CAPITOLO
N. 7
“MOLINS SOTTO ASSEDIO”
Il
sole tramontò malinconico dietro i grattacieli
di Molins, lasciando il posto a una dolce sfumatura blu-fucsia, che,
lentamente
stava coprendo il cielo notturno.
La
grande città era tetra e silenziosa, niente si
muoveva all’interno delle sue mura.
Molins,
verso sera sembrava davvero una città
fantasma anche se, i
locali erano pieni
zeppi di gente che ballava e si divertiva.
L’unica
cosa che si muoveva all’interno di quella
città erano i capelli castani di Ken che volavano
alla dolce brezza della sera.
Ken
era sul grattacielo più alto della città e
guardava tutte le luci di Molins da lassù.
Quello
era il suo posto preferito, perché da lì
poteva vedere tutta Molins, le montagne che c’erano oltre e
delle terre selvagge
che avrebbe tanto voluto visitare prima o poi.
Lo
sguardo di Ken esprimeva
una grande malinconia, il ragazzo pensò
“Chissà se un
giorno potrò andare via da
qui ? Chissà cosa c’è oltre queste mura
di cemento ?”
Ken
aveva un unico sogno: andare via da Molins per
sempre e non tornare mai più.
Lui
avrebbe tanto voluto viaggiare in
continuazione per scoprire il mondo e conoscere nuove persone, in
attesa di
trovare quelle giuste.
Ken,
in compagnia dei suoi pensieri, si diresse
verso casa.
Quella
notte, Ken dormì un sonno irrequieto, come
se avesse il
presentimento che, molto
presto sarebbe successo qualcosa di brutto…
Il
mattino dopo, Ken si svegliò a suon di
esplosioni e di grida terrorizzate.
Ken,
preoccupato andò subito a svegliare sua
madre.
La
madre, in tono agitato, gli disse: “Forse non è
ancora troppo tardi ! Sbrigati ! Allontanati da Molins, subito
!”
“Cosa
? Ma che stai dicendo ? Tu cosa farai ? Non
posso lasciarti qui !”, le rispose Ken spaventato.
La
madre, in tono severo gli rispose: “ Ho detto
VAI ! Non fartelo ripetere ! E non farti prendere da quei soldati !”
Ken
obbedì e, dopo aver preparato uno zaino
con un
po’ di cibo salutò
sua madre per l’ultima volta ignorando
il motivo per il quale sua madre non fosse andata con lui.
La
madre lo guardò uscire e pensò
“Buona
fortuna, Ken. Ne avrai davvero bisogno
!” e si diresse anche lei
verso l’uscita decisa ad attirare l’attenzione dei
soldati su di lei, in modo
da permettere al figlio di fuggire da Molins.
Quando
il ragazzo uscì dal suo palazzo, si guardò
introno e, mentre correva all’impazzata per raggiungere i
confini di Molins
restò allibito dall’atroce massacro che si
presentò ai suoi occhi.
In
città, il panico dilagava.
Molins
era piena di minacciosi soldati a cavallo
vestiti con armature completamente nere che maneggiavano terribili
spade contro
gli abitanti indifesi.
Ovunque
c’era gente che scappava
e che urlava disperata.
Maghi
e Cavalieri stavano gettando Molins nel
panico più nero…
Tra
le magie e gli incantesimi dei maghi e le
azioni violente dei soldati, nella città c’ero lo
scompiglio totale.
“Devo
sbrigarmi.” pensò Ken mentre
attraversava di corsa la città.
All’improvviso,
davanti a Ken comparve un uomo sui
sett’anni, che, sofferente, si accasciò al suolo.
Ken,
sconvolto, si chinò su di lui e gli chiese:
“Cosa sta succedendo ? Posso aiutarti ?”
L’uomo,
per un primo momento, lo guardò
intensamente, poi, con un gran vigore nella voce, gli rispose:
“ L’Esercito del
Nuovo Ordine ci ha attaccati. Ha sterminato la famiglia Lison. Tu sei
l’unico
che possa fare qualcosa ! Scappa e non farti…” ma,
improvvisamente dalla gola
dell’uomo spuntò una lama insanguinata.
Infatti,
un soldato nemico aveva
ucciso l’uomo prima che potesse finire
la frase.
Ken
si alzò di scatto e si accorse che una decina
di soldati vestiti di nero lo avevano circondato.
Il
soldato assassino, dopo aver estratto la sua
spada dalla gola del malcapitato Ken
e
gli chiese sorridendo con voce gentile, che, però celava
molta cattiveria: “
Come ti chiami, ragazzo ?”
Ken,
adirato per l’uccisione dell’anziano gli
rispose: “ Non sono affari tuoi !”
Il
soldato sorrise e , poco dopo, Ken fu bloccato
alle braccia da due soldati.
Il
soldato di prima, avvicinandosi al ragazzo, gli
puntò la spada alla gola e chiese nuovamente :
“Non ho sentito, ragazzo. Come
ti chiami ?”
Ken,
non avendo altra scelta, gli rispose: “Ken.”
Il
soldato abbassò la spada e gli chiese: “ Bene,
Ken. Dove stavi andando ?”
Ken
gli rispose: “ Non lo
so.”
Il
soldato incuriosito, gli chiese: “ Come non lo
sai ?!”
Ken
tacque, perché aveva detto la verità.
Sua
madre gli aveva solo detto di lasciare Molins
e non dove andare.
I
soldati a un cenno del loro comandante
lasciarono andare Ken.
“Va
bè, non importa.”, disse il soldato con aria
divertita, poi continuò il discorso rivolto al ragazzo :
“Io sono il comandante
Grover e faccio parte dell’Esercito del Nuovo Ordine.
Perché non ti unisci a
noi ?” , e guardò
anche gli altri
soldati.
Ken
si sarebbe aspettato tutto da quell’uomo
crudele ma, sicuramente, non quella bizzarra proposta.
Il
ragazzo era sbalordito e spaventato al
contempo.
“Ma
come puoi chiedermi una cosa simile ?” ,
chiese Ken infuriato a Grover.
Grover,
facendo il finto tonto, gli chiese
stupito: “Perché ? Cos’è
successo ?!”
Ken,
ancora più adirato gli rispose: “Avete
attaccato questa città e state massacrando
della gente innocente e indifesa ! Ecco
cos’è successo !!!”
Grover,
dopo un breve silenzio disse al ragazzo,
con il tono più sincero che riuscì ad avere:
“Ken…il vero obbiettivo di questo
esercito è quello di eliminare per sempre tutti
i nobili e i loro privilegi dal mondo. Noi vogliamo
semplicemente
riportare tutte le persone allo stesso livello.”
Ken,
non lasciandosi convincere, gli rispose: “
Ah… è per questo che avete ucciso tutta quella
gente ? Nessuno ha il diritto
di togliere la vita
a un’altra persona,
anche se è un soldato ! Anche la persona più
spregevole ha
diritto
a una seconda possibilità
!”
Grover
iniziò a spazientirsi,“Accidenti
! Che testa dura ! Se non fosse Lui, lo avrei già ucciso
!”,
pensò Grover guardando Ken.
Grover
fece un ultimo tentativo e disse: “ Ken.
Abbiamo dovuto eliminare quelle persone perché loro erano
abituate ai loro
precedenti padroni e avevano paura dei cambiamenti, anche se questi
potevano
migliorare la loro vita. Ormai erano talmente in balia di quelle
persone
che non avrebbero
più lottato per
ottenere la libertà perché
si sentivano
al sicuro con loro. Lo capisci ?”
Ken
restò interdetto da quelle parole; era davvero
confuso.
Sua
madre gli aveva detto di fuggire al più presto
dalla città, ora quel soldato gli aveva detto
quel discorso sulla libertà…
Non
sapeva proprio cosa fare…
Però,
mia madre mi ha detto di allontanarmi dalla
città e di non farmi prendere dai soldati… ,
pensò Ken confuso.
“Suo
padre vuole riprendersi Ken. Ma ti da ancora
una possibilità per tornare al suo fianco. Se fossi in te
accetterei.”, le
disse un soldato dall’aria spregevole
impugnando un l unga spada insanguinata.
“Non
avrà mai nostro figlio ! Ken non
è nato per servire il Male ! In quanto a me,
non tornerò mai al suo fianco perché è
un uomo crudele e insensibile !”
“
Mi spiace deluderti, ma, sicuramente, il mio
comandante e altri
soldati, ormai
avranno già trovato tuo figlio e lo convinceranno a far
parte del nostro esercito.
Stanne certa ! Comunque, visto che hai rifiutato la proposta del nostro
Re, ti
devo uccidere. Sei troppo pericolosa, il Re non può correre
il rischio di
lasciarti viva. Addio !”, le disse il soldato in tono
minaccioso.
Mentre
infuriava la battaglia, la madre di Ken
venne uccisa…
“Allora,
Ken ? Cos’hai deciso ?” gli chiese
Grover impaziente.
“Verrò
con voi.” , gli rispose il ragazzo pensando
che quella fosse la soluzione giusta.
Sul
volto di Grover comparve un sorriso malvagio,
poi disse: “ Bene, Ken. Ora monta con me. Quando arriveremo
al castello di Re
Fenix avrai un cavallo tutto tuo.”
Detto
fatto, Ken montò sul cavallo di Grover e,
insieme a una dozzina di soldati, il gruppo lasciò Molins,
che, ormai era solo
un ammasso di
macerie fumanti…
I
soldati si stavano allontanando da Molins e Ken
era con loro.
“Tra
poco arriveremo al
castello di Re Fenix, Ken. Non
preoccuparti, non ci vorrà molto.”, gli disse
Grover in tono tranquillo.
Ken,
che montava dietro di lui, nel frattempo
pensava se aveva davvero preso la decisione giusta.
Qualcosa,
nell’animo del ragazzo, gli diceva di
non fidarsi di quei soldati e delle loro parole, ma la sua voglia di
avventura
e di lasciarsi il passato alle spalle era troppo forte…
Verso
mezzogiorno, la truppa dei soldati
arrivò nelle vicinanze del castello di Re
Fenix.
Il
castello del sovrano era davvero immenso,
era circondato da un fossato nel quale c’era
dell’acqua per proteggerlo da eventuali attacchi.
Era
una costruzione di pietra
arenaria,dall’aspetto imponente e con
molti passaggi segreti,che gli aveva detto Grover.
Più
si avvicinava al castello e più il ragazzo si
rendeva realmente conto di quanto fosse grande e, lentamente, un senso
di
inquietudine si insinuò nel suo cuore.