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Autore: The Ghostface    30/09/2014    1 recensioni
Una incredibile storia d'amore sconvolgerà la già complicata vita di Corvina, un rapporto che metterà a dura prova le sue convinzioni e le idee che si era fatta della gente che la circonda.
una relazione che la farà piangere e sorridere, tessuta assieme ad una nuova nemica, divenuta una stravagante amante per la giovane maga.
Riuscirà Corvina a superare gli ostacoli morali e materiali della storia d'amore più assurda di tutto il sito?
chi vincerà in questa lotta tra dovere e amore? la Ragione o il Sentimento?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 1- Mi chiamo Paloma.
 
Quando l’ho conosciuta mi era sembrata del tutto diversa.
Allora faceva parte di un gruppo di criminali noto come  “Five Storms”
Il gruppo era capitanato da Shakewave una ragazza astuta e capace di modificare la materia a livello particellare.
Ed era formato da: Ninja Nero; esperto combattente, conoscitore di arti marziali di ogni genere e delle tecniche d’occultamento, non aveva poteri ma era senz’altro il membro più pericoloso.
Lui e Robin non perdevano occasione per sfidarsi.
C’era poi lo Sparviere, un italo-americano genio dell’informatica e dell’elettronica in grado di hackerare qualsiasi file, inoltre possiede una tuta che gli permette di volare, potenziava riflessi e abilità fisiche, di lanciar raggi caloriferi e un casco che aumenta la vista a livello esponenziale, da non sottovalutare poi i terribili artigli bionici.
Yeti è l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia, questi tre metri d’altezza per una tonnellata di muscoli e peli faceva spesso coppia con lo Sparviere, Yeti ha un cervello incredibilmente sviluppato, pesa oltre 5 kg e riesce ad utilizzarlo al 60%, ha un modo di pensare elettronico, è in grado di costruire praticamente di tutto e spesso assemblava le invenzioni dello Sparviere.
E poi c’era lei…
Ricordo la prima volta  ci siamo incontrate.
Erano arrivati da poco a Jump City ma si erano già fatti un nome, era la decima rapina di grosso calibro che riuscivano ad attuare senza che riuscissimo neanche a vederli.
Visto che non riuscivamo a prenderli li tendemmo una trappola, un macrochip contenete informazioni importantissime, dall’enorme valore, avrebbe fatto da esca.
Abboccarono.
Ma loro non sono i tipi da farsi prendere alla sprovvista.
Reagirono fulmineamente al nostro attacco, era la prima volta che ci scontravamo…fu una disfatta.
Nei sotterranei dov’era custodito il chip si svolse il nostro primo scontro.
Ricordo perfettamente con quanto impeto si difendevano, Robin fu messo fuori gioco da Ninja Nero, BB ostacolato delle dimensioni ridotte del luogo non riusciva a trovare un animale in grado di contrastare la brutalità dello yeti e niente sembrava resistere alle terribili onde d’urto della leader, ricordo perfettamente la potenza di quelle onde soniche, nessuno avrebbe resistito a una scarica continua di tale potenza.
Cyborg venne letteralmente smembrato da una di esse, per fortuna ha parecchi pezzi di ricambio.
Erano in netto vantaggio e riuscirono ad impossessarsi del chip.
Si diedero alla ritirata solo quando un ingente numero di agenti speciali venne a darci man forte. 
Sparviere riuscì ad aprire una via di fuga coi suoi laser, nelle fogne che passavano sotto il  sotterraneo blindato, fuggirono tutti e cinque, noi li inseguimmo ma presto ci trovammo davanti a un bivio.
Ci dovemmo separare.
Avanzavo con Stella nelle tenebre del posto, procedevo innanzi con cautela, illuminata dalla luce verde dei globi energetici della mia amica, accadde tutto in un attimo.
L’immensa mano di Yeti, sbucata da dietro l’angolo, mi stritolò come se fossi di gomma.
Sentii le costole spezzarsi sotto la terribile presa, soffocai un grido, prima ancora che potessi capire cosa accadeva il fuorilegge mi scagliò come se non avessi peso in una cisterna sotterranea per poi avventarsi contro Stella Rubia dimenticandosi di me.
In realtà non si era scordato, solo che sapeva che in quella cisterna qualcosa si sarebbe occupata di me.
Una forza prodigiosa mi tirò giù.
Trascinandomi veloce tra i condotti dell’acqua, presi parecchie botte urtando in quel risucchio forsennato contro le pareti metalliche dei condotti, sbucammo in un’altra cisterna, lì la presa mi lasciò.
Emersi appena in tempo per prender fiato.
L’acqua mi arrivava alla vita, era freddo e buio, l’avvertivo muoversi nell’acqua.
Si muoveva rapidissima senza mai emergere dalle acque torbide.
Tentai di attaccarla ma invano, era troppo svelta e anche lei era un’esperta conoscitrice delle arti magiche, due tipologie di magie diverse, la magia di Azarath e l’antica magia del mare, entrambe molto potenti e in quello scontro si equivalevano.
Ma lei aveva altre difese, il suo canto ipnotico non funzionava su di me, ma possedeva ugualmente una forza sovrumana, denti affilati, lunghi artigli retrattili, e la coda squamosa poteva sostituire perfettamente una frusta.
Sapevo di essere in svantaggio.
Mi balzò alle spalle buttandomi sott’acqua, mi divincolai, scalciai e colpii il corpo aggraziato con quanta forza avevo, riuscii a riemergere e a prender fiato, ma lei mi sferrò una violenta codata lanciandomi contro la parete metallica della cisterna.
Cercai di rialzarmi dolorante.
In meno di un secondo mi era di nuovo addosso, era emersa per buona parte reggendosi sulla coda da pesce, ringhiando metteva in mostra i denti aguzzi, una mano palmata mi afferrò per la gola, inchiodandomi alla parete, l’altra sollevata in aria, i lunghi artigli sfoderati pronti a colpire.
Ancora non so come accade ma le luci d’emergenza si accesero, forse qualcuno degli altri aveva danneggiato l’impianto di sicurezza, fatto sta che la luce rossa illuminò l’ambiente… e potemmo vederci in volto.
La guardai negli occhi, grandi occhi vitrei color dell’abisso da cui proveniva, occhi bellissimi, tutto il suo viso era incantevole, ingiustamente bello per una criminale, la legge del “kalòs kaì aghatòs” non è poi così vera.
Restai ferma a guardarla, la pelle colore dell’aurora, l’esile collo aggraziato munito di branchie, i lunghi capelli rosso rame bagnati che le cadevano sulla schiena nuda e sui seni floridi, coperti solo da un reggiseno nero impermeabile con ricamata sopra una “S” dorata, il corpo era di una giovane ragazza ma era splendido e perfettamente formato, come una statua di Michelangelo.
Ci guardammo entrambe negli occhi, per quello che parve essere un tempo interminabile, mi sentivo annaspare nel blu dei suoi occhi, lei non distoglieva lo sguardo dalle mie iridi viola, come incantata.
Infine mormorò –Non posso farlo- gli artigli si ritrassero nelle dita sottili, perfette.
Sentii la presa sul mio collo allentarsi fino a sparire del tutto, mi fissava senza trattenermi in alcun modo.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, avrei potuto colpirla con un colpo sicuro.
Non lo feci.
Le sue dita palmate scivolarono sulla mia pelle accarezzandomi il volto con delicatezza.
-Hai degli occhi bellissimi- mi disse dolcemente quasi con tristezza, il suo canto ipnotico funziona solo sui maschi, ma la sua voce è comunque soave, calda, sembra che intoni una melodia semplicemente parlando.
Ne restai rapita.
Ricordo che arrossii, mi sentivo imbarazzata da quelle parole, da quel suo comportamento innaturale, restammo a fissarci in silenzio, l’una negli occhi dell’altra.
Infine non potei fare a meno di rispondere, più che altro per cortesia, e dirle…
-G-grazie, anche i tuoi sono davvero belli-
Lei si limitò a sorridermi mostrando i piccoli denti aguzzi e di un candore innaturale, sembrano denti di squalo, ma più piccoli di quelli umani.
Ritrasse la mano dal mio volto, e inspiegabilmente ne sentii la mancanza
-Tu sei Corvina, vero?-
-S-sì, tu chi sei?- risposi esitante.
-Mi chiamano Sirena, ma il mio vero nome è Paloma- Rispose dolcemente.
Perché mi rivelava la sua identità segreta?
Per quanto possa essere segreta l’identità di una ragazza mezza pesce.
Non riuscii a frenare le parole -Perché ti sei fermata?-
-Sei troppo bella perché io possa ferirti…- il sorriso mutò in un espressione dispiaciuta.
-…Mi dispiace per quello che ho fatto, ecco prendi la refurtiva- e mi porse la borsa che le pendeva dal collo.
-Vorrei fare di più, ma non posso tradire i miei compagni né costituirmi, perdonami-
Rimasi senza parole mentre mi tendeva la borsa.
-Coraggio, prendila-
Infine l’afferrai e lei tornò a sorridere, uno dei suoi sorrisi deliziosi.
-San Gennà! Sirena! Sirena presto! Devi portarci via! Apri il portale le cose stanno precipitando!-
La voce dello Sparviere proveniva da un condotto vicino.
-Devo andare- mormorò tristemente, e s’immerse nell’acqua sollevando schizzi con la coda verde acceso.
Riemerse fino ai “polpacci”, ossia circa a metà della coda, all’imboccatura del condotto da cui proveniva la voce.
Scostandosi i capelli fulvi dal volto disse sorridente.
-Arrivederci- e scomparve nel acqua.
Calò il silenzio.
Restai immobile con la borsa col chip stretta al petto.
Non riuscivo a capire cos’era successo
Non capivo perché si era comportata in quel modo, perché pareva così strana, perché insisteva a non volermi fare del male, e soprattutto non capivo perché mi sentivo amareggiata dalla sua scomparsa.
 
 
Salve a tutti cari lettori, questo era il primo di una lunga serie di capitoli che a essere sincero non sono dei veri e propri one-shoot diciamo che vanno a piccoli gruppi tra loro.
So bene che i nuovi personaggi fanno fatica ad essere accettati e per questo vi annuncio che i Five Storms servono solo per l’introduzione, ma basta con gli spoiler.
Era da l’anno scorso che avevo pronta questa storia ma ero indeciso se pubblicarla o no, giudicherete poi voi, la dedico alla mia prof di greco che mi ha rotto le scatole per sei mesi sulle sirene nell’epica facendo nascere quest’aborto.
Se non vi piacerà, cosa mooolttooo probabile le maledizioni indirizzatele a lei, grazie.
 
Ghostface.
  
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