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Autore: greyflamboyant    30/09/2014    5 recensioni
Sosuke sbuffò, guardando la piscina.
“Era una cosa importante, quella della bibita?” chiese, senza muoversi.
“Può darsi” disse atono, sgranchendosi la spalla. “In realtà, dipende da te”.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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‘…saresti felice?’
Rin sussultò, facendo cadere la portamine che fino ad un momento prima aveva impugnato. Stava prendendo appunti, quando quelle due parole gli tornarono alla mente. Aveva già sentito quei suoni, ma non ricordava quando: era tutto così annebbiato e confuso attorno alla storia che aveva da narrare quella frase spezzata.
Un frammento di un sogno? Una citazione dimenticata di un libro? Non sapeva spiegarselo, eppure gli era familiare.
Abbassò lo sguardo, cercando tra i quaderni e i libri un appiglio mnemonico a riguardo, ripetendola più volte a fior di labbra, silenziosamente. Nulla da fare.
Durante la lezione continuò a pensarci, cercando una reale soluzione, tra le tante che vagavano nella sua mente, invano. 
‘Che strano… É come se avessi la risposta sulla punta della lingua, eppure sembra così lontana…’ pensò, arrotolandosi nervosamente una ciocca di capelli rossi. Per qualche istante ne osservò le punte, che libere si dirigevano un po’ dovunque.
“Rin?”
Sosuke guardava perplesso l’amico, porgendogli la portamine, caduta precedentemente. L’altro porse lo sguardo su di lui un istante dopo, tirando un grosso sospiro.
“Oi, Sosuke. Grazie mille” disse, riprendendosi la matita.
“Figurati. Anche oggi c’é allenamento?”
“Ovviamente, che domande fai?”
Rin guardò la punta piatta della mina caduta; premette diverse volte la portamine, ma da essa uscivano solo frammenti di grafite.
“Che palle, si è rotta”
“Immagino, quando cadono questi arnesi è sempre una seccatura” disse, sospirando. “Che dici, iniziamo ad andare in mensa?”
“Un attimo, io ho da sistemare ancora la cartella”
“Se non ti muovi mi prenderò tutto il riso al curry”
“Tsk”
Rin sbuffò, mentre infilava nella borsa scartoffie e libri di testo velocemente. Sosuke lo guardò sorridendo beffardo.
“Ah, e appena puoi prestami gli appunti di inglese, per piacere”
“Sì, certo. Nient’altro, signorino?” 
Mentre percorrevano il corridoio, Rin prese a calciare il retro della gamba dell’altro, con l’intento di infastidirlo.
“Una limousine personale. Mi faresti davvero felice”
Improvvisamente si bloccò. Guardò Sosuke con aria spaesata: che fosse stato lui, in precedenza, a pronunciare quella frase? 
“Rin?”
“Sì, scusami” disse, riprendendo a camminare.

 

*

 

Quella mattina Nitori non riusciva a concentrarsi, nemmeno sforzandosi. Bastavano pochi istanti e la testa tornava a dedicare attenzioni agli avvenimenti accaduti la notte precedente. Il solo pensiero riusciva a rimandare tutte le sensazioni che aveva provato in quei minuti intensi. Riusciva ancora a percepire debolmente la morbidezza delle labbra del senpai, e quel semplice ricordo gli appesantiva il cuore, che nel frattempo stava sprofondando nel suo stomaco, facendo un sonoro ‘plof’. Durante tutte le lezioni quel bacio divenne il pensiero centrale nella testa del kohai.
Lui e Rin si erano rappacificati, ma sentiva che comunque il rapporto tra di loro si era raffreddato, sebbene di poco. E il recente cambio di stanza non avrebbe reso le cose più semplici: vedere Rin sarebbe stato ancora più difficile, ora che non condividevano altro che l’acqua in cui nuotavano. Ed è proprio in piscina che lo avrebbe rincontrato, in meno di una decina di minuti, e la cosa lo rendeva sempre più nervoso. Decise di passare in compagnia del suo lettore mp3 il tratto di strada che l’avrebbe condotto verso la palestra dell’istituto. Ci mise un po’ a scegliere una canzone che effettivamente gli piacesse, e dopo qualche minuto smise di sfondare il tasto forward del dispositivo con le dita.

“Perciò chiudi i tuoi occhi
Dammi un bacio della buonanotte
E dormi
Semplicemente, dormi

La parte più difficile è abbandonare i tuoi sogni”

Lasciandosi andare a quelle note ben scandite ma malinconiche, era riuscito a distrarsi da quei pensieri che dominavano la sua mente da ormai troppo tempo. Sospirò, a lungo, stringendosi forte il petto: non poteva fossilizzarsi su quel che era accaduto per il resto della giornata, sarebbe stato solo deleterio.
Arrivato nello spogliatoio, si guardò attorno più volte, alla ricerca di quella chioma rossa di cui sentiva già la mancanza, senza trovarla. Continuando a sospirare, appoggiò il borsone nell’armadietto, e cominciò a cambiarsi, quando, ad un certo punto, sentì la sua spalla sinistra accaldarsi. 
“Ciao, Ai”
Il ragazzo si girò di scatto, sorpreso: Rin l’aveva appena salutato. In un nanosecondo divenne paonazzo.
“B-buongiorno, Rin-senpai!” rispose, balbettando.
“Tutto bene? Guarda che ti voglio carico oggi!”
“Tutto a g-gonfie vele, senpai!” 
In un attimo, lo sguardo del kohai dagli occhi di Rin si spostò verso le sue labbra, leggermente dischiuse. Voltò il viso dalla parte opposta a quella dove si trovava Rin, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“Ottimo! Tra due minuti in vasca, non tardare” continuò il più grande, dando una sonora pacca sua spalla al ragazzo. Nitori sussultò, mentre osservava Rin avvicinarsi verso l’uscita dello spogliatoio: il senpai sembrava proprio di buon umore. 
‘Evidentemente ci sono rimasto male solo io… Dopotutto, non ho nessuna qualità particolare, come potevo pensare di poter interessare ad uno come lui?’ pensò, abbassando lo sguardo. In quel momento sentì il suo cuore impastarsi di sentimenti pesanti e tristi.
“Scusa, con permesso…”
“Oh, sì, scusami, sono proprio in mezzo al corrido…”
L’alta figura che gli era appena passata davanti non fece altro che intristirlo ulteriormente: la fissò attonito, mentre questa si sgranchiva la spalla destra in lontananza.
Sentì salire di nuovo quella forte fitta al ventre, e l’unica cosa che il corpo gli comandò di fare fu rilasciare delle salate lacrime. A testa bassa, si diresse verso la piscina, tuffandosi in essa per camuffare la tristezza del suo volto. Al suono del fischietto di Rin, cominciò a nuotare la prima vasca.

 

*


Una vasca.
Un’ultima vasca e l’allenamento sarebbe finito per oggi. 
Era questo, il pensiero che ossessionava i pomeriggi di Sosuke. Viveva quegli esercizi scandendoli con un countdown incessante, quasi fosse una tortura; più andava avanti, più la spalla gli gridava di smettere di sforzarla tramite bruciori e dolori pulsanti. Iniziava sempre come un fastidio molto leggero, impercepibile, ma appena iniziava a fare sul serio l’arto prendeva a ribattere, ad andare controcorrente. Ormai domare quella sofferenza diventava sempre più arduo, e la cosa rendeva il ragazzo ancora più depresso. Era il suo stesso corpo che si stava ribellando al suo volere, e sapeva che a breve non avrebbe potuto più nulla contro qualcosa di così concreto come un muscolo. 
Eppure, faceva tutto questo per un qualcosa di così astratto come un sentimento che si portava dietro ormai da troppo tempo. Boccheggiava, mentre eseguiva potente la sua nuotata a farfalla: non vedeva l’ora di poter uscire dall’acqua e di non vederla per qualche ora. 
‘Manca pochissimo, un ultimo sforzo’ pensava, mentre l’acqua gli bagnava il viso ripetutamente. 
Nel momento in cui la sua mano toccò il bordo della piscina si lasciò cadere sott’acqua, sfinito, più psicologicamente che fisicamente. Passò qualche istante fermo, ad occhi chiusi, giusto quel poco che gli serviva per ricaricarsi. La spalla si lamentava ancora, e con la mano se la strinse forte. Una volta in superficie, si tolse via violentemente la cuffia, lasciando liberi i capelli neri, con le punte sparse dovunque. 
“Che bomba, Sosuke!”
Il ragazzo alzò lo sguardo, e vide Rin sorridente, con il fischietto tra i denti che gli alzava un pollice di approvazione. Gli bastò quel sorriso per dimenticare il fastidio provato fino a poco prima. Gli bastava un semplice sorriso per dimenticarsi tutti i casini che aveva passato per rincontrarlo e rivedere quella faccia da schiaffi. 
Uscì dalla piscina, e si diresse verso l’amico, che giocava col cordoncino del fischietto che aveva al collo. 
“Hai davvero fatto un ottimo lavoro oggi, bravo!”
“Grazie. Dov’é la mia ricompensa?”
“Guarda che hai fatto solo il tuo dovere…”
“Sì, ma l’ho fatto per bene, mi merito qualcosa”
“Mio dio, quanto sei cretino…”
Si guardarono, e dopo poco scoppiarono a ridere, come erano soliti fare. In quel momento Sosuke avrebbe volentieri fermato il tempo, se ne avesse avuto il potere. Era in quei momenti, che si rendeva conto che per lui non era solo un semplice amico. 
Sorridevano, e sembravano felici.
Sorridevano, ma rendevano plumbeo l’umore di Nitori, che li guardava da lontano, e intanto se ne andava da lì, non potendo più sopportare il peso degli eventi che lo stavano schiacciando al suolo.

 

*

 

“Bentornato, Nitori-senpai! Oggi l’allenamento è stato terribile, non so te, ma mi sento a pezzi! Yaaaaaaawn, che fame che ho. No, in realtà ho anche sonno. Nitori-senpai, in questo caso dovrei dire che ho famonno o sonname? Eh? Eh?”
Nitori alzò un sopracciglio, piuttosto seccato: il nuovo compagno di stanza era davvero troppo esuberante per i suoi gusti, e non poteva far altro che abituarsi ai nuovi ritmi del coinquilino. Inoltre, sentirsi chiamare ‘senpai’ lo imbarazzava, gli sembrava troppo strano per essere vero, visto che fino a quel momento il senpai era sempre stato qualcun altro.
Osservò Momotaro che, mentre si stiracchiava sul letto a castello, arrivò ad appoggiare i piedi sul soffitto.
“Guarda, Nitori-senpai! Sono Spiderman! Chiamami il Peter Parker della Samezuka!”
Nitori si spalmò il palmo della mano sul viso nel giro di un nanosecondo.
“Momo-kun, è tardi, non sarebbe il caso di abbassare la voce a quest’ora? Potresti disturbare”
“Oh, hai ragione. Piuttosto, dove sei stato finora? Fai sempre così tardi dopo gli allenamenti?”
“Ah, scusa per il ritardo. Dovevo restituire dei libri ad un mio compagno di classe”, disse, mentendo. Aveva passato l’intero pomeriggio sotto un albero del viale dell’istituto, rimuginando numerose volte su quel che gli era capitato in quei giorni intensissimi, ottenendo come risultato solo un incredibile mal di testa.
“Ah, non te l’ho detto, ma penso si sia capito”, continuò il rosso, “Ma ho intenzione di dormire qui sopra” disse, schiaffeggiando il materasso del piano superiore. “Per te va bene?”
“Oh… Nessun problema”
“Yahoo!” urlò Momo, gettandosi a peso morto sul materasso. Nitori sorrise amaramente.
Poco dopo, entrambi si prepararono per andare a dormire. Dopo essersi lavato i denti, Nitori si appoggiò sul letto, sbadigliando. Disteso, aggrappò il cuscino, fiondandoci la testa dentro. Non ci volle molto prima di iniziare a percepire debolmente un aroma proveniente da quel cuscino. Stranito, il ragazzo appoggiò il naso vicino al tessuto, cercando di codificarne una esatta provenienza. Qualche istante dopo, realizzò il tutto, pigolando nel buio.
‘…è il profumo del senpai’
Il cuore di Nitori sobbalzò, ma non riusciva a capire se di felicità o di tristezza: stava dormendo nel letto in cui aveva dormito Rin, ma Rin non era lì con lui. Il senpai non era più lì, in quella stanza, e la cosa lo mandava in bestia. Improvvisamente sentì il petto infiammarsi di rabbia mescolata a malinconia. 
‘Se fossi stato più maturo, tutto questo non sarebbe accaduto’ pensò, mentre le lacrime gli rigavano il viso.
Singhiozzando, gli tornò in mente la canzone ascoltata quel pomeriggio:

“Chiudi i tuoi occhi
Dammi un bacio della buonanotte
E dormi
Semplicemente, dormi”

Cullato da quelle parole meste, si addormentò, sfinito dai suoi stessi sentimenti.
 

******

Angolo dell'autrice:
No, non sto bene, ve lo dico. Questo capitolo è stato un parto, e mi scuso per il ritardo.

Non voglio fare promesse vane, ma spero di non essere più così stronza con Nitori. Gli voglio tanto bene, voi testimoni.
Spero possa piacervi, nonostante sia ancora piena di dubbi riguardo la stesura.
Ah, prima che me ne dimentichi: la canzone è "Sleep", dei My Chemical Romance.
Passate a dire la vostra con una recensione!
Un saluto,
- Chri

   
 
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