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Autore: Clary_shadow    01/10/2014    2 recensioni
- Signorina Davis si accomodi li, nel banco affianco al signor Hemmings. - Signor Hemmings? Ho già sentito questo nome! Si ma dove? Il ragazzo in questione è chino sul banco, intento a scrivere qualcosa, quando si sente nominare alza lo sguardo che posa immediatamente su di me. I suoi occhi sono blu come il mare in tempesta, sono spumeggianti e non riesco a percepire i loro pensieri. Si alza in piedi mostrando un fisico snello e asciutto, le spalle larghe e muscolose scendono sui pettorali e sullo stomaco piatto. I capelli sono d'orati, come un campo di grano in estate quando una leggera brezza scompiglia le spighe che ondeggiano producendo una melodia che si dissolve nell'aria. Il ragazzo mi viene incontro prendendomi per mano. Brividi attraversano tutto il mio corpo, e capisco che anche lui ha sentito qualcosa quando alza improvvisamente lo sguardo confuso e curioso. Lo riabbassa velocemente, come se avesse mostrato troppo di se, e con rapido passo mi trascina con se verso il banco.
Eii! E' la mia prima storia, spero davvero che vi piaccia. La protagonista si chiama Spencer e si è appena trasferita a Sydney. Qui incontrerà i fantastici quattro, guardando ognuno con occhi diversi. xo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                         CHAPTER ONE


Non giudicate direttamente da questo capitolo, che infatti è di introduzione alla storia vera e propria. Leggete almeno il secondo per farvi un' idea. Grazie e buna lettura :D
Cercando notizie su Sydney.
Sydney, affacciata sulla costa sud-orientale, è la principale città dell'Australia, pur non essendone la capitale. La particolare posizione geografica, che garantisce un clima mite tutto l'anno, fa sì che tutti gli abitanti vivano il più possibile all' aria aperta, con moltissime attività a disposizione.
E' caratterizzata da un' attmosfera rilassante ed è il principale polo culturale ed economico australiano. Si trova in cima alle classifiche mondiali di vivbilità ed efficienza; i trasporti pubblici, per esempio, sono eccezionali e la criminalità è limitata. Sydney è una città cosmopolita e multirazziale, dove diverse comunità di immigrati si sono integrate alla perfezione nel corso degli anni. Inoltre Sydney...
Insomma, tutto ciò che Wikipedia scrive su Sydney è principalmente positivo, ma tutti sanno che ogni città, qualunque essa sia, ha aspetti positivi come ne ha di negativi. Certamente il clima, l'ambiente e la popolazione sembrano essere dei "tipi apposto", come direbbe mio padre. Già, mio padre. E' colpa, o merito, suo se ci stiamo trasferendo in questa città che Internet scrive essere stupenda. Papà è uno psicologo, anzi lo psicologo. Fa parte di una grande compagnia, la quale lo ha promosso come migliore impiegato dell' anno, eleggendolo successivamente rappresentate dell' impresa. Nonostante ciò, un certo 'Mr. Hemmings', un ricco imprenditore australiano e, con alcuni problemi di alcol, a quanto ne so io, ha gentilmente offerto a mio padre una grossa somma di denaro, affinchè si trasferisse a Sydney dove gli avrebbe fatto trovare uno splendido ufficio di cui lui stesso sarebbe stato il proprietario.
E, suvvia, come avrebbe potuto mio padre rifiutare questa splendida offerta!? E così ora mi trovo qui, su questo mostruoso e terrificante aereo, in viaggio per l'Australia! Un terribile viaggio in aereo di ventiquattro lunghissime e stupidissime ore. Che dire, credo abbiate capito che ho paura dell' aereo. Sono terrorizzata da questa specie di scatola volante, e poi passarci ventiquattro ore dentro...sto semplicemente soffocando! Ma cosa volete che importi a mio padre?! A lui non interessa se sua figlia sta male, gli interessa solo del suo stupido lavoro! Per lui sono solo un fagotto, un peso che è costretto a portarsi dietro perchè quella stupida notte di diciassette anni fa, il preservativo era troppo stretto, e che scherziamo, mica lui può soffrire un pochino!? E mia madre, be mia madre doveva essere una gran puttana. Si, lo so, molti ora penseranno "ma questa ragazza sta male o cosa? Da a sua madre della puttana e a suo padre del coglione?!" si! Si, loro sono questo, mi hanno praticamente abbandonata al mio destino, sono stata vittima di bullismo e loro non hanno mai alzato un dito per aiutarmi, anzi, erano loro i primi a trattarmi male e spesso anche ad ignorare la mia presenza. C'era solo Richard che mi aiutava, ma poi anche lui se nè andato.
Mia madre ci ha lasciati due anni fa, si è sposata con un certo Harris o Berris, non ricordo, fatto sta che da quando se nè andata non è mai piu tornata a farci visita, nemmeno una chiamata o un messaggio. Noi eravamo morti per lei, io sicuramente.
Non mi sono ancora presentata, io sono Spencer Davis, ho diciassette anni e vengo da Holmes Chapel, una cittadina dell' Inghilterra centrale, nella regione del Cheshire. Holmes Chapel è una bella cittadina, è accogliente e sa di casa. Da una parte sono triste di essermene andata, li ho passato la mia intera vita, che si, dall'età di dieci anni è stata particolarmente schifosa, ma è li che dove custodivo tutti i miei ricordi. Dall' altra parte invece sono contenta di poter iniziare una nuova vita, dove forse potrò farmi degli amici e finalmete essere me stessa. Il viaggio è quasi concluso, sono ormai ventitre ore e mezza che stiamo volando, dopo delle sante pause per il rifornimento di carburante per l'aereo, ci manca solo mezzora e finalmente arriveremo a Sydney.
L'aereo inizia l'atterraggio incurvandosi prima piano e poi tutto diritto. Le mie orecchie si tappano improvvisamente e sento un dolore terribile al timpano sinistro. Oh mio dio! Mi sta per esplodere un orecchio, o cosa!?! Il dolore è lancinante e ho paura che la mia vecchia amica otite mi abbia rovinato l'orecchio e che in aereo possa sanguinare o peggio saltare in aria a causa della pressione. Mi aggrappo con le mani ai braccioli del mio sedile cercando di rimanere il più calma possibile. Di certo non è facile con tutto il trambusto che sento fuori. Mio padre, seduto nel sedile accanto al mio, pare non accorgersi di nulla e continua il suo sonnellino di bellezza. A volte mi chiedo se mio padre non sia diventato improvvisamente gay. Finalmente l'aereo tocca terra, e anche se sobbalzo per l'impatto, non sono mai stata più felice di trovarmi sulla terra ferma. Dopo che tutti i passeggieri sono usciti, seguiamo il percorso per raggiungere il chek-in. Dopo alcuni minuti di titubanza, riusciamo a raggiungere le nostre valigie e a prendere un taxi che ci accompagnerà nella nostra nuova abitazione. Dopo circa tre quarti d'ora di auto, arriviamo finalmente a casa. E che casa! Una villona direi. L'entrata è composta da un grande cancello in ferro battuto con ghirigori ai quali si attorcigliano piante rampicanti di un verde smeraldo. Il tassista viene pagato e dopo averci aiutato a scendere i bagagli, parte via sfrecciando. Papà si avvicina al citofono dell'abitazione che, dopo alcuni istanti risponde – Si? - dice una voce metallica – Salve, siamo i Davis, siamo appena arrivati da Holmes Chapel – risponde papà col suo accento British – Oh certo. Entrate – risponde di nuovo la voce. Il cancello si apre e noi attraversiamo la strada brecciata fino alla porta di casa. La via è ampia, costeggiata da cespugli di rose rosse. Qua e la, nel vasto prato all' inglese, spuntano piccole e docili margherite che fanno sembrare il prato un cielo estivo pieno di stelle luccicanti. La casa si presenta maestosa. Cinque gradini ci separano dall' ingresso che è affiancato da due pilastri bianchi su cui dei rampicanti hanno messo radici. La porta con tanto di maniglia d'oro, al nostro arrivo si spalanca mostrando un uomo ed una donna in tenuta da magiordomi. L' uomo fa un inchino e parla – Ben arrivato Mr. Davis. E ben arrivata Miss Davis – disse con un tono elegante e alquanto antiquato – Prego chiamami pure Spencer – rispondo con un cenno della mano. I due ci fanno accomodare e dopo delle brevi presentazioni ci scortano nelle nostre stanze per un riposo prima della cena. La mia camera si trova al secondo piano. Ha una grande porta bianca che mi fa pensare a quella di una principessa. Entrando si nota subito un grande letto a baldacchino in ferro battuto nero, coperto da lenzuola turchesi con la stampa di piccoli fiorellini bianchi e rosa. I cuscini hanno l'aspetto di essere morbidissimi, sono rotondi e gonfi, paiono nuvole. Dire che mi sono praticamente tuffata sul letto, non è esagerato. Avevo ragione, i cuscini sono morbidissimi e le lenzuola profumano di nuovo e di gelsomino. Mi guardo attorno e noto di aver lasciato cadere le valigie a terra ai piedi del letto. Mi alzo e inizio ad aprirle per poi riporre tutti i miei indumenti in un grande armadio bianco. Dopo aver scoperto una porticina affianco all' armadio, dove si trovava il mio bagno personale, faccio una doccia veloce e ancora con l'asciugamano stretto al petto, mi lascio cadere sul letto, dove morfeo mi stringe nel suo più caldo abraccio.
Toc,toc,toc.
E' il bussare della porta che mi sveglia – Avanti – rispondo, rendendomi conto subito dopo in che situazione sono: un semplice asciugamano mi stringe la vita stretta a partire dal petto fin sopra le cosce, i capelli ancora umidi per la doccia sono spettinati e alquanto arruffati. Fortunatamente è la donna che si presenta alla mia porta – Miss Spencer la cena sarà pronta a minuti, vuole che le mostri la casa nel frattempo? - chiede con una voce dolce e che mi ricorda tanto una nonnina. In effeti aveva la corporatura da nonnina. Morbidi capelli bianchi, portati corti e tenuti all' indietro da un cerchietto. Il vestito nero con un grembiule bianco ricopriva la sua figura cicciottela ma allo stesso tempo graziosa. Il viso paffutello con due guance rosee, gli occhi di un castano chiaro avevano ciglia molto scure che rendevano il suo sguardo luminoso. Il naso un pò a patata e una bocca piccola e rosea. Aveva tutto l'aspetto della nonna che non ho mai avuto. Rispondo immediatamente – Oh certo, mi farebbe molto piacere, ma ti prego chiamami solo Spencer. Tu come ti chiami? - chiedo sorridendo – Mi chiamo Anne – risponde con un accento che non riesco bene a riconoscere. - L'aspetto qui fuori così può cambiarsi – dice con un'aria di chi la sa lunga – Oh, si grazie – rispondo un po rossa in viso e guardando le mie condizioni. Anne esce dalla stanza lasciandomi sola. Mi cambio, indosso un semplice vestito blu, che mette in risalto i miei occhi scuri. Delle ballerine e dopo essermi fatta un tuppo morbido con un elastico che tenevo al polso, esco dalla stanza e inizio insieme ad Anne il giro turistico della casa.


SPAZIO A ME! Ciao a tutti, questa è la mia prima storia quindi non siate violenti con me ahah comunque, il primo e il secondo capitolo sono principalmente un introduzione della storia, quindi è normale che non siano molto ricchi di emozioni. Voglio però assicurarvi che già dalla fine del secondo, inizio terzo, le cose diventeranno molto più interessanti. Se vi va recensite, apprezzo molto il fatto di sapere cosa ne pensate della storia :) detto questo voglio ringraziare chi lo ha già fatto e sta seguendo la storia! Grazie ancora e al prossimo capitolo ;)

  
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