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Autore: marcella92    05/10/2014    1 recensioni
E se Lori tornasse a Honolulu? E se i Five-0 avessero messo su famiglia e, oltre ai casi, dovessero districarsi anche con i problemi di casa? Cosa succederebbe se Steve si innamorasse davvero?
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ragazzi, tutti pronti?” chiese Lori, mentre sorseggiava un caffè seduta nel furgone.

“Sì, stiamo per entrare. Manteniamoci in contatto lo stretto necessario, per non destare sospetti.” rispose Steve.

I tre uomini entrarono nel locale, venendo subito catturati dalla musica e dalle luci: subito individuarono Kono: la ragazza indossava un assurdo costume che doveva ricordare quello di una pastorella, quasi inesistente, e una parrucca bionda, che stonava con la sua carnagione ambrata. Volteggiava intorno ad un palo con uno sguardo che avrebbe incenerito una quercia a venti metri di distanza, mentre gli uomini la scrutavano con occhi avidi.

“Ragazzi, vi ricordate cosa vi ho detto al primo incontro con Kono? Ecco, scegliete attentamente le parole anche stasera.” disse Chin, mentre Danny fissava la donna con la bocca spalancata.

In quel momento Brennan, il padrone del locale, vide i Five-0 e si diresse da loro velocemente.

“Signori, buonasera! Accomodatevi pure, offro tutto io!”

“Grazie, stiamo proprio festeggiando l'addio al celibato del nostro amico, qui.” disse Steve, indicando Danny “Che ne dice, possiamo accomodarci al tavolo della pastorella? È davvero molto carina.”

“Certo! Anzi, è un nuovo acquisto, Melody Rose, e promette davvero bene!” disse l'uomo, accompagnandoli al tavolo su cui Kono si stava esibendo. Dopo aver ordinato tre drink, l'uomo si allontanò, e Kono scese dal tavolo, cominciando a strusciarsi su Danny.

“Allora, di là ci sono i camerini, sono quattro, poi c'è un'uscita di sicurezza e una scala che mi dicono porti ad un magazzino, ma arrivano strani rumori da laggiù...ci si arriva solo con le ragazze, ho provato a scendere ma un energumeno mi ha bloccata.” poi si spostò su Steve, che le chiese di spiegarle come arrivare alle scale sul retro, e Kono gli disse che bastava andare verso la tenda viola dietro al palco e guardare il proprietario. La ragazza rimase ancora un po' con loro, poi si diresse verso un altro gruppo, mentre Danny, Steve e Chin decidevano cosa fare.

“Sentite, dobbiamo riuscire a superare quella tenda, e ci riusciremo grazie a Kono. Dobbiamo solo studiare un piano d'azione. Lori, senti, fa un giro attorno al locale, poi riferiscimi se vedi qualcosa di strano, soprattutto controlla che l'uscita di sicurezza sia sgombra.”

“Ok capo, vado subito.”

“Danny, tu e Chin rimanete qui in sala, io e Kono andiamo...”

“Spiegami perchè sempre tu...ha per caso a che fare con il fatto che sei un maniaco del controllo?” disse Danny stizzito.

“No” rispose Steve, finendo di bere il cocktail “è che io ho i riflessi più pronti e sono più forte di te.” Poi, mentre Chin ridacchiava, si diresse verso Kono, le circondò la vita con un braccio e si diresse verso la tenda viola, venendo prontamente fermato da un bodyguard. Steve si voltò verso il proprietario, che fece cenno di proseguire, così i due agenti si ritrovarono nel retro del locale, dove era evidente il motivo della fama del posto: oltre che a ballare, le ragazze si prostituivano con i clienti più facoltosi. Scese le scale, Steve e Kono cominciarono a guardarsi intorno, sperando di individuare Natasha, ma notarono che l'uomo alla porta li guardava, così camminarono fino alla fine del corridoio, entrando in una piccola stanzetta.

“Ok, l'hai per caso vista quando sei arrivata?” chiese l'uomo a Kono.

“No, qui non c'era nessuna che le somigliasse. Forse viene più tardi, quando cominciano ad arrivare i clienti più importanti, quelli che pagano bene.”

“Sì, hai ragione. Lori, dimmi qualcosa.”

“Ho fatto il giro dell'isolato, tutto libero. L'uscita era bloccata, ma ho sistemato tutto, ora...ehi, aspetta...sta arrivando una macchina adesso, stanno scendendo quattro ragazze e due uomini, una somiglia molto a Natasha, ha una pelliccia bianca, stanno entrando adesso.”

Kono e Steve si sporsero appena dalla porta, e videro passare il gruppo, con in tesa una bellissima ragazza bionda, che si fermò davanti a Brennan, andato ad accoglierli. Dopo qualche parola, il gruppo si divise due ragazze entrarono in sala, mentre Natasha, l'altra ragazza e i due uomini presero ad avanzare nel corridoio; mentre passavano, la ragazza guardò verso Kono e Steve, quasi a supplicarli di aiutarla.

“Ragazzi, cercate di uscire senza farvi notare e raggiungete Lori, poi entrate dalla porta sul retro, prendiamo Natasha e le ragazze e le facciamo uscire da questo incubo.” disse Steve, risoluto.

In pochi minuti i Five-0 entrarono in azione, facendo irruzione nelle stanze, dove trovarono personaggi più o meno noti dell'alta società di Honolulu in atteggiamenti non propriamente consoni alla posizione occupata. Kono e Lori si occuparono delle ragazze, aiutando i paramedici che erano arrivati nel frattempo. Nell'ultima stanza trovarono Natasha che, quando li vide, scoppiò a piangere e poi si accasciò sul letto, svenuta. Steve e Danny, compreso che era tutto sotto controllo, andarono in sala a cercare il proprietario, ma inutilmente: Brennan, al primo avviso di pericolo, era scappato, mollando il locale nel delirio più totale.


Finita l'operazione, i Five-0 si diressero all'ospedale, dove Natasha era stata ricoverata, e dove la trovarono sedata, sorvegliata a vista da un agente e dal fratello.

“Signor Petrov, come va?”

“Bene. Ora dorme, ma è stremata. Voglio portarla in Russia, a casa, per farla riprendere.”

“Non so se sarà possibile, abbiamo ancora un caso aperto, dove sua sorella è l'unica sospettata, dobbiamo interrogarla...” cominciò a spiegare Steve, ma venne interrotto dalla giovane donna stesa sul letto.

“Non ho ucciso Percy, io lo amavo...non sono stata io!” disse, agitandosi.

“Natasha, calmati. Spiegami tutto dall'inizio.”

“Sono venuta dalla Russia sei mesi fa, da clandestina. Mi avevano promesso un lavoro, e invece Mitov mi ha venduta a Brennan, e ho sempre lavorato lì. All'inizio ero in sala, come le altre, ma poi quello ha visto che rendevo di più nel retro, così ho cominciato a lavorare solo come...beh, avete capito. Un giorno è arrivato Percy, e abbiamo cominciato a parlare, era così gentile, non come gli altri uomini... anche lui lavorava lì, aveva bisogno di soldi, e così ci siamo innamorati, ma non potevamo farci scoprire dal proprietario, altrimenti ci avrebbe allontanati. Quando ho cominciato a lavorare solo nel retro, Percy si è arrabbiato e ha detto tutto al capo, che gli ha riso in faccia, dicendogli che se voleva avermi ancora, avrebbe dovuto pagare come gli altri, così Percy ha cominciato a lavorare di più, per saldare il mio debito. Gli mancavano pochi soldi per finire, e poi saremmo stati liberi di sposarci, quando Brennan è venuto a dirmi che mi aveva venduta ad un suo amico, sulla Big Island, e che sarei dovuta partire quella sera stessa. Dopo la chiusura però io e Percy siamo scappati, ma al parco il capo ci ha raggiunti e ha cominciato a picchiarlo, e io mi sono nascosta. Quando se n'è andato, mi sono avvicinata a Percy. Stava male, perdeva sangue dalla bocca, ma mi ha detto di scappare, di nascondermi e di andare dalla polizia alla mattina, e poi è morto tra le mie braccia...” la ragazza cominciò a piangere più forte, mentre il fratello la abbracciava.

“Quindi è stato il Brennan a picchiare Adams, e a ucciderlo. Ma le coltellate?”

“Poco dopo è tornato, lo ha colpito con il coltello e gli ha preso il portafogli...” rispose la ragazza, in un sussurro.

“Una cosa non ha senso. Se è stato Brennan, perchè indossava un anello con il simbolo del boss di suo fratello?” chiese Danny.

“Quell'anello lo avevo preso come ricordo quando sono venuta qui, è mio. Forse Brennan l'ha rubato nella mia camera.”

“Forse voleva far ricadere la colpa su qualcun altro. Natasha, perchè non sei venuta subito da noi? I avremmo aiutata!” disse Steve.

“Ho avuto paura. Percy era morto, io non avevo più niente da perdere, ho pensato che tanto valeva tornare a lavorare.” rispose la donna, con gli occhi pieni di lacrime.

“Grazie Natasha, ti lasciamo riposare, torneremo domani mattina per farti firmare la deposizione. Arrivederci.”


Erano le due quando i Five-0 si ritrovarono in ufficio.

“Ragazzi, possiamo andare a dormire? Non mi reggo più in piedi.” disse Kono, appoggiandosi al tavolo.

“Dobbiamo fermare Brennan prima che si imbarchi su qualche cargo. Poi potremmo dormire.” rispose Steve.

“Potremmo bloccare tutte le navi in partenza e arrestarlo tra qualche ora, che ne dici?” disse Danny, sbadigliando, sostenuto da uno sguardo di Chin e Lori.

“Va bene, ma alle sette vi voglio qui. Andate pure.”

Tutti corsero via, senza permettere al capo di cambiare idea, tranne Lori.

“Ehi, tu non vai a casa?”

“Non posso. A casa ci sono mia madre e mia sorella. E' la Vigilia di Natale già da due ore, se provo solo a pensare di venire in ufficio mi bloccherebbero, anche a costo di tagliarmi le gomme della macchina, quindi dormo qui, così alle sette sarò pronto per l'azione.”

“Se vuoi ti ospito io, ho un letto in più, così non ti spacchi la schiena su quel divano.”

“Non ti preoccupare, vai pure.” La donna scosse la testa.

“Sai che ti dico? Resto qui con te, così ti sveglierò io: ci dividiamo il divano, che ne dici?” Steve la guardò, chiedendosi se crederle o meno, ma, vedendo l'espressione della donna, recuperò una vecchia coperta dall'armadio, si sedette sul divano, battendo accanto a sé.

“Accomodati pure.” disse, alzando la coperta. Lori ci si infilò sotto, appoggiandola testa sulla spalla dell'uomo.

“Beh, allora buona notte.” L'uomo si sistemò, cercando di non disturbare Lori, che si era già appisolata, pensando a quanto era bello addormentarsi con qualcuno accanto.

 

 

Il sole hawaiano già aveva invaso la stanza, nonostante fossero solo le sette di mattina, e andava ad accarezzare un paio di piedi che sbucavano da una coperta, buttata malamente di traverso sopra due corpi abbracciati: Steve e Lori, senza accorgersene, si erano addormentati uno nelle braccia dell'altra. Quando Kono, arrivata per prima in ufficio, li trovò, sorrise, e scattò una foto con il cellulare, pensando ad un futuro secondo lei non così lontano, in cui sicuramente quei due sarebbero stati insieme. Poi, senza fare rumore, uscì, per poi sbattere la porta del suo ufficio, in modo che i due si svegliassero.

Entrambi sobbalzarono, e fu solo per la prontezza di Steve che non finirono a terra. Lori, appoggiata al petto del comandante, si stirò, mormorando un buongiorno, a cui l'uomo rispose con un sorriso, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo risvegliarsi su un divano insieme a lei.

“Ragazzi, se volete andiamo noi ad arrestare Brennan, vedo che avete da fare.” disse Danny, infilando la testa nell'ufficio.

“E tu sei convinto che io ti lascerei questo piacere? Scordatelo.” rispose il comandante, aiutando Lori a rimettersi in piedi “Ragazzi, dieci minuti e partiamo, d'accordo?”

Ci vollero solo sette minuti, e i Five-0 si ritrovarono nel piazzale della centrale, affiancati dagli SWAT.

“Allora, dobbiamo catturare Brennan vivo, altrimenti non potrà confermare la versione della ragazza, quindi se sparate, colpitelo a gambe e braccia. Da quello che sappiamo, si nasconde su un cargo malese in partenza al molo diciotto tra un'ora, quindi dobbiamo sbrigarci. E' tutto chiaro?” tutti assentirono, e si misero in viaggio per arrivare al porto.

In meno di un'ora l'operazione era conclusa: Brennan si era rifugiato su cargo, aiutato da un contrabbandiere, che lo avrebbe scaricato nel primo porto in cui avrebbero fatto tappa, con la speranza di riuscire a mettere un bel po' di miglia tra lui e Honolulu, ma Lori e Danny, dopo che Steve, Kono e Chin avevano distratto gli uomini sul ponte, erano riusciti a fermarlo, dopo averlo colpito ad una gamba. Portato in sala interrogatorio, l'uomo aveva provato a difendersi, dicendo che era stata Natasha, ma, vedendo che nessuno badava alla sua gamba insanguinata, aveva barattato la confessione con un viaggio all'ospedale e poi al carcere di Halawa, confermando che aveva ucciso Percy Adams perchè altrimenti sarebbe morto lui stesso: aveva venduto Natasha per saldare un grosso debito di gioco con il proprietario di un casinò-bordello sulla Big Island. Steve quindi lasciò che lo trasportassero in ospedale, poi contattò la polizia di Hilo, a cui passò le informazioni per arrestare l'uomo in questione.

“Ragazzi, ottimo lavoro. Avete la giornata libera.” disse il comandante sorridendo.

“Lo sappiamo, non credere che ci siamo dimenticati che questa sera offri tu, giusto?” rispose Danny.

“Non preoccuparti, ho già mandato Joe e Kamekona a prendere la carne, vi aspetto alle diciotto, d'accordo?”.

“Non preoccuparti, ci saremo. È talmente raro che tu offra qualcosa, che farò un video per documentare il tutto. A più tardi.”

Tutti si diressero alle auto, promettendo di rivedersi di lì a poche ore a casa di Steve.

“Lori, potresti venire con me un secondo? Devo fare ancora una cosa prima. Ci troviamo alla palestra di Mitov, ok?” disse Steve, ricevendo un cenno di assenso da parte della donna. In pochi minuti furono davanti all'entrata, e in altrettanto poco tempo, coadiuvati dalla polizia di Honolulu, avevano arrestato Mitov e i suoi fedelissimi.

“Non potete farlo, sono cittadino russo, voglio parlare con l'ambasciatore.” urlava l'uomo ammanettato.

“Mi dispiace deluderla, ma non credo che l'ambasciatore voglia essere disturbato da lei. E comunque la prostituzione è illegale anche in Russia, figuriamoci qui...chi pensi che voglia aiutarla, dopo che in un anno ha fatto arrivare qui clandestinamente centinaia di ragazze per metterle in strada o nei locali? Si rilassi Mitov, e si goda il Natale, qui alle Hawaii è così bello!” disse Steve, trascinandolo verso una volante, dove lo scaricò malamente, per poi rivolgersi a Lori.

“Allora ti aspetto a casa mia, ok? Alle diciotto.”

“Ci sarò. Devo portare qualche cosa?”

“No, mia madre avrà già provveduto a svuotare la rosticceria, quindi...”

“Ok. Ora vado a dormire, non si sa mai che ci tocchi un'altra partita di Twister. A più tardi.”

 

Finalmente la squadra si riunì a casa McGarrett, dove Steve, munito di grembiule da cuoco, era all'opera dietro ad un barbecue.

“Ragazzi, ben arrivati. Ciao piccoletti! Forza, di là ci sono i succhi per voi.” disse Doris, accogliendo Chin, Malia e i gemelli, che corsero subito in giardino, dove c'era anche la piccola Joan assieme a Mary. Nel frattempo arrivarono anche Danny e Grace, che portava un enorme pacco.

“Tesoro, appoggialo pure di là in salotto, poi esci in giardino, sono tutti lì.” continuò Doris.

Quando erano tutti in giardino a godersi l'aperitivo, suonò nuovamente il campanello.

“Lori, finalmente!” disse Doris, aprendo la porta.

“Scusi il ritardo, signora, ma...”

“Non chiamarmi mai più signora, solo Doris.”

“Ok, Doris...comunque, buon Natale.”

“Anche a te. Forza, entra, manchi solo tu.”

Appena Lori arrivò in giardino, il sorriso di Steve si fece più ampio.

“Finalmente sei qui, ora ci siamo proprio tutti!” disse, salutandola. “Così potrete fare la gara, tu e Danny.”

“Che gara?” chiese Lori stupita.

“I pancakes, non ti ricordi?”

“E io che pensavo fossi felice di avermi qui come ospite! Ammettilo, mi hai chiamato solo per i pancakes!” disse Lori, prendendolo in giro.

“Unisco solo l'utile al dilettevole.” rispose il comandante, guardandola intensamente.

“Ehi chef, allora? Queste bistecche arrivano o no?” chiese Danny, comodamente seduto.

“Ancora qualche minuto, poi vi renderete conto della perfezione di questo barbecue.”

“Stevy, non essere impertinente... e sbrigati, abbiamo fame da morire!” disse Mary, facendo ridere tutti.

Finalmente il barbecue era pronto: la famiglia allargata si accomodò allegramente, ridendo e scherzando, finchè i bambini, seguiti a ruota da Steve e Danny, non organizzarono una battaglia di tiro della mollica, che si concluse non appena Doris scoccò uno sguardo vagamente minaccioso al figlio e a Danny. In quel momento suonò il campanello, e fecero il loro ingresso anche Kono e Adam, con la piccola Leilani.

“Ragazzi, Mele Kalikimaka a tutti!” disse Kono, mettendo giù la figlia “Tesoro, vai di là, guarda, ci sono Kei e Wili, gioca un po' con loro.” poi guardò la figlia sgambettare incerta verso il prato, dove i due gemelli si rincorrevano.

“Siamo in tempo per il dolce?” chiese Adam, accomodandosi.

“Certo, soprattutto siete in tempo per giudicarlo, visto che Danny e Lori si sfideranno sui pancakes.” rispose Steve.

“Pancakes? Non mi sembrano molto natalizi...” disse Kono.

“Lo so, poi ci sono anche i biscotti allo zenzero che ha preparato Grace...comunque ragazzi, la cucina è di là.” continuò il comandante, indicando la porta “Noi vi aspettiamo qui, e poi giudicheremo.”

Poco dopo Lori e Danny riapparvero, portando due enormi pile di dolcetti, che sistemarono davanti all'inflessibile commissione capitanata da Steve. Tutti assaggiarono, nel caso di Kamekona anche più volte, ma alla fine il giudizio fu quasi unanime: Lori aveva vinto, con un punteggio di sei a tre.

“Danno, ti direi che la punizione è lavare i piatti, ma Doris non ti farebbe neanche avvicinare alla cucina, quindi...facciamo che offri tu per una settimana, ok?”

“Non vedo la punizione, visto che lo faccio da quando ci conosciamo...”

“Intendevo per tutti, tutti i giorni, da Kamekona a pranzo.”

“Perfetto. Gracie, tesoro, se non dovessi avere abbastanza soldi per mandarti al college, sai a chi devi chiederli, d'accordo?” tutti scoppiarono a ridere, sazi e felici.

Tutti erano talmente assonnati che, quando Grace e Kono proposero dei giochi, tutti le guardarono stupiti, per poi tornare a sdraiarsi in panciolle al sole, oppure a discutere dell'ultima partita vista. Erano ormai le undici quando la piccola folla che aveva invaso casa McGarrett cominciò a dileguarsi, dirigendosi verso casa: Danny fu il primo ad uscire, poiché doveva riaccompagnare Grace da Rachel; anche Mary salutò, per poi caricarsi la piccola Joan in spalla, seguita da Adam con Leilani e da Chin, che trascinava i figli, semi catatonici. Steve salutò tutti, ringraziandoli, felice di aver passato una così bella serata con la sua famiglia allargata. L'ultima rimasta era Lori, che aveva aiutato Doris a sistemare un po' il disordine che l'allegra brigata aveva portato in casa; nel frattempo Steve era tornato in giardino, e aveva cominciato a sistemare il barbecue e le sedie, disseminate per il prato.

“Ehi, capo, allora io vado.” disse Lori, apparendo nella penombra.

“Lori! Credevo te ne fossi già andata.”

“No, ho aiutato un po' tua madre, in cucina sembrava scoppiata una bomba.” rispose la donna, ridendo “E poi, credi che me ne sarei andata senza salutarti?” gli disse, facendosi più vicina.

“No, beh, certo...ehm...beh, allora...” disse Steve, imbarazzato.

“Mele Kalikimaka, comandante.” gli disse la donna, prima di sollevarsi in punta di piedi e deporgli un bacio, dolcemente, sulle labbra. Poi, sorridendogli, si allontanò senza più girarsi. L'uomo, sorpreso, rimase bloccato per qualche secondo, poi si toccò le labbra, sorridendo.

“Mele Kalikimaka.”



Eccomi qui. Capitolo un pò più lungo del solito, ma spero vi piaccia. Grazie a tutti, come sempre. A presto!

  
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