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Autore: Magali_1982    03/10/2014    3 recensioni
"Per questo correva sempre così tanto, così veloce. Per rendere indefiniti i contorni di una realtà aliena, dove non aveva punti saldi di riferimento. Per questo annotava tutto ciò che valeva la pena di apprendere, sentire, vedere, assaggiare, leggere. Per trovare il vero significato da dare alla sua seconda possibilità." Mai come dopo una distruzione totale servono punti di riferimento. Persino a un uomo definito "Leggenda Vivente". Steve e Captain America ora sono due entità divise, in conflitto. Sole. Alla ricerca di un modo per convivere e di un nome creduto perso in una tormenta di neve. A volte, l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, a casa e scoprire di non essere stati i soli a farlo perché esiste un altro Soldato dilaniato tra due nomi. La loro guerra è la stessa e ciascuno cerca di punti fermi per non precipitare; un viaggio lungo e allo stesso tempo brevissimo, scandito da una lista.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Hai una relazione con me. Non te la caverai mai.”
Secondo Pepper Potts, il mondo degli innamorati si divideva in due emisferi: nel primo vivevano
quelli che dovevano infiocchettare una storia con dediche, citazioni da libri famosi, canzoni, tutto
per dare un equilibrio a un sentimento che non poteva essere mai perfetto.
Nel secondo, vivevano i sinceri. Quelli che al mazzo di fiori preferivano la verità nuda e cruda,
quelli capaci di dirti, nei momenti di maggiore debolezza e senza vergognarsi, che facevano ciò che
facevano solo per proteggere l'unica cosa capace di dare un senso alla propria esistenza. Potevano
essere egoisti, emotivamente incapaci, sempre a fare i funamboli sul sottile filo tra coscienza di sé e
crollo nervoso ma si poteva essere certi: avrebbero sempre trovato il modo di esprimere col cuore e
senza bisogno di artifici creati da altri, quanto erano in grado di provare.
Era strano pensare a questo e molto altro mentre si stava scendendo, circondati da super eroi,
veterani coraggiosi, soldati sotto l'effetto di un trauma di distorsione e annientamento della propria
personalità, sotto terra.
Subito dopo la fine della Battaglia di New York e la partenza di due divinità verso il loro mondo d'
origine, Tony aveva progettato delle sostanziali modifiche al grattacielo portante il suo nome.
Non si era fermato solo agli ultimi piani; la vera trasformazione era avvenuta dove nessuno
avrebbe potuto accedere, sotto i parcheggi. Pepper ricordava ancora le trattative con il sindaco per
avere i permessi di scavo ed era meglio non pensare a quanto ci fosse voluto per strappare il
consenso a un sostanziale riassetto dell' impianto fognario di Manhattan.
I laboratori personali di Iron Man erano stati disegnati e costruiti più tardi, rispetto agli alloggi e al
nuovo quartier generale dei Vendicatori: dopo il Mandarino, dopo il virus Extreme e soprattutto,
dopo le conseguenze di uno scontro che non aveva riguardato solo l'uomo dentro un'armatura e il
suo nemico.
Pepper sapeva sarebbe stata una contraddizione, dare il permesso al suo compagno di tornare a
quanto sapeva fare meglio. Aveva sempre osteggiato il bisogno patologico di Tony di costruire
nuove Mark e saziare, o illudersi di averlo fatto, una paura vorace e bulimica. Era stata lei stessa,
sebbene involontariamente, una delle cause scatenanti di quella paura e da quel principio, si poteva
tornare all' asserzione riguardante l'eterna imperfezione dell' amore. Era stata contenta di aver
imparato che imperfezione non faceva necessariamente rima con squilibrio.
L'ascensore era stipato di persone e silenzio. Le sembrava di trovarsi nel mezzo di una tregua
armata, stretta in conseguenza alla decisione per cui si era consumato un altro diverbio, fatto più di
sguardi che parole, tra Steve e Natasha.
Il motivo per cui ora evitavano persino di guardarsi, nonostante fossero a mezzo metro l'uno
dall'altra, aveva lunghi capelli scuri, occhi verdi e un persistente rossore ad altezza guance.
Andy cercava di rendersi invisibile, quasi appiattita all'angolo, le spalle chine e gli occhi bassi.
Secondo la Vedova Nera, lei non sarebbe dovuta andare con tutti loro. Semplicemente, Steve aveva
sostenuto il contrario, trovando un alleato nell'uomo che ora stava appoggiato al pannello in acciaio
della parete, proprio di fronte alla ragazza.
Il Soldato d' Inverno. Il Sergente Barnes.
Era stato lui a porre fine alla discussione, mettendo il braccio sinistro attorno alle spalle di Andy e
sospingendola per metterla in coda a Sam e Clint.
Era stato un gesto naturale, privo della minima malizia o allusione. Era chiaro fosse nata una sorta
di bizzarra, istintiva amicizia tra le due persone più care a Captain America in quel momento e se
avessero finito con l'allearsi, Natasha Romanoff si sarebbe trovata a doversi arrendere, pur di non
perdere l'affetto di Steve, conquistato con fatica.
Si stava chiedendo come mai la donna vedesse Andy Martin con tanta diffidenza, quando la
discesa finì.
“Ci siamo” esclamò Tony mentre i pannelli si aprivano davanti a loro.
La tensione generale svanì all' istante, mano a mano che gli ospiti uscivano e vedevano il luogo
dove erano stati condotti.
La voce di Jarvis salutò cordialmente i nuovi arrivati e a un suo comando, una serie di luci a led si
accesero per illuminare l'ampia sala circolare, posizionata sotto una grande volta a cupola. Dal suo
centro si diramavano nervature in acciaio, ferro e centinaia di rivetti che scendendo, componevano
un'ossatura di colonne. In esatta corrispondenza col punto più alto del soffitto di calcestruzzo
grezzo, sul pavimento si ergeva una pedana circondata da alcuni bracci meccanici, ora immobili e
raccolti sulle loro basi munite di ruote. Sicuramente, conoscendo il loro costruttore, si poteva
ipotizzare che con un semplice ordine vocale si poteva procedere alla loro accensione ed eventuale
spostamento.
Ovunque c'erano carrelli ingombri di materiale meccanico: si potevano indovinare delle parti di
armatura e capire il loro posizionamento dalla forma già delineata ma quello che lasciò Sam Wilson
con la bocca aperta come un bambino di fronte all' incontro inaspettato con un proprio idolo, fu
quanto vide in una teca di vetro spessa diversi pollici, collocata in uno degli spazi vuoti lasciati
dalle travature di sostegno.
“E' quello che immagino?”
“Proprio quello. Non è una bellezza?”
La voce di Tony era colma di tutta la fierezza reperibile sulla faccia della terra mentre carezzava con
lo sguardo l'unica e sola Mark costruita dopo gli avvenimenti di Los Angeles e la totale distruzione
delle sorelle che l'avevano preceduta.
“Pensavo avessi smesso” mormorò Steve, anche lui rapito a malincuore da quello sfoggio di
ingegneria e tecnologia.
“Dovresti saperlo che la parola di una donna non è mai certa.”
Pepper alzò gli occhi al cielo. “Non è andata esattamente così.”
“Discuteremo su questa nuova percentuale di responsabilità più tardi, cuore mio.”
Solo Tony Stark poteva usare simili appellativi in maniera tanto sarcastica. Balzò sulla pedana.
“Signore e signori, benvenuti alla Seconda Divisione del reparto Ricerca e Sviluppo delle Stark
Industries.
Clint distolse lo sguardo dalla nuova armatura di Iron Man e si accorse delle altre teche. “Ho come
l'impressione non sia stato un progetto solo tuo.”
“Sempre con la vista acuta, vero Legolas?”
Da dietro le spalle di James, qualcuno soffocò una risata. Andy sperò vivamente che nessuno
l'avesse sentita. L'illusione venne annientata cinque secondi dopo dall' occhiata interrogativa di due
smarriti occhi grigi.
“Te lo spiego io più tardi” gli mormorò Steve, concigliante e sorridendo alla ragazza.
Nelle altre nicchie si trovavano alloggiati una serie di equipaggiamenti diversi: nel primo c'era
quello chiaramente destinato a Occhio di Falco, con un nuovo arco in fibra di carbonio e una
rastrelliera colma di frecce di ultima concezione. Quello pieno di piccole armi da fuoco, un fucile
completamente smontato capace di contenersi a dimensioni tali da non sfigurare in una borsa da
donna e due coppie di spessi bracciali dotati di un sistema per rilasciare scariche elettriche, era
esclusivo appannaggio della Vedova Nera. Non poteva mancare quello per Captain America e non
poterono mancare, in questo caso, le rimostranze di Steve.
“Perché a me tocca sempre e solo una nuova divisa?” borbottò osservandola, pronto a qualsiasi cosa
pur di non dire che gli piaceva: i colori erano quelli caratteristici di sempre ma la funzionalità e il
disegno più aggiornato ricordava quella indossata per le missioni dello SHIELD.
“Perché tu ti ostini a far fuori i cattivi solo col tuo scudo” ribatté Tony, con una pronta alzata di
spalle.
“Manca uno spazio per il Dottor Banner.”
James sentì lo stomaco annodarsi, nell' avvertire il tono di voce con cui Natasha aveva parlato di
quell'uomo. Si trattò di una torsione violenta e dolorosa. Perché c'era stato dell' affetto in quelle
parole? E perché, da quando l' aveva rivista, provava un'orrenda sensazione, in bilico tra rimpianto e
desiderio?
C'entrava un altro nome ma gli stessi capelli di fiamma. Un altro luogo, pieno di neve, e una
figuretta smunta in piedi in un cortile sferzato dal bacio gelido dello spietato inverno della Siberia.
Il Soldato si sforzò di ricucire insieme il tessuto sbranato e sfilacciato dei suoi ricordi ma appena ci
provò, il dolore di una scarica elettrica riverberò nel suo cervello, spegnendolo per un lunghissimo
secondo.
Non udì la risposta di Stark; soffiò fuori aria dai denti scoperti e serrati, coprendosi la fronte con la
mano destra.
Il presente tornò quando percepì qualcuno sfiorargli l'altro braccio.
Era stata Andy. Continuava a guardare dritto davanti a se ma abbassò lentamente la mano,
finendogli di dire, in quel modo, va tutto bene.
James pensò di cominciare a capire il motivo per cui piacesse tanto a Steve. In lei, rivedeva la
vecchia propensione a sentire oltre i silenzi e percepire nel vuoto di uno sguardo distolto. Era stato
per questo motivo che era riuscito a voler bene a Steve, cogliendone la vera essenza e il coraggio
che lo consumava al pari dei troppi malanni provocati dalla sua costituzione gracile e delicata.
“Quindi hai tenuto i contatti con Bruce Banner?”
La domanda era di Clint Barton. L' agente arrivato con Natasha.
“Ho fatto molto di più; questo posto lo abbiamo progettato insieme.”
“E ora dove si trova?”
“Dice di avere bisogno di un po' di tempo da solo, prima di tornare ad affrontare la nostra
convivenza.”
Nessuno biasimò il mite scienziato per il suo fisiologico desiderio di riprendersi dalla vita passata
con un elemento instabile come Tony Stark.
Natasha continuava a guardarsi attorno ma la prima eco di vago stupore si era già attenuata. Posti
simili ne aveva visti molti, durante la sua carriera.
“C'è un altro motivo per cui ci hai voluto portare qui, oltre che per ammirare il nuovo reattore
esterno della tua armatura?”
“Qui c'è spazo sufficiente, agente Romanoff.”
“Spazio per cosa?” Sam inarcò entrambe le sopraciglia.
“Signore” avvertì Jarvis “Possiamo procedere; il database è pronto.”
Andy avrebbe dovuto essersi abituata a come Tony avviava un processo di codifica del suo sistema
operativo: le dita danzavano nell'aria, solo all'apparenza senza uno scopo; tutto poi diveniva una
serie di finestre virtuali. Lo spazio si trasfmormava uno schermo potenzialmente infinito.
Quanto vide la fece ricredere e stupire di nuovo.
“Come da lei richiesto, ho compiuto una implementazione dei dati attraverso la CIA, l' FBI e quanto
è rimasto dello SHIELD.”
Sul pavimento si generò una griglia di luce azzurrina, che cominciò a strutturarsi e spandersi in una
forma più complessa.
“Ho incrociato i dati con quelli portati dall' agente Barton; avvio della ricostruzione virtuale della
base scoperta a Londra.”
In un secondo, la struttura a celle si modificò creando dal nulla la perfetta riproduzione della sala
scovata nei sotterranei di un' antica chiesa templare di Londra.
Tornarono i tavoli operatori, i cavi, gli elettrodi. Tony si voltò verso il Soldato.
“Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Devi dirci se questo posto ti ricorda qualcosa.”
Frastornato, James annuì e cominciò a studiare quell' ambiente. Mosse qualche passo incerto,
evitando per istinto mobili che comunque non avrebbe potuto colpire e rovesciare. Osservò in
assoluto silenzio, a volte chinandosi, a volte indietreggiando.
“Non sono mai stato qui. Questo posto non era pronto per me.” Prima di proseguire, cercò gli occhi
di Steve quasi con disperazione. Quando il suo amico annuì, si umettò le labbra e trovò la forza di
andare avanti nella sua spiegazione.
“Non c'è alcuna bara per la criostasi e le pompe di alimentazione del flusso di aria fredda da
incanalarvi dentro.” James scoccò un'occhiata interrogativa a Barton. “Avete trovato tracce di cose
simili e dei generatori di corrente?”
“No. Se si esclude la totale mancanza di una vera strumentazione, sembrerebbe una sala operatoria
in tutto e per tutto.”
“C'era un sistema di canali di scolo.” Intervenne Natasha, indicando in basso. “Ho raccolto dei
campioni ma non ho potuto analizzarli.”
“Allora non era una base dove potermi ospitare. Qui hanno fatto dell'altro.”
Tony ingrandì quanto era posto sopra uno dei carrelli. Erano passati diversi minuti dalla sua ultima
battuta sarcastica, segno che il tempo degli scherzi e delle provocazioni era finito. Contemplò con
attenzione delle piastre rettangolari in materiale plastico nero, con una dei due lati rivestiti da file di
minuscoli aghi ipodermici. Riconoscerle e sospirare di sconfitta fu un tutt' uno.
“Qui hanno tentato di far nascere un nuovo Super Soldato.”
 
*


Il corridoio dove le avevano detto di aspettare era di un colore verde smorto, angusto e con poche
sedie. Le porte degli uffici si spalancavano di frequente, lasciando entrare e uscire agenti in divisa e
detective con in mano tazze di orrendo caffé allungato.
Kate tirò su col naso, sistemando meglio la borsa sulle ginocchia.
Le avevano detto che ci sarebbero volute ancora diverse ore prima di poter effettuare una denuncia
per la scomparsa di una persona; aveva risposto che avrebbe aspettato tutto il tempo necessario e si
era seduta.
La telefonata fatta ai genitori di Andy era stata penosa; la voce della signora Martin si era spezzata
in un singulto mentre le annunciava la sua partenza immediata da Long Island per raggiungerla a
Manhattan; suo marito avrebbe provveduto ad avvisare Nicholas, a Boston.
“Sei sicura, Kate? Come è potuto succedere a mo chirdre?”
C'era voluto il rapimento di sua figlia, perché la madre tornasse a chiamarla con un affettuoso
appellativo, residuo di una lingua a lungo rifiutata, andato perduto in anni di lotte silenziose e
incomprensioni fragorose come urla. Scosse il capo e si infagottò ulteriormente nel cappotto,
cercando un po' del calore sparito completamente quando aveva trovato la porta dell' appartamento
al numero 274 spalancata.
La famiglia della sua amica era ancora lontana da New York; spettava a lei dare il via alle indagini.
Qualcuno le mise davanti agli occhi un bicchiere di cartone colmo di caffé. Caffé caldo, se non
altro. Kate drizzò il capo e ridusse gli occhi castani a due fessure.
“Avrei dovuto immaginare ti avrebbero chiamato.”
“Hanno subito pensato fosse venuta da me.”
“Non lo ha fatto in tre anni. Perché avrebbe dovuto farlo adesso?”
“La sottovalutano ancora, vedo.”
“Tu sei stato il primo ad averlo fatto.”
Robert accolse la frecciata velenosa con un contegno dimesso; sapeva di aver fatto di tutto per
meritarsela.
“Posso rimanere?”
“A che titolo?”
“Kate. Le ho voluto bene e sono preoccupato per lei.”
Pessima scelta di tempi verbali, pensò la filologa classica in lei. Senza aggiungere altro, afferrò il
bicchiere offertole e si trincerò dietro un muro di sdegnoso silenzio.
 
*


Il progetto “Soldato d' Inverno” non era nato con quel nome.
Lo scienziato Harmin Zola, luminare in molti campi della Scienza e braccio destro del primo capo
riconosciuto dell' HYDRA, aveva steso il primo protocollo partendo da ciò che il suo collega,
Abraham Erskine, non era riuscito a distruggere prima di fuggire negli Stati Uniti del 1939 e
chiedere asilo politico.
Aveva portato avanti una serie di studi sull'impiego dell' elettricità nella cura di alcuni semplici
disturbi neurologici; il passo dal chiedersi se si poteva fare di più all' eseguire quanto le sue nuove
scoperte indicavano, fu tragicamente breve.
Prima che la Divisione Scientifica ufficiale dell' appena nato Terzo Reich ripudiasse Hitler come
comandante supremo e ponesse al suo posto Johan Shmidt, il dottor Zola poté scegliere le sue cavie
dallo sterminato bacino generato dalla promulgazione delle leggi raziali, destinato ad alimentare
luoghi di orrore che il mondo avrebbe conosciuto solo dopo la conclusione del secondo conflitto
mondiale.
Al contrario del Professor Mengele, Zola necessitava di prigionieri più in forze per il suo progetto.
Sapeva che esponendolo al Teschio Rosso, questi avrebbe accettato sull'onda del suo fanatico,
incrollabile entusiasmo; non avrebbe mai rifiutato la possibilità di costruire un esercito personale,
forte non solo di armi avveniristiche per l'epoca ma soprattutto di uomini dotati di qualità
incredibili.
Incredibili e letali.
Come Essere Superiore, Shmidt sognava di avere al proprio servizio guerrieri di levatura simile
alla sua. Sordo e cieco al primo avvertimento di Erskine e alla fallita somministrazione del suo
Siero non ancora ultimato, aveva dotato Zola e la sua squadra di scienziati di ogni mezzo per
raggiungere e imprigionare una chimera mortale.
Era stato l'inizio di un' opera che nessun compositore, nemmeno il più folle e delirante, avrebbe
mai osato scrivere.
Nessuno era realmente disposto a credere che un uomo mingherlino, la faccia pallida, anonima,
dalle guance tonde di bambino e gli occhiali con la montatura di corno, potesse essere capace di
trasformare la base di Krausberg in una voragine dove sparivano, senza più tornare, molti dei
soldati catturati durante le battaglie lungo il confine italo-austriaco.
La sua voce leziosa e soffice, sempre pronta ad assecondare ogni follia del suo comandante, aveva
impartito ordini atroci.
L' inverno del 1943 gli portarono due ottimi risultati: la conclusione degli studi sulla
sovrastimolazione cerebrale indotta da scariche elettriche e l'uomo perfetto su cui sperimentarla.
Un Sergente del Centosettesimo battaglione.
James Buchanan “Bucky” Barnes. Il Paziente Zero.
Le prime “sedute” non riuscirono a dare i risultati sperati, ma la frustrazione dei suoi ricercatori,
per Zola era motivo di soddisfazione; il soggetto scelto mostrava, resistendo, di possedere la forza
necessaria per opporsi a un processo che aveva portato alla morte molti altri soldati delle Forze
Alleate, prima di Barnes.
Avevano cominciato da appena due giorni a inoculargli i primi derivati del Siero di Erskine,
mantenendolo in uno stato d' incoscienza, quando la base venne attaccata da un solo uomo, in grado
di liberare trecento prigionieri e costringere Shmidt alla ritirata.
Occorse un altro inverno, quello del 1944, perché la neve riportasse allo scienziato un potenziale
tesoro perduto troppo presto.
“Stando alla nostra ricostruzione, il dottor Zola chiese asilo politico in America. I vertici della
Divisione Scientifica Strategica accolsero il suo pentimento; ad osteggiare il suo ingresso nello
SHIELD non ancora nato, furono solo due persone.”
Steve e Tony conoscevano già i nomi che Jarvis stava per fare.
“L'agente Margareth Carter e il signor Howard Stark.”
A supporto della lunga spiegazione, il sistema operativo aggiornava continuamente i suoi schermi
mostrando foto, articoli di giornali, raffronti.
Il laboratorio sotterraneo della Stark Tower era un regno surreale di luci azzurre e soffuse mescolate
alla più spietata delle realtà. Nessuno aveva il coraggio di muoversi, meno ancora di parlare o
interrompere la serie di risposte attese in particolar modo da Andy.
“Collaborando con una parte deviata dei servizi segreti russi, Zola riuscì a bypassare il controllo
ferreo delle comunicazioni da e per gli Stati Uniti dispiegato negli anni della Guerra Fredda.
Ottenuto un visto, tornò in Germania per motivi famigliari. In realtà, si recò là per controllare i
progressi del progetto segreto dell' HYDRA, battezzandolo ufficialmente come “Soldato d'
Inverno.”
Quando la collaborazione coi sovietici non fu più necessaria ai loro scopi, gli adepti superstiti del
culto imposto dal Teschio Rosso presero il controllo definitivo sulla loro nuova arma: un essere una
volta umano, privo di ricordi, di un nome, capace solo di eseguire gli ordini e nel modo più efficace
possibile.
“Aspettate.” Pepper, più tardi, si sarebbe chiesta dove avesse trovato il coraggio per parlare.
“Jarvis, cosa intendi dire con la fine dei rapporti con gli agenti corrotti del KGB?”
“Il Sergente Barnes, nome in codice Soldato d' Inverno, venne mandato a Kiev per ricevere un
addestramento. Dopo la sua conclusione e alcuni anni d' impiego nelle prime missioni, si decise una
prima, profonda riprogrammazione della sua mente.”
Steve non ebbe bisogno di sentire il grido silenzioso di Bucky; lo vide abbassare il capo, la bocca
schiusa e un dolore tale nello sguardo vitreo da renderlo incapace di articolare il minimo suono.
Qualcun altro si accorse di quel momento e non resse a lungo la visione di un simile spettacolo;
c'erano nuovi demoni da seguire e molti altri da scoprire, prima della fine del racconto.
Il Dottor Zola, ormai sicuro di aver impiantato i giusti parassiti nel corpo acerbo dello SHIELD,
non si dedicò solo alla creazione del famigerato algoritmo che sarebbe divenuto la spina dorsale del
progetto Insight; redasse un dossier dove pianificò, punto per punto, un nuovo progetto per la
ricerca e la crescita di nuovi Soldati Perfetti. Trovare nuovi alleati risultò facile: vendendo nel modo
migliore l' illusione di un mondo finalmente sicuro, la lista di agenti a disposizione dell' HYDRA si
allungò di mese in mese. Di anno in anno.
Di decennio in decennio.
Jarvis ne fornì una parte e Clint riconobbe molti di quei nomi, ripetendoli nella sua mente come
una sequela di insulti.
“Stando alla decodifica delle ultime pagine del rapporto che l' agente Romanoff ha passato al
Capitano Rogers, possiamo tracciare una mappa discretamente precisa del numero delle basi atte a
supportare il progetto e grazie allo schema del rapimento della signorina Martin, incrociato ai dati
estrapolati dal terminale del signor Stenton, è possibile individuare uno dei modus operandi di
alcuni dei settori operativi tenuti dall' organizzazione negli ultimi due anni.”
Si aprì un nuovo monitor. Andy deglutì nel vedere, in altro a sinistra, lo stemma della Polizia
Metropolitana di New York.
“E' il database delle persone scomparse” esalò, accorgendosi troppo tardi di aver parlato ad alta
voce.
“Esattamente, signorina Martin. Grazie ai miei nuovi protocolli, ho condotto un' indagine
incrociata in tutti i dipartimenti di Polizia del mondo e nei loro archivi. Ho così scoperto che
operazioni simili sono state effettuate regolarmente a partire dagli anni Settanta.”
La ragazza annuì rigidamente; era certa non fosse un' operazione semplice e legale ma stava
imparando in fretta come poteva agire un' agenzia governativa. Fosse esistito ancora, lo SHIELD
sicuramente avrebbe seguito la stessa pista, come aveva mostrato con Insight.
“Dunque, vediamo.”
Tony si grattò la nuca furiosamente, strizzando gli occhi prima di cominciare a manipolare una
serie infinita di date, informazioni e verbali. Dal caos informatico emerse uno schema, che si
presentò sotto forma di un complesso diagramma.
“Riassumendo, finita la Guerra l' HYDRA aveva bisogno di nuovo materiale su cui portare avanti i
propri esperimenti. Non potendo più contare su dei prigionieri, inizialmente ha fatto in modo di
poter trovare quanto serviva creando nel mondo sacche di tensione, da far esplodere al momento
opportuno. Con il ritorno della pace dopo la fine degli anni Sessanta e i ripresi rapporti diplomatici
con l'allora Unione Sovietica, vennero create queste basi. Le date di aggiornamento del dossier
coincidono con...”
Londra, sobborgo di Watford, 1975.
L' addolorata e angosciata famiglia Andrews denunciò alle autorità competenti la sparizione del loro
figlio maggiore, Henry.
Il giorno seguente, il “paziente H” venne registrato nelle schede mediche degli scienziati legati alle
attività clandestine di Temple Church.
La settimana dopo venne dichiarato il fallimento degli studi portati avanti sul suddetto paziente. Il
file a lui relativo si chiudeva con la scritta reso inattivo.
“Nat” mormorò Clint “credo non serviranno molti test sui tuoi campioni per capire cosa succedeva
là sotto.”
Altro luogo, altra data.
Galway, Repubblica d' Irlanda, 1976.
La contea omonima e quella di Dublino furono flagellate da una serie di scomparse misteriose, impossibili da ricondurre
sotto la dicitura “rapimento”: in nessuno di quei tristi casi vi fu un contatto con i parenti e una
richiesta di riscatto. Bambini, adolescenti, senza distinzione di sesso, finivano inghiottiti dall'
oscurità e da ciò che si trovava sotto il porto della capitale del Paese.
La documentazione riportava venti resi inattivi contro solo tre attivi.
Era una lista dove la morte aveva un altro nome e la vita una maschera con cui celare l'orrore di un
vuoto provocato per calcolo.
Parigi, Francia, 1977.
Kyoto, Giappone, fine degli anni Ottanta.
James divorava quel bollettino che parlava di altre guerre e molte sconfitte. Il suo era stato il primo
nome e il primo successo. Da questo era nata una scia di altro sangue, di lucida follia e desiderio di
dominazione.
Il Soldato d' Inverno era stato l'unico esperimento andato a buon esito per molto tempo, circondato
da un cimitero senza lapidi e se non fosse intervenuto, forse-
Guardò Andy, pallida ma con le spalle dritte. Doveva esserci arrivata, se stava interpretando
correttamente il modo in cui si morse il labbro inferiore.
“Avrebbero potuto fare lo stesso con me?” domandò a Tony, sforzandosi per non far tremare la
voce e fronteggiando meglio che poteva il tremito di ghiaccio nato nel cuore.
“E' molto probabile. Ti avrebbero rapito perché avrebbero potuto spingere Steve a consegnarsi, dal
momento che vi conoscete e minacciare di usarti come cavia di laboratorio come ulteriore
incentivo.”
Non svenire.
Il cuore le pulsava nell'esofago, contro il palato. Deglutì e impose al proprio cervello di rimanere
razionale, accantonando qualsiasi voglia di mettersi a urlare o farla finita, serrando gli occhi e
lasciandosi cadere.
Chiese un ultimo favore a gambe e piedi e lesse le finestre virtuali.
“Questo non riporta a cosa ci siamo chiesti un giorno fa? Perché l' HYDRA vuole catturare
Steve?”
“Per il mio sangue.”
Nessuno si era accorto che il Capitano si era isolato dal resto del gruppo. Stava dando loro le spalle,
intento a studiare un dettaglio dello sterminato resoconto per immagini redatto da Jarvis.
Lo SHIELD era nato come la seconda faccia di una medaglia, la cui prima rappresentava un teschio
con nove tentacoli.
Partendo da questa verità, era facile supporre come tutte le risorse e le informazioni della prima
fossero a totale disposizione della seconda. Non ci sarebbe voluto molto per sapere dei prelievi
compiuti su di lui all' indomani della sua nascita come Primo Super Soldato.
La chiave era sempre stato il suo patrimonio genetico; l'unico rivelatosi perfetto per accogliere la
mutazione indotta dal siero di Erskine. Tutto doveva partire e finire con quella semplice, terribile
asserzione.
“L' asserzione del Capitano Rogers risulta corretta” confermò Jarvis, mostrando una serie di foto
inequivocabili.
Una capsula per il processo di ibernazione.
La complessa struttura costruita per le sedute di elettro-shock.
Il volto di un uomo, appena distinguibile dietro lo spesso strato di aria congelata che increspava un
oblò di osservazione.
“Dopo aver mantenuti stabili i parametri vitali del Sergente Barnes, la squadra di ricerca di Zola lo
ha contattato segretamente in modo da poter ricevere quanto si stava scoprendo sul DNA del
Capitano.”
Ormai il quadro era chiaro.
Servivano due fattori di attivazione per il processo che, in conclusione, avrebbe dovuto portare alla
creazione di un Super Soldato: il sangue di Steve e un generatore in grado di potenziare la crescita e
la modifica cellulare.
Era una sinfonia adatta a un film dell'orrore. Con una sola, evidente stonatura.
“Un momento” interloquì Sam. “Prendendo per vere queste ultime scoperte, manca qualcosa.”
“Sveglio, il nuovo arrivato.” Tony mostrò per la seconda volta la parte di quei macchinari che lo
aveva insospettito e lo ingrandì diverse volte con una costruzione virtuale.
“Questo fu progettato da mio padre, insieme al Dottor Erskine.”
“Sono gli aghi che mi hanno somministrato il siero. Quindi?”
“Quindi significa che l' HYDRA ha infranto un brevetto di diversi milioni di dollari, in primo
luogo. In secondo luogo, sono certo abbiano praticato su Barnes lo stesso procedimento, sostituendo
il Vita Ray con un altro propulsore.”
James sembrava avere la testa su punto di esplodere, vittima di una pressione indicibile. Si piegò
su se stesso e cadde sulle ginocchia, le mani premute contro le tempie.Il suo urlo, soffocato dietro i
denti stretti in una morsa, allarmò tutti.
C'erano stati dei lampi azzurri.
Milioni di lampi, provenienti da una fonte d'energia tenuta in una teca di piombo e vetro.
Il suo corpo li aveva assorbiti e a ogni nuova scarica, i nervi si erano bruciati, i muscoli esplosi e
poi solo fuoco, luce, potenza e distruzione.
E alla fine, era rinato.
“Dobbiamo smetterla, per oggi” supplicò Pepper, la prima a chinarsi accanto al Soldato. Steve si
aspettava un' obiezione da parte di Tony; si sorprese quando questi annuì e ordinò la chiusura dell'
intero data base virtuale. Temendo eventuali ripensamenti, passò un braccio attorno ai fianchi dell'
amico e con l'altro, lo sollevò. Bucky non oppose la minima resistenza, come fosse stato tramortito.
“Sembra sia svenuto. Adesso come agiremo?”
“Dobbiamo scoprire le altre basi, agente Barton e la loro precisa locazione.”
“Non possiamo attaccarle alla cieca. Se lo aspetteranno; siamo pochi e mal organizzati, loro si
sono già rimessi in piedi.”
“I Chitauri che abbiamo sconfitto erano molti di più, Clint.”
“Oh, non fraintedetemi.” L' arciere alzò l'angolo destro delle labbra in un sorriso storto. “Spero di
ripetere quell'esperienza. E vincere.”
Steve e Pepper si diressero per primi verso l'ascensore, con Bucky.
“Vengo anche io!”
Andy li raggiunse; sembrava davvero preoccupata per il Soldato. “Non posso fare molto ma non
dimentico i miei debiti di riconoscenza.”
“Mi sono persa molto, a quanto pare.” Il mormorio di commento di Natasha fu asciutto, risentito.
“Scocciata dal fallimento della tua missione, agente Romanoff?” chiese affettuosamente Tony, così
partecipe del fastidio della donna per far meglio notare come stesse gongolando.
“Se Steve ti ha raccontato dei miei tentativi di dargli una vita sociale degna di questo nome, devo
cominciare a credere sia molto meno pudico di quanto sembri.”
C'era l'eco di un affetto sincero, nel suo sorriso accennato.
“Il ragazzo è cresciuto. Gli ci sono voluti quei buoni settant' anni ma meglio tardi che mai.”
L'uomo le batté una mano sulla schiena, a sottolineare la sconfitta. “Su, abbiamo un viaggio di
circa tre minuti per spiegarti che certe cose non si trovano a comando e altre sciocchezze annesse.”
 
*


La neve cadeva fitta, riempiendo il cortile di gelo e silenzio.
Lei è l'unica sopravvissuta.”
Gliela indicarono: una ragazzina talmente piccola per la sua età da chiedersi come avesse fatto a
resistere agli addestramenti massacranti degli agenti, alle privazioni, alla fame e al sonno negato.
Stava in piedi, le spalle dritte. Vestiva solo una canotta e dei pantaloni mimetici. I piedi erano
scalzi.
E i capelli...il Soldato non aveva mai visto un colore simile.
Il colore del sangue, il colore del fuoco.
Glieli faremo ricrescere. Prima erano troppo lunghi, avrebbero potuto venir afferrati
facilmente.”
Dietro di lei, c'era un cumulo bianco informe.
Procederemo a portarle via, adesso. Vanno fatte sparire.” Lo informarono con lo stile laconico
degli uomini abituati alla morte altrui e ormai privi di pietà.
Il Soldato si avvicinò. Gli anfibi affondarono nel ghiaccio fino a sopra la caviglia. La ragazza non
si mosse.
Doveva avere diciotto anni.
Vedendola da più vicino, si accorse che aveva gli occhi chiusi. Il viso, un adorabile cuore
perfettamente disegnato, era livido per il freddo.
Ti ho sentito.”
Quella che sembrava una bambina finita nel lato sbagliato delle fiabe aveva una voce roca,
profonda. L'accento del suo russo era musicale, aristocratico.
Dovresti attaccarmi, allora.”
La neve non attacca con violenza. Non subito.”
La risposta lo colpì.
Sei come lei?”
No.” Le palpebre fremettero e si aprirono.
Capelli rossi e occhi verdi. Fuoco e ghiaccio.
Io sono la neve. Mi chiamano così: la bambina di neve.”
E per un attimo che lo avrebbe segnato per sempre, il Soldato d' Inverno pensò non potesse esistere
nulla di più bello e mortale.




“Cosa ha detto?” domandò Pepper, fissando Steve confusa.
Il Capitano fissò interdetto l'amico, appena fatto stendere nel suo letto.
“Non lo so. Sicuramente, non era una parola inglese.”
Malienky edieveska sniecko.
Bucky l'aveva sussurrata nel dormiveglia tormentoso in cui era caduto. Era stato solo un istante ma
nel pronunciarla, le sue labbra avevano quasi sorriso.








Angolo (buio e tetro) dell' autrice: Mi piacerebbe poter dire che sono diventata un' esperta di lingua russa l'altra sera ma come sapete, l'unico con queata abilità è un genio, miliardario, playboy filantropo e non voglio certo rubargli la scena. Come fosse possibile.
Il soprannome che Bucky aveva dato a Natasha è una mia invenzione. Ma rende bene la personalità della ragazza destinata a diventare la Vedova Nera. Tutto il piano sulla creazione di un vero e proprio progetto sul Soldato Perfetto è farina del mio sacco, macinata grazie a certi dettagli raccolti nei vari film. Naturalmente non vi ho ancora detto tutto, perché in parte mi piace lasciarvi col fiato sospeto, in parte perché sono una che si diverte male, eheh. E se la divisa di Steve vi ricorda qualcosa...avete ragione: è quella che sfoggerà in "Age of Ultron". Ormai The List e l'universo che si porta dietro differiscono molto dalla story line prevista dall' MCU ma questo non significa che mi lascerò scappare qualche citazione, avvenimento riconducibili ai fatti ufficiali.
A venerdì prossimo e...grazie, grazie, e ancora grazie.
Maddalena

















 
  
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