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Autore: BlueSon    05/10/2014    3 recensioni
Salve dolcezze. Come Va?
Mentre pensavo a come importunarvi ancora con le mie fanfiction ho scovato tra i vecchi quaderni questa storia. La scrissi dopo aver letto uno dei favolosi romanzi di Johanna Lindsey. =D Sorpresa delle sorprese (la cosa ha meravigliato anche me :P) ho deciso di rendere protagonisti di quest'avventura Bulma e Vegeta. Ovviamente non mancheranno scene che riguardano la mia coppia preferita Goku e Chichi. Che dirvi di questa storia? Romantica sicuramente e diversa comunque dal libro. I nostri amati personaggi saranno catapultati nel 1882 in una zona moooooolto calda. Ma non voglio prendermi troppo spazio in questa introduzione. Leggere per credere. Un bacio e un ringraziamento particolare a chi lascerà spazio alle recensioni.
Nota: Carattere OOC inserito su consiglio per il personaggio di Vegeta.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Amore Caldo


L’amore è un orologio senza lancette perché non ha tempo oppure un amore che, come un orologio, dopo aver camminato per un po’, ferma il suo percorso. È un amore che non ha più certezze come quando perdi l’orientamento e vorresti sapere che giorno è, che ore sono. Un orologio fermo parla di una vita che non va avanti o che se lo fa non ha mete né ordine. Allora ti prende un male insopportabile, un dolore lancinante e vorresti che le cose tornassero a funzionare, che l’orologio ripartisse, che l’amore ritornasse senza fare così male. È possibile che un orologio torni a ricaricarsi? Sì, è possibile. Allora può anche succedere che l’amore perso ritorni a risplendere? Che un cuore sgretolato torni a battere? Che questo sentimento torni a esplodere per magia? Perché in fondo l’amore non è altro che un incantesimo potentissimo: nel bene e nel male.
 
Bulma era in sacrestia. Mancava ancora un quarto d’ora allo stroncamento definitivo della sua vita. C’erano tutti al grande ricevimento della figlia di Lucas Brief. Vi erano addirittura dei giornalisti appostati negli angoli della Chiesa. Vi erano tutti i suoi parenti, alcuni non li ricordava neanche. Vi erano amici di famiglia e altri potenti esponenti di ricche e nobili famiglie, tra cui molti amici di Yanko. Lui si che era contento: sembrava un bambino che aveva ricevuto il regalo più bello di tutti. Lei invece era morta. Sua madre e Baba aveva compiuto un vero miracolo! Sembrava davvero una sposa felice con il trucco che copriva le occhiaie e un vestito che le calzava a pennello. Le avevano detto che era bellissima in quel fantastico abito a sirena. I capelli erano come sempre raccolti in uno chignon un po’ più morbido del solito con qualche ciocca lasciata libera e ondulata. Era bellissima. Sì, lo era. Ma dentro era tutto buio. Proprio in quel momento Lucas Brief entrò nella sacrestia chiudendo la porta dietro le sue spalle. Sentì un’improvvisa sensazione di fastidio propagarsi per tutto il corpo e il respiro le divenne irregolare come se stesse per morire soffocata.
“È…è il mo…momento?” balbettò  spaventata.
Stava per gettarsi dal dirupo e non voleva.
“No, mi sono anticipato” disse il padre con un tono diverso dal solito “sono sfuggito a un gruppo di giornalisti.”
Bulma non voleva piangere ma sua padre, suo padre la spiazzò. Lucas le si avvicinò togliendole da mano il bouquet di rose bianche poggiandolo su un mobile lì vicino e le prese la mani con dolcezza. La turchina sussultò.
“Perdonami, Bulma.” disse tutto di un fiato l’uomo.
La ragazza lo guardò sgranando gli occhi azzurri. L’uomo era davvero triste e lei non l’aveva mai visto in quello stato. Sia accorse del viso sciupato e bianco, segni che gli altri non avrebbero mai potuto notare ai quali non avrebbero mai dato un peso. Invece per lei erano evidenti.
“Ho sbagliato tutto con te. Non ne ho combinata una giusta.”
“Non importa più, padre.” disse cercando di mantenere un contegno che non le era più appartenuto da qualche giorno a quella parte ma che al padre aveva fatto sempre piacere.
Ma era proprio il severo Lucas Brief a non riuscire a mantenere la calma.
“E invece importa!” sbottò l’uomo dando un pugno sul legno del mobile dove poco prima aveva appoggiato i fiori “io sono un mostro.” concluse con rammarico.
Fu lì che la ragazza credette di svenire. Il grande Lucas Jonas Robert Brief, uno dei più grandi ereditieri di Londra piangeva dinanzi a sua figlia!
“Ti ho cresciuta come un soldato, dando credito solo a ciò che io volevo senza tenere conto dei tuoi desideri e delle tue priorità. Ti ho attirata a me con l’inganno, ti ho costretto sempre utilizzando i peggiori modi possibili. Sono stata un padre terribile, anzi, non merito nemmeno di essere chiamato padre. Sono solo un mostro.”
“Padre…”
“Tua madre ha completamente ragione. Io non merito il vostro affetto. Fate bene ad allontanarmi e a cacciarmi dalla vostra vita. Io non merito il tuo amore figlia mia, soprattutto non merito il tuo perdono e so che ora è troppo tardi e che…”
Bulma aveva ascoltato abbastanza. Un sorriso le nacque sulle labbra dopo giorni e giorni in cui ci aveva provato senza buoni risultati e lo abbracciò forte.
“Padre, voi siete testardo, severo e dittatoriale…” cominciò “ma siete e resterete sempre il mio unico padre e io non potrò mai odiarvi come non può farlo la mamma.” concluse guardandolo negli occhi con dolcezza.
“Ma tua madre ha ragione. Ho sbagliato con te.”
“La verità?”
“Sì, figlia mia.”
Bulma sorrise: quello era un caso più unico che raro vedere suo padre così dispiaciuto e sentirlo chiedere scusa. Non poteva non provare dolcezza. Si stupì di come il suo cuore provasse a battere ancora per qualcuno. Suo padre era pur sempre l’uomo che l’aveva cresciuta. Non poteva voltare le spalle a quello. Era parte di lei e non poteva lasciarlo perdere.
“Sì, avete sbagliato, ma non importa. Io vi ho già perdonato e mamma prima o poi capirà. Datele tempo.”
“Dici?” chiese tenendole le mani e baciandole un istante.
Bulma tornò a sorridere.
“Se c’è una cosa che ho capito in questi mesi è che non bisogna mai mentire alla persona che si ama…”
Se fosse stata più sincera dall’inizio magari avrebbe permesso a Vegeta di aprirsi di più con lei e andare oltre a quello spasso che il ragazzo aveva menzionato. Avrebbe dovuto capirlo prima che far finta di niente e godersi l’attimo che l’amore voleva darle non l’avrebbe aiutata. Aveva seguito l’istinto prima del cuore e ora quello che ci aveva rimesso di più era proprio il muscolo al centro del petto che cercava in tutti i modi di dare segni di vita. Ma il cuore tornò a far male. Ciò che restava di quel muscolo continuava a tormentarla insieme ai ricordi.
“L’amore è sacro, padre e mia madre non lo infrangerà. È la cosa più importante per vivere.”
“E tu allora vuoi morire?”
Suo padre tornò a stupirla. Le lacrime facevano ancora più pressione per rovinarle quella maschera che permetteva di apparire felice o almeno allegra, ma suo padre sapeva andare oltre a qualche strato di trucco. Tuttavia non avrebbe permesso a nessuna lacrima di uscire.
“So che non ami Yanko, Bulma. Non ci vuole un genio per capirlo anche se io sono stato un vero e proprio ottuso. Pensavo di poter scegliere per te, di proteggerti da quei farabutti come David e poi volevo, da mostro quale sono, stringere accordi con Marcus. Ma se lo stai facendo per me, sappi che…”
“Padre, lo faccio per me e inoltre vi ho detto che non importa. Non più, ormai.”
Perchè le parole di sua figlia gli pesavano così tanto nel petto?
“Sei testarda, bambina mia.” la canzonò con dolcezza, dolcezza che aveva scoperto piacergli.
“Ho avuto un ottimo maestro.” lo ribeccò lei.
Lucas sorrise e,sapendo che era ora di andare, la prese per il braccio mentre con l’altra mano continuava a tenere stretta quella di sua figlia. Bulma cercò di trovare la calma e prese il bouquet poggiato poco prima dal padre sul mobile.
“È proprio vero che i figli insegnano tanto ai genitori. Mi dispiace di averlo capito troppo tardi, Bulma. Non potrò mai ripagarti per la sonora lezione che mi hai dato oggi, figlia mia.” le confidò Lucas accompagnandola verso la navata centrale.
Bulma si concentrò sulle parole del padre per non pensare che il dirupo si faceva sempre più vicino, che la corda al collo si stringeva a ogni passo sempre di più. Era un vero e proprio suicidio.
“Ti ricordi? Quand’eri piccola ero io l’uomo che volevi portare all’altare.” disse l’uomo con gli occhi lucidi.
Bulma sorrise. Quando suo padre non la comandava a bacchetta aveva sempre giocato con lei.
“Sì, padre. Oggi farò finta che ci siate voi lì ad aspettarmi.”
Erano arrivati. Pochi passi e avrebbero visto la chiesa piena di gente. Improvvisamente Lucas Brief si fermò.
“Ti voglio bene.”
Tre parole cariche di affetto, tre parole che Bulma non ricordava di aver mai sentito. Forse ci sarebbe stato qualcosa di buono in quella giornata. Bulma aveva scoperto suo padre e aveva notato che dietro il testardo e  severo Lucas Brief c’era un uomo pentito che incondizionatamente l’amava per quello che era: la sua unica figlia.
“Anch’io papà e ora su portami a sposarti!” pronunciò riprendendo il passo.
 
 
La Chiesa era piena di persone. Bulma provò un leggero capogiro ma ancorata al braccio del padre era sicura che non sarebbe mai caduta. La marcia nuziale sembrava un inno funebre e lei non poteva tornare indietro. Stava facendo tutto quello per dimenticare Vegeta. Stava andando bene e prima o poi se ne sarebbe fatta una ragione a vivere senza amore e con lei lo avrebbe capito anche quel che restava del suo povero cuore. Decise di mantenere alto lo sguardo e non abbassarlo come una vera e propria condannata. Lei era Bulma Brief, dov’era andato a finire il suo orgoglio? Non si trovavano a Newcomb, non vi era lui dinanzi al quale cadeva giù ogni maschera. Vegeta non sarebbe mai arrivato, lui non l’amava. Doveva capirlo una volta per tutte se voleva vivere una vita decente con quel vecchio di Yanko che appena la vide iniziò a sorridere come un ebete. Il solo pensiero della prima notte di nozze le fece accapponare la pelle e il vomito stava per arrivare alla gola ma lo ricacciò voltando lo sguardo. Incontrò gli occhi vispi di zia Gine. Finalmente era tornata. Si chiedeva francamente dove fosse andata a finire. Accanto a lei vi era una bellissima Helena che la sorrideva dandole conforto. Arrivata dinanzi all’altare la celebrazione ebbe inizio. Bulma cercò di non ascoltare le parole del sacerdote, di non sentire il tocco freddo di Yanko sulla mano. Tra poco si sarebbero scambiate le fedi e il suo cuore si sarebbe disintegrato definitivamente. Ormai era tutto finito. Era in cima al burrone. Un altro passo, soltanto un altro e sarebbe precipitata giù. Le fatidiche parole del sacerdote le aprirono le labbra in un sorriso più che amaro.
“…se qualcuno abbia qualcosa da ridire o si opponga al volere di questi due giovani…”
Ma quale volere? Pensò afflitta. Gli occhi grondavano e lei non aveva più le forze per trattenere le lacrime.
“…parli ora o taccia per sempre.” terminò il prete aspettando come di consueto almeno un minuto.
Un secondo, due, tre… beh, chiunque dei presenti avrebbe pensato all’emozione se fosse scoppiate in lacrime. Guardò il sacerdote dinanzi a lei che con un sorriso stava per andare avanti.
“Bene, allora…”
Fu un attimo, ma ci sono attimi che si dice valgano una vita. Le porte della Chiesa furono spalancate più di prima sbattendo violentemente contro le pareti. I presenti sussultarono a quel grido.
“Io mi oppongo!!”
L’assemblea si girò. Bulma riuscì a intuirlo sebbene non avesse avuto la forza per fare altrettanto. Vide però il sacerdote impallidire e strabuzzare gli occhi. Yanko lasciò la presa della sua mano e si girò anche lui con il respiro affannoso. Bulma poteva sentirlo ma neppure in quel momento si girò. Forse quello era un miracolo o un sogno che non si sarebbe mai realizzato. Eppure quella voce…era sicura che non l’avesse sentita solo lei, ma anche gli altri che poteva già sentire bisbigliare. No, non poteva essere un sogno, ci doveva essere una spiegazione, una spiegazione al fatto che improvvisamente il suo cuore aveva ripreso a battere come un pazzo.

 

Salve gentili donzelle,
non mi chiedete cosa ci faccio sveglia a quest’ora perché non lo so. Come sempre chiedo scusa per il ritardo di qualche ora, ma il sabato è un casino. So che il capitolo è più piccolo ma vi prego, ho le mie buone ragioni. Prima di tutto perché pensare a un solo capitolo non era possibile (sarebbe stato davvero troppo lungo) e poi, insomma, un po’ di suspence non guasta anche se scommetto quello che volete che avete già capito di chi si tratta. Esatto: è arrivato Crilin che ha deciso di rapire Bulma e prendersela per sé. Hahahahahaha, no davvero, non potevo pensare a un solo capitolo e spero che questo finale possa bastare. Comunque…la storia sta quasi per finire e se volete potrei pubblicare anche domani (giusto per farmi perdonare del ritardo e della brevità di questo capitolo essendo arrivati quasi alla fine della storia). Fatemi sapere la vostra idea. Ringrazio  tutti voi che seguite questa storia, le persone che l’hanno inserita nelle preferite e ovviamente i recensori e i silenziosi. Un abbraccio, Buona domenica. BlueSon
  
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