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Autore: Atlantislux    11/10/2008    8 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Perseveranza


Zipang, 25 marzo, ore 22.00

“Zexion, io non ti capisco...”
L'interpellato fece solo un leggero cenno del capo in direzione di Marluxia, il minimo per segnalargli che lo stava ascoltando. Anche se tutta la sua attenzione era rivolta alle rovine incandescenti di Heian-kyō, sopra le quali il fungo dell'esplosione termonucleare, dopo ore, non si era ancora dissolto.
“Dove ti devo dare un aiuto?” gli chiese senza la minima traccia di calore nella voce.
Che Marluxia interpretò come un insulto. “La tua strategia è fallimentare” gli rispose piccato. “Gli ordini di Xemnas erano di arrivare al più presto possibile su Earth, e togliere di mezzo quel pianeta maledetto, non di fermarci qui a giocare con questa gente.”
“Non possiamo farne a meno. O credi forse che questi ci avrebbero lasciato passare senza fiatare, dopo che i loro gemelli gli hanno mostrato quello che abbiamo combinato nel nostro multiverso? Come minimo ce li saremmo trovati alle spalle. Ed essere tra due fuochi non è mai salutare.”
Il Nobody dai capelli rosa batté a terra l'estremità dell'asta della sua falce. “Ma è quello che abbiamo ottenuto con le tue tattiche terroristiche. Quando siamo arrivati questo pianeta era sull'orlo di una guerra civile, adesso invece sono più uniti che mai. Nonché alleati a quelli di Earth. Avremmo dovuto lavorare sui loro conflitti e...”
“Marluxia.” Il tono gelido di Zexion zittì il compagno. “Ti rendi conto che questo era inevitabile? Non avremmo mai avuto spazio di trattativa con gente che aveva già assaggiato e rigettato l'Oscurità, nonché abituata a vivere in pace ma anche a combattere per mantenerla. Benché riluttanti. Questo non è come uno di quei pianeti mercantili che ci siamo potuti comprare senza colpo ferire.”
Lo sguardo del Nobody si fece leggermente infastidito. “Non credere che non ci abbia pensato, Marluxia, ma purtroppo questa gente ha altissimi precetti morali non in vendita. Per nostra sfortuna. E, per quanto in disaccordo con quelli di Earth, spingerli ad un aperto conflitto tra loro sarebbe stato impossibile. O credi che avrebbero creduto più a noi che a loro, che sono avvantaggiati dall'essere le esatte copie della gente qui? Non dimenticartelo, quella è una mancanza che ci è impossibile da colmare.”
“Questo è vero ma, in ogni caso, anche se non avessimo potuto comperarli avremmo sprecato meno tempo attaccandoli subito in massa, spazzando via questa gente inutile. Come hai visto, anche combinando le loro truppe con quelle di Earth, non hanno potuto nulla contro gli Heartless.”
All'obiezione di Marluxia, o forse al suo tono acido, Zexion si girò completamente verso di lui. I bagliori dell'incendio dietro le sue spalle gli diedero un'aria sinistra.
“Come hai visto” lo canzonò. “Sono pronti a tutto pur di distruggerci. Anche a sacrificare sé stessi e i propri popoli. Ho ragione di credere che, se messi alle strette, quelli di Earth sarebbero addirittura pronti a far saltare questo pianeta. Come sai bene questo è l'unico punto dal quale è possibile accedere al multiverso specchio, e non possiamo permetterci di perderlo.”
Marluxia sprofondò in un silenzio risentito, incrociando davanti a sé le braccia come a volersi corazzare contro le vincenti argomentazioni di Zexion.
“In ogni caso, se ben gestiti, i contrasti tra di loro avrebbero potuto giocare a nostro favore” sibilò tentando di avere l'ultima parola. Che lo stratega dei Nobody non gli volle concedere.
“Credi che non lo sappia? Ma è la stessa fermezza dei loro gemelli che gli si ritorcerà contro. Dopotutto è la sopravvivenza del pianeta Earl quella che è in gioco. I pavidi governanti di questo posto hanno di certo tremato allo spettacolo offerto dai fanatici di Earth, e si chiederanno cosa li attende in futuro. Vedrai, stanotte il Consiglio si riunirà a Windbloom, e prima di domani i cittadini di Earl dichiareranno la resa. A questo mira la mia strategia, e un risultato diverso è improbabile.”
I suoi occhi abbandonarono il compagno, che sembrava essersi finalmente convinto, per ritornare sull'incendio. A differenza di quello che aveva detto a Marluxia, Zexion sapeva che le cose sarebbero andate esattamente al contrario. Ma era quello che fin dall'inizio aveva voluto. 'No, è assolutamente certo che continueranno a combattere ancora più motivati di prima. L'eroico sacrificio di quella donna e dei suoi uomini impressioneranno di certo le Otome e i loro alleati, senza contare quelli di Earth, che cominceranno a porsi delle domande sui limiti dei propri armamenti convenzionali.'
Zexion sorrise. 'Questo mondo non ha bisogno di distruzione, ma di una rivoluzione. E io so esattamente cosa fare per ottenerla. Il problema è Xemnas, che deve credere che non ci sia modo per loro di raggiungerci. Ora, la soluzione migliore per me sarebbe che la distorsione venisse fatta collassare, separando questo multiverso dal nostro. Avendo gli strumenti è perfettamente possibile riaprirla, per questo, nello stesso tempo, non posso permettere che cancellino Earl, chiudendo irreversibilmente il passaggio.'
Gli occhi del Nobody salirono vero il cielo. 'L'equilibrio è labile e, da quello che ho carpito dalle loro menti, quell'arma che chiamano Harmonium lo strumento adatto per quello che ho in mente. Purché non la usino contro di noi..'


Garderobe, 26 marzo, ore 3.00

“Noi non possiamo permetterci di combattere questi esseri.”
Tutte le teste si girarono verso Marguerite Lyon, la Regina di Remus. Le chiazze rosse che aveva in volto suggerivano che fosse sull'orlo di un infarto, ma ciò non sembrava fermare la sua veemente oratoria.
“Dove vuoi arrivare con ciò?” le chiese Nguyen Bao di Annam, in tono considerevolmente più calmo.
“Che ci dobbiamo arrendere.”
Natsuki, istintivamente, serrò i pugni a quelle parole. Da una parte poteva capire le paure della donna, dall'altra però il suo animo ne era scosso. Avrebbero davvero dovuto deporre le armi di fronte agli invasori? Il pensiero stesso la disgustava ma, ancora di più, la preoccupavano gli sguardi del duo di Earth.
Aveva voluto che Mashiro e Nagi fossero presenti alla riunione, e la donna si era presentata con i capelli non legati come al solito in una coda di cavallo, ma lasciati sciolti sulle spalle, in un'acconciatura che la rendeva indistinguibile dalla Regina di Windbloom. Una mossa psicologica semplice ma da manuale, che le aveva regalato sguardi di apprezzamento che Natsuki non si era aspettata, non dopo che le sue truppe avevano vaporizzato una città. Adesso, lei e il suo accompagnatore fissavano la Regina di Remus come se la volessero vivisezionare.
“Stai dicendo che consapevolmente offriresti il tuo collo al boia senza nemmeno combattere?” chiese il Generale all'opulenta donna, senza nascondere il disprezzo nella voce.
“Fatelo voi, se siete così bravi! Siete arrivati qui vantandovi di come le vostri armi ci avrebbero dovuto proteggere. E invece sono tanto inefficaci quanto le Otome, contro quei mostri. A meno di non impiegare una cura che è peggiore del male. O è questa la vostra strategia? Nuclearizzare le nostre città ad una ad una non appena quelle cose si presentano?”
Il tono sarcastico della Lyon non impedì al Generale di risponderle in tono assolutamente serio, spiazzandola.
“In effetti, non posso negare che un attacco nucleare preventivo sarebbe auspicabile, ma non possiamo mettere a ferro e fuoco questo pianeta.”
Mashiro mise entrambe le mani sul tavolo, allargando leggermente le dita. Poi, guardò i regnanti ad uno ad uno, fermandosi su Natsuki.
“Vorrei ricordarvi che il vostro pianeta è la porta che permetterebbe a quelle cose di distruggere il nostro intero multiverso. Se voi cadete, o vi arrendete, così sarà per tutti. È questo che volete?”
“Ce ne importa?” le sibilò a quel punto Charles di Florince. “Perché dobbiamo sacrificarci per chi nemmeno conosciamo? La vita è una sola e io me la voglio tenere cara. La mia, e quella dei miei sudditi, che non voglio vedere né mangiati dalle Ombre né massacrati dai tuoi missili.”
Mashiro gli fece un sorriso che sarebbe stato quasi dolce, se non fosse stato smentito dallo sguardo gelido dei suoi occhi verdi.
“E tu ti fideresti di quelli? Dopo quello che hai visto? Speri davvero che dopo tutti noi non toccherà anche a voi? I Nobody non hanno bisogno che questo mondo sia popolato per far funzionare le porte, gli basta solo che esista. Per il momento.”
Nastuki avvertì accanto a lei un soffocato singulto. Allarmata, si girò verso Shizuru, intercettandone un'occhiata sgomenta.
'Cosa le aveva detto quel Nobody? Che noi eravamo solo le loro copie malfatte, e questo multiverso niente altro che una riproduzione del loro.'
“Tu non lo puoi sapere. Noi non abbiamo mai parlato con loro. Non sappiamo quello che vogliono” ribatté il Re di Florince.
“Invece sì.”
La chiara voce di Shizuru fece voltare tutti verso di lei. Natsuki la osservò alzarsi in piedi, sapendo quanto quel momento le stesse costando. Solo le Otome erano a conoscenza del suo scontro con i Nobody, non i governanti né quelli di Earth.
“Io li ho affrontati” scandì chiaramente, e nella sala piombò il silenzio. “E ho perso. Sapete poi quello che mi hanno detto? Che sono qui per annientarci. Quello che è successo ieri è la loro dichiarazione di guerra, se non l'avete capito.”
“Incantevole Ametista, con tutto il rispetto...” cominciò la Regina di Remus, prontamente bloccata dalla Mashiro di Earth.
“Le vostre migliori guerriere umiliate e il vostro popolo trucidato, vi serve altro per capire che quelli non si fermeranno fino a quando non vi avranno cancellato? In ogni caso, ricordatevi che anche per noi questo posto non è altro che una marca di frontiera. Per ovvi motivi, abbiamo per voi una speciale considerazione, ma ci sono potenze, dall'altra parte di quelle porte, che per fermare gli invasori non avrebbero remore a far saltare questo pianeta. Anche subito.”
Le parole del Generale si diffusero tra gli astanti come un'onda di maremoto, suscitando una ridda di commenti.
“Che vuoi dire?” le chiese la sua corrispettiva.
“Quello che ho cercato di spiegarvi prima.” Mashiro picchettò il suo dito indice sul piano del tavolo. “Questa terra che calcate è come un ponte, un passaggio obbligato per quegli esseri. Ma sparito il pianeta sparirebbe anche il passaggio. Fatevene una ragione.”
Nguyen Bao fissò la donna. “È una minaccia, Generale?”
“No. È un avvertimento. Noi non siamo i soli a conoscenza di questa storia, e gli altri non aspettano altro che un nostro errore o fallimento per risolvere la questione a modo loro.”
Natsuki, a quelle parole, si appoggiò contro lo schienale dello scranno, profondamente turbata. 'Sempre che sia vero, l'esistenza di altre potenze in gioco cambia tutto. Chi si azzarderebbe ad arrendersi, sapendo queste premesse?'
Decise di prendere in mano la situazione.
“Generale” le fece con voce abbastanza alta, in modo che tutti si girassero verso di lei. “In ogni caso il nostro problema principale rimane. Sia le nostre Otome che le vostre truppe sono inefficaci, da quello che abbiamo visto.” Le lanciò uno sguardo che sperò fosse il più eloquente possibile. “Ovviamente, sto dando per scontato che anche le divisioni della Repubblica Occidentale siano già su Earl, come tutto lascerebbe supporre. E, a tal proposito, ti invito a risparmiarci ulteriori teatrini.”
Mashiro le sorrise. “Ti devo dare ragione. I miei uomini sono già qui, e in DefCon due(1) da giorni, oramai” disse, provocando ulteriori mormorii stupiti tra i regnanti. “Sono pronta a fornirvi il posizionamento delle mie truppe, e a farvi incontrare il nostro condottiero, il Colonnello Haruka Armitage. Insieme potremo finalmente elaborare una strategia comune contro quegli esseri.”
La sua voce si alzò per superare i bisbigli. “Non è vero che non c'è nulla che possiamo fare. La verità è che le Otome e i miei uomini non hanno mai combattuto insieme. Separati siamo deboli, ma combinando le nostre forze io sono certa che potremo fermare quegli esseri. È probabile che Nobody superiori che li guidano siano solo tre. E, per quanto potenti, non sono invulnerabili. Il Colonnello Okuzaki ce l'ha dimostrato mettendone uno in seria difficoltà. Eliminati loro, non sarà poi difficile annientare i greggi di Heartless.”
“Usando i metodi che la tua gente ha impiegato finora?” urlò la stridula voce di Marguerite Lyon. “A che pro combatterli, se in ogni caso questo pianeta corre il serio rischio di venire sacrificato? Tanto vale cercare di trovare un accordo con loro e salvare il salvabile.”
“Questo è qualcosa che noi non possiamo accettare” le rispose ferma la donna di Earth.
Le sue parole zittirono i membri del Consiglio.
Natsuki poteva vedere sulle facce dei regnanti danzare il dubbio, la risolutezza, o la paura, mentre il Generale De Windbloom si sporgeva verso Nagi, sussurrandogli qualcosa che lo fece sorridere pericolosamente. Lei, invece, rabbrividì.
Se il Consiglio deciderà a maggioranza di alzare bandiera bianca noi non ci potremo opporre. Legalmente le Otome appartengono ai rispettivi signori, che possono anche ordinargli di deporre le armi.’
Spiò i tradizionali alleati del Garderobe e, nello sguardo deciso di Yukino e Haruka, lesse che almeno Aries non si sarebbe tirata indietro. ‘Ma gli altri? E le divisioni di Earth che abbiamo in casa? Non possono certo costringerci ad unirci a loro ma nemmeno gli potremmo impedire di difendersi se fossero attaccati. Trasformerebbero comunque questo pianeta in un campo di battaglia.’
Li conosceva oramai e, se anche aveva avuto dei dubbi sulla loro risolutezza nel fermare i Nobody, lo spettacolo offerto la sera prima dal Colonnello Okuzaki li aveva dissolti. La Regina di Remus e il Generale De Windbloom, accidentalmente sedute una davanti all’altra, non avrebbero potuto avere espressioni più diametralmente opposte.
Natsuki osservò il Generale piegarsi di lato, appoggiando il mento sul palmo della mano, nell’espressione più tipica della Regina di Windbloom quando era sommamente scocciata. Le scena fece deragliare i suoi pensieri su un altro problema.
E questa gente è come noi... siamo noi. Per quanto siano ambigui ed insensibili, e così maledettamente estremisti, ci possiamo dimenticare che condividono con noi nomi e aspetto? I cittadini, i soldati di Earl, staranno con le mani in mano a vedere i propri simili, in tutti i sensi, che combattono e muoiono per mano di alieni che non hanno nulla di umano?’
“Non possiamo farlo. Non possiamo arrenderci a loro così” esclamò improvvisamente una voce, facendo girare Natsuki e tutti gli altri verso di lei.
La Direttrice si era in qualche modo aspettata che fosse Arika Yumemiya ad esprimere più fortemente la volontà di combattere. La giovane Otome era balzata in piedi dal suo posto dietro lo scranno della sua Master e, ritta a lato della tavola rotonda, sembrava pronta a convertire l’intero pianeta alla sua idea.
Malgrado il momento, un tiepido sorriso sbocciò sulle labbra di Natsuki. ‘Così pura, nonostante tutto quello che ha visto in questi anni. Una vera Otome.’
“Perché dobbiamo farlo? Sono venuti qui. Ci hanno attaccato per primi. Hanno ucciso Mahya e causato la distruzione della capitale di Zipang. Se non li fermiamo la stessa cosa capiterà a tutte le nostre altre città. Io non capisco nulla di politica, ma la nonna mi insegnò che se qualcuno tratta male un amico, e si ha la forza per aiutarlo, non farlo equivale ad essere anche noi colpevoli.”
Marguerite di Remus sventolò la mano con fare noncurante. “La mia di nonna, che era a sua volta una regina e non una contadina, mi insegnò invece che in casi simili bisogna applicare la diplomazia, se non si vuole che il bullo picchi anche noi. Perché è proprio quella forza di cui parli che a noi manca, bambina.”
“Io non credo proprio” esordì Nina Wang, grave e composta come suo solito, mentre si alzava e si metteva a fianco di Arika che la guardò orgogliosa.
“Voi non potete chiedermi di farmi da parte, condannando altre popolazioni, interi mondi all'estinzione. È un pensiero che come Otome, no, come essere umano mi ripugna” disse senza mezzi termini.
“Proprio tu lo dici” gli replicò Marguerite Lyon. “Fa impressione sentire certe cose, sulla bocca di Nina la Sanguinaria.”
La voce di Nina non tremò all'insulto. “Proprio perché conosco le mie colpe non mi posso concedere il lusso di fuggire adesso, e far sì che la storia si ripeta. Io darò a questo mondo un futuro, non commetterò il mio errore una seconda volta.” La ragazza alzò il mento, rivolgendosi alla Regina Mashiro. “Vi prego, mia Signora, lasciatemi combattere questa minaccia.”
La Regina le sorrise. “Tu devi farlo, Nina. E anche tu, Arika. A costo di essere le sole, noi tre non ci tireremo indietro.”
Si alzò anche lei per stringere le mani delle sue Otome e, a quello spettacolo, tutte le altre guerriere le imitarono.
“No, anch'io sarò al vostro fianco...”
“E io pure.”
Carla, Rosalie, Ann... Natsuki guardò tutte le Otome attorno al tavolo farsi avanti, chiedendo di contribuire alla lotta. Annuì fiera alle sue compagne; sarebbe stato difficile ma, se anche fossero morte, lo avrebbero fatto senza rinnegare gli ideali della Fondatrice.
“Contate anche me” scandì la voce di Mai, che era stata ammessa al Consiglio in rappresentanza di Zipang. Si alzò, indicando il Generale De Windbloom. “Il mio paese è loro debitore, e combatteremo al loro fianco. Grazie al Colonnello Okuzaki l'infezione non si è estesa a tutta la nazione e... mi hanno comunicato che mio fratello e la sua compagna sono salvi, trasferiti su Earth prima della deflagrazione.” Gli occhi di Mai si riempirono di lacrime, mentre la donna sprofondava in un inchino. “Grazie, Generale.”
Natsuki, sollevata, vide quasi tutte le teste annuire mentre la Regina di Remus, oramai in minoranza, appoggiava poco cerimoniosamente i gomiti sul tavolo, affondando il volto nelle mani giunte. “Voi ci ammazzerete tutti...”


Castello di Fuuka, 26 marzo, ore 5.00

Lo accusavano sempre di essere un sadico bastardo, ma Nagi sapeva bene che non era del tutto vero. Come adorava circondarsi di marionette obbedienti, così amava giocare con il fuoco. Fin quasi a scottarsi, e a volte anche oltre. Solo il piacere di un intrigo ben riuscito superava quello di arrivare quasi a perdere tutto, e recuperarlo all'ultimo secondo. E, di tutti i suoi burattini, solo la Nina Wang di entrambi gli universi riusciva ad imbastire per lui uno spettacolo del genere.
L'accorato discorso che aveva fatto davanti al Consiglio, nel momento topico, aveva capovolto le sorti della votazione. Lui ne aveva apprezzato l'intervento perché era stato risolutivo ma, soprattutto, perché lo aveva divertito a non finire.
'E lei darebbe a questo mondo un futuro? Ma dove l'ha sentita questa? Lo sapevo che si preparava a fare qualche stupidaggine. Cosa che, visto che la sua presenza è essenziale per accedere a quella maledetta biblioteca, non deve affatto succedere.'
Fissò la porta dell'appartamento della ragazza. Non poteva ancora fidarsi di incontrarla in pubblico, ma a quell'ora nessuno l'avrebbe visto entrare.
Bussò leggermente e Nina aprì la porta dopo qualche secondo, senza curarsi di chiedere prima chi fosse. I suoi occhi aranciati si spalancarono davanti alla scoperta.
“Arciduca!”
Nagi non riuscì a non sogghignare. “Ancora? Chiamarmi per nome è così complicato?”
Entrò senza che lei lo avesse davvero invitato, dedicandole un sorriso amabile mentre le passava accanto.
Quando l’aveva vista allontanarsi da sola verso il Palazzo di Fuuka, lasciando Arika e la sua Master a parlottare con Shizuru e Natsuki, aveva deciso che quella notte la ragazza avrebbe avuto bisogno di compagnia. Chissà cosa mai poteva macchinare il suo cervello, semmai l’avesse lasciata sola troppo a lungo.
Con una sola occhiata valutò l'arredamento della piccola sala che fungeva da soggiorno. Assolutamente anonimo e, sul piccolo tavolo centrale, mancavano anche i vasi di fiori onnipresenti in tutte le stanze del palazzo.
'Beh, non mi aspettavo certo di trovarci dei pupazzi, certo che è piuttosto spoglia per essere la casa di una ventenne.'
Su uno scrittoio sistemato in un angolo giaceva una pila di libri, e un quaderno dalle pagine ricoperte di una scrittura fitta e regolare.
Nagi glielo indicò. “La mia fin troppo efficiente Nina stava studiando?”
Lei, che era rimasta bloccata accanto alla porta ancora aperta, e che solo in quel momento sembrò realizzare chi era entrato nella sua stanza, sbatté le palpebre e scosse la testa.
“No, stavo riordinando le idee su quanto deciso questa notte” rispose, lasciando trasparire un certo disagio.
Nagi lanciò un'altra occhiata al quaderno, scettico. 'Purché non siano le tue ultime volontà...'
Si decise a farle un sorriso innocente, mentre lei era ancora al suo posto.
“Rimarrai lì tutto il resto della notte?”
Nina scosse la testa, chiudendo finalmente la porta e facendo qualche passo verso di lui. “Perché sei qui?” gli chiese, diretta.
“Per farti i complimenti. Quel discorso era veramente commovente.”
La osservò stringere gli occhi, gesto che faceva sempre quando era irritata. Lui lo sapeva bene. “Se sei venuto a ringraziarmi te lo puoi risparmiare. Non l'ho fatto per aiutare voi, ma quei pazzi stavano davvero per alzare bandiera bianca. Se ne fosse stato per Arika...”
“Si sarebbero fatti una risata in meno” concluse lui. “Stupidaggini. In quel momento sei tu che li hai conviti. Perché sanno, o immaginano, che a differenza di Arika tu hai davvero il potere di liberarli da quegli esseri.”
Aveva azzardato la risposta, ma fu ripagato da uno sguardo sconvolto che, una volta di più, gli confermò che quello che Nina gli nascondeva era davvero importante. E la spaventava a morte. Che lui sapesse, c'era una sola cosa su Earl che poteva avere quell'effetto sulla stoica Otome.
Nagi si appoggiò al bordo del tavolo, distogliendo lo sguardo da lei. “Forse ne avresti meno paura se mi dicessi cos'è... ” le chiese a bruciapelo.
“Niente che ti interessi.”
“No-no. Non si fa così” scandì in tono quasi musicale. “Pensavo che tra me e te non ci fossero più segreti, perché insisti a tenerti dentro questo?”
“Perché non è necessario che tu lo sappia ora. Come potrei fidarmi dell’uomo che è famoso per dire solo bugie?”
La domanda lo lasciò un attimo senza parole, ma si riprese subito. Dopotutto, si aspettava una ritorsione del genere.
“Nina, Nina, io non ho mai mentito. Non è colpa mia se gli altri non riescono a leggere tra le righe di quello che dico.”
“Non mi importa. Non c'è bisogno che tu sappia perché, ma in cambio dei segreti della biblioteca ti chiedo solo di starmi vicino... quando verrà il momento.”
E quella cosa a Nagi cominciava a sembrare decisamente preoccupante. Non era sicuro che gli sarebbero piaciuti i piani di Nina.
'Però, tu non avresti mai fatto del male a Sergay, non è vero? Alla persona che ti era più cara...'
Si decise in un secondo, attribuendo la scelta al puro istinto di sopravvivenza.
Abbandonò la sua postazione accanto al tavolo e andò verso di lei, che non si scostò né i suoi occhi abbandonarono il pavimento. Dovette appoggiarle due dita sotto il mento per costringerla delicatamente ad alzare la testa. “Mi odi così tanto che non riesci nemmeno a guardarmi?”
Le pupille della ragazza si dilatarono leggermente e il suo volto si imporporò. “No. È che... tu mi ricordi troppo quello che ho sempre cercato inutilmente di dimenticare.”
“Eppure la prima volta che ci siamo visti mi hai detto che non amavi ripensare al passato.”
La mano di Nina gli prese il polso, ma la ragazza non cercò di allontanarlo da sé. “Mentivo. La verità è che non posso farne a meno qui dentro.”
Nagi le fece scivolare le dita lungo la mandibola, fino all'attaccatura dei capelli. Lei non chiuse gli occhi, velati di sconforto, ma gli appoggiò comunque la guancia sul palmo della mano.
“Per me, qui, circondata dalla stessa gente che mi ha conosciuta allora, è come se il tempo non fosse mai passato. Per me quella notte non è mai finita.”
“Che vuoi fare, allora?”
“Quello che devo. Tutto questo deve concludersi. Io voglio chiudere quella storia in modo veramente definitivo.”
'Definitivo? Non mi piace quella parola sulla tua bocca.'
“E che farai dopo? Ritornerai al tuo posto, da brava Otome, due passi dietro quella falsa regina?”
La ragazza non replicò, ma nei suoi occhi l’irritazione prese il posto dello scoraggiamento. E l’albino non poté fare a meno di sogghignare.
Brava. Così mi piaci. Sei molto più interessante quando ti ribelli che quando ti affliggi.’
Divertito dalla sua espressione contrariata le accarezzò una guancia, distendendole una leggera fossetta che le si era formata intorno alla bocca.
“Lo sai che stando sempre accigliata ti farai venire delle rughe orribili?”
“Basta, per favore. Shizuru aveva ragione, stai corteggiando la Nina sbagliata” gli mormorò lei, ma senza scansarsi.
“Ti assicuro di no. Dopotutto, è una questione di priorità. Tu sei quella che ho conosciuto prima.”
“Che vuol dire? Ti ho già detto che sono stanca delle tue ambiguità.”
Adesso erano veramente vicini, e le mani di lei salirono a stringerli i lembi del soprabito, mentre Nagi si abbassò per sfiorarle con le labbra un angolo della bocca. Ma senza veramente toccarla. Sentì le sue mani tremare leggermente.
“Ni-na” cantilenò sottovoce. “Credi che io abbia dimenticato quello che potevamo essere? Con lei ho cercato solo di avere quello che non sono riuscito a conquistare con te.”
'Una dea della distruzione dedicata solo a me, bellissima mentre la sua danza di morte divora il mondo' pensò lievemente eccitato, mentre Nina si lasciava baciare.
Era una descrizione un po' sopra le righe, che non sapeva da dove gli era venuta in mente, ma che trovava perfetta per lei.
Sperò solo che non fosse anche profetica.


Garderobe, 26 marzo, ore 6.30

Albeggiava, e Natsuki non si era concessa neppure un’ora di sonno. Nemmeno si ricordava l’ultima volta che aveva posato decentemente la testa sul cuscino.
Forse è il caso che chieda davvero a Yokho qualcosa. Ma che serva a farmi stare sveglia il più possibile. Non posso sparire dalla circolazione in un momento come questo, neppure per poche ore. Lei se ne approfitterebbe subito.’
Guardò di sottecchi la Mashiro di Earth, ritta davanti alla vetrata del suo ufficio. Avrebbe preferito che fosse ritornata a legarsi i capelli, adesso che la sceneggiata davanti al Consiglio era finita; la sensazione di avere davanti la gemella cinica della Regina Mashiro era, in quel momento, allo stesso tempo straniante ed irritante.
Glielo stava per suggerire quando la donna si girò verso di lei.
“Bene, quando pensi di essere pronta con le tue ragazze? Il Colonnello Armitage è ansiosa di rivederti.”
Natsuki scosse la testa. “Lo posso immaginare. Dacci mezz’ora e potremo partire. Mi porterò solo Shizuru e Mai, però. Tutte le altre è preferibile che rimangano a guardia qui. A proposito, i regnanti hanno espresso il desiderio di visitare anche loro il vostro campo base.”
Mashiro fece una faccia scandalizzata. “Nemmeno per sogno. Non voglio avere problemi con quel branco di galli e galline starnazzanti. Come ti dissi l’altra volta, la collaborazione tra Earl e Earth passerà solo attraverso il Garderobe, se non l’accettano mi dispiace ma è un problema solo tuo.”
“Non c’è bisogno di essere così duri. Oramai hanno digerito la cosa, ma credo che gli farebbe piacere vedere cosa esattamente dovrebbe proteggerli.”
L’altra scosse le spalle. “Che noia. Raccontagli che gli porterai delle foto...”
A quella battuta Natsuki distolse le sguardo, appoggiando il volto sulla mano stretta a pugno e sospirando rumorosamente. “Per la Fondatrice... a volte sei capricciosa e testarda come la nostra Mashiro” disse a bassa voce, guadagnandosi un’occhiataccia dell’altra.
“In ogni caso” riprese il Generale come se nulla fosse, “se sei d’accordo potremmo creare un secondo centro di comando qui dentro, da affiancare al vostro. Sarà più facile coordinare le operazioni.”
Alla proposta Natsuki annuì. “Va bene. Puoi ordinare ai tuoi uomini di cominciare subito. Irina potrà fargli da referente.”
“Appena usciamo di qui comunicherò la cosa alla nostra Irina. Sarà felice di conoscere la sua omonima, hanno molto in comune.”
L’accenno fece ricordare alla Direttrice qualcosa di grave che si era ripromessa di chiedere a Mashiro.
Si girò di nuovo verso di lei. “A proposito di omonimi, è da qualche ora che non vedo il Maggiore Wang. E il personale del Castello mi ha riferito che è uscita nel tardo pomeriggio di ieri, accompagnata da due guardie e da uno dei piloti del flyer con il quale siete arrivati. Tutti se ne sono andati con quell'affare.”
“Al momento dell’attacco l’ho spedita a casa. Qui cominciava a diventare un po’ troppo pericoloso, e avevo promesso al marito di rendergliela tutta in un pezzo.”
La risposta sembrò a Natsuki un po’ evasiva, considerato anche il caratterino combattivo della controparte earthiana di Nina.
“E le guardie?”
“Nostri infiltrati.”
Le parole, e il tono assolutamente indifferente con il quale il Generale le aveva pronunciate, avrebbero fatto imbestialire Natsuki se non avesse avuto altro di più importante a cui pensare. Si limitò ad una risposta sarcastica.
“Strano, avrei detto che avrebbe fatto di tutto pur di non farsi strappare dal suo amore...”
“Le ho dato un ordine, e ha dovuto chinare la sua graziosa testolina.”
Una gelida sensazione di inquietudine sbocciò nello stomaco della Direttrice.
‘Calmati, non è nulla di cui preoccuparsi. La storia regge, e anche se fosse falsa... noi non potremmo in ogni caso controllare.’
Mashiro dovette accorgersi del suo disagio, perché scosse la testa. “Se ne è andata, ti dico. Perché ti dovrei mentire?”
“Perché non hai fatto altro fino ad ora” scattò la Direttrice, resa nervosa dalla mancanza di sonno e dalle preoccupazioni. Mashiro, però, non diede segno di voler rinunciare alla sua proverbiale calma angelica.
“Capisco. E non hai tutti i torti. In un certo senso nemmeno quello che diceva prima la Regina di Remus era tecnicamente sbagliato; questo pianeta è sulla soglia della distruzione, per questo, come segno della buona volontà della mia gente di aiutare la tua, ti ho portato un regalo.”
Mashiro sollevò sulla scrivania una valigia piuttosto voluminosa, color grafite, che Natsuki adocchiò con sospetto.
“Cosa sarebbe?”
“Forse l’unica speranza per voi come... comunità, di sopravvivere.”
Mashiro la aprì, rivelando uno strato gommoso sul quale erano incastonati un numero incalcolabile di piccoli ovuli rossi. Come le mostrò il Generale, la valigia ne conteneva diversi strati.
Natsuki si volse verso di lei senza capire, al che Mashiro estrasse uno degli ovuli.
“Ognuna di queste pillole contiene la necessaria quantità di catoni per permettere il trasferimento di un essere umano da questo piano a quello di Earth” le disse. “I catoni generano un codice univoco, che permette al computer in patria di rimaterializzare in sicurezza la persona che li ha in corpo. Capisci cosa ti sto offrendo, Direttrice?”
Lei poté solo abbassare gli occhi, sconcertata, sul contenuto della valigia.
“Quanti?” sussurrò.
“Diecimila. Fai distribuire gli ovuli ai regnanti qui presenti, e a chi ti sembra meritevole di salvarsi. Che ognuno si preoccupi della propria gente. In ogni paese esiste un portale. Basterà che i candidati si rechino lì perché il trasferimento si attivi.”
Natsuki aggrottò le sopracciglia. “Aspetta. La vostra scienziata aveva raccontato a Yokho che sono possibili trasferimenti multipli, anche con accompagnatori che non hanno questi in circolo.”
“Sì, per un massimo di due persone. Ma questi catoni sono settati diversamente.” Mashiro le sorrise, stancamente questa volta. “Devi capirmi. Sarebbe un suicido etnico per il mio pianeta ospitare una comunità troppo numerosa di persone da un altro mondo. Diecimila è un numero equo, concordato con quelli della Coalizione East.”
“Non mi puoi chiedere di selezionare diecimila persone... su che base...”
Il tono di Natsuki celava a malapena l’irritazione, ma dentro di sé la donna era stupefatta. Mai avrebbe pensato, o sperato, che quelli di Earth gli avrebbero offerto una tale scialuppa di salvataggio.
“Non spetta a te, purtroppo. Ogni paese farà le sue scelte, anche se immagino che i primi che varcheranno i portali saranno proprio i governanti di quei paesi che oggi invocavano una tregua.”
“Non possono. Vorrebbe dire privarci di valorose Otome.”
A quella risposta Mashiro ridacchiò. “Sopravvaluti la tua gente, se davvero pensi questo.”
Poi le prese di scatto la mano, posandole nel palmo la pillola che aveva estratto prima. “Questa invece è per te. E lì dentro ce ne sono a sufficienza per tutto il personale del Garderobe.”
“No. Se ne dovessi approfittare vorrebbe dire che qui sarebbe tutto perduto. E io non voglio nemmeno pensare all’eventualità di compiere un atto tanto vile come abbandonare il pianeta che avevo giurato di difendere.”
Negli occhi di Mashiro la Direttrice poté leggere, in quel momento, un lampo di apprezzamento sostituito però, subito dopo, da un’espressione profondamente disincantata.
“Fai come vuoi. Non posso dire di non capirti. Ma, sai com’è, nel caso tutto andasse davvero male, e il mio pianeta si ritrovasse ad ospitare un numero così elevato di profughi, sono certa che le autorità a casa preferirebbero avere a che fare con te, piuttosto che con una di quelle teste coronate.”
L’attenzione di Natsuki ritornò sulla pillola che aveva ancora in mano. Mandava bagliori strani, o forse era solo la sua immaginazione.
“Autorità a casa... l’hai detto come se non comprendessero te stessa.”
L’altra scosse leggermente la testa. “Le regole di ingaggio mie e dei miei uomini sono di fermare quegli esseri, ad ogni costo. Non gli lascerò toccare il sacro suolo della nostra patria. E, ricordati, che dal momento in cui i vostri amici e le vostre famiglie saranno su Earth, è anche per difendere loro che le estreme misure dovranno, eventualmente, essere prese.”
La Direttrice non mosse un muscolo davanti alla dura replica. Si limitò a lasciar cadere l'ovulo sulla scrivania, guardandolo scivolare lentamente vicino alla mano di Mashiro.
“Avrei dovuto immaginarlo che non potevate essere tanto altruisti. Credi che manderò quelle persone ad essere diecimila prigionieri di guerra?”
Il Generale prese la pillola e gliela allungò. “Li preferisci qui e morti?”
“Ovviamente no. Ma...”
“Non siamo così spietati, Natsuki.”
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
La Direttrice scattò in piedi, dando uno schiaffo alla mano che le veniva tesa.
“Adesso basta” urlò. “Siete più di quello. Niente altro che impudenti e arroganti predatori che, con la scusa di una minaccia purtroppo vera, siete venuti qui ed ingannandoci in ogni modo siete riusciti ad imporci quello che di volta in volta vi ha fatto più comodo, introducendo le vostre spie ovunque. Pensi che non me ne sia accorta? Combatteremo sì, ma per salvare la nostra gente, non la vostra orribile tecnocrazia. E non credere nemmeno per un istante che io vi verrò mai a dire grazie per averci avvertito. Se siete qui è solo perché abbiamo qualcosa che vi interessa. Punto. Non potevate dircelo dall’inizio, perché altrimenti vi avremmo rispedito sul vostro pianeta a calci. Adesso, invece, non possiamo più rinunciare né alla vostra collaborazione né a rivelarvi i nostri segreti militari. L’abbiamo già fatto, purtroppo.”
Immune alla sua sfuriata Mashiro scosse le spalle. “Vedi? È per questo che tu sei il nostro interlocutore preferito. Sei acuta e non hai paura di dire in faccia alla gente quello che pensi.”
“Già, soprattutto quando è la verità.”
“Non lo nego, ma chiediti cosa sarebbe stato di voi se noi non fossimo sbarcati qui. Te lo dico io. Avreste mandato allo sbaraglio le vostre ragazze come al solito, convinte che le Otome vi avrebbero risolto il problema. Invece gli Heartless se le sarebbero mangiate. Siamo noi a fare la differenza, Direttrice, o pensi che i Nobody non vi abbiano ancora attaccato in massa per paura di affrontare quattro ragazzette in lingerie?”
Natsuki calò la mano di piatto sulla scrivania. “Se è per questo dubito fortemente che temano anche voi. A Zipang hanno avuto la meglio sulle vostre truppe piuttosto velocemente, ricordatelo.”
“Lo so. Perché credi che abbiamo bisogno di voi? Se ti serve per fartene una ragione pensa pure che siamo costretti a collaborare, ma niente ci impedisce che dopo questa storia le nostre strade si dividano.”
“Puoi scommetterci. Farò giustiziare qualunque cosa si presenterà fuori da quelle porte, una volta che le avrete varcate per tornarvene a casa. E spero che succeda anche velocemente.”
Le due donne si fissarono, studiandosi, e fu Mashiro la prima che incrinò con un sorriso l’espressione turbolenta che aveva inalberato.
“Anch’io” esclamò.
Quella semplice replica sembrò togliere a Natsuki ogni volontà di litigare ancora con il Generale.
Sfiduciata e stanca, volse lo sguardo fuori dalle vetrate, verso la catena montuosa che si stendeva attorno alla città. I primi raggi del mattino incendiavano le alte vette, e non c'era nemmeno una nuvola in cielo. Le sembrava impossibile che tutto potesse finire, dissolto in polvere cosmica.
“E così, è la guerra. Pensi che ce la siamo meritata?” mormorò a mezza voce.
Mashiro seguì il suo sguardo. “No. Ma, adesso, vediamo di vincerla.”


Castello di Fuuka, 26 marzo, ore 7.30

Nagi si chiuse alle spalle la porta dell'appartamento di Nina, sorridendo amabilmente alla guardia che era rimasta ad aspettarlo in corridoio. L'altro annuì rigidamente, in cuor suo sperando che il Colonnello si fosse divertito; anche se l'attrazione per quella ragazzina ossuta, dagli sguardi perennemente torvi, era la più inspiegabile delle tante cose che non capiva del Direttore dell'Intelligence.
L'albino, da parte sua, si girò verso la porta, osservandola con la testa lievemente inclinata da una parte. Tutto quello che era successo là dentro era stato istruttivo e divertente, ma c'era qualcosa che non quadrava.
'Troppo facile. Si è lasciata sedurre come se non aspettasse altro. Quando non ha mai dato segno di desiderare a tal punto la compagnia della mia persona. Nina, Nina, cos'ha escogitato la tua testolina? Non che in cambio di qualche bacio io adesso mi metta a fare tutto quello che vuoi tu, non è vero? Io non sono una di queste tue amichette, o il caro Sergay, che hai comprato con qualche lacrimuccia.'
Il suo sorriso tentennò un attimo. Però, se doveva essere del tutto onesto con sé stesso, che Nina l'avesse fatto solo perché in qualche modo doveva, o perché l'aveva pianificato coscientemente, aggiungeva solo valore ad una persona che già lui reputava come speciale. Divertito dall'aver anche solo pensato una cosa del genere, si incamminò verso il suo alloggio.
'Speciale, sì, ma in un modo che gli altri non capirebbero.'
Lo attirava il fatto che Nina, esattamente come Shizuru, sembrava sul punto di perdere totalmente il lume della ragione. Non poteva vederle, ma le avvertiva parlandole, le linee di tensione che percorrevano la personalità disturbata della ragazza. Ci sarebbe voluto veramente pochissimo per mandarla, un'altra volta, fuori controllo. Avrebbe dovuto stare attento, ma quello era solo un'altra parte del gioco.
“Principessa Nina, stai impazzendo, vero? Oh, non ne puoi fare a meno, qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta"(2) canticchiò, soddisfatto di sé come non gli capitava da molto tempo.
Dietro di lui la guardia si sentì gelare, e provò un'istintiva compassione per la ragazza dagli occhi torvi. Aveva l'aria altezzosa, ma forse nemmeno lei si meritava uno come lui.

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Il freddo la svegliò dal suo dormiveglia, così, indecisa se rifugiarsi finalmente sotto le coperte o fare una doccia ed alzarsi, Nina si tirò su fino al mento la leggera coperta nella quale si era trovata avvolta. Realizzando che non era affatto una coperta.
Pigramente, prese tra le dita un lembo del leggero soprabito che Nagi le aveva buttato addosso ad un certo punto della notte.
La stoffa nera aveva una consistenza strana, a metà tra pelle e tessuto, ma scorreva tra le sue dita come seta. Nina decise che era veramente bella.
Sospirando, alla fine si sollevò a sedere sul letto, sistemandosi l'indumento attorno alle spalle. Considerato il grado di Nagi, non è che esibisse chissà che contrassegni; solo delle mostrine a forma di triangolo sul colletto, e un distintivo a v sulla manica sinistra. Oltre che il tridente scarlatto sulla destra.
Nina si fece forza, decidendo di guardarsi allo specchio, e vide una ragazza che non riuscì a riconoscere. O, almeno, l'aveva vista in giro più di quanto avesse voluto, vestita in quello stesso modo, con i capelli sciolti come li aveva lei in quel momento.
La ragazza sorrise amaramente. 'Sì, ma sotto la giacca il Maggiore Wang non indossava la sola biancheria intima.'
Sospirando si ributtò sul letto, stropicciandosi gli occhi con il palmo delle mani. 'Che fai, Nina? Ti confronti con quella? Tanto non riuscirai mai a superarla, e quelle cose carine che lui ha detto le ha pronunciate solo per farti uscire dal tuo vestito. Lo conosci, com’è. E non te ne puoi nemmeno lamentare, visto che sei tu che l’hai voluto.'
Forse era stato uno sbaglio quello che avevano fatto, ma doveva essere certa che lui pensasse di averla totalmente sotto controllo. Così, non avrebbe mai immaginato quello che lei stava preparando.
Si girò su un fianco, serrando gli occhi. 'Ma, adesso, vorrei che andasse tutto bene.'
Non avrebbe mai pensato di trovare il coraggio di fare una cosa simile, tanto più con Nagi. Lui era stato il suo padrone, una persona che lei era stata addestrata a considerare intoccabile. Sorrise tra sé e sé. Non che quando era la sua Otome avesse mai avuto dubbi a riguardo. Malgrado non lo trovasse più brutto della media dei ragazzi che conosceva, ne aveva troppo rispetto, e una considerevole dose di paura, per pensarlo in altri modi che non come il suo Master. E poi, ai tempi, era ben altro quello che lei voleva.
Si strinse le braccia attorno al corpo. Voleva calore e sicurezza, quella delle mani grandi di Sergay, le stesse che l'avevano protetta quando era piccola. Però lui glieli aveva negati.
'Non è mai stata colpa sua. Come potevo pretendere che mi amasse come una donna, dopo avermi cresciuta come una figlia? Una mocciosa dalle ginocchia perennemente sbucciate.'
Le mancava quel calore, e quella sensazione di tranquillo controllo sul mondo circostante che l'abbraccio di Nagi le aveva fatto ricordare. Ma non se ne era stupita; lui era tornato su Earl ancora più sicuro di sé di quanto lo fosse mai stato, non più un ragazzino insolente e manipolatore, ma un adulto cinico e astuto.
E poi, dopo tanto tempo era stato bello sentirsi desiderata come essere umano, e non solo apprezzata come Otome. Anche se tra loro c'era solo un immenso castello di bugie.
'Anche questa volta. Ma forse non per sempre...'
Stupita di sé stessa, Nina ridacchiò, dandosi mentalmente della sciocca. 'Che fai, ti metti a pensare al futuro che non avrai mai? E a questa persona alla quale tu importi solo in funzione di quello che può ottenere da te?'

Persa nei suoi pensieri si addormentò dopo qualche minuto, sognando un grosso gatto albino, sghignazzante, che appariva e scompariva sui rami degli alberi. E nel sogno c'era anche una Regina che le voleva tagliare la testa, e il suo seguito di piccole carte da gioco nere, con artigli e zanne. Milioni e milioni di carte. Alla fine le carte la catturarono e, anche se tese la mano verso il gatto chiedendo aiuto, lui rimase immobile sul suo albero, a guardare ghignante mentre la portavano al patibolo.


Note
(1) DefCon è un acronimo statunitense che letteralmente significa stato di difesa (Defense Condition) e indica lo stato di allerta delle Forze Armate degli Stati Uniti. DefCon 2 è il livello di allerta immediatamente precedente al tempo di guerra.
(2) Lewis Carroll - Alice nel Paese delle meraviglie, cap. VI: frase detta dallo Stregatto ad Alice.



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Awww... miei cari lettori, grazie tantissime a tutti per le recensioni al precedente capitolo ^_^ Mi hanno fatto particolarmente piacere visto che ammetto di fare un po' fatica a descrivere scene di battaglie, dove l'effetto "lista della spesa" è sempre in agguato, quindi sono contentissima che vi siate divertiti a leggerlo! Beh, forse "divertiti" non è la parola giusta, ma la guerra è sempre un "serious business" e, visto che io vorrei che questa fanfiction fosse il più realistica possibile su certe cose, in uno scenario del genere, come ha scritto Gufo_Tave, "due stordite in abitino svolazzante non bastano certo a salvare la giornata".
Quanto a questo, grazie come sempre in anticipo a Shainareth e Solitaire per il betaggio tattico e strategico, chiamiamolo così visto che siamo in tema!

  
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