Ciao CDM, grazie per la tua recensione e il tuo incoraggiamento.
Sono contentissimo che le bozze dei prossimi capitoli ti siano piaciute;
da parte mia, sono soddisfatto soprattutto delle parti ambientate a Meridian
e a Kandrakar.
Ciao Amantha, sono felice di averti ritrovata tra i recensori di questa storia. E' una cortesia che apprezzo sempre moltissimo, e spero tanto di leggere ancora le tue opinioni sui capitoli futuri. Che ve ne pare dei disegni? Sono abbastanza soddisfatto di quello che ho realizzato per questo capitolo; credo di aver catturato abbastanza la somiglianza con i personaggi del fumetto, nonostante che il mio modo di disegnare sia un difficile compromesso tra quello stilizzato della Disney e uno realistico come propozioni anatomiche. |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane, ed impedendone il ritorno. Vera e Wanda, la ex goccia di Will, hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will, usando l'ipnosi. Quando sua madre Susan la ha trovata confusa, si è preoccupata e la ha portata a fare accertamenti medici. Nel frattempo, Taranee ha captato la richiesta di aiuto di Will e si è ritrovata con le altre W.I.T.C.H. davanti al portale nella libreria Ye Olde Bookshop; assieme, lo hanno utilizzato per avvertire Kandrakar del furto e per ricercare il Cuore, con scarso successo. Elyon Ha fatto sapere di non affrontare le ladre, e che sarebbe venuta ad Heatherfield al più presto. |
Cap. 34
Pensate a loro
Heatherfield, Sheffield Institute
Il buon giorno si vede dal mattino.
Quest’oggi decisamente non è un buon giorno.
Nel cortile, accanto alla rastrelliera delle biciclette, una Will a
testa bassa conclude il suo racconto alle amiche.
“…così almeno sono riuscita a tranquillizzare mia madre, che
stava sospettando le cose peggiori”.
“Sarà stato umiliante”, commenta Taranee indignata. “Io mi sarei
ribellata!”.
Il viso di Will è attraversato da una breve smorfia di risentimento.
“Lo è stato, ma ero ancora rimbambita. Le ladre devono avermi
fatto qualcosa”. Alza le spalle. “Visto il momento, ieri ho preferito lasciarmi
sprofondare in quello stato. Almeno, ora ho una recriminazione strategica
in più da rinfacciare a mia madre, quando servirà”.
La campanella della scuola suona l’inizio delle lezioni.
Con rassegnazione, le ragazze dirigono i loro corpi nelle aule, ma
le loro menti vagano tra i ricordi brucianti e un futuro che sembra ancora
troppo lontano: continuare le ricerche con il portale al Ye Olde Bookshop.
A scuola, questo tipo di fantasie può avere un prezzo.
A Taranee l’interrogazione di francese, preparata in fretta, lascia
l’amaro in bocca: una stentata sufficienza la ha messa quasi alla pari
con il voto di Irma, che almeno è riuscita a pilotare le domande
della sua come voleva.
Anche per Will l’interrogazione in fisica è stata un disastro.
Sotto l’incalzare delle domande, è riuscita perfino ad inventare
una sua interpretazione delle equazioni dell’elettromagnetismo di Maxwell
secondo la quale i monopoli magnetici non solo esistono, ma sono anche
detenuti dallo Stato.
Per Cornelia, la mazzata arriva a ricreazione.
Parlando, lei e Will sono arrivate fino al portico che corre sul dietro
della scuola.
Le loro tre amiche le aspettano nell’angolo accanto alla scalinata
che digrada sul cortile.
“Ehi, ragazze! Che facce!”, sorride Irma.
Accanto a lei, Taranee alza stizzita le sopracciglia. “Irma, tu sei
l’unica a considerare un C+ come un risultato brillante”.
L’altra le risponde con un sorrisone così largo da essere provocatorio.
“Faresti meglio a considerarlo così anche tu, visto che è
proprio ciò che hai preso”.
“Davvero, Tara? Solo C+?”, interviene Cornelia, un po’ stupita. “Di
solito voli tra gli A o, nelle giornate peggiori, i B. Credevo che fossi
riuscita a studiare un po’, ieri sera, nonostante la sottoscritta e Peter”.
“Ho dormito male. Sapete già perché. Inoltre non riesco
a…”. Abbassa la voce. “…a pilotare le domande, come fa Irma”.
Will le sfiora un braccio. “Guarda che non hai bisogno di giustificarti.
Oggi è una giornata particolare per tutte”.
“Temo di sì”, fa Hay Lin, dopo un’occhiata preoccupata nel cortile.
“Non guardate, ma là, in fondo al giardino c’è un gruppetto
di ragazzi che stanno occhieggiando verso di noi in un modo che non mi
piace”.
Naturalmente, non c’è niente di più efficace del ‘non guardate là’ per far voltare tutte proprio in quella direzione. E’ vero, quei ragazzi stanno guardando proprio verso di loro. Peggio ancora, al centro dell’insolito capannello c’è Uriah Dunn, il teppista dai capelli rossi. Taranee distoglie subito lo sguardo. “Non piace neanche a me. Forse
dovremmo…”.
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Lasciata la protezione delle sue amiche, Cornelia si dirige a passo
deciso verso di lui e lo affronta a braccia conserte.
“Uriah Dunn, il ghigno che hai dipinto su quell’imitazione di faccia
ha qualcosa a che fare con me?”.
Il ghigno non cambia. Gli occhi piccoli e cattivi sembrano due fessure
compiaciute. “La signorina io-so-tutto non terrà a lungo il suo
tono arrogante!”.
Tutti ridacchiano e la studiano.
Lei ha la sgradevole sensazione che gli sguardi dei ragazzi si fermino
ben più in basso dei suoi occhi.
Osserva la pubblicazione per uomini che il suo avversario tiene sfacciatamente
in mano, e, con tutta la nonchalance che le è possibile in questo
frangente, gli chiede: “Bene, signor Dunn. E’ davanti a opere letterarie
siffatte che passa le sue nottate operose?”.
“Signorina Hale, guardi come è venuta bene qui!”. Le apre davanti
agli occhi una pagina con due grandi foto di una ragazza che le assomiglia
moltissimo, ma vestita solo di nulla.
Cornelia trasale. “Non sono certo io!”, ringhia, poi toglie la rivista
dalle mani del teppista, e gliela sbatte davanti agli occhi “Non vedi che
è più grande, ed ha i capelli più corti? Se tu riuscissi
solo a guardare più in alto… ”.
Quando lei abbassa il fascicolo, il ghigno non è scomparso dal
viso di Uriah, che continua a sfidare lo sguardo indignato di Cornelia
con i suoi occhietti cattivi da maniaco, la testa incassata tra le spalle,
come una iena, e le mani infilate nelle tasche dei jeans tagliuzzati.
Lei capisce che deve assolutamente vincere questa sfida. E’ sempre
stata troppo sostenuta per riscuotere grandi simpatie tra i ragazzi della
scuola, e più di qualcuno potrebbe godere di una sua umiliazione.
Caro Uriah, l’hai voluta!
D’improvviso, il teppista perde la sua sicurezza, mentre un bottone
di rame cade tra l’erba. Un attento osservatore noterebbe che anche la
fibbia si è staccata dalla cintura, la quale penzola sporgendo da
sotto il maglione, mentre lui annaspa per reggersi i jeans senza darlo
a notare.
Gran cosa, la telecinesi.
Cornelia, ormai ben sicura, fa un passo avanti, e lui arretra goffamente,
sempre cercando di non farsi scivolare i pantaloni.
“Allora, Uriah Dunn? Hai perso il coraggio?”. Avanza ancora, sorridendo
di un sorriso carico di minaccia.
I seguaci del teppista restano disorientati da questo improvviso cambiamento.
Quando Cornelia stacca lo sguardo da lui per fissare minacciosamente negli
occhi i ragazzi del capannello, uno per uno, ogni ombra di sorriso scompare
dal loro viso. Lei è sempre stata capace di mettere soggezione,
e la sua fama di strega ha preceduto di molto l’inizio della storia delle
guardiane.
Per un momento pensa di dare l’affondo, poi decide che è meglio
evitargli un’umiliazione troppo drammatica proprio nel cortile della scuola.
Quando Cornelia si ferma, Uriah, con un’ultima occhiata di odio, le
volta le spalle e se ne va a passi goffi, seguito dai suoi fidi, disorientati.
Lei capta qualche frammento del discorso: “Ma come, Uriah? Ce l’avevi in
pugno….”. “Nah, evitiamo che la signorina Hale vada a piangere dalla preside”.
Cornelia resta con la rivista in mano. Tutto il capannello di curiosi
si è già disperso.
Dà un’ultima, breve occhiata alla ragazza bionda delle immagini.
La voce di Taranee le giunge da dietro le spalle: “Pensi che sia la
tua goccia? Quella… Carol, giusto?”.
Cornelia risponde con un mugugno quasi incomprensibile, in cui all’altra
pare di riconoscere solo frammenti di espressioni troppo oscene per essere
ripetute.
“Devo prenderla come un sì?”, insiste Tara.
“Può essere”, risponde tra i denti, sbattendo a terra con rabbia
la rivista arrotolata.
Si avvicinano anche le altre.
Irma raccoglie da terra la pubblicazione, sfogliando le pagine finché
non trova quelle che sono, senza ombra di dubbio, le fotografie che
hanno colpito Uriah. Le osserva per un attimo, poi scuote il viso. “Ma
come ha fatto quel mentecatto a confonderti con questa bellezza?”.
Guarda Cornelia che si volta lentamente verso di lei, espressiva come una
maschera di pietra, e continua: “Tu non hai queste curve, questi zigomi
ben disegnati, questo sguardo magnetico…”. Irma si ferma un attimo. Perché
le sembra che l’altra stia guardandola sempre più con rabbia? In
fondo, sta solo cercando di rassicurarla… “… E neanche questo neo qui sotto,
scommetto”, aggiunge a disagio.
“Scommessa persa”, sibila Cornelia.
Irma annaspa sulla foto, cercando altre differenze. “E neanche questa
specie di voglia sul braccio, no?” .
L’altra la fissa con ira mal repressa. “Io no, ma le gocce sì.
Non ti ricordi i tatuaggi che hanno impresso loro a Kandrakar?”.
Irma si ferma un attimo a pensarci. “Oh cavolo…”. Richiude la
rivista. “Beh, chiunque sia, stai tranquilla, nessuno che ci veda la confonderebbe
mai con te”.
Il suono della campanella di fine ricreazione arriva giusto in tempo
per salvarla.
Heatherfield, Ye Olde Bookshop, nel pomeriggio
Questo pomeriggio, tutte loro hanno saltato il rientro a scuola, dirigendosi
alla loro sede segreta senza neanche passare per casa. Qualcuna ha provato
ad inventare delle scuse da raccontare ai genitori, ma nessuna suona plausibile.
Pazienza, ore c’è qualcosa di molto più urgente da fare.
Will guarda le sue compagne, già trasformate in guardiane, e
schierate quasi marziali davanti al portale.
Si sente vuota, senza il Cuore di Kandrakar. Ripensa alla forza che
le ha infuso ogni volta che lo ha tenuto, sfavillante, a librarsi sul palmo
della sua mano. Alla fiducia che le ha sempre dato, dentro di sé,
la consapevolezza di poterlo evocare ogni volta che avesse voluto. All’orgoglio
di essere la predestinata ad unire il gruppo delle Guardiane.
Ora, tutto ciò potrebbe essere finito.
Le amiche, e una metà di sé stessa, la hanno assolta.
Però l’altra metà continua a tormentarla crudelmente: Incapace!
Hanno avuto fiducia in te. Ti hanno affidato l’oggetto che è il
fulcro stesso dell’equilibrio degli universi, la materializzazione dello
spirito dell’antica ninfa Xin Jing. Tu, invece, te lo sei fatta sottrarre,
una volta in più. Non sarebbe la prima volta che una guardiana viene
sostituita perché indegna… ma ci sarà poi ancora qualcosa
a cui fare la guardiana, da ora in poi?
Si accorge che le altre la osservano. Stringe i denti, e si sforza
con tutta sé stessa di non sembrare quella fragile ragazzina che
si sente.
Quando parla, il suo tono non tradisce alcuna esitazione: “Ragazze,
pensiamo a Vera! E, ricordate, silenzio assoluto!”.
In pochi secondi, le onde argentee sullo specchio si fanno sempre più
veloci e sottili, finché si definisce un’immagine nitidissima. I
suoni sono così distinti che sembrano venire dalla stessa stanza.
Il gruppo delle gocce al completo è seduto sui due letti di quella che può sembrare ad una camera di albergo. Vera è in piedi davanti a loro, come una maestrina. “… Perciò, ragazze, è meglio che voi conosciate anche la lingua di Meridian”. Wanda obietta: “Per quanto ricordo io, le guardiane non hanno mai trovato difficoltà a capirsi con gli abitanti. Credevo che anche lì si parlasse la stessa lingua”. Il capo scuote il viso. “Non è proprio così. Una dimostrazione varrà più di molte spiegazioni”. Porge la mano verso la compagna, che si alza e le viene incontro. Appena le è davanti , Vera le appoggia un dito della destra sulla fronte. “Ancora un trasferimento di memoria?”, chiede Irene nervosamente. “Sì”, risponde Vera. “La lingua di Meridian. Ancora un attimo… fatto!”. Abbassa il dito. “Adesso, Wanda, dì qualcosa in meridiano”. Nella mano sinistra ha un registratore digitale, comparso da chissà dove, sul quale si accende una minuscola lucina rossa. Wanda sembra sforzarsi, e risponde, con voce un po’ incerta: “Mi lasci… nello imbarazzo. Cosa io devo dire?”. Le altre gocce sembrano deluse. Irene dà voce a tutte: “Scusa, ma a me pare che, più che parlare in meridiano, abbia disimparato la sua madrelingua”. “Mi è uscita così….”, si giustifica la cavia. Vera, invece, sfoggia un sorrisino soddisfatto. “Pare a voi! Sentite, invece, cosa ha pronunciato realmente!”. Appena preme un tasto, la voce esitante di Wanda gracchia dal piccolo microfono: “Uoy tel em dessarabiri. Tahw I evha ot yas?”. Carol fa un sorrisino sciocco. “L’audio non è granché”. Dopo un attimo di silenzio stupito, in cui vedono che l’espressione compiaciuta del capo non è cambiata, tutte le altre parlano assieme. “Eh? Non è assolutamente quello che abbiamo sentito!”. “Ma ci prendi in giro?”. “Questo è meridiano? Ma come è possibile?”. “Ma…”. Wanda è la più stupita. “E’ realmente ciò che ho detto io?”. “Ti sei appena sentita”, le fa Vera. “Brava Wanda. Hai imparato subito”, si complimenta Carol con gli occhi aperti solo a metà. “Come si spiega?”, chiede Therese. Vera spiega, soddisfatta come un prestigiatore dopo un gioco ben riuscito: “Tra i poteri molto diffusi a Meridian, c’è questo: si comprende il significato di ciò che dice un altro, indipendentemente dal vocabolario o dalla grammatica usati. Questo potere è collegato con la telepatia, e si attiva automaticamente quando un interlocutore parla un’altra lingua. Funziona così bene che bisognerebbe prestare attenzione alle singole parole per capire in che lingua sta parlando veramente l’altro. Naturalmente, avete anche voi quel potere da molti mesi, anche se è la prima volta che si attiva”. “Telepatia?”, chiede Taranee. “E’ per questo che non funziona quando sentiamo la registrazione?” “Esatto”, risponde Vera. “E non funzionerebbe neanche al telefono o alla televisione”. Wanda torna a sedersi sul letto. “Ma, se possiamo capire comunque, a cosa ci servirà conoscere il meridiano?”. “Per poter leggere i testi scritti, o se vi trovaste davanti a qualche povero mentecatto che non legge i pensieri neanche un po’”. Si avvicina a Pao Chai ancora seduta, e le appoggia un dito sulla fronte. Dopo pochi secondi, quando il breve rituale è finito, la ragazza estrae dal nulla un notes e una penna, e comincia a scarabocchiare caratteri sconosciuti. “Funziona! Alla grande!”. Appena il dito è sceso dalla fronte di Therese, questa legge lo scarabocchio, finendo con un sorriso storto. “Sei una bambina, Pao!”. Anche Carol dà un’occhiata al foglio che la cinese le mostra con aria birichina. “Fesso chi legge!”, ridacchia. “E tu lo hai letto, Terry!”. “Bella coppia di genii ”, sospira Therese. “E’ con questi che vai alla conquista di un intero mondo, Vera?”. “Conquista?”, si risente lei. “Io lo faccio per salvare voi!”. Poi guarda con sospetto la biondona mezza addormentata. “Carol, come hai fatto a leggere? Non ti ho ancora trasferito...”. “Il meridiano? Ah, lo conoscevo già. E’ stata Ellie”. Gli sguardi che le altre gocce lanciano a Carol esprimono una inedita miscela di invidia e compatimento. Irene scuote il viso. “La hai rimbambita per bene. La preferivo bisbetica com’era prima”. “Non preoccuparti”, risponde Vera. “In qualche giorno tornerà più sveglia che mai, e ti rimangerai queste parole”. Carol le guarda, vagamente perplessa. “Chi?”. Cade un attimo di silenzio imbarazzato. E’ nuovamente Irene a parlare. “Ragazze, non avete rimpianti? In poche ore, tutta la nostra nuova vita, i nostri progetti, sono stati spazzati via”. Studia per un attimo gli sguardi delle altre. “Tu, Vera, non pensi a Michel?”. E’ ricambiata con uno sguardo interrogativo. “A chi?”. “Come, a chi?”. La guarda con occhioni fuori dalle orbite. “A Michel! Non era il tuo uomo?”. L’altra la squadra con un’occhiata di sospetto, come se Irene si stesse confondendo. “Il mio…”. Poi sbarra gli occhi davanti a qualcosa che può vedere solo lei. “Ragazze! Elyon è arrivata nell’appartamento!”. Tutte le altre balzano in piedi, chi spaventata, chi confusa, chi con un mezzo sorriso ebete: “Che bello… Ah, no!”. “Dobbiamo partire subito!”, grida Vera. “Trasformiamoci!”, comanda Wanda. Con un luccichio, tutte le gocce assumono l’aspetto delle corrispondenti guardiane, con costumi ed alette, mentre Vera si trasforma in una convincente imitazione di Elyon in abito reale. La Wanda-Will evoca il cuore di Kandrakar sul palmo della mano. Una abbagliante luce cremisi promana dal cristallo fluttuante. “Stringetevi tutte attorno a me! A Meridian, ora!”. Un lampo bianco cancella l’immagine della camera, ed illumina a giorno la cantina della vecchia libreria. |
Appena i loro occhi abbagliati riescono nuovamente a percepire l’immagine
della camera ormai vuota, le W.I.T.C.H., quelle vere, si guardano
tra loro.
Passa un attimo prima che Irma rompa il silenzio stupefatto. “Ma le
avete viste? Sono diventate uguali a noi!”, fa, spingendosi via i capelli
che oggi continuano a calarle fin davanti agli occhi.
Will parla a denti stretti: “E sono in grado di usare il Cuore di Kandrakar!”.
“Questo, più i poteri di Vera!”, aggiunge Cornelia cupamente.
“Quelle fasulle!”, fa la Guardiana dell’Acqua, voltandosi con un gesto
di stizza verso lo specchio. “Avete sentito? Sono andate a Meridian!”.
“Uff!”, fa Cornelia, da dietro di lei. “Genio, cerca di non darmi le
alette in faccia!”.
Anche Irma sbuffa. “Per dirla tutta, Corny io-so tutto: neanche la
tua goccia mi sembrava proprio un genio”.
La bionda la ricambia, con occhi ridotti a fessure: “La tua, invece,
mi sembrava molto più pertinente di te!”.
“Basta”, cerca di imporsi Will. “Vi pare il momento?”. Le squadra con
uno sguardo di autorità. La realtà è che, dentro,
si sente distrutta. Vedere la sua goccia prendere il suo posto e dare ordini,
con il suo aspetto e il talismano di cui andava tanto orgogliosa, è
stato come sentir rigirare un coltello in una ferita aperta.
“Sono sparite proprio nel momento in cui Elyon è tornata”, riflette
Taranee. “E’ chiaro che quella là vuole sostituirsi a lei”.
“Eppure, non posso credere che le gocce siano diventate così
cattive”, fa Hay Lin. “Non erano sguardi malvagi, quelli che abbiamo visto”.
Irma fa un sorriso storto. “Hay Hey, non conosci un proverbio cinese
che dice: ‘neanche la bocca del grizzly gronda sangue, quando sta mangiando
il miele’?”.
“Mai sentito prima d’ora!”, fa Hay Lin, infastidita. “E poi, ad essere
pignola, non esistono grizzly in Cina”.
“Bando alle ciance!”, le richiama Cornelia, asciutta. “Ora Elyon è
a Midgale”.
“Cerchiamola”, fa Will, cercando di bandire le incrinature dalla voce.
“Ragazze, pensate tutte a lei!”.
Nuovamente le onde concentriche, sempre più veloci, si appianano,
e l’immagine prende forma.
Elyon, vestita con un’elegante mantellina verde, sta percorrendo tristemente
una camera da letto vuota. “Ragazze…”, chiama debolmente, come sapendo
già che non ci sarà risposta.
Torna lentamente ad un soggiorno con un tavolone circolare, sul quale sono appoggiate sei spille simili a margherite. “Ragazze…”, ripete ancora, a bassa voce, sedendosi su una delle sette sedie disposte tutt’attorno, e guardando con il magone i gioielli abbandonati. Il tempo sembra sospeso mentre lei, immobile, riflette; poi, senza un gesto, svanisce con un baluginio. |
“Si è trasferita!”, dice Will.
Subito dopo, percepisce una sensazione di capogiro già conosciuta.
Impiega solo un attimo a riprendersi. Si guarda in giro. Le altre non
se ne sono accorte.
“Pensatela ancora!”.
Elyon ricompare nuovamente dalle ondulazioni. La tristezza sembra aver lasciato il posto ad un’espressione tesa. Per un attimo, un velo marrone scuro sembra attraversare tutta l’immagine. Quando il viso ne emerge, sembra immerso nella penombra. La luce di una fioca lampadina disegna ombre nette. Poi i suoi occhi si spalancano per lo stupore, mentre una luce azzurrina si riflette nelle pupille. |
Le ragazze si voltano. Lei è sulle scale, proprio alle loro spalle.
“Ellie!”, sfugge a Cornelia.
Venendo avanti, la Luce di Meridian osserva la sua stessa espressione
stupita, ingigantita sul portale. “Ragazze… che cos’è questo aggeggio?”.