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Autore: go_ila_go    08/10/2008    3 recensioni
"Ha un bel viso, liscio, anche se contornato da qualche ruga qua è là, dovute quasi sicuramente alla vecchiaia. Due occhi vispi, scuri, di un nocciola intenso, e labbra sottili, circondate da folti baffi bianchi. Che strano. Eppure mi sembra di averlo già visto, da qualche parte." - E se un arzillo vecchietto si rivelasse il vostro pass personale?! - La Nina, la Pinta e la Santa Maria in trasferta a Berlino! Enjoy! xD [è la prima ff che pubblico, quindi siate clementi e... recensite, mi raccomando!]
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.

 

Sono sconvolta.

Sono in macchina con – non uno! – ma bensì 2 fan di quei quattro.

E il bello è che non so chi sia più impazzito tra la mia amica e il signore.

“Davvero?!” domanda incredula Veru, a fil di voce.

“Jaja!” asserisce lui, soddisfatto. “E vi dirò di più” aggiunge, schiarendosi la voce, “sarò in una posizione… diciamo… privilegiata!”.

Lo scorgo ridere sotto i baffi.

Questo è davvero troppo.

Un settantenne in prima fila?!

O mio Dio!

“Cioè?”. Veru è letteralmente ipnotizzata dal tassista.

“Sarò… bè, nel backstage, dietro al palco!”.

Eh?!

Cioè, neanche in prima fila… addirittura nel backstage?!

O bella!

Sento un tonfo.

Mi giro.

Veru è caduta dal sedile e ora è letteralmente ‘appesa’ a una gamba di Bitta.

E’ sconvolta.

La sua mascella è scesa parecchio.

Ho paura che si sia staccata proprio!

Gli occhi sono sbarrati, come i miei e quelli di Bitta, del resto.

“Tutto bene?” chiede Gerard, girandosi dietro, visibilmente preoccupato.

“S… sì… ma… c’è… back… backstage?!” esclama Veru, una volta risistematasi sul sedile.

Le trema la voce.

“Sì, gioia, sarò nel backstage…” le risponde l’uomo, guardandola teneramente. “Bè, sapete ragazze… non è stata una mia scelta… cioè, me ne sarei stato volentieri seduto sugli spalti, a godermi la serata, in tranquillità…”, replica Gerard, in tono confidenziale, “ma hanno tanto insistito!!!”, aggiunge, con una voce squillante, ma non appena ha concluso la frase si mette la mano davanti alla bocca.

Tenta di nascondere una leggera risata, invano.

Insistito?!

CHI ha insistito?!

Non ci sto capendo più nulla.

Lui ci guarda, una per una.

Sembriamo tre stoccafissi.

Anzi, li siamo, direttamente.

Scrolla la testa, divertito.

“Possibile che non abbiano ancora capito…” dice sottovoce, come se stesse parlando da solo, ma io riesco a sentirlo.

“‘Capito’ cosa?” gli chiedo, alzando un poco la voce.

Sto iniziando a diventare leggermente isterica, come quella dietro di me.

Non la sento fiatare.

Brutto segno.

Mi sta venendo una crisi di nervi.

“Cara, potresti aprire il cruscotto?”, mi invita Gerard, indicandomelo con la mano.

Adesso va a finire che ci trovo dentro una pistola.

Mi avvicino al cruscotto di pelle e spingo un pulsantino; questo lentamente si apre.

Non ho mai visto così tante cose in uno spazio così piccolo.

Fogli, occhiali da vista, cartine stradali accartocciate, un libretto dalla copertina blu – probabilmente quello dell’assicurazione – scatolette di varie dimensioni, sigarette sciolte, accendini colorati… di tutto e di più.

“Dovrebbe esserci un tesserino rosso in mezzo a quel casino… esatto, lì… proprio quello, giusto!”, afferma, vedendomi prendere un cartoncino plastificato.

“Vedete, ragazze…qua, in Germania, ogni tassista ha una specie di ‘carta di riconoscimento’… non so se se ce l’abbiano anche i tassisti italiani, ma da noi funziona così!”, ci spiega l’uomo, agitando leggermente le braccia.

Una carta di riconoscimento…

Hai capito!

Osservo la tessera.

Una parte è completamente rossa, mentre l’altra, che ha lo sfondo bianco, presenta una piccola foto con, accanto, dei dati scritti in nero.

Guardo la fototessera.

Un allegro Gerard, con indosso un berretto marrone, mostra all’obbiettivo della fotocamera una schiera di denti bianchi, perfetti.

Ma come fa ad avere una dentatura così?!

C’avrà la dentiera… sicuro.

Dalla foto passo ai suoi dati.

Le parole in grassetto sono in tedesco, ma, comunque, riesco a intuire cosa vogliano dire: nome, cognome, data di nascita e indirizzo.

Sono un po’ titubante.

Non vorrei farmi gli affari altrui.

Soprattutto di una persona che non conosco neanche da mezz’ora!

Gerard sembra intuire i miei pensieri; difatti mi dice: “Leggi pure!”, sorridendo.

Annuisco e ritorno a guardare la tesserina.

Ogni campo è compilato con una bella calligrafia.

Li leggo tutti, nella mia mente.

Alt.

Mi blocco.

Li rileggo.

Oh signur!

Sbarro gli occhi e spalanco la bocca.

Non ci credo!

“Non… non è… non è possibile…” riesco stento a dire.

La mia salivazione s’è azzerata completamente.

“E’ vero…” mi risponde il signore, avendo quasi sicuramente capito a cosa mi riferisco.

I miei occhi ricadono di nuovo sul cartellino.

Sul campo che riguarda il cognome del signore, a dir la verità.

E’ tutto così assurdo.

O MIO DIO!

Accanto alla parola Zuname, c’è un cognome tedesco.

Un cognome, ormai, conosciuto in ogni parte del globo.

Possibile che sia lo stesso?

Ma no… sarà una coincidenza!

Chissà quanti ce ne sono in Germania con un cognome del genere!

“A dir la verità siamo in pochissimi… praticamente solo la nostra famiglia!” mi confida Gerard, ridendo.

Adesso si mette pure a leggermi nel pensiero!?

E poi, cosa c’è da ridere?!

Mi sta venendo un infarto e quello ride?!

Continuo a fissare quel cognome.

Mi fa quasi paura.

Quelle sette lettere, così conosciute.

Quel cognome che ho detto e sentito chissà quante volte.

Quel cognome che è inversamente proporzionale a due fratelli.

Gemelli, a dir la verità.

Gerard ha il loro stesso cognome.

E’ uno di loro.

Un… un Kaulitz!

 

“Perché fai quella faccia?” mi domanda Veru, distogliendomi dai miei pensieri. “Che c’è scritto?!”.

Non riesco a parlare.

Kaulitz. Kaulitz. Kaulitz.

Ancora non ci credo.

Scuoto la testa energicamente.

Kaulitz. Kaulitz. Kaulitz!

“Ma che hai?!” mi urla Bitta da dietro, dandomi una botta sulla spalla.

“Fammi vedere che c’è scritto, dai!” aggiunge l’altra, alzando la voce.

“E’… è meglio… è meglio d-” non riesco neanche a finire la frase che Veru mi si fionda addosso e mi prende il tesserino.

Merda.

Istintivamente mi porto le mani alle orecchie.

Chissà perché, ma mi immagino già la sua reazione.

 

 

                                                                       ***

 

Mi volto lentamente verso i sedili posteriori dell’auto.

Incrocio con gli occhi Bitta e cerco di farle capire, tramite la mia espressione, di sorreggere la vicina.

Lei inarca le sopracciglia, guardandomi perplessa.

Non ha capito un cavolo.

Come al solito.

Le indico, allora, il tesserino che ha in mano Veru e lei, finalmente, sembra capire.

Si avvicina all’amica e, insieme, si mettono a leggere il cartellino.

“Vediamo un po’…” inizia Veru, passando in rassegna con l’indice i vari dati del signore.

All’improvviso si blocca.

L’ha visto.

Bitta si tappa la bocca, incredula.

Non pensavo che Bitta conoscesse quel cognome!

In occasioni come queste si fanno delle scoperte sorprendenti!

Veru sgrana gli occhi.

Ci siamo.

Non urlare, non urlare, NON URLARE!

“O mio dio.” Sussurra, quasi senza voce.

Non ha urlato?

Allora dev’essere ancora peggio.

Vuol dire che è così scioccata da non avere parole.

La osservo.

E’ accaldata – si vede dal rossore sulle guance – ed ha ancora gli occhi sbarrati.

“K… kau… kaulitz?!” aggiunge, dimostrando, in quelle esitazioni, tutto il suo stupore e la sua incredulità.

“Ehm… sì, colpevole!” risponde allora Gerard, tentando di risultare divertente.

Fa pure lo spiritoso, adesso?!

“Ma… Kaulitz… come quei Kaulitz?” chiede Bitta, alzando, senza volerlo, il tono della voce.

E’ scioccata anche lei.

Lui annuisce, guardandole attraverso lo specchietto retrovisore.

“O bella!”, sbotta Bitta, lasciandosi andare sul suo sedile.

Mi volto verso Veru. Non parla e continua a fissare la tesserina, sgomenta.

Devo cercare di capirci qualcosa in tutta ‘sta storia.

Kaulitz senior non può mica lanciare la notizia bomba e lasciarci in sospeso!

“Ma… quindi, lei sarebbe-” provo a chiedere a Gerard ma lui mi anticipa.

“Sono il nonno” risponde lui, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

Il NONNO?!

O madonnina!

C’è, neanche un lontano parente… uno zio di quarantacinquesimo grado o che so io…

No, addirittura il nonno!!!

“Lei è il nonno dei gemelli?! Di Bill?!” esclama Veru, che s’è rianimata. “Di TOMI?!”, sottolineando il suo nome con enfasi.

Come se non si fosse capito che lo adora!!!

Sentendola quasi urlare, nonno Kaulitz – Nonno Kaulitz!!! O MIO DIO! – si mette a ridere di gusto.

“Sì, tesoro! Sono il nonnetto di quelle due pesti…” asserisce lui.

“Pesti?! Oh nonono!!! Loro non sono pesti…” ribatte Veru, scuotendo la testa, “loro sono degli angeli!”, aggiunge, sospirando.

’Angeli’?!

Ma ti pare?!

Mi scappa da ridere.

Di tutta risposta, m’arriva una sonora botta sulla spalla.

Ahia!

 

11:40.

Il taxi parcheggia davanti all’entrata del nostro Hotel.

L’edificio è imponente.

La facciata, bianca, è tutta in stile barocco.

Alcune finestre, con gli annessi balconcini, si affacciano sulla Leipziger Strasse, un grande viale costeggiato da rigogliose querce.

Hai capito, Berlino?!

Sembra di stare in un quadro!

Wow!

Gerard spegne il motore e apre la sua portiera.

“Siamo arrivati, ragazze!” ci informa lui, invitandoci a scendere.

Siamo tutte e tre abbastanza frastornate, sia a causa del viaggio, ma, soprattutto, a causa della scoperta che abbiamo fatto.

Ancora stento a crederci.

Il nostro tassista altri non è che il nonno di Bill e Tom dei Tokio Hotel.

Ma guarda te, i casi della vita!

Quando tutte le valigie sono state scaricate, ci avviciniamo al signore, prendendo i portafogli.

“Oh no, ragazze!” ci dice lui, appena nota il mio portafogli marrone. “Non voglio niente… davvero.”

“Ma-” Bitta cerca di ribattere ma lui scuote la testa, convinto.

“Davvero, ragazze… non vi preoccupate. Anzi, m’ha fatto piacere accompagnarvi… m’avete fatto compagnia… dovrei essere io a ringraziarvi, no?”, afferma, mettendosi a ridere.

Com’è buono e gentile.

Ecco da chi ha preso Bill!

“Anche a noi ha fatto piacere conoscerla, davvero…” conferma Veru, esprimendo un pensiero comune a tutte.

“Vi prego… datemi del ‘tu’… non fatemi sentire più vecchio di quello che già sono!” dice, abbozzando un sorriso.

Noi annuiamo, anche se poco convinte.

Nonno Kaulitz, allora, si avvicina alla sua macchina, mentre noi ci avviamo verso l’entrata dell’albergo.

“Ragazze!” ci chiama, alzando la voce per farsi sentire.

“Sì?!” rispondiamo noi, all’unisono.

“Ci vediamo Giovedì, allora!!! Mi raccomando, chiamatemi quando siete lì, ok?! Tchuss!” e salutandoci, sale in macchina, mette in moto e sgomma via.

Ah, già.

Mi stavo quasi dimenticando del nostro ‘appuntamento’ al Velodrom.

In macchina, c’aveva promesso una sorpresa, per Giovedì.

Aiuto.

Ho già l’ansia adesso!

“Ila, andiamo?!”. Bitta mi distoglie dai miei pensieri e mi invita a seguire lei e Veru all’interno dell’hotel.

“Eh… ah, sìsì, entriamo… dai, che ho fame!” esclamo, sorridendo, e insieme ci dirigiamo alla reception.

 

 

 

Chiedo venia per l’enorme ritardo. Crocefiggetemi pure. -.-‘

Per farmi perdonare posto questo capitolo, in cui si scoprirà chi è ‘sto benedetto Gerard! *souspanse*

Buona lettura… e recensite, dai! A me fa piacere!

 

Intanto ringrazio:

 

NICEGIRL : mia lettrice fidata, spero che questo capitolo ti piaccia… voglio sapere che ne pensi del vecchio, eh?! Sei soddisfatta?! :D Ciao! Kiss

 

TVB : nuova lettrice! *_* Che piacere, che soddisfazione! Ihih!! Sono contenta che la storia ti piaccia, davvero… fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! Baci!

 

Bene: fatto tutto, detto tutto.

Alla prossima! :D

 

  
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