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Autore: ferao    09/10/2008    5 recensioni
Perché, talvolta, la crudeltà altro non è che lo specchio amaro di sua sorella sofferenza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Peter Minus
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Aufff... ho appena terminato di scrivere questo capitolo, che per i miei standard è lunghissimo (lo sa chi segue "Snapes' Story"... cioè, da questo momento, tutti voi che leggete!! Andate a darci un'occhiata!).
Contrariamente al mio solito, pongo i ringraziamenti in alto: grazie mille a Facsa ( chissà che non sia andata così... mi piace pensarlo... perlomeno lo spero, perché allora tutto avrebbe un senso!) e a SakiJune (come al solito, trovare una tua recensione è per me segno che sto facendo un buon lavoro... Masterpiece?? Addirittura?? ma tu non gonfi il mio ego, lo quadruplichi!!! scherzi a parte, la tua recensione è una delle più belle che abbia mai ricevuto, e spero di non deluderti con questo capitolo) e, ovviamente, ai 5 coraggiosi utentiche hanno aggiunto la storia ai preferiti... GRAZIE!!!!
PS: non se ne vogliano i lettori, ma dedico questo, seppur mediocre, capitolo alla cara SakiJune, il cui apprezzamento mi ha dato lo stimolo a seguitare la raccolta. Un bacio a tutti.
PPS: devo darvi un chiarimento su questa storia, ma visto che riguarda la parte finale lo troverete in fondo!!

La prima volta

“Oggi mi sposo”.
Si svegliò con questo pensiero. Era un pensiero talmente forte che si convinse che fosse proprio quello, il giorno del suo matrimonio. Tant’è vero che balzò via dal letto con un grido quando vide che il sole era già alto.
- Pebry! Perché non mi hai svegliata?!- ruggì contro alla piccola elfa che si avvicinava al suo letto.
- La bella signorina Black dormiva così bene, e Pebry non voleva svegliare la bella signorina e…-
- Che ore sono?- gridò di nuovo Bellatrix, incollerita.
- Le undici e mezza, sign…-
- Beh, che aspetti a vestirmi? E dove sono le mie sorelle?-
- Le altre signorine Black sono andate con la signora Black a cercare dei fiori per domani…- fece l’elfa con una vocina impaurita.
Domani?
- Pebry…- fece Bellatrix con più calma, cercando di dominarsi – sai dirmi che giorno è oggi?-
Il faccino di Pebry si illuminò. – Oggi è il giorno prima del giorno che la bella signorina Black si sposa!-
Tirò un grosso sospiro di sollievo. Grazie, Salazar. Aveva solo sbagliato giorno. Non era in ritardo alle sue nozze.
Sarebbe morta, piuttosto.

Sin da quando era piccina, fantasticava sulla vita che avrebbe avuto una volta sposata.
- Avrò una grande casa, perché mio marito sarà ricco e bello, e avremo tanti bambini, un maschio per dargli un erede, e tante femmine per me- ripeteva in continuazione ad una rassegnata Andromeda, che non sembrava condividere il suo entusiasmo.
La fissazione infantile si mutò presto in adolescente curiosità, quando venne il menarca. Fu allora che la signora Black si sentì in dovere di iniziare la sua primogenita ai misteri della vita coniugale.
A solo dodici anni, la piccola Bellatrix non comprese del tutto le strane parole della imbarazzata madre. Capì tutto meglio grazie alle chiacchiere e ai racconti delle sue compagne di dormitorio, che spesso si intrattenevano con ragazzi anche del settimo anno.

All’inizio, quando la comprensione si fece strada nella sua mente, fu terrorizzata. Come potevano le sue compagne parlare così tranquillamente di quelle cose? La giovane Bella, al contrario, provava un ribrezzo indescrivibile. Si rifiutava di pensare al sesso come a qualcosa di leggero e divertente, vedendolo più come una parte della vita matrimoniale di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Desiderava ardentemente proteggere se stessa e il proprio corpo dall’attacco di un altro corpo, estraneo, immenso come la sua paura, che l’avrebbe resa schiava e avrebbe distrutto ciò che pensava di avere di più caro: la sua individualità.
Cercò da subito di mettere quanti più ostacoli possibile tra lei e il mondo, nascondendo la propria figura agli occhi estranei senza badare alle risate delle amiche.
- Anche oggi, hai messo tre maglie sotto la divisa?-
Meglio tre maglie addosso, piuttosto che due mani.

La natura, però, era contro di lei. Come le sue sorelle, aveva ereditato dalla madre la straordinaria bellezza delle donne Rosier, e verso i tredici anni sembrava una donna adulta, alta e ben fatta. I ragazzi che prima avevano fatto fare “esperienza” alle sue compagne non guardavano che lei, nonostante tutte le precauzioni, e Bellatrix era terrorizzata di questo fatto.
Affrontò il terzo anno ad Hogwarts ancora più chiusa in sé di quanto già non fosse, senza confidare neppure ad Andromeda i suoi timori: conosceva la sensibilità della sorella, e aveva paura di spaventare anche lei con quelle immagini di corpi intrecciati che la perseguitavano.

Un’estate, quella tra il terzo e il quarto anno, Bellatrix decise di confidare i suoi timori alla madre.
- Madre…-
- Sì, Bella?-
- Ecco, io…- per la prima volta parlava con sincero imbarazzo. Torturò l’orlo della gonna, non sapendo che dire.
- Bellatrix, quante volte ti ho detto di non balbettare? Se hai qualcosa da dire dilla, altrimenti fila via-.
Allora, disse la cosa più semplice che le era venuta in mente.
- Io non voglio più sposarmi, madre-.
Druella sobbalzò. Aveva sentito la figlia parlare ore e ore di matrimonio, di bambini, di mariti e mogli, e si era adagiata nella convinzione che sarebbe stato facile farle accettare un matrimonio combinato. Cosa era successo?
“Cosa è successo alla mia bambina?” pensò, senza dirlo.
Intanto, Bellatrix era scossa dai singhiozzi, presa da un incontrollabile senso di disagio. Stava per scappare via, ma la madre la fermò. – Cos’è questa storia, Bellatrix? Che ti prende, adesso?-

Non essendo abituata agli sfoghi della figlia, non sapeva come farla reagire. Né sapeva come risponderle quando la ragazza le disse la verità.
Rossa in volto, Druella cercò di rispondere. – Bella, non c’è nulla di cui avere paura. È una cosa che gli uomini e le donne possono fare, quando sono sposati…-
- Ma io non voglio!-
- Adesso sei solo una bambina, ma quando sarai grande capirai il valore di… quella cosa. Le tue amiche- seguitò, mentre il rossore scompariva dal volto – non sanno ciò di cui parlano. Il… sesso, come lo chiami tu, va oltre il divertimento. Le tue amiche non sanno nemmeno che dandosi via così hanno perso un’opportunità unica: l’opportunità di vivere veramente qualcosa che non tornerà più. Hanno ceduto la parte più preziosa e più profonda di se stesse senza ottenere in cambio nulla, piccola mia. Non fidarti di loro. Questo non succederà a te-.
Bellatrix ascoltava incantata, mentre le lacrime scorrevano ancora sul suo volto.
- Tu- riprese poco dopo Druella – hai mostrato grande giudizio, e per questo sarai felice, molto più di loro. Tu sei nobile, di sangue e di mente, mentre le tue amiche sono solo sgualdrine. Fai bene a non mischiarti con loro e a non condividere le tue idee. Però, Bellatrix, non devi temere quella cosa. Adesso ti spaventa, ma è l’atto più naturale del mondo.- Fece una pausa. – E se saprai attenderlo da vera donna, sarai molto felice. Tu, e il fortunato che sarà il tuo sposo-.

A quelle parole, Bellatrix smise subito di piangere. Sua madre non le aveva mai parlato tanto a lungo, e lei aveva bevuto ogni singola parola uscita dalle sue labbra. Ne aveva appreso il senso profondo.
Quella cosa lì aveva un valore. Era importante, perché era un dono di sé a qualcuno con cui si sarebbe divisa la vita. Le sue compagne avevano perso qualcosa di cui lei, Bellatrix Black, era ancora pienamente padrona. Ma quando avrebbe deciso di non essere più padrona di sé stessa, non ne avrebbe sofferto, perché sarebbe stato un dono reciproco.
Se lo diceva sua madre, ci credeva. In fondo, finora aveva dato solo retta alle stupide chiacchiere delle sue compagne. Cosa potevano sapere loro di più di una donna sposata?

Da quel momento Bellatrix guardò ai ragazzi e a se stessa in modo diverso.
E, ovviamente, fabbricò una sua filosofia sulla vita sessuale.
Non sarebbe stata di nessuno, se non di suo marito. Vedeva il rapporto come qualcosa di importante e unico, e non come un passatempo o qualcosa per ingannare i noiosi pomeriggi invernali ad Hogwarts. Le occhiate maliziose dei suoi compagni non la spaventarono più, né si sentì tangere da esse. Si era consacrata all’uomo che non conosceva, ma che sarebbe stato suo sposo, un giorno o l’altro.
Non nascose più il suo corpo, anzi si dedicò ad esso con estrema cura. Aveva quasi dimenticato il piacere di essere elegante e di non passare inosservata tra i suoi compagni.
Ormai possedeva una corazza invisibile contro tutti, che era la sua stessa forza.

Tuttavia, crescendo, non poté impedirsi la curiosità, né i desideri. Talvolta invidiava le compagne di dormitorio che facevano tardi la notte, e ascoltava avidamente i dettagli delle loro avventure. Data la sua natura passionale e focosa (in senso letterale, visto che un giorno aveva cercato di dare fuoco a Evan Rosier perché l’aveva guardata troppo) nessuno credeva veramente che si sarebbe conservata intatta fino alle nozze.
Ci furono, in effetti, dei momenti in cui la tentazione di un’avventura fu davvero forte.
C’era Lucius Malfoy, che nonostante fosse più giovane di lei era capace di spogliarla con uno sguardo, senza tuttavia farle provare alcun pudore.
C’era Antonin Dolohov, alto e forte, di cui aveva ascoltato le prodezze da praticamente tutte le sue compagne.
Ce ne furono tanti altri, che talvolta la fecero vacillare.
Ma Bellatrix era più forte di qualunque cosa, e le sue convinzioni erano inossidabili.
Giunse alla vigilia delle sue nozze pura ed emozionata, certa che, per lei, l’atto fisico avrebbe avuto un valore inestimabile, più che per ogni altro essere umano.

Per tutti, il giorno della vigilia delle nozze di Bellatrix Black con Rodolphus Lestrange durò ben più delle ventiquattro ore canoniche: c’era tanto da fare, da preparare e da sistemare.
Per Bellatrix non durò più che un soffio. Aveva tanto atteso il giorno del suo matrimonio che desiderava venisse al più presto.
L’emozione la bloccava ad ogni passo, ad ogni pensiero che faceva. Stava per non essere più sua, stava per appartenere a qualcun altro. Non le dispiaceva, però. E il fatto che non amasse l’uomo cui stava per appartenere non la sconvolgeva più di tanto.
Aveva conosciuto Rodolphus qualche mese prima della data fissata dai suoi genitori per le nozze; sapeva che la famiglia Lestrange era tra le più pure e nobili che esistessero, e i modi aristocratici e il carattere signorile dell’uomo confermarono a Bella che suo padre aveva fatto un’ottima scelta per lei.
Si vestì con abiti sempre più belli ogni volta che lui veniva a trovarla, e, con una punta di disapprovazione da parte di Druella, sempre più scollati.
“Come mai allora non mi si propone?”
Questo pensiero le sorgeva ogni volta, dopo che Rodolphus se n’era tornato a casa.
“Ormai siamo promessi” pensò. “Non ci sarebbe nulla di male…”
Ormai ogni fibra del suo corpo bruciava d’impazienza. Bellatrix aveva davvero un carattere passionale, difficile da nascondere nel suo corpo fatto per l’amore fisico.
Si disse che probabilmente Rod nascondeva il suo desiderio per non imbarazzarla, e per una forma di rispetto. Sì, sembrava proprio adeguato al suo modo di fare.

Tutti ricordarono il matrimonio di Rodolphus Lestrange come uno dei più riusciti nella storia della magia.
La cerimonia fu breve, ma tutti furono concordi nell’affermare che non ci fu coppia di sposi più emozionata di loro mentre il cerimoniere univa le loro mani.
Nessuno sapeva che i motivi dell’emozione erano diversi per entrambi.
Il contatto fisico con le mani grandi e calde di Rodolphus diede un brivido a Bella, che si sentì tremare le ginocchia.
Sono sua.
È mio.

- Per tutta la vita, uniti nel bene e nel male…- salmodiava il cerimoniere.
Fissò gli occhi ossidiana in quelli castani di Rod. Era visibilmente teso, forse per il grande impegno che prendeva verso la giovane.
- …proteggendovi l’un l’altra…-
L’avrebbe protetta, e lei lo avrebbe protetto. Sarebbero stati indivisibili.
- …concedendovi interamente in corpo e anima…-
Strinse più forte la mano di Rod, che però non rispose alla stretta. “È davvero emozionato” pensò Bellatrix, compiaciuta.
- …finché morte non vi separi-.
L’applauso scrosciante accolse il bacio tremolante che i due novelli sposi si scambiarono. Poi ci fu la festa.

Per tutto il lunghissimo ricevimento Bellatrix non aveva tolto gli occhi di dosso da suo marito. Pensava, con fare quasi maniacale, a cosa sarebbe potuto succedere dopo.
Tuttavia frenò il suo impeto da sposina. Fu sorridente e gentile per tutta la durata del banchetto, ringraziò e salutò cortesemente gli invitati mentre, a scaglioni, lasciavano il maniero dei Lestrange.
Il suo maniero.
Inciampando goffamente nell’enorme abito da sposa, seguì Rod che, senza una parola, la portava a quella che era la camera da letto.
La loro camera.
Entrarono. Bellatrix non vedeva l’ora di liberarsi dello scomodo abito, e riuscì a toglierlo da sola, mentre Rodolphus fumava affacciato alla finestra e fissava il giardino.
Finalmente libera dal vestito, Bellatrix guardò Rod. Non sapeva cosa aspettarsi.
Lui, d’altra parte, continuava a guardare fuori, ignorandola. Ad un tratto sobbalzò, e prese il mantello dall’armadio, sempre senza guardare sua moglie.
- Devo andare-.

Bellatrix rimase interdetta. Come, andare? Dove? Dove va un uomo la sua prima notte di nozze?
- C-Cosa?-
- Mi hai sentito. Vado via-.
- Ma… Ma…- la ragazza non sapeva cosa dire.
Finalmente Rodolphus la guardò. Sospirò. – Hai ragione, in fondo sei mia moglie, è tuo diritto saperlo. Però voglio che tu mantenga il segreto.
La fece sedere. Intanto, Bellatrix aveva recuperato la parola e lo spirito battagliero.
- Come sarebbe a dire che te ne vai? È… è la nostra prima notte di nozze! E io, io…-
- Ascoltami- La voce baritonale di Rodolphus la riportò alla calma.
- Tu lo sai perché ci siamo sposati, no?-
Domanda banale. – Per volere delle nostre famiglie-.
- Esatto-. Rod le parlava come se fosse stata una bambina. – Se fosse stato per me, però non ti avrei mai sposata. E non perché- disse, prevenendo la raffica di domande di Bella – tu non mi piaccia, o non ti reputi degna. Sei una donna bellissima, e sei la persona più degna dell’onore di sposare un Lestrange. Ma non ti farò mai mia-.
Bellatrix iniziava a comprendere. Deglutì. – E posso sapere perché?-
- Io non posso essere tuo…-
- Perché!- gridò Bella, esasperata.
- Perché non sono come te. Sono omosessuale-.
Bellatrix rimase interdetta. Aveva sempre sentito pronunciare quella parola come un insulto, come poteva adattarsi all’uomo che aveva di fronte?
- Cosa…-
- Sono omosessuale. Gay. Finocchio. Frocio. Checca. Scegli la parola che preferisci- sillabò Rodolphus con disprezzo e sarcasmo. Poi si calmò, vedendo la prostrazione in cui aveva gettato la ragazza.
- Ti ho sposata perché non potevo fare altrimenti. I Purosangue devono essere… perfetti anche in quel senso, secondo non si sa quale legge- aggiunse sempre con sarcasmo non proprio velato. - Ora che lo sai però, ti prego di non tradirmi-.
Pronunciò l’ultima frase sottovoce, come una preghiera. La donna, benché ancora sconvolta, annuì.
- Ti ringrazio davvero-. Rodolphus fece un mezzo sorriso. – Ora vado. Mi aspettano-.
Scese le scale. Bellatrix rimase qualche secondo ancora seduta sul letto, poi lo seguì come si trovava, scalza e in sottoveste.
- Rod!- lo fermò mentre stava per aprire la porta. A Rod fece quasi pena. Sapeva che non l’avrebbe mai resa felice, e se ne dispiacque sinceramente.
- Rod… E i-io che cosa f-farò…-
- Potrai avere un amante. Tutti gli amanti che vuoi. Mi dispiace davvero, Bellatrix… Vorrei essere un vero marito per te, ma non ce la farò mai-. E chiuse la porta.

Il freddo pavimento sotto i suoi piedi scalzi rese Bellatrix capace di ragionare.
“Tutto questo tempo… perduto”.
Ripensò in un attimo ai giochi da bambina, al desiderio di figli, alle paure degli sguardi altrui, alle tre maglie sotto la divisa, alle tentazioni represse e agli sguardi alteri lanciati a chi non era degno di lei, al sogno di essere solo del suo sposo.
Tutto infranto da una frase.
“Potrò avere tutti gli amanti che voglio”.

Non seguì il consiglio di suo marito. Non ebbe nessun amante, mai.
Riversò la sua frustrazione in quella che fu davvero la sua passione: servire il suo Signore.
Al suo servizio poteva sfogarsi, e cessare per un attimo di pensare alla sua prima notte di nozze.
Perché ogni volta che uccideva un bambino, era per il figlio che non aveva avuto.
Ogni volta che uccideva una donna, era per la felicità che le era stata preclusa.
E ogni volta che uccideva un uomo, sperava che fosse lui l’amante che, una notte, le aveva portato via suo marito.

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Eccomi qui! Il chiarimento è questo, e lo scrivo in grande: in questa storia non ho voluto descrivere né dare ad intendere un disprezzo o una derisione per l'omosessualità. Se noterete, le frasi pronunciate da Rodolphus sono intrise di sarcasmo nei confronti della società purosangue chiusa e ottusa, che lo ha costretto a fingere di essere ciò che non è. La delusione di Bellatrix, suppongo, è invece comprensibile: vive per tutta la vita con un'idea, un sogno di vita coniugale che però le è precluso, perché è stata costretta ad unirsi ad un uomo che, per sua natura, non potrà amarla nel modo che intende lei.
Non c'è alcun disprezzo né discriminazione in nessuna delle me storie. Se così appare, vi prego di farmelo notare e troverò un altro modo per esprimermi.

Detto ciò, grazie della lettura, e della recensione che CERTAMENTE lascerete!! :D
sempre vostra
Ferao

   
 
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