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Autore: So97LoveEd    30/09/2014    1 recensioni
Una principessa disubbidiente e innamorata della vita, un principe responsabile ed amante delle sfide.
Due giovani costretti ad affrontare problemi da adulti.
[RedMoon]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5.




Le settimane passavano inesorabili e Fine diventava ogni giorno più magra. Aveva perso l'appetito, la carnagione dorata che le durava tutto l'anno, le sue curve e la sua morbidezza. Assomigliava molto ad una di quelle modelle che facevano la fame per sfilare, ma Fine non ne era affatto contenta. Le erano sempre piaciuti quei chiletti in più che aveva messo su con la gravidanza.
Shade si ritrovò per moglie una persona completamente diversa dalla ragazza testarda di cui si era innamorato e dalla moglie che stava per diventare una madre dolce e tutta sorrisi fino a pochi mesi prima.
Ma non per questo l'amava di meno. Anzi, se possibile, l'amava ancora di più.
Era una creatura diafana e sfuggente, e soprattutto fragile. Per questo voleva proteggerla a tutti i costi e passava ogni istante del suo tempo con lei.
Si incaricava di amministrarle le medicine che puntualmente non avevano alcun effetto, di tenerle compagnia e portarla a passeggio quando non faceva troppo freddo, di rimboccarle le coperte prima di andare a dormire e di obbligarla a mangiare qualcosa a colazione, a pranzo e a cena.
La Fine golosona era già morta.
L'unica cosa che non cambiò nel suo aspetto furono i suoi capelli rossi, che continuavano a crescere imperterriti e più magenta che mai.
Shade adorava quei capelli e li pettinava alla moglie ogni mattina e ogni sera finchè non diventavano brillanti.
-Shade, penso che dovrei smettere di prendere quelle medicine.-, disse un giorno la ragazza, mentre il marito compiva il giornaliero rituale di spazzolarle i capelli.
Shade si arrabbiò moltissimo quando le sentì dire quelle parole.
Si alzò bruscamente e s'inginocchiò davanti alla moglie, accorgendosi che i suoi occhi erano pieni di lacrime.
La sua rabbia si sgonfiò in un istante, lasciando posto a un dolore profondo come la sua disperazione, che era sempre stata lì, da quando Fine si era ammalata, ma che finora si era obbligato ad ignorare, per prendersi cura di lei.
Solo ora si accorgeva di star lentamente perdendo sua moglie.
-Fine, ma cosa dici?-, domandò, abbozzando un sorriso.
-Non voglio più prendere quelle medicine, sono inutili.-, ripetè la ragazza, incollando lo sguardo ai suoi piedi.
-Lo sai cosa dice il medico. Se smetti di prendere quelle medicine potresti peggiorare..
-Ho perso la speranza, Shade. Non c'è più niente da fare. Che senso ha per me continuare così? State solo prolungando la mia agonia. Che muoia oggi, domani o tra un anno non cambia. Morirò e basta.-, Fine scoppiò in un pianto violento e Shade si sentì come colpito da uno schiaffo. Fine aveva definitivamente rinunciato alla sua vita.
-Ho paura, Fine. E non capisco come tu non faccia ad averne...-, mormorò.
-E di cosa?-, chiese lei, tirando su col naso.
-Della morte. Quando morirai, morirà anche la mia anima.


Rein andava a trovare Fine nel regno della Luna quasi ogni giorno, perchè Shade si rifiutava di portarla nel regno solare, sostenendo che il viaggio l'avrebbe indebolita troppo.
Il ragazzo non gradiva molto quelle interferenze, ma non poteva proibire a Rein di vedere sua sorella, soprattutto ora che Fine si stava lentamente lasciando andare.
Certo, era molto impegnativo tenere a bada quel piccolo tornado azzurro, che passava tutto il santo giorno a correre su e giù per il castello, spingendo la carrozzina di Fine e facendola ridere come una pazza, ingozzandola di dolci e pasticcini e recitando per lei improbabili ruoli di commedie esilaranti.
Sembravano tornare bambine, durante quelle giornate, dimenticandosi per un attimo che una era sposata, aveva appena perso un bimbo e stava per morire, mentre l'altra stava per sposarsi e avrebbe avuto una vita felice al fianco del ragazzo che amava.
Dimenticavano tutto e smettevano di essere adulte.
Poi c'erano le volte in cui anche Toulouse ed Elza andavano a trovare la figlia, tenendola d'occhio e dedicandole premure e attenzioni.
Toulouse stava ore a ripetere “Se fossi stato al posto di Shade, non le avrei permesso di smettere di prendere le medicine. L'avrei anche sicuramente obbligata a mangiare di più, ma guardala com'è sciupata, Elza! E poi cos'è questo pallore? Dovrebbe portarla fuori più spesso, farle prendere aria fresca!”.
Shade ingoiava tutte le parole del suocero, fingendo di non sentire.
Non se le meritava affatto quelle critiche, si stava impegnando al massimo perchè Fine fosse felice e serena. Pensava di aver fatto tutto sommato un buon lavoro, fino a quel momento.
A parte qualche crisi di pianto o di sconforto, sua moglie continuava ad essere tranquilla, a dedicarsi alle cose che le piaceva fare.
Se poi non prendeva le medicine o non mangiava proprio tutto quanto, la lasciava fare, d'altronde avrebbe ottenuto un effetto ancora più negativo, obbligandola.
Fine era contenta quando i suoi genitori e sua sorella andavano a trovarla, ma in quelle giornate preferiva tenersi alla larga da Shade, e non riusciva neanche lei a capirne bene il perchè.
Forse voleva starsene sola con la sua famiglia e risvegliare così i bei ricordi dell'infanzia, dove non c'era posto per un marito.
Durante quelle giornate dimenticava la sua vita presente e le sembrava di rivivere nel passato.
Spesso si sorprendeva da sola a comportarsi da bimba testarda e capricciosa, com'era stata da piccola.
Obbligava la sorella a leggerle storie, a portarle i dolci che sgraffignava di nascosto, oppure pregava il padre di portarla in braccio o la madre di raccontarle di quando lei e Toulouse si erano innamorati.
Insomma, era come se rivivesse la sua infanzia, senza accorgersene.
Presto però cominciò a mantenere quei comportamenti anche in assenza della famiglia, quando restava sola con Shade.
Tornò ad essere una bambina e Shade pregò i genitori e la sorella di Fine di limitare le visite, per evitare di peggiorare la situazione.
La ragazza era infatti divenuta ingestibile.
Si lamentava di qualsiasi cosa, dei dolori, della carrozzella, della minestra che era obbligata a mangiare la sera. Voleva che Shade giocasse con lei e le raccontasse una storia prima di andare a dormire. Shade si ritrovò a fare il padre con sua moglie, ma l'amava anche così.


-Evidentemente il virus sta contagiando la mente di sua maestà...-, decretò il medico, dopo una visita di controllo.
Shade rimase basito. Si era ovviamente accorto che la moglie era regredita, il suo cervello era tornato ad essere quello di una bambina, ma non pensava fosse una cosa così grave.
-Presto potrebbe perdere completamente la memoria.-, aggiunse il dottore.
Shade corse come un folle nella camera che condivideva con la moglie, profondamente scosso da ciò che il medico gli aveva appena rivelato.
-Fine! Fine!-, esclamò, irrompendo nella stanza.
-Shade, cosa c'è?-, domandò lei preoccupata.
Sedeva al davanzale, guardando malinconicamente fuori.
-Oh Fine!-, il marito la raggiunse e l'abbracciò disperatamente, nascondendo il viso nel suo petto e scoppiando a piangere.
-Fine, non ti sei dimenticata di me, vero?-, chiese tra le lacrime.
-Ma certo che no. Come potrei?-, sorrise la ragazza, accarezzandogli i capelli dolcemente.
-Ti amo così tanto, Shade... Anche se dovessi perdere la memoria, saprò sempre di averti amato e di essere stata amata da te, perchè la memoria del cuore non è vulnerabile come quella della mente.-, sussurrò con dolcezza, abbandonando per un attimo le vesti di bimba e tornando ad essere una moglie devota e innamorata.
-Quindi non ti dimenticherai mai di me, vero?-, domandò lui, asciugandosi le lacrime.
-Ma no, sciocco. Non accadrà mai.


Fine faceva sempre più fatica a riconoscere le cose che la circondavano.
I suoi ricordi si facevano pian piano sempre più sfocati.
Nel giro di qualche settimana, dimenticò di essere mai stata regina, dimenticò il giorno del suo matrimonio, dimenticò di aver obbligato Shade a sposarla durante una vacanza al mare, dimenticò che il ragazzo fosse stato il suo ventesimo pretendente e il suo fidanzato ufficiale, tutto ciò che lo riguardava scomparve.
Tutti i loro ricordi erano andati perduti.
Però continuava ad amarlo, sebbene ogni tanto dimenticasse il suo nome e dovesse chiedergli chi fosse.
I suoi caratteri da bambina si accentuarono sempre di più, finchè divenne quasi impossibile per Shade credere che quella piccoletta con cui condivideva il letto nuziale fosse sua moglie.
La carrozzella fu lasciata in un angolo e dimenticata, perchè Fine non ne voleva sapere di andarci in giro. Voleva essere portata a tutti i costi in braccio da Shade, che chiamava “Tesoro” o “Amore” quando dimenticava il suo nome.
Accoglieva euforicamente i genitori e la sorella e si rattristava quando li vedeva andar via al tramonto.
-Perchè la mamma e il papà e Rein non si fermano qui con noi? Perchè non posso vivere con loro?-, chiese un giorno a Shade, con la tipica ingenuità dei bambini.
-Fine, non ricordi? Non vivi più con loro da un pezzo, da quando vivi qui con me.-, le ricordava lui.
-Ah sì!
Ma lei non ricordava affatto, faceva finta. Solo perchè amava Shade e le faceva male vederlo triste.


Fine sembrava diventare più piccola ogni giorno che passava, non solo mentalmente, anche esteticamente.
Indossava vestitini dai colori sgargianti, legava i capelli in codini e il suo corpo rimpiccioliva giorno dopo giorno, come per magia.
Shade era tremendamente spaventato da questa metamorfosi, ma non lo dava a vedere e si abituava ai continui cambiamenti di Fine, che un giorno era in grado di leggere un romanzo di quattrocento pagine e il giorno dopo non riusciva a decifrare i caratteri in grassetto di un libro per bambini.
Shade cominciò a chiedersi se ormai non fosse arrivato il momento di gettare la spugna.
Fine non ricordava più nulla, non ricordava di essere malata, sposata con lui, di avere diciassette anni.
Era una bambina vivace e allegra. Adorava farsi portare da Shade sulle spalle e riempirlo di baci e abbracci soffocanti, come se fosse un suo amico, o il suo fratello maggiore o suo padre.
Non ce la faceva più a vederla così, non reggeva fisicamente lo stress e arrivava ad ora di sera con le ossa a pezzi.
Fine non lo riconosceva neanche più, il loro matrimonio sembrava finito da un pezzo.
Una mattina, si svegliò abbracciato al corpo scheletrico e minuscolo della ragazza, ma quando la chiamò, lei non rispose.

To be continued...

Mi rendo conto che è passato del tempo dall'ultimo aggiornamento...... ahahh mesi? anni? Non so, ci tengo a completare questa storia, nei prossimi giorni posterò gli altri capitoli :)

  
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