Salve a tutti! Come va? Ho
deciso di aggiornare oggi visto che questo cap è abbastanza corto, sabato provvederò
a postare il seguente che è più lungo e , onestamente, è uno dei miei preferiti
per il contenuto.
Bando alle ciance,
grazie a coloro che hanno letto lo
scorso cap e coloro che hanno recensito:
Giulls: Riguardo agli esami,
beh, lo sapremo nel prossimo cap, eheh! Niko geloso? Non hai ancora visto
niente, aspetta e vedrai XD Spero ti sia piaciuto questo capitolo!
_New Moon_: Grazie, mi fa
piacere sapere che sei stata sincera nel dirmi che all’inizio la storia non ti
piaceva! Ti ringrazio davvero tanto, i tuoi complimenti mi fanno arrossire!
Spero valga lo stesso per questo cap, fammi sapere!
_Vampire Cullen_: Grazie
mille, è sempre un piacere sapere che la propria storia appassiona il lettore,
è una vera soddisfazione! E questo cap? Ti è piaciuto? Aspetto un tuo giudizio!
Detto ciò… A sabato! Mi raccomando,
commentate come sempre!
La vostra milly92.
Capitolo 12
Il Breve Ritorno Della Life Coach
“What can I do
to make you love me?”
La voce limpida e soave dei
The Corrs fuoriusciva dalla radio dell’auto mentre io, Niko e Luigi eravamo
intenti nell’entrare in macchina dopo aver posato i bagagli indispensabili per
quel giorno e mezzo.
Quella canzone era perfetta
per me: si, cosa dovevo fare per farlo innamorare di me?
Uffa Debora, finiscila! Basta! Tu sei qui per essere
la sua life coach e basta, finiscila con queste paranoie da bambina!
L’autista, Salvatore, ci
disse che avrebbe accompagnato prima me a casa e poi i ragazzi visto che a
quell’ora c’era più traffico a Napoli mentre l’autostrada per Caserta era più
libera.
“In poche parole ci lascerai
da soli” affermò Luigi, seduto alla mia sinistra.
“Si” risposi.
“Beh, un’arma a nostro
svantaggio, ci avrebbe fatto piacere fare tutto il tragitto con te” affermò
lui, prima di chiedere ridendo: “Vero Niko?”
“Ehm, si, che domande”
rispose lui un po’ burbero.
Perché Luigi faceva così lo
scemotto e il sarcastico?
“Comunque vi invidierò,
sarete accolti come degli eroi” dissi, mentre davanti a noi c’era l’amato
Famila.
“Anche tu avrai la tua parte
a giudicare da come sei stata accolta ieri dalla tua famiglia” mi rassicurò Niko.
“Appunto, la mia famiglia!
Chissà il liceo come giudicherà il balletto…” mi dissi preoccupata, guardando
l’orologio: erano le sette e venti.
“Che te ne frega! E poi ci
sarà un motivo per cui avete vinto, no?” ragionò Luigi saggiamente. Gli
sorrisi, ultimamente con me era molto più gentile del solito, si vedeva che si
stava instaurando un rapporto meno formale tra noi, a parte il fatto che era
una persona stupenda.
Così un’ora l’auto si fermò
davanti la mia amata casa, che contemplai quasi con le lacrime.
E giù c’erano mia madre, mio
padre e mio fratello. Notai mia madre guardare curiosa dentro l’auto: sapevo
che avrebbe voluto conoscere Niko, era la sua seconda fan dopo di me!
“Wow, vedendola meglio sei
identica a tua madre!” disse lui.
“Ragazzi, vi andrebbe di
conoscerli? Tre secondi, giuro” aggiunsi rivolta a Salvatore, l’autista.
“Si, certo che mi va!”
rispose allegro Niko, seguito a ruota da Luigi.
Scesi dall’auto, seguita a
ruota da loro.
Dopo aver abbracciato i miei
genitori, che fortunatamente non vedevo da sole sei ore, dissi: “Vi presento Niko
e Luigi!” fin troppo entusiasta.
“Piacere, signora!” affermò
subito Luigi, stringendole la mano.
“Piacere” disse papà.
“Piacere di conoscervi, Debora
mi parla sempre di voi e di te” si presentò educatamente Niko, ma sorridendo,
rivolgendosi soprattutto a mio fratello che lo guardava scrutandolo immobile.
Strinse la mano ad ognuno, mentre mia madre sembrava essersi ammutita.
“Dovete già andare?
Altrimenti sarei lieta di offrirvi un caffè…” si risvegliò, dopo il primo
impatto.
“No, signora, ci scusi ma
dobbiamo andare” rispose per loro l’autista.
“Va bene allora, se potremo
ci fermeremo al ritorno” disse educatamente Niko mentre Luigi annuiva.
Ognuno salutò educatamente
l’altro con due formali baci sulle guance, ma quando toccò a me li abbracciai
entrambi con affetto.
“Mi raccomando, tornate vivi
e non fatevi sbranare dai fans!” dissi infine.
“Faremo del nostro meglio”
risposero all’unisono salendo in macchina.
Erano ormai dentro quando Niko
si affacciò dal finestrino. “Deb, mi raccomando, tieni il cellulare acceso che
ci sentiamo!” esclamò mentre l’auto partiva e ci salutavamo con la mano.
“Certo!” risposi entusiasta.
Quando l’auto fu lontana mi
voltai verso la mia famiglia; li scrutai attentamente dopo due settimane,e mi
dissi che nonostante tutto li vedevo diversi.
“Hai capito a mia figlia,
tutta che si butta tra le braccia di quelli!” protestò ironicamente papà.
Gli feci la linguaccia, prima
di rivolgermi a mamma. “Allora, mamma? Realizzato il tuo sogno?” sorrisi.
Mamma era ancora immobile,
scrutando il vuoto. Alla fine si risvegliò dalla sua trance, quasi sussultando.
Ormai stavamo risalendo le scale che conducevano al mio appartamento. “Debora,
è… è un Dio! E’ ancora più bello dal vivo! Dimmi, ci sei molto amica?” chiese
presa, mentre papà la guardava male, geloso marcio.
“Ma che, quello è solo un
atteggiato” s’intromise mio fratello disprezzante.
“Se se, perché non glielo hai
detto in faccia?!” lo sfidai, prima di rivolgermi a mamma. “Ci sono amica,
credo si veda dalla striscia quotidiana” risposi.
“Eccome! Hanno fatto vedere
anche voi che ballavate la canzone de “Il tempo delle mele 2”alla festa di Luigi!
Sei il mio orgoglio!” disse entusiasta. “Dimmi, com’è che ti ha chiesto di
ballare?”
Così trascorsi la seguente
mezz’ora a parlare di tutti i concorrenti, del giudizio della Sfortuna su di
me, sulla simpatia di Luigi e sulla dolcezza di Massimo.
“Ah mamma, sono stata
invitata alle sue nozze!” la informai, mentre preparavo lo zaino dopo due
settimane.
Mamma si bloccò dall’atto di
sistemare i libri sullo scaffale. “Cosa? Andrai ad un matrimonio VIP?” chiese
esterrefatta.
Perciò i momenti pre-scuola
li passai narrando tutto per filo e per segno. Mi sentivo al settimo cielo,
rivedere la mia stanza mi fece venire tanta nostalgia, ma mi fece uno strano
effetto vedere l’armadio vuoto come il mio reparto trucchi…
Ero lì con la mia famiglia,
cos’altro avrei dovuto desiderare di più?
“Ditemi, cosa fa vedere nel
day time?” chiesi alle otto, davanti a dei biscotti al cioccolato.
“Ci sei spesso!” rispose
papà, che sarebbe rientrato al lavoro un’ora dopo.
“Si, ti fanno sempre vedere
che parli con Niko, che ridete, che scherzi con Massimo… Poi questa settimana
c’eri sempre quando facevano vedere le prove!” m’informò mio fratello, che
sembrava aver messo da parte tutte le ostilità.
“Si, Massimo è un grande”
dissi.
“Si, ma tu mi devi parlare di
Niko! Allora, com’è?” chiese spazientita mamma.
“Meglio di quello che sembra
in tv” risposi, e mi accorsi di avere un tono sognante.
“E quindi? Dai, spara!”
“Ma niente, è davvero dolce,
mi fa sempre i complimenti, all’inizio pensava avessi diciotto anni…”
E ci stavamo anche per baciare…
“E poi?”
“Mamma, è tardi! Devo andare
a scuola! Ti racconto oggi!” risposi, alzandomi e prendendo lo zaino.
Era strano vedere come fosse
speciale per loro a dire la verità, ormai per me era una cosa normale!
Così andai a scuola,
salutandoli con più affetto del solito.
Mi chiesi come sarebbero
state le cose lì, se mi avrebbero giudicato male o meno. Quella mattina
indossavo dei pantaloni rosa pallido con una maglietta bianca e delle ballerine
abbinate, e mi continuai a chiedere se stessi bene o meno finché non mi vibrò
il cellulare.
Mi aspettavo un sms di
qualche amica, ma invece…
Ciao piccolina! Sono appena arrivato, qui è un casino,
avevi previsto bene! Tu come sei stata accolta? In bocca al lupo per le
interrogazioni!Risp e divertiti! Tvb, un bacione.
Il mittente era Niko, e quasi
non ci credevo leggendolo.
Il cuore mi batteva forte, e
quel poco di fame che avevo scomparve.
Bene, sto andando a scuola, speriamo bene! Crepi, mi
raccomando, difenditi bene dallo stormo di fans! ;-) Un bacione star, tvb!
Ebbi appena il tempo di
alzare lo sguardo dal display che vidi dinanzi a me l’entrata del liceo
classico europeo “G. Pascoli”.
Ingoiai fin troppa saliva,
c’era qualche ragazzo qua e là , qualcuno mi scrutava, ma niente di più.
Mi diedi della sciocca per
essermi illusa di trovare qualcosa di diverso prima di entrare nel liceo.
Feci una corsa per non
arrivare in ritardo, ma mi misi paura vedendo il primo piano deserto.
Accelerai il passo prima di
salire al secondo piano, dove c’era la mia aula.
Quando la vidi indugiai un
attimo, cercando di ricordare che materia avevo alla prima ora.
Arte! Meno male, la prof era
innocua…
Così sospirai, prima di
bussare ed entrare.
Uno, due, tre…
Il vuoto totale! La classe
era vuota!
Sbuffai, cercando qualche
segno. Mi guardai intorno e solo alla fine lessi sulla lavagna, scritto con la
grafia di Giusy, che era anche la rappresentante di classe: “Per i ritardatari: siamo nell’auditorium
per il progetto Arte a Scuola”
Così posai la cartella vicino
al mio banco, notando con una stretta al cuore che era costellato da tante
scritte come: “Ci manchi!” e “Torna presto… Con Niko, possibilmente!” e scesi
giù, sperando di non dover fare il permesso a causa del ritardo.
Arrivata davanti la porta
dell’auditorium la trovai stranamente chiusa.
La aprii, avanzando.
Sembrava tutto vuoto finché
non vidi uno striscione azzurro e tante facce spuntarono dietro una cattedra
messa lì apposta.
“Bentornata piccola life
coach!” recitava lo striscione.
Rimasi pietrificata,
immobile, mentre tante persone mi assalivano e mi abbracciavano, impedendomi di
riconoscerle. Ma le sorprese, come sempre, non erano finite lì!
Qualche Anticipazione:
“Gianmaria Lucrai, piacere”
disse porgendomi la mano.
“Piacere. Allora come stanno
le cose a te ingrandirebbe i brufoli” risposi, stringendogli la mano e facendo
ridere di più gli altri.
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Ma lo capii tre secondo dopo:
avevo trenta richieste di amicizie su Netlog, venti contatti su msn volevano
aggiungermi e quaranta e-mail nella posta in arrivo.
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“Giusto, posso sapere come
hai avuto il m….”
“Devi sapere” mi zittì, “Che
la gente che conosci sta vendendo il tuo numero e indirizzo msn come se fosse
oro….”
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“Ma per certe cose il tempo
non serve” replicò lui convintissimo “Su, sciogliti…” aggiunse, prendendomi per
mano e cercando di condurmi al centro della pista da ballo.