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Autore: Vanilla_chan    10/10/2008    1 recensioni
Orami siamo ufficialmente in guerra!...[...] Ti lasci ancora sfuggire dall’espressioni del tuo viso le tue vere emozioni. Sei incazzata? Io lo vedo. Ti stai mangiando il fegato dall’invidia? Io lo vedo. Hai l’aria triste e sconfitta? Io lo vedo e so il perché.[...] Marco. Il “bottino di guerra”. Il vero motivo per cui siamo l’una contro l’altra....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orami siamo ufficialmente in guerra!

Sai benissimo che io avrei preferito una semplice convivenza pacifica forzata.

E pensare che prima eravamo molto amiche…

Bhè, un po’ mi dispiace per te.

Di solito io non ho l’abitudine di fare prigionieri.

O alleato da difendere o nemico da distruggere.In questo caso non ci sono vie di mezzo.

E tu hai ancora molto da imparare.

Ti lasci ancora sfuggire dall’espressioni del tuo viso le tue vere emozioni.

Sei incazzata? Io lo vedo.

Ti stai mangiando il fegato dall’invidia? Io lo vedo.

Hai l’aria triste e sconfitta? Io lo vedo e so il perché.

Mors tua, vita mea.

Più ti indebolisci, più fai trasparire le tue emozioni, più io ne acquisisco forza, decisione. Come in una proporzione inversa.

Tu non sei un’ottima attrice, ma neanche una mediocre, io si.

Non è vanità la mia, è la semplice e pura realtà. Con il passare degli anni, ho acquisito esperienza, ho imparato anche a provare forti emozioni interiormente e riuscire a mostrarne le opposte esteriormente.

Avevo già una mezza idea di dichiararti guerra apertamente, ma non mi andava, non ne avevo voglia. Sarei passata dalla parte del torto. Mentre pensavo ad un modo per spingerti all’offesa, mi sei venuta incontro e hai ufficialmente aperto il fuoco con quel tuo sorrisino da stronzetta che ti sei stampata in faccia davanti a me, in un momento decisamente inopportuno.

Se solo non ti fossi girata e non mi avessi sorriso a quel modo, io no sarei passata alla controffensiva.

Avevamo passato un’intera giornata nel centro sportivo di Lucca per affrontare una gara di nuoto. Io non avevo potuto parteciparvi perché ero influenzata, ma avevo comunque deciso di venire a sostenere il mio gruppo.

Ci eravamo dovuti alzare molto presto per raggiungere il posto e solo alle 19,30 Marco aveva gareggiato nell’ultima categoria maschile.

Marco. Il “bottino di guerra”. Il vero motivo per cui siamo l’una contro l’altra.

Ecco il pullmino.

È stata una bella idea noleggiarlo per venire alla gara. 9 posti. Siamo giusto in 9.

Posate le borse nel bagagliaio. Sto per salire. Senza neanche farlo apposta, sembra che i posti siano già stati assegnati. Luca e Stefano sono seduti nella fila centrale e Chiara in quella posteriore. Salgo e mi siedo vicino a Chiara. Tu hai posato la borsa per ultima e Marco è rimasto indietro per chiuder il portellone. Mancate solo voi 2. Rimangono solo due posti separati. Non potete sedervi vicini.

Che peccato!

Uno davanti e l’altro dietro. Nel migliore dei casi Marco si sarebbe seduto vicino a me, nel peggiore, convivenza pacifica forzata con te.

Rimani un po’spiazzata vedendo i posti già occupati. Mi tiri un’occhiata dispettosa e dici “Io mi siedo dietro!”. Okay. Nessun problema. Ovvio, avrei preferito Marco, ma per farti rimanere male e non darti soddisfazione, sfodero un sorriso genuino e allegra ti dico “Ciao Marta!”. Mi rispondi con un “Ciao Giulia…” annoiato e non sostieni il mio sguardo.

Marco sale e sta per chiudere la portiera, ma tu starnazzi un “No, sto io davanti!”.

Gentilmente lui ti cede il suo posto e viene a sedersi vicino a me.

Gesto di cortesia nei miei confronti? No! Non sono così ingenua! L’hai fatto apposta! Ti stai preparando per farmi un dispetto!

Appena ti siedi sul sedile la tua voce da oca ubriaca comincia ad urlare

“HO FREDDO! MA CHE FREDDO! HO FREDDO!”

CHISSENE FREGA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

L’hai fatto apposta! Hai visto che Marco dopo la doccia non si è infilato la felpa e l’ha tenuta in mano fino ad adesso. Tu la vuoi! Vorresti vincere questa piccola battaglia!

Logicamente Marco ti offre la sua e tu l’accetti con un diabetico* “Grazie Marco!” e abbozzi una risatina. Cortesemente lui te la sistema addosso, dal sedile di dietro ti sfrega un po’ le braccia per scaldarti un po’ e ti chiede “Così va meglio?”. Tu ridacchi ancora.

Quanto inizio ad odiare la tua risatina! Ti tiri su con la schiena, ti giri verso di noi e dici “Si, grazie…”. Okay. Fin qui niente di allarmante, se solo tu non ti fossi rivolta verso di me e mi avessi fatto quel sorrisetto che io tanto odio, come per dire “Visto?! Io ce l’ho e tu no!”

In realtà, sei invidiosa marcia perché io, che non ho potuto fare la gara, sono rimasta con lui tutta la mattina, visto che lui la gara l’avrebbe avuta sicuramente di pomeriggio. E anche del fatto che, anche se ho l’influenza lui mi abbia detto che adora la mia voce anche così.

Bè, che sia per questo o meno, tu hai firmato la tua dichiarazione di guerra con quel sorriso.

Nonostante le mie grandi doti di autocontrollo, sapevo che non sarei riuscita a trattenere le emozioni per molto, ma per non dartela vinta comunque, per la seconda volta ti sorriso gentilmente, facendo finta di non aver capito la tua provocazione.

Sentivo la rabbia salirmi su dallo stomaco. Presto mi si sarebbe potuta leggere negli occhi, per questo li chiudo e mi preparo per appisolarmi, senza appoggiarmi a nessuno, anche se avrei voluto. Sento che anche Marco si sistema per riposare. Due orette di sonno non avrebbero potuto farmi altro che bene.

Solo Chiara non dorme mai in pullman, per questo si infila le cuffiette e si mette ad ascoltare la sua musica preferita, l’house, ovviamente con il volume a palla. Per quanto mi concentri non riesco a fare a meno di sentire anche io le canzoni di Chiara. Dopo cinque minuti passati a sopportare quel rumore che mi martellava nei timpani, non resisto e tiro una botta a Chiara, che, ancora rintronata dalla sua stessa musica, mi chiede “ vuoi ascoltarla anche tu?!” e mi infila un’auricolare nell’orecchio. Rimango stordita da quel rumore e ci metto un po’ a realizzare. Sto per risponderle ma una voce si sovrappone alla mia. “non vuole ascoltarla; vorremmo dormire. Per favore abbassa!”. È Marco. Ha risposto al posto mio e oltretutto ha appoggiato la sua spalla alla mia. Autocontrollo. Non mi rimaneva che rimanere immobile per tutto il viaggio per non perdere quel minimo contatto fisico. Non sono nè comoda nè scomoda, ma ad un certo punto la mia spalla ha un leggero spasmo. Marco mi chiede “Ti do fastido?”.

Ma stai scherzando?!?!?

TU?!

FASTIDIO A ME?!?!

Ma quando?!?!?!?....

Questa reazione mi sembrava un po’ esagerata, allora gli rispondo con un semplice “No no”, non senza ricavarci qualcosa. Senza che il mio cervello e i miei muscoli si mettano d’accordo, mi giro verso di lui e appoggio la testa sulla sua spalla.

“Sei comoda?”

“bè, si…”

Allora anche lui appoggia la sua testa alla mia. È un vero peccato, cara Marta, che tu stessi già dormendo e non abbia potuto assistere a questa scena. Sarei passata ad un 1:0 in un attimo. Il viaggio trascorre tranquillo. Molto probabilmente mi addormento, anzi sicuramente, perché la cosa che mi fa sobbalzare è la voce cavernosa di Francesco, l’autista, che grida “Sveglia! Sveglia! Siamo arrivati!”

Cosa?! Siamo arrivati dove? Ancora mezza addormentata faccio dei miei occhi una fessura e sbircio il luogo in cui siamo arrivati.

Guarda che strano.

Mia cara Marta, devi scendere.

Ti è piaciuta la compagnia della felpa? Beata te! Non sai quanto ti invidio!

 

Ormai mi sto svegliando, mi tiro su? No, sarebbe troppo facile, perderei un’occasione per farti mangiare il fegato. Se devo tirarmi su, lo farò solo dopo che tu sarai scesa e mi avrai vista in quella posizione! Resto lì ma faccio in modo che di nascosto possa tenere gli occhi aperti e guardare la tua reazione. Anche Marco si è svegliato con quel frastuono. Apri la portiera e scendi. Ti sei già tolta la sua felpa.

Hai freddo? Ora è un tuo problema.

Gentilmente vuoi ridargliela e ti giri verso di lui.

Che ti prende?

Ti sei paralizzata nel vedermi accoccolata su di lui?!

Hai ancora freddo?

No, credo di no. In questo momento il sangue ti sta ribollendo nelle vene per la rabbia e io lo vedo. Dai, in fondo “grazie” a me ora non hai più freddo. Giusto?

Tutto questo accade mentre tu hai ancora la sua felpa in mano. Lui, non molto convinto, con una voce mista tra il sonno e l’indifferenza, ti dice “Se hai ancora freddo puoi tenerla…”.

Che divertente assistere a questa scena!

Vedo un tuo zigomo contrarsi di rabbia, allora entro in scena io. Prima ti guardo negli occhi e ti restituisco il tanto amato sorrisino che mi hai rivolto alla partenza, poi mi stringo ancora di più addosso a Marco e richiudo gli occhi. Non posso vederti, ma la tua reazione è talmente prevedibile che ti sento lanciare la felpa addosso al povero Marco e andartene via stizzita dopo aver recuperato la tua borsa.

Credi con quel gesto di aver catturato la sua attenzione? Se lo vuoi credere fai pure, ma nel caso tu lo volessi sapere, Marco, dopo aver ripiegato con cura la felpa, non si è minimamente curato di te e si è riappisolato su di me, fino alla mia fermata.

Mi dispiace tu sia dovuta scendere così presto, avrei preferito che assistessi anche all’ultima scena.

Giustamente mi ero riaddormentata e non ho sentito quando il pulmino si è fermato proprio davanti a casa mia.

Vengo svegliata di soprassalto dalle urla di tutti che dicono “GIULIA! GIULIA! SEI ARRIVATA A CASA! SVEGLIATI!”.

Se c’è una cosa che non sopporto è quando qualcuno mi urla contro per svegliarmi!

Di contro inizio a mugugnare qualcosa perché voglio che la smettano di urlare così, intanto continuo a non volermi alzare. “smettetela di urlare!- penso- avete svegliato anche Marco!”. Lo sento che si tira su sul sedile. Poco dopo sento qualcuno che mi fa una lieve carezza e mi sussurra “Giulia, sei arrivata a casa. Devi scendere…” Era Marco. Molto mielosamente gli rivolgo un sorriso che lui ricambia.

Penso anche a te. Mi sarebbe piaciuto vedere di nuovo quel tuo zigomo contrarsi di rabbia.

Scendo dal pulmino. Attraverso la strada ed entro dal cancelletto. Sono a casa. Distrattamente saluto i miei ed entro in camera. Affogo per 5 minuti nel mio brodo di giuggiole e poi penso subito a come potermi guadagnare un’altra vittoria in questa nostra piccola grande guerra.

Giulia-Marta: 1-0 netto per me!...

 

To be continued…

_______________________________________________________________Fine_____________

 

*diabetico:di solito utilizzo questo termine quando qualcosa o qualcuno è talmente mieloso, zuccheroso, dolce da far venire il diabete…capito il senso?...^__^

 

Ragazzi, questa è la mia prima one_shot… spero siate magnanimi…^_^…

Se proprio vogliamo dirla tutta, non è veramente la prima, è solo la prima che pubblico… questa diciamo che è nata un po’ così a caso…^_^

 

Qualche parola sulla storia…

Come mi è venuta in mente la trama?...la trama non mi è venuta in mente… è soltanto la versione “romanzata” di quello che mi è successo una sera di ritorno da una gara…cosa c’è di vero?...praticamente tutto a parte i nomi, i luoghi e il tipo di sport… il resto è stato tutto personalmente sperimentato!!!...^__^…soprattutto la rabbia!..^__^

 

Se questa one_shot ha preso vita, devo ringraziare la Mana_chan (mia compagna di classe) che quando gliel’ho raccontata pensava fosse una storia e mi ha suggerito di scriverla… ma sì, facciamo sapere a tutta la comunità di EFP una delle mie tante disavventure sentimentali!!!...^__^

 

2 parole sul “to be continued”… non ho in mente di scriverne altre di questo genere, ma sapendo come sono le battaglie sentimentali….praticamente delle guerre infinite!!!

…poi ho voluto aggiungerlo perché alla fine della storia mi faceva molto “cool”….come del resto la citazione in latino (cari secchioni [..^__^..] della community, perdonatemi gli errori, ma di solito le versioni le copio dal quaderno della mia amica, non mi sforzo a farle…^__^)…

 

ecco, ora sapete anche che sono una chiacchierona prolissa…^__^

 

Alla prossima! >__<

La vostra *Vanilla*

  
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