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Autore: Ginny McCartney    01/10/2014    0 recensioni
Tutta Panen è in fremito per i 74° Hunger Games che sono alle porte. Intanto, nel Distretto 13, una ragazza, Iris Anderson, è pronta a rompere la sua monotonia. Scoprirà che non è la sola ad essere pronta, non è la sola a voler sfidare Capitol City e il suo distretto che continua a nascondersi.
Scoprirà come un'idea, può essere l'inizio di una ribellione.
*Parallela alla storia - Missing Moments |Prospettiva dal Distretto 13|
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: Il Progetto, Il Segugio e le Conseguenze

(La verità sulla Prima Resistenza)

 
Quando rientro nella tenda mi addormento appena posato il viso sul cuscino. Avevo bisogno di quella conversazione, avevo bisogno di sapere e di capire. Leiden Vobis mi aveva dato la possibilità di dormire tranquilla, almeno per questa sera.
-Anche tu hai litigato col cuscino?-
Non mi aveva nemmeno visto, eppure sembrava sapere perfettamente chi fossi. Dopo avermi invitata a sedere, iniziò a rispondere alle domande che mi tormentavano senza nemmeno chiedermi quali esse fossero.
-Ero un grande amico dei tuoi genitori … ma ne è passato di tempo dall’ultima volta in cui ho avuto il piacere di parlargli. Dieci anni per essere precisi. Vedi, tuo padre non era per niente come voleva far credere, non lo è mai stato. Immagino, tuttavia, di doverti narrare la storia dal principio.
I tuoi nonni, come saprai, erano importantissimi membri del Consiglio, orgoglio del Distretto 13 sotto ogni aspetto e persone dal carisma innato. Tuo padre… beh, almeno l’ultima capacità l’aveva ereditata appieno. Lui era quel ragazzo che tutti conoscevano, di quelli che non pranzavano mai da soli; era il racconta storie dalle mille esperienze e idee, il primo della classe ed il casinista per eccellenza. In qualsiasi cosa si potesse essere famosi, lì trovavi tuo padre al primo posto. Anche gli adulti trovavano quell’animo ribelle qualcosa da ammirare, tutti tranne uno. Suo padre.
Il Sig. Anderson non ha mai badato a cose passeggere come popolarità ed ammirazione. No, lui vedeva solo “il progetto”. Ricordo ancora l’amarezza con cui ne parlava tuo padre: seguire le sue orme ed entrare a far parte del Consiglio. Carl, però, era di tutt’altro avviso … Vedi, ormai sono parecchi anni che è stato rimosso, ma prima c’era la possibilità di lavorare come esploratori incaricati: in pratica ti erano assegnate delle missioni da andare a svolgere fuori dal Perimetro. Ti lascio immaginare il motivo per cui è un ruolo ormai estinto: la gente non tornava. Eh sì, e non perché ci fossero chissà quali pericoli, ma perché una volta respirato il profumo della libertà non se ne può più fare a meno. Ed era proprio questo che era capitato a tuo padre, lui era riuscito con le sue amicizie a trovare diversi modi per uscire dal Perimetro, anche se solo per poco, e presto non poté più farne a meno. Nel suo gruppo di amici più stretti c’erano: Clark Bakery (detto “il Pazzo”), Siirry Framat (la Fredda), e Hur Vacker (che chiamavano Eros perché piaceva a tutte le ragazze). Ed io… ero lì che guardavo da lontano, nel tavolo sempre vuoto, con le spalle curve e lo sguardo basso.
Un giorno tuo padre mi si avvicinò e si sedette accanto a me. Provò ad instaurare una conversazione ma io ero troppo chiuso, così, alla fine, mi disse solo: “Senti, se continui a chiuderti fuori da tutto e tutti nessuno saprà mai quanto puoi essere utile. Ti ho visto a lezione, oggi, hai costruito un automa in meno di un’ora… Ascolta, ho dei progetti, io. E i miei amici sono con me. Ma uno come te, beh, non si trova da nessuna parte. Hai tanto da offrire, devi solo provare a portarlo agli altri.”. Mi fece l’occhiolino e mi lasciò lì. Per tutta la mia vita da quel momento, il mio unico scopo è sempre stato portare agli altri tutto ciò che potevo ed è essere utile a chiunque ne avesse bisogno. Sono fiero di aver conosciuto tuo padre.-
Ero confusa, mio padre sembrava fantastico da quello che diceva il vecchio, allora come poteva essere cambiato tanto?
-Scusi…-
-Leiden, Leiden Vobis.-
-Scusi Sig. Vobis, non capisco. Io non ho questa immagine di mio padre, quando…-.
-Quando è diventato il secondo della Coin, sempre fedele al Distretto 13?-
-Già. -
-Credo sia iniziato tutto dal “progetto”. Quello di tuo padre e quello di tuo nonno; ti assicuro, cara, che tua madre non faceva parte di nessuno dei due. Judy aveva perso i genitori a soli cinque anni e da lì aveva imparato a badare a se stessa e al fratello minore. Nel periodo in cui incontrò tuo padre, aveva ottenuto un lavoro temporaneo al bancone della mensa, giusto per racimolare un po’ di soldi dopo la scuola. Ricordo la storia alla perfezione, tuo padre non faceva che ripeterla con lo sguardo perso.
Non riusciva a decidere cosa prendere così, tenendo gli occhi fissi sulle schifezze che ci rifilavano, chiese: “Cosa mi consiglia?”. Ma non era stata la voce della vecchia e grassa Sig. Strogen, la cuoca che era solita servirci, a rispondergli “Non saprei, se trovi qualcosa che non sembra stare per prendere vita o appena uscita dallo stomaco di qualcun altro... ”. Davanti a lui c’era una ragazza bellissima dagli occhi del colore del bosco, era come guardare tutto ciò che amava attraverso il viso angelico che aveva davanti. Rimasero un po’ così, fermi a sorridersi, finché la gente dietro di loro non iniziò a mormorare affamata. Da quel giorno, tua madre diventò il progetto di Carl. Trascurava noi della banda per andare ai corsi che seguiva lei, ed era sempre distratto. Alla fine, io andai da lei e la invitai a venire a una nostra riunione. Da quel giorno, ho conosciuto la vera Judy Mod. Era determinata, coraggiosa e incredibilmente intelligente. Entrò subito nella banda: era “la Mina”. Poi, un giorno, suo fratello spiò una nostra riunione e ci supplicò di entrare anche lui. Stavamo diventando troppi, dicevano alcuni di noi, ma Carl non era di quel parere: sapeva che stavamo per iniziare qualcosa di grande e ci serviva ogni genere di talento. E fu così che noi, sette ragazzi dalla vita sottosopra, fondammo la Prima Resistenza. Il Pazzo, la Fredda, l’Eros, il Segugio (Eric Mod), la Mina, il Comandante e… l’Automa. Già, non avevo un bel soprannome, tuo padre lo detestava. Diceva che non mi si poteva chiamare “burattino”, ma gli automi erano la mia specialità ed io non sono mai stato uno che se la prende. Lavoravo per gli altri, svolgevo i compiti utili, insomma era un soprannome abbastanza corretto.
Ad ogni modo, la cosa più importante che avvenne in quegli anni fu la creazione della Terza Uscita. L’idea fu di tua madre, io la aiutai nei progetti, a tuo padre toccò l’arte di costruirla, io lo aiutai a farlo. Ma avevamo clamorosamente sbagliato calcoli: avevamo scavato affianco al percorso elettrico, cosa che procurò un bel segno alla gamba di tuo padre. Così iniziammo un nuovo progetto, più lungo e accurato, un progetto che non ha mai visto la luce. Il Segugio aveva fame, si era sempre nutrito con le storie sull’esterno, con la visione della libertà, e adesso non riusciva più a farsele bastare: non si accontentava più degli avanzi, voleva il piatto principale. Un giorno, senza avvisare nessuno di noi della banda, uscì dalla Terza Uscita. Divorò tutta la libertà che riusciva a sentire e tornò indietro, solo che al ritorno, inebriato dalla felicità, fu poco cauto e la fortuna non gli sorrise. Eric morì avendo ancora l’odore della libertà sotto il naso, come il migliore dei segugi.
Tua madre non riuscì a reggere la cosa e passò davvero un periodo terribile. Nel frattempo, al Consiglio, un tentativo di fuga non passò inosservato. Tuo nonno fu incaricato di andare a fondo della storia, e il Sig. Anderson non prendeva mai un compito alla leggera. Trovò subito la nostra banda.
Disse a Carl che, in quanto minorenne, sarebbe solo stato incarcerato e non giustiziato. A tuo padre non importava nemmeno un po’, non finché gli fu nominata Judy. A quel punto cedette e implorò il padre con il quale strinse un patto: avrebbe coperto la faccenda se lui avesse messo la testa apposto e avesse seguito il progetto. Tuttavia, noi altri non potevamo essere inclusi nell’accordo, e prendemmo anche noi per la prima volta la Terza Uscita: scappammo dal Distretto 13, senza conseguenze per fortuna.
Carl mantenne la promessa, fece tutto secondo i piani: trovò il lavoro raccomandato dal padre, sposò Judy ed ebbe due meravigliosi figli. Ma vivere secondo uno schema del genere equivale ad un lavaggio del cervello, se ti ritrovi nel Consiglio ti vengono mostrati i fatti solo da un punto di vista… il loro.
Tuo padre finì per credere in quello che gli veniva detto, anche se non senza qualche ripensamento. Forse tu non lo sai, ma tuo padre soffriva di profonde crisi d’identità. Lo so perché quando formammo la Prima Divisione e tornammo vittoriosi dall’Incursione della Rete, io mi accorsi di non essere più utile lì e tornai, insieme a Clark e ad altri tre miei coetanei provenienti dal Distretto 4, nel 13.
Carl veniva sempre da me quando stava male. Anche quando gli fu chiesto di diventare Primo Ministro. Poi tuttavia, dalla tua nascita, le crisi diminuirono sempre più, fino a quella di dieci anni fa.
Tuo padre mi raccontò che eravate tutti a cena, nella terza giornata dei 64° Hunger Games. In un momento di silenzio, tu avevi affermato: “Papà, perché quei bambini si uccidono? Perché non gli dici di fare la pace?”.
Lui non aveva saputo cosa risponderti e quella sera stessa, iniziò a piangere inginocchiato davanti al letto. Tu avevi sentito che piangeva e ti eri avvicinata per confortarlo ma, ti assicuro, in quei momenti non era in sé. Ti spinse via e ti chiuse la porta dietro, poi venne da me.-
Ricordavo quel giorno, ero corsa via piangendo ed ero passata per un corridoio dove, come ho scoperto solo un anno fa, Nate mi aveva visto per la prima vera volta.
-Non abbiamo più parlato da quel giorno. Questo è il mio più grande rimpianto. Sono davvero un semplice automa, non ho mai fatto più di quello che mi veniva chiesto. -
-Beh, io non le ho chiesto nulla, eppure le sono infinitamente grata. Avevo bisogno di sapere, grazie. -
-Forse è questo che intendeva tuo padre: devo essere utile, ma non perché mi viene chiesto, perché ho qualcosa da dare…-
Non ce l’aveva con nessuno in particolare, parlava con uno sguardo perso ed intanto si alzava, lasciando quella frase ferma, come se ci fosse ancora qualcos’altro da aggiungere.
Per il momento, mi bastava quello che sapevo.
-Credo sia inutile augurarti buonanotte, l’alba sta per mostrarsi e il tempo per fare pace col cuscino è decisamente poco prima che ci sveglino. - Mi regalò un ultimo sorriso, increspando la pelle irruvidita dagli anni, e notai una cicatrice ampia che il lume della luna metteva in risalto solo ora. Poi, con un cenno ci congedammo.
Entrai furtiva nella tenda e sprofondai in sogni stranamente quieti. Il problema è che non ebbi nemmeno il tempo di capirli, perché Seule era già lì a scuotermi. –Andiamo, Iris, sono già tutti in piedi!-
Mi sembrava di aver dormito circa cinque minuti, ma non contestavo una che nonostante il gesso al braccio si stava allenando con i coltelli in modo maestrale.


Ed eccomi qui, sono tornata, spero di non avervi perso del tutto! Sto facendo del mio meglio perciò fatemi sapere che ne pensate, se c’è qualcosa che non quadra, se non capite qualcosa … qualsiasi siano i vostri pensieri. Potete inviarmi un messaggio privato o recensire, per me è uguale. Grazie sempre di leggere ;)
-Ginny
  
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