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Autore: its_CrissColfer    04/10/2014    3 recensioni
Le cose sono andate un po' diversamente dopo il non-matrimonio di Emma e Will a San Valentino: Kurt non è più tornato a Lima per il Glee Club o per qualsiasi altra cosa che riguardasse la sua vecchia città natale, e Blaine non è più andato a New York a cercare di farsi perdonare da Kurt. Intanto, sono passati sei anni, ed entrambi sono andati avanti con le loro vite. O almeno, ci hanno provato. Kurt continua a cercare, nei suoi amanti, qualcuno che assomigli al ragazzo di cui è stato sempre innamorato, e Blaine è intrappolato in una relazione che non vuole più. Sei anni dopo, due persone completamente diverse si rincontrano per puro destino. E solo il destino può sapere come andranno a finire le cose.
“Oh, there you are. I've been looking for you forever.”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Underneath the mistletoe,
hold me tight and kiss me slow.

 

Il ventitrè di Dicembre arrivò veramente presto. Quello era il giorno in cui i due ragazzi sarebbero ripartiti per Lima. Avevano passato i precedenti due giorni praticamente insieme, dividendosi solo quando arrivava il momento di andare a letto. Uscivano la mattina, si incontravano sempre da Starbucks, passavano quasi due ore chiusi in quel bar, chiacchierando, ridendo e scherzando, poi facevano un giretto per New York, senza una meta precisa, pranzavano insieme e il giorno si fermavano nella Central Park innevata a lanciarsi occhiatine, ridere per l'abbigliamento eccentrico dei Newyorkesi, e cercare di conoscersi sempre un pochino di più. In fondo, qualcosa era pur sempre cambiato in quei sei anni, e loro volevano conoscere qualsiasi retroscena della vita dell'altro.

Riattaccò al telefono, sorridendo come un cretino. Suo padre l'aveva chiamato esattamente due ore prima della sveglia, chiedendogli se avesse preso tutto, e cercando di ricordargli le cose che poi avrebbe rimpianto se se le fosse scordate. Erano rimasti al telefono per più di mezz'ora, ma Kurt non gli aveva assolutamente parlato di Blaine, di come si erano rincontrati, e di come lo stesso giorno lo avrebbe portato con sé a Lima. Gli aveva solamente accennato ad una sorpresa e nonostante la curiosità di suo padre, avrebbe mantenuto il segreto fino all'ultimo. Sapeva che Burt sarebbe stato entusiasta di rivedere Blaine. Gli voleva bene, e non aveva mai dimenticato di ricordarlo a chiunque.

Il suo viso si contrasse in una smorfia di disappunto quando, guardando la sveglia, si rese conto che mancava ancora più di un ora all'appuntamento sotto l'appartamento del moro. Avevano deciso di incontrarsi lì sotto verso le nove, e arrivare all'aeroporto mezz'ora dopo, prendendo poi il volo delle undici. Avrebbero fatto le cose con calma. Ma adesso Kurt si ritrovava col pensiero di cosa fare. Rimettersi giù e cercare di riposare un altro po' sarebbe stato idiota, visto che dopo sarebbe stato ancora più rincoglionito. Avrebbe potuto alzarsi e avvantaggiarsi sul fare la doccia ed infilare nella valigia quelle ultime cose che si aggiungono sempre all'ultimo minuto. Ma.. sinceramente? Era troppo stanco anche solo per pensare.

La sera prima, Blaine lo aveva tenuto al telefono fino alle due, ripetendogli quanto fosse agitato di tornare nella sua vecchia città natale e rincontrare suo padre. Kurt aveva cercato di rassicurarlo per una buona mezz'ora, ma nonostante tutto il moro aveva continuato a chiacchierare entusiasta. Ad un certo punto, era persino rimasto a parlare da solo, visto che Kurt si era addormentato per una decina di minuti. Ovviamente, Blaine non si era accorto di niente.

Si poteva benissimo dire che quando Blaine cominciava a parlare, sarebbe dovuta, come minimo, scoppiare la terza guerra mondiale, per farlo smettere. Un'altra cosa che – nonostante tutto – gli era mancata da morire.

Alla fine, dopo uno sbuffo fin troppo forte, spostò le migliaia di coperte che aveva sul letto e si alzò, traballando leggermente all'inizio per l'improvviso movimento. Era sempre così. Ogni volta si alzava di scatto, scordandosi che poi il mal di testa lo avrebbe colpito come una pallottola. Imprecò sottovoce, prima di dirigersi verso il bagno e chiudersi al suo interno.

Dopo una buona mezz'ora ne uscì un Kurt decisamente più sveglio e solare. Aveva un asciugamano intorno alla vita, uno in testa, e un sorriso ebete sul viso. Il suo cervello – durante la doccia, nella quale aveva lottato contro l'impulso di addormentarsi appoggiato alla parete – aveva finalmente realizzato che mancavano solo due giorni a Natale. E soprattutto, che quel Natale lo avrebbe passato con Blaine. La verità è che fino a quel giorno non si era illuso troppo. In fondo, aveva paura che qualcosa avrebbe potuto far in modo che lui si risvegliasse e si rendesse conto che in realtà Natale era già passato anche quell'anno, e lui, ovviamente, lo aveva passato solo. O al massimo, in compagnia di qualche straniero dai capelli ricci. Ma la verità era che.. no, cazzo, lui quell'anno avrebbe passato il giorno più bello dell'anno, insieme alle persone più importanti della sua vita. Finalmente al completo.

Sorrise, quando sentì la propria sveglia suonare. Non per qualcosa in particolare, ma perchè si rese conto che probabilmente anche Blaine, in quel momento, si stava svegliando. Si, forse era una cosa da ossessionati, ma lui ricordava perfettamente l'espressione del moro appena sveglio. Come quella di un orso appena sveglio dal letargo durato per mesi e mesi. E la cosa non potè far altro che farlo sorridere. Recuperò il proprio telefono, tirato da qualche parte nel letto, la sera precedente, quando finalmente Blaine si era deciso ad andare a dormire, e compose il numero che conosceva a memoria. Alla prima chiamata, non rispose, e Kurt non potè evitare di ridere. Riprovò a chiamarlo nuovamente. E, dopo il secondo squillo, quella voce tanto amata rispose.

“Kurt.” disse in tono apatico. La sua voce era impastata dal sonno. Era praticamente scontato che l'avesse svegliato lui proprio in quel momento. Quel pensiero lo fece sorridere ancora più ampiamente.

“Blaine.” replicò il più grande, cercando di mascherare la propria allegria. Cazzo, quello sarebbe stato uno dei giorni più felici della sua vita. O meglio, quella settimana, sarebbe stata una delle migliori della sua vita. “Solitamente mi scuserei per essere stato proprio io a svegliarti, ma visto che esattamente tra mezz'ora dobbiamo incontrarci, ho pensato che ti sarebbe piaciuto avere almeno il tempo di farti una doccia.”

Sentì il moro dall'altra parte respirare profondamente, e per un attimo ebbe il timore che si fosse riaddormentato. “Stai insinuando che secondo te avrei dormito fino a cinque minuti prima del nostro appuntamento?” disse poi la voce dall'altro capo del telefono. Blaine sorrideva. Kurt poteva sentirlo.

“Non sto insinuando.” rispose tranquillamente il più grande, alzando le spalle. “Sono praticamente certo che sarebbe andata così.” aggiunse poi, sorridendo divertito.

Blaine sbuffò leggermente divertito. “Uomo di poca fede.” rispose. Kurt lo sentì schiarirsi la voce, e poi fare una specie di verso, che associava all'essersi alzato dal letto. Sorrise ancora di più. Gli facevano male le guance da quanto sorrideva, ma poco gli importava. Era inevitabile. “Guarda, hai anticipato la mia sveglia di,” Kurt sentì la voce del suo ex farsi lentamente più lontana. Immaginò avesse allontanato il telefono per controllare l'ora. “Soli quattro minuti.” disse dopo poco. Kurt ridacchiò.

“Riuscirai a fare tutto in soli,” Kurt guardò la sveglia. “Ventiquattro minuti?” chiese tra il divertito e lo scettico.

“Non mi chiamo Kurt Hummel.” replicò il moro, divertito. “Scommetto che tu ti sei svegliato, come minimo, due ore fa.”

Kurt rise, sdraiandosi completamente sul letto, e portandosi la mano libera sugli occhi. Gli era mancato ridere in quel modo. Gli era mancato essere felice. “Beccato.” disse poi. “Ma aggiungo, in mia difesa, che è stata colpa di mio padre, che mi ha svegliato. In realtà anche la mia sveglia, ha suonato solo dieci minuti fa.” dall'altra parte del telefono, sentì un improvviso scroscio d'acqua. “Stai per fare la doccia?” chiese infine.

“Uhm, si.” rispose il moro, confuso.

“Allora, ti lascio fare. Ci vediamo tra ventuno minuti.” aggiunse ridacchiando. “Se sarai pronto.”

Immaginò in quel momento Blaine dall'altra parte spalancare la bocca in una finta indignazione, senza poter evitare un sorrisetto, e portarsi una mano al petto, in modo drammatico, nonostante il ragazzo non lo potesse vedere. E, Kurt non lo sapeva, ma era esattamente ciò che era successo dall'altra parte. Blaine aveva accettato la sfida. “Ti dico una cosa, Kurt Hummel,” disse poi, cercando di mantenere un tono offeso. “Vogliamo scommettere che sarò io ad aspettare te sotto il mio palazzo, e non il contrario?”

 

*

 

“Non dire una sola parola.” cominciò il ragazzo, scandendo perfettamente ogni singola sillaba. Aveva già la strana voglia di strangolare l'altro, che aveva cominciato a far finta di nascondere una risata che gli stava nascendo in bocca. “Sono in ritardo di soli sei minuti. Rachel ha avuto una crisi isterica proprio mentre stavo per uscire, ho dovuto farle una tisana, sperando che si rilassasse un po' e – ma ovviamente tu non mi credi.”

“Vedi, Kurt,” cominciò il moro, posando scherzosamente un braccio dietro le spalle dell'altro. “A casa mia queste si chiamano scuse. Perchè non vuoi semplicemente ammettere che sei il solito ritardatario?” chiese infine, ridendo apertamente. Kurt si scrollò il braccio di Blaine di dosso, e semplicemente non rispondendo, prese la propria valigia e si avviò per il marciapiede, tenendo la testa alta, e con un espressione offesa stampata in volto. Sentì l'altro ragazzo ridere ancora di più, prima di cominciare a rincorrerlo con la propria valigia. Quando arrivò accanto al suo ex, cercò in tutti i modi di sopprimere le risate e cercò di mettere su la migliore espressione seria che in quel momento potesse uscirgli. “E anche il solito permaloso, a quanto pare.” sussurrò in modo che potesse sentirlo perfettamente. Kurt si fermò, e lo fissò storto per qualche secondo, prima di replicare.

“Io non sono affatto permaloso.” disse Kurt, cercando di mantenere un tono tranquillo. “Ma il fatto che io sia sempre il ritardatario? Oh, andiamo, Blaine, è la prima volta che succede.” disse poi in tono infantile. Poco importava. “E vogliamo ricordarci di chi è stato il primo ad essere stato in ritardo?”

“Il sottoscritto.” rispose Blaine, nonostante fosse una domanda retorica. Sorrise, prima di riaprire bocca. “Adesso però basta litigare. Tra due giorni è Natale, e dovrà essere.. speciale.” disse, sollevando le sopracciglia e disegnando un semicerchio in aria con le mani.

Kurt non potè trattenere il sorriso che gli si stava disegnando in volto. Il primo motivo era che Blaine avesse specificato che stessero litigando, quando non era assolutamente così. Non sapeva cosa lo faceva sorridere, ma il fatto che il moro si fosse preoccupato del fatto che stessero avendo una specie di discussione, lo aveva fatto sorridere internamente. Eppure ne avevano avute di litigate vere e proprie. Si erano urlati addosso, si erano giurati di non volersi più vedere, si erano ripromessi più di una volta che era finita, ed ogni volta era sempre ma questa volta per davvero. Alla fine, nessuno dei due avrebbe mai lasciato l'altro, ne erano sicuri entrambi. L'ultima vera litigata risaliva al giorno successivo alla confessione di Blaine, del fatto che l'avesse tradito. Kurt era rimasto sveglio l'intera notte, aspettando che l'altro si svegliasse. Quando era successo, lo aveva visto uscire dalla sua stanza con uno zaino in spalla, e lui l'aveva fermato, chiedendogli se quello gli sembrava il modo di andarsene, senza salutare. Dopo qualche secondo di esitazione, Blaine aveva aperto bocca, ma Kurt non gli aveva lasciato il tempo di dire mezza parola. Aveva cominciato a strillare, con le lacrime agli occhi, implorandolo più e più volte di dirgli chi era il bastardo che era andato a letto con lui. Voleva saperlo. Doveva saperlo. Doveva sapere chi aveva toccato quel corpo che aveva sempre pensato fosse solo suo. Doveva sapere con chi Blaine aveva scelto di andare fino in fondo. Ne sentiva il bisogno. Ma non c'erano stati versi, Blaine non aveva parlato. Allora Kurt aveva cercato di calmarsi, dandosi un contegno, ma senza poter evitare le lacrime che continuavano ad uscire inesorabilmente. Aveva incrociato le braccia e aveva cominciato un monologo su quanto fosse uno stronzo, su quanto lui lo amava, e su quanto si fosse fidato di lui. Il tutto avvicinandosi in modo minaccioso a Blaine, e senza distogliere lo sguardo dagli occhi ambrati pieni di lacrime non versate. Quando si erano ritrovati faccia a faccia, Kurt aveva cominciato a prenderlo a pugni praticamente in ogni parte dove potesse arrivare, continuando a singhiozzare e a piangere. Nonostante Kurt fosse fin troppo debole e stanco persino per pensare, e lui non sentisse niente, glielo lasciò fare. Perchè quello era l'unico sfogo che aveva trovato in quel momento, e Blaine poteva perfettamente capirlo. Quando aveva finito e l'unica cosa che faceva era singhiozzare proprio in piedi davanti a lui, Blaine aveva preso, senza pensare, il viso di Kurt tra le mani e l'aveva baciato. Kurt aveva ricambiato, e l'incontro di saliva, denti, lingue, quell'incontro passionale era durato svariati secondi. E ad entrambi sembrava essere durato fin troppo poco, quando poi si erano staccati e si erano guardati con due espressioni impassibili. Sapevano che era una specie di bacio d'addio. Perchè sapevano entrambi che dopo non ce ne sarebbero stati più. Kurt, subito dopo, l'aveva schiaffeggiato. Ben due volte, per essere sicuro. E poi gli aveva urlato di andarsene. Di sparire da casa sua, e di non farsi più vedere. E, in quel momento, sapevano entrambi che era per davvero.

Il secondo motivo era che Blaine sembrava tornare bambino ogni volta che si parlava di Natale. Gli occhi cominciavano ad illuminarsi, il sorriso a farsi più bello, e l'entusiasmo andava alle stelle. Lui non aveva mai capito molto quell'entusiasmo per il Natale, visto che ogni anno, gli portava sempre un po' di malinconia. Era sicuramente una festa stupenda, e una scusa in più per passare una giornata in famiglia, ma ciononostante a lui portava sempre quella tristezza che magari non l'aveva colpito per tutto l'anno, e che lo colpiva tutto in un giorno. Ma sorrise, perchè quell'anno era diverso. Quell'anno aveva Blaine.

 

*

 

“Kurt!” esclamò Burt Hummel, quando aperta la porta si era ritrovato il volto sorridente del proprio bambino. Senza pensare due volte, lo strinse in un abbraccio stritolatore. A Kurt era mancato suo padre. In fondo, erano parecchi mesi che non lo vedeva, trovando sempre una scusa per non tornare in quella cittadina dell'Ohio che tanto aveva odiato, o non prendendosi troppo la briga di richiamarlo quando magari succedeva che perdeva una chiamata. Non che non gli importasse di lui. Era, sicuramente, la persona che più amava in assoluto. Ma, da una parte, ormai era adulto e indipendente, e l'essere trattato – in certe situazioni – ancora come un bambino, lo metteva un po' a disagio. Dall'altra parte, lui era un fottutissimo libro aperto per suo padre, e sapeva che anche solo con due minuti di chiamata, suo padre avrebbe potuto capire il suo stato d'animo. E a volte, preferiva poter mentire. Non avrebbe mai voluto parlare a suo padre della solitudine che lo aveva pervaso per ben sei anni. Ma ovviamente, Burt lo aveva capito perfettamente. Lo aveva capito un mese dopo la sua rottura con Blaine. Sapeva che Kurt non avrebbe mai ritrovato qualcuno da amare come aveva amato il suo ex. E sapeva che avrebbe affrontato periodi difficili. Probabilmente anni interi.

“Ciao papà.” salutò Kurt con gli occhi lucidi, una volta finito l'abbraccio. Subito dopo, sorrise ampiamente, mentre si girava verso la persona che era rimasta qualche passo indietro. In quel momento, anche gli occhi di Burt guardarono dietro le spalle del figlio, rendendosi conto che effettivamente, non erano soli. Un uomo più o meno sull'età di Kurt se ne stava indietro con un sorrisetto incerto stampato in viso, dei riccioli pettinati elegantemente, e due occhi che lo fissavano incessantemente, dietro un paio di occhiali fin troppo grandi.*

Burt non ebbe di certo bisogno di suo figlio che gli presentava quel ragazzo che praticamente conosceva come le sue tasche. Bloccò le parole che ancora dovevano uscire dalla bocca di Kurt con un distratto cenno della mano. Quest'ultimo ammutolì immediatamente, senza poter evitare di alzare gli occhi al cielo. Odiava essere interrotto.

Burt squadrò qualche altro secondo quel ragazzo, che cominciava a sentirsi a disagio. Pensò che probabilmente era l'età che avanzava a fargli vedere cose che magari non erano proprio esattamente così. Infine, aprì bocca. “Blaine?” chiese infine, insicuro. Vide il ragazzo allargare un po' di più il proprio sorriso, e non potè evitare di sorridere anche lui. Almeno non stava impazzando, era un passo avanti.

“Burt, è sempre un piacere vederl -” non ebbe tempo di finire la frase che si ritrovò stritolato in un abbraccio da quelle due braccia forti. Kurt aveva sempre avuto ragione quando diceva che ogni volta che ti trovavi in quelle braccia ti sentivi finalmente al sicuro, protetto, per tutta la vita. Sembrava quasi che fino a che ti trovavi in quelle braccia, niente potesse accaderti. Si rilassò visibilmente dopo poco, e ricambiò la stretta del padre del suo ex. Era sicuramente il miglior ritorno possibile. Si era quasi sempre sentito fuori luogo per tutta la vita. Sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato con le persone sbagliate. Questo fino a che non era entrato alla Dalton. Ma non poteva ancora dire di aver trovato il suo posto nel mondo, più che altro un luogo da dove iniziare. Poi, aveva conosciuto Kurt, quel giorno.

Si era svegliato tardi per colpa di quella stramaledettissima sveglia. E doveva essere puntuale. Wes glielo aveva ricordato gentilmente almeno una decina di volte la sera precedente. Blaine Warbler, tu prova anche solo osare ad essere in ritardo di un solo minuto, e vedi come ti faccio passare la voglia di saltellare da un mobile all'altro. Col sorriso stampato in volto per via di quel ricordo, si era alzato dal letto del suo dormitorio, aveva controllato l'orologio e si era reso conto che in fondo, mancavano ancora una decina di minuti. Forse avrebbe avuto il tempo di un buon caffè. Aveva preso la propria tracolla e velocemente si era allontanato dai dormitori. Ma ovviamente, ovviamente, doveva esserci una colonna sulle scale che portavano alla sala prove. Aveva cominciato a fare lo slalom tra le persone che si muovevano più lente di bradipi, e quando era sceso, finalmente sentiva l'odore del suo caffè mattutino vicino. Aveva sorriso compiaciuto, quando poi però qualcuno lo aveva fermato. Si era voltato per vedere da chi proveniva quella voce cristallina. La prima cosa che si era chiesto Blaine era se quel ragazzo portasse le lenti a contatto, perchè, parlando seriamente, nessuno poteva avere degli occhi così belli. La seconda cosa che aveva pensato è che nonostante avesse detto sono nuovo qui neanche un deficiente ci avrebbe creduto. Ma nonostante tutto, la terza cosa che aveva pensato, era che avrebbe dovuto in qualsiasi modo fare qualcosa per impressionare quel ragazzo. Per mettersi un po' in bella mostra. Doveva avere la sua attenzione. Doveva. Così aveva cominciato a sorridere in quel suo modo un po' ammaliante, aveva dipinto i Warblers nel miglior modo possibile, lo aveva trascinato per mano dall'altra parte della scuola pur di farlo ascoltare all'esibizione che stavano programmando. Si, perchè, nonostante avesse detto a quel ragazzo che era un esibizione improvvisata, la verità è che la stavano provando, come minimo, da un paio di settimane. Dettagli.

Arrivati in sala prove, aveva lasciato andare la propria tracolla, e aveva sistemato il colletto del ragazzo appena conosciuto con preferenze sessuali sconosciute, e gli aveva fatto notare in modo scherzoso, che non aveva creduto neanche per un secondo alla storia del nuovo arrivato. Dopo avergli fatto l'occhiolino e aver visto il modo adorabile in cui aveva sorriso imbarazzato e le sue guance si erano tinte leggermente di rosso, la base era partita, e lui aveva dato il via all'esibizione. Ovviamente, senza mai staccare gli occhi da quelli di Kurt.

Gli era bastato un attimo per capire che Kurt era la sua casa. Dopo la loro rottura si era trovato nuovamente alla deriva, e adesso, finalmente, davanti la soglia di quella casa, tra le braccia del padre del suo ex, e con Kurt che fissava la scena commosso, poté dire di essere tornato a casa. Dopo un periodo sembrato infinito, era tornato a casa.

 

*

 

Dopo aver salutato anche Carole, che aveva cominciato a balbettare alla vista di Blaine, e Finn, che invece aveva salutato il moro con una pacca scherzosa sulle spalle e un come va, amico?, come se avere Blaine in casa loro per festeggiare le festività fosse normale, i due ragazzi avevano posato le valigie da qualche parte e si erano tutti accomodati nel salotto di casa Hummel-Hudson. In quel momento, tra risate e scherzi, stavano raccontando alla famiglia di Kurt come si erano rincontrati, solo cinque giorni prima.

“E quando l'ho visto, veramente, ero tipo oh mio Dio, ci mancavano solo le allucinazioni.” spiegò Kurt, ridacchiando insieme a tutti gli altri. Lui e Blaine erano seduti vicini sul comodo sofà del salotto, e Kurt aveva veramente cercato di non notare come ogni tanto le loro ginocchia si sfiorassero, o la spalla di Blaine si appoggiava alla propria, ma no, non era facile.

“Quindi,” si intromise Finn, quando le risate scemarono. “Adesso.. come funziona? State nuovamente insieme?” chiese distrattamente, sorseggiando una coca cola e buttando delle occhiate alla televisione a basso volume che trasmetteva una replica di una partita di football.

Ovviamente suo fratello doveva chiedere cose imbarazzanti. Sentì tutto il sangue del suo corpo spostarsi sulle sue guance, e accanto a sé, il moro aveva cominciato a tossire, probabilmente essendosi strozzato con la sua stessa saliva. Distolse velocemente lo sguardo dallo sguardo divertito di suo padre, sentendo di arrossire ancora di più, per quanto possibile, e lo bloccò sul pavimento. Alla fine, quando Blaine smise di morire, riuscì a sussurrare un no. Suo padre rise, e lui veramente non sapeva come interpretare quella risata.

Passarono il resto della giornata in quel modo. A chiacchierare, a ridere e ad arrossire per le domande un po' imbarazzanti di suo fratello. Alla fine, scoprì anche che il vero sogno di Blaine non era studiare medicina, ma diventare fotografo. Quella poi era nuova. Comunque, a sera, si rese conto che era andata esattamente come se l'era immaginato. Perfettamente.

L'ora di cena arrivò persino prima di quanto si sarebbero aspettati. Quando, guardando l'orologio, si erano resi conto che si erano già fatte le sei e mezzo, si fecero accompagnare da Carole al piano di sopra, così che avrebbe potuto spiegare a Blaine dove potesse dormire.

Contrariamente a come si era aspettato, Blaine fu trattato come un figlio che torna a casa dopo tanto tempo. Non che non fosse a conoscenza dell'affetto che gli Hummel-Hudson gli avevano sempre riservato, ma di certo non si aspettava di essere trattato in quel modo. Come.. beh, come se non fosse cambiato nulla. Come quei pomeriggi che si fermava a studiare da Kurt, che poi diventavano un resti a cena da noi? di Carole, e infine un è tardi per guidare fino a Westerville, ragazzo, resta pure a dormire qui di Burt. Come se fosse uno di famiglia, non solo il ragazzo di nostro figlio. Ricordava bene quelle notti in cui, Burt era irremovibile e obbligava loro a dormire in due stanze diverse, e ogni volta, uno dei due si alzava e senza fare il minimo rumore, andava nella stanza dell'altro – che puntualmente, non dormiva mai – e si sdraiavano insieme, coccolandosi fino ad addormentarsi. Sapeva anche perfettamente che, nonostante cercassero di svegliarsi presto per non farsi scoprire, Burt si svegliava sempre prima di loro e li trovava abbracciati in un letto solo. Infine, rimboccava loro le coperte. A volte, ne aggiungeva pure una o due, quando era inverno. Il ricordo lo fece sorridere.

Sentì bussare alla porta, così smise di cercare di piegare un maglione, e andò ad aprire. “Non credo tu debba bussare.” disse, quando si trovò davanti il viso stanco del suo ex ragazzo. Sorrise, quando lui alzò gli occhi al cielo.

“E' la tua privacy.” tagliò corto, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo stipite della porta. Quando Blaine sorrise nuovamente, Kurt cercò di imitarlo, nonostante fosse venuta fuori solo una sottospecie di smorfia stanca.

“Stanco?” chiese il moro, rientrando nella stanza, e rimettendosi a piegare quello strafottutissimo maglione che non voleva piegarsi. Kurt annuì, nonostante Blaine – girato di schiena – non potesse vederlo.

“Stremato, direi.” rispose il più grande, non muovendosi da quella posizione, e appoggiando la testa allo stipite. Sorrise divertito, quando vide Blaine imprecare sottovoce e gettare sul letto un maglione bianco. “Domani facciamo un salto al centro commerciale.” disse poi, cambiando totalmente discorso. Vide Blaine rivolgergli uno sguardo interrogativo, così si trovò in dovere di spiegare quella sua decisione. Alzò le spalle prima di continuare. “Devo prenderti un regalo.”

Il moro sorrise divertito, prima di sedersi sul letto così da poter vedere in faccia il suo ex ragazzo. Era così bello, nonostante l'aria da zombie che aveva. I suoi occhi erano lucidi per via del sonno, e quell'espressione stanca, gli dava quella tenerezza che aveva sempre amato. Gli fece cenno di avvicinarsi e di sedersi accanto a lui sul letto, e quando questo lo fece, cominciò a passargli una mano sulla schiena, cosa che – sapeva perfettamente – lo aveva sempre fatto rilassare. Pochi secondi dopo infatti, Kurt appoggiò la testa sulla sua spalla, e si lasciò coccolare da quel tocco leggero. Blaine sobbalzò quando sentì di nuovo la voce del suo ex, in quanto pensasse che si fosse addormentato. “Non ho idea di cosa regalarti.” ammise a bassa voce, senza riaprire gli occhi e senza smettere di lasciarsi cullare.

Blaine ridacchiò. “Questo è il momento in cui mi chiedi cosa ti piacerebbe per Natale?” chiese imitando la voce di quei babbo natale che prendono sulle ginocchia i bambini, facendo ridacchiare debolmente anche l'altro ragazzo.

“No,” disse infine Kurt. “Voglio sorprenderti.”

Blaine non sapeva se mettersi a ridere o a piangere, o entrambi. Kurt era semplicemente meraviglioso, con quell'espressione beata, e parlando così debolmente. E lui sapeva perfettamente che se si fosse abbassato di veramente così poco le loro labbra si sarebbero sfiorate. Ma non poteva. Semplicemente, non poteva.

“Sono sicuro che riuscirai a farlo.” sussurrò il moro, continuando a fissarlo e a muovere la mano. “Lo hai sempre fatto.” aggiunse poi, quando Kurt rialzò lo sguardo lentamente su di lui. Ci fu qualche secondo di silenzio, quando poi il più grande sorrise felicemente. Blaine non potè evitare di imitarlo. “A proposito,” disse poi, risvegliandosi quando le labbra di Kurt si erano fatte fin troppo vicine. “Io ho già preso il regalo per te.”

Anche Kurt sembrò improvvisamente sveglio ed entusiasta. Alzò la testa dalla spalla di Blaine, senza però permettergli di smettere con il movimento della mano, e gli rivolse un sorriso speranzoso. “Cosa? Quando lo hai preso? Che cos'è?”

“Hummel, mi deludi. Sai che i regali vanno aperti la mattina di Natale, dov'è il tuo spirito natalizio?” chiese scherzoso il moro, ridendo poi quando Kurt lo fulminò con lo sguardo.

“Sai dove te lo metto lo spirito natalizio?” chiese allora, alzando un sopracciglio. “Voglio avere il mio regalo.”

Blaine si alzò, quando sentì l'urlo di Carole richiamarli per la cena, lasciando un Kurt indignato e con le speranze distrutte seduto sul letto. “Mi dispiace.” lo prese in giro il moro, alzando le spalle, e ridendo. “Dovrai aspettare.” concluse, per poi allontanarsi nel corridoio che portava alle scale, canticchiando a bassa voce Silent Night. Nonostante tutto, Kurt non potè evitare di scoppiare a ridere. Lo spirito natalizio di Blaine era, in qualche modo, molto contagioso. Dopo qualche secondo passato a ridere, si alzò, e seguì il moro al piano di sotto. Sarebbe stata una settimana fantastica.

 

*

 

“Mi stai dicendo che vuoi che ci dividiamo?” chiese divertito Blaine, strofinando le mani coperte dai guanti insieme, per poi sistemarsi il cappello di lana che aveva in testa, e alla fine, metterle in tasca del cappotto. Sorrise in direzione di Kurt che aveva un espressione da dov'è il problema?

“Dov'è il problema?” chiese il più grande, facendo ridere apertamente il moro, che giusto un secondo prima aveva deciso che faceva troppo freddo per restarsene fermi su un marciapiede con la leggera neve che aveva cominciato a scendere, e aveva cominciato ad incamminarsi sul vialotto che avrebbe portato loro davanti le porte scorrevoli del centro commerciale di Lima. “Anzi, il problema c'è se resti con me. Non posso certo comprarti il regalo con te accanto.” concluse il ragazzo, stringendosi nel proprio cappotto e avvicinandosi al proprio ex, che era già quasi davanti le porte.

“Credo che tu abbia ragione.” disse Blaine, fermandosi per aspettarlo. Quando furono di nuovo l'uno davanti all'altro, continuò. “Ma io che dovrei fare in un centro commerciale tutto solo?” chiese, buttando fuori i suoi migliori occhi da cucciolo abbandonato, e sporgendo fuori leggermente il labbro inferiore.

Che gran bastardo. Sapeva perfettamente che praticamente tutte le volte che Kurt aveva acconsentito a qualcosa, era perchè riusciva a convincerlo con la sua espressione da cucciolo. Dio, era così facile farsi comprare da Blaine. E per un momento fu tentato. Fu tentato di mandare a fanculo il così detto spirito natalizio e portare Blaine con sé. Fu tentato da quegli occhioni che lo guardavano speranzoso, e quelle labbra, che nonostante il freddo, rimanevano perfette, e -

“No!” quasi strillò il più grande, risvegliandosi dai propri pensieri. “No, caro Blaine Anderson, non mi convincerai con quello sguardo da portami con te sarò bravo. Assolutamente no. Non più.” finì, deciso, entrando nel centro commerciale, e sentendo la risata di Blaine arrivare perfettamente alle sue orecchie, mentre si avviava al primo piano.

La verità è che fu grato a Blaine di non averlo inseguito. No, la verità era che era nel panico più totale, e forse Blaine avrebbe potuto aiutarlo. Continuava a guardarsi intorno, e ogni volta che adocchiava qualcosa che sarebbe potuto andare bene, subito immediatamente vedeva qualcosa che forse sarebbe stato meglio. Il fatto era che però non cercava qualcosa di carino o di bello. Lui voleva qualcosa di perfetto. Qualcosa che avrebbe fatto rimanere Blaine a bocca aperta. E ci sarebbe riuscito.

Passò un ora. Un ora piena di voglia di piangere dalla disperazione. Si era passato le mani tra i capelli come minimo una trentina di volte. E lui non si passava mai le mani tra i capelli. Il suo telefono squillò nel momento in cui vide un cappotto molto carino che costava sui quattrocento dollari. Senza guardare il mittente, ma continuando a fissare quel cappotto, rispose.

“Chi è?” chiese. La sua voce doveva sembrare molto esasperata, visto che la persona dall'altra parte della cornetta si mise a ridacchiare. “Solo tu potevi interrompermi in questi momenti critici. Cosa vuoi?” chiese, fingendosi impaziente.

“Mi scuso per il disturbo, Signor. Hummel, volevo solo accertarmi che non fosse morto.” disse la voce divertita dall'altra parte. Kurt poteva sentire il sorrisetto mal trattenuto su quel viso, così non potè evitare di ridacchiare pure lui. Forse per la disperazione.

“Sarebbe meglio se mi lasciassi lavorare, davvero. Non sai quant'è difficile, Blaine.” rispose Kurt, avvicinandosi alla vetrina. Mmh, quel cappotto era veramente bello.

“Sai quant'è passato da quando sei scappato dalle mie grinfie?” chiese Blaine, facendosi leggermente preoccupato. Senza aspettare una risposta, continuò. “Più di un'ora, Kurt. Vorrei solo che.. che non ti facessi troppi problemi, veramente.” continuò poi, esitando. Conosceva perfettamente Kurt. Sapeva che cercava la perfezione in praticamente qualsiasi cosa faceva. E avrebbe potuto ucciderti se provavi ad intralciarlo. Ma se avesse continuato così, molto probabilmente, gli sarebbe venuta una crisi di nervi.

“Solo un altra mezz'ora, Blaine, e,”

“Kurt..”

“Poi ce ne andiamo, te lo prometto.” quasi supplicò il più grande, stringendo forte il telefono.

“E va bene, dai.” Blaine sentì esultare Kurt dall'altro lato, così sorrise, prima che qualcosa attirasse la sua attenzione. Spalancò gli occhi. “Oh, Dio, Kurt.” esalò al telefono. “Ci sono i giocolieri. Quelli che fanno girare tipo i bastoni infuocati.” parlò velocemente, poi ridacchiò. “Dio, che figata.” disse, e rise ancora più forte quando sentì Kurt ridere con lui. “Dai, ti lascio ai tuoi problemi, devo scattare come minimo una ventina di foto.” e senza ascoltare la risposta del più grande, riattaccò.

Kurt non potè evitare di ridere come un idiota. Quando, lentamente, le sue risate scemarono, la sensazione di disperazione si riprese possesso di lui. Okay, Blaine lo aveva fatto stare bene per qualche minuto, ma adesso il tormento tornava. Cosa poteva comprargli?

Prima di avere il tempo di ricominciare a mettersi le mani tra i capelli, il telefono gli vibrò nella tasca. Aprendo i messaggi, vide che era da parte del suo ex. Era una foto di due uomini che si passavano tranquillamente delle torce accese, come se si stessero passando dei cuscini. Avevano un sorriso sincero stampato in volto, e dalla foto riusciva a vedere parte della folla intorno a loro. Poi lesse il messaggio. Presi nel momento migliore. In effetti, Kurt doveva ammettere che la foto era venuta veramente bene. Uno degli uomini, era leggermente sporto in avanti, così da tirare la torcia al collega, e sembrava veramente che stesse per muoversi. L'altro aveva una mano tesa, in attesa di prendere le due torce che stavano sospese tra i due.

Rilesse il messaggio di Blaine, e solo quando ripose il telefono nella tasca posteriore, ebbe come un illuminazione. Era.. assolutamente una pazzia. Era assurdo. Ma era giusto. Era perfetto. Dio, se era perfetto. Certo, sarebbe andato un po' oltre il suo budget, ma dio, sicuramente ne valeva la pena. Sapeva che l'espressione che poi avrebbe avuto Blaine, ne avrebbe fatta valere la pena. Doveva chiamare suo padre. Aveva bisogno di una mano. Così fece uscire nuovamente il telefono dalla tasca, e compose velocemente il numero del padre, mentre si avviava in un negozio che avrebbe potuto aiutarlo. Era felice, e non riusciva a smettere di sorridere.

Sapeva cosa regalare a Blaine.

 

*

 

Dopo aver sentito suo padre al telefono, si era recato nel negozio, aveva fatto un giretto, si era fatto consigliare da uno dei commessi e infine aveva scelto la più bella. Almeno, secondo lui. Non che se ne intendesse un granché. Dettagli. Dopo essersi assicurato che la commessa incartasse per bene il regalo, era uscito dal negozio con un aria soddisfatta e compiaciuta. Aveva chiamato Blaine, e gli aveva detto di rincontrarsi all'entrata del centro commerciale. Quando Blaine aveva visto la scatola incartata, i suoi occhi si erano come illuminati. Si erano incamminati verso casa di Kurt, con il moro che ogni due per due cercava di scoprire che cosa conteneva quella scatola. Kurt aveva riso, fatto battute, ma non si era fatto comprare per niente. Era stato irremovibile.

Adesso erano le sei di sera del Venticinque, e Blaine era seduto sul letto della stanza degli ospiti con le gambe incrociate e il telefono tra di esse. Un espressione indecifrabile sul viso. Alex lo aveva appena chiamato, e a parte fargli gli auguri di Natale e continuare per cinque minuti buoni a raccontargli dei cazzi suoi, non era successo niente di che. Blaine non aveva ancora avuto l'occasione di dirgli che era tornato. Sospirò, sdraiandosi sul letto, e portandosi una mano sopra gli occhi. Era stanco. Stanco di quella storia, stanco di dover continuare ad essere entusiasta della sua vita, o stanco di dover fingere di amare Alex. Fino a pochi giorni prima non se ne era nemmeno reso conto. Sapeva che la sua vita aveva dei difetti e non era perfetta, ma poteva dire di essere appagato. Poi era tornato Kurt. Era Kurt. Era sempre stato Kurt. Kurt con i suoi lineamenti dolci, il suo sarcasmo pungente, e i suoi occhi color cielo. Kurt con tutti i suoi difetti e i suoi ancor di più pregi. L'uomo che aveva amato fino a sei anni prima, e che, non aveva mai smesso di amare incondizionatamente.

Ma era tardi. Sapeva che era tardi. La sua vita, come quella di Kurt, ormai era cambiata. Erano andati avanti. Avevano conosciuto molte altre persone, ed erano riusciti, in un modo o nell'altro, ad andare avanti. Non era stato facile, ma ci erano riusciti. Eppure c'era qualcosa. C'era qualcosa che aveva deciso di farli rincontrare, per un motivo. C'era per forza un motivo dietro, o il destino non avrebbe deciso una cosa così importante.

In quel momento sentì la porta aprirsi, e ancor prima che potesse tirarsi su per vedere chi era entrato, qualcuno si buttò accanto a lui, ridacchiando. Incontrò gli occhi e il sorriso felice di Kurt, e non potè evitare di imitarlo. “Buon Natale, Blaine.” esclamò il più grande.

“Me l'hai già ripetuto tre volte da stamani.” ridacchiò Blaine, mettendosi su un fianco per poterlo vedere meglio. Kurt era stupendo quel giorno. Cazzata. Kurt era sempre stupendo.

Quest'ultimo roteò gli occhi, ma senza poter evitare un sorriso divertito. “Sono entusiasta. Non vedo l'ora di aprire il tuo regalo.” rispose, battendo le mani allegramente.

Blaine sorrise dolcemente, e inclinò leggermente la testa. Infine, fece scivolare un braccio sul fianco di Kurt e lo tirò più vicino a sé. Adesso i loro visi distavano di veramente poco, ma nessuno dei due era a disagio. Erano semplicemente felici, nonostante sapessero che anche se i loro corpi distavano di poco, c'era ancora qualcosa che li divideva. “E io non vedo l'ora di aprire il tuo.” sussurrò infine il moro, fissandolo intensamente negli occhi. “Ho provato qualsiasi cosa per convincerti, ma sei stato davvero irremovibile.”

Kurt mise su un sorrisetto soddisfatto. “Te l'ho detto che non mi sarei fatto comprare. Insomma, dov'è il tuo spirito natalizio?”

“Prima di tutto,” cominciò il moro, trattenendo a stento una risata. “Stai copiando le mie frasi. E secondo,” disse, alzando sia l'indice che il medio della mano destra davanti ai loro visi. “Mi sembra di ricordare un certo Kurt Hummel che odia lo spirito natalizio e tutto quello che riguarda il Natale. O forse sto parlando con un'altra persona?” chiese infine, mettendo su un espressione fintamente sorpresa. Kurt sorrise, fissando il soffitto.

“No, hai ragione. Ho.. odiato il Natale per praticamente tutta la vita. Ho sempre pensato che fosse una festa inutile, e probabilmente lo è davvero. Ma.. quest'anno – quest'anno è diverso.” sussurrò, tornando a guardarlo negli occhi. Blaine era a praticamente cinque centimetri dalle sue labbra. Eppure era ancora troppo lontano. Voleva sentire nuovamente quelle labbra premute sulle sue, che lo accarezzavano, che lo amavano e che lo facevano sentire amato nuovamente. Dopo sei anni. Dopo sei lunghissimi anni.

Kurt si rese conto che stava continuando a fissare la bocca di Blaine, solo quando quest'ultimo la riaprì per parlare. “E c'è un motivo in particolare?” soffiò direttamente sulle sue labbra.

Kurt chiuse gli occhi un attimo, assaporando quel respiro caldo che gli aveva mandato brividi in ogni parte del corpo. Si accorse in quel momento che la mano di Blaine era ancora ferma sul suo fianco, e non potè evitare di pensare che era la situazione più intima che avesse mai vissuto da sei anni a questa parte. Riaprì gli occhi, accorgendosi che anche Blaine stava fissando le sue labbra. Sorrise internamente.

“Credo proprio che ci sia.” rispose infine, quando anche Blaine tornò a guardare nei suoi occhi.

Il moro annuì e per minuti che sembravano anni rimasero in quella posizione. Fermi immobili a farsi cullare solo dal respiro dell'altro. Ogni tanto la mano di Blaine scivolava sulla schiena di Kurt e lo accarezzava, godendosi dei leggeri sospiri di approvazione da parte di quest'ultimo, mentre il più grande era occupato a pensare che cosa sarebbe successo se avesse baciato il suo ex. In fondo, sembrava che lo volesse anche lui, ma Blaine era fidanzato, e di certo non voleva rovinare tutto quello che erano riusciti a ricostruire in quei pochi giorni, solo perchè Kurt voleva sentire nuovamente le labbra del suo ex. No, non lo avrebbe permesso. Così semplicemente restarono a fissarsi fino a che la voce di Carole che li richiamava per la cena, non li risvegliò dal loro momento di relax. Entrambi sospirarono di frustrazione, e dopo qualche secondo che era servito loro per convincersi, si alzarono e scesero insieme le scale.

 

La cena si rivelò un insieme di risate, battutine, e discorsi quasi seri. Alla famiglia Hummel-Hudson, oltre a Blaine, si era aggiunta Katie, la ragazza di Finn. Kurt l'aveva conosciuta qualche mese prima, quando Finn aveva fatto visita a New York, portandola con sé. Kurt aveva pensato che l'aveva fatto per far ingelosire Rachel, che, in effetti, aveva messo su uno dei suoi sorrisetti anch'io sto bene senza di te ed era uscita dal loft, senza neanche degnare lui o lei di uno sguardo. Kurt l'aveva trovata molto simpatica, nonostante sapeva che suo fratello non era realmente innamorato di lei, quest'ultima neanche sembrava essersene accorta. Continuava a ridere, a scherzare e a dire cose abbastanza stupide. In effetti, lei sembrava effettivamente stupidamente. Durante quella sera, però, le cose tra i due ragazzi sembravano cambiate: Finn era decisamente molto più affettuoso con lei. Chissà cosa sarebbe successo però, se Rachel fosse stata presente. Cercò di non pensarci nonostante l'idea della sua migliore amica che faceva scenate davanti a tutti, era un immagine decisamente divertente.

Notò che suo padre, in più di un occasione, fissava lui e Blaine, seduti accanto al tavolo. Pensò che si stesse accorgendo di particolari, a cui nemmeno lui faceva caso. Come, Blaine che gli versava l'acqua, o che gli rubava dal piatto solo per fargli un dispetto. Oppure come i loro gomiti che si scontravano praticamente ogni volta, o le loro mani che si sfioravano quando cercavano di prendere qualcosa allo stesso tempo. In realtà, erano dettagli a cui Kurt non faceva caso, perchè erano successe infinite volte, e ormai ci aveva fatto l'abitudine. Ma suo padre continuava a fissare loro con quello sguardo da io lo sapevo, e lui seriamente non sapeva come interpretarlo.

Il momento di scambiarsi i regali arrivò prima del previsto, e Kurt era talmente entusiasta, che, ci mancava poco, saltava sulle spalle di Blaine e si lasciava trascinare in salotto. Il moro, in compenso, non potè evitare di ridere quando si rese conto dell'entusiasmo del suo ex ragazzo. In parte, perchè sapeva che era anche merito suo.

Si sedettero accanto sul morbido sofà del salotto, e il più grande si accoccolò tra le braccia del suo ex, che gli aveva fatto passare un braccio sulle spalle. Era tutto così.. naturale.

Tutti risero quando Burt aprì il regalo di suo figlio: una maglia con sopra scritto sono il padre migliore del mondo. Poi fu il turno di Carole di aprire il regalo di suo figlio. Una, Kurt doveva ammetterlo, bellissima borsa a forma di cuore in stile scozzese sul fucsia e il rosso. Quando suo padre porse una custodia a sua moglie, e quest'ultima ne fece uscire una bellissima collana, non potè più trattenere le lacrime. I due si amavano ogni anno di più, e Kurt poteva sentirlo benissimo. Gli era mancato vedere suo padre così felice.

Dopo aver lasciato alle lacrime di uscire tranquillamente, Kurt notò che sia al collo di Finn che al collo della sua ragazza sorridente, stavano due collanine, con l'iniziale del nome dell'altro. Non potè evitare di invidiarli e di pensare di indossare una bella collanina con sopra la B. Sorrise malinconicamente.

Solo quando vide Blaine allungarsi dietro il divano e prendere qualcosa, il suo cuore accelerò di qualche battito. Cercò di allungare il collo per spiare, ma non fece in tempo a vedere niente, che si ritrovò una busta nera con sopra scritto in caratteri eleganti e in bianco Marc Jacobs. Gli ci volle un attimo per metabolizzare, mentre nella stanza si era fatto silenzio, poi la consapevolezza lo travolse in pieno. Non potè evitare di spalancare sia bocca che occhi. Dio, se era quello che pensava..

“Ho dovuto nasconderlo subito quando siamo arrivati,” soffiò Blaine nel suo orecchio, mentre il più grande era troppo impegnato a fissare la busta davanti ai suoi occhi. Si portò entrambe le mani in gesto teatrale sul petto, e Blaine non potè evitare di ridacchiare. “Ho pensato che se l'avessi visto, avresti fatto due più due e.. Beh, aprilo.”

Kurt non se lo fece ripetere due volte. Molto lentamente aprì la busta, chiusa elegantemente da due fiocchi, poi prese il suo contenuto tra le mani. Kurt rivolse lo sguardo a Blaine per qualche secondo, che lo stava fissando con un espressione divertita in mano, e l'istinto di baciarlo fu veramente tanto. In mano aveva un bellissimo cappotto nero, che probabilmente gli sarebbe arrivato più o meno all'altezza delle ginocchia, con doppi bottoni e il collo alto. Si era innamorato di quel cappotto esattamente due settimane prima, poi l'aveva rivisto per puro caso, mentre passeggiava con Blaine a Brooklyn. Si era fermato davanti alla vetrina, invidiando quel fottuto manichino, poi aveva sospirato, e, in modo molto teatrale, si era allontanato. Blaine, il quale aveva assistito a tutta la scena, aveva riso e gli aveva chiesto sarcasticamente se per caso gli piacesse. Kurt aveva sospirato un ennesima volta e aveva detto che avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per quel cappotto. Infine, molto tristemente, aveva aggiunto che neanche se avesse fatto la fame per due mesi, sarebbe riuscito a comprarselo. Blaine era tornato in quel negozio la sera stessa.

In due secondi, Kurt indossò il cappotto, e si strinse con le braccia, come se quello fosse un sogno, e avesse paura di risvegliarsi. Quando riaprì gli occhi, si ritrovò davanti Blaine che si era alzato e adesso lo fronteggiava con un sorrisetto compiaciuto. “Non posso crederci, Blaine,” esalò il più grande, buttandogli le braccia al collo, senza poter smettere di sorridere. “Grazie, grazie, grazie.” cominciò a ripetere dopo piano, come se fosse un mantra. Il moro ricambiò l'abbraccio per qualche secondo, poi l'allontanò, posando le mani sui suoi fianchi, e sorridendo.

“Non mi ringraziare. Tu lo volevi, e io volevo solo vederti sorridere in questo modo.” sussurrò il moro. “Ti sta benissimo.” aggiunse poi, continuando a stringere le mani sui suoi fianchi, quasi avesse paura che Kurt potesse scomparire da un momento all'altro. Restarono a fissarsi fino a che il colpo di tosse non proprio velato del padre del più grande, fece rendere conto loro che non erano soli. Si divisero un po' a malincuore, e mentre Blaine si risedeva sul sofà, Kurt si allungò per prendere il regalo di Blaine. Sotto l'albero restava la scatola che Blaine gli aveva visto il giorno prima, quando erano usciti dal centro commerciale. Sorrise, mentre il più grande gliela posava sulle gambe.

“Questo è da parte di tutti.” cominciò il più grande, sorridendo, all'espressione confusa e sorpresa del suo ex. “Era.. diciamo, un po' oltre il mio budget, così mi sono fatto dare una mano.”

“Kurt..” provò a dire il moro, in tono preoccupato. Quella cosa non gli piaceva affatto. Venne interrotto da un gesto della mano del più grande.

“No, ti prego.” sussurrò quest'ultimo, fissandolo negli occhi. “Aprilo e basta.”

Dopo qualche istante di esitazione, Blaine sospirò leggermente e annuì, così cominciò a sfare il grande fiocco nero che teneva legata la carta da regalo. Buttato da parte il filo, aprì lentamente la carta, notando l'eccitazione di Kurt crescere ogni secondo di più. Sorrise apertamente, tornando a guardarlo, mentre toglieva la carta che ricopriva la scatola. Quando il suo sguardo tornò sulla scatola che aveva sulle gambe, il suo sorriso sparì, facendo così in modo che un espressione sorpresa prese il possesso del suo viso.

“Kurt, ma cos..”

“Due sere fa,” cominciò il più grande, con l'emozione alle stelle. Aveva persino il fiato corto da tanto che voleva che Blaine reagisse. Quest'ultimo continuava a fissare la scatola come se non potesse nemmeno crederci. “Due sere fa, ricordo che mentre stavamo chiacchierando con i miei, hai detto qualcosa sul non aver mai voluto diventare un medico,” sussurrò, come se lo stesse dicendo solo a lui. “Ma bensì un fotografo. Io ho.. ho visto le foto che mi hai inviato ieri.. ed erano semplicemente stupende e, so che di certo non puoi cambiare professione da un giorno all'altro ma ho pensato che per poterlo fare, bisogna comunque cominciare da qualcosa.” continuò a sussurrare. “E credo che se tu lo voglia, tu possa fare qualsiasi cosa.” esalò per concludere. In quel momento, Blaine si girò verso di lui. Aveva gli occhi lucidi e un sorriso che non riusciva a trattenere stampato in viso. Due secondi dopo aveva chiuso tra le sue braccia il suo ex ragazzo.

“Nessuno mi ha mai detto niente del genere, Kurt.” sussurrò con voce rotta direttamente nel suo orecchio. “Grazie.” aggiunse subito dopo.

Quando si divisero, Kurt sorrise di rimando, e cercò di evitare di piangere in tutti i modi. Posò una mano sulla guancia di Blaine e lo accarezzò dolcemente. “Volevo solamente vederti sorridere.”

Dopo qualche secondo rimasti a fissarsi, riuscirono da soli a ritornare alla realtà. Blaine posò la confezione della sua nuovissima Canon EOS 5D Mark III sul divano, e si alzò per abbracciare tutti i componenti della famiglia, e per ringraziarli. Ancora una volta, quando suo padre e Blaine si abbracciarono per diversi secondi, Kurt non potè evitare le lacrime. Sembrava, in qualche modo di essere tornati indietro nel tempo.

Quando i loro sguardi si incontrarono nuovamente, Kurt non ne era mai stato più sicuro. Voleva quel ragazzo. Lo voleva più di ogni altra cosa. Doveva essere suo nuovamente. E in qualche modo sarebbe riuscito a far tornare le cose al loro posto. Al posto dove sarebbero dovute essere e rimanere. Per sempre.

 

*

 

Kurt si strinse nel suo cappotto nuovo nuovo, e sussurrò qualcosa nell'orecchio di suo padre, prima di uscire dalla porta della cucina. Aveva cominciato a nevicare leggermente, ma il freddo si era alzato fin troppo pesantemente, e Blaine era in fondo, sotto il portico, con semplicemente un maglione addosso. Aveva le braccia incrociate al petto, e probabilmente non si era accorto di Kurt, magari troppo immerso nei suoi pensieri, visto che quando lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla, per prima cosa sobbalzò leggermente. Quando si rese conto di chi era, il moro sorrise e alzò un braccio, permettendo a Kurt di accoccolarsi tra le sue braccia. Restarono a fissare la neve per qualche secondo, quando poi il più grande spezzò il silenzio interrotto solo dal rumore del fruscio delle foglie.

“Tutto bene, si?” chiese.

Blaine sospirò, e lo strinse ancora di più a sé. Dopo qualche secondo sussurrò lentamente. “Mi sto facendo trascinare dai ricordi.” senza aspettare risposta, aggiunse. “E se volessi che tutto questo non finisse?”

“Possiamo fare in modo che tutto questo non finisca, se è quello che vogliamo.” sussurrò in risposta Kurt, allacciando le braccia al petto, quando venne scosso da un leggero brivido. Se era per il freddo, o per lo sguardo magnetico di Blaine, ancora non lo sapeva. Il moro non rispose. Continuò a fissarlo per qualche secondo, sperando solamente che Kurt aggiungesse qualcosa. Cosa che non tardò a succedere. “Tu cosa vuoi, Blaine?” sussurrò infine, avvicinandosi impulsivamente a lui.

Blaine non rispose immediatamente. Lasciò che il silenzio sovrastasse su di loro per qualche secondo, prima di riaprire bocca. E quando lo fece, fu la fine di ogni loro incertezza. “Voglio te.”

Subito dopo le loro labbra si trovarono. Si ritrovarono, finalmente, dopo sei lunghissimi anni.




* Seconda ossessione compulsiva: penso seriamente che Darren Criss sia l'unica persona che possa indossare occhiali del genere e sembrare un mega nerd, adorabile, sexy e affascinante, allo stesso tempo. 


Note: Ma che stronza che sono muahahah. Dai, siete felici, vero? Io non aspettavo altro da cinque lunghi capitoli, sinceramente.. 
Questo capitolo è un tantinello più lungo degli altri, ma pazienza. Spero solo di non avervi annoiati. Anzi, spero sinceramente che vi sia piaciuto. 
Di nuovo.. Buon Natale a tutti, ragazzi!

  
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