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Autore: tini fray    05/10/2014    6 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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~~"Dobbiamo trovare un modo per curarla! Un infuso, un incantesimo, un rituale... Qualsiasi cosa!" Urlò Jace in preda all'ansia.
Era da circa 20 minuti che David, Alec e Jace erano scesi nelle segrete del castello, esattamente nelle prigioni, per fare visita a Clarissa.
Il Conclave aveva decretato che non vi era alcun pericolo e che la situazione era stabile.
L'unica cosa, o persona, che non era stabile quella mattina era Alec.
Era stato svegliato, in modo abbastanza rude, da Isabelle che, dopo averlo fatto rotolare dal letto e averlo fatto cadere con la faccia schiacciata sul pavimento, era saltellata fuori dalla stanza dicendo che  doveva andare a vedere Clary.
Adesso Alec era seduto a terra con la schiena appoggiata ad una delle celle buie, che ascoltava per la milionesima volta Jace disperarsi per le sorti della sua ragazza.
Sentì un dolorosissimo tonfo al cuore, Jace si era disperato nello stesso modo quando lui era morto?
Aveva sentito lo stesso dolore che stava provando adesso per Clary?
Alec sentì la gelosia impadronirsi di lui, era più importante Clary o il suo parabatai?
Domande a cui aveva rinunciato molto tempo fa, domande scontate a cui non aveva ancora trovato risposta, mentre ora sembravano così chiare e coincise.
Solamente Clary era riuscita a cambiare Jace e farlo uscire dal suo guscio e, come lo aveva innalzato dalle sue ceneri, ce lo stava ributtando dentro.
Alec si sentì strano, quasi malvagio a pensare che avrebbe dovuto sapere rendere Jace felice, come aveva fatto Clary... Perché non ci era riuscito?
Strinse le mani a pugni e cercò di allontanare quei pensieri così malvagi e vili.
"Non ce n'è bisogno" disse David facendo finta di guardarsi le unghie.
Alec lo osservò e rise debolmente.
"Visto lo dice pure lui!" Esclamò il moro fissando un punto.
David si girò verso di lui e gli diede un'altra di quelle sue occhiate.
"Cosa vuol dire che non ce n'è bisogno?! QUELLA- indicò Clary nella cella- è la mia ragazza!" Urlò Jace esasperato stringendo con una mano una sbarra della cella.
"Sì Jace... Quello è un muro, quelle sono sbarre e quella è una finestra.. è da quando siamo qui che lo ripeti!" Esclamò Alec stufo alzandosi in piedi.
Facendolo notò che David non smetteva di fissarlo.
Jace lo guardò per la prima volta in tutta la mattina e Alec si sentì stranamente bene nel vedere quel piccolo dolore negli occhi del parabatai.
"No, voglio dire che non c'è bisogno della pozione." Disse David ma, vedendo che Jace non capiva, continuò quasi esasperato osservando il biondo come se lo volesse buttare nella cella.
"È così innamorata di te, biondino, che con un gesto azzeccato, una frase sdolcinata riuscirebbe a tornare in sé" disse David infilando le mani nelle tasche dei pantaloni neri.
Alec non capì perché David avesse chiamato Jace "biondino"... Dopotutto lo era anche lui.
Jace non rispose ma continuò a guardare Clary che dormiva con le catene alle mani.
Il suo parabatai si avvicinò alle sbarre della cella.
Alec iniziò a torturarsi le mani e questo non passò inosservato agli occhi di qualcuno.
"Tutto bene?" Chiede David guardando Alec.
Il moro lo guardò negli occhi e David si avvicinò a lui sfiorando la mano del ragazzo con la sue e Alec si sentì come se la stanza fosse all'improvviso diventata una sauna.
"Alec... So come ti senti, hai paura che Jace cambi e che non tenga più a te ma credi a me, che ho visto il terrore sul suo volto e come stava cercando di trattenersi dall'entrare in camera tua dopo che eri morto. Non avere paura che Clary te lo porti via, non provare rancore nei suoi confronti, lui tiene a te come nessun'altro e, anche se il rapporto che ha con Clary non è lo stesso che ha con te, lui ti ama lo stesso." Sussurrò David all'orecchio di Alec prendendogli la mano nella propria.
Il moro si stupì, come aveva fatto a capirlo e a dirgli esattamente quello che aveva bisogno di sentirsi dire?
Come faceva sempre ad essere la persona perfetta nel momento sbagliato?
Quella voce calda, calma e rilassante aveva fatto venire i brividi lungo la schiena di Alec e il cacciatore da un lato era spaventato da quello che provava e dall'altro era completamente immerso nel calore di quelle emozioni.
"C-come fai a.." Balbettò Alec, ma David lo interruppe.
"Si capisce. Da come lo guardi, da come ti muovi quando lui osservano parla di Clary. Si capisce perfettamente, non puoi mentire, o almeno, non a me" disse David osservando Alec.
"Non intendo quello" sussurrò Alec diventando rosso.
"Come fai a capire quello di cui ho bisogno più di chiunque altro come se mi conoscessi da sempre e allo stesso tempo come se mi avessi visto solo una volta nella tua vita?"
Il moro alzò un sopracciglio.
Sentì una strana sensazione, la stessa che aveva provato la prima volta che aveva conosciuto David.
Come se qualcosa si accendesse dentro di lui, come una spia.
Alec si girò lentamente verso di lui e il suo viso era a pochi centimetri da quello dello stregone.
"Alec, è tardi: fra poco dovremo mangiare. Puoi andare a cucinare?" Chiese Jace sedendosi ai piedi della cella di Clary.
Alec si allontanò da David come se si fosse scottato e senza dire nulla si incamminò verso l'uscita.
David osservò attentamente ogni suo passo e, mentre Alec superava i primi due gradini, gli sembrò quasi di vederlo sorridere.

 

 

 

 

 


Salì le scale principali come una furia.
Non poteva permettersi di trattarlo come se si conoscessero da una vita, non sapeva nulla di lui: non era suo fratello, non era suo padre, non era sua zio, non era suo cugino e soprattutto non era il suo fidanzato!
Come riusciva ad entrargli dentro in modo così semplice come se ci fosse abituato da tutta la vita (probabilmente molto lunga), come se l'avesse fatto sempre e non avesse mai smesso.
Alec non aveva intenzione di continuare così, avrebbe chiarito con David il prima possibile, per evitare malintesi.
C'erano affari molto più importanti dei quali occuparsi.
Questioni che probabilmente non avrebbero mai trovato soluzione, come la confusione nella mente di Alec.
Appariva tutto così sfocato, tutto così distante ed impreciso, come un quadro di arte astratta, oppure come una pagina di un libro scritto troppo piccolo letta senza occhiali da vista.
Più ci rifletteva più i ricordi della sua vita vacillavano e divenivano opachi: il suo compleanno, l'arrivo di Jace, il sedicesimo compleanno di Isabelle, i suoi 18 anni, l'arrivo di Clary, la festa al loft di Magnus, il loro primo appuntamento...
Tutto appariva confusionario e per nulla coinciso.
Non si accorse di essere scivolato lungo la ringhiera delle scale e di aver appoggiato la fronte alle ginocchia.
Respirò affannosamente mentre cercava di mettere ordine nella sua mente, chiudendo fuori tutto quello che poteva apparire insignificante o frivolo.

L'attacco degli Ottenebrati: fondamentale.
La morte e, successivamente, la resurrezione: cosa c'è di più importante di questo?
La festa e tutte le strane sensazioni connesse: oh... Forse solo questo.
Il litigio con Magnus: No. Decisamente questa è la priorità.

Sentì una voce che lo chiamava, una voce lontana, come se Alec fosse sott'acqua e la voce parlasse dalla superficie.
"Alec..." Il cacciatore alzò la testa quasi di scatto e girandosi vide Magnus che scendeva le scale e che si fermava al secondo piano.
"Tutto... Tutto apposto?" Chiese flebilmente lo stregone osservandolo attentamente.
Alec schiuse le labbra per dire qualcosa, anche se non sapeva bene come rispondere.
Optò per una via di mezzo.
"Dobbiamo parlare" disse frettolosamente Alec alzandosi dal pavimento.
Okay, non era proprio una via di mezzo.
Magnus abbassò lo sguardo e annuì mentre Alec lo raggiungeva.
"Ma non qui" disse lo stregone guardandosi attorno nel corridoio deserto.
"Ma..." Disse Alec cercando di replicare che in quel corridoio non li avrebbe potuti sentire nessuno.
"Seguimi" disse schietto Magnus avviandosi verso una porta socchiusa da cui usciva una flebile luce.
Alec lo seguì ma, quando Magnus aprì la porta, avrebbe decisamente preferito rifletterci di più.
Su quello che probabilmente, tempo prima, era un letto e che adesso sembrava un guazzabuglio di vestiti e altri oggetti di dubbia provenienza, stavano sdraiati Isabelle e Simon che si stavano, in un modo che Alec avrebbe preferito chiamare, "dichiarando il loro amore in modo non del tutto consono ai principi del bon ton del '600".
"Isabelle!! Che stai facendo!!?" Urlò Alec diventando un pomodoro cotto al vapore mentre Magnus si piegava in due dalle risate.
Simon era diventato di un pallido cereo e si era nascosto sotto le coperte.
Isabelle, con i capelli arruffati, sbuffo.
"Come se non lo sapessi!! Ti lamenti proprio tu, Alec? Che, sicuramente, sei andato a letto con Magnus più volte di quanto io voglia ricordare." Disse Isabelle tirandogli un cuscino addosso.
Il volto di Alec assunse così tante tonalità di rosso che sarebbe stato difficile contarle sulle dita di una mano.
"Anzi, beato te che ci hai interrotto!" Esclamò incrociando le braccia al petto e guardando il fratello con astio.
Magnus ancora non si era ripreso.
Alec alzò le mani al cielo.
"Raziel, capisco che sei molto impegnato ma almeno una cosa che mi vada giusta??" disse uscendo dalla stanza seguito da un trotterellante Magnus.
"Di cosa dobbiamo parlare?" Chiese Magnus dopo che varcarono le porte della cucina.
Alec sbuffò sonoramente.
"Magnus lo sai... Per piacere non fare finta di nulla" disse Alec sedendosi sul bordo del tavolo di mogano.
Magnus si fermò qualche metro prima di lui.
Alec giocherellò con i pollici per qualche secondo e poi alzò lo sguardo sullo stregone.
"Perché non mi hai detto niente del cofanetto?" Sussurrò quasi Alec abbassando la testa.
Magnus si avvicinò lentamente e, poggiando due dita sotto il mento del cacciatore, gli alzó il viso all'altezza del suo.
"Alec mi dispiace, non ho la minima idea del perché l'ho fatto. Sono così confuso in questi giorni, mi sento come se anch'io fossi un ombra in mezzo a tutte queste persone, non ho la più pallida idea del perché. Sono ancora molto scosso da quello che è successo dopo l'attacco degli Ottenebrati e non mi sono ancora ripreso, Alec." Il ragazzo fissò i suoi occhi blu in quelli dello stregone. "Ti prego, non avercela con me..." Concluse Magnus socchiudendo i propri occhi da gatto.
Alec poggiò la sua mano sulla guancia dello stregone.
"Aku cinta kamu, Magnus Bane" sussurrò dolcemente Alec guardandolo con un amore infinito.
Magnus spalancò gli occhi e il suo cuore perse un battito.
"Aku cinta kamu, e questa volta cambia tutto" disse Magnus baciandolo dolcemente.

 

 

 

Angolo delle crazy:
*Malec shippers che saltellano ovunque con i cuori al posto degli occhi* beneee :D ci siamo ammazzate per questo capitolo, il liceo si sta rivelando più impegnativo del solito e abbiamo avuto solamente un'ora per scrivere D: Raziel ci ha davvero aiutato.
Finalmente ecco a voi il riappacificamento della Malec.
Questo capitolo farà più schifo del solito … Ne siamo sicure  vabbè… Alla prossima 
-Tini e Kiakkiera

  
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