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Autore: GaladriellePeriwinkle    05/10/2014    10 recensioni
| Storia Interattiva |
I 49esimi Hunger Games.
24 tributi. 12 Distretti. Un vincitore.
Ma chi sarà?
Non vi resta che scoprirlo.
Let the Games begin.
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mietiture
- Distretti 8, 10, 11, 12 -



Distretto 8
Nives O'Dew Ablaze era la ragazza più strana del Distretto 8. Tutti, ma proprio tutti, conoscevano la storia della sua famiglia. Nives si mise in punta di piedi per vedere meglio cosa succedeva sul palco, ripensando alla sua vita prima del Distretto 8. Lei era nata a Capitol City, e là aveva vissuto fino ai sette anni, ma poi Snow aveva cercato di far uccidere suo nonno, che si era suicidato per non dare la soddisfazione al presidente. La famiglia era in pericolo e lo sapeva, così si erano trasferiti nel Distretto 8. Ma non era solo questo che rendeva strana Nives. Incominciamo dai suoi capelli azzurri; Nives si attorcigliò una ciocca di capelli nel dito, osservandoli. Le piaceva guardarli, la tintura azzurra le faceva sembrare il colore della pelle ancora più chiaro di quanto non fosse già.
-Nives Ablaze!- disse una voce.
Lo sguardo della ragazza scattò verso la capitolina che aveva pronunciato il suo nome, e tutti si voltarono a guardarla. Nives si concesse un secondo di stupore, con ancora il dito arrotolato nella ciocca, poi si dirigè verso il palco, a testa alta. Non poteva mostrarsi debole, non per i suoi avversari o per i possibili sponsor, ma perché sapeva che Snow la stava guardando, magari godendo del fatto che era stata estratta lei, e sarebbe stata una piccola vendetta contro il nonno Ablaze.
Salì sul palco e passò affianco alla capitolina, e come se avesse già programmato tutto prese il microfono e incominciò a parlare.
-Salve a tutti. Sono Nives Ablaze.-
"Certo che sanno chi sei. Tutti sanno chi sei."
-Vorrei dire alla mia famiglia di non piangere per me; il nostro onore deve rimanere alto, sempre e comunque. Non possiamo umiliarci.-
Vide Maya, la sua amica, la sua unica amica, che la fissava con gli occhi spalancati, forse perché stava parlando al microfono, o forse perché era stata estratta lei, o anche perché in preda al ricordo dei Giochi di Louis.
-Combatterò, combatterò con coraggio e fino alla morte. E, caro presidente Snow, spero che non organizzi qualcosa per uccidermi a posta in Arena.- Un sorriso le increspò le labbra. -Non vorrebbe abbassarsi al livello di un tributo.-
Tutti la guardavano scandalizzati. Anzi, non tutti. C'era anche chi la guardava con ammirazione e rispetto. Ma anche chi la guardava spaventata. Ma chi se ne importa. Nives doveva dirlo. Doveva parlare al presidente Snow, perché forse non avrebbe mai avuto l'occasione di farlo faccia a faccia.
La capitolina si ridestò e disse: -Sì, ehm... Be', potresti ridarmi il microfono? Dovremmo continuare con la Mietitura.-
Nives lasciò il microfono e si posizionò; testa alta, petto in fuori. La morte non la spaventava: lei era una regina che accettava la sua condanna.

Forse, era Rahe Dell Hausion il ragazzo più strano del Distretto 8. Se Panem non fosse stata Panem, sarebbe stato etichettato come "bipolare". Ma nessuno sapeva che il suo "problema" era una malattia. Neanche lui. Sapeva solo che a volte era così, a volte era cosà, era due persone in un corpo solo.
(Ma poi, "problema" non era neanche la parola giusta. Un problema si può risolvere.)
Quasi sempre era Rahe, ma a volte veniva fuori Dell. Rahe era letteralmente il peggio che qualcuno potesse essere, e durante la Mietitura era Rahe. Osservò la ragazza coi capelli turchesi parlare, dire robe che a lui non interessavano. Era grande, aveva almeno diciotto anni. Be', la sfiga era stata dalla sua parte, questa volta.
La capitolina prese il microfono e pescò un biglietto dalla boccia dei ragazzi.
-Rahe Dell Hausion!-
-Mmmh, interessante. Be', okay. Devo solo uccidere ventitrè stronzi. Tornerò, non temete.- disse a voce piuttosto alta. I ragazzi intorno a lui lo fissarono spaventati e pietrificati.
Rahe si incamminò verso il palco, e si posizionò vicino alla ragazza, Nives qualcosa. La capitolina lo guardò negli occhi, i suoi occhi color del ghiaccio. Vide un brivido percorrere il corpo di lei, e per terrorizzarla ancora di più sorrise, ma maleficamente. Gli piaceva spaventare le persone, gli piaceva far star male gli altri.
"No, non è vero. Rahe, è una brutta cosa!"
"Dell, rompipalle, non me ne frega niente, capito? Ora sta zitto!"

Rahe strinse la mano della sua codistrettara, e si rese conto che per tornare vivo avrebbe dovuto ucciderla. Si immaginò il suo corpo senza vita, grondante sangue, con ancora un'ombra di spavento impressa sul volto, con Rahe che si alzava trionfante dal cadavere, per poi fare la stessa cosa una, due, tre, ventitrè volte. Ventitrè uccisioni. Aveva solo 13 anni? L'avrebbe fatto. E non vedeva l'ora di farlo.
Poi guardò gli occhi della ragazza, e Dell riuscì a farsi strada e a contrastare un attimo Rahe. Sorrise un po' triste alla ragazza, che lo guardò perplessa. Ma poi Rahe schiacciò di nuovo Dell.
Sempre così. Ogni singolo giorno. E nell'Arena, avrebbe avuto un nemico in più rispetto agli altri: sè stesso.



Distretto 10
Brianne deglutì, nervosa. Era solo alla sua seconda Mietitura, e sapeva che essendo così piccola non avrebbe avuto molte possibilità ai Giochi, anche se la sua corporatura la faceva apparire come una ragazza di almeno sedici anni. La sua pelle era olivastra, più chiara però dei capelli castani che teneva legati in due treccie. Però anche così, legati, non le davano nessun sollievo contro il caldo. Si diceva che il Distretto 11 è il Distretto più caldo di Panem, ecco perché si coltivano frutta e verdura. Forse era anche più caldo del Distretto 4, umido 364 giorni su 364. Ma per Brianne il più caldo rimaneva il 10, dato che quel giorno c'erano almeno quaranta gradi all'ombra.
L'uomo di Capitol City, un certo Oswald Osward (e si chiamava davvero così) disse nel microfono, come sempre: -Prima le signore!-
Brianne strinse la spiga di grano che aveva in tasca, il suo portafortuna che si portava dietro da quando era piccola.
-Brianne Convigton!-
La faccia di Brianne sbiancò, e lasciò la presa sulla spiga. Questa volta non aveva funzionato.
Si diresse verso il palco senza dire niente, scortata dai Pacificatori. Guardò la boccia, la maledetissima boccia che l'aveva condannata. Stupida boccia.

Caleb era sinceramente annoiato. Certo, era preoccupato che suo fratello più piccolo, di appena dodici anni, venisse estratto, facendo succedere l'impensabile. Ma degli altri non gli importava, gli importava solo che o lui, o suo fratello non venissero estratti.
Sì, era stato preoccupato anche per sua sorella, che aveva quattordici anni, ma per fortuna non era stata estratta neanche quest'anno. La ragazza estratta, invece, non la conosceva, ma Caleb non poteva dire di essere uno che andava in giro a diventare amico di tutti. Era piuttosto riservato, e nessuno, neanche la sua famiglia, lo conosceva veramente.
-Caleb Mustreigh!- Una voce gli distolse l'attenzione dai suoi pensieri. Guardò verso l'uomo di Capitol City, Oswald Osward (che nome ridicolo). Alzò gli occhi al cielo e si avviò verso il palco.
Strinse la mano a Brianne, la sua codistrettara. Era molto diversa da lui, che aveva i capelli castano caramello e gli occhi azzurri, mentre lei aveva gli occhi nocciola, e non esprimevano emozioni. Ed era un male. Per vincere, Caleb avrebbe dovuto capire i suoi nemici. Ma a essere sinceri non gli importava di vivere o morire. Sapeva di avere ben poche possibilità.
-I tributi del Distretto 10: Brianne Convigton e Caleb Mustreigh!-



Distretto 11
Carlotta Wilson, per distrarsi dal nervosismo della Mietitura, iniziò a comporre una poesia. Così, una poesia sulla prima cosa che le veniva in mente. Faceva sempre così, per distrarsi. Lei amava la poesia, e amava comporne. Stava pure provando a scrivere un libro-raccolta di alcune poesie, e non perdeva occasione per inventarne per aggiungerne alla sua raccolta. Pensò proprio di dedicarla alla Mietitura. Aveva 17 anni, oltre questa le mancava solo una Mietitura e sarebbe stata al sicuro. "Così insicura e spaventata/ la ragazza dai capelli castani. / Così come le altre / ragazze, che speravano / di non essere estratte loro. / Così la mano della capitolina pescava / il biglietto, portando al sicuro..."
Carlotta sperava di poter finire la poesia dicendo "portando al sicuro la ragazza dai capelli castani", anche se la poesia che stava componendo faceva schifo. Di solito le uscivano meglio. Però non la potè finire così.
-Carlotta Wilson!-
"...le altre ragazze/ ma non quella dai capelli castani."

Stevee osservava la ragazza estratta, ancora immobile, probabilmente per lo stupore. Dei Pacificatori si avvicinarono alla ragazza, e lei li guardò spaventata e li seguì, senza dire una parola. Probabilmente era spaventata dai Pacificatori; d'altronde, al Distretto 11 erano severissimi, e gli abitanti venivano trattati come cani.
Conosceva la ragazza di vista, lui era un ragazzo molto socievole e, anche se il Distretto 11 era molto grande, almeno le persone che lavoravano nei campi dove lavorara anche lui, chi più chi meno, li conosceva tutti. Gli sembrava che Carlotta andasse nella sua stessa scuola, ma non erano in classe insieme, dato che Carlotta aveva almeno un anno in meno di lui. Aveva i capelli corti col ciuffo a nasconderle gli occhi neri.
Vide che Carlotta era vicino a Brianne, la sua ragazza. Lui e Brianne sarebbero potuti essere scambiati per fratelli: entrambi avevano i capelli riccioluti, gli occhi scuri e la pelle del color del cioccolato, ma ovviamente non erano fratelli. Le sorrise, e lei ricambiò ma nervosa, perché anche se lei era salva, la Mietitura non era ancora finita. La fortuna era dalla sua parte, solitamente.
La donna di Capitol City pescò il biglietto dalla boccia dei ragazzi.
-Stevee Sungher!-
Ma questa volta no.



Distretto 12
Lacie era stanca, molto stanca. La notte scorsa aveva lavorato molto, e quando era tornata a casa il sole era già sorto da un pezzo. Si era buttata sul letto, e poco dopo che ebbe chiuso gli occhi, venne svegliata dalla sorellina Amity, che le disse: -Lacie? La Mietitura. Dobbiamo andare.- "Dobbiamo". Lo disse con tono spaventato, era la sua prima Mietitura. Lacie aveva risposto: -Tranquilla, non verrai estratta tu. Quella boccia è piena di nomi, tu sei solo una strisciolina in mezzo a tutti quelli. Non permetterò che tu vada agli Hunger Games.- Lacie aveva quindici anni, un padre perennemente ubriaco e due fratelli dodicenni da sfamare. Quando aveva circa dieci anni, i soldi divennero troppo pochi e il padre la costrinse a vendere il suo corpo. E così, ogni notte, lo faceva, riuscendo a guadagnare abbastanza soldi per andare avanti, ma la mattina era sempre così stanca. Se non fosse stato il Giorno della Mietitura probabilmente si sarebbe lasciata andare in coma.
-Prima le signore!- Goldin Burbace, l'accompagnatrice del Distretto 12, come sempre andò verso la boccia delle ragazze e pescò un bigliettino. -Lacie Abbys!-
"No, no, no no no no no no no no no no no NO!"
Due Pacificatori iniziarono ad avvicinarsi a lei, dato che non si muoveva. Lacie riconobbe uno dei due; l'aveva visto poche notti fa. Non si voleva far ritoccare da lui. Si avviò verso il palco, superando i Pacificatori, quasi correndo. Salita, si posizionò affianco a Goldin, e cercò con lo sguardo i suoi due fratelli: Amity e Drew. "Mi dispiace, Amity." Una lacrima fece capolinio dal suo occhio, ma lei la scacciò via. "Mi dispiace, perché ora dovrai fare tu quello che faccio io."
Se non dovesse vincere.
Se.
E perché doveva considerarsi persa in pazienza? Lacie si promise che avrebbe vinto, per lei. Non poteva permettere che anche Amity si prostituisse.

Alexander Morgasten, a cui piaceva presentarsi come Alex e basta, cercò di smettere di dondolare sul posto. Lui non riusciva a stare fermo, e soprattutto non riusciva a stare fermo se era nervoso, e immaginate il suo livello di nervosismo il giorno della Mietitura.
La ragazza estratta si sistemò affianco a Goldin Burbace, che andò verso la boccia dei ragazzi.
-Drew Abbys!-
La ragazza estratta, che fino a quel momento non aveva dimostrato nessuna emozione, sbiancò e fece un salto di tre metri, come se le fosse scoppiata una bomba affianco. Alex non capì subito la sua reazione, ma poi vide il ragazzino e notò la somiglianza tra i due: stessi capelli biondo cenere, stessi occhi grigi, stesso viso ovale, e anche gli zigomi erano gli stessi. Erano chiaramente fratelli, solo che Drew Abbys era piccolo, un dodicenne. Drew guardò la sorella triste, e sembrava che la ragazza volesse scoppiare a piangere e abbracciare il fratello rassicurandolo. Strano, Alex non aveva mai sentito di due fratelli nella stessa Arena. E il ragazzino era così magro...
-Mi offro volontario come tributo!-
Le sue cordi vocali parlarono prima che ebbe finito di rifletterci su. Ma ormai era fatto. Corse verso il palco, con lo sguardo di tutti puntato addosso. I due fratelli lo guardarono con gli occhi spalancati, increduli e perplessi. Perché l'aveva fatto?
Già, perché l'aveva fatto?
-Fantastico!- trillò Goldin Burbace. -Come ti chiami?-
-Alexander Morgasten.-
Drew, dopo un attimo di esitazione, volse uno sguardo riconoscente ad Alex, poi corse via. Alex salì sul palco e strinse la mano a Lacie.
La ragazza lo perforò con lo sguardo. "Perché l'hai fatto?" sembrava che chiedesse con gli occhi.
Alex non rispose, per il semplice fatto che non aveva la risposta. Forse per salvare un dodicenne, e lui avrebbe avuto più possibilità data la sua struttura possente e i suoi affascinanti occhi azzurri e i capelli neri? Possibile, ma non ne era sicuro al cento per cento. Si rese conto che stava fissando Lacie, che sciolse la stretta di mano. Non sembrava riconoscente con Alex per aver salvato il fratello.
-Distretto 12, ecco i vostri tributi: Lacie Abbys e Alexander Morgasten!-




Ce l'ho fatta! OMMIEIDEI UN PARTO. Per colpa della scuola e della vita sociale riuscivo a scrivere una frase al giorno e perdevo sempre il filo dei miei pensieri, e alla fine ho riscritto tutto tra ieri sera e oggi. Allora, cose che volevo dirvi. Una, probabilmente nel prossimo capitolo vedremo la "recensione" di Caesar Flickerman e Claudius
Templesmith, e mi ispirerò alle vostre recensioni personali sui vari tributi. Forse il capitolo arriverà addirittura stasera, al massimo dopodomani.
Seconda cosa, la questione treno e saluti: di una parte dei tributi scriverò solo i saluti, per esempio di chi mi ha mandato una scheda molto dettagliata anche con la voce "saluti". Il treno, invece, di chi la scheda è meno dettagliata. Sarà sicuramente almeno un tributo per Distretto che ci racconterà del treno. Questo perché non voglio fare i capitoli troppo lunghi e anche perché sono ansiosa di arrivare all'Arena *w* sto già formando un paio di ship e qualche alleanza, ma sono ancora molto indecisa.
Quindi, ora che conoscete tutti i tributi ditemi chi vi piace e chi vorreste come alleato.
ATTENZIONE: se i proprietari dei tributi non mi diranno niente, i tributi li lascerò senza alleati, se ovviamente sopravivranno alla Cornucopia u.u
Quarta cosa: so che pure qua alcune Mietiture sono molto corte rispetto alle altre, ma per alcuni proprio non avevo idee ç_ç Quinta cosa: se avete delle domande su alcuni tributi, per esempio "Ma Nives a cosa cribbio si riferisce?!" lo scopriremo nelle prossime puntate di A TUTTO - REALITY- L'ISOLA! "Let the Games begin"! *cose no sense*
Ah, per Lacie: so che mi hai scritto che i fratellini avevano undici anni, ma dato che Alex si offre volontario per salvare un ragazzino di dodici anni, ho voluto fare che il ragazzino era il fratellino di Lacie, perché mi è venuta un'idea *w* ma non vi spoilero niente.
Sperando di non aver dimenticato di dirvi cose, vi lascio che devo fare i compiti T.T
Gala :3
   
 
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