3-Voce
Se c’erano due cose che avevano sempre caratterizzato ogni Oscuro nella storia dell’Universo, erano il silenzio e la solitudine. Rumplestiltskin l’aveva provato sulla propria pelle più di una volta: la solitudine era il prezzo del suo enorme potere.
Poi era arrivata Belle. L’aveva pretesa per fare dispetto a re Maurice, continuava a ripetersi, ma la verità era un’altra: in un periodo in cui i suoi piani per ritrovare Bea sembravano non procedere, lui sentiva la forza della solitudine rischiare di schiacciarlo ed ucciderlo da un momento all’altro. Il vuoto del suo immenso palazzo, non poteva in alcun modo essere colmato dal suo continuo filare: una notte, una di quelle peggiori in cui non riusciva a prendere sonno, filò così tanto e in maniera così frenetica, da scorticarsi le dita... lui che in quanto Oscuro, in teoria non poteva ferirsi.
Non era più in grado di desiderare o di cercare l’amore, sentimento che non aveva mai portato nulla di buono nella sua vita (e poi, chi mai avrebbe potuto amarlo?) ... ma qualcuno di scarsa importanza e valore, che semplicemente, riempisse in parte il silenzio del suo castello? Una domestica magari, che sbrigasse le faccende più umili e gli consentisse di occupare il tempo con cose più importanti? E se fosse stata anche una ragazza di bella presenza, sicuramente non l’avrebbe disdegnata...
Tuttavia, era anche sicuro che prendere una qualunque sguattera dai bassi fondi gli avrebbe ricordato troppo la povertà e la sofferenza che aveva subito all’inizio della sua vita umana... invece, prendere una nobile e giovane donna in età da marito, ed obbligarla a svolgere lavori umili e faticosi per il resto della sua vita... Bèh, questa era senz’altro un impresa degna dell’Oscuro.
Dunque l’aveva richiesta, anzi pretesa, in cambio della fine di una guerra che lui stesso aveva contribuito a provocare.
Certamente l’Oscuro non aveva calcolato che il silenzio sarebbe stato colmato dai pianti e dai singhiozzi della sua giovane vittima... Belle pianse ininterrottamente per quasi due giorni.
Dopo che la ragazza si fu ripresa, cominciò per l’Oscuro una rocambolesca giostra di stupore e sconcerto, probabilmente derivanti dal fatto che non aveva più alcuna familiarità con il genere umano, continuava a ripetersi... ma poi si rese conto che era Belle ad essere speciale.
Fin dall’episodio della tazzina, l’aveva sconcertato: una ragazza cresciuta per essere principessa, probabilmente circondata da set infiniti di piatti, tazzine di porcellana ed argenteria costosa per buona parte della sua vita, che si rammaricava così sinceramente per una tazzina sbeccata? Rumplestiltskin semplicemente, non poteva crederci.
Poi c’era stato il modo in cui lei gli parlava, sempre educata e fiera, ma mai spaventata... Quasi come se lui fosse un suo pari, un essere umano e non un mostro.
L’episodio di Robin Hood era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, in tutti i sensi: insubordinazione, coraggio e caparbietà, tutti in un’unica ed esile figura dagli occhi chiari ed i capelli castani. Era riuscita a fermarlo giusto in tempo: quella donna apparentemente fragile ed ingenua, aveva fermato l’Oscuro dal compiere la più efferata delle azioni, una che neppure lui sarebbe riuscito a perdonarsi facilmente. Da quel giorno, niente era più stato come prima.
Le conversazioni con Belle riempivano le suo giornate vuote e lui letteralmente, adorava sentirla ridere. Si accorse di quanto fosse arrivato a curarsi della sua domestica quando senza neanche rendersene conto, le impedì di farsi male cadendo dalla scala.
Poi per l’ennesima volta, il silenzio era calato nella vita dell’Oscuro, implacabile come un ghigliottina. Si era presentato alle porte del suo cuore e l’aveva avvolto completamente, esattamente come aveva fatto quando aveva perduto Bea. E ancora, per l’ennesima volta, la colpa era stata sua: la responsabilità di aver perduto Bea, così come Belle, era esclusivamente sua. L’unica differenza era che Belle era morta e Rumplestiltskin lo sapeva bene, dalla morte non c’è ritorno ne salvezza.
Da allora non aveva interrotto i suoi progetti di ritrovare il figlio, con la morte nel cuore... la morte di quella stella senza cielo e senza padrone, che era stata Belle. Non mangiava, non dormiva, al massimo filava, ma non c’era possibilità che l’arcolaio lo aiutasse a dimenticare. Proseguì nei suoi progetti certo, ma senza passione, all’incirca come avrebbe fatto un automa, una macchina senz’anima, un mostro.
Silenzio. Dentro e fuori, c’era solo il silenzio: era la condanna di Rumplestiltskin.
Sicuramente Regina doveva averlo intuito, anzi addirittura aveva giocato con questa sua debolezza, rigirando il coltello in una ferita da poco aperta.
Poi evidentemente, la regina aveva trovato nuovi modi per sfruttare a proprio vantaggio questa caratteristica insita nell’Oscuro. Rumple l’aveva capito quando aveva riacquistato i suoi ricordi dopo 28 anni: non era un caso che il Signor Gold fosse un uomo profondamente solo, il cui compito consisteva fondamentalmente, nel custodire oggetti. Erano rari e preziosi certo, ma erano pur sempre oggetti, non persone: non parlavano e non scaldavano il cuore. Ancora peggio era che il suo lavoro sarebbe dovuto consistere nello stare costantemente a contatto con i clienti, ma così come nella foresta incantata tutti avevano paura di lui, quasi nessuno veniva a disturbarlo nel suo covo di solitudine.
28 anni di silenzio e solitudine, circondato esclusivamente da oggetti senz’anima ed antichi, vuoti ed insignificanti: insomma, l’esatta descrizione del signor Gold.
Per tutto il tempo, prima, dopo e durante la maledizione, il fantasma di Belle aveva aleggiato nella sua mente: il suo ricordo aveva a volte la consistenza del fumo, vacuo e impercettibile, altre volte era come il ricordo di Bealfire, più presente e doloroso.
“Mi scusi...” flebile, timida e tremante.
In un primo momento, quando si era voltato, Rumplestiltskin aveva creduto di essersi assopito, o di essere in preda a potenti allucinazioni.
Belle, seppur pallida(quasi cinerea), trasandata e
dimagrita, era lì di fronte a lui, in carne ed ossa.
Non era morta e sebbene fosse solo un ombra della sua Belle,
questo era una possibilità, una seconda occasione che L'Oscuro
non aveva mai creduto di meritare.
Il suo Universo che per anni era stato in bianco e nero, era tornato improvvisamente ad avere un senso ed uno scopo, colorandosi di mille sfumature. E l’epicentro di questa rivoluzione interiore, era la voce di Belle.
*Fine*