Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: MadHatter96    06/10/2014    3 recensioni
Le domande sono un'esigenza umana, sono inevitabili, come è inevitabile respirare.
C'è chi crede che tutto abbia una logica, altri invece negano completamente l'esistenza di qualcosa di simile.
Ma per qualcuno che pur avendo perso ogni cosa, è riuscito a rinascere grazie ad un aiuto che può sembrare quasi divino, tutti i dubbi passano in secondo piano.
Non importa se dovrà rompere gli schemi e le convenzioni poste dalla gente, a lei basta vivere. Non una vita di sopravvivenza, ma di speranza. La forza di qualcuno che mette a rischio ogni cosa, pur di non perderla.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lamb


Judar camminava nel lungo corridoio, sbadigliando e sbuffando, lasciando che l’estremità della sua lunga treccia gli sfiorasse di tanto in tanto le caviglie.
Sentiva il pavimento freddo sotto i piedi nudi, ma ci era abituato.
Si sentiva abbastanza stanco, ma comunque non riusciva a dormire. Aveva dovuto vegliare, per andare a prendere quella ragazzina, e quando finalmente si era coricato nel suo comodo giaciglio, un sogno lo aveva fatto svegliare di soprassalto.
Non riusciva a ricordare cosa in quel pensiero onirico lo avesse così turbato.
O forse non voleva.
Mentre si divertiva a scagliare ghiaccio e fulmini sulle abitazioni sottostanti Judar aveva avuto la netta percezione di star sognando, ma la cosa non gli era importata. Almeno si sarebbe svegliato di buon umore.
Però poi qualcosa si era rotto, qualcosa aveva mandato in frantumi quella sensazione e Judar aveva spalancato gli occhi tirandosi seduto. Un brivido gli aveva percorso la schiena e il suo respiro era diventato più rapido del solito. Aveva sentito il cuore martellargli nel petto quasi volesse uscir fuori.
Se ne era stato immobile, e poi aveva urlato. Irritato.
Non poteva essersi davvero spaventato. Non poteva aver provato paura.
E come se non bastasse poi l’unica cosa che aveva trovato da fare era sgattaiolare ad osservare la ragazza che lo aveva fatto lavorare la sera prima.
Calciò il vuoto, cercando di sfogare quella rabbia che era costretto ogni volta a reprimere.
Avrebbe voluto infuriarsi, librarsi in aria e scatenarsi, distruggendo ogni cosa gli si fosse posta davanti.
Era come se dentro il suo corpo fosse rinchiusa una belva, che continuava a ruggire e graffiare, nel tentativo di liberarsi.
Cercava ogni possibilità di sfogo, ogni opportunità per divertirsi e lasciare che quella sensazione si manifestasse nella pratica.
Ma a quell’ora del mattino non c’era in circolazione nessuno con cui giocare.
Aveva deciso quindi di concentrarsi sul brontolio che il suo stomaco stava emettendo sempre più frequentemente, e dunque si diresse verso le cucine, sperando di trovare almeno una pesca.
Iniziò a fischiettare, non curandosi del sonno che ancora avvolgeva il palazzo. Aveva bisogno di tenere la mente occupata.
Giunto a destinazione non gli ci volle molto per trovare quello che cercava. Prese quattro pesche e qualche altro frutto dal gusto zuccherino, non curandosi del fatto che quel cibo sarebbe stato destinato anche alla colazione altrui.
Scelse di uscire, così da non essere coinvolto nell’ormai prossimo risveglio della corte, e si sedette su un alto ramo di un albero.
Guardò il cielo nuvoloso, chiedendosi quando sarebbe iniziato a piovere, e osservò un gruppetto di uccelli che già avevano iniziato a svolazzare e cinguettare in lontananza. Presto probabilmente sarebbero ritornati nei loro nidi per ripararsi dall’acqua.
Judar diede il primo morso, sovrappensiero.
Aveva ricominciato a pensare alla ragazza di prima. Non pensava fosse qualcuno di importante, in fondo non aveva mai saputo nemmeno il suo nome, e nessuno si era preoccupato di informarlo; che poi… neanche a una persona era venuto in mente che per lui questo avrebbe potuto creare un po’ di problemi? Se avesse dovuto chiedere di lei come avrebbe dovuto fare?
Si lasciò scappare un verso infastidito, mentre ingoiava un altro pezzo di frutta.
Quei principi sapevano essere proprio assurdi.
Spinse piano la spalla indietro, per farla scrocchiare, e poi ritornò nella posizione per lui più comoda.
A dire il vero non si era comunque fatto un’idea precisa su quella ragazzina. Gli sembrava dannatamente debole, e questo avrebbe dovuto far scivolare ogni interesse per lei, eppure qualcosa richiamava la sua attenzione.
In fondo anche Hakuryuu, il quarto principe imperiale, gli era inizialmente sembrato più debole rispetto agli altri, eppure lo aveva sempre attratto.
In effetti quella mocciosa glielo ricordava, in qualche modo.
Chiuse gli occhi incrociando le mani sul ventre e lasciandosi un po’ scivolare con la schiena.
Sentiva i primi movimenti all’interno del palazzo, ma non se ne curò.
Rimase lì, ad ascoltare il delicato vento.
Non aveva alcuna intenzione di faticare anche quel giorno. Avrebbe evitato qualunque dovere da sacerdote o da Magi che fosse.
Finalmente riuscì a svuotare la testa, e concedersi un po’ di pace.
Tutto intorno era calmo, e anche i rumori che stavano appena cominciando a prender vita presero subito a mitigarsi.
Anche il Magi decaduto aveva bisogno della sua quiete, e l’aveva trovata.
Finalmente.
Non poteva chiedere altro.
Le ciocche anteriori gli sfioravano delicatamente il naso mentre l’aria umida gli accarezzava la pelle.
I muscoli erano rilassati, e il respiro leggero quando una voce lo interruppe dal suo riposo.
“Judar-chaaaan!”
Ebbene sì, si era addormentato. Ma a quanto pare doveva essere proprio condannato all’eterno castigo, ed essendo Judar non poteva nemmeno chiedersi cosa aveva fatto di male.
Roteò stancamente gli occhi e guardò in basso.
Una giovane donna dai capelli magenta correva verso di lui attenta a non inciampare nel suo lungo abito.
“Ah? Che vuoi vecchia strega?” La salutò a modo suo il ragazzo.
La principessa Kougyoku gonfiò le guance, come una bambina offesa e lo guardò puntando i piedi. “Smettila Judar-chan!”
Lui la ignorò sbadigliando, per poi tornare a guardarla con fare assonnato: “Vuoi dirmi perché diavolo mi hai disturbato?”
Lei alzò il naso, con fare altezzoso: “Ma se stavi poltrendo!” Poi riprese un’espressione normale “Dov’è la principessa Rayenne? Il mio Nobile Fratello ha detto che devi occupartene tu. Lui non può ancora incontrarla, non ha tempo, dice. Per cui c’è bisogno di qualcuno che la custodisca, sarà anche spaventata non ti pare? Quindi ha detto di dire a te, vista la tua importanza qui…”
Il discorso della ragazza filava bene, peccato che Judar, ancora per metà immerso nel mondo di Morfeo, si fosse fermato a principessa Rayenne.
“Dov’è chi?” Chiese nel bel mezzo del monologo, facendo capire alla principessa che stava sprecando fiato per nulla.
Se avesse potuto Kougyoku avrebbe preso a testate quel tronco finché non si fosse spezzato, ma ovviamente dovette trattenersi.
Prese un respiro: “La principessa Rayenne, Judar-chan. La ragazza che tu hai portato qui ieri.”
Judar si riscosse finalmente dal suo torpore, e saltò giù dal ramo, incrociando le braccia al petto.
“Rayenne? Dunque è così che si chiama ah?”
“Non lo sapevi?”
“Come facevo a saperlo se nessuno mi dice nulla!” Sbraitò il moro.
La giovane lo guardò con una leggera alzata di spalle: “Sei il nostro Magi.”
“E con questo, scusa?” Judar sospirò senza continuare la cosa “Principessa? Davvero quella è una principessa?”
Kougyoku annuì: “Sì, ti stupisce?”
Il sacerdote scoppiò a ridere: “Non ci credo! È uno scherzo vero? Se l’ho vista alla festa che serviva! E poi come fa, è sempre con lo Stupido Re!”
La ragazza lo guardò perplessa. Non riusciva assolutamente a capire cosa diamine stesse dicendo.
“Lei è una principessa.” Ribadì allora decisa “E ti conviene obbedire a mio fratello.”
“Ah?...Aspetta… io? Perché devo starle dietro io?”
“Perché te lo chiede il Primo Principe Imperiale?”
“E con questo?” Judar scrollò le spalle camminando verso l’entrata, visto che alcune gocce avevano già bagnato i suoi indumenti neri.
“E con questo devi! Dai! Va a prenderla! La voglio conoscere!” Iniziò a piagnucolare la principessa.
“Va a cercartela da sola.” Cercò di liquidarla il ragazzo.
“Ma non posso…” Mormorò sconsolata “Ti prego… non sarà per molto.”
Il Magi sospirò. Forse per levarsi di torno quella Kougyoku in quel momento troppo inisistente, o forse perché aveva pensato che una nuova schiavetta non potesse andargli tanto male, cedette.
“E va bene, va bene Vecchia… ma ora lasciami andare.”
La giovane sorrise felice “Bravo Judar-chan!”
Il ragazzo si allontanò borbottando sommessamente. Perché proprio lui? Non potevano affibbiarla a qualcuno come il principe Kouha?
Digrignò i denti spingendo la pesante porta della stanza in cui aveva lasciato l’ospite. Era pronto per svegliarla, non proprio nel migliore dei modi, se ancora l’avesse trovata addormentata, ma ciò che racchiudeva la stanza era ben peggio.
Gli occhi scarlatti osservarono perplessi il giaciglio vuoto.
Ci vollero un po’ di secondi prima che le sinapsi di Judar gli lasciassero realizzare ciò che stava vedendo.
“Cheee?!”
Strinse i pugni lasciando uscire dalla bocca imprecazioni non troppo delicate.
Col cavolo che si sarebbe messo a cercarla per tutto l’impero Kou.
No no, ci sarebbero andati da soli quei reali da strapazzo. Non potevano mica sempre rifilare tutto a lui (poi, la parola “tutto” era un tantino riduttiva nell’ideale di Judar, ma non importava).
Iniziò a frugare attorno: dietro le tende, negli armadi, nei cesti  grandi o piccoli che fossero…”Aaaaahrg!!”
Non era assolutamente in vena di giocare a quel tipo di gioco.
“Mocciosa! Vieni fuori!”
Appena pronunciate quelle parole sentì un fruscio, proveniente dal balcone esterno.
Si voltò per vedere gli occhi violetti di lei guardarlo, mentre rimaneva ancora per metà nascosta da una colonna.
“Ah!” Esclamò il moro camminando spedito verso la ragazza “Dove diamine ti eri cacciata?” Chiese con non troppa delicatezza prendendole il polso.
La giovane non parlò.
Judar storse il naso, irritato: “Non sei nella condizione di potermi ignorare.”
Ancora non ci fu nessun suono.
Un ghigno apparve sul volto del ragazzo. Finalmente. Non era certo quello che poteva sperare ma era pur sempre meglio di nulla.
“Mi sto arrabbiando.” La ammonì, ma senza far scomparire quel malefico sorriso.
La mano del Magi si alzò rapidamente e altrettanto rapidamente si scagliò contro il viso di Rayenne che istintivamente chiuse gli occhi.
Il colpo fu rapido e secco, ma non indolore.
La forza di Judar era stata tale che le ginocchia della ragazza si piegarono facendola rannicchiare contro il muro.
Il ragazzo rise: “Che rammollita…”
Ma quando i suoi occhi cremisi incontrarono quelli lilla di lei, si ritrovò sorprendentemente muto.
Lo sguardo della ragazza era deciso, forte e stabile. La guardò rialzarsi in piedi, senza nessun lamento, senza nessuna lacrima o cose simili.
Continuava a guardarlo dignitosa, in posizione eretta, senza nessun tentativo di protezione.
Judar si sentì molto irritato, ma allo stesso tempo curioso.
Le tirò un altro schiaffo, più forte, per vedere cosa avrebbe fatto.
Si aspettava almeno un grido acuto, invece dalle labbra rosee della giovane non uscì altro che un lieve sussulto.
Non si era nemmeno lasciata cadere, questa volta. Dopo pochi secondi era di nuovo lì, che lo guardava.
Il sacerdote si lasciò scappare una sonora risata: “Allora almeno un po’ divertente lo sei! Eh, Rayenne?”
Continuò a ridere, la sua solita risata, che però si affievolì pian piano, quando si accorse che la ragazza non accennava a parlare.
“Che è? Sei muta? Eppure con lo Stupido Re mi pareva dialogassi per bene.”
Il viso del Magi si avvicinò rapidamente quello di lei, mentre le mani si puntavano ai fianchi.
I loro nasi si sfioravano, e lui la guardava dall’alto in basso con espressione infastidita.
“Guarda che posso fare di peggio se vuoi…” La minacciò, ma lei non si piegò, e rimase immobile.
“Tsk…” Judar le prese violentemente il collo, stringendolo alla gola, impedendole la corretta respirazione.
Rayenne annaspò afferrandogli il polso con entrambe le mani, ma senza fare pressione.
Non chiese aiuto, e anche i suoi tentativi di liberarsi furono pochi.
“Allora?!” Judar aumentò la pressione, e solo in quel momento si accorse di una cosa.
Sentiva l’arteria sotto la pelle di lei pulsare rapidamente, segno che il cuore stava pompando come non mai.
Era spaventata.
Sorrise e lasciò la presa.
Non lo stava sottovalutando dunque.
“Chissà, forse non sei così male.” Disse guardandola sempre da superiore.
Rayenne si appoggiò al muro, per riprendere fiato.
“Senti, ragazzina. Non so perché ti abbiano voluta qui, e non mi interessa.” Il ragazzo dai capelli neri grattò la nuca guardandosi attorno con fare annoiato “Ma a quanto pare devo tenerti d’occhio per un po’. Per cui farai ciò che voglio io, chiaro?”
Come volevasi dimostrare, non ci fu risposta.
“Bah…chi tace acconsente.” Commentò infine il Magi Nero “Seguimi.”
Detto ciò, si avviò verso l’esterno della stanza.
Sentì i passi leggeri della ragazza dietro di lui, volutamente più lenti, per non raggiungerlo.
Non ci badò. A lui bastava che lei obbedisse.
Aveva intenzione di portarla dalla principessa Kougyoku e di mollarla lì, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
“Hakuryuu!” Esclamò vedendo il giovane principe avanzare verso di loro.
L’altro si limitò a guardare il Magi con una lieve nota di interrogazione, senza scomporsi.
Judar gli corse incontro e gli cinse allegramente le spalle con un braccio: “Cosa fai? Pensavo che stessi allenando per diventare più forte.”
“Lo stavo facendo.” Rispose semplicemente il più giovane.
Rayenne se ne era rimasta indietro, ferma e muta, solo quando lo sguardo di Hakuryuu la raggiunse sorrise gentilmente.
Gli occhi di Judar si sgranarono lievemente a quella visione.
Il principe rimase perplesso un secondo per poi ricambiare il sorriso: “Buongiorno” La salutò avvicinandosi “Come ti chiami? Non sei di Kou vero?”
Lei scosse la testa: “Sono Rayenne di Sindria.” Si presentò accennando ad un cordiale inchino.
“Sei la principessa Rayenne?” Chiese il ragazzo “L’amica di Alibaba?”
La giovane rise: “Vi ha parlato di me?”
Il principe sorrise, guardandola.
“ Beh, è un piacere conoscervi, principe Hakuryuu.”
Il giovane eseguì un inchino: “Il piacere è tutto mio.”
Judar ringhiò. Se lo erano dimenticato alle spalle, quei due. E per di più Rayenne non solo aveva parlato con il giovane reale, ma gli aveva pure sorriso, con uno di quei sorrisi che la gente ormai conosceva poco.
Invece a lui non aveva nemmeno detto il suo nome. Non che gli importasse davvero, ovvio, ma non gli piaceva essere ignorato così.
Scelse comunque di stare a guardare. Non poteva certo picchiarla ancora davanti ad Hakuryuu.
Avevano anche iniziato a parlare, come se lei non fosse una prigioniera.
“Volevo portarla dalla Vecchia…” Intervenne il Magi ad un certo punto con disinvoltura.
“Ah…” Mormorò il principe lanciando un’occhiata al sacerdote “Sarei lieto di accompagnarti, allora.” Disse riportando lo sguardo sulla principessa di Sindria.
Lei sorrise, di nuovo.  “Mi farebbe piacere.”
“Non ha tempo.” Li bloccò Judar, avvicinandosi. “Hakuryuu deve allenarsi ancora, e ancora…per diventare più forte.”
Il giovane nobile guardò il ragazzo vestito di nero con astio, senza però commentare altro.
“Non importa, ci vedremo comunque dopo.” Affermò sorridendo a Rayenne, che per tutta risposta annuì energicamente.
Il Magi lasciò che il principe si allontanasse, prima di parlare.
“Ah… con lui la faccia di pietra mica la fai, eh?” Provò a persuaderla, ma nuovamente sulla ragazza calò il silenzio.
“Fammi un sorriso.” Le ordinò “Ora.”
Le prese il viso con la mano destra, stringendolo.
“Avanti… sei così brava a farli.”
Questa volta la ragazza si dimenò; gli posò le mani sul petto e con tutta la forza che aveva lo spinse via.
Judar, colto di sorpresa, si lasciò arretrare di qualche passo.
La guardò iroso, mentre le riprendeva il polso tirandola verso di lui: “Non sei così preziosa, sai, principessa?”
Lei distolse semplicemente lo sguardo, e lui la lasciò.
Riprese a camminare, con passo veloce e violento.
Si sentiva preso in giro da quella mocciosa, e nessuno poteva prendere in giro lui.
Non capiva cosa diamine avesse in testa.
Si ritrovò persino a parlare ad alta voce, mentre lei lo seguiva avvolta nel silenzio.
Ora era curioso di vedere come si sarebbe comportata con l’ottava principessa.
Non osava rallentare, quasi voleva correre. Voleva farle perdere il passo, lasciarla sola in quella magione straniera. Ma non lo fece.
Cercò la principessa nelle sue stanze, ma non la trovò. Dunque iniziò a girovagare per il palazzo, seguito da Rayenne.
Il ragazzo stava per rinunciarci, quando intravide il suo obbiettivo in un corridoio esterno, con il naso all’insù concentrata sulla pioggia che aveva iniziato a scendere.
“Vecchia!” La chiamò il Magi senza preoccuparsi di disturbarla.
La ragazza si voltò.
Aveva circa la stessa età di Rayenne, ed era molto bella.
“Ti ho portato la ragazzina.” Le disse il mago accennando con la testa all’altra ragazza.
Kougyoku si illuminò: “Ma è carina!”
Judar alzò un sopracciglio mentre veniva superato dalla principessa di Kou.
“Sono Kougyoku, l’ottava principessa imperiale.” Si presentò la ragazza vestita di rosa.
Rayenne, di nuovo, sorrise: “Io sono Rayenne.”
La giovane dagli occhi rosati sembrò felice di quell’atteggiamento, e senza non troppi complimenti prese le mani dell’altra: “Dimmi, è vero che sei molto vicina a Re Sinbad?”
La giovane castana rimase un po’ perplessa, inizialmente, poi rise: “Sì, lo conosco molto da vicino.”
“E com’è?”
“Beh… molto forte.”
“E di carattere?”
“Di solito è gentile, e pensa sempre al suo regno…”
Gli occhi di Kougyoku si illuminarono: “Sembra una persona meravigliosa.”
Rayenne ridacchiò: “Ha anche molti difetti.”
“Tutti li abbiamo.” Rise l’altra “L’importante è che non si mostrino solo quelli… per esempio Judar…”
“Non mettermi in mezzo Vecchia! Soprattutto quando si tratta dello Stupido Re!”
“Vedi?” La giovane imperiale rise, mentre Judar ignorava annoiato.
Di nuovo la prigioniera aveva dimostrato una natura diversa, quasi come per segnalargli che era lui il problema.
Era pur vero che Judar era sempre causa di problemi per i suoi nemici, e gli piaceva anche…ma questa volta sentiva una strana sensazione dentro.
Gli sembrava come se fosse stato scartato, come se quei principi fossero in quella situazione decisamente superiori a lui.
Loro erano stati capaci di domarla, mentre lui non riusciva ad avere potere su di lei.
Sentì dei passi veloci dietro di sé, e non gli ci volle molto per capire di chi si trattasse.
Il terzo principe di Kou, Kouha Ren, si stava evidentemente dirigendo verso le sue stanze private, quando aveva sentito le voci delle due ragazze, e ovviamente non aveva potuto fare a meno di venire a sbirciare.
“Ehi, cos’è questo cinguettio?” Chiese il nuovo arrivato, facendo pressione sulla spalla di Judar per spostarlo.
Gli occhi di Kougyoku ruotarono verso il ragazzo che si era intromesso, ma ancora prima che potesse parlare fu lui a prendere la parola.
“Uh? E lei chi è?” Chiese indicando Rayenne “Una nuova schiava?”
Judar ghignò: “Una specie.”
L’ottava principessa si imbronciò: “Non è una schiava! Lei è una pricipessa! Ed è mia amica!”
“Amica?” Ripeté il principe avvicinandosi alla ragazza dagli occhi viola “Capisco. Sono il principe Kouha Ren.”
Rayenne si inchinò: “Sono Rayenne. Vengo da Sindria.”
“Sindria? Che ci fa una reale di Sindria qui?” Esclamò il giovane sorpreso.
“Non chiederlo a me.” Borbottò da dietro Judar.
“L’ha chiamata il nostro Nobile fratello Kouen.” Lo informò Kougyoku.
Rayenne sinceramente aveva smesso già da un po’ di cercare di capire.
“Kouen? E io non ne sapevo nulla? Cosa può volere Kouen da una principessa di Sindria? Che poi non sapevo nemmeno ci fossero principesse lì… che tipo di parentela ha con il re…”
“Nessuna.” Lo interruppe la ragazza straniera, giocherellando con le dita timidamente.
Le tre paia d’occhi presenti si fissarono improvvisamente tutte su di lei.
Quell’istantaneo silenzio che si era creato la costrinse a continuare.
“Io… io sono stata salvata da Re Sinbad quando il mio regno fu distrutto, ero ancora molto piccola. Non ho molti ricordi.”
“Oh…” Mormorò flebile Kougyoku, nascondendo le labbra dietro le grandi maniche dell’abito, con espressione triste.
Anche l’attenzione di Judar sembrava essersi risvegliata dopo quella affermazione.
“Davvero non ricordi?” Le chiese Kouha con aria curiosa.
Rayenne scosse la testa: “No… so solo che rimasi imprigionata tra le macerie del palazzo quando fui salvata dai soldati di Sindria.”
“Dunque eri una nobile comunque.” Annuì il principe. “Non importa, visto che ti vuole qui Kouen devi essere qualcuno di importante! Dirò a qualcuno di trovarti dei vestiti adatti.” Affermò il giovane con aria decisa.
“Ci penserò io!” Si entusiasmò la principessa Kougyoku.
“Bene!” Decretò il principe che doveva essere il terzo “Ora scusatemi, ma mi stanno aspettando…ah! Una cosa!”
Rayenne lo guardò notando che si stava rivolgendo a lei.
“Quando saluti un principe dell’impero Kou…” Strinse un pugno portandolo all’altezza delle clavicole e  lo afferrò con l’altra mano, tenendo i gomiti in linea con le spalle “Salutali così, chiaro?”
La ragazza si sentì leggermente in imbarazzo, senza un motivo in particolare, ma eseguì subito l’ordine: “Ho capito. Vi ringrazio principe Kouha.”
Il principe rise: “Non ce n’è bisogno con me! Sei carina, quindi ti posso perdonare!”
La principessa di Sindria distolse velocemente lo sguardo, arrossendo (purtroppo arrossiva molto facilmente): “Siete troppo gentile.”
Kouha rise: “Sei molto dolce, mi piaci!”
E con quelle parole si allontanò, agitando la mano in segno di saluto.
Kougyoko rise nel vedere la reazione di quella che aveva deciso essere una sua nuova amica, mentre Judar aveva voglia di disintegrare qualcuno con un fulmine.
Davvero, perché quelle persone erano in grado di renderla così docile mentre con lui non dava alcun segno di debolezza?
Sembrava un agnellino, con loro.
Anche ora, mentre veniva coccolata dalla Vecchia, gli sembrava un cucciolo, dolce e tenero.
Non che a lui piacesse ciò, ma lo stesso, voleva avere anche lui quel potere su di lei. Il potere di mutarle l’anima.
Non fermò le due ragazze quando Kougyoku trascinò via Rayenne per trovare degli abiti a sua detta “degni di una nobile di Kou.”
Si limitò a svolazzare fino alla stanza, ed aspettare fuori dalla porta, seduto a mezz’aria.
Iniziò a ragionare, per capire come avrebbe potuto fare per rendere quella ragazza un suo giocattolo.
Perché se lei gli rimaneva così indifferente, come avrebbe potuto farla piangere ed implorare pietà?
Ci pensò un po’, poi ghignò sommesso.
Proprio in quel momento dalla stanza uscì la principessa Kougyoku, e dietro di lei Rayenne.
La principessa di Kou aveva scelto per lei un lungo abito arancione chiaro, non stretto ma nemmeno eccessivamente largo, chiuso da una cintura rosa salmone con decorazioni floreali, che richiamava i profili delle maniche e della chiusura dell’abito.
Le aveva legato i capelli in una coda di cavallo non troppo alta, e li aveva adornati con fiori bianchi e rosa.
Sinceramente Judar sapeva che alla principessa piaceva questo genere di passatempo, ma non si aspettava che fosse davvero brava.
Perché in effetti, quella ragazzina dello Stupido Re ora come ora gli sembrava una degna principessa dell’impero Kou.
Rimase a guardarla, non gli dispiaceva affatto la visione.
Quando lei lo notò, voltò il viso, per non mostrarlo a lui.
“Aaaah!” Esclamò il Magi “A vederti così ora non ho nemmeno più voglia di picchiarti!”
La vide irrigidirsi a quelle parole.
“L’hai picchiata?!” Chiese subito l’ottava principessa, arrabbiata.
“Sì.” Ammise Judar “Ero arrabbiato e infastidito…ma le volevo chiedere perdono.”
Mentiva. Era un bravo attore, e questa era una delle sue doti migliori.
Rayenne alzò lo sguardo.
“Allora? Mi perdoni, principessa Rayenne?” Le chiese il ragazzo posando i piedi a terra e accennando ad un inchino mentre le tendeva la mano.
Non ci fu risposta.
Il sacerdote sospirò, per poi guardare fuori da una finestra. La pioggia si era fatta più impetuosa e nel palazzo la luce era calata.
“È ora di pranzo ma qui sembra ora di cena…” Mormorò tra sé e sé per poi alzare il tono “Sarà meglio andare, Rayenne. Ti divertirai dopo con la Vecchia.”
Kougyoku fulminò Judar, per poi salutare dolcemente la sua ospite.
Judar decise di portarla con sé nelle sue stanze. Non aveva intenzioni di adattarsi a quella di lei.
Camminarono in silenzio. Sembrava non esserci via di fuga da quello.
Il Magi avrebbe presto chiesto spiegazioni per quell’ingrato compito.
La ragazza si inginocchiò sul tappeto, per terra, ben distante dal ragazzo che invece se ne stava stravaccato tra i morbidi cuscini.
Judar la guardò con la coda dell’occhio, poi prese la bacchetta.
Non la colpì, né le fece alcun male.
Rayenne sentì improvvisamente uno strano scricchiolio, proprio davanti a sé.
Quando guardò vide una ninfea di ghiaccio, che si ingrandiva sempre di più, galleggiando in aria.
Sgranò leggermente gli occhi lasciando sfuggire un sussurro meravigliato.
Sembrava che quel fiore sbocciasse apposta per lei.
Lo toccò incantata, e il fiore si posò tra le sue mani.
Sorrise come una bambina mentre sognava, guardando le mutazioni di quella splendida opera.
“Ti piace agnellino?”
La voce del Magi la fece voltare di scatto.
Era davvero quel ragazzo che stava creando un simile spettacolo?
Sebbene non si fidasse di lui, non poté fare a meno di regalargli un dolce sorriso, che cercò di nascondere tornando a guardare il fiore.
Judar, osservandola in quel momento, provò un brivido.
Non quei soliti brividi freddi, era qualcosa di caldo, e si ritrovò stupito difronte a quel gesto cordiale rivolto a lui.
Represse immediatamente tutto ciò.
“Per ora mi accontento, agnellino.”

 
Salve minna-san!
Ecco qui il secondo capitolo, non ho molto da dire, spero sia di vostro gradimento.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente, e quelli che leggeranno questo, vi sono davvero grata.
Alla prossima :)
  
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