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Autore: Iaiasdream    02/10/2014    2 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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Dal momento in cui le ho confidato il mio segreto, Kim ha deciso di non lasciarmi da sola neanche per un minuto. Non che mi dia fastidio, ma non voglio che si preoccupi così tanto per me.
Ha anche un'espressione alquanto frastornata sul volto. Le ho proprio scombussolato la mattinata.
Sono seduta dietro la mia scrivania a terminare il lavoro. Lei invece si trova di fronte a me, mentre sfoglia uno dei miei manga preferiti, preso dal cassetto per rilassarsi. Non lo sta leggendo e il modo con cui smuove le pagine, mi fa male al cuore. Sembra volerle strappare.
<< Kim, per favore non rovinarmi il manga... >> mormoro con voce flebile.
<< Scusami Rea, ma io non riesco a tranquillizzarmi! Dannazione! Non lo sarò fino a quando non lo vedrò soffrire! >>
<< Kim, non pensarci piú >>. Abbasso lo sguardo ritornando a guardare le carte.
<< E comunque, invitami a stare a casa tua questi giorni. Non mi sento affatto tranquilla! >>
<< Perché dovrei invitarti se l'hai già fatto da sola? >> chiedo accennando un sorriso. << Ma non ce n'è bisogno. C'è mia zia, e poi oggi stesso farò cambiare la serratura >> aggiungo con l'intenzione di tranquillizzarla.
<< Sì, ma tua zia non sa cosa diavolo ti ha fatto quel figlio di... Grr! >>. La vedo sbattere il manga sul piano della scrivania, alzarsi, e iniziare a camminare avanti e indietro con passi rumorosi.
<< Sai Rea? Sono arrabbiata anche con te! >> Esclama fermandosi e incrociando le braccia al petto.
<< P-perché? >>
<< Perché mi hai tenuta nascosta una cosa del genere per tanti anni? Perché quel giorno non venisti direttamente da me? >>
<< Kim, te l'ho spiegato! Ti prego, chiudiamo qui questo fatto. Non farmici pensare >>
<< Ok, ok... Scusami! >> sbuffa rimettendosi a sedere sulla sedia e riafferrando il manga. La vedo sorridere.
<< Cosa c'è? Perché stai ridendo? >> chiedo incuriosita.
<< Stavo pensando, che questa tua vita potrebbe anche essere un romanzo >> risponde lei con sguardo dolce. Troppo dolce per essere la solita Kim.   
<< Beh, cerca di pensare ad altro. Perché se così fosse, avrei già ucciso la scrittrice! >> esclamo irritata.
<< Tra un po' finiranno le lezioni >> riprende guardando l'orario dal suo cellulare. Non rispondo.
<< Senti un po'... >> aggiunge guardandomi << che ne diresti di accompagnarmi a ritirare il mio abito per domani? >>
<< Va bene >> rispondo indifferente, cercando di capire queste cifre stampate sul documento.
<< E voglio vedere anche come ti sta l'abito che indosserai >>
Mi fermo di scatto. Già, l'abito. Me n'ero dimenticata. Inizio a pensare che forse dovrei cambiarlo, perché sono sicurissima che la scollatura non coprirà i segni lasciati da Armin.
Sento l'ansia farsi padrona dei miei sensi. Alzo lo sguardo verso Kim, accorgendomi che mi sta guardando con aria interrogativa.
<< Cos'hai? >> chiede.
<< N-nulla >> rispondo incerta.
<< Qualcosa non va? >> insiste.
<< È che... Forse dovrei cambiare abito >>
<< Perché? >>
<< Ma, no! È stato solo un pensiero sciocco >>. La vedo fare spallucce. Meglio così, non ho proprio voglia di farle vedere quei segni.
Suona la campanella, sospiro sollevata. Rimetto le carte nel cassetto, mi alzo seguendo Kim, che non perde tempo a raggiungere la porta.
Ci ritroviamo nel corridoio, i ragazzi stanno uscendo come dei tornado impazziti. In lontananza vediamo Nathaniel intento a riprenderli con la sua solita aria da educatore perfettino, ma quelli, com'è naturale, non lo contano affatto.  
<< Che idiota! >> esclama Kim, scuotendo la testa.
<< Di chi parli? >> chiedo incuriosita.
<< Di Nath. Non ha ancora imparato che con questi quattro bulletti da strapazzo ci vogliono le maniere forti >>
Accenno un sorriso volgendo lo sguardo verso il biondino, e ad un tratto mi accorgo che a lui si avvicina Melody. La guardo seria. No, non provo nessun dispiacere nell'averla trattata in quel modo. Lei nasconde qualcosa. Certo, dovrò scoprirlo, ma per il momento è meglio non fare il passo più lungo della gamba, anche perché ho altre cose che mi passano per la mente.
Passiamo accanto a loro, saluto, Melody si limita ad abbassare lo sguardo per non incrociare il mio.
Non mi importa. Esco seguita da Kim. Salite in macchina, ci dirigiamo dalla sarta per ritirare il suo vestito, e poi dritte a casa.
Zia Michelle non c'è, ha lasciato un bigliettino con su scritto che passava dal suo amato negozio di cosplay, curiosa di vedere come Leigh lo ha trasformato durante la sua assenza, naturalmente ha aggiunto che il bambino lo avrebbe preso lei.
Salgo su in camera, spronata da Kim a indossare l'abito per il matrimonio di Rosalya. Ho davvero poca voglia di farlo, ma non voglio che continui ad assillarmi, così le dico di aspettare in salotto.
Entrata in camera mia, vado ad aprire l'armadio, prendo l'abito e lo poggio sul letto. Mi blocco osservando quel giaciglio che giorni fa ha accolto quel brutale gesto. Lo vedo rifatto, e subito penso che dev'essere stata zia Michelle.
Io, quella mattina, dopo averlo spogliato di quelle lenzuola lorde di dolore, non mi curai di rifarlo. Non sono più entrata in questa stanza da quel giorno, e mi chiedo quale forza maggiore mi abbia dato il coraggio nel farlo adesso.
<< Dimentica >> sibilo, con gli occhi fissi sul materasso. Devo almeno cercare di farlo.
Sicura di me stessa, mi spoglio, infilandomi velocemente l'abito. Ho un po' paura di guardarmi allo specchio, sicura che quei segni siano visibili; mi avvicino all'armadio, guardando la mia immagine riflessa. I miei occhi sono concentrati sul viso, e lentamente, cerco di farli scendere più giù verso il petto. Ed eccolo lì: il primo segno che mi fece quando mi strappò la parte superiore dell'abito. Tre lunghi e vividi graffi che partono dalla zona centrale del petto, per poi scendere diagonalmente verso il seno.
Lentamente, porto le dita sul bordo della scollatura e abbasso lentamente la stoffa rivelando quel succhiotto illividito, segnato dalla sua dentatura.
<< È per questo che volevi cambiare abito? >>. Trasalisco, mollando il lembo, sentendo la voce di Kim alle mie spalle. Mi giro di scatto, fissandola negli occhi.
<< Ti fa male? >> chiede con tristezza. Scuoto la testa, poi cercando di sorridere dico: << Per fortuna siamo agli inizi di dicembre, quindi potrò indossare un foulard >>. Mi dirigo verso la porta, passandole di fianco. Lei mi ferma afferrandomi per un braccio.
<< Riuscirai a nasconderlo anche a Castiel? >>
<< Ce la farò >> rispondo stringendo gli occhi << devo farcela >> aggiungo con decisione.
<< Sai che non sono d'accordo con la tua scelta? >>
<< Lo so, Kim. Ma è ciò che mi sento di fare in questo momento >>
<< Rea, promettimi solo una cosa... Qualunque  cosa succeda, se avrai bisogno, non esitare a venire da me. Sai che ci sarò sempre >>
<< Grazie Kim >>.

***

La sveglia è suonata da un pezzo, ma non riesco ad alzarmi. Ritornare a dormire in questo letto dopo due giorni, mi ha fatto uno strano effetto. Ho deciso che devo dimenticare e la prima cosa per riuscirci è stata ritornare nella mia stanza per combattere contro quel doloroso ricordo. Mi sono voltata e rivoltata un sacco di volte, non riuscendo a trovare la posizione giusta per cancellare quelle assillanti immagini che si sono disegnate nei miei occhi. Alla fine guardare il paesaggio notturno riflesso sui vetri della finestra, mi ha aiutato molto. Ho chiuso le palpebre e mi sono donata al sonno. Non so che ore erano, ma credo di aver dormito poco, perché dopo un po' ha iniziato a suonare la sveglia. Non ricordo neanche di aver sognato, e da una parte è meglio così.
Sbuffo scocciata, sentendo dei rumori provenire al di fuori della stanza. Sicuramente devono essere zia Michelle e Kim. Si sono già alzate, e se non lo faccio anche io, sono convinta che arriverò in ritardo alla Chiesa. No, no! Poi chi se la sente Rosalya?
Sorrido contenta. N'è davvero passato di tempo, sembra ieri, quando mi trasferii per la prima volta qui, quando conobbi tutte le persone che sono entrate a far parte della mia vita. Socchiudo gli occhi al pensiero più dolce: il primo che vidi fu lui, Castiel. Quella sera io sulla veranda e lui in riva al lago con il suo Demon. Lo ricordo bene, è ancora vivido nei miei pensieri, e anche se sono passati sette anni, per me non sono tanti. Quel giorno lo sento vicino, come se tutti gli anni di lontananza non esistessero per nulla.
Ritorno di botto alla realtà sentendo che il cellulare sta squillando. Mi spavento, dato che la suoneria è alzata a tutto volume. "Maledetta me e la mia smemoratezza!". Rispondo subito senza curarmi di chi mi chiama, ché quel suono assordante è un fastidio per il mio udito.
<< Pronto? >>. La mia voce esce rauca e subito la correggo con due colpi di tosse.
<< Rea, non dirmi che stai ancora dormendo?! >> esclama Rosalia dall'altro capo.
<< N-no. Certo che no Rosalya... >> balbetto alzandomi dal letto cercando di schiarirmi la voce, << stavo appena andando a lavarmi >>
<< No, tu stavi dormendo. Ecco lo sapevo! Il mio matrimonio non importa a nessuno! >>
<< Rosa, ma cosa dici? >> chiedo guardando l'orario sulla sveglia analogica. " Le sette e un quarto?! Ma dico io: va bene che sei nervosa per il tuo matrimonio, ma non puoi rompermi le palle alle sette e un quarto del mattino! Ci vogliono ancora cinque ore per l'inizio della Messa!"
<< ...lo sapevo, lo sapevo! >> continua piangendo.
<< Rosa, ma che ti prende? >>
<< Oh Rea. Sto chiamando Lysandro per ricordargli che oggi ci sposiamo, ma non mi risponde! Sicuramente non si presenterà! >>
<< Rosalya, ti prego sta calma! Non farlo troppo idiota. In fin dei conti è ancora presto >> provo a tranquillizzarla, ma tutto inutile.
<< Non è presto! È tardi. Lui non vuole sposarmi più, e adesso mi sta ignorando per farmelo capire. Sicuramente si è lasciato abbindolare dalle parole di Armin... >>
<< Basta Rosa! >> urlo irritata. Ormai ho perso la pazienza. Se quel nome, speravo tanto di non sentirlo più, mi rendo conto che è una speranza vana. << Lysandro si starà sicuramente preparando, e sarebbe meglio se lo facessi anche tu >>
<< Rea? >> chiama con una voce da cane bastonato.
<< Dimmi >>
<< Io sono già pronta >> aggiunge tutto d'un fiato.
<< C-cosa? >> chiedo incredula, sentendo la palpebra dell'occhio destro pulsare freneticamente.
<< Ho costretto il parrucchiere a venire alle cinque di stamattina, e poi mi sono vestita... >>
<< R-Rosalya, sei una forza della natura >> soggiungo con un sorriso imbarazzante.
Chiudo la chiamata, sospiro rumorosamente, e finalmente mi reco in bagno.
Quando scendo al piano di sotto, trovo Etienne seduto sul divano nel soggiorno intendo a cambiare canale alla TV; Kim è seduta accanto al tavolo in cucina e sorseggia il suo caffè con indosso ancora il pigiama, mentre zia Michelle, vestita allo stesso modo, sta preparando un'altra Moka. Io sono l'unica ad essermi lavata e a indossare l'accappatoio. Rosalya mi ha messo davvero in corpo una stramaledetta ansia.
Sbuffo scrollando le spalle.
<< Ben svegliata Rea! >> esclama Kim senza distogliere lo sguardo dalla tazzina.
<< Buon giorno a tutti >> rispondo mogia, sedendomi sull'altro lato del tavolo.
<< Cos'hai? >> chiede Michelle mettendomi una tazzina davanti.
<< Mi sento stressata >> rivelo con uno sbadiglio.
<< A prima mattina? >> chiede scettica mia zia.
<< Perché? >> aggiunge Kim.
<< Chiedilo alla sposa! >> rispondo afferrando la tazzina, per poi bere lentamente il liquido scuro.

***

Mi fisso allo specchio con aria incerta. Per fortuna il foulard copre la scollatura, ma non è questo il problema, ho un'ansia in corpo dovuta a non so cosa. Mi sento anche un po' strana.
<< Mamma sei pronta? >> sento esclamare ad un tratto. Mi giro vedendo Etienne entrare nella camera, smuovendo il papillon blu.
<< Si sono pronta >> rispondo sorridendo << ma che stai facendo? >> chiedo avvicinandomi a lui e abbassandomi.
<< Zia Kim non l'ha saputo aggiustare >> spiega imbronciato.
<< Da' qua, ci penso io >>
<< Grazie... Mamma? >>
<< Mhm? >>
<< Sei bellissima >>
Lo guardo, accorgendomi che i suoi zigomi sono diventati rossi e i suoi occhi fissano tutt'altra parte.
<< Grazie Etienne, anche tu sei bellissimo >> rispondo accarezzandogli una guancia. Lui ritorna a guardarmi e sollevandosi in punta di piedi, mi stampa un bacio sulla guancia.
<< Andiamo? >>  chiedo afferrandogli la mano e mettendomi in piedi. Annuisce. Scendiamo in soggiorno e noto che anche Kim e zia Michelle sono pronte. Usciamo raggiungendo la macchina.
Arriviamo in Chiesa dopo pochi minuti. Troviamo Lysandro davanti la porta. È più elegante del solito. Naturalmente ha scelto un abito da cerimonia vittoriano, sembra un principe uscito da un libro delle fiabe.
Istintivamente mi guardo intorno, con la speranza di incontrare Castiel, ma non lo vedo. Vado da Lys per fargli gli auguri.
<< Ti ringrazio Rea >> risponde lui con un sorriso << Se stai cercando Castiel ti avviso che ritarderà di qualche minuto >>
<< N-non lo sto cercando >> mento imbarazzata. Lui mostra la sua dentatura perfetta, non posso fare altro che imitarlo.
Ad un tratto mi squilla il cellulare. È Rosalya. Mi allontano dalla porta della Chiesa prima di rispondere.
<< Rosa, dimmi... >>
<< R-Rea? >>. Sembra stia piangendo. << D-dove sei? >>
<< Davanti la Chiesa. Perché? >>
<< Rea, aiutami! >>
<< Rosa che succede? >> chiedo preoccupata stando attenta a non alzare la voce, per non farmi udire da Lysandro.
<< I-io... >> singhiozza disperata.
<< Rosalya, ti prego calmati e dimmi cosa sta succedendo >>
La risposta che da, mi fa cadere le braccia, e sospirare rumorosamente. << Ok, ok, sto arrivando, non preoccuparti >>. Chiudo la chiamata continuando a guardare il cellulare; poi mi volto verso zia Michelle chiedendole di tenere il bambino, e continuandoli a guardare mi accingo a scendere le scale. Come da copione, non mi accorgo che il gradino è terminato. Scivolo dopo aver preso una storta. L'ultima cosa che vedo è mio figlio mettersi le mani davanti agli occhi.
Non c'è stato né un rumore, né tantomeno un dolore da qualche parte. Sento soltanto qualcosa avvinghiarmi il cinto.
<< La solita sbadata >>. Sento sussurrarmi. Alzo di scatto lo sguardo riconoscendo quella voce, e subito incontro quel sorriso affascinante e quegli occhi tempestosi.
<< C-Castiel... >> sibilo sentendomi sciogliere il cuore. Sono tre giorni che non lo vedo, e mi sembrano un'eternità. Averlo rivisto mi mette nel cuore una malinconia. Sento che se continua a tenermi stretta a se, potrei piangere. Per fortuna, mi aiuta a rimettermi dritta.
<< Dove vai così di fretta? >> chiede.
<< Sto andando da Rosalya, ha bisogno di aiuto >> rispondo imbarazzata.
<< Vuoi che venga con te? >> continua.
<< No, no! Non ce n'è bisogno! >> esclamo allontanandomi da lui per raggiungere la macchina.
Castiel prova a fermarmi chiamandomi, ma lo ignoro, mettendo in moto e partendo per raggiungere casa di Rosa.
Non riesco a capire per quale motivo ho reagito così. Io desideravo vederlo, volevo il suo calore su di me, avevo bisogno di quegli occhi e di quella voce; ma allora perché mi sono comportata in questa maniera?
Arrivo a destinazione, e decido di lasciar perdere quei pensieri, adesso devo solo concentrarmi sul problema di Rosalya. Suono al campanello e viene lei ad aprirmi con le lacrime che le rigano il volto e la matita nera tutta sbavata. Si è tolta anche l'abito.
Entro chiudendomi la porta alle spalle.
<< Oh, Rea! È finita per me! >> esclama abbracciandomi e scoppiando in un pianto lagnoso.
<< Avanti Rosa, non dire così. Sistemeremo tutto! >>
<< E come? La messa inizierà tra mezz'ora >>
<< Fammi vedere l'abito >>
La seguo, entriamo nella sua camera e mi indica il letto dove giace il suo abito da sposa. Mi avvicino lentamente, osservandolo. Dopo un po' inizio a tremare dal nervoso. "Dio, ferma il mio atto, altrimenti invece di un matrimonio assisterò a un funerale!"
<< Rosa? >>
<< Che c'è? >> chiede imbronciata.
<< Ma ti sei accorta che hai macchiato solo la sottogonna? >>
<< Ah... Ah-ah... Era la sottogonna? >> chiede con una faccia da ebete.
Non ci posso credere?! Mi ha chiamata dicendomi che non si era accorta di aver avuto il ciclo e di aver macchiato la gonna del vestito, e invece è solo una macchiolina per di più, sulla sottogonna. Naturalmente per lei era più che sicuro pensare che quel velo trasparente sia l'abito. Veste sempre così! E menomale che sono venuta a vederla, altrimenti non voglio immaginarmi in che stato sarebbe entrata in Chiesa!
Io non so davvero chi continua a darmi la forza!
Spronata dalle mie urla, si riveste in fretta, le rifaccio il trucco e finalmente possiamo recarci a questa benedetta Messa...


BAKA TIME : ciao friends! Scusate per il ritardo, ma sono ancora senza pc.
Tornando al capitolo, questa è solo la prima parte del matrimonio di Rosalya, e come avrete notato manca di colpi di scena, ma non preoccupatevi, li inserirò nella seconda parte.
Per chi si aspettava che in questo capitolo Rea avrebbe rivelato il segreto, beh, avete sperato inutilmente. Credevate veramente che avrei sputato il rospo? (Buhahaha!) è ancora presto belle mie.
Alla prossima^^
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