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Autore: blue_flames    05/10/2014    2 recensioni
Crossover con percy jackson
Quinntana
"...ti sfido! Sempre che tu non abbia paura di perdere”
”Io non posso perdere contro di te!”
”Quindi accetti...?”
“Certo!”
“Allora scommettiamo..? Se vinco io la tua casa si allea con la mia per la caccia alla bandiera e se invece perdo farò quello che vuoi”
...si mise in posizione,allargo le gambe, prese un respiro gonfiando il petto, potevo vedere benissimo la curva del suo seno perfetto sotto la maglietta del campo, quando alzo le braccia per tirare la maglietta lasciò scoperto un lembo di pelle chiara. Mi morsi le labbra e ingoiai a vuoto, quei pochi centimetri di pelle scoperta mi stavano facendo impazzire, alzai lo sguardo sul suo viso che di profilo era ancora più bello se si poteva. Quinn lasciò la freccia e contemporaneamente fece uscire l’aria dai polmoni che aveva trattenuto fino a quel momento, la freccia si piantò perfettamente al centro, si girò e mi rivolse un sorriso beffardo:”sta a te”.
[cap2]
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Finn/Rachel, Quinn/Santana
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHI NON MUORE SI RIVEDE
 

Quinn e Rachel stavano tornando indietro così posai una mano su quella che Puck teneva sulla mia coscia. Il ragazzo trasalì e si staccò da me “Cosa?”chiesi un po’ interdetta. “Hai le mani completamente congelate”disse lui guardando fisso le colpevoli. Mi presi le mani che formicolavano un po’ strofinandole insieme per poi metterle a contatto con le cosce lasciate scoperte dai pantaloncini, subito interruppi il contatto. Una lieve pelle d’oca mi aveva dato la conferma delle parole di Puck. Ci scambiammo uno sguardo preoccupato e consapevole “San, prendi dell’ambrosia. Dovrebbe aiutare”. “Non abbiamo più ambrosia, gli zaini sono rimasti nel labirinto”. Noah sembrò pensarci su un attimo prima di aggrottare la fronte e dire irato “Dimmi che non hai fatto la stronzata che penso perché se ho ragione ti conviene iniziare a correre Lopez!”. “Cosa succede qui?” chiese Quinn che ormai ci aveva raggiunti. “Niente di cui preoccuparsi” risposi lanciando un’ occhiata implorante al mio migliore amico. La bionda non convinta si volse verso il ragazzo alzando un sopraciglio. Noah ancora con un espressione di profondo disappunto spostò lo sguardo tra me e Quinn prima di sospirare e dire “Nulla…Allora cosa hanno detto dal campo?”. “Shue dice di prendere il taxi” intervenne Rachel dietro Quinn abbracciata a Finn. “Che cosa? L’avevo sempre detto che quel centauro era un’ idiota, deve avere davvero la cacca degli gli uccelli che gli vivono tra i capelli al posto del cervello”sputai velenosa. “Santana calmati, non un taxi normale, il taxi delle Parche”mi riprese la bionda per poi aggiungere “Dice anche che manchiamo da un mese e mezzo”. “Un mese e mezzo? Ma come è possibile? Quando ero prigioniero dei mostri mi sembrava che passavano secoli ma… non avrei mai creduto così tanto” disse confuso Noah. Anch’io ero molto sorpresa e confusa. “L’unica spiegazione è che nel labirinto il tempo scorre in modo diverso, come se fossimo in una dimensione parallela” cercò di spiegare Quinn. Aggrottai la fronte, non avevo capito nulla di quello che aveva detto, tutti annuivano d’accordo. Mi portai una mano alla fronte strofinandola cercando di alleviare il fastidioso senso di stordimento, non ci volle più di un secondo per constatare il profondo contrasto tra le temperature. La fronte era bollente e la mano gelata. Fui distratta dal ginocchio del ragazzo accanto a me che urtava il mio. Mi voltai nella sua direzione prima che un cenno della sua testa mi fece portare l’attenzione di fronte a me, Quinn mi si era accucciata davanti e mi scrutava affondo preoccupata. Sbattei le palpebre un paio di volte “C-cosa?”. “Ti ho chiesto se stai bene.”mi rispose piatta. “Credo che dovremmo chiamare questo dannato taxi”dissi sofferente. “San…”la bionda cercò di dire qualcosa ma quando mi afferrò le mani e si accorse di quanto erano fredde si voltò verso Rachel “Chiama il taxi”. La Berry si mise sul ciglio della strada facendo sporgere una mano e in un batter d’occhio una lunga auto nera comparve proprio d’avanti alla brunetta. Il finestrino anteriore si abbassò mostrando una delle tre Parche, al posto degli occhi c’erano due orbite scure e vuote. “Dove andiamo giovani semi-dei?”chiese con la sue voce stridula mentre Finn apriva lo sportello posteriore ed entrava nell’auto. “Collina Mezzosangue, Farm Road 3141, Long Island, New York” rispose scandendo la brunetta prima di seguire il suo ragazzo e sedersi sulle sue ginocchia avvolgendogli un braccio intorno al collo. “Fabray dammi una mano ad alzarmi, non ce la faccio.”Quinn lasciò la presa sulle mie mani e con un grande sforzo aiutò Puck ad alzarsi dalla cassa su cui era seduto, con un piccolo gemito il ragazzo si mise in piedi e appoggiandosi sulla bionda camminò fino all’auto. Quando fu dentro, Quinn tornò da me “Ce la fai?”chiese dolcemente porgendomi una mano.”Credo di si”. Le afferrai la mano e mi tirai su ma come fui in piedi il mondo cominciò a vorticarmi attorno  e mi si annebbiò la vista per qualche attimo. Strizzai gli occhi e un po’ barcollante mi avvicinai al veicolo notando che già due posti su tre erano stati occupati. “Prima io”disse Quinn precedendomi e sedendosi nell’ultimo posto disponibile per poi allargare le braccia e farmi segno di sedermi sulle sue gambe. Sbuffai lanciandole un occhiatina divertita prima di ‘accomodarmi’ su di lei. Quando chiusi lo sportello la Parca al centro si voltò verso di noi esaminandoci con il suo unico occhio. “Tempo stimato: 4 minuti” ci informò l’autista prima di mettere in moto e partire a razzo. Quinn mi avvolse le braccia intorno al corpo e mi prese le mani tra le sue cercando di scaldarle, io appoggiai la testa indietro contro la sua spalla per poi perdermi a guardare il paesaggio sfrecciare nel finestrino. Non mi ero resa conto di quanto fossi stanca, infreddolita e intorpidita. “Mi ricordo di voi, non è stato facile il vostro percorso. I vostri fili erano parecchio ingarbugliati l’ultima volta che li ho visti”la voce di Lachesi, la detentrice dell’occhio mi riscosse dal mio stato di dormiveglia. Non mi erano mai piaciute quelle tre, vecchie pazze svampite che giocavano con il destino di tutti. “Chi sono? Passa l’occhio”chiese la terza togliendole l’occhio. Dopo averci scrutato uno per uno arrivò a me, un senso di gelo e panico mi pervase. “Il tuo filo e molto sottile ragazza, si sta quasi per spezzare. Lo vedo” Quinn mi strinse di più a se protettiva. “Il mio filo è più resistente di quanto pensi”Affermai debolmente stringendo la mano calda della mia ragazza. “Come vuoi  credere” disse fissandomi inquietantemente ancora un momento per poi voltarsi e passare di nuovo l’occhio alla sorella che guidava. Dopo quella affermazione tutti i passeggeri del mezzo mi guardavano tristi. Puck mi mise una mano sulla coscia “Smettetela, non morirò. Il mio filo è un tipo tosto, io sono tosta e come ho già…”una fitta mi costrinse a interrompere le proteste facendo comparire una smorfia sofferente sul mio viso ma prima che tutti potessero compatirmi ripresi”come ho già detto… ho un paio di motivi per non soggiornare da Ade per la prossima eternità.”. La testa mi pulsava e facevo fatica a rimanere concentrata, ero veramente stanchissima. “E’ quello che crediamo anche noi Santana, tu non morirai”la voce della Berry mi giunse confusa e ovattata. Mi accoccolai meglio tra le braccia della bionda che posò le labbra sulla tempia lasciandovi un bacio “Ricorda che me lo hai promesso”disse contro la mia pelle calda. “L’ho promesso”mugugnai in un limbo tra il sonno e la veglia. In poco tempo caddi addormentata tra le braccia di Quinn.

PoV esterno

 Rachel sottovoce disse preoccupata “Emm abbiamo un problema, abbiamo solo una dracma e tassometro è già arrivato a due”
L’auto si fermò davanti al portale per entrare al campo e Cloto si voltò verso i passeggeri allungando una mano ossuta “3 dracme d’oro”. Rachel deglutì a vuoto e posò l’unica dracma di cui era in possesso nel palmo della parca che con il suo unico occhio la fulminò con lo sguardo “Non provare a ingannarci ragazzina”.”Non, non abbiamo altro.”disse con voce tremante la mora. “Permettici di entrare nel campo e ti porteremo le monete che mancano”offrì Santana affaticata. Le tre parvero soppesare le parole della latina cercando di capire se cerasse di truffarle. Antropo fece comparire una forbice d’argento tra le sue mani prima di dire impassibile“Può andare solo uno di voi. Avete tre minuti per pagarci, al termine taglierò i vostri fili uno dopo l’altro”. Santana sospirò prima di stringere la mano della bionda che la guardò implorante. “Okay, Q vai tu. Sei l’unica che non è ferita. Corri, trova Sebastian, lui sa quale è il mio letto. Sotto al materasso ci sono delle monete, prendile e torna”. “Santana…”. “Va, mi fido”la congedò la latina dopo averla guardata dritta negli occhi per convincerla delle sue parole. La bionda scese dalla macchina e corse a perdi fiato nel campo, mentre correva i ragazzi che la vedevano sorpresi cercavano di fermarla per chiederle cosa fosse successo ma lei gli schivava e senza fermarsi chiedeva se sapessero dove fosse Sebastian. Il tempo scorreva e il campo era grosso, se dopo aver trovato Sebastian non avrebbe fato in tempo a tornare al taxi non se lo sarebbe mai perdonato. Correndo si scontrò con il centauro che dopo aver ascoltato la sua frettolosa spiegazione le permise di salire in groppa scortandola al galoppo fino alla casa di Ares dove fortunatamente Sebastian stava sbeffeggiando Kurt sulla porta. “Smith, dimmi qual è il letto di Santana”chiese velocemente la ragazza scendendo agilmente dal centauro. Kurt con gli occhi spalancati si avvicinò a Quinn incredulo “Sei viva” constatò sorpreso. “Si, si, sono viva ma  ditemi qual è il letto di Santana”.”Che ti importa? Vuoi fati trovare nuda sul suo letto? Lei non consuma mai così”rispose aggressivo il biondo con un ghigno sul viso. “Sebastian! Il letto della Lopez, ora.”disse incisivo Shuester. “Okay, okay ma che succede?” chiese entrando nel casolare di Ares, somigliava molto a una caserma militare, Quinn non ci era mai entrata. “E’ questo” disse Sebastian indicando  il letto inferiore di un letto a castello messo contro il muro. Quinn si avvicinò per poi inginocchiarsi a terra e sollevare il materasso disfacendo il letto perfettamente rifatto. Sotto il materasso c’erano un pacchetto di sigarette e un sacchetto di dracme, senza aspettare oltre Quinn l’afferrò e fece per uscire ma Sebastian la fermò “Aspetta, vado io. Tu sei stanca e io corro più veloce, per quanto ho capito non c’è più molto tempo.”Quinn esitò fissando la mano stesa del ragazzo, il tempo scorreva e i suoi amici rischiavano la vita, Santana rischiava la vita”Santana si fida di me, ho guidato la casa di Ares quando pensavamo foste morti”provò a convincerla Sebastian. “Bene, ma fai in modo di arrivare in tempo e dare le dracme alle parche perché se le succede qualcosa te la vedrai con me.” La bionda depositò il leggero sacchetto sul palmo del figlio di Ares che come lo ebbe tra le mani serrò il pugno e cominciò a corre a tutta velocità verso il portale del campo.“Andiamo in infermeria, dobbiamo trovare un antidoto no?”.

PoV San

Dal mio posto seduta a terra contro l’auto guardavo Noah appoggiato contro un tronco premersi una mano sullo stomaco con una smorfia sofferente che gli contorceva i lineamenti smunti. Cloto si agitò un po’ ‘guardandosi’ intorno con le sue orbite vuote “Manca un minuto, siete certe che la ragazza tornerà?”chiese alle sue sorelle. “Certo che tornerà. Il campo è grande ci vuole de tempo per spostarsi”si intromise convinta Rachel. Non dubitavo di Quinn ma speravo con tutta me stessa che arrivasse in tempo, io mi sentivo sempre più debole e sfinita. Quinn non se lo sarebbe mai perdonato se fosse arrivata tardi, mi sentivo in colpa per averle dato quella responsabilità, glielo avevo letto negli occhi che avrebbe preferito mille volte rimanere con me ma era la cosa più logica da fare. Mi abbraccia il corpo con le braccia cercando di preservare il poco calore che riuscivo a sentire. “Mezzo minuto”ci informò Antropo scuotendo le forbici argento in aria. Serrai gli occhi cercando di rimanere concentrata su qualcosa perché sentivo la stanchezza farsi sempre più opprimente e avevo paura di svenire e non riuscire più a svegliarmi. Provai a pensare a qualcosa per ogni lettera dell’alfabeto A Ares, B bocca, C coltello, D D non riuscivo a trovare nulla con la lettera D. Più provavo a concentrarmi più la mia mente veniva avvolta dalla nebbia e un leggero fischio si insinuava nelle mie orecchie. “Mezzo minuto. Siete ancora certi? Tu perché non dici niente figlia di Ares?”mi chiese la seconda sorella. Lentamente e faticosamente aprii gli occhi, ci misi un attimo per mettere a fuoco la situazione. Cercavo di radunare delle prole ma era come se mi avessero svuotato il cervello “Sta svanendo, è quasi al limite”rispose per me la sorella con le forbici in mano. Cercando di trovare la forza per contraddirla sentii una familiare voce maschile urlare di aspettare e che aveva le monete. Voltai la testa nella direzione della voce ma la mia vista venne anticipata “Smith!”. Vidi il mio fratellastro biondo avvicinarsi titubante alle tre vecchie parche “Quanto volete?”chiese mantenendo una distanza di sicurezza. “Mancano due dracme”affermò Cloto aprendo il palmo dove ne scintillava già una. “Dov’è Quinn?”domandai debolmente. Sebastian non rispose ma depositò le monete mancanti nella mano della prima sorella che non appena le ricevette sparì con le altre due e l’auto. “Smith”provai ad attirare la sua attenzione, il ragazzo non mi aveva ancora riposto e mi metteva ansia. Il biondo mi arrivò davanti e senza preavviso mi prese da sotto le braccia tirandomi in piedi, vacillai per un istante sulle gambe malferme colpita da un giramento di testa. “Cosa è successo? Quinn sta bene?”chiese Puck parandosi davanti al ragazzo impedendogli di trascinarmi dentro il campo. “Sta calmo Puckerman vedrete la vostra amichetta tra poco, credo che la cosa più urgente da fare sia portare voi tre in infermeria giusto?”disse annoiato tenendo lo sguardo fisso negli occhi del ragazzo come a sfidarlo. Mi appoggiai su Sebastian tenendo un braccio di Puck mentre entravamo nel campo diretti in infermeria “Allora Seb  ti eri già abituato al peso della corona? Mi dispiace doverti buttare giù a calci dal ‘tuo’ trono.”dissi cercando di scherzare ma il semplice camminare mi toglieva il fiato. “Non è ancora detto Lopez, potrebbe rimare mio”. Mi si gelò un attimo il sangue ma i muscoli del mio migliore amico che si tendevano sotto la mia presa mi riscossero “Ehi! Non pensarlo nemmeno!”ringhiò il figlio di Efesto minaccioso. “Andiamo, ci stiamo mettendo un secolo. Sali.”ordinò scocciato Sebastian proponendomi di portarmi sulla schiena, lo squadrai un attimo prima aggrapparmi esitante alle sue spalle. Era degradante ma ero veramente esausta. Provai di nuovo con le lettere dell’alfabeto D Dexter, E estate, F F falce, G mi bloccai di nuovo, questa volta sulla lettera G, era frustrante. Mi accorsi di essere entrata nell’infermeria solo quando sentii chiamare il mio nome. Sebastian mi posò su un letto e si fece da parte facendo spazio alla mia bionda che mi abbraccio stretta, mi fece sdraiare e da quel momento tutto diventò confuso. Vedevo ragazzi che si spostavano intorno ai letti dove eravamo stesi, sentii Will parlare di antidoti e vidi più volte la mano di Quinn stringere la mia.

Migliorò tutto quando mi misero in bocca dell’ambrosia e mi fecero bere una tazzina di nettare, tutto si fece più chiaro e ripresi un po’ di forze. Mi voltai sulla destra dove riuscii a intravedere Finn nel letto accanto al mio mentre applicavano una spessa benda su i numerosi punti di sutura che correvano lungo la guancia, la Berry controllava l’operato dei suoi fratelli e di tanto i tanto lasciava una carezza sul volto del suo ragazzo. Voltandomi dall’altro lato tra il mio letto e quello di Noah trovai Quinn seduta su uno sgabello di legno che mi osservava attenta e mi stringeva la mano, guardando dietro di lei potei vedere il mio migliore amico ricoperto di bende e fasciature, gli avevano steccato la gamba e fasciato stretto il costato. Riportai l’attenzione sulla bionda che aveva preso a strofinare il dorso della mia mano con il pollice “Stiamo lavorando alla cura San, devi solo resistere un pochino”mi disse porgendomi un bicchiere d’acqua che buttai giù non rendendomi conto di quanto avevo la gola secca per poi addormentarmi subito dopo.

“Fatemi alzare! Sto bene, voglio solo stare accanto a lei”le grida di Noah mi riscossero dal sonno, sbattei molte volte le palpebre per scacciare l’appannamento che mi sfocava la vista. Mi leccai le labbra e mossi un po’ le gambe rendendomi conto di essere completamente indolenzita, avevo una coperta in più e Quinn non era più al mio fianco. Un po’ disorientata mi guardai attorno, il letto di Finn era vuoto e sia lui che la Berry erano spariti e Noah veniva aiutato dai ragazzi di Apollo a sedersi nella sedia che prima era occupata dalla mia ragazza. Cercai di tirarmi su a sedere ma non avevo la forza di issarmi sui gomiti, in realtà non sentivo nulla sul braccio sinistro, era completamente insensibile. Preoccupata sgranai gli occhi e strinsi il pugno sinistro, non riuscivo a vedere se avevo avuto successo perché le braccia erano sotto le coperte e avevo uno strano presentimento, sempre più nel panico cercai di sollevarle per vedere sotto. “Ehi, ehi, San tranquilla. Devi stare calma, riposa.” Mi disse Puck mettendomi una mano sulla spalla. “Puck, i-il mio braccio…cosa sta succedendo, cosa avete fatto?”chiesi sentendo il sudore freddo colarmi lungo la nuca e sulla schiena. Il ragazzo abbassò le coperte fino alla vita permettendomi di vedere il mio braccio. Quando lo vidi tirai un sospiro di sollievo “Io pensavo, pensavo che lo avessero tagliato” dissi ridendo debolmente. “No, è qui. Non l’avrei permesso”mi rassicurò rimettendo le coperte al loro posto. Dalla posizione sdraiata non riuscivo ad avere la visuale completa della stanza così provai di nuovo a tirarmi su “Devi stare giù, conserva le forze”mi rimproverò Noah con un occhiataccia. “Quinn sta parlando con i medici e Shuester” mi informò rispondendo alla mia domanda silenziosa per poi girarsi con difficoltà verso la porta. Seguii il suo sguardo e al limite del mio campo visivo riuscii a vedere la bionda che si voltava verso di noi, annuiva, si asciugava gli occhi e ci veniva in contro. Si posizionò dall’altro lato del letto e mi passò delicatamente una mano fresca sul viso con un piccolo sorriso “Ciao”.”Ciao”risposi io notando gli occhi lucidi e arrossati. “Cosa succede?”.”Stiamo ancora cercando una soluzione. Prometto che stiamo facendo tutto il necessario che sia possibile o meno, ci pensiamo noi. L’unica cosa che devi fare tu è stare lontana dalla luce bianca okay? Puoi farlo per me? Ho bisogno che tu ne stia lontana.”. Chiusi gli occhi e sospirai “Okay, dove sono Anakin e Xena?” chiesi cercando di pensare ad altro. La bionda mi guardò confusa non capendo a chi mi riferissi “Finn e Rachel, sai per il taglio sulla faccia e il lancio del cerchio”cercai di spiegare. Puck cominciò a ridere ma cercò di trattenersi perché ad ogni spasmo del suo petto una dolorosa fitta gli tagliava il respiro. “E’ un buon segno che… tu riesca ancora a trovare dei soprannomi intelligenti riferiti al grande schermo, ti… batterei il cinque ma in questo momento sono un po’ in difficoltà”.”Lo siamo entrambi no?”dissi cercando di sorridere nella sua direzione. “Andrà bene”affermò sicuro spostando lo sguardo da me a Quinn che stava impercettibilmente tirando su con il naso.

La mia coscienza continuava ad andare e venire, perdevo interi pezzi di ciò che mi accadeva attorno. Ogni tanto qualcuno mi dava dell’acqua da bere. Mi ricordavo di aver visto Puck sonnecchiare scomodamente seduto sulla sedia, Quinn allontanarsi più volte dal mio letto e ogni volta che tornava era sempre più sconfortata, Quinn e Puck sussurrare tra di loro.

Doveva essere mattina presto perché la luce che filtrava dalla finestra era chiara e fuori dall’infermeria i rumori suggerivano che la vita nel campo era appena iniziata. Ogni volta che respiravo mi bruciavano i polmoni rendendo tutto più complicato. Gemetti appena mi mossi un po’ sotto le coperte, era come se avessi tutte le ossa spezzata tranne il braccio sinistro che per quanta sensibilità aveva poteva anche non esserci. Sembravano esserci spilli in ogni punto in cui la mia pelle veniva in contatto con i vestiti o le coperte. Mi sentivo stordita e in un certo senso leggera. Mi leccai le labbra e deglutii dolorosamente con la gola secca. Mi salirono le lacrime agli occhi, era tutto così doloroso e io ero così stanca. Sentii dei passi avvicinarsi al mio letto accompagnati da una voce conosciuta “Hanno ritessuto il tuo drappo funebre, vedi di non farmelo bruciare una seconda volta”. Tenni gli occhi chiusi aspettando che le lacrime si riassorbissero e per non far vedere a Sebastian che avevo gli occhi lucidi. “Hanno novità?” chiese Noah con la voce impastata dal sonno come se si fosse appena svegliato. Non ci fu risposta ma sentii Puck sospirare e muoversi accanto a me. Probabilmente Sebastian aveva scosso la testa ed era uscito a giudicare dal rumore dei passi che seguirono il silenzio. Provai ancora a muovermi per voltarmi nella direzione da cui proveniva la voce del mio amico. “Che aspetto ho?”chiesi roca aprendo gli occhi per poi deglutire di nuovo con sforzo. “San, sei sveglia…”disse un po’ sorpreso per poi rispondermi “Sai, non pensavo l’avrei mai detto ma…sei pallida, e  sai quella roba verde è un po’ dappertutto… ma rimani comunque la più carina che abbia mai visto”. “La più carina? Oh mio dio devo fare schifo! Io non sono mai stata carina. Favolosa, bellissima, una bomba al massimo ma carina… Dio fa che Quinn non mi veda” scherzai con difficoltà prima di deglutire stringendo gli occhi. “Oh scusa, tieni dell’acqua” disse porgendomi una tazza ma come il liquido mi arrivo in gola cominciai a tossire, sputandola un po’ ovunque. Ogni colpo di tosse era una tortura e di nuovo mi si inumidirono gli occhi. Proprio in quel momento entrò Quinn con un vassoio in mano “Ti ho portato qualcosa da mangiare”. Il piccolo sorriso che le illuminava il volto stanco e provato scomparve quando mi vide piegata in due cercando di ritrovare un respiro regolare e con gli occhi lucidi. “San…”disse con tono preoccupato posando il vassoio sul letto vuoto accanto al mio prima di scostarmi i capelli dalla fronte e guardare Puck  con uno strano sguardo. “Tranquilla, è okay. Ora sto meglio, non ti preoccupare” dissi forzando un sorriso che non doveva essere stato troppo convincente. “Dai, sdraiati”disse facendomi coricare prima di prendere il vassoio dietro di lei e posarlo sulle mie gambe. “Abbiamo del latte, un budino e le barrette di cartone…so che le adori”scherzò illustrandomi la colazione. Feci una faccia schifata, non mi andava di mangiare anzi solo il pensiero mi faceva ritorcere lo stomaco. “Fantastico! Credo che prendero…niente”. “No, mi dispiace questa opzione non è disponibile. Tu devi mangiare, è importante che tu mantenga più forze possibile. E non è una richiesta , lo pretendo, me lo devi”disse con un tono che non ammetteva repliche. “Davvero Quinn, non me la sento di mangiare…”provai ma un suo sguardo mi fece tacere “E va bene mangerò questo schifo di budino, ma poi basta”misi in chiaro afferrando il cucchiaino di metallo con la destra. “Bene, il resto me lo mangio io”affermò il ragazzo portandosi in grembo il vassoio e fiondandosi sulle barrette.

Dopo aver mangiato la bionda andò a prendere una bacinella d’acqua e un panno che bagnò e cominciò a passarmi sul viso, la sua espressione era concentrata, stava mettendo tutta la sua dedizione in quel semplice compito. Apprezzai ogni centimetro del suo viso, i suoi occhi attenti che quel giorno erano più nocciola che verdi ed erano circondati da un alone scuro segno della notte passata in bianco, le sopracciglia leggermente contratte a formare un piccolo solco in mezzo alla fronte. Seguii il dolce profilo del naso fino alle labbra rosee che erano intrappolate tra i denti senza mostrarli. Quinn tuffò di nuovo il panno nell’acqua girandosi e togliendomi la possibilità di continuare a studiare il suo viso, sembrava che cercasse di contenersi, era come se trattenesse costantemente il fiato. Si voltò nuovamente verso di me dopo aver strizzato lo straccio rivolgendomi un piccolo sorriso prima di far ricomparire l’espressione precedente e iniziare a passarmi il panno umido sul collo. Un brutto presentimento si fece strada nel mio petto, afferrai il polso della bionda con la destra per interrompere quello che stava facendo e attirare la sua attenzione “Quinn…nessuno sta facendo niente quindi suppongo che non avete trovato una cura…?”. La ragazza teneva lo sguardo basso ma non diceva niente. “Quinn…Me lo devi, merito di sapere”. “Mi dispiace, ho cercato ovunque. Non c’è niente, non trovo niente”disse abbracciandomi e nascondendo il viso nella curva del mio collo. Chiusi gli occhi un attimo godendomi quella sensazione e raccogliendo le mie emozioni. “San ?”chiese Quinn vicino al mio orecchio. Ero arrabbiata e delusa, contavo davvero di salvarmi, era presto per me e soprattutto avevo paura. Le afferrai la spalla sinistra e l’allontanai, aveva gli occhi umidi e si stava mordendo il labbro “Credi che sacrificare qualcosa a mio padre o ad altri possa servire a qualcosa?”chiese raccogliendo con il pollice una lacrima che era sfuggita al suo controllo. “I-Io non lo so. Farei qualsiasi cosa per salvarti”mi rispose sottraendosi al mio contatto e facendo per uscire. “Dove stai andando?”chiesi sofferente. “A pregare”.”Non andare, resta qui con me”la pregai tenendo lo sguardo su di lei. “Ma..”riuscì a dire prima che io la interrompessi. “Ho bisogno che tu stia qui, al mio fianco. Non mi importa, sappi che non sto mollando…solo, resta”. La bionda tornò su i suoi passi e riprendendo triste il suo posto al mio fianco riprese il panno umido “Okay, ma hai ancora la febbre quindi lasciami fare questo”.

Facevo fatica a tenere gli occhi aperti, respirare era sempre più doloroso e non avevo più forze. Spesi un ultimo minuto a imprimermi nella memoria i visi delle due persone che amavo di più sulla terra, vedevo come Noah stesse soffrendo, se non fossi stata così egoista da volerlo al mio fianco non gli avrei mai permesso di torturarsi così. Feci un respiro profondo e aggrottai leggermente la fronte per lo sforzo prima di dire“Grazie per l’avventura, ora andate a viverne un…” Noah mi mise una mano sulla bocca impedendomi di continuare “Non ti azzardare a finire la frase, capito?”disse aggrottando la fronte e guardandomi male. Lo guardai negli occhi cercando di fargli capire che ero al limite, che doveva prepararsi. Volevo davvero dirgli grazie per quello che aveva fatto per me, per essere stato il mio migliore amico, mi fratello e mio complice. Volevo chiedergli di prendersi cura di Quinn dopo che io non l’avrei più potuto fare e volevo chiedere a Quinn di fare la stessa cosa con lui, sapevo che per lui sarebbe stato più dura che per chiunque altro. “Ehi no, devi resistere. Non abbiamo mai ballato insieme, non abbiamo avuto un Natale insieme, tu non mi hai ancora portato al cinema.”cominciò la figlia di Atena intuendo cosa stesse succedendo. ”Vorresti ballare con me? Io non so neanche ballare”le chiesi gracchiante con una sfumatura divertita voltandomi nella sua direzione con gli occhi socchiusi .”Certo che vorrei ballare con te, farei tutto con te”mi rispose semplicemente guardandomi dentro per farmi capire che era solo la verità.

Pov esterno

Noah si sentiva così male, era come se gli avessero strappato via lo stomaco e che il cuore fosse in una morsa stritolante. Lui aveva ballato con Santana, avevano passato un Natale insieme ed erano andati al cinema innumerevoli volte. Il fatto che l’unica cosa che potesse fare era stare seduto su una sedia a tenere una mano della latina lo stava distruggendo, si sentiva inutile. Strinse la mascella guardando il piccolo corpo fragile dell’amica stesso sul letto, la sua espressione sofferente e stanca. Non voleva piangere, non sarebbe stato d’aiuto alla mora così si limitò a intensificare la sua stretta. Rachel e Finn entrarono silenziosamente nell’ infermeria per poi appoggiarsi contro il muro ad osservare la vita che si stava lentamente consumando su quel letto. La Berry strinse la mano del suo ragazzo con gli occhi lucidi prima di appoggiare la testa contro il suo ampio petto. Voleva andare ad abbracciare la latina per l’ultima volta ma sapeva che non glielo avrebbe permesso, voleva confortare Quinn ma sapeva che nessuna parola sarebbe servito a salvarla o a strappare via il dolore della bionda.

Pov san

Lo senti, hai quella consapevolezza quando il corpo sta per abbandonarti e io ce l’avevo. Guardai un ultima volta la bionda “perdonami”sussurrai per poi voltare con le ultime forze lo sguardo verso il ragazzo. Provai a sorridergli prima di chiudere gli occhi esausta e sprofondare nell’oblio, non seppi mai se ci fossi riuscita.

Pov esterno

Gli occhi di Santana si chiusero mettendo in allarme gli occupanti del infermeria, con la morte nel cuore la chiamarono diverse volte osservando attentamente i movimenti del suo petto quasi invisibili. “No, no,no. San…”Quinn cominciò a dire disperata posando una mano sulla guancia di Santana facendole voltare il viso inerme verso di lei. “San…Santana, ti prego”provò a chiamarla inutilmente. Noah che stringeva ancora la mano della mora rimase bloccato al suo posto, lo sguardo vuoto puntato sulla sua migliore amica. Strinse la mandibola incapace di pensare, un ronzio gli riempiva la testa, il suo cuore era cosi pesante e oppresso dalla tristezza che era sorprendente riuscisse ancora a battere. Non riusciva a smettere di ripetersi che tutto era un orribile sogno, una bugia, uno scherzo crudele ma non lo era.

Quinn continuava ad accarezzare il volto pallido della ragazza mentre sussurrava il suo nome e le lacrime le scorrevano incontrollate lungo il viso. Il cuore a pezzi, non era riuscita a salvarla, l’aveva persa. Non avrebbe rivisto il suo sorrisetto insolente, le sue fossette, i suoi occhi scuri e forti. Non avrebbe più sentito la sua risata, le sue stupide citazioni, il suo respiro contro la sua pelle. Non ci sarebbe più stato un lei. Non ci sarebbe più stato un loro. Era sorpresa di come il suo cuore spezzato potesse ancora battere senza essere accompagnato dal battito gemello del cuore di Santana, non era possibile.

“Se solo avesse preso quella stupida ambrosia invece di darla a me” sputò fuori Noah stringendo  gli occhi con la voce sul punto di spezzarsi. “Sei un idiota Santana Lopez…un idiota e sei la mia migliore amica, la mia sorella da un'altra madre…la mia ragazza, non è giusto. Non è giusto, avevamo promesso…t-tu avevi promesso” continuò il ragazzo stringendo forte la mano della mora posandoci sopra la fronte piangendo. Era straziante rimanere li a guardare due persone crollare e frantumarsi al suolo come se Santana fosse stata il loro piedistallo e nel momento in cui aveva chiuso gli occhi loro avevano perso il loro sostegno, il mondo gli aveva tolto improvvisamente la terra da sotto i piedi. Rachel singhiozzava contro Finn mentre lui le strofinava la schiena guardando una parte del suo amico abbandonarlo insieme alla latina.

Quinn che piangeva disperatamente si sdraiò sul letto di Santana stringendo il suo corpo abbandonato a se. Non voleva lasciarla andare, non poteva “Non lasciarmi, avevamo dei piani. Avevi detto che avresti lottato, avevi detto che avremmo avuto una casa con il giardino, un cane e… Jade”.

La ragazza con la testa appoggiata sul cuscino accanto a quella della mora non si accorse subito del calore che si propagava dalla tasca ma quando si fece più intenso si vide costretta ad abbandonare la sua posizione e a lasciare le mani della sua ragazza “Che diavolo…?”chiese confusa tirando su con il naso prima di guardare verso il basso. Il calore ora era quasi insopportabile e la tasca destra dei suoi pantaloncini era illuminata. “Che succede?” chiese Noah con la voce gracchiante. Per poco Quinn non urlò di dolore, nella tasca c’era qualcosa di incandescente, doveva toglierlo prima di rimanere ustionata. Esitante mise la mano in tasca ed estrasse una benda insanguinata e una piccola pillola rosa che risplendeva di luce propria, era l’antidoto che le aveva dato Afrodite quando erano sull’isole di Circe, sarebbe dovuta essere per Santana ma non l’aveva presa. Appena la pillola fu fuori dalla tasca smise di brillare e tornò alla temperatura normale. “Cosa significa?”chiese sbalordita e confusa Rachel dal suo posto contro il muro. “I-Io non ne ho idea”rispose la bionda asciugandosi le guance umide con il dorso della mano. “E’ un segno, ne sono sicuro. E’ l’aiuto che cercavamo, è la cura. Deve essere così”disse Noah più per convincere se stesso che gli altri, voleva che fosse la cura, ne aveva bisogno, non voleva credere altrimenti. Quinn si chiedeva perché solo desso, aveva tenuto la cura in tasca per tutto il tempo e solo ora gli dei si facevano sentire? Era passata quasi un ora da quando Santana aveva chiuso gli occhi, dei ragazzi di Apollo era arrivati per occuparsi del corpo ma Puck gli aveva cacciati via urlando. Anche Sebastian era passato ad un certo punto ma non appena aveva visto i volti rigati dalle lacrime e Quinn che teneva fra le braccia il corpo della mora era subito uscito ma non prima di aver dato un pugno allo stipite della porta e aver imprecato. Ora Noah voleva aggrapparsi a qualcosa, voleva tentare ed avere ancora un po’ di fiducia negli Dei dell’ Olimpo. “Quinn, dagli quella pillola”disse rivolto alla bionda. Quinn guardò prima il figlio d’Efesto poi la pillola che giaceva nel palmo della sua mano, avrebbe tentato di tutto per Santana ma non voleva crearsi false speranze che sarebbero state spazzate via se la latina non si fosse risvegliata, non sarebbe riuscita a superarlo, sarebbe stato come vederla morire due volte. “Quinn” la richiamò il ragazzo. “Non credo che riuscirò a superarlo se non si sveglia. Io…”.”Cosa? Quinn dagli quella dannata medicina, se fosse questione di tempo...te ne pentiresti per la vita” Puck non voleva demordere, capiva le preoccupazioni della bionda, anche lui non sarebbe più stato in grado di respirare se non avesse funzionato ma dovevano tentare. Glielo dovevano. Quinn sospirò chiudendo gli occhi prima di chinarsi sulla sua ragazza aprendole dolcemente la bocca e inserendovi la pillola. Noah con gli occhi stretti e le mani avvolte attorno a quella dell’ amica si ripeteva tra se e se come un mantra “Fa che funzioni, ti prego. Fa che funzioni, salvala.” Nella stanza tutti tenevano il fiato sospeso e rimanevano immobili attendendo. Quinn teneva lo sguardo fisso sul volto della mora, non voleva lasciarsi sfuggire un piccolo movimento o un flebile respiro, doveva funzionare. Posò un leggero bacio sulle sue labbra.

Non ci furono particolari avvisi, nessuna luce strana, niente di eclatante solo le dita di Santana che si piegarono lievemente nelle mani di Puck che credette di esserselo solo immaginato perché per molti minuti non successe niente e poi di nuovo. Noah sobbalzò “San?”. Quinn girò la testa di scatto nella sua direzione prima di spalancare gli occhi e posare una mano sulla spalla della ragazza e scostarle i capelli dal viso con l’altra. Un mugolio uscì dalle labbra di Santana che contrasse le sopracciglia dando finalmente segnali evidenti che il suo cuore aveva ripreso a battere. “Oh mio dio Santana. Santana?” La bionda agitata cominciò a ridere e piangere allo stesso tempo mentre continuava a chiamare la latina.

PoV San

Tutto divenne più concreto mano a mano, fu come svegliarsi da un lungo pisolino. Sentivo pronunciare il mio nome svariate volte, sentivo un senso di urgenza, una consapevolezza così aprii gli occhi. Improvvisamente mi trovai proiettata di nuovo nella realtà, sentivo diverse voci che agitate mi chiamavano, sentivo piangere e ridere. Vidi un sacco di persone affollarsi in torno a me e una piccola sezione di soffitto tra le loro teste. Prima che potessi registrare il tutto sentii un peso addosso e qualcosa di ruvido  grattarmi la faccia e il collo. Appena Puck mi liberò dalla sua morsa baciandomi la guancia venni di nuovo assalita da un’altra persona che premette le sue labbra sulle mie con forza, con disperazione, con necessità. Misi una mano sulla schiena della ragazza sdraiata accanto a me ricambiando il bacio. Contemporaneamente sentii qualcosa stringersi all’altezza della caviglia e poco sopra il ginocchio. Quando Quinn decise che il bacio era durato a sufficienza si separò da me sorridendo raggiante per poi appoggiare la testa sulla mia spalla e avvolgere un braccio attorno al mio corpo. Vidi che Finn al fondo del letto teneva una mano sulla mia caviglia facendo una strana smorfia tutta storta che poteva essere un sorriso e che Rachel di fianco a Puck aveva posato entrambe le mani sulla mia gamba. “Ben tornata”mi disse quando i nostri sguardi si incontrarono. Ancora confusa dal risveglio movimentato chiesi”Che succede ragazzi?”. Tutti mi guardarono sorpresi “Eri morta. San, eri morta e sei tornata in vita!”.”Morta?”chiesi allarmata e stupita. Come potevo essere morta? Me lo sarei ricordato, no? “Non, non ti ricordi? Sei stata avvelenata da Era, sei morta” mi rispose confuso Noah”. Si, mi ricordavo quel particolare ma di certo non sapevo di essere morta, mi ricordavo a mal appena di essere andata in infermeria. Mi passai le mani sul viso e poi tra i capelli. Sembrava assurdo. “Santana”.”Cosa?”chiesi rivolta a Quinn. “Tu riesci a muovere il braccio!”. Ci misi qualche secondo a realizzare. “O mio dio” Mossi più volte il braccio sinistro in diverse angolazioni per quanto la vicinanza di Quinn e la mia posizione me lo permettessero. Avevo solo un lieve fastidio ma riuscivo a muoverlo, riuscivo ad avere sensibilità e soprattutto non faceva male come l’inferno. Cominciai a ridere, dopo qualche secondo la risata si trasformò in lacrime “San che succede? Ehi piccola”fece Quinn stringendomi più forte tra le braccia baciandomi una guancia e asciugandomi le lacrime. “Posso muovere il braccio, sono viva e non devo sposarti...”.”Scusa?”chiese interdetta separandosi leggermente da me. Puck accigliato provò a sistemare la mia frase”No, è solo stordita, voleva dire che ora può sposarti…”.”No Puck, chiudi la bocca. Voglio dire che la scommessa era che ti avrei sposato prima di morire e visto che non sono morta abbiamo tutto il tempo per fare le cose con calma… non, non arrabbiarti…”le dissi un po’ spaventata guardandola negli occhi. Rimase in silenzio per qualche secondo poi mi sorrise e sospirò sollevata confondendomi leggermente”Ah meno male. Neanche io volevo sposarmi così presto. E come hai detto abbiamo tutta la vita davanti, con questo non sto dicendo che non voglio tutto quello a cui abbiamo pensato anzi lo voglio e tanto, lo voglio con te. Solo nel tempo, dopo esserci conosciute meglio, dopo che avremmo condiviso la vita. Ho davvero temuto di passare il resto dei miei anni senza di te, pensavo di averti perso.” Tutti i presenti rimasero in silenzio sorpresi e scioccati. Le sorrisi a mia volta e la baciai di nuovo. L’amavo davvero e avrei aspetta quel ‘Si’ che un giorno sarebbe arrivato, l’avrei aspettato con lei. “Non mi avresti mai perso in ogni caso”. Rachel fece per uscire dall’infermeria “Ehi, dove stai andando?”chiesi richiamandola. Ero appena tornata in vita, diciamo che mi faceva piacere rivedere anche la sua faccia ed averla attorno per un po’. “Vado a dare la bella notizia agli altri e a sacrificare tutte le torte e tutti i budini della mensa ad Afrodite, credo lo meriti”mi rispose prima di uscire. “Grazie”le disse dopo che non fu più a portata di udito.

30 Agosto

“Santana smetti di schizzarmi, sto cercando di leggere”. “Oh andiamo Q. molla quell’insieme di fogli inutili e concentrati sulla cosa importante, la tua ragazza in bichini. Sono ore che stai con gli occhi fissi su quel coso e da domani non potremo stare insieme ogni singolo giorno”protestò la mora uscendo veloce dall’acqua strappandole il libro di mano. “San, dai dammelo.”protestò la bionda correndole dietro.”Non credo tu possa riaverlo senza darmi niente in cambio”le rispose la latina tenendo il libro fuori dalla sua portata chiudendo gli occhi e sporgendo in fuori le labbra in attesa di un bacio che però non arrivò, al suo posto un colpo ben piazzato sullo stomaco la fece piegare un po’ su se stessa. “Non sei divertente Santana. Hai le mani bagnate, lo stai rovinando. Restituiscimelo subito”continuò severa Quinn provando ancora a rimpossessarsi del suo libro che Santana proteggeva con tutte le forze. “Dovrai passare sul mio corpo miss noiosona che preferisce uno stupido libro alla sua ragazza”.”Solo perché tu non sai leggere non vuol dire che altri non preferiscano la compagnia di un libro rispetto alla tua”la punzecchiò l’altra velenosa. Santana rimase un attimo in silenzio sconvolta da quell’affermazione prima di lanciare malamente il libro addosso alla bionda che lo afferrò al volo sistemandolo con cura subito dopo. “Bene. Andrò ha farmi guardare da qualcuno sull’altra sponda del lago.”affermò prima di voltarle le spalle e cominciare a camminare ancheggiando verso un gruppo di ragazzi della casa di Ermes. Non passò più di mezzo minuto che si trovò le braccia sottili di Quinn avvolte attorno al corpo che la intrappolarono e la tirarono a terra sopra di lei. “Dove credi di andare? Sei mia”disse la bionda soffiandole nell’orecchio. “Credevo preferissi dei segni neri su bianco”la stuzzicò Santana fingendosi distaccata. “Vero, ma preferisco di gran lunga i segni che lascerò sulla tua pelle quando avrò finito con te”. Quinn le sorrise maliziosa prima di cominciare a mordicchiarle il collo e muovere le mani sulla sua schiena finché la sua mano destra non sfiorò la spessa e larga cicatrice che aveva sulla spalla, cominciò a delinearne i contorni con le dita ma la latina si staccò sottraendosi al suo contatto. “Non farlo”disse serie la mora guardandola negli occhi prima di distogliere lo sguardo cominciando a fissare il riflesso degli alberi sulla superficie del lago. La bionda fece voltare delicatamente il viso dell’altra finché i loro occhi non tornarono in contatto a specchiarsi gli uni negli altri. “San…”.”Non mi piace, non voglio che tu la tocchi. Mi ricorda di quando ti ho quasi lasciato”la interruppe Santana smettendo di guardarla negli occhi e cominciando a giocherellare con una sua ciocca bionda. “L’hai detto tu, QUASI. Non mi hai lasciato, sei qui. Sei qui con me. A me piace, mi ricorda di cosa potrei non avere, mi ricorda di ringraziare l’Olimpo tutti i giorni per averti e poi le cicatrici sono sexy”la contraddisse prima di prenderle di nuovo il viso e baciarla profondamente. “Tu sei perfetta e io ti amo”disse staccandosi un attimo prima di riportare in contatto le loro labbra. “Ti amo”.

31 Dicembre

Da Santana a Berry –A che ore arriva il vostro aereo?-
Da Berry a Santana -17.40, ti aspettiamo fuori dall’aeroporto
Da Santana a Berry –Chi ti ha detto che vengo a prendervi, nana?-
Da Berry a Santana –Quinn e dice che ti conviene farlo perché sai che ti ha in pugno-
Da Santana a Berry –Le sue minacce non possono nulla contro di me, Berry ti conviene chiamare un taxi-
Da Berry a Santana –Ha detto che l’avresti detto. Dice che non avrai il tu regalo dell’ultimo dell’anno-
Da Santana a Quinn –Sarà meglio che il tuo regalo non dorma sta notte e le prossime cinque a seguire-
Da Quinn a San- Ti amo-
Da San a Quinn –Fanculo-
Da San a Quinn –P.S. Idem-
Da San a Puck –Dobbiamo andare a prendere la nana e Finn all’aeroporto alle 17.40-
Da Puck a San –Dobbiamo? Vai tu, hai la patente, hai la macchina, hai invitato tu la Berry. Vai-
Da San a Puck-Non starò in macchina da sola con lei, sei io affondo tu affondi con me e ho ricevuto un offerta che non posso rifiutare-
Da Puck a San –‘offerta che non puoi rifiutare’ da leggere come ‘sesso’. Puoi dirlo S, lo so. Ma io non ci guadagno nulla quindi  vai da sola, io devo ancora comprare la cena per sta sera e l’alchol-
Da San a Puck- Dov’è il nostro patto tra fratelli? Non farmi usare la carta del sono morta e sono tornata in vita… Vieni-
Da Puck a San –Vengo ma pagherai tu l’alchol di stasera-
Da San a Puck- Andata-
Da Quinn a San –Sono alla stazione dei pulman. Vieni-
Da San a Puck –E’ arrivata Q. vado a prenderla, ci vediamo a casa mia tra mezz’ora-
Da San a Quinn –Arrivo e poi andiamo a prendere la Berry con Noah-
Da Quinn a San –Pensavo di passare un po’ di tempo con te da sola prima che arrivassero anche gli altri L-
Da San a Quinn –L’hai chiesto tu ora non lamentarti-
Da Quinn a San –Peccato, avevo un’anticipazione del regalo di sta sera-
Da San a Puck –Non passare a prendermi. Arrivano alle 17.40 all’aeroporto. Metti sul mio conto anche il cibo, i film e i fuchi d’artificio-
Da San a Puck –P.S. mandami un messaggio quando siete sotto casa così ci facciamo trovare presentabili-
Da Puck a San –Ti odio-
 
 L'ULTIMO ANGOLO
Ed eccomi qui con l'uitimo capitolo, non l'avevo pensato così all'inizio ma ormai è andata. Se non ti sei fatto scoraggiare dalle interminabili attese, dai primi orribili capitoli e hai letto fino a qui ti ringrazio. Questo è stato il mio primo tentativo di long quindi insomma non è andata troppo male, no?

Passando alla storia... Abbiamo incontrato Sebastian, è dal capitolo sul sogno che fa fa San che volevo inserirlo. Lui fa la parte dello scorbutico che sembra non gli importi e potrebbe addirittura esserne felice ma poi 'chiede' a Santana di non morire e quando vede cos è successo non riesce a restare nella stanza e si sfoga tirando un pugno sullo stipite della potra. Ho citato Up (mi ha fatto soffrire dentro scrivere quella frase). Spero di non essere stata troppo confusionaria ma volevo cercare di rendere come si sentiva Santana mezza moribonda. Potrebbe sembrare che in punto di morte Santana non calcoli molto Quinn e preferisca Puck, non è così, volevo mettere in campo la relazione della BROTP. Finn non parla mai solo perchè ha la faccia con i punti e gli si aprirebbero non perchè è meno coinvolto o distaccato. Non uccidetemi per la scena del 'non voglio sposarmi giovane' ma rileggendo il tutto mi sono accorta del poco realismo di tutto quindi è venuto fuori quello. Dopo il 30 Agosto tutti lasciano il campo per tornare a casa e visto che Q&S non vivono nella stessa città non saranno a stretto contatto anche se si fanno visita spesso e parlano tutti i giorni. Nell'ultimo pezzo volevo far vedere che tutti sono rimasti in contatto e che Santana passerà il primo capodanno non solo con Puck (Solo Quinn è invitata a rimanere fino alla fine delle vacanze natalizzie, gli altri ripartono il giorno dopo).
Bene, penso di aver detto tutto...An sto provando a scrivere un'altra long (più corta di questa!) ma non aspettatevela in questo secolo, voglio finirla o almeno scrivere la metà dei capitoli prma di pubblicarla perchè odio pubblicare ogni mille mesi so stay turned
Ora è davvero tutto. Grazie ancora a tutti quelli che hanno commentato e chi ha letto in silenzio. Alla prossima
Ele_master23
 
  
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