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Autore: Mary P_Stark    06/10/2014    5 recensioni
Autumn Hamilton, Guardiano dell'Aria e fratello ribelle del clan guidato dal serioso Winter, vive ormai stabilmente da tempo a Tulsa, la patria dei Tornado. A guida di un gruppo di Cacciatori di Tornado, studia il sistema di poterli governare, controllare, esaminare senza pericolo. La sua vita procede apparentemente liscia come l'olio, lontana dagli affetti che tanto l'avevano ferito anni addietro, anche se l'incontro recente con Summer ha lasciato strascichi nel suo animo. Possibile che il suo odio per Winter sia stato inutile, vano? Autumn non lo crede, ma il tarlo del sospetto è ormai presente dentro di lui, e sarà Melody ad aiutarlo, in principio in modo del tutto inconsapevole, a venire a capo di questo mistero. E, al tempo stesso, a riportarlo a una vita vera, una vita che vale la pena di essere vissuta. Ma ombre oscure sono in agguato, e per Autumn e Melody non sarà così semplice scoprire la nuova via per la felicità, così come per gli altri gemelli Hamilton. -QUARTA PARTE DELLA SAGA "THE POWER OF THE FOUR" - Riferimenti alla storia presenti nei racconti precedenti.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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9.
 
 
 
 
 
Doveva loro davvero più di una spiegazione sommaria, visto il mezzo tifone che si era scatenato nel giardino.

Era anche fortunato che, gli unici due testimoni oculari, erano prima di tutto suoi amici.

Figurarsi se ci fosse stato anche qualche vicino, a testimoniare della sua davvero singolare unicità.

Nel rientrare in casa assieme a Storm - che lo fissò preoccupato - , Melody e Robin, Autumn raccolse mentalmente le idee, ma nulla lo aiutò a chiarirsele.

Forse, perché il contraccolpo psichico era stato maledettamente forte, e il suo cervello faceva ancora fatica a riprendere un ritmo normale.

Ma che diavolo aveva combinato, la nonna? E c'erano di mezzo anche gli altri vecchi Guardiani? Zia Brigidh sarebbe riuscita a parlare con sua madre, o l'avrebbero buttata fuori a calci dal castello?

Non lo sapeva, ma era ancora troppo stordito per cercare di mettere in piedi anche una sola congettura sensata.

“Sedetevi, per favore, non sarà una cosa semplice da sopportare, o credere” mormorò a quel punto Autumn, crollando letteralmente sulla sua poltrona preferita.

Melody lo fissò turbata e sì, ansiosa.

“Sicuro di non aver bisogno di nulla? Sei ancora così pallido!”

“E' il flusso di potere che ritorna nella norma” borbottò lui, reclinando indietro il capo per poggiarlo contro lo schienale arrotondato. “L'Elemento dell'Aria è al mio soldo, ne detengo il potere assoluto e, grazie a ciò che ho nel sangue, io lo governo.”

Ciò detto sospirò, si passò una mano sul viso stanco e proseguì nel suo racconto.

“I miei antenati hanno nomi che si perdono nella notte dei tempi, e hanno origine divina quanto ancestrale. La mia famiglia è stata beneficiata del dono del governo degli elementi e, in ogni tempo, esistono sempre quattro guardiani degli Elementi. Nel nostro tempo, noi gemelli deteniamo il governo degli Elementali di ogni genere. Inoltre, mio nipote Malcolm è il Centro del Cerchio di Potere, il Guardiano dello Spirito, colui che detiene il governo dell’Anima.”

Melody e Robin si guardarono confusi e vagamente preoccupati, forse credendolo pazzo o pericoloso, ma Autumn non vi fece caso.

Max non l'aveva presa meglio, quando Summer gli aveva raccontato tutto.

Eppure, era riuscito a cavarsela egregiamente, ed era sicuro che anche loro avrebbero potuto assimilare quella scomoda verità.

Dopo un po’ di tempo e tranquillanti, almeno.

“Discendiamo dai Tuatha de Dannan, una stirpe di antichi dèi guerrieri di origine celtica. Arianrhod, colei che regge la Ruota del Destino, è la nostra guida e protettrice, e a Lei noi dedichiamo le nostre preghiere.”

Si interruppe un attimo, levò una mano per interrompere qualsiasi loro replica e, muovendo le dita come se stesse suonando, mormorò: “Questo è un esempio di quello che posso fare.”

L'arpa nell’angolo del salone prese a suonare, e le corde si mossero in assonanza con i movimenti di Autumn, ancora fermo sulla poltrona.

Melody sobbalzò sconvolta, mentre Robin diventava pallido come un cencio, forse pronto a darsela a gambe.

Il Guardiano, però, non smise di suonare la dolce, straziante melodia che stava ammorbando l’aria.

Era vitale che capissero… che vedessero.

Mel, allora, balzò in piedi, raggiunse l'arpa e la osservò con aria ammirata, incredula e affascinata assieme.

Sollevò una mano per avvicinarsi alle corde e, a sorpresa, avvertì sulla pelle uno strano ricircolo d'aria. Come il solleticare di mille piume morbidissime.

“La muovi tu... l'aria, intendo...” mormorò, osservando colpita il viso concentrato di Autumn.

“E' così che la suono. Non è a batteria, non è un gioco di prestigio. E' magia pura. Quella arcana, millenaria, appartenuta da tempi immemori alla mia stirpe, al mio retaggio” dichiarò sommessamente lui, interrompendo il suono dell'arpa semplicemente chiudendo la mano a pugno.

Robin allora emise un esile e tremulo sospiro mentre Melody, più coraggiosa, sorrise eccitata e piena di curiosità.
In pochi, rapidi passi fu da lui e abbracciò Autumn al collo, esclamando: “Fai qualcos'altro, ti prego!”

“Mel, insomma!” sbottò suo zio, fissando ancora parecchio frastornato il suo strano amico, che ora gli appariva decisamente uno sconosciuto.

“Scusa” fece la lingua lei, baciando Autumn su una tempia. “Io non ho paura, sono solo affascinata. Sei un mago, quindi? Puoi anche far comparire e scomparire le cose?”

La stramba euforia di Melody, unita alla sua totale sincerità, fecero sorridere Autumn che, afferratala a un braccio, se la prese in grembo sotto gli occhi accigliati di Robin.

“Io governo solo l'aria, Mel.”

Solo? Direi che è più di quel che riesco a fare io!” rise a quel punto lei, battendo le mani come una bambina felice.

Autumn semplicemente la adorò.

Non era spaventata, disgustata, inorridita da quella sua peculiarità.

Anche se poteva essere solo una reazione istintiva quanto passeggera, a cui avrebbe potuto seguire un crollo emotivo, poco importava.

In quel momento, era felice di vederla serena, eccitata e deliziata dal suo dono così speciale.

Robin era tutt'altro affare.

Appariva divorato dall’ansia, deciso suo malgrado ad ascoltarlo, pur se nei suoi occhi brillava la luce dell'insicurezza e della paura.

“Smettila di guardarlo come se fosse un mostro, zio!” sbottò Melody, sorprendendo i due uomini per la sua veemente sollecitudine. “Non ci ha detto che è il Dio della Distruzione, Satana, o un demone! Ha dei poteri soprannaturali, e allora? Non ci ha mai fatto del male e, anzi, cerca di usare i suoi doni per aiutarci.”

Volgendosi poi verso Autumn, aggiunse: “Perché è questo che stai cercando di fare cacciando tornado, vero?”

“Sei davvero troppo intuitiva, per i miei gusti” ridacchiò lui, avvolgendole la vita con le braccia per tenerla stretta a sé.

“Ehi, dico! Vacci piano! Sono presente io, amico!” brontolò Robin, pur con tono abbastanza calmo.

Autumn, allora, allentò la presa e mormorò: “Scusa se l'hai saputo così, Rob. Non volevo sconvolgere nessuno, per questo non ne ho mai parlato. Inoltre, come capirai anche da solo, questa cosa non può finire sulla bocca di tutti, o diventerei una cavia da laboratorio nel giro di un giorno al massimo.”

“Questo è sicuro... figurati se non tenterebbero di aprirti in due il cervello, quelli della CIA” brontolò Robin, annuendo torvo.

Si passò entrambe le mani sulla testa, nervoso come neanche di fronte a un F5, ma non fuggì.

“Appunto. Per questo, non mi presento dicendo 'salve, mi chiamo Autumn, e sono il Guardiano dell'Aria'. Primo, mi manderebbero al manicomio, secondo, potrei rischiare di finire su un tavolo di qualche laboratorio,… cosa che preferisco evitare.”

Lo disse con un mezzo sorriso, ma c'erano timore e verità nel suo tono di voce.

“Io e lo zio non ne faremo parola con nessuno. Te lo promettiamo” asserì con vigore Melody, sorridendogli comprensiva.

“Ne sarei lieto... anche perché, abbiamo dei sistemi di preservazione del segreto non proprio simpatici” storse il naso lui, facendoli accigliare entrambi.

Autumn fu così costretto a parlar loro di Mæb, dell'anziana Guardiana dello Spirito, che aveva libero accesso a qualsiasi anima vivente, a qualsiasi pensiero cosciente.

Quando spiegò cosa fosse in grado di fare, nessuno dei due si ritrovò a sorridere, alla fine della spiegazione.

“Di certo, ora so perché nessuno vi ha mai scoperti prima” borbottò Robin, infilando un dito nel colletto della maglia per allargarlo, sentendosi improvvisamente mancare l'aria per respirare.

“Beh, una nostra prozia, vissuta al tempo dell'Inquisizione, finì sul rogo, in effetti. Ma era una Dominatrice del Fuoco, per cui...” scrollò le spalle Autumn, non terminando la frase. Lasciò in sospeso il finale.

“Oh” esalò Melody, tappandosi la bocca con aria scioccata.

“Cristo, che storia assurda!” sbottò a quel punto Robin, levandosi in piedi per camminare un po'. “Ho bisogno di bere.”

“C'è della birra, in frigorifero. Serviti pure” asserì Autumn, comprendendolo senza problemi. Al posto suo, avrebbe tirato testate contro il muro.

“Lo farò di sicuro” brontolò l'uomo, andandosene a grandi passi verso la cucina.

Rimasto solo con Melody, lui la scrutò nei suoi chiari occhi di ghiaccio e mormorò: “Sicura che la cosa non ti sconvolge?”

“Un po' sì, ammettiamolo, ma è tutto molto eccitante, al momento. Magari, domattina, quando mi sveglierò al tuo fianco, sarò un poco più sconvolta, ma ora mi sto godendo l'idea che l'uomo che mi piace è un mago... o uno stregone. Come vi chiamate, in effetti?”

Gli pose la domanda con un sorriso, e con occhi che brillavano di eccitazione e curiosità, e Autumn non poté che risponderle.

“Siamo Guardiani, o Dominatori. Abbiamo anche nomi più specifici, ma non possiamo usarli al di fuori di un Cerchio di Potere, perché scatenerebbero forze ingovernabili.”

Melody sospirò di sorpresa, rammentando quella strana serata, la richiesta concitata di Autumn perché non usasse i loro nomi in gaelico, e comprese.

Gli carezzò le guance con dolcezza e, baciatolo delicatamente sulle labbra, mormorò: “Non mi fai paura, Guardiano dell'Aria, davvero. Sono ammirata, questo sì, ma non spaventata.”

“Ne sono lieto.”

“Quel che è successo prima, quindi, cos'era? Summer mi sembrava parecchio agitata, al telefono” si informò la giovane, tornando seria.

Aggrottando la fronte, Autumn ammise: “Non lo sappiamo. Non è mai successo prima e, da quel che posso percepire, c'è di mezzo mia nonna, ma non ne so molto di più. In qualche modo, si sta schermando da me. Nostra zia partirà domani per andare a Dublino, e tentare di scoprire cosa sta combinando, ma non credo che avrà molto successo.”

“Come mai proprio vostra zia?”

“E' un’altra lunga storia” ironizzò lui, sperando non le chiedesse altro.

Lei però lo baciò teneramente sulla bocca e, sorniona, sussurrò: “Ho tutta la notte per farti parlare. E ci riuscirò, stanne certo.”

Autumn non mise in dubbio le sue parole neppure per un istante. Sapeva, fin da quando le aveva dato quel primo bacio, di essere perduto in lei. E per lei.

 
∞∞∞
 
“E così, Erin e Win erano promessi. Miseriaccia, che casino!” sospirò Melody, scuotendo il capo contro la spalla nuda di Autumn. “E tu eri innamorato di lei...”

“Come hai giustamente condensato tu, un gran casino” ammise lui, avvolgendola con un braccio per poi sospingerla sopra di sé. “Ma non ho intenzione di parlare di loro due mentre sono a letto con te.”

“Non vuoi riconciliarti con lui? Con Winter, intendo.”

Il labbro inferiore le sporse malizioso e lui, dandole un buffetto, sorrise e scosse il capo.

“Non mi piegherò ancora alle tue richieste. Devo mantenere un po' di controllo sulla mia vita, per la miseria!”

Lei rise nel chinarsi per baciarlo sulle labbra e, condiscendente, asserì: “Sì, hai ragione, sono stata davvero cattiva a prevaricarti a questo modo. Che ragazza brutale che sono.”

“Un vero demonio” annuì lui, carezzandole i fianchi e le natiche con fare sensuale.

Melody socchiuse gli occhi e, dopo un istante, lasciò che lui la penetrasse con lente, morbide spinte, che la fecero sospirare di delizia.

Non voleva spingerlo oltre. Già farlo parlare di Winter ed Erin, era stato uno scoglio difficile da superare.

Non desiderava che vecchi incubi tornassero a invadere la sua mente, e solo perché lei voleva sapere, conoscere ciò che l'aveva legato a Erin.

Si sentiva sciocca a essere gelosa di una donna morta, soprattutto perché Autumn aveva scelto solo lei, dopo la morte della sua amata.

Eppure, il dubbio le rimaneva, e questo la faceva sentire egoista e cattiva.

Non poteva limitarsi ad amarlo, senza pretendere nulla di più?

Già il fatto che Autumn l'avesse baciata, avesse deciso coscientemente di rinunciare al suo stato monacale auto-imposto per stare con lei, doveva bastarle, eppure no.

Lei voleva di più. Come al solito, non sapeva accontentarsi.

Certo, quello che lui aveva detto solo qualche sera prima, poteva essere una riprova dei suoi sentimenti per lei, ma voleva sentirglielo dire.

Sei proprio perfida, Melody, pensò miserevolmente, sospirando.

“Non voglio che tu sia triste, mentre fai l'amore con me” le ordinò lui, capovolgendo i ruoli e ponendosi sopra di lei, imponente, fiero e selvaggio.

Un vero guerriero. E lui era di stirpe antica e divina.

Il solo pensarci la fece fremere.

Sto facendo l'amore con un dio, pensò, e la sua mente si perse.

Gridò il suo nome, lo graffiò sulla schiena mentre le emozioni si facevano troppo forti per essere sopportate in silenzio e, quando venne assieme a lui, seppe di essere perduta.

Lo amava senza possibilità di scampo alcuno e, che lei fosse dannata, lo avrebbe trascinato via con sé fino all'ultimo.

Non voleva affrontare quell'inferno da sola. Non stavolta.

 
∞∞∞

“... quindi, siamo sicuri che non sverrai un'altra volta, oppure che scatenerai tu un tornado? No, perché sai, la mia pellaccia, e quella della mia nipotina, dipendono anche da questo” terminò di dire Robin, mettendo fine alla sua filippica.

“Ora che so cosa può succedere, non sarò impreparato in caso di un secondo attacco, perciò no, non farò esplodere l'Oklahoma per errore” lo rassicurò Autumn, sorridendogli nel caricare l'ultima sacca sul pick-up.

Melody era ancora in casa e, per qualche motivo, la cosa lo turbò.

Lei, di solito, era sempre la prima a uscire, quando c'era da lavorare.

Quel giorno, invece, non si era ancora fatta viva.

Era passata una settimana dalla sua confessione shock, ma nulla sembrava averla turbata.

Né il venire a sapere tutta la verità, né lo scoprire quanto, in passato, avesse amato platonicamente Erin.

Forse, avrebbe dovuto dirle che quell'amore non c'era più, che era stato sostituito da qualcosa di più forte, di più dirompente... e che lei ne era l'unica causa.

Ma era anche dannatamente presto, non c'era fretta. Avevano una relazione da poco, non c'era bisogno di metterle addosso tutta quell'ansia.

Si impose perciò di non curiosare, di lasciarle i suoi spazi e, quando finalmente la vide uscire assieme a Storm, le rivolse un sorriso radioso e felice.

Lei rispose con uno altrettanto gioioso, ma qualcosa nel suo sguardo gli disse che, quello strano ritardo, non era dipeso dal rifarsi il trucco leggero, o dal cambiarsi la maglietta.

Qualcosa non andava.

Anche Robin parve di quell'avviso, perché la fissò ansioso e preoccupato.

La giovane, però, mandò entrambi al diavolo con una spallucciata, asserendo serafica: “Si vede che voi non ne capite niente, di ciclo mestruale. Fa male, se nessuno ve l'ha detto.”

“Oh” esalarono entrambi, distogliendo pudicamente lo sguardo.

Se c'era una cosa che metteva a tacere gli uomini, erano le mestruazioni, e tutto quello che vi era connesso.

Soddisfatta, Melody si arrampicò sul pick-up dopo aver salutato Storm e, quando anche Autumn fu salito al posto di guida, esclamò: “Si parte!”

“Sei maledettamente eccitata, per una che sta andando incontro a una tempesta coi fiocchi” le fece notare lui, mettendo in moto.

Sulla strada, la jeep di Robin prese vita e, assieme, si avviarono per uscire da Tulsa e dirigersi verso sud, in direzione di McAlester.

Lei sorrise, accese la radio e, piena di vitalità, cantò in coro con una cantante country che Autumn neppure riconobbe, tanto era perso ad ascoltare la voce trillante di Melody.

Il suo nome era davvero adatto; aveva la voce melodiosa di un angelo.

O di una fata.

A quel pensiero, sorrise e, tra sé, disse: “Erin aveva davvero ragione.”

“Come, scusa?” si intromise Mel, smettendo di cantare prima di abbassare il volume della radio.

“Ti ho detto di come Winter l'abbia legata alla bruma coi suoi poteri, no?” la informò lui, trovando quasi ridicolo come, ormai, riuscisse a parlare del fratello senza farsi venire l'orticaria.

Melody aveva fatto davvero un mezzo miracolo, con lui.

“Sì. E trovo la cosa davvero incredibile” assentì lei, tutta sorridente.

“Beh, è venuta a farmi visita, un po' di tempo fa, e mi ha fatto notare alcune cosette... su noi due.”

“Cosa?!”

La sua esplosione furente lo fece scoppiare a ridere e, nell'asciugarsi una lacrima di ilarità, esalò: “Calmati! Non è venuta per rivendicarmi o chissà che cosa, ma l'esatto contrario. Ero preoccupato, perché pensavo di aver sfogato su di te troppi anni di digiuno sessuale, di aver tradito la tua fiducia, o i miei sentimenti per Erin. Insomma, come diresti tu, mi stavo facendo delle seghe mentali.”

“Meno male che te lo dici da solo. A me sarebbe stata bene anche la tua prima ipotesi, sai?” ironizzò lei, ricevendo per diretta conseguenza uno schiaffetto sul ginocchio.

“E piantala, sciocca! Io non sono il tipo che va a letto con chicchessia.  Beh, per lo meno, non da quando lui non ha più il controllo sui miei pensieri, coscienti e non” precisò Autumn, indicandosi le parti basse con un sogghigno dolente.

“E quando è finito il suo predominio?” ridacchiò insolente la ragazza.

“Intorno ai ventisette anni, più o meno” analizzò lui, con fare serafico.

“Oddio, e ricordi pure quando!”

La risata di Melody esplose nell'auto come lo scampanellio allegro di mille pendagli dorati e Autumn, con un sorriso, ringraziò il giorno in cui Robin gli aveva mandato la nipote per quell'assurda tesi di laurea.

Mel lo stava salvando in un sacco di modi ma, soprattutto, gli stava restituendo la gioia di vivere, di condividere pareri e opinioni... e gli stava ridando una famiglia che pensava di aver perso per sempre.

Solo con lei, era riuscito a parlare abbastanza serenamente di Winter ed Erin.

Neppure con le sorelle era mai riuscito a farlo, e di questo gliene era più grato di quanto non riuscisse a dimostrare.

“Comunque...” ansò lei, cercando di riprendersi dal gran ridere. “... cosa ti ha detto, Erin?”

“Di ascoltare il mio cuore, sostanzialmente. E' stata il mio primo amore, e non la dimenticherò mai ma, per l'appunto, è stata.”

Melody si azzittì di colpo, sapendo bene cosa volesse dire con quel tono di voce e, mordendosi il labbro inferiore per l'ansia, mormorò: “Dillo, ti prego.”

Scrutando la strada come se vi fosse nascosto il segreto più importante del mondo, Autumn sussurrò roco: “Ti amo, e non voglio tacere solo perché ci conosciamo da poco, o perché tu sei molto più giovane di me, e forse vuoi fare altre esperienze. Volevo solo che tu lo sapessi. Sono venuto a letto con te perché ti amo, non per altri motivi.”

Melody lasciò che lacrime di gioia scivolassero lungo le sue gote rosse e, con un movimento improvviso quanto pericoloso, si strinse al braccio di Autumn facendolo sbandare.

“Ehi, cavoli, accidenti!” esclamò, ritrovandosi nella corsia opposta con il pick-up.

Sterzando in fretta – e ringraziando la dea per la mancanza di auto in strada – per riportarsi in carreggiata, Autumn fece per rabberciarla, ma le sue lacrime gioiose e il suo sorriso lo portarono ad azzittirsi.

Era semplicemente radiosa, il dolore di quella mattina pareva essere del tutto scomparso.

Nel depositare un bacio sui suoi capelli profumati, mormorò: “Vorrei non ammazzarmi proprio adesso, visto che mi hai restituito gran parte della mia vita.”

Lei strinse gli occhi, sentendosi felice e disperata al tempo stesso.

Accentuando la stretta sul suo braccio, Melody sussurrò emozionata: “Ti amo, ti amo, ti amo, e farò di tutto per rendere bella la tua vita. Per quel che potrò fare, s'intende.”

“Non devi fare nulla, in realtà” rise lui, ignorando gli abbaglianti nervosi di Robin che, evidentemente, non aveva compreso i motivi di quella sbandata improvvisa, e necessitava di spiegazioni.

“Devi solo esserci.”

Quelle tre parole, così semplici, così pure, mandarono quasi in frantumi Melody.

Che guaio aveva mai combinato?

Aveva appena distrutto un uomo che, già in passato, aveva perso la sua unica ragione di vita, rischiando di impazzire e di non poter recuperare più se stesso.

Ecco cos'aveva fatto.

E tutto perché era una maledetta, irrinunciabile egoista.

Un'egoista pazzamente innamorata dell'uomo che sedeva alla sua sinistra, che guidava con un sorriso speranzoso sulle labbra, verso un futuro per loro ignoto, ma che non riservava di certo gioia.




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N.d.A.: E' chiaro che il segreto di Melody farà imbestialire molte di voi, se non tutte, ma credetemi... non sono crudele fino a questo punto. Abbiate fede.... 
  
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