professoressa aveva aiutato molto Edward sia con la lingua sia nell’organizzazione.
Era stata proprio lei, infatti, ad aiutare il ragazzo a trovare un lavoro.
Adesso per lo studente quella professoressa non era solo un’insegnante, ma una seconda mamma: era sempre stata molto gentile con lui, lo aveva sempre confortato quando sentiva la mancanza della sua famiglia e lo aveva sempre sostenuto quando non sapeva cosa fare.
La professoressa non appena entrò, notò il disagio di Edward; guardandosi intorno capì immediatamente il motivo: il ragazzo era circondato da tutti e cinque i cantanti e quello accanto a lui sembrava un po’ troppo espansivo.
L’insegnante si sedette dietro la cattedra e, dopo aver sistemato la borsa, disse:
“Buongiorno. Lasciatemi dare subito il benvenuto ai vostri nuovi compagni di scuola. È un piacere conoscervi ragazzi.”
“Il piacere è tutto nostro.”
“Bene, ragazzi: prendete tutte le vostre cose e andiamo in aula di musica.”
Tutti i ragazzi, allora, prepararono velocemente gli zaini e seguirono la professoressa nell’aula di musica.
I cinque cantanti, non appena entrarono nella nuova aula, rimasero a bocca aperta: davanti a loro c’era un’aula enorme con dei tavoli lunghissimi al posto dei banchi; inoltre quella stanza era piena di strumenti musicali e di impianti audio di ultima generazione.
Stavano entrando nel paradiso della musica.
Tutti gli studenti presero posto nei tavoli in fondo all’aula; stavolta Minho batté sul tempo l’amico e, dopo essersi seduto vicino ad Ed, fece la linguaccia ad Onew.
Il minore pensò:
“Mi sono perso un passaggio, forse?”
Poco dopo, la professoressa passò tra i tavoli con uno scatolone, tirando fuori dei microfoni con l’auricolare; tutti i ragazzi indossarono i microfoni non appena la professoressa li distribuì.
La professoressa Spring, quindi andò verso un tavolo dove era stata predisposta una postazione da Dj.
Poi, con voce entusiasta, disse:
“Bene, ragazzi. Possiamo cominciare la lezione. Prima di tutto...i vocalizzi!”
Per qualche minuto nell’aula continuarono a risuonare scale musicali e accordi sia maggiori sia minori.
Finiti i vocalizzi, la professoressa chiese agli SHINee:
“Vi piacerebbe cantare qualcosa mentre gli altri ragazzi prendono un po’ di coraggio?”
“Certamente.”
“Cosa vorreste cantare?”
“Quello che vuole.”
“D’accordo”
Allora i cinque cantanti si alzarono in piedi e iniziarono a cantare Romeo+Julliete dal vivo.
Tutte le ragazze ricominciarono ad urlare; solo Edward era rimasto in silenzio ad ascoltare rapito quei cinque ragazzi cantare.
La canzone finì e tutti i ragazzi incominciarono ad applaudire.
I cantanti si rimisero a sedere; la professoressa, quindi, disse:
“Grazie, ragazzi. Adesso...uhm...Ed. Ci canti qualcosa?”
“S-si.”
Edward si alzò preoccupato: sperava che non lo chiamasse proprio il giorno in cui in classe erano presenti gli SHINee.
La professoressa chiese al ragazzo:
“Ti va bene una canzone dei vocaloid?”
Il ragazzo annuì entusiasta.
Partì, quindi, la base di Six trillion years & overnight story; Edward iniziò a cantare, tenendo sempre gli occhi chiusi e incrociando le dita, sperando che la voce non lo abbandonasse.
I cinque cantanti rimasero senza parole: lo studente cantava benissimo e poi aveva un timbro pulito e cristallino; sembrava un angelo.
Finalmente anche Ed finì di cantare e poté sedersi al proprio posto.
Non appena si sedette, Minho gli chiese:
“Ma sai parlare anche in giapponese?”
“Sì, mi sono sempre piaciute le lingue orientali.”
L’interrogazione di canto durò continuò e uno ad uno tutti gli studenti.
Dopo circa un’ora e mezza dall’inizio della lezione, l’esame canoro era, finalmente, giunto a conclusione.
La lezione stava per finire quando, però, la professoressa disse:
“La lezione è quasi finita, ragazzi: potete iniziare a rilassarvi; ma prima, vorrei chiedere agli F-SHINee se ci vogliono cantare qualcosa. Che ne dite, ragazzi?”
I cinque ragazzi si guardarono tra loro spaventati e poi, quasi in sincronia, scossero la testa.
La professoressa disse:
“Non dovete aver paura. Gli SHINee non sono qui per giudicarvi.”
Tutta la classe, allora, incominciò ad incoraggiarli; i cinque studenti allora, sospirando, si alzarono in piedi.
La professoressa disse:
“Venite qui vicino alla cattedra, per favore.”
Gli imitatori, adesso ancora più spaventati di prima, si disposero davanti alla cattedra; era disperati: speravano che ci fosse qualche malfunzionamento della console che non facesse partire la base.
Purtroppo, però, la console funzionava benissimo e subito partì la base di Amigo e i ragazzi, ancora un po’ spaventati, iniziarono a cantare e a muoversi, acquistando a poco a poco sempre più coraggio.
Gli SHINee rimasero di nuovo senza parole: le loro voci erano esattamente identiche a quelle dei cinque cantanti e anche i movimenti erano identici a quelli che di solito facevano loro sul palco.
Alla fine arrivò il momento del rap di Key e di Minho; perciò, prima Hyun ki e poi Ed, iniziarono a rappare; in quel momento a tutti e cinque i cantanti venne un colpo: Edward, quel ragazzo che sembrava così timido e indifeso, sapeva cantare esattamente come la rana gigante.
La canzone finì e, quasi in contemporanea, suonò la campanella: le lezioni per quel giorno erano terminate.
Allora i cinque imitatori tornarono ai loro posti per prendere i loro zaini.
In pochi minuti l’aula si svuotò, solo cinque persone erano ancora lì: gli SHINee, che sembravano essersi paralizzati dopo la performance dei loro imitatori.
Edward stava per andarsene quando notò che i cantanti non si erano mossi di un centimetro; provo ad avvicinarsi, dicendo:
“Ragazzi, tutto bene?”
Nessuna risposta: i cantanti continuavano a rimanere fermi a guardare il vuoto con la bocca aperta.
Allora lo studente decise di ricorrere ad un nuovo shock per svegliarli; allora si avvicinò di soppiatto ad Onew e poi urlò a squarcia gola:
“ONEW È FINITO IL POLLO!!!!”
Il cantante allora si alzò di colpo dicendo:
“Cosa? Come? Quale pollo? Chi l’ha finito?”
Il minore scoppiò a ridere dicendo:
“Tranquillo nessuno ha finito il pollo. Adesso ti dispiace darmi una mano a far riprendere gli altri? Sono ancora paralizzati dallo shock.”
I due ragazzi svegliarono tutti gli altri cantanti e poi, insieme a loro, si avviarono verso i propri appartamenti.

 


Nei panni dell’autore 


Ce l’ho fatta!!! Sono riuscito a finire il capitolo ^^ come sono contento ^^
Allora, intanto, mi scuso se ho messo il capitolo solo adesso ma ho finito di scrivere alle 22:30 e non ho avuto nemmeno il tempo di rileggerlo, quindi, mi scuso anche per gli eventuali errori che troverete *^*
Ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia e ringrazio, come sempre, HikariKamishi e lagartischa che hanno recensito tutti i capitoli ^^
Ma stavolta vorrei ringraziare due volte lagartischa perché ha fatto un disegno ispirato al terzo capitolo e che però ho messo in questo capitolo, che è il sesto xD ahahahahahah xD
Inoltre ho messo una foto che ho fatto con il cellulare di uno schizzo che avevo fatto durante un cambio dell’ora a scuola di Aiko ^^ spero si riesca a vedere ^^
Vi ringrazio ancora tutti quanti e spero che recensiate questo capitolo ^^
A domenica prossima,
Wyatt 
  
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