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Autore: Elisa286    03/10/2014    5 recensioni
"Aveva la bellezza di un uragano, devastante. Lei più che altro assomigliava ad un fiocco di neve che cade, silenzioso e minuscolo. Uno tra i tanti. Di quelli che ti accorgi a malapena essere caduti. Che si confondono con il terreno. Ma un uragano lo senti, no? Stravolge tutto, ti disorienta. Ecco forse aveva trovato un aggettivo adatto per tutte le volte che lui le stava così vicino da mandarle scosse elettriche per tutto il corpo: disorientata."
Due adolescenti che impareranno ad amarsi senza che nessuno glielo insegni. La tipica storia? Non direi. Quando si scopre l'amore non sempre se ne esce interi, ma loro? Anche Harry e Clancy? Loro che sono così diversi...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Behind this soft exterior, lies a warrior."
-Beth Crowley, Warrior.



Due anni dopo:

Il sole picchiettava quel pomeriggio. Clancy stava letteralmente morendo di caldo sotto la tunica blu. Era in fila, in attesa di sentire il suo nome. Guardò la folla radunata nel grande campo da rugby. Intravide sua madre, qualche fila più in là, che a stento tratteneva le lacrime per la commozione. Suo padre era accanto a Camille, e le teneva la mano, sorridendo fiero. Era bello vedere i genitori riconoscere di nuovo la loro unica figlia, dopo tanto tempo.
Clancy si ricordava di quando aveva toccato il fondo. Si era fatta trascinare in basso, e non aveva guardato in faccia la realtà, finché mesi prima non si era fermata davanti allo specchio e aveva osservato il mostro che era diventata. L'acqua bollente scrosciava nella vasca e il vapore invadeva il bagno. E poi c'era lei di fronte allo specchio, che indossava solamente dell'intimo di cotone. Non riusciva a distogliere lo sguardo. Era talmente magra, da sembrare sparire in se stessa. Era sempre stata esile, ma ora era la pelle aderiva alle ossa. I capelli avevano perso la loro lucentezza ramata. Le spalle parevano spezzarsi da un momento all'altro, i fianchi sporgevano, le guance erano scavate e le scapole spuntavano in fuori come ali. Il colorito non era dei migliori, biancastro e malaticcio. Non aveva mai avuto problemi con il cibo, ma in quel periodo si dimenticava di mangiare. Il suo stomaco era chiuso, e la sua mente torturata da domande che non avrebbero mai ricevuto risposta. Quella sera prima di farsi un bagno caldo, dopo l'ennesima cena rifiutata, sua madre aveva sbattuto a terra il piatto, mandandolo in frantumi, e le aveva lasciato uno schiaffo sul viso. Non l'aveva mai toccata, Camille credeva nel potere delle parole. Quel bruciore era insolito e le pizzicava la guancia. -Ti stai distruggendo! Smettila! Non ti alzerai da tavola finché non avrai mangiato.- Qualcosa in lei era scattato. Aveva capito che stava diventando qualcuno che non avrebbe mai voluto essere. E davanti a quello specchio vedeva un'estranea, non era lei quella. Lei non aveva quegl'occhi spenti e spaventati. Lei era testarda, combattiva, forte. Non la buttava giù niente. E quel riflesso era l'orribile imitazione di se stessa.
Aveva dato una svolta alla sua vita, riprendendola tra le mani e ottenendone il controllo. Lentamente era ritornata in sè, e il merito era solo della sua famiglia, di Julie e di Calum. Calum. Chiuse gl'occhi a fessura, combattendo contro il sole e aguzzando la vista. Lo cercò con lo sguardo, sbuffando leggermente. Aveva detto che sarebbe venuto. Julie sedeva davanti, con gl'altri studenti in toga e cappello. La guardò agitata, e trovò il sorriso dell'amica ad attenderla, rassicurante e familiare. -Clancy Meredith Deaton.- La voce del preside si propagò dal microfono, seguita da un fastidioso eco. Salì gli scalini, attenta a non inciampare nella tunica blu, con la nappa del cappello che dondolava davanti agl'occhi. Strinse la mano al preside Tower e afferrò quel foglietto di carta arrotolato. Segnava il confine con la vecchia lei, ora aveva sogni, progetti, programmi. Si soffermò sul palco di legno palesemente improvvisato per qualche secondo, accecata da flash sconosciuti e circondata da persone esultanti che assordavano le orecchie di Clancy con applausi e fischi.
Scese gli scalini dalla parte opposta, e vide quel ragazzo moro e abbronzato che aveva cercato tra la folla. Corse verso di lui, agganciando le gambe attorno ai suoi fianchi e allacciandogli le braccia al collo. Calum la sollevò e rise, afferrando al volo il cappello di Clancy che stava per cadere. Rimasero così per un po', dondolando leggermente.
-Ciao diplomata- mormorò, senza smettere di sorridere e sciogliendo l'abbraccio. Clancy si sistemò la toga e lesse sul volto dell'amico tutto ciò che Calum non avrebbe mai avuto il coraggio di dire. Gl'occhi gli brillavano e il sorriso sembrava allargarsi sempre di più. Adorava quel sorriso, era stato il suo punto di riferimento in mezzo al buio. Aveva stampato in viso la gioia più totale e la fierezza nel vederla felice, finalmente se stessa. Non aveva mai potuto sopportare la preoccupazione che assumeva il volto di Calum ogni volta che la vedeva sempre più magra e incontrollabilmente persa. Julie arrivò alle spalle del cugino, facendo svolazzare la tunica blu. I capelli le erano cresciuti e adesso le ricadevano sulla schiena, intrecciandosi in meravigliosi boccoli corvini. -Calum, non consumare Clancy- disse, lasciandogli un pugno amichevole sul braccio. Abbracciò la rossa, sussurrandole nell'orecchio. -Lo sapevo che ce l'avresti fatta.- Ed era vero, Julie non aveva smesso un momento di credere in lei. Le doveva tanto, da quel singolo giorno in infermeria, quando pazientemente l'aveva sorretta. Sì, l'aveva sorretta, letteralmente.
Camille camminò svelta sui tacchi, aggraziata e bellissima nel suo vestito viola. Sobria e semplice, ma con classe. Scott, suo padre, era dietro di lei con uno dei suoi soliti completi camicia e cravatta. -La mia bambina- borbottò euforica, stringendola in un caloroso abbraccio, dopo che Julie si era gentilmente spostata per lasciare spazio a quel momento madre-figlia. Il padre fece lo stesso, schioccandole un bacio sulla guancia e alcuni tra i capelli. Camille continuava a scacciarsi le lacrime dal viso con un fazzoletto, e a bisbigliare tra sè frasi come 'sono fiera di te' o 'sei bellissima'. Forse era il potere di quella tunica, a rendere tutto più bello. Era rimasta davanti allo specchio della camera dei suoi genitori per un bel po', guardando il tessuto liscio e sintetico, senza nessuna piega. Non poteva credere che avesse già finito il liceo, e ora l'aspettava la State University of New York. -Dai Clancy, devi prepararti! Abbiamo una festa!- disse Julie, strappandola affettuosamente dalle braccia del padre. La rossa si sbatté il palmo della mano sulla fronte. Aveva completamente dimenticato il grande evento riservato ai diplomati e ai rispettivi amici, organizzato dalla stessa Julie. Trascinò anche Calum e gli ordinò di guidare diretto e alla svelta fino a casa loro. Clancy ebbe appena il tempo di salutare i genitori, ritrovandosi sui sedili della Mercedes grigia di Calum. -Non ho nemmeno un vestito! Mi sono scordata, tra gli esami e altro non ho fatto in tempo a comprare nulla- esclamò Clancy, gesticolando agitata. -Staresti bene anche con un sacco dell'immondizia addosso, non preoccuparti- disse Calum, sorridendole dallo specchietto retrovisore. Clancy arrossì, nascondendo il viso tra i capelli. Era in quei momenti che il ragazzo riusciva a scioglierla, e si ricordava di quando era riuscito con le parole e con i sorrisi che solo lui sapeva a fare, a spezzare lo strato di ghiaccio che la ricopriva. -Calma Deaton, avevo previsto tutto questo. Per fortuna non sono brava a prendere posizioni e nell'indecisione ne ho comprati alcuni- spiegò Julie, facendo una risatina finale.
Arrivate a casa Hood la rossa venne tirata dall'amica dentro l'abitazione, attraversando di corsa il soggiorno, con Julie che ordinò a Calum di non muoversi dal divano. Salirono le scale, arrivando in un corridoio stretto e intervallato da porte in mogano. Julie non si fermò, finché non rinchiuse lei e Clancy in una grande cabina armadio in fondo al passaggio. Gli armadi occupavano ovviamente gran parte della stanza, e Julie si avvicinò ad essi, saltellando entusiasta. Spalancò le ante, lasciando spazio alla visione poco più da film che davano. I vestiti erano suddivisi maniacalmente per colore, con le scarpe in basso. Ma prima che Clancy potesse aprire bocca, Julie la fermò con la mano. -Ora ti vieto di parlare, non voglio obiezioni. Lascia fare a me- disse seria. Clancy annuì lentamente, alzando i palmi delle mani in alto, come ad arrendersi. Non aveva la minima intenzione di ostacolare il lavoro dell'amica. Di moda ne sapeva quanto Julie di cucina, ovvero niente. La ragazza frugava indaffarata tra i cassetti, mentre Clancy si limitava a fissarla e a giocherellare con la nappa del cappello. -Ecco, metti questo- disse Julie soddisfatta, mentre lanciava all'amica un improponibile vestito color porpora, che si rivelò migliore di quello che si aspettava, quando Clancy lo provò dietro il separé. Osò pensare che fosse carino, con il corpetto aderente, la gonna ampia che terminava sopra il ginocchio e il generoso spazio di pelle nuda sulla schiena parzialmente scoperta. Julie andò letteralmente fuori di testa quando uscì con l'abito addosso. Clancy sorrise, mentre l'amica le girava attorno, esaminandola attentamente. La bocca della ragazza continuava a produrre gridolini di gioia e borbottii del tipo 'non ci posso credere' o 'sei uno splendore!' o ancora 'sei una favola'. Clancy bloccò per le spalle Julie, guardandola negl'occhi. -Calmati, è solo un vestito.- Risero insieme. La rossa sospirò, avvicinandosi all'amica e abbracciandola forte. -Grazie per tutto, grazie per essermi stata vicina e per aver creduto in me. Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto- mormorò Clancy, stritolata dalla presa affettuosa di Julie. -No, grazie a te per aver lasciato a me il difficile compito di rialzarti- ribatté la ragazza, commossa. Era un abbraccio che valeva più delle parole, dove c'era tutta la felicità di essere lì insieme, arrivate ad un nuovo capitolo della loro vita, sostenendosi e sorreggendosi a vicenda fino alla fine. 

Clancy riusciva a vedere tutte le luci di Atlanta dalla terrazza. Era spettacolare, sembravano costellazioni ravvicinate su quella macchia bluastra di cielo. L'aria era afosa e umida, ma resa respirabile da qualche soffio di vento. Il terrazzo dell'attico era vuoto, mentre l'appartamento era affollato e accaldato, con la musica che pulsava come un martello in testa. Il grattacielo era alto, ma lei fissava l'orizzonte, non osando puntare lo sguardo sotto di lei per paura di essere avvolta dalle vertigini.
Aveva perso Julie tra il caos di ragazzi che sfregavano avidamente i loro corpi uno contro l'altro, sempre più avvinghiati. L'ultima volta che l'aveva vista rideva insieme ad un gruppo di diplomati, con un bicchiere in mano, probabilmente ubriaca grazie al contenuto irriconoscibile che conteneva. Non riusciva a divertirsi pienamente alle feste, per quanto ci provasse. Ma era la loro serata, erano definitivamente fuori dal liceo e lei non era capace di godersela a pieno. Forse perché una parte di lei aveva sempre pensato che a quella festa ci sarebbe stato anche Harry. Le sarebbe piaciuto vederlo tutto emozionato nella sua toga blu, con i ricci che spuntavano ribelli dal cappello. Lo sapevano tutti che non era uno studente modello, ma forse grazie al suo aiuto, avrebbe potuto farcela. Si concedeva raramente di pensare a lui, terrorizzata all'idea di ricadere nella Clancy di un tempo. Si teneva occupata, e tutti credevano che quei mesi fossero solo un brutto ricordo. Ma la verità era ben diversa. Ora sorrideva spesso, come la Clancy di una volta. Ma una parte non poco importante del suo cuore era rimasta attaccata a quel sorriso alle volte malizioso, addolcito sempre da due fossette ai lati. Conservava in fondo al cassetto la sua giacca di pelle nera, che aveva dimenticato quella mattina, quando aveva preso quel dannato taxi che l'aveva portato chissà dove. Ogni tanto la tirava fuori e respirava forte il profumo che emanava, rimasto immutato. Fumo, tabacco e una nota lontana di dopobarba. Segretamente la sera la indossava sopra il pigiama, infilandosi sotto le coperte e immaginandolo accanto. Magari con il suo fiato caldo sul collo, o i suoi ricci tra le mani. E indossare quella giacca era come riaverlo con sé, o forse si aggrappava semplicemente al ricordo che imprigionava quel tessuto liscio e consumato dal tempo, per tutte le volte che Harry aveva indossato il suo capo di abbigliamento preferito.
-Finalmente ti ho trovata.- Clancy non si mosse, rimanendo con i gomiti puntanti sul cornicione e le mani chiuse a pugno sulle guance. Però sorrise, riconoscendo la voce di Calum, che nonostante la sua permanenza in America non aveva perso il suo accento australiano. Il ragazzo si avvicinò, fermandosi accanto a lei, appoggiandosi alla balaustra con le braccia. -Sei meravigliosa- disse, guardandola con i suoi pozzi scuri. Clancy lo osservò, stupita nel vederlo a suo agio con quella camicia decisamente troppo elegante per lui, che viveva indossando t-shirt e felpe della tuta.
Julie aveva promesso che tutti non avrebbero guardato che lei. Aveva passato una buona mezz'ora seriamente impegnata, accostando colori e altri prodotti da abbinare ai suoi occhi. E ora l'azzurro risaltava come una luce a led in mezzo al viso. Evidentemente gli sforzi dell'amica non era stati poi così vani come pensava. Ma Calum era di parte, fermamente convinto che fosse bellissima sempre e comunque, in qualsiasi circostanza. -Wow, stai davvero bene- disse, pizzicando il tessuto ruvido della camicia. Calum abbassò lo sguardo e sorrise. Poi ritornò serio e la fissò. -Ti andrebbe di ballare?- chiese, porgendole una mano. Clancy aggrottò le sopracciglia e rise. Solo Calum poteva proporle di fare un ballo assieme con un sottofondo di musica house. E poi per il ragazzo 'ballare' significava spostare il peso da una gamba all'altra, rigidamente. Per lui era un'impresa impossibile, quasi quanto per lei capire la matematica.
Mise le mani sulla sua nuca, stretta dalla presa delicata di Calum sui suoi fianchi. Come previsto dondolarono ad un ritmo tutto loro, osservandosi negl'occhi, finché il ragazzo non parlò. -A che pensavi?- Clancy si morse un labbro, e distolse lo sguardo. Aveva capito che era immersa nei suoi pensieri prima ancora di guardarla. Era un potere di Calum che alle volte esasperava Clancy. Sembrava leggerle nel pensiero. Ma non poteva dirgli che la sua mente era occupata dall'immagine di Harry. Solo a sentire quel nome Calum si innervosiva e diventava intrattabile per tutto il giorno. Anche non avendolo mai visto, lo odiava con tutto se stesso. Lui associava il riccio alla causa della sua sofferenza, e diceva che non poteva tollerare nessuno che le avesse fatto così tanto male. -A niente- mentì, senza guardarlo. Calum sbuffò, e la ragazza sapeva già ciò che l'amico stava per dire. -Clancy, conosco le tue scarse doti di finzione. E poi quando non fissi la gente negl'occhi, stai pensando a qualcosa che non dovrebbero sapere.- La rossa si limitò a osservarlo, le iridi marroni di lui ridotte al nero per il buio che li circondava come una coperta. Fortunatamente le luci della città rendevano la visibilità migliore.
Calum si bloccò, stringendo ancora più forte la presa sui suoi fianchi. Aveva capito. Si allontanò da lei, come disgustato. -Non dirmi che stavi pensando ancora a lui!- gridò, passandosi frettolosamente le mani tra i capelli. Lei non rispose, boccheggiando in cerca di parole. -Dannazione Clancy!- continuò. La ragazza provò un impeto di rabbia che non riuscì a contenere. -Non riesco a smettere di amarlo, va bene?- Calum fece cadere le braccia a penzoloni, con l'incredulità che lampeggiava negl'occhi.
-Come puoi amare una persona che ti ha disintegrato?- Clancy sospirò, chiudendo gl'occhi. -E' complicato- mormorò. -Davvero? Sai cos'è complicato? Avere la ragazza che ami davanti e non poterglielo dire, perché sai che soffre terribilmente e che non riesce ancora a fidarsi completamente delle persone. Perché ha paura di perderle.- Clancy rimase immobile.
Si ricordava quando aveva fatto una gita al mare, all'età di sei anni. La baia era seminata di scogli, e le onde vi si infrangevano con forza. A quel tempo pensava che le povere rocce dovessero sentire dolore, dato quella simile potenza. E quelle parole ebbero l'energia incontrollata di uno scontro, sentendosi come gli sfortunati scogli. Non era pronta a dare il suo cuore a qualcun'altro. Non dopo Harry, che ne aveva ancora il completo controllo. Calum era essenziale nella sua vita, ma non in quel senso.
Non ottenendo risposta, il ragazzo ruppe il silenzio. -Scusa, non avrei dovuto, non posso caricarti di una cosa mia. Dimenticati di quello che ho appena detto - mormorò, voltandosi dalla parte opposta e diretto dentro all'appartamento. Clancy non poteva lasciarlo andare via così, con il cuore in frantumi. Non poteva perderlo. Così fece una cosa istintiva, la prima che le parve sensata. -You're my end and my beginning, even when I'm lose, I'm winning- canticchiò con un fil di voce. Vide il ragazzo fermarsi a metà strada e trattenne il respiro, deglutendo forte.
Calum adorava quella canzone. Soprattutto quando la cantavano nello stesso momento per puro caso, e scoppiavano a ridere. L'amava per le sue parole, l'amava quando veniva trasmessa in radio tutte le volte che tornavano da Piedmont Park con una scatola di ciambelle vuota, la pancia piena e il cuore leggero. Quelle parole lo toccarono più di ogni altra cosa. Erano come un messaggio, un richiamo. Quella ragazza si era fidata di lui con tutta se stessa, nonostante permettesse a pochi di ricevere la sua totale fiducia. E ora stava per fare proprio ciò che l'aveva portata nel baratro. Non poteva abbandonarla, non dopo tutte quelle promesse. Aveva deciso di rimanere al suo fianco fino alla fine, e allora dov'era la sua parola? No, lui non era come quell'idiota. Lui sarebbe rimasto accanto a lei, anche dopo quel rifiuto che gli appesantiva il petto. Perchè l'amava da quella volta in biblioteca, quando l'aveva vista attaccata a quella raccolta di poesie come se fosse la sua unica ancora di salvezza. L'amava da quel pomeriggio da Sturbucks, quando si gustava il suo cappuccino come una bambina. E l'avrebbe amata anche non potendo baciare quelle labbra rosee che tanto desiderava, ora evidenziate dal gloss ciliegia di Julie. Avrebbe fatto male, ma ne valeva la pena, per Clancy.
Si voltò verso di lei, vedendo i suoi occhi lucidi e spaventati, terrorizzata dalla possibilità di perdere ancora una volta una persona a cui teneva. Camminò verso di lei e quando le fu vicino, quel tanto che bastava per stagliarsi al di sopra del suo metro e sessanta circa, sussurrò in risposta. -Even when you cry, you're beautiful too.- Clancy sorrise e sospirò allo stesso tempo, buttando fuori il fiato. Saltò abbastanza da abbracciare il collo di Calum a e stringerlo nervosamente. Lui percependo la sua preoccupazione le accarezzò la schiena, e mormorò a contatto con i suoi capelli. -Ci sarò sempre per te Clancy, non importa. Non importa di nulla.- La ragazza afferrò ancora di più le spalle possenti del ragazzo, e avvertì le mani di lui che le fecero staccare i piedi da terra per aiutarla nell'impresa.
Si sentì tremendamente fortunata. Calum era la sua felicità, e se avessero potuto raffigurarla o racchiuderla sarebbe stata concentrata dentro al corpo dell'australiano. Tutto si fece distante, il traffico di Atlanta, il ritmare della musica, le grida dei diplomati, gli esami, la vita in generale. Erano solo loro due sulla terrazza, abbracciati stretti come a dire 'sono qui per te'. Solo lei e Calum, il suo migliore amico.


Eccomii! :)
Oddio ho così tante cose da dire ahah
Beh, iniziamo dal capitolo, che è decisamente lungo ahah: è ambientato due anni dopo la partenza di Harry, e vediamo la nostra Clancy diplomarsi! Ce l'ha fatta nonostante tutto.
Inoltre l'amicizia tra Calum e Clancy è diventata ancora più forte e io li adoro :3 Anche con Julie è diventata più unita, e devo dire che mi piace la loro amicizia.
Comunque a proposito di Calum, povero ahah, però credo che Clancy abbia delle motivazioni sensate e valide. Lei ama Harry, punto e basta. Una cosa che mi piace del capitolo è che nonostante Clancy non ricambi Calum, lui vuole restare al suo fianco.
Allora, la notizia che vi dovevo dare è questa: che ne pensereste di un sequel? Ho in mente taante idee! Quindi, siccome è l'ultimo capitolo, mi farebbe felice sapere che ve ne pare, di un possibile continuo, e della storia in generale :D In poche parole potete sclerare se vi va ahahah, dai vi voglio in tante! XD
E poi vorrei fare dei ringraziamenti...
Grazie a chi ha recensito la mia storia, a chi l'ha considerata, aggiungendola poi nelle preferite/seguite/ricordate <3
Grazie per i consigli che mi hanno fatto migliorare la storia. Ne sono davvero felice perché ora ho capito cosa mancava ;)
Un'ultimo grazie, ma non meno importante ad Alessia, senza il cui sostegno e appoggio questa fan fiction non sarebbe stata pubblicata. Ti voglio un bene immenso! <3
Ora, spero che la mia storia vi sia piaciuta e vi abbia dato qualcosa. Spero anche che non vi sia risultata già vista o banale, ma in qualunque caso mi sono divertita a scriverla e a vedere persone che si emozionavano quanto me in ogni singolo capitolo ahah
A presto e un bacione :*
-Eli.




  
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