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Autore: Ray Wings    03/10/2014    2 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Falla

Era tornata sulla verandina, luogo che aveva scoperto preferire, ma l'aveva già trovata occupata. Patricia, Beth e Carl erano intorno a un tavolino, a giocare a chissà quale gioco da tavolo, mentre Glenn e Maggie erano seduti sugli scalini che parlottavano amorevolmente tra loro.
Si fermò a guardarli e ancora una volta sentì che quello non era il suo posto. Cercò con gli occhi un buco isolato, un angolo tutto suo dove potersi rifugiare...c'era paura nel suo cuore. La stessa paura che può provare un cucciolo di fronte a degli estranei dopo aver subito un trauma, quando anche la sua ombra ha provato a pugnalarlo. Angolo isolato e buio, lontano dagli occhi e dalle orecchie, come se non esistesse, era quello il suo posto. Superò Glenn e Maggie, cercando di ignorare i loro occhi che la seguirono curiosi, e andò ad appoggiarsi con i gomiti alla ringhiera, qualche metro più in la e di nuovo puntò gli occhi all'orizzonte. In lontananza vide avvicinarsi velocemente T-dog e Andrea, e capì dai loro occhi e dalla pesantezza delle loro falcate che c'era aria tesa. Qualcosa non andava. E presto lo capirono tutti. Glenn si alzò in piedi, guardandoli curioso e sicuramente speranzoso di avere una risposta, e chiese << Sai che sta succedendo? >>
Andrea gli rispose con un'altra domanda << Dove sono tutti? >> e una serie di domande si susseguirono, facendo presagire l'arrivo di un qualche problema. Qualcosa non era come doveva essere, loro lo sentivano , ormai tutti erano diventati ottimi fiutatori del pericolo e cercarono di capire cosa esattamente non fosse al suo posto. Su una cosa però erano d'accordo << Dov'è Rick? >> chiese Glenn, poi chiese di nuovo Daryl che stava tornando dalla sua scampagnata insieme a Carol. Rick: tutto girava intorno a lui, era il pilastro portante del gruppo, questo lo aveva dimostrato più volte e se il pilastro non era al suo posto tutta la struttura vacillava. Ecco perchè erano tutti così tesi: stavano vacillando.
<< Non lo so, dovevamo andare a cercare Sophia circa un piao d'ore fa ma poi si è allontanato con Harshel. >> spiegò Andrea.
<< Rick ha detto andava a fare un giro. >> aggiunse Carol, aggiungendo un'informazione.
<< Ma perchè nessuno prende la cosa sul serio? >> cominciò ad alterarsi Daryl camminando nervosamente << Abbiamo una dannata traccia!! >> disse con un gesto plateale del braccio, segno del suo già abbastanza evidente nervosismo. Di che traccia si trattasse Ocean non lo sapeva, ma probabilmente si riferivano sempre alla ragazzina scomparsa.
<< Ah, ecco qua. >> disse ancora Daryl col tono di chi ha appena trovato tutte le sue risposte, e si diresse verso Shane che stava arrivando proprio in quell'istante. Ocean gli piantò gli occhi addosso, quel tipo proprio non la convinceva: aveva gli occhi da psicopatico. E anche in quel momento nel suo sguardo c'era qualcosa che non andava, un dico e non dico, un sono colpevole, ma di quale reato era ancora mistero. Shane si avvicinò armato fino ai denti, con un'enorme sacca sulle spalle che dava l'idea di pesare quintali, e un ghigno furioso. Non disse niente per spiegare il suo stato d'animo palesemente incazzato nero, ma sembrò non ce ne fosse bisogno perchè chiese semplicemente << Sei con me amico? >> rivolto a Daryl, e lui non disse altro che << Sì >> afferrando un fucile. Sapevano già cosa stava rendendo così Shane, era evidenteper tutti...tranne che per Ocean. Probabilmente era arrivata troppo tardi per delle spiegazioni. Peccato, quei retroscena da Beautiful l'avevano sempre incuriosita e divertita. Shane cominciò a spargere armi tra il gruppo, che inizialmente lo guardò un po' spaventato accennando un << Ma non possiamo >>, ma nessuno rifiutò l'arma e tutti pendevano dalle labbra del loro (così sembrava) vice.
<< Sono statoil primo a restarmene qui fermo a raccogliere margherite pensando che questo posto fosse sicuro, ma ora sappiamo che non lo è! >> esordì Shane.
Ocean si raddrizzò accennando un sorriso: le cose si stavano facendo interessanti, finalmente avrebbero smesso di passare le giornate a fare le belle contadinelle come se fuori fosse tutto normale. Che si stessero svegliando? O forse c'era dell'altro. Shane rivolse lo sguardo anche a lei, e la cosa la scosse: preferiva di gran lunga fare il pubblico, non voleva entrare in mezzo a certe questioni...e comunque sia era pur sempre una novità per lei.
<< Sai usare una pistola? >> disse avvicinandosi a lei e porgendogliene una. Ocean alzò le mani e negò sorridendo, rifiutando come si può rifiutare una caramella da un amico, quasi divertita << Mio padre aveva una pistola a pallini quando ero piccola. Mi era permesso solo guardarlo mentre tentava di non rovinare il muro di casa. >>
Per un attimo Shane sembrò volesse dirle "ma vaffanculo, non servi a niente", ma queste parole non uscirono mai dalle sue labbra. Questo non significhi però non l'abbia pensato veramente. Si voltò e si avvicinò a Glenn porgendogli un altro fucile << Vuoi rendere sicuro questo posto? >> e Glenn dopo un attimo di riflessione si decise ad afferrarlo. I litigi però furono inevitabili, prima Maggie poi Lori gli dissero di smetterla, perchè andava contro la regola del "niente armi in casa Hershel", ma la cosa non lo scalfì minimamente. La decisione era presa, e da come si comportava sembrava una decisione che era stata riflettuta da molto tempo.
Poi qualcosa attirò l'attenzione prima di Ocean, poi di T-Dog: dei versi che ben riconosceva e che la riportarono spaventosamente coi piedi per terra. Era stata solo un giorno in quel posto, e già si stava abituando alla tranquillità del luogo, tanto da spaventarsi a quei versi come succedeva le prime volte.
<< Oh, cazzo! >> disse T-Dog, dando voce ai pensieri della ragazza, che osservandone la provenienza aveva cominciato a dirigersi velocemente verso quella direzione, per poter vedere meglio. Gli occhi spalancati per l'incredulità.
Rick e Hershel avevano due zombie al guinzaglio. E non metaforicamente! Avevano proprio due zombie legati a una specie di guinzaglio e se li stavano portando a spasso, certo non con poca fatica, ma erano a spasso con due dannati zombie al guinzaglio!
<< E' questo dunque il vostro passatempo? L'accalappia-zombie? >> urlò Ocean rivolgendo per la prima volta la voce a tutto il gruppo. Si voltò, guardandoli tutti, fulminandoli uno a uno << Che diavolo vi passa per la testa? >> disse ancora gesticolando. Ma si accorse solo in quel momento che tutti avevano lo stesso stupore e paura negli occhi: che non ne sapessero niente neanche loro? Shane, tra tutti, era quello con lo sguardo più furibondo e allucinato, e fu proprio lui il primo a cominciare a correre nella direzione del caposquadra, dicendo tra sè e sè << Ma sono pazzi?? Sono pazzi!!! >> e il resto del gruppo lo seguì subito alla stessa velocità. Ecco cos'era fuori posto, ecco perchè la struttura stava vacillando. Non erano un gruppo di matti, Rick era matto e Hershel più di lui. Ocean li lasciò correre, guardandoli preoccupata e agitata. Si avvicinò al borsone di armi lasciato lì, senza distogliere lo sguardo dalla scena, prese una pistola qualunque sperando fosse già carica e si avviò dietro a loro con passo più lento ma non per questo meno deciso.
Shane arrivò trafelato, urlando << Che cazzo state facendo!!! >> e subito usò la scena a suo vantaggio rivolgendo la parola agli altri suoi compagni << Vedete? Vedete cosa stanno portando? >>, frase a cui Hershel rispose subito con un << Io vedo CHI sto portando!! >>. Ecco allora cosa passava per la testa del vecchio: non vedeva in loro zombie, mostri, morti che camminano, ma vedeva ancora in loro delle persone. Ma come poteva ancora considerarle persone?!?!
E la discussione partì di nuovo: non facevano che litigare in quel gruppo! Ma nonostante l'odio viscerale che Ocean provava per Shane lo psicopatico, in quell'occasione (e probabilmente sarebbe stata l'unica) doveva dargli ragione. Che cazzo stavano facendo? Davvero credevano che quelle cose fossero ancora persone? Davvero credevano che collezionandole nel fienile (perchè era lì che si stavano dirigendo) un giorno avrebbero potuto riabbracciarle? E così avevano intenzione di mettere tutti in pericolo solo perchè uno svitato ancora non vedeva bene cosa aveva di fronte e non accettava la realtà? E poi si meravigliavano che Ocean fosse sopravvisuta da sola! Lei ora si stava meravigliando che loro fossero sopravvissuti, fuori di testa com'erano!
Shane cominciò a sparare a uno degli zombie urlando sempre più furioso, sempre più deciso << Una persona vivente sopravvivrebbe a questo? E a questo? Come fa a essere ancora in piedi dopo questo? Eh? >> e a ogni sparo Rick rispondeva con altrettanta disperazione << Basta! Shane, ho detto basta! >> richiesta che alla fine arrivò al suo amico, ma non come sperava.
<< Sì, amico. Hai ragione. Basta così. >> e si avvicinò allo zombie che aveva impallinato per bene e gli diede il colpo di grazia con uno sparo alla testa. Hesherl cadde in ginocchio, e il silenzio piombò tra i presenti. Era una situazione delicata, probabilmente la cosa aveva addirittura fatto male a Hershel, come se avessero sparato a una sua amica di fronte ai suoi occhi, ma Shane aveva ragione e aveva fatto la cosa più giusta.
Ocean raggiunse finalmente il gruppo, aveva assistito a tutta la scena e le urla avevano permesso anche alle parole di arrivare alle sue orecchie e permetterle di capire per filo e per segno tutta la discussione. Li raggiunse, ma rimase nelle retrovie, insieme a Max attirato dal fracasso, che si guardò attorno con orecchie e coda bassa, i denti leggermente scoperti e si fece anche scappare un ringhio, subito ammonito da un << Sh sh sh >> e da un gesto con la mano di Ocean.
Shane riprese il suo discorso plateale, ormai stufo e deciso per la sua via. Nessuno l'avrebbe più fermato.
<< Basta. >> disse << Basta rischiare le nostre vite per una ragazzina ormai morta!!! >> urlò guardando Carol, la quale sussultò e probabilmente trattenne una lacrima.
<< Basta vivere accanto a un fienile pieno di zombie che vogliono ucciderci!! Basta! >> e mentre Shane continuava a fare il presidente della situazione, evitando solo di copiare frasi già conosciute come "I have a dream", Ocean, sempre rimanendo in fondo al gruppo, lo percorse in parallelo portandosi alle spalle di Hershel e osservandolo. Osservò l'espressione quasi spenta, ma non priva di disperazione e sorpresa, come quando ci si sveglia da un bel sogno e ci si rende conto che è la realtà che ci circonda, la putrida e schifosa realtà, quella che non puoi modificare a piacere, quella che non segue i tuoi desideri ma va esattamente nel verso opposto. La realtà che non ti appartiene, ma a cui TU appartieni, quella che ti tiene per il guinzaglio e che può fare di te quello che vuole. Ci si risveglia solo con un suono molto forte e brusco, con una scossa....con un urlo di disperazione e paura. E per il resto dei tuoi giorni non farai altro che chiederti perchè il destino ha voluto beffarsi tanto di te.
<< Se volete vivere! Se volete sopravvivere! Dovete lottare per forza! >> continuò Shane, incitando i suoi compagni a seguirlo nel gesto disperato che stava per compiere. Rick cominciò a richiamare Hershel, chiedendogli di tenere il suo zombie, perchè doveva avere le mani libere per impedire al suo amico di compiere un gesto sensato, ma che forse avrebbe portato problemi di chissà quale natura. Chissà perchè Rick, uomo tanto di polso e con la testa sulle spalle, tanto da essere diventato il capogruppo, stava facendo una cosa così stupida come quella di proteggere gli zombie dentro il suo fienile. Ma Hershel ormai non sentiva, Hershel era sotto shock e non avrebbe sentito per un po' di tempo. Shane corse verso il fienile e con un piccole cominciò a buttar giù la porta. Le persone armate presenti cominciarono a sollevare fucili e pistole, pronte a fare fuoco, solidali con l'uomo che stava rumorosamente portando quei mostri allo scoperto. Maggie andò da suo padre e l'abbracciò piangendo, Lori portò suo figlio dietro di lei in un disperato gesto di protezione e Rick ancora non smetteva di pregare il suo amico di non fare quello che stava per fare, chissà con quale vana speranza. Ma ormai era troppo tardi...le porte erano state aperte e gli zombie oltre a farsi sentire cominciarono a farsi vedere. Shane per primo aprì il fuoco e fu subito seguito dai suoi alleati: uno a uno gli zombie che man mano uscivano dal fienile caddero a terra sotto una scarica infinita di colpi e odio. Non era solo bisogno di protezione quella che li spingeva in quel gesto disperato, ma era odio. Odio puro e profondo verso quelle immonde creature che per troppo tempo li avevano fatti dormire con il cuore in gola e la lacrima pronta a scendere per i cari che in sogno tornavano a salutare. Odio verso quel mondo che non si capiva perchè fosse arrivato a tanto. Odio verso Dio che aveva deciso di punirli in quella maniera così orribile: erano diventati cibo per i loro stessi cari. Mangiati da chi si amava. Costretti a scegliere tra la propria vita e il senso di colpa che conseguiva al proiettile che veniva sparato verso chi per anni si era solo protetto. Odio per Dio che li aveva trasformati tutti in mostri, i vivi e i morti alla stessa maniera.
E Ocean solo allora capì che quelle persone che tanto aveva disprezzato per i loro sorrisi non meritati, che tanto aveva disprezzato per quell'amore che spargevano l'uno verso l'altro mentre il mondo andava in pezzi, come si può disprezzare il riccone che si abbuffa di fronte al bambino che sta morendo di fame, capì solo allora che non erano poi tanto diversi da lei. I sorrisi non erano altro che maschere che si erano costruiti loro stessi nella speranza che questo bastasse a renderli di nuovo felici e permettergli di costruirsi una nuova vita. Maschere...proprio come la sua.
Fece un sospiro di dolore e compassione, chiuse gli occhi per un attimo, sperando così di calmare il cuore che aveva cominciato a battere forte, strinse la pistola tra le sue mani e si avvicinò lentamente alla prima fila di uomini, quella intenta a sparare furiosamente contro chi aveva di nuovo distrutto ogni speranza. Passò vicino a Herhsel e gli posò una mano sulla spalla, facendola poi scivolare via per proseguire verso i cecchini, in un leggero e sfuggevole gesto solidale, e quando si fu allineata a loro alzò la pistola all'altezza degli occhi...e fece fuoco. Non aveva mai sparato prima di allora, aveva solo visto persone farlo: conosceva la teoria, ma mai fatto pratica. Per quel motivo il colpo partì con successo ma andò a piantarsi contro il fienile, mancando alla grande ogni bersaglio. Colpa anche del suo sussulto: il rumore improvviso l'aveva spaventata. Si aspettava di sentire critiche volare da ogni dove, sempre pronti a giudicarla, e invece non la degnarono neanche di uno sguardo, ignorando il suo insuccesso e la sua figuraccia. Forse troppo presi dal loro obiettivo per considerarla, o forse semplicemente grati per averci almeno provato. Questo la invogliò a riprovare: puntò bene i piedi a terra, cercò di prendere la mira meglio che poteva e fece di nuovo fuoco. Prese la spalla di uno zombie che barcollò e poi fu buttato a terra da un colpo partito da chissà chi dei suoi vicini. E provò ancora, e ancora, riuscendo a buttarne giù solo uno tra i 5 o 6 tentivi fatti. Poi finalmente gli zombie finirono e tutti, riprendendo finalmente a respirare, osservarono la macabra scena che gli si piazzava davanti. Un tappeto di zombie, uno ammucchiato sull'altro. C'è chi si riteneva soddisfatto, chi si sentiva finalmente sollevato, chi era preoccupato e chi invece disperato. Tanti sentimenti diversi in così poche persone.
Ma presto un suono fece loro capire che non avevano ancora finito. Un mugolio, un respiro affannoso proveniva da dentro il fienile. Ce n'era dentro ancora almeno uno. E l'attimo di respiro che si erano presi cessò di nuovo. Gli occhi si puntarono sull'entrata buia del fienile e attesero che il, o i superstiti, si mostrasse. E quando lo fece...nessuno alzò la pistola. Nessuno riprese a respirare. Il tempo si era fermato.
Andrea si sentì mancare il fiato e fece un paio di singhiozzi.
Un brivido percorse la schiena di Ocean, anche se non l'aveva mai vista...sapeva che era lei. Lo sapeva.
Carol si lasciò sfuggire un urlo, un singhiozzo e cominciò a correre in direzione del fienile urlando << Oddio >>, singhiozzando per quanto riuscisse dato l'aria che le veniva a mancare. Daryl si voltò in tempo e riuscì ad afferrarla prima che si gettasse tra le braccia dello zombie. Nessuno riusciva a dire niente, nonostante il dolore dentro loro volesse prendere voce.
<< Sophia. >> mugulò Carol, lasciandosi cadere a terra, incapace di tenersi in piedi.
Ocean chiuse gli occhi e sentì un pugno alla bocca dello stomaco che la costrinse a trattenere il fiato e a voltarsi, vergognandosi del dolore che provava, cercando nell'invisibilità rifiugio per il suo orgoglio. La gola cominciò a bruciare e il suo fuoco si faceva sempre più intenso ad ogni lamento di Carol. Altri singhiozzi sentì provenire dal gruppo alle sue spalle, e la tensione e la paura all'improvviso si trasformò in dolore puro, capace di schiacciare anche i cuori più forti come quello di Shane, e impedì a tutti di alzare di nuovo la pistola e puntarla verso la ragazzina che lentamente si avvicinava a loro. Sapevano che quello sparo sarebbe stato il triste "the end" di una lunga storia a cui avevano dato tanta speranza. E nessuno dei presenti si sentiva tanto forte di prendersi la responsabilità di terminare quella storia.
Ecco. Era quello l'odio verso Dio che intendeva Ocean, l'odio verso l'entità che ti costringeva ad alzare la pistola e sparare in testa a tua figlia. Perchè è così che va fatto. L'odio che in quel momento scatenò Rick, solo in quel momento e che lo spinse ad avanzare velocemente, prendendo la situazione in mano, dimostrando ancora una volta di essere il pilastro portante perchè lui solo aveva trovato il coraggio di alzare quella pistola e si sentirsi responsabile di quel Bang.
The end.

Il sole era alto nel cielo da tempo, doveva essere sicuramente pomeriggio inoltrato, eppure la luce era così fioca e opaca. Il vento ogni tanto sussultava, sospirando, prendendo fiato di tanto in tanto come una madre in preda ai singhiozzi di fronte al cadavere della propria figlia. Ma così leggeri e caldi da essere quasi pesanti. Lungi dall'essere piacevoli. Quel posto non era più così piacevole come lo era stato fino a qualche ora prima. Ocean, seduta ai piedi di un albero, con le ginocchia raccolte e Max steso al suo fianco, aveva gli occhi fissi all'orizzonte, come sempre faceva da quando era lì. L'orizzonte era lo stesso che aveva sempre visto da bambina, così dolce e pieno di ricordi da attirare sempre la sua attenzione. Ma quella volta era così diverso. I ricordi di quella bambina che correva sulla sua bicicletta nel cortile stavano andando scemando, affievolendosi, scomparendo nella nebbia. Solo allora si accorse di quanto anche lei avesse combattuto tanto in quei giorni per crearsi un angolo di paradiso, senza esserne pienamente consapevole. Quello che doveva solo essere uno stallo provvisorio in realtà stava diventando la sua casa, e non se ne stava rendendo conto. Ora che invece il castello di sabbia era stato distrutto dall'onda tutto era tornato chiaro, e improvvisamente si sentì tanto sciocca nell'aver pensato di poter essere di nuovo felice. Le lacrime cadevano anche su quella bella terra.
Abbassò lo sguardo e si guardò i piedi grigi di terra e con qualche filo d'erba secco tra le dita. Le infradito non erano le calzature migliori per un posto del genere. Poi notò una macchiolina scura sul lato del piede: sangue rappreso.
Le infradito non erano le calzature migliori per quel mondo.
Strofinò la mano sulla macchia tentando di toglierla, di eliminarla, non tanto in un folle desiderio di pulizia ma quanto in un ultimo disperato tentativo di eliminare la realtà, di tornare lontana da tutto, ma non ci riuscì. Era lì per ricordarle che non doveva riposare, era lì per ricordarle che non doveva chiudere gli occhi perchè bastava un attimo e il sangue dilagava senza che se ne rendesse conto. Si sentiva sciocca...eppure aveva davvero sperato che almeno quella gente potesse essere felice. Aveva davvero sperato che esistesse ancora un modo per sorridere e vivere. E aveva sperato davvero di veder presto Carol insieme alla sua bambina, in dimostrazione del fatto che l'umanità poteva ancora farcela! Una sfida contro il Dio che costringeva ad uccidersi a vicenda, una battaglia vinta che avrebbe portato speranza e risorse in più al fine di vincere la guerra.
Ma era un mondo nuovo di zecca.
Avrebbe dovuto accettarlo prima o poi.
Spostò lo sguardo alla sua destra, dove in lontananza Andrea, T-Dog e gli altri stavano seppellendo i corpi dei loro cari. E li trovò così stupidi. Ancora legati a quell'arcaica forma di celebrazione dei morti: cosa c'era da celebrare? Non ci vedeva nulla di umano in quelle cose e loro le celebravano! Il funerale era roba da vecchio mondo, in questo mondo nuovo non aveva nessun senso perchè tanto i morti tornavano.
<< I morti ritornano. >> bisbigliò a sottolineare il suo pensiero << I vivi no. >> aggiunse prima di accarezzare Max al suo fianco, in un gesto adibito a dargli conforto << I vivi non tornano. I vivi se ne vanno e basta. >> e per la prima volta dopo mesi si ritrovò a farsi una domanda che aveva dimenticato da tempo, una domanda che più non formulava convinta di aver già trovato la risposta o che trovarla fosse assolutamente inutile.
"Riuscirò a tornare a casa?"
Carol e lei avevano avuto qualcosa in comune per un po' di tempo, forse anche senza saperlo, ma ecco qual era il motivo che spingeva le due ad essere così vicine e a cercarsi sempre. Entrambe erano state in stallo, immerse in una gigantesco punto interrogativo, chiedendosi se al momento di ritrovo con la propria famiglia qualcuno avrebbe cercato di mangiare l'altro. Chiedendosi se mai ci sarebbe stato un ritrovo. Ed era lo stesso motivo per cui tanto dolore aveva sommerso Ocean al momento della verità: era una risposta.
Non c'è speranza.
Uno cercherà di mangiare l'altro, se mai arriverete a rivedervi. E sarai costretta a puntare la pistola alla fronte della tua stessa famiglia. Perchè era questa la nuova legge della natura.
Si alzò in piedi, dandosi una scrollata al vestito pieno d'erba e che improvvisamente sembrò così scomodo. Max alzò la testa, sempre sul chi-va-la, e seguì i movimenti della sua padrona, pronto ad andare con lei in qualsiasi direzione si sarebbe inoltrata. E Ocean non aveva nemmeno bisogno di chiamarlo a volte, lui sapeva già cosa andava fatto, le leggeva i piensieri. Lui la sentiva più di chiunque altro.
Ocean si allontanò dall'albero seguita dal suo fedele cane, e si diresse verso il camper, dove aveva visto entrare Carol. Non sapeva neanche lei perchè stava andando in quella direzione, non sapeva neanche lei perchè voleva vederla e cosa voleva dirle, ma sentiva il bisogno di avvicinarla. Forse anche perchè ancora non le aveva rivolto a voce il suo dispiacere.
Arrivò e trovò il camper già affollato: c'erano oltre a Carol anche Daryl e Lori, entrambi lì per la loro amica, per darle in qualche modo conforto e anche per chiederle di andare "al funerale" della figlia, cosa che sembrava non intenzionata a fare.
<< La mia bambina è morta molto tempo fa. Nel bosco. >> sosteneva, e mentre lo diceva teneva gli occhi lontano da qualsiasi cosa, in cerca di un distacco netto dalla realtà. Aveva bisogno di proteggersi, allontanandosi dal dolore. << Quella non è la mia bambina. >>
A sentir quelle parole piene di distacco, quasi mancanti di rispetto verso la bambina stesa al suolo, coperta da un sacco, Lori e Daryl se ne andarono senza dire una parola, e quasi con una certa riluttanza. Come se fossero stati offesi personalmente. Ocean si fece da parte e li fece passare, evitando di guardarli così come loro evitarono di guardare lei. Si sentivano ancora estranei gli uni agli altri, e la sofferenza del momento sentivano non era condivisibile. Ocean rimase per un po' ferma lì, in imbarazzo, non sapendo cosa stava facendo e cosa avrebbe detto, ma incapace di andar via. Si guardò un po' attorno, fece qualche sospiro e sembrò cercare le risposte intorno a lei. Poi decise di entrare.
Lentamente salì gli scalini del camper, cercando di essere silenziosa abbastanza da non disturbare il dolore della donna che meritava tutto il rispetto. Carol la guardò, forse più per cercare risposta alla domanda "chi è entrato?" che per un gesto di condivisione, poi tornò a guardare fuori dal finestrino e a essere distaccata. L'abisso che cercava di porre tra loro due era percepibile a pelle.
Ocean si appoggiò al mobiletto dietro di lei, incrociò i piedi e cercò di assumere una posizione che la facesse sentire a suo agio: dura e fredda. I pianti e i "mi dispiace tanto" non facevano più parte di lei. Rimase per un attimo in silenzio e portò gli occhi a un qualsiasi altro punto del camper, lontano dalla donna. Poi dopo una lunga pausa decise finalmente di dire qualcosa.
<< Undici ore di volo. >> disse semplicemente, aspettando di avere l'attenzione della donna che non tardò a mancare. Ocean abbassò lo sguardo un po' in imbarazzo e un po' in cerca della freddezza che le serviva. Era la prima volta che affrontava questo discorso, e voleva prenderlo il più alla leggera possibile per proteggersi dal dolore e per non sovrastare quello della donna di fronte a lei. Non era andata lì in cerca di compassione, non era lei quella che ne aveva bisogno al momento.
<< Casa mia...è a undici ore di volo da qui. Sempre rientrando nei canoni del vecchio mondo, quando ancora si utilizzavano gli aerei. Mi trovavo da queste parti per uno sciagurato caso. >> Fece ancora una pausa sentendosi l'aria mancare per un attimo. In compenso aveva ottenuto tutta l'attenzione della donna.
<< Avevo.... Ho >> si corresse << Una madre, dei fratelli... nonni, zii, cugini e amici. Tutti a undici ore di volo da qui. >> fece un altro sospiro affaticato. L'aria cominciava a mancare. I ricordi le stavano andando di traverso. Spostò lo sguardo agli occhi della donna, cercando di sembrare il più convincente possibile << Non ho idea di cosa sia successo laggiù. I contatti si sono interrotti molto prima. Non so se sono vivi, morti o zombie. Non so nemmeno se anche da loro è successo. E probabilmente anche loro si staranno chiedendo se sono ancora viva o meno, o forse mi hanno già data per morta. >> tornò a guardarsi i piedi e si morse un labbro << Sono risposte che non avrò mai. >> Carol colse tutta la pesantezza e il dolore di quest'ultima frase, e per un attimo si sentì schiacciare anche lei.
<< Non ho la pretesa di tornare a casa, so già che vivrò il resto dei miei giorni schiacciata da questo interrogativo, e ormai mi sono data per vinta. Non combatterò ancora per sapere, non avrebbe senso, ho già perso in partenza, ma avessi anche solo una piccolissima chanche non me la farei scappare e correrei da loro non solo nella speranza di riuscire a riabbracciarli ma anche solo per sapere!! Il dubbio e peggio di qualsiasi truce verità. L'uomo non è fatto per stare in bilico, ha bisogno del respiro che solo un punto e a capo gli sa dare. Una fine. Credo sia questo il senso dei funerali, quando una persona muore spesso è tutto troppo veloce e lascia molte cose in sospeso... si deve mettere un punto a tutto. E da lì si ricomincia. E io... vorrei solo sapere....e l'unica pretesa che avrei sarebbe quella di poter loro dire Addio come si deve e poter ripetere per l'ultima volta "Vi voglio bene". Quando ci siamo lasciati non ne ho avuto la possibilità, e non immaginavo ce ne sarebbe stato il bisogno. Ma mi basterebbe poter dire loro, vivi o morti che siano, "Addio. Vi amo alla follia." e tutto tornerebbe ad avere un senso. >>
Carol capì cosa stava cercando di dirle la ragazza, oltre ad apprezzare il fatto che si fosse aperta con lei per prima. Ocean avrebbe pagato oro per essere nella situazione di Carol: sapere, mettersi finalmente il cuore in pace, e poter dire quelle fantomatiche parole alle persone amate. Farglielo sapere...anche se ormai morte. Fargli sapere che nonostante tutto se le sarebbe portate nel cuore fino alla fine. Quando Sophia era scappata non aveva avuto tempo di dirle Addio e di ricordarle quanto l'amasse, non aveva avuto tempo di ricordarle che la mamma è sempre vicino a lei. Quella era l'occasione giusta. Era questo che cercava di dirle Ocean.
Carol le fece un piccolo sorriso di assenso e di gratitudine (o forse solo per compiacerla), e Ocean ricambiò prima di uscire dal camper in silenzio e dirigersi lentamente verso il gruppo di persone riunite di fronte alle tombe improvvisate, intente a dare il loro ultimo saluto e il loro rispetto a coloro che li avevano tristemente lasciati. Non vedevano zombie la sotto, vedevano solo chi c'era prima, e questo era ciò che ancora li teneva in piedi. Sapere che la propria identità, il proprio te stesso, non te la ruba neanche la morte.
Che si continua a Essere anche quando non ci si è più.

   
 
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