CAPITOLO 8
La notizia della morte dell’imperatore Claudio sconvolse
Fortwar.
Il tanto odiato imperatore era deceduto in circostanze
misteriose, e ancora la notizia non era ufficiale, ma era trapelata dalla
servitù del palazzo imperiale. Se era una notizia vera, tra poco ci sarebbe
stato un nuovo imperatore, che senza ombra di dubbio sarebbe stato Iulius.
Era quasi mezzogiorno e Tim non aveva ancora visto il suo
amico Sergej. Ma era naturale, pensò, poiché ovunque regnava il caos. Non era
neppure riuscito a fare concentrare le sue nuove reclute, che volevano solo
sparlare sulla morte dell’imperatore. Tim era riuscito a capire che quasi per
certo l’imperatore era stato avvelenato dalla moglie, che era pazza, e
successivamente si era tolta la vita anch’essa, per non affrontare un processo.
Tim ora camminava verso il palazzo imperiale, andava a
prendere congedo per quella giornata. Infatti le reclute non riuscivano a stare
un secondo zitte, e sbagliavano tutto, così Tim aveva concesso un giorno di
riposo, grazie al fatto che ultimamente aveva fatto lavorare molto duramente i
ragazzi, che sembravano sempre più svelti nei movimenti. Tim era soddisfatto di
loro, anche se quel giorno non si erano comportati bene, ma era comprensibile.
La morte di un imperatore non era una cosa che accadeva ogni giorno, tanto più
se ucciso in circostanze non proprio chiare.
Giunto al palazzo imperiale, entrò salutando le guardie, e
nel corridoio scorse una figura familiare. Era Sergej. Si affrettò a
raggiungere l’amico, che in quel momento gli stava dando le spalle.
‘’Sergej, anche tu qui!’’, esclamò Tim.
‘’Oh, Tim!’’, disse Sergej, sorpreso di vedere l’amico.’’Amico,
pensavo di non vederti oggi! Sai, credevo che le reclute volessero allenarsi e
che non fossero inclini al pettegolezzo come i veterani’’, concluse,
sorridendo.
‘’Eh no, purtroppo oggi ho dovuto sospendere le
esercitazioni. Solo chiacchiere e nient’altro. Comunque li capisco; i miei
ragazzi si sono impegnati tantissimo le ultime settimane’’, disse Tim, facendo
un cenno impercettibile all’amico.
Indicò con gli occhi
l’uscita. Doveva parlargli.
Sergej comprese
immediatamente, ed attese che l’amico uscisse dal palazzo, per poi seguirlo
disinvolto. Col fatto che erano molto apprezzati dai loro allievi e dalle
milizie cittadine, i due amici avevano ormai un immenso potere in pugno. Con
una sola parola avrebbero potuto far insorgere le milizie al completo, e ciò
poteva essere una grave minaccia per l’imperatore, visto che una buona parte
dell’esercito imperiale era in procinto di partire verso Palok al seguito del
generale John.
Per non destare sospetti, parlavano di argomenti importanti
lontani da occhi e orecchie indiscrete, che avrebbero potuto accusarli
ingiustamente di tramare qualcosa. Ma i due amici erano fedeli alla parola data
all’imperatore e non l’avrebbero tradito. Mai. Comunque era sempre meglio avere
precauzioni contro le malelingue, e stare attenti a parlare era molto
importante. Sergej raggiunse Tim nella piazza, nel mezzo della folla impegnata
a spettegolare e distanti dalla vista delle guardie. Tim, infatti, lo aspettava
all’ombra di un alberello marginale alla piazza.
‘’Dimmi Tim. Ti ascolto’’.
‘’Cosa ne pensi dell’accaduto?’’, chiese Tim, senza
preamboli.
‘’Non saprei; le cose non sono chiare e Iulius non si fa
vedere in circolazione. L’ho visto ieri, poco prima che il fatto accadesse, ed
era molto felice’’, azzardò Sergej.
‘’Sì, effettivamente potrebbe essere tutto un piano di Iulius
per raggiungere il potere’’, disse Tim, pensieroso.
‘’Non lo escludo’’, concluse l’amico.
I due si guardarono negli occhi. Nonostante che in quel
periodo si vedessero poco, solo alla sera, poiché vivevano nella stessa casa,
il loro rapporto fraterno era rimasto pressoché inalterato. Ad un tratto, si
formò un grande affollamento di fronte all’ingresso del palazzo. Infatti,
qualcuno stava parlando pubblicamente dal giardino.
Era Iulius.
Tim e Sergej si
avvicinarono rapidamente, giusto in tempo per sentire le ultime frasi.
‘’… mio padre, quindi, è deceduto in seguito ad una follia di
mia madre, che ultimamente aveva gravi problemi di salute. Quindi, in assenza
di altri eredi legittimi, mi dichiaro erede unico e imperatore dell’impero’’.
Il discorso era stato molto breve, il nuovo imperatore non amava mostrarsi
troppo alla folla. All’inizio, tra la folla, che stava aumentando a vista
d’occhio, scorreva solo un sommesso mormorio. Poi il popolo insorse.
‘’Inetto che non sei altro! Salva l’impero, non vedi che la
situazione è critica? Qui moriremo tutti, non abbiamo neppure un esercito!’’,
gridò un uomo dalla folla.
Iulius, che era in procinto di andarsene, si girò ed
individuò l’uomo. Iniziava già a fare i capelli bianchi, ed era sicuramente un
fomentatore di rivolte.
‘’Guardie, catturate quell’uomo’’, disse Iulius, senza indugi.
Quattro guardie si avviarono verso la folla, che invece di
fare largo, caricò all’improvviso. Nascosti tra i popolani c’erano individui
armati, che si fecero largo e fecero rapidamente a pezzi le guardie. Il novello
imperatore impallidì, ed iniziò a correre verso l’interno del palazzo, mentre
dalla piazza era iniziata una fuga generale, alla quale parteciparono anche Tim
e Sergej. Con la coda dell’occhio notarono che gli individui armati si stavano
avventando contro le sentinelle a guardia dell’ingresso al palazzo. Una volta
tornati a casa, i due amici erano molto scossi.
Le ore passarono senza che Tim e Sergej osassero ricordare
ciò che era successo a mezzodì. La capitale stava diventando un nido di serpi.
Per svagarsi un po’, decisero di andare in una locanda lì
nelle vicinanze a fare una bella cena. Iniziava ad imbrunire, e non avevano
ricevuto nessuna notizia dal palazzo imperiale. Ma ora erano affamati e
volevano gustarsi in santa pace una bella cena.
Ma quella non era la sera giusta. Entrarono nel locale, si
sedettero e ordinarono. Il locale era pieno zeppo di avventori. Di lì a poco
vennero serviti. Mentre iniziavano a nutrirsi, nella locanda entrarono tre individui.
Tutti osservavano solo loro. Erano vestiti di nero, con una foggia strana, simile
agli assalitori di mezzogiorno, e presero a parlare a tutti.
‘’Gente, è ora di sollevarsi! Sono secoli che gli imperatori
ci tartassano di tasse e che ci sfruttano senza limite, e non ci danno nulla in
cambio! Guardate, le province del nord sono state distrutte e quelle del centro
sono indifese! Tra poco toccherà a noi, e moriremo tutti. No, noi non ci
stiamo! Armatevi tutti, insieme potremmo mettere sotto assedio il palazzo
imperiale, conquistarlo e razziarlo dalle sue immense ricchezze! E allora
saremo noi i padroni del nostro destino! Ribelliamoci!’’, gridavano i tipi
loschi.
Ben presto, all’interno del locale, l’atmosfera si riscaldò.
Le parole degli istigatori furono seguiti da mormorii di consenso. A quanto
pare, il popolo stava dalla loro parte.
Poi, rapidamente, come
erano apparsi, essi sparirono, inghiottiti dalla folla che si riversava fuori
dal locale. Tim e Sergej decisero di non rischiare di farsi vedere in
situazioni ambigue e se ne tornarono a casa. Lungo il breve tragitto che
dovevano percorrere, incontrarono molta gente, tutta diretta al palazzo
imperiale, ed alcuni erano pure armati di picche e forconi. Evidentemente, gli
istigatori si stavano dando da fare in tutta la capitale.
‘’Qui si mette male!’’, disse Sergej.
Tim non poté far altro che annuire, e accelerò il passo per
arrivare prima a casa, seguito a ruota dall’amico. Giunti finalmente a casa, i
due si sprangarono all’interno, e finalmente si rilassarono. Quando Tim riuscì
ad appisolarsi, le urla del popolo in rivolta risuonavano ovunque.
L’indomani preparava
nuove sciagure per Fortwar.