Serie TV > Arrow
Ricorda la storia  |      
Autore: olicityintranslation    30/09/2014    9 recensioni
Storia di quella volta in cui Felicity, bidonata ad un appuntamento al buio, per sbaglio ci prova col il Tipo Pensieroso seduto sullo sgabello accanto al suo, e l’avventura ha inizio.
Olicity AU
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Titolo originale: Pink Drinks and Pick- Up Lines
Introduzione:  Storia di quella volta in cui Felicity, bidonata ad un appuntamento al buio, per sbaglio ci prova col il Tipo Pensieroso seduto sullo sgabello accanto al suo, e l’avventura ha inizio.
Storia in lingua originale: https://www.fanfiction.net/s/10173095/1/Pink-Drinks-and-Pick-Up-Lines
Autrice:
Traduzione a cura di: jaybree
Beta-reader Italiano: vannagio
Personaggi: Oliver Queen, Felicity Smoak, Sara Lance
Generi: Romantico, Commedia
Rating: Giallo
Capitoli: 1 – One Shot
N.d.T.: Ho tenuto in caldo questa storia per un sacco di tempo. Quando ho iniziato il progetto speravo di mantenere un bel ritmo nella pubblicazione, ma dopo la gentilissima Frea_O’ Scanlin nessuno altro ha risposto alle mie richieste di traduzione. Ma tranquilli, non demordo, presto avremo una terza storia, per ora godetevi questo piccolo AU.

 

Cocktail Rosa e Frasi da Rimorchio
di Frea O' Scanlin
 

Secondo i suoi calcoli, le era bastata metà del suo Martini rosa (il primo, dato che la matematica diventava importante ogni volta che c’entrava l’alcool) per notare il Tipo Pensieroso. Come le fosse sfuggito prima era un po’ un mistero, perché era seduto solo due sgabelli più in là ed era un tipo piuttosto enorme. Enorme nel senso di “Faccio esercizio”, non nel senso di “Mangio nachos ad ogni pasto e-non-c’è-nulla-di-male”. Tipo Pensieroso se ne stava piegato sui gomiti sul bancone, le mani conserte di fronte a un bicchiere di whiskey, e Felicity pensò che il suo viso sarebbe stato molto più bello senza quell’espressione accigliata.
Non lo disse ad alta voce perché, nononstante la fastidiosa abitudine di cospargere tutto ciò che aveva nelle vicinanze con una miriade di parole, aveva un qualche istinto di conservazione. Piuttosto, finì il suo Martini rosa e si chiese cosa quell’uomo avesse tanto da preoccuparsi.
Non aveva toccato il whiskey nemmeno una volta. Non aveva alzato lo sguardo, né controllato l’orologio, né giocato con il cellulare. Quindi o non stava aspettando nessuno, oppure era una di quelle, incredibilmente rare, persone pazienti. Felicity non aveva la fortuna di far parte di questo gruppo di persone, e per di più odiava i misteri; a metà del suo secondo Martini, Tipo Pensieroso stava diventando un enigma un po’ troppo grande.
Così si voltò verso di lui e disse la prima cosa che le venne in mente: “Sono desolata, signore, ma credo che lei debba andare.”
Tipo Pensieroso si girò. “Cosa?”
Felicity indicò il bancone con la mano che non teneva il Martini. Quel bar non era il tipo di posto in cui si trovava a suo agio, ma il cameriere carino glielo aveva consigliato e quella sera aveva più bisogno di un drink che di comodità. “C’è un’Ordinanza Municipale – sono completamente aggiornata sul codice, lavoro nell’ufficio del sindaco – che dichiara questa zona adibita alle preoccupazioni di una sola persona per volta. Io ero qui da prima e lei non può aver passato una serata peggiore della mia. Quindi, mi dispiace, ma queste sono le regole; deve lasciare il posto.”
“Le preoccupazioni di una sola persona per volta?” Tipo Pensieroso ruotò sullo sgabello per fronteggiarla completamente.
Felicity sorseggiò il suo Martini. “Non sono io che faccio le regole, amico. Io le faccio solo rispettare. Anche se sono piccola e magra, ti assicuro che son capace di farlo.”
“Oh, e… a te sono stati concessi dei privilegi speciali dal sindaco su questa… zona a preoccupazione limitata?” Tipo Pensieroso appoggiò il mento sul pugno. Le parve quasi che fosse divertito ma non le importava perché aveva indovinato: il suo viso era molto meglio senza l’espressione accigliata. Aveva un filo di barba e nonostante non fosse sicura che le piacesse la barba negli uomini, con lui sembrava funzionare. Probabilmente avrebbe anche reso interessante baciarlo.
“È così che funziona,”disse Felicity “Quindi cosa farà?”
“Hai detto che la regola si applica in base a chi ha avuto la notte peggiore. Cosa ti fa credere di stare vincendo questa competizione?”
Felicity scoppiò a ridere sbuffando. “Perché la mia carissima amica – okay, non è così carissima. No, cioè, è cara, nel senso che è una brava persona, ma siamo amiche solo da un paio di mesi, quindi, in realtà, siamo conoscenti, se vogliamo andare sul tecnico… Be’, in ogni caso, questa amica mi ha organizzato un appuntamento al buio in un ristorante davvero elegante e aveva giurato che avrei incontrato la mia anima gemella, e per farla breve, non ho incontrato la mia anima gemella.”
Tipo Pensieroso inclinò la testa. “Un cretino?”
“Devo supporre di sì, o che è stato coinvolto in un incidente d’auto, o che ha dovuto correre a salvare qualche orfano, o qualcos’altro, perché il cretino non si è presentato.”
“Hmm.”
 “Ti hanno dato buca a un appuntamento al buio stasera, signor? ”
“Queen,” disse Tipo Pensieroso. Alzò il suo bicchiere per la prima volta e lo fece tintinnare con quello di lei. “Oliver Queen. E no, non mi hanno dato buca. Ho solo… avuto una lunga giornata a lavoro. Che non può affatto essere paragonato al venire bidonati ad un appuntamento al buio.”
“In un ristorante davvero elegante,” specificò Felicity, agitando un po’ il suo Martini. “Il cameriere si è impietosito e mi ha portato un secondo cestino di pane, ma è stato davvero orribile.”
“Immagino che debba andare, allora.” Oliver finì il suo whiskey e posò il bicchiere sul bancone. E Felicity ci aveva preso sul serio, accidenti, perché lanciò un sorriso improvviso da togliere quasi il fiato che gli trasformò l’intero viso. Si alzò in piedi. “Il tuo dolore distrugge il mio.”
 “Oh, hai sorriso. Le regole sono cambiate. In questa zona è rimasta una sola persona sconsolata. Ciò vuol dire che puoi restare – se vuoi. Voglio dire, se devi andare da qualche parte o qualcosa…”
Oliver piegò nuovamente la testa e poi sedette, questa volta sullo sgabello immediatamente accanto a Felicity. “L’ufficio del sindaco deve avere parecchie regole.”
“Così tante,” annuì Felicity, allungando la prima parola a dimensioni impossibili. Il Sindaco Payne, Mayor Payne – che si chiamava davvero così, le battute si scrivevano da sole sul blog di Felicity – continuava a insistere affinché lei conoscesse quasi tutte le ordinanze municipali che vigevano nel Glades. Era una tortura perché era stata assunta per tenere aggiornate le infrastrutture digitali della città, non per memorizzare leggi stupide.
 “E se volessi dare un’occhiata a queste regole?”
 “Bene, allora dovresti andare al casellario.”
 “E di chi dovrei chiedere?”
 “Uh, probabilmente Pamela. Credo sia ancora là, a dire il vero.”
Oliver iniziò a ridere, e Felicity sentì una fitta di preoccupazione. Aveva detto qualcosa di divertente? Lo faceva ogni tanto senza accorgersene, ed era sempre un po’ sconcertante. “Okay, scusa, stavo cercando di chiederti in maniera sottile il tuo nome,” spiegò Oliver. “Non siamo stati presentati formalmente.”
“Oh! Felicity.” Passò il drink alla mano sinistra così da potergli stringere la mano con la destra. “Felicity Smoak, archivista digitale. Direi, al tuo servizio, ma ho finito il turno parecchie ore fa.”
Entrambi guardarono verso il barista che si stava avvicinando. “Un altro?” chiese a Oliver, indicando il bicchiere vuoto.
“No, credo che prenderò – cos’è che hai tu?” Oliver le domandò.
Felicity fece spallucce. “Martini rosa?” disse, non aveva nemmeno specificato quando aveva ordinato. Il barista era stato pronto quando gli aveva detto, “Ho appena passato una serata orribile, quindi ho bisogno di qualcosa con tanto alcool. Punti bonus se è colorato e luminoso perché… è quel tipo di serata.”
 “Cosa c’è dentro?” chiese Oliver.
 “Roba rosa?”
 “Bene, la considererò un’avventura,” disse Oliver. “Prendo uno di quello che ha lei. Tu ne prendi un altro?”
“No, questo è il mio limite.” Era brava in matematica e due Martini sembravano un bel numero. Due era sempre un bel numero, a dire il vero. Non era un uno, quello cui di solito corrispondeva la sua vita, o uno zero, che qualche volta invece sembrava definirla. Sarebbe rimasta a due. Rivolse prima a Oliver e poi al barista un gran sorriso. “Prenderò un’acqua tonica.”
Il barman si allontanò per preparare i loro drink e Oliver, per qualche motivo che lei non riuscì a capire, la guardò e fece un gran sorriso, scuotendo la testa come se stesse ridendo a una battuta che solo lui poteva capire.
“Pensavo che bere cose rosa minasse la virilità di voi uomini” disse Felicity.
“Altre regole?”
“Regole di costume, non mie. Secondo me, se vuoi bere una bibita rosa, lascia volare la tua bandiera della bibita rosa.”
 “Grazie per il sostegno nelle mie scelte sulla roba da bere.”
 “E hey, anche nelle tue scelte sessuali. Non ti giudico se sei…”
“Sono cosa?” chiese Oliver, piegando un po’ il capo. “Amante dei drink rosa?”
 “Stavo per dire gay, ma va bene anche così, e non si escludono a vicenda. Ma il taglio di quel completo è decisamente alla moda, quindi o sei ricco o sei gay o entrambi.” Felicity tirò un sospiro. “Ti ho detto che odio i misteri? Voglio sempre risolverli, e tu sei quello che chiamo un mistero.”
 “Mi vuoi risolvere?”
 “In senso positivo. Mi piace risolvere le cose. La matematica è sempre stata un mio punto forte.”
“La risposta è ricco, non gay. Ho sempre preferito le donne. E per il completo – be’, quando tua madre è l’amministratore delegato di un gigante del mercato e tu lavori per lei, non puoi di fatto presentarti a lavoro in tuta. Ma è un po’ troppo caldo qui, quindi.” Così Oliver si alzò per togliere la giacca e Felicity finse di essere interessata ai rimasugli del suo secondo Martini per osservarlo meglio. Aveva ragione anche sulle ore passate in palestra, decise. Oliver lasciò cadere la sua giacca sull’altro sgabello e si risedette. “Ecco, meglio così.”
“Sai, se stai davvero cercando di rimorchiare qualcuna – non sto dicendo che tu lo stia facendo, giusto un consiglio – dovresti arrotolare le maniche un po’ fino al gomito. Le manda su di giri, le donne.”
Oliver alzò entrambe le sopracciglia. “E funziona?”
 “Assolutamente!”
“Huh, grazie per il consiglio.”
“Quando vuoi,” disse Felicity, mentre arrivavano i loro drink.
Oliver tenne il suo bicchiere in alto prima che Felicity potesse buttare giù il suo. “Dovremmo brindare al cretino che ti ha dato buca per andare a salvare qualche orfano, perché significa che tu ora puoi darmi consigli su come conquistare le donne,” disse.
 “È una cosa stranamente specifica su cui brindare, ma… sicuro.”
 “Come si chiama?”
 “La mia amica non me l’ha detto. Mi ha solo detto di presentarmi al ristorante e che c’era un tavolo prenotato. Ho deciso di chiamarlo Craig perché suona un po’ come cretino.”
 “A Craig il Cretino, allora.”
Fecero tintinnare i bicchieri e Felicity buttò giù metà del suo in un solo sorso. Uno dei due si era spostato verso l’altro – non sapeva bene quale dei due era stato – e ora si trovava davvero vicina a Oliver, si moriva dal caldo o era lui a farle salire la temperatura corporea?. “Allora com’è lavorare per tua madre?”
***
Mezz’ora dopo, Oliver Queen non era più un grande mistero, ma non era perciò meno affascinante. Felicity lo stuzzicò fino a farlo parlare più nel dettaglio del suo lavoro (“Oh! Queen Consolidated, ho fatto un colloquio con loro appena mi sono trasferita qui, ma quando mi hanno ricontattato avevo già accettato un altro lavoro. Bello, potevamo essere colleghi!”), che li portò a una sorprendentemente profonda discussione sul suo migliore amico, che era, da quel che Felicity poteva intuire, il motivo per cui Oliver Queen se ne stava lì a rimuginare, anche se lui continuava ad insistere fosse colpa del lavoro.
“Ma non dovresti essere felice per loro?” chiese Felicity. Oliver l’aveva convinta a prendere un terzo Martini, riusciva già a sentire la confusione darle alla testa. Le sembrava che il mondo girasse ogni volta che Oliver la guardava intensamente, e per questo, di sicuro, non si preoccupava. “Voglio dire, sembra che vuoi bene ad entrambi. Sei stato insieme a questa donna per, quanto, sette anni?”
“È difficile contare con tutto quel tira e molla. Ma dovrebbe esserci un certo codice. Gli amici prima della f-”
“Non stai per ridurre una donna con cui sei stato per sette anni a quella sola parte del suo corpo, vero?” domandò Felicity, e toccò a lei questa volta piegare un po’ la testa (si sbilanciò un po’ troppo, Oliver posò la mano sul suo gomito per evitare che cadesse dallo sgabello e lei stabilì che, se lui avesse deciso di lasciare la mano là, a lei sarebbe andato più che bene).
“Io… huh,” mormorò Oliver, corrucciando la fronte.
“Gli amici prima delle donne è un principio così ridicolo. È sempre il tuo miglior amico. Non ti sta tradendo ‘avventandosi sulla preda’ nel ‘tuo territorio’.” Felicity riprodusse le virgolette con le dita. “A me pare piuttosto che abbia avuto una cotta per lei per un sacco di tempo.”
“E quindi adesso va bene che lui…”
“Stai cercando un altro termine al posto di ‘avventarsi sulla preda’, vero?” notò Felicity. “Ha!”
Il viso di Oliver si corrugò. “Io stavo… sì, stavo proprio cercando un sinonimo.”
“Non c’è bisogno di sembrare così depresso perché ho ragione. Comunque visto che avevo ragione anche sulle maniche? Quella tipa col vestito verde è venuta qua e ci ha provato dopo che le hai arrotolate.” E Felicity lo aveva aiutato ad alzarle, il che aveva fatto ridere Oliver, e adesso erano sbilenche. Ma adesso sembrava molto più alla mano.
 “Hey, ti va andare via da qua?” domandò Oliver improvvisamente. “Non ho cenato.”
“Come?” Felicity acciuffò il suo soprabito. “Craig il Cretino ha dato buca anche a te e sei finito a mangiare una scorta infinita di pane anche tu?”
“Strano ma vero. Quel tipo gira davvero un po’ troppo.”
Felicity cercò di saldare il conto, ma Oliver insistette per pagare anche i suoi drink. Poi, promettendole di conoscere i migliori hamburger a Starling City e forse del mondo – cosa che lei affermò essere una dichiarazione un po’ troppo esagerata e gli fece presente che deludere le sue papille gustative avrebbe condotto all’inevitabile collasso della loro amicizia nuova di zecca – chiamò un taxi e diede all’autista un indirizzo nel Glades. “Quindi dovrei superare il fatto che Laurel e Tommy ora … sono insieme,” disse lui.
“Be’, guardala così. Questo tipo è il tuo miglior amico, no?”
“Da quando eravamo piccoli.”
“E hai passato anni con questa donna, quindi dev’esserci qualcosa che ti piaceva di lei. Sono insieme. Significa che hai due-amici-al-posto-di-uno che saranno nello stesso luogo per un sacco di tempo. Conveniente, a essere onesta. Dovresti ringraziarli per tutto il tempo che ti fanno risparmiare.”
“La matematica è davvero il tuo punto forte,” disse Oliver, e lei fece la cosa più matura da fare: tirò fuori la linguaccia. Questo gesto gli fece buttare indietro la testa mentre scoppiava in una risata, che, alle orecchie di Felicity, suonava allo stesso momento musicale e un po’ strana, come se lui fosse un uomo poco abituato alle risate. Felicity non aveva affatto idea del perché stesse parlando con lei, molte persone avevano la tendenza a disinteressarsi dopo un po’ o a turbarsi a causa della sua particolare prolissità, ma non si sarebbe lamentata, non quando lui aveva un sorriso del genere che le stava rivolgendo proprio ora. “Basta con la mia vita esageratamente drammatica, adesso. Voglio sapere qualcosa su di te.”
“Su di me?”
“Be’, finora so che lavori all’ufficio del sindaco, odi i misteri ma ami la matematica, e il mio principale concorrente per la serata è un tizio di nome Craig il Cretino...”
“Aspetta, concorrente?”
“… e tu sei assolutamente fantastica in viola.”
“Che è quello che sto indossando ades- aspetta, stai flirtando con me.” Felicity sbatté gli occhi mentre il rossore partito dalle sue clavicole si diffondeva anche sulle guance. “Whoa, non ci sono per niente abituata. Ma, aspetta, se ci stai provando con qualche frase standard, non dovrebbe essere tipo ‘sei assolutamente fantastica in viola, ma saresti anche meglio se non lo avessi addosso?’ Oh, signore, non posso credere che il mio cervello sia andato a parare là. A dire il vero, no, posso credere che il mio cervello sia andato a parare là, infatti, ci va spesso. Un quantitativo deprimente di volte, qualche volta.”
Affievolì il suo fiume di parole perché Oliver era rimasto in silenzio, la testa piegata in avanti, impotente mentre tremava dalle risate. “Non sarei arrivato fin là,” disse.
Felicity morì d’imbarazzo. “Mi dispiace, non sono molto brava a flirtare, a quanto pare.”
Scioccandola più di quanto già non facesse, Oliver avvicinò la mano e le accarezzò la guancia con la punta delle dita. “Quindi ora sarebbe un brutto momento per dirti che hai degli occhi bellissimi?”
Felicity gorgogliò. “Penso di dover uscire da questo taxi. Ora.”
“Per fortuna che siamo arrivati, allora,” disse Oliver.
Non appena uscita dal taxi, Felicity si concesse ben venti secondi per picchiarsi mentalmente, chiedendosi come esattamente avesse potuto non carpire i segnali. “Ecco perché hai un limite di due Martini,” ripeté a se stessa mentre Oliver porgeva al tassista un po’ di banconote. “Così non ti perdi completamente il fatto che il tipo ricco e super carino con il sorriso fantastico che tu pensavi fosse solo gentile sta di fatto flirtando. Oh, Dio, Felicity!”
Ma d’altra parte, c’era un tipo ricco e super carino con un sorriso fantastico che ci stava provando con lei. Quindi.
“Il… Big Belly Burger? Porti ogni ragazza che adeschi nei bar in questo posto?” chiese lei mentre si dirigevano verso l’ingresso.
“Solo quelle brave in matematica. Io sono orribile a capire quanto dare di mancia.”
“Oh, capisco,” disse Felicity mentre lo seguiva. Lui si diresse verso quello che sembrava un tavolo abituale. “Non mi hai rimorchiato perché avevi bisogno di qualcuno che ti aggiornasse sul fatto che le ragazze adorano le maniche arrotolare e le cravatte, avevi solo bisogno di una calcolatrice.”
“Una calcolatrice con scarpe stupende,” disse Oliver, da dietro le sue spalle.
“So che forse mi stai prendendo in giro sulle scarpe, ma le ho prese durante i saldi, quindi dirò semplicemente grazie.”
Felicity arrossì un po’ per via di Oliver che scostò la sedia per lei, ma le fu risparmiato qualsiasi balbettio dall’arrivo della cameriera. “Carly, hey,” disse Oliver. “Pensavo che tu e Dig aveste piani per stasera.”
“George si è dato malato, quindi John sta controllando AJ per me. Anch’io non mi aspettavo di vederti qui al Belly stasera. Credevo avessi quella grande fusione a lavoro.”
Il sorriso di Oliver divenne più tirato. “Mia madre ha colpito ancora. Carly, ti presento Felicity. Sta avendo una serata peggiore della mia, e così ho pensato che un paio dei tuoi frappè potrebbero aiutarci. Felicity, Carly fa quegli hamburger mitici di cui ti parlavo.”
“I migliori al mondo?” chiese Felicity.
“Vedo che il signor Queen ha ricominciato a parlare in grande. Non credere a una sola cosa che quest’uomo dice. Oh, meglio che rispondo. Gabe sarà qui in un secondo per prendere la vostra ordinazione.” Carly corse via verso il telefono che squillava in cucina.
Felicity si sfregò le mani e fissò Oliver con uno sguardo pieno di attese. “Ho così tante domande adesso,” disse dopo aver ordinato da Gabe la Cameriera.
“Credevo adesso ci saremmo focalizzati su di te.”
“No, no, tra noi due, non sono io il dirigente aziendale con gli amici che possiedono un fast food nel Galdes. C’è una storia qua, senza neanche entrare in quella cosuccia riguardo tua madre.” Felicity si sporse in avanti. “Voglio sapere tutto.”
Oliver riprodusse la posa di lei, mettendo di fatto i loro visi vicinissimi uno di fronte all’altro e facendo accellelare il battito di Felicity in maniera considerevole. “Be’, io voglio sapere tutto di te. Ma sono disposto a barattare storia per storia.”
 “Basta che accetti vendita all’ingrosso, dato che le mie storie sono incredibilmente noiose perché lavoro nell’amministrazione locale,” disse Felicity.
 “Affare fatto,” rispose Oliver. “Inizi tu.”
***
“E questo è quanto sul perché cercare di rubare animali vivi da un Petting Zoo e le brocche di birra non vanno d’accordo. Cioè, nessuno si è fatto male e il mio amico Eric ha restituito la capra il giorno dopo, ma-” Felicity scosse la testa, più verso il gran sorriso sul viso di Oliver che al ricordo di quel preciso scherzo. “Se dovessi mai chiamarti alle due del mattino e dire, ‘Rubiamo una capra’, toglimi la bottiglia di vino rosso, okay?”
“La gente non sospetta mai che sia tu il genio che orchestra tutto, vero?” domandò Oliver, con una nota di ammirazione nella voce.
Felicity tentò di riprodurre la migliore espressione innocente che era capace di fare. “Moi?”
“Scusate, ragazzi.”
Si voltarono entrambi verso il bancone. Nel corso della serata, il Big Belly Burger si era lentamente svuotato di tutti i suoi clienti; Carly aveva spento la luce su “Aperto” e mandato Gabe a casa, ma non aveva detto nulla per mandare via Oliver e Felicity. Ma ora era in piedi alla cassa con la giacca piegata sul braccio. “Di solito sarei del tutto d’accordo nel lasciarvi stare qui per continuare questo vostro appuntamento, ma temo di non potervi lasciare nel ristorante quando è chiuso. Ci sono delle leggi di sicurezza per questo tipo di cose.”
“Immagino che questo sia il nostro segnale per darcela a gambe,” disse Oliver, mugugnando un po’ riluttante a lasciare la mano di Felicity. Non ricordava esattamente quando avesse iniziato a tenerle la mano, a parte che fosse accaduto qualche momento dopo l’arrivo dei loro frappè. La sua testa stava per scoppiare e in qualche modo si sentiva senza fiato nello stesso momento. Avevano iniziato a parlare di responsabilità lavorative, che li aveva portati verso una specie di gara. Felicity non avrebbe mai pensato che sarebbe stata capace di tenere testa a quello che sembrava un party boy legittimamente ravveduto, ma a quanto pareva quello che era normale per un gruppo di ingegneri noiosi e stressati valeva qualche bella storia.
“Tocca a me,” disse lei prima che Oliver afferrasse il suo portafogli. “Tu hai pagato i drink e il taxi.”
Oliver incrociò le braccia sul petto, piegando in su gli angoli delle labbra . “Facciamo alla romana?”
“Sì, facciamo così, anche se non ho mai capito quella frase.”
“Siete carini,” Carly disse a Felicity mentre le porgeva lo scontrino per farglielo firmare e Felicity fece un breve calcolo mentale per la mancia. “Ma ahimè, dovrete andare ad essere carini da qualche altra parte.”
“Sì, capisco. Scusa se ci siamo fermati così a lungo.”
“È stato piacevole avere un po’ di compagnia.” Ma Carly li indirizzava ancora con fermezza verso la porta, promettendo ad Oliver che avrebbe detto a Digg tutto riguardo a quella ragazza tanto carina che aveva portato al Belly, così che Digg procedesse a prenderlo in giro per almeno un paio d’anni. Chiuse poi a chiave la porta, mentre loro si muovevano verso l’area per i taxi in fondo alla strada.
“E chi è questo onnipotente Digg di cui continuo a sentire parlare?” chiese Felicity, attivando CabFinder sul telefono.
“Tecnicamente, è un consulente sulla sicurezza assunto dalla Queen Consolidated, ma in realtà…” Oliver fece spallucce e Felicity aveva già passato abbastanza tempo con lui per riconoscere quando l’imbarazzo gli compariva sul viso. “È la mia guardia del corpo.”
“Spero che il suo lavoro non sia quello di proteggerti dall’essere approcciato a casaccio nei bar da bionde chiacchierone, perché, se è così, sta seriamente mancando ai suoi compiti. Asp-, perché hai bisogno di una guardia del corpo?”
Oliver si schiarì la gola. “Potrei essere stato rapito lo scorso anno.” Quando Felicity lanciò un ansito, lui scosse la testa. “Non era una cosa seria. Non cercavano un riscatto – infatti, la polizia ancora non ha capito cosa cercassero in realtà. Ma dopo quello che è successo a mio padre nel nostro yacht di famiglia – ” Le aveva parlato di questo durante la loro cena e lei aveva balbettato qualcosa di inappropriato che grazie al cielo non riusciva a ricordare al momento, ma di cui avrebbe sicuramente visto il replay nella doccia durante la sua playlist ‘Greatest Hits Delle Cose Imbarazzanti Che Ho Detto Oggi’. “- mia madre è… iperprotettiva. Quindi mia sorella ed io ci siamo ritrovati con una guardia del corpo, ma con Dig sono giunto a un compromesso”
“Vai nei locali per adescare giovani donne dissolute e lui te lo lascia fare?” domandò Felicity, alzando un sopracciglio.
“Come fai a sapere che adesco giovani donne dissolute? A meno che non ci sia qualcosa che vuole condividere con la classe, signorina Smoak.”
Felicity mugugnò. “Perché trovo sempre il modo peggiore per dire le cose? È come se fossi stata maledetta nella culla con la goffaggine dalle fate madrine. Devo puntualizzare, però, che anche se fossi una giovane donna dissoluta – e non lo sono, per la cronaca – non mi hai ancora rimorchiato con successo.”
Per un secondo, vide negli occhi di lui la luce di una sfida. Si spostò di modo che non le fosse più accanto ma di fronte a lei, invadendo un po’ i suoi spazi. Felicity pensò per un attimo vagante che avrebbe dovuto dirgli precisamente dove infilare quel suo ghigno, ma era anche così dolce e sexy che, sul serio, tutte le sue funzionalità cerebrali erano ormai perite di una morte rapida. Era completamente arrossita e senza parole. “Uh,” riuscì a dire.
“Penso che questa sia la parte in cui ti invito a venire a casa con me, giusto? Ho un Barolo che mi ha dato un cliente un po’ di tempo fa. Sta accumulando troppa polvere.”
La bocca di Felicity smise tutte le attività di salivazione. Per un secondo, desiderò la protezione confortevole della confusione derivata da un buon bicchiere di liquore, ma il cibo e la compagnia le avevano fatto smaltire la sbornia ore fa, quindi tutto quello che aveva contro lo sguardo assolutamente devastante che Oliver le stava dedicando era solo il proprio spirito. Tentò di dire qualcosa, ma tutto quello che venne fuori fu una bizzarra serie di sillabe che non sarebbe stata capace di riprodurre se glielo avessero chiesto. “No, di solito,” riuscì a dire alla fine, “questa è la parte in cui io dico qualcosa di davvero davvero stupido e imbarazzante e tu capisci che quello che pensavi fosse una simpatica peculiarità è invece una parte fondamentale della mia esistenza e quindi te ne scappi e vai a rimorchiare una ver- aspetta, hai detto Barolo?”
Il sorriso di Oliver gli illuminò tutto il viso. “Sapevo che il vino ti avrebbe conquistato.”
“Anno ed Etichetta? Prendo molto seriamente il Barolo.”
 “Vieni con me a casa mia e lo scoprirai.”
Felicity lasciò cadere il mento per mostrargli di non essere affatto impressionata, cosa che lo fece scoppiare a ridere e lo spinse a far scorrere la mano lungo il braccio di lei. “Solo un bicchiere di vino. Mi comporterò nel migliore dei modi. Be’, quasi-migliore. Prometto.”
***
“Dovrei dirti che non sono il tipo che fa certe cose – non che ci sia un tipo – ma, um, di solito non vado nell’appartamento di una persona relativamente sconosciuta dopo averlo incontrato in un bar,” spiegò Felicity mezz’ora dopo, mentre seguiva Oliver in un atrio d’ingresso incredibilmente raffinato e nell’ascensore del suo condominio. “Quello che sto cercando di dire è che potresti avere qualche super potere, Oliver Queen, e spero che tu ne faccia uso solo per fare del bene.”
Oliver sembrò estasiato mentre premeva il tasto per arrivare all’attico. “Il mio super potere è essere affascinante? Credevo fossero le maniche arrotolate.”
“Quelle sono solo un vantaggio. Ma sì. È una cosa nuova per me. Non sono quel tipo di ragazza.”
Oliver le si avvicinò. “Giusto per pura curiosità scientifica, se dovessi presentarti una lista di motivi, saresti quel tipo di ragazza che si lascerebbe baciare da me?”
“Solo se non include ‘per chiuderti la bocca’ perché sembra carino nei romanzi d’amore, ma avevo un ex che continu-” Il cervello di Felicity decise gentilmente di mettersi al passo con il resto del suo corpo. Balbettò fino a fermarsi e osservò Oliver attentamente. “Dici sul serio. Hai una lista?”
Oliver spostò un po’ le spalle, lasciando Felicity perplessa perché non aveva idea di cosa stesse facendo. Cos’era quella mossa? “Numerate e tutto perché ti piace la matematica, quindi, ragione numero uno—“
Porca miseria, stava per vantarsi. Era la cosa più carina che avesse mai visto e non riusciva a credere di stare in un ascensore con l’uomo più imbranato e più carino che avesse mai visto. Senza sapere bene cosa stesse facendo, acciuffò la stessa cravatta su cui lo aveva preso in giro prima e gli tagliò la frase a metà con un bacio.
I film fanno sembrare semplici questo tipo di cose, ma in realtà fu più simile a una catastrofe: Felicity lo bloccò in mezzo alla frase e si mosse troppo in fretta, quindi si scontrarono con i nasi e Oliver finì per morderle il labbro, facendole risucchiare un sospiro tra i denti. Felicity quasi saltellò indietro per scusarsi, ma la mano di Oliver la strinse sulla parte posteriore del collo e, così come se nulla fosse, avevano superato la parte imbarazzante e, buon Dio, Oliver Queen sapeva davvero come baciare e… Felicity  ci aveva preso anche sulla barbetta.
Oliver si tirò indietro. “Ho davvero una lista.”
“Seh, oh, non ne hai bisogno, anche se non posso dire la stessa cosa riguardo il vino. Mi piace davvero un buon bicchiere di Barolo,” disse Felicity, e Oliver scoppiò a ridere, afferrandole la mano e trascinandola per il corridoio. Felicity ebbe due o tre secondi per dare un’occhiata al posto che Oliver Queen chiamava casa, prima che lui la prendesse in braccio come se fosse leggerissima. Felicity squittì e si appoggiò alle spalle di lui – e perdindirindina, doveva passare un’infinità di ore in palestra, perché si sentivano dei veri muscoli là sotto. “Aspetta, cosa stai facendo?”
“Prima hai detto che non ero riuscito a rimorchiarti con successo. Volevo risolvere questo problema.”
Felicity rise un po’ sotto i baffi e spostò le mani dalle sue spalle, per allacciarle intorno al collo di lui. “Senza offesa, mi stai dando l’impressione di essere un grande imbranato.”
“Nessuna offesa.” La baciò di nuovo, più lentamente e con più insistenza questa volta, e iniziò a camminare. Raggiunsero appena il divano, ma sarebbero dovute passare parecchie ore prima che lei realizzasse di non aver mai raggiunto la bottiglia di vino promessa.
**
Al suono della vibrazione, Felicity si girò immediatamente per andare alla ricerca del cellulare, sperando che non fosse il suo capo. Non era sabato? Meglio che non ci fossero emergenze negli archivi di Starling City di sabato. Aveva delle regole per questo genere di cose.
La sua mano però non incontrò il comodino. Invece, le sue nocche sfiorarono qualcosa di solido e caldo e sospettosamente simile a pelle. D’istinto strisciò via, aprendo gli occhi. Questa non era la sua camera da letto, questo non era il suo letto e decisamente quello non era Euridice, la sua fedele scimmietta di peluche. A meno che Euridice non fosse cresciuta fino a un metro e ottanta e si fosse trasformata in un nudo e addormentato Oliver Queen.
E prima che potesse comprendere appieno tutto ciò, il suo stomaco lanciò un avviso molto specifico: stava per cadere giù dal letto. Per una frazione di secondo pensò che sarebbe stato incredibilmente umiliante, perché non aveva addosso neanche un filo di vestiti, poi il braccio di Oliver la trattenne cincendole la vita. La tirò su di sé, avvolgendola con entrambe le braccia: in pratica si stava aggrappando a lei.
“Altri cinque minuti,” disse, parlando nei i suoi capelli.
“Um,” mugugnò Felicity.
Oliver grugnì qualcosa come “Dormire,” e Felicity realizzò che non c’era niente da controbattere, anche se le ci vollero due minuti pieni per rilassarsi (e per smettere di arrossire dato che era completamente sveglia e i ricordi stavano incominciando a tornare). Nella fredda e sobria luce del giorno, non poté evitare di sorprendersi di se stessa. Non aveva neanche cercato di provarci con Oliver all’inizio, ma a quanto pareva la parte un po’ brilla di lei aveva felicemente preso il sopravvento e aveva insistito per prendersi cura del resto di lei, e anche se stava arrossendo con veemenza all’idea di venire usata come un peluche da un uomo adulto, non poteva fare altro che essere grata.
A parte il fatto che le, tipo, serviva il bagno e le braccia di Oliver la stringevano come nastri di ferro.
Aspettò fino a che il respiro di lui non rallentasse e tornasse regolare, e tentò di liberarsi, attenta a non svegliarlo. Oliver era una di quelle persone disgustose che sembravano attraenti anche nel sonno (un suo ex le aveva detto che lei sembrava solo arrabbiata mentre dormiva). Se rimaneva un po’ di più a guardarlo prima di alzarsi del tutto, nessuno l’avrebbe biasimata.
L’esatto minuto in cui i suoi piedi toccarono il pavimento, sentì una specie di fruscio. Si immobilizzò, pensando di aver svegliato Oliver, ma i rumori venivano dalla direzione opposta.
Dimenticò del tutto il suo impegno di non svegliare Oliver. “Oliver!”
“Mm?” Lui si girò verso di lei, aggrovigliandosi nelle lenzuola.
“Hai un coinquilino?”
Chiuse di nuovo gli occhi. “No. Forse è solo…”
Felicity aspettò, ma Oliver non continuò. Infastidita, si piegò su di lui e gli colpì la spalla. “Forse è solo, chi?”
“Solo uno dei miei amici, forse. Va bene. Hanno le chiavi. Se ne andranno.”
Felicity squittì. “Non va bene,” disse, mentre rovistava sul letto e sul comò di Oliver. Afferrò la prima camicia che riuscì a trovare e la infilò sulla sua testa. “Non va affatto bene.”
“Cosa stai facendo?”
“Il mio reggiseno è là fuori.”
Oliver finalmente alzò un po’ la testa, anche se i suoi occhi erano appena socchiusi. “E ti preoccupa il fatto che… cosa? Che sapranno che abbiamo dormito insieme? Odio dovertelo dire, ma è piuttosto ovvio che quella camicia non è tua.”
 “Augh,” mormorò Felicity, abbandonandosi ai piedi del letto.
Oliver la acciuffò per la vita, tirandola nuovamente verso di sé. Strofinò il naso contro il suo collo. “Io dico di stare a letto finché chiunque sia non se ne va.”
Una voce attraversò la porta. “Ollie? Sei a casa? In ogni caso, sto per fare il caffè e non mi puoi fermare.”
“Conosco questa voce,” disse Felicity, fuggendo dalla presa di Oliver e rimettendo la camicia. Sentì il lamento senza parole di Oliver mentre finalmente si liberava delle lenzuola, ma lo ignorò e aprì la porta della camera da letto.
In cucina la donna bionda dava le spalle a Felicity, dato che era quasi del tutto sepolta dal frigorifero gigante di Oliver. “Oh, sei qua,” disse senza girarsi. “Pensavo fossi andato in palestra di nuovo senza di me, sfigato. Faccio il caffè.”
“Sara?” domandò Felicity.
Sara Lance si voltò e si allontanò dal frigorifero. La sorpresa sul suo volto si trasformò nello sguardo più malizioso che Felicity avesse mai visto. “Felicity Smoak, brutta sgualdrina,” disse, sorridendo. “Lo sapevo.”
“Sapevi cosa? Come diamine sei arrivata qua?”
“Tocca a me guidare fino in palestra il sabato.” Sara saltò sulle punte delle sue scarpe da ginnastica nere, e Felicity realizzò in ritardo che la sua amica – che aveva incontrato perché aveva seguito i suoi corsi di autodifesa all’ Y – era di fatto vestita in top sportivo, scarpe da tennis e pantaloncini da allenamento, tutto in nero. Non c’era molto colore nel guardaroba di Sara. “Avessi saputo che l’appuntamento sarebbe andato così bene, però, sarei andata direttamente in palestra invece di fare la ruota di scorta. Vai Felicity!”
“L’appuntamento non c’è mai stato,” disse Felicity, scuotendo la testa, mentre ciononostante ricambiava il cinque dell’amica. “Non è venuto. E – porca miseria! Tu esci con Oliver? Oddio, ho appena fatto sesso con il fidanzato della mia amica?”
Sara dondolò all’indietro sui suoi talloni, confusione totale dipinta sul volto. “Aspetta, no, non sono la ragazza di Oliver e cosa…?”
“Buongiorno, Sara.” Oliver sembrava ancora addormentato mentre entrava nella stanza. Non si era preoccupato di indossare una maglietta. “Qualcuno ha parlato di caf—oh, merda, sei qui per sgridarmi. Mi dispiace. L’ho dimenticato del tutto.”
“Ma,” Sara iniziò a dire.
Felicity guardò Oliver con curiosità. “Dimenticato cosa? Ti prego, non è che questa cosa è ‘ho già una ragazza’ perché davvero, davvero non voglio che quello che è successo stanotte sia una cosa di poco conto, okay? Con la fortuna che mi ritrovo, potrebbe essere così e non voglio davvero che lo sia. Davvero.”
Oliver le strinse la mano. “Nessuna ragazza, giuro. Avevo solo promesso a Sara – che non è la mia ragazza, solo qualcuno che conosco da anni – che avrei incontrato una sua amica in un ristorante, ma mia madre mi ha rifilato una riunione del consiglio a sorpresa. E lei non è arrabbiata, vero, Sara? L’ho dimenticato sul serio. Posso mandare dei fiori o qualcos’altro.”
“Scusate un attimo,” disse Sara. “Voi due avete smesso di parlare inglese.”
Felicity, sul punto di mettere una mano sul cuore per calmarlo, finalmente guardò da Sara a Oliver. Non aveva capito avessero un’amica in comune. Un’amica in comune che aveva organizzato un incontro per Oliver in un ristorante la notte scorsa. Quante erano le probabilità? “Oddio, Oliver! Tu sei Craig il Cretino!”
“Cosa? No.” Oliver indietreggiò, sembrava volesse controbattere, ma Felicity riuscì a vedere il momento in cui realizzò anche lui. “Tu sei la persona a cui ho dato buca per sbaglio?”
Un fischio acutissimo fece sobbalzare entrambi e si rivolsero verso Sara, che stava togliendo le dita dalla bocca. “Ehi, ragazzi, che ne dite di informare anche il resto della classe?”
Felicity tirò un respiro profondo. “Sara, ieri sera hai cercato di organizzare un appuntamento al buio tra me e Oliver?”
“Doh, voi due siete – fermi un attimo.” Sara sistemò le sue mani in alto a formare una T. “Oliver ti ha dato buca?” La domanda era diretta a Felicity, che annuì. “E però tu sei qui lo stesso, il che significa… oddio, vi siete incontrati da qualche altra parte e siete finiti a letto?”
Felicity si morse il labbro. “Ehm..”
“Sì,” disse Oliver. “Due volte, a dire il vero. E stavo cercando di arrivare a una terza quando sei spuntata tu-”
“Oliver!” Felicity si nascose il viso con le mani.
Lui ostentò un’espressione innocente. “Che posso farci se segretamente sei una maniaca sessuale?”
“Non degnerò questa frase di ris—“
Felicity si interruppe perché Sara fece un rumore che suonava più o meno come lo strillo di uno pterodattilo. Poi sia Oliver che Felicity guardarono Sara mentre si piegava in due dal ridere, le costole e la schiena tremavamo per la forza delle sue risate. Quando ritornò in sé, c’erano lacrime che sgorgavano dai suoi occhi. Singhiozzava mentre Felicity e Oliver la fissavano. “Cosa diavolo, voi due! Che cacchio! Questa cosa è così tanto da voi, non ne avete idea. Non c’è da stupirsi che siate perfetti l’uno per l’altra. Okay, è ufficiale. Sto per preparare una colazione abbondante per tutti, perché qui dietro c’è una storia e non voglio perdermela.”
“Oppure,” disse Oliver, avvicinandosi dietro a Felicity. Aprì i suoi palmi lungo i fianchi di Felicity e la tirò contro di sé. “Tu potresti andare via e sentire la storia dopo.”
“Ma poi voi due perdereste la colazione e so di fatto che nessuno di voi sa cucinare.”
“Non ha tutti i torti,” disse Felicity, dimenandosi un po’ perché il naso di Oliver le solleticava il collo. “Smettila.”
“Bene.” Oliver emise un sospiro stanco e contrariato mentre spingeva Felicity verso la piccola isola da cucina e gli sgabelli. “Ma dopo la colazione, ti caccio via, Lance.”
“Affare fatto, ma dovete dirmi tutto.”
“Tutto?” chiese Felicity, arrossendo ancora, a causa delle immagini a luci rosse della notte scorsa che le balzarono in mente.
Sara crollò di nuovo, ridendo così forte da aggrapparsi al bordo del tavolo per restare in piedi. Felicity arricciò il naso verso la sua amica e non pensò assolutamente al modo in cui la gamba nuda di Oliver stava accarezzando la sua, stando seduti sullo sgabello. “Quello che voglio dire è che non è una grande storia,” disse.
“Sì,” disse Oliver, annuendo. Prese una delle mani di lei e iniziò a giocarci, pizzicandole le dita. “Lei mi ha detto di andare via e invece io ho pensato che era meglio seguirla in giro. E tutte le mie frasi da rimorchio di serie A hanno colpito dritto al bersaglio. È stato grandioso.”
“Scusami,” disse Felicity, anche se avrebbe voluto nascondere la faccia nelle braccia perché con la sobrietà del mattino dopo si vedeva un quadro molto più chiaro di quello mostrato dalla confusione di tre Martini rosa, e sapeva che Oliver aveva completamente ragione. Comunque, increspò il naso contro di lui. “Ti ho detto che potevi restare, solo che per farlo dovevi smettere di rimuginare. Non ti ho detto di andare via.”
“E io ho smesso di rimuginare, no?” Oliver sorrise e la baciò, e Felicity si sciolse un po’, nonostante l’alito mattutino e tutto il resto. “Grazie a te.”
“Racconterò sicuramente questa storia al vostro matrimonio,” disse Sara mentre apriva il frigorifero. “Vedrete. Ora, come vi piacciono le uova?”

 
 
Precedentemente: Esattamente quello che sembra di Poison’s Ivy 
Prossimamente: Strategia (di LJC)


 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: olicityintranslation