CAPITOLO
N. 5 “
PUREZZA”
Ormai
era in viaggio da cinque giorni.
Dovette
fare il giro inverso, perché, quello che
passava da Lom a Molins era pieno di soldati.
Ora,
Lein si trovava davanti alla città di Way e,
mentre ne varcava l’entrata, stremata dal viaggio
pensò “Spero di
incontrare qualcuno di gentile, perché
sono davvero stravolta…”
, ma, mentre
questo pensiero le turbinava nella testa, una decina di soldati armati
la
circondarono.
Lein
cercò una via di fuga ma, i soldati strinsero
ancora di più il cerchio.
Lein
era davvero spaventata…
“Ciao,
mocciosa, dove va i di bello ?”, le chiese
un soldato in tono arrogante.
“Sto
cercando una locanda per poter riposare.”,
gli rispose Lein cercando di mantenere la calma.
I
soldati risero e, il primo che aveva parlato le
disse sorridendo: “No. Mi spiace,
tu
verrai al palazzo della regina Lisa.”
Lein,
per niente disposta a obbedirgli, gli
rispose: “ Non ci penso nemmeno. E poi,chi è
questa regina Lisa ? Non ne ho mai
sentito parlare.”
Il
soldato che aveva parlato prima, non le rispose
e sorrise soltanto.
Improvvisamente,
Lein perse i sensi e cadde per
terra.
Infatti,
a un cenno del soldato che le aveva
parlato, un altro soldato colpì Lein al collo facendole
perdere i sensi.
“Molto
bene, soldati. Ora portiamo questa mocciosa
al principe Rik; sono certo che l’apprezzerà
molto.”, disse loro il soldato che
aveva parlato prima.
Così
dicendo, due soldati sollevarono Lein e,
seguiti dagli altri si diressero verso il palazzo della regina Lisa.
Ormai
era giunto il tardo pomeriggio…
Il
sole, lentamente stava tramontando
sulle case di Way e assunse una
sfumatura tra
l’arancione e l’oro…
Way
era una piccola cittadina situata
a
sud ovest del fiume Ileno ed era immersa nella pianura.
La
cittadina era governata dalla famiglia Ceni,che
era formata da Re Itos (un uomo ricco e prepotente), la regina Lisa
(una donna
acida e priva di compassione tranne che per i suoi familiari) e da Rik,
il
figlio dei due sovrani.
La
regina Lisa era molto famosa perché
imponeva agli
abitanti di Way di
vestirsi secondo i suoi gusti, solo suo marito e suo figlio potevano
vestirsi
liberamente.
Purtroppo,
anche tra gli abitanti della città era
diffusa la mentalità della regina, infatti, chi non aveva il
vestito nuovo
(ogni due settimane) veniva declassato e considerato inferiore.
Poco
distante dal centro della città era situato
un immenso parco verdeggiante al quale ogni abitante doveva prestare la
maggiore attenzione, perché, chiunque lo sporcasse veniva
punito dai sovrani in
persona.
L’acqua
delle fontane del parco era fresca e
cristallina.
In
questo parco c’erano tre bambini che giocavano
a palla e, tutti e tre indossavano il vestito della settimana.
Ad un
tratto comparve un quarto bambino che chiese
agli altri di poter giocare con loro.
L’ultimo
bambino arrivato però, non aveva il
vestito della settimana, ma era vestito con abiti modesti fatti in
casa.
I tre
bambini lo squadrarono e, uno di loro gli
disse acidamente: “ No ! Non puoi giocare con noi ! Non hai
neanche il vestito
di questa settimana !”
“Lo
so. Ma la mia famiglia è
molto povera e non può permettersi di
comparare un vestito ogni due settimane.”, gli rispose il
bambino più piccolo
sull’orlo delle lacrime.
Gli
altri tre bambini risero e, uno di loro disse
al nuovo venuto : “ Allora arrangiati ! Noi giochiamo solo
con quelli del
nostro livello !”.
“Cose
da matti ! Non posso crederci !”
, pensò qualcuno fino a quel momento nascosto da alcuni
cespugli…
Qualcuno,
che, fino a quel momento aveva assistito
alla scena comparve davanti ai quattro bambini e disse ai tre bulletti,
in tono
arrabbiato : “Siete degli stupidi ! Non si giudica qualcuno
dall’apparenza.”.
I
quattro bambini si voltarono di colpo e videro
un ragazzo di diciassette
anni, con i
capelli biondi, gli occhi azzurri, e di statura abbastanza elevata.
Il
ragazzo era vestito con dei pantaloni
grigi e una maglietta a mezze maniche su cui
c’era una felpa di lana verde smeraldo.
Il
ragazzo aveva un’espressione arrabbiata e
fissava i tre arroganti.
Dopo
la sorpresa iniziale, uno dei bulli esclamò :
“ Ma tu sei Rik: il figlio della regina Lisa !”
Il
bambino più piccolo, si rivolse a Rik e gli
disse in tono supplicante: “ Ti prego, non dire
a tua madre che la mia famiglia non compra i vestiti ogni
due settimane
o finiremo nei guai !”
“Non
preoccuparti. Non le dirò nulla e poi penso
che questa regola dei vestiti sia inutile e stupida.”, gli
rispose gentilmente
il ragazzo sorridendo.
“Grazie
!” , esclamò il bambino piccolo commosso.
“Vieni.
Andiamo a giocare a palla, ti va ?” , gli
chiese Rik sorridendo.
I tre
bulli restarono di stucco e non riuscirono a
proferir parola dallo stupore.
Nel
frattempo, Rik conobbe il bambino.
Si
chiamava Frank e aveva undici
anni.
Era
ormai sera inoltrata quando Rik tornò a casa
e, incontrando sua madre all’ingresso del palazzo
capì, dalla sua espressione,
che, di lì a poco sarebbe successo qualcosa.
Infatti,
la madre gli disse sorridendo: “Ciao,
Rik. Seguimi, c’è una sorpresa per te.”
Rik,
conoscendo sua madre cominciò a preoccuparsi
ma la seguì lungo l’interminabile corridoio che
conduceva alla sala del Trono.
“Mamma,
cos’hai combinato questa
volta ?”, le domandò Rik.
La
madre sorrise e rispose al figlio: “Niente,
Rik. Non preoccuparti. Ora vedrai.”
Quando
finalmente, Rik e sua madre entrarono nella
sala del trono, il principe di Way vide una ragazza dai lunghi capelli
azzurri
e gli occhi verdi che li fissava minacciosa.
La
ragazza aveva i polsi legati da una corda, la
quale era legata all’altra estremità ad un palo di
legno nel centro della
stanza.
Il
soldato che era vicino al palo disse a Rik in
tono solenne: “Mio sovrano, questo pomeriggio, mentre
perlustravo la città con
i miei soldati, ho trovato questa ragazza che era in cerca di un posto
per
riposare, quindi ho pensato di portargliela. Sicuramente le
farà molto
piacere.”
Rik
rimase sconvolto da quello che era successo.
Rik,
non sapeva che fare ; era arrabbiato e triste
nel vedere quella povera ragazza legata.
Lui
non ammetteva queste cose !
Purtroppo,
i suoi genitori erano crudeli e,
l’unico modo per salvare quella ragazza era stare al gioco,
quindi, Rik disse :
“Grazie, comandante Vark. Apprezzo molto il tuo
dono.”
“Senza
contare che sei grande ormai, quindi devi
prender moglie.”, gli disse la madre.
“Cosa
? Ho solo diciassette anni !”, esclamò Rik
imbarazzato.
Lein
sentendo quelle parole esclamò furiosa: “Cosa
?! Dovrei sposarmi
con lui ? Non ci
penso nemmeno !”
Tutti
si voltarono verso la ragazza e, il soldato
le diede una frustata che la fece accasciare al suolo, poi le disse in
tono
minaccioso: “Non azzardarti mai più ad avere quel
tono con il principe di Way !
Hai capito ?!”
Lein,
ancora più incollerita, gli rispose : “Non
sono affari tuoi ! Sposatelo tu se ci tieni !”
Il
soldato frustò nuovamente Lein, poi sorrise con
aria malvagia.
“Mannaggia
a te ! Perché non stai zitta ? Non capisci che
così ti cacci solo nei guai ?!” ,pensò
Rik guardando la
ragazza.
Rik,
furioso capì che doveva agire subito o per
quella ragazza, le cose si sarebbero messe davvero male.
“Allora,
ti piace ? Sennò, tuo cugino Janpol
ha detto di essere interessato.”, gli disse
sua madre.
Rik
le rispose: “ Sì ! Voglio che sia mia !”
La
madre, soddisfatta sorrise e gli disse: “ Bene,
Rik. Allora prendila.” , e uscì dalla sala.
Rik
si avvicinò alla ragazza e, sciogliendo la fune
legata al palo, le ordinò, nel tono più crudele
che riuscì ad avere: “Avanti,
alzati !”
Lein,
sofferente, ma ancora arrabbiata gli rispose: “
No ! Non prendo ordini
da nessuno !”
Il
soldato fece schioccare la frusta con
l’intenzione di colpire la ragazza, ma, il ragazzo si mise
davanti e si fece
colpire apposta facendogli credere
che
fosse un incidente.
Il
soldato, terrorizzato disse a Rik : “ Oh…mi
scusi. Non avevo intenzione di colpire Lei. Mi perdoni !”
Lein,
invece si era accorta che Rik l’aveva fatto
a posta per proteggerla e ne era rimasta sbalordita.
Rik
disse furente
al soldato: “Sparisci subito e forse ti
perdonerò !”
Il
soldato obbedì e svanì
dietro la porta della grande sala.
Rik,
poi si abbassò verso Lein e le sussurrò :
“
Stai al gioco.”
Lein,
stupita voleva chiedergli spiegazioni, ma,
l’improvvisa entrata del padre di Rik glielo
impedì.
Il re
era un uomo grassottello, con gli occhi
azzurri e i capelli biondi, poi, avvicinatosi al figlio gli disse
allegramente:
“Ciao, figliolo. Tua madre mi ha detto tutto e sono felice
per te.”, poi
guardando verso Lein disse:” Sono sicuro che sarà
un’ottima moglie !”
Lein
stava
per rispondere incollerita, ma, un pizzicotto di Rik
glielo impedì.
“Grazie.
Ora devo portarla in camera per
domarla.”, gli rispose Rik.
Quando
i due ragazzi arrivarono nella camera di
Rik, il ragazzo si mise a cercare qualcosa.
Nel
frattempo, Lein, furiosa gli chiese: “Si può
sapere da che parte stai ?”
Rik,
indignato le rispose: “ Sto solo cercando di
aiutarti ! E poi non prendertela con me ! Che c’entro io
?!”, poi, si voltò
nuovamente per riprendere la ricerca del misterioso oggetto.
Lein,
ammutolita da quella frase non ribattè e
osservò il ragazzo.
Rik
si voltò verso la ragazza impugnando un
coltello dalla lama affilata.
Lein,
terrorizzata esclamò : “ Ehi ! Cos’hai
intenzione di fare con quel coltello ?!”
“Non
preoccuparti. Voglio solo slegarti.”,
e le si avvicinò
liberandola dalla fune che le legava i polsi
usando il coltello.
“Grazie.”,
gli disse Lein quando fu libera e
massaggiandosi i polsi continuò a guardare incuriosita quel
ragazzo.
“Figurati.”
, le rispose Rik, poi chiese: “Come ti
chiami ? Da dove
vieni ?”
Lein,
sospettosa, gli chiese: “ Cosa vuoi da me ?”
Rik,
comprendendo la diffidenza della ragazza, le
rispose: “Stai tranquilla. Non voglio tenerti qui contro la
tua volontà. Appena
sarà possibile ti farò scappare. Fidati di
me.”
Lein
fissò quegli occhi azzurri
e, alla fine cedette.
“D’accordo.”,
disse la ragazza e spiegò a Rik la
sua storia.
Quando
la ragazza ebbe finito di narrare le sue
avventure, Rik iniziò a parlarle di se.
“Non
ce la faccio più a vivere così ! I miei
genitori sono così crudeli. Io odio le tirannie e vorrei
fuggire da tutto
questo.”, le disse il ragazzo.
Lein,
sbalordita, gli disse: “Ma hai tutto quello
che vuoi !”
Rik
la guardò intensamente negli occhi, poi le
rispose: “Non ho la cosa più importante: la
libertà ! Prima, ad esempio sono
stato costretto a trattarti male per salvarti. Poi devo obbedire a due
persone
di cui non approvo minimamente la mentalità…non
è facile fingere giorno per
giorno, sai ?”
Lein,
con aria afflitta, gli rispose: “Ti capisco.
Ma sarebbe difficile far avverare il tuo sogno; dare la
libertà a tutte le
persone del mondo. Sarebbe davvero bellissimo !”
Appena
la ragazza finì di pronunciare quelle
parole, sul palmo della sua mano sinistra comparve una stella a sei
punte che
si illuminò di azzurro.
Poco
dopo, anche sulla mano sinistra di Rik si
ripetè lo stesso fenomeno.
I due
ragazzi si guardarono sconvolti.
“Cos’è
?” , chiese Lein perplessa.
“Non
ne ho idea.”, le rispose Rik sbalordito.
“Comunque,
credo che sia meglio tenere nascosto
questo stemma. Almeno fino a quando non sapremo
cos’è.”, disse Lein
preoccupata.
I
giorni trascorrevano tranquilli al palazzo di
Way e, Rik e Lein andavano sempre più d’accordo e
recitavano davvero bene in
presenza dei sovrani !
Man
mano che i giorni passavano, i due ragazzi
stavano aprendo i loro cuori all’altro e, lentamente, stavano
diventando molto
di più che semplici amici e, a loro insaputa, stavano
facendo avverare
un’antica leggenda…
Tra i
due ragazzi si stava sviluppando un’amicizia
molto profonda.
Rik e
Lein andavano in giro per Way e tornavano
solo per mangiare.
Una
mattina, mentre erano al parco della città, i
due ragazzi,che in quel momento erano seduti in un prato verde
chiacchierarono
un po’.
Più
Rik conosceva quella ragazza e più se ne
sentiva attratto e, la stessa cosa valeva per Lein nei confronti di Rik.