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Autore: Vanilla_91    07/10/2014    5 recensioni
Chi di voi non ha sentito almeno una volta nella sua vita il detto " Non puoi capire una situazione finchè non ti ci ritrovi"?
Cosa accadrebbe,dunque, se fosse Kagome la ragazza proveniente dal passato che si ritrova bruscamente catapultata nel futuro? Se fosse lei quella che ha lasciato nella sua epoca un amore tormentato e un nemico da sconfiggere?
Una potente sacerdotessa, appartenente ad un mondo esistito circa 500 anni prima, e un ragazzo pienamente soddisfatto della propria vita si ritroveranno catapultati nella stessa avventura. Cosa gli riserverà il destino?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio, solo a ciò riuscivo a pensare.
Altri, sconosciuti, avevano deciso della mia vita e io li avevo lasciati fare, chiudendomi in uno stupido mutismo.
Avevo avvertito la voglia di urlare, di ribellarmi, ma avevo taciuto e chinato il capo.
Naraku era stato sconfitto, InuYasha sarebbe tornato nella sua epoca e avrebbe impiegato poco a dimenticarmi..era stata forse questa consapevolezza a farmi cedere?
 Da bambina avevo sempre immaginato con Toru il mio futuro..ero diventata forse troppo pretenziosa e presuntuosa da non riuscire più ad apprezzare le fortune che mi capitavano?
No, la verità era un’altra e io l’avevo accettata in tutta la sua cruda e dolorosa realtà, per questo faticavo a cedere di fronte a ciò che stava accadendo. Amavo InuYasha, incondizionatamente, e al mio fianco non volevo nessuno se non lui.
I miei desideri, però, si erano scontrati con una realtà sociale ben diversa, ed io, stupidamente, mi ero arresa al destino.
Erano trascorsi tre giorni dall’annuncio del mio “fidanzamento” con Toru, ma per me il sorgere del sole e il suo tramontare avevano perso ogni importanza.
Ero stata costretta a fare i conti con me stessa, con la rabbia, la delusione, la rassegnazione e il dolore..e per finire anche con il comportamento insolito, instabile e inspiegabile dell’uomo che amavo.
Avevo avuto, per fortuna, poco tempo da trascorrere con il mio promesso sposo. Le altre donne avevano occupato le mie giornate con asfissianti discussioni sui preparativi per la cerimonia imminente e ad ogni loro parola sulle lanterne da accendere o sul kimono da indossare mi era sembrato di uccidere sempre un po’ più me stessa.
Il mio mezzo demone non aveva mai voluto affrontare l’argomento. Forse per lui tutto ciò che mi stava accadendo non aveva alcun senso, ma come spiegare allora il suo malumore?
Le battute provocatrici, le parole smorzate o pronunciate a metà, quasi a volermi rinfacciare una decisione che non era stata mia, mi avevano confusa.
-Venerabile sacerdotessa, se siete pronta dovremmo andare. Staranno sicuramente attendendo il vostro arrivo.-
Fu una voce mite a risvegliarmi dai miei pensieri. Solo quando riaprii gli occhi ripresi il contatto con la realtà.
La stretta camera che mi ospitava era quella di una delle numerose figlie del capo villaggio. Le donne presenti avevano avuto l’incarico di prepararmi per l’importante festa che era stata organizzata in onore mio e di Toru. Tra due giorni sarei andata in sposa ad un uomo che avevo scoperto non conoscere e quasi odiare per i modi prevaricatori e autoritari.
Mi alzai, tentando di non calpestare gli orli dell’elegante kimono che le donne avevano scelto per me.
Avevano passato ore ad acconciarmi i capelli e ad agghindarmi, ma del risultato finale mi importava ben poco. Non avevo nessun interesse ad apparire attraente o desiderabile agli occhi di Toru.
 Non sarebbe mai riuscito a suscitare in me qualcosa di paragonabile a ciò che provavo per InuYasha.
-Siete molto bella, fate onore al vostro promesso sposo.- mi sussurrò la moglie del capo villaggio.
Mi sforzai di sorridere, per non sembrare maleducata.
-È merito vostro e delle vostre figlie.- dichiarai.
Ci avviamo all’uscita, seguite da un lungo corteo di figure femminili.
-Questo è un matrimonio importante. Non capita tutti i giorni che una potente sacerdotessa e un uomo della levatura del nobile Toru si sposino. Sappiate essere una buona moglie e avrete un matrimonio felice. Il vostro sposo è un uomo paziente ed è dovere di ogni donna sforzarsi in ogni modo per compiacere il proprio marito.- mormorò in tono confidenziale.
Stava tentando di darmi dei consigli? Perché le sue parole mi stavano solo terribilmente irritando.
Me ne sarei dovuta stare buona e soddisfarlo? E alla mia di felicità chi ci avrebbe pensato?
Preferii la via del silenzio, non sicura di riuscire a controllarmi.
Quando la stuoia che permetteva l’accesso venne scostata, nonostante il mio cupo malumore, fu difficile riuscire a dissimulare la sorpresa e l’ammirazione.
L’intero villaggio era illuminato da decine di lanterne, penzolanti dai rami dei folti alberi. La notte era calata, ma un grande falò, acceso al limitare della foresta, colorava tutto d’arancio, mentre la luce lunare frastagliava i confini irregolari delle capanne regalando al piccolo borgo un’aria mistica.
Il terreno arido, testimone del mio scontro con Naraku, era occupato da lunghe file di tavoli, colmi di diverse leccornie. I miei compaesani erano vestiti a festa e l’aria vibrava di felicità e spensieratezza.
Una leggera sinfonia, frutto di coordinati ed armonizzati tamburi, rendeva il tutto ancor più ascetico.
-Questo è per onorare il vostro matrimonio, sacerdotessa.- mi sussurrò il capo villaggio, accogliendomi.
-Vi ringrazio.-
Negli ultimi giorni avevo pronunciato spesso quelle parole. Erano l’unica risposta che riuscivo a dare a chi, felice, mi faceva i migliori auguri e a chi si complimentava con me per una notizia che di lieto non aveva assolutamente nulla.
Lo scrupoloso lavoro svolto dalle donne del villaggio non riuscì a migliorare il mio umore.
Toru era comparso al mio fianco all’improvviso e non mi aveva lasciata più. Aveva passato il tempo a discorrere con questo o con quel paesano, senza mai rivolgermi una parola.
Fu probabilmente il mio sospiro ad attirare la sua attenzione.
-Vi state annoiando, Kagome?- mi domandò.
-Perché mi dai del voi? Ci conosciamo da quando eravamo bambini e tranne quando eravamo in pubblico non abbiamo mai rispettato queste stupide formalità.-
I lineamenti del suo viso si indurirono, donandogli un’aria troppo severa ed austera per la sua giovane età.
-Kagome, questa domanda da parte vostra mi sorprende. Avete detto bene, allora eravamo bambini, ma adesso non lo siamo più.-
-Ma tra due giorni saremo marito e moglie.- gli ricordai, per quanto l’idea mi seccasse.
-Questo non cambia nulla. Mi aspetto rispetto ed ubbidienza da parte vostra, non memorie sui tempi passati e sconvenienti confidenze. Non so quali strane abitudini avessero nell’epoca moderna, ma voi siete molto cambiata. Sarete una moglie docile, attenta ai miei bisogni e alle mie richieste. Svolgerete le vostre incombenze in qualità di sacerdotessa del villaggio, vi occuperete della tenuta della nostra casa e non vi impiccerete in faccende che non vi riguardano. Mi onorerete con un comportamento pudico ed ossequioso e mi aspetto da voi la devozione che ogni donna deve al proprio uomo.- dichiarò.
Spalancai la bocca, piccata e sconvolta.
Chi era quell’uomo? Un tempo avevo sognato Toru al mio fianco perchè attratta dai suoi modi gentili e rispettosi. Mi ero spesso ripetuta che il bambino vispo con cui avevo giocato tante volte non sarebbe mai diventato come quegli uomini che neanche avevano considerazione per le proprie mogli, ma mi ero sbagliata. La persona  che mi stava di fronte era l’incarnazione dei miei peggiori incubi.
Mi alzai e tentai di allontanarmi, ma una presa ferrea me lo impedì.
-Dove state andando? La cena non è finita e dovrete restare al mio fianco fino a quel momento. Quando sarà giunta l’ora vi scorterò io stesso alla casa del capo villaggio che si è gentilmente offerto di ospitarvi fino alle nozze.-
-E questo chi l’ha deciso?-
-Ovviamente io.-
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Con un gesto stizzito lo scostai da me.
-Non sono ancora vostra moglie e non prendo ordini da nessuno.- chiarii, prima di allontanarmi,ignorando gli sguardi dei curiosi.
Mi inoltrai nella foresta, desiderosa di un po’ di tranquillità.
Per tutta la serata avevo cercato tra la folla quei rari occhi d’ambra, ma senza mai trovarli.
Che fine aveva fatto InuYasha? Sentivo il bruciante desiderio di abbracciarlo.
Avvertivo male dentro, stavo cadendo a pezzi e solo lui in quel momento poteva salvarmi.
Il timore che se ne fosse andato senza dirmi nulla mi colse impreparata.
Se davvero quella era stata la sua scelta io non l’avrei mai più rivisto, non avrei mai più potuto sentire il suo profumo e il sapore delle sue labbra.
Senza quasi rendermene conto mi ritrovai a correre nella foresta, urlando disperatamente il suo nome.
Il pensiero di dover rinunciare a lui per sempre era troppo straziante.
-Vuoi smetterla di urlare come una pazza? Crederanno che qualche demone ti abbia attaccato.-
Comparve dal nulla, donando aria ai miei polmoni affaticati e speranza al mio cuore.
Rimasi immobile a fissarlo, a bearmi di quella vista.
Possibile che il pensiero di non vederlo mai più mi avesse causato un tale scombussolamento emotivo? La sua assenza mi lacerava dentro, rendendomi impossibile vivere.
Che sapore avrebbero avuto le mie giornate quando lui sarebbe andato via? La monotonia e la tristezza avrebbero ingrigito nuovamente la mia vita e io avrei perso tutto.
Singhiozzai, in una reazione incontrollata.
-Fhè! Allora vuoi dirmi qualcosa, Kagome? Te ne stai lì a piangere senza motivo. Ti aggiri per la foresta invocando il mio nome e quando mi trovi resti a fissarmi in silenzio?
Non dovresti essere alla festa che hanno organizzato per te e tuo marito?-
Sputò quelle parole con un tono colmo di disgusto e rabbia, ma non vi badai.
Mi slanciai verso di lui, rischiando quasi di cadere per il contraccolpo col suo corpo. Le sue braccia mi avvolsero la vita, per sostenermi, e io mi sentii a casa.
-Ehi, ma cosa..-
Non riuscì a dire altro perché i miei singhiozzi coprirono la sua voce. Mi strinsi ancor di più contro il suo petto, desiderosa di protezione.
-Cos’è successo? Perché sei così sconvolta?- mi domandò, obbligandomi a sollevare il volto.
L’ambra dei suoi occhi era calda, rassicurante, accogliente.
-Sei così bello..- sussurrai, ignorando l’imbarazzo.
Sollevò un sopracciglio, sorpreso, ma non disse nulla.
Portai la mia mano a percorrere i lineamenti decisi ed attraenti del suo viso, in un gesto delicato.
InuYasha era tutto ciò che volevo e tutto ciò che non potevo avere.
Una nuova ondata di dolore mi investì in pieno, mozzandomi il respiro.
-Kagome..- sussurrò, evidentemente confuso dal mio comportamento.
-Non chiedermi niente, InuYasha, ti prego. In questo momento ho solo bisogno di te. Amami e lascia che io ti ami come solo con te posso fare.-
Restò qualche altro secondo a fissarmi e fui allora io a cercare le sue labbra. Le feci combaciare con le mie, prima dolcemente, poi pretendendo di più.
Adoravo il suo sapore, il gioco di seduzione che le nostre lingue intraprendevano ogni volta che si scontravano.
 Le sue mani strinsero i miei fianchi, possessive, mentre la sua bocca, bramosa, scese verso il mio collo.
-Questa potrebbe essere l’ultima volta che ti bacio.- mugugnai.
La sua risposta alle mie parole fu fisica più che verbale. Ringhiò, aumentò la stretta sulla mia vita e tornò a baciarmi. La sua bocca si scontrò con la mia in modo feroce, quasi brutale, ed era un rimedio maledettamente efficace per ignorare la disperazione che sentivo dentro.
Lo aiutai a sbarazzarsi della maglietta e dei jeans. Il mio kimono, sgualcito, raggiunse velocemente i suoi abiti e l’obi tranciato di netto dai suoi artigli.
Mi adagiò sull’erba fredda e impegnò le mie labbra in un nuovo bacio, meno irruento. Le sue mani corsero a circondare il mio seno, mentre le mie già stringevano i suoi capelli in una presa spasmodica.
Disegnò più volte con la lingua l’incavo tra il collo e la spalla, rendendo il mio corpo schiavo delle sue carezze.
-Non riuscirà mai a darti ciò che ti ho dato io.- mugugnò, quasi incomprensibilmente, scendendo a giocare con la mia femminilità.
Gemetti, estasiata da quelle sensazioni, ma compresi fino in fondo il significato delle sue parole.
La sua bocca stuzzicò i capezzoli già turgidi, prima di scendere verso il mio ventre. Depositò baci leziosi intorno all’ombelico, godendo nel vedere i muscoli contratti in attesa delle sue carezze.
Scese ancora di più, fino alla parte più intima di me.
Lasciò un bacio nell’interno coscia, facendomi sussultare per la sorpresa.
-Qualsiasi cosa farà, con lui sarà diverso. Le sue carezze non avranno lo stesso sapore. Il tuo corpo mi apparterrà sempre, tu mi appartieni. Sposalo, ma non potrai mai dimenticare quello che c’è stato.- dichiarò.
Tentai di rispondere, ma una nuova scarica di piacere me lo impedii. L’estasi delle sue carezze quella notte si stava mischiando con qualcosa di più forte, più viscerale.
Si posizionò meglio tra le mie gambe, entrando in me con una spinta decisa.
La rabbia, il piacere, il dolore si fusero diventando un’unica cosa. Le spinte cadenzate tentavano di colmare quel caos che probabilmente scuoteva entrambi interiormente. La passione mista all’angoscia rendeva i nostri movimenti febbrili.
Con un colpo di reni ribaltò le posizioni, portandomi a sedere sul suo bacino. Sospirai di pura beatitudine.
Portò le mani sui miei fianchi, regolando il ritmo dei miei movimenti. Ero impaziente di farlo ancora più mio, ma mi impose un ritmo più lento, gentile.
-Odio sapere che ti toccherà.- sibilò.
Mi stava rinfacciando scelte di cui non avevo colpa. Faceva male l’intensità dei miei sentimenti, forse anche lui avvertiva un po’ di quella pena? Cosa provava per me?
Aumentai la cadenza dei miei movimenti quando la smania che avvertivo al basso ventre si fece incontrollata.
Cominciai a tremare, sapevo che il culmine era vicino, ma non mi aspettavo il suo gesto.
Si sollevò a sedere,mi strinse maggiormente a sé e mi baciò proprio nel momento in cui i nostri corpi raggiunsero l’agognato piacere. Fu un bacio tenero che ci tenne uniti fino a quando il mondo non smise di girarci intorno.
-InuYasha.- invocai il suo nome.
Lo stavo inconsapevolmente pregando di non lasciarmi andare. Mi fissò negli occhi e fu sul punto di dire qualcosa, ma un rumore sospetto fece sobbalzare entrambi.
Mi staccò da sé velocemente e mi coprii interamente col suo corpo, offrendomi totale protezione.
Le fronde dei cespugli vennero spostate e non potei fare a meno di tremare alla vista dell’ultimo arrivato.
-I..io non posso crederci. Cosa sta succedendo qui?-
-I…io..-balbettai.
Annaspai in cerca d’aria e coraggio.
-Posso spiegarti, Toru.-




NOTE DELL'AUTRICE: 
Buonasera gente ^^
Voglio ringraziare tutti i coraggiosi che sono arrivati fin qui. Questo capitolo è stato una spina nel fianco..è pronto da un pò, ma non mi convinceva. il risultato finale continua a non soddisfarmi, ma lascio a voi ogni giudizio. Che dire? Succede tutto e niente, è un capitolo di passaggio, ma che segna un punto di svolta. Toru ha scoperto i due amanti, cosa succederà ora? A proposito di Toru, simpatico il tipo, eh? Sarei felice di conoscere il vostro punto di vista :)
Ormai manca poco: due, o al massimo tre capitoli, e anche questa storia vedrà la parola fine xD
Vabbè, non vi annoio più..il solito grazie a tutti voi che mi seguite.
Baci
   
 
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