Giorno 4 – Bambini/Figli
Belle infilzò svogliatamente con la forchetta l'ultimo boccone di
cibo rimasto nel suo piatto e se lo portò alla bocca. Se c'era una
cosa che detestava particolarmente dei lunghi viaggi che portavano
Rumpelstiltskin lontano dal castello, era proprio il momento dei
pasti, che era costretta a consumare in piena solitudine. Perfino le
pietanze più deliziose parevano insipide e insapori senza la
compagnia di qualcuno con cui condividerle.
Quella mattina, dopo colazione, il folletto l'aveva avvisata che si
sarebbe allontanato dal castello per qualche ora per andare a
ritirare della merce. Si era tenuto piuttosto sul vago, ma ciò non
rappresentava affatto una novità per lei, che non aveva indagato
oltre sui suoi loschi affari.
Il suo padrone aveva detto che sarebbe stato via poche ore, ma troppo
spesso, da quel punto di vista, le sue parole si erano rivelate
inattendibili.
La ragazza sospirò, posando la forchetta nel piatto vuoto:
probabilmente non avrebbe rivisto Rumpelstiltskin almeno fino al
giorno seguente.
Stava per alzarsi da tavola e riportare le stoviglie in cucina,
quando udì l'inaspettato ma inconfondibile rumore del pesante
portone d'ingresso che si spalancava, per poi chiudersi nuovamente
con un sonoro e cupo cigolio. Contro ogni sua previsione, il Signore
Oscuro doveva essere già tornato, e Belle era lieta che, almeno per
quella volta, la sua assenza da casa si fosse limitata alla sola
mattinata.
La giovane uscì dalla sala dell'arcolaio e si diresse a passo
spedito incontro al folletto. Quando lo vide, notò che reggeva un
groviglio di stracci tra le braccia; molto probabilmente si trattava
di altre vesti che le sarebbe toccato lavare.
- Rumpelstiltskin! Siete già di ritorno! - esclamò, incapace di
trattenere la gioia.
Ma il Signore Oscuro le lanciò uno sguardo d'avvertimento e si portò
un dito alle labbra, facendole cenno di tacere.
Troppo tardi. Uno strano versetto si levò dall'ammasso di stoffa
portato dal folletto. Belle sgranò gli occhi, certa di aver appena
udito il vagito di un bambino.
I gridolini proseguirono, facendosi sempre più acuti.
- Ecco fatto. Grazie tante, dearie. Ci avevo messo un'ora per far
addormentare questo mostriciattolo. - brontolò l'Oscuro,
estremamente seccato.
Sempre più incredula, la giovane si avvicinò al suo padrone e diede
un'occhiata al fagotto che ora, poteva vedere chiaramente, si agitava
come un forsennato nella stretta salda di Rumpelstiltskin.
Un paio di occhioni verdi, guance rosa e paffute, un ciuffetto di
capelli color miele, e una boccuccia sottile e sorridente accolsero
lo sguardo sbigottito di Belle, che ancora faticava a credere a ciò
che stava vedendo.
- Ma... Rumpelstiltkin, questo è... -
- Sì, dearie. Questo è un bambino, e anche molto vivace se lo vuoi
sapere. Immagino che tu ne abbia già visti altri. -
- So che cos'è un bambino. Ma perché l'avete portato qui? Cos'è
successo? -
- Non capisco perché tu sia così sorpresa, dearie. Ti avevo detto
che stamani sarei andato a prendere della merce, no? -
Belle sperò con tutto il cuore di aver sentito male. - Cosa? -
Rumpelstiltskin alzò gli occhi al cielo, spazientito. - La merce,
dearie! Eccola qui! -
- Un... Un bambino?! - La giovane era inorridita. - Ma dove sono i
suoi genitori? -
Il Signore Oscuro fece una smorfia amara e un'ombra attraversò i
suoi occhi ferini. - Sua madre è morta di parto e suo padre ha
deciso di abbandonarlo. Me lo ha venduto per qualche filo d'oro. -
Dall'espressione del suo viso e dal tono gelido e sprezzante della
sua voce si capiva chiaramente quanto egli fosse disgustato dal
comportamento di quell'uomo che aveva ceduto la propria creatura in
cambio di un po' di metallo.
- Ha abbandonato il suo stesso figlio? - La giovane sembrava
totalmente incapace di credere che una tale assurdità potesse
accadere, e il suo sguardo pieno d'orrore e biasimo ebbe l'effetto di
una stilettata incandescente al cuore del folletto.
Oh, Belle! Se
sapessi cosa io ho
fatto al mio Baelfire! Se conoscessi la terribile verità!
Guarderesti anche me in quel modo?
Cercò di allontanare da sé quel doloroso pensiero, e prese a far
ballonzolare il bimbo che teneva tra le braccia e che iniziava a
protestare, decisamente annoiato da quella conversazione che, a sua
insaputa, lo riguardava.
Il piccolo sembrò apprezzare il gioco e lanciò un cinguettio di
felicità, seguito da una risatina divertita.
Belle era ancora indignata al pensiero di un genitore disposto a
barattare il proprio bambino per del volgarissimo oro, tuttavia non
poté impedirsi di sorridere, intenerita da quello strano spettacolo.
- E ora che ne sarà di lui? Resterà qui con noi? -
- Ma certo che no, sciocchina! Devo portarlo al re e alla regina di
un regno che si trova poco lontano da qui. Non riescono ad avere
figli da soli e hanno urgentemente bisogno di un erede. Tranquilla,
dearie, hanno promesso che si occuperanno di lui come se fosse loro e
lo cresceranno con tutti i riguardi. - aggiunse in fretta, notando la
smorfia contrariata della ragazza dinanzi alla prospettiva che un
bimbo innocente venisse usato in quel modo, come un oggetto, nulla
più che merce di scambio.
- Ad ogni modo, - proseguì Rumpelstiltskin - la consegna è fissata
per questa sera a mezzanotte, il che vuol dire che questa creaturina
urlante sarà nostra ospite per tutto il pomeriggio. -
Il cielo terso negli occhi di Belle s'illumino all'improvviso, come
se le nubi di poco prima si fossero diradate lasciando di nuovo il
posto ad un sole splendente. - Posso tenerlo in braccio? - domandò,
tendendo le mani verso il fagottino, speranzosa.
- Certo, dearie. È ovvio che puoi, dato che sarai tu ad occuparti di
lui per le prossime ore. -
- Prego? -
- Ma naturalmente! Non crederai che io abbia il tempo di prendermi
cura di questo marmocchio, vero? -
L'Oscuro non attese neanche una risposta e passò alla giovane il suo
carico, che ancora agitava manine e piedini sotto il groviglio di
stracci, ridendo vivacemente.
L'orologio suonò le undici di sera.
La sala dell'arcolaio era illuminata dalla luce calda e rossastra del
fuoco che scoppiettava e crepitava nel camino di pietra, donando un
tocco di intimità e accoglienza all'ambiente austero. Belle sedeva
sul divano e cullava dolcemente il bimbo che aveva accudito durante
quel bizzarro pomeriggio, intonando una vecchia ninnananna di Avonlea
che aveva imparato dalla sua balia anni addietro.
Rumpelstiltskin, nascosto in un angolo buio, ascoltava rapito la voce
della sua domestica e osservava quel quadretto familiare, incapace di
non pensare al suo adorato Bae.
Cosa non avrebbe dato per poterlo rivedere! Cosa non avrebbe fatto
per stare di nuovo con lui!
Presto
succederà, figliolo. Presto ti raggiungerò, ovunque tu sia.
Lentamente, uscì dalla penombra e si avvicinò alla ragazza. Il
bambino dormiva placidamente, al sicuro tra le sue braccia, e al
folletto quasi dispiacque doverlo portare via.
- Dearie? È ora. - sussurrò piano.
La giovane si morse il labbro e, per un attimo, sembrò esitare, ma,
alla fine, non senza una certa riluttanza, porse il piccolo, avvolto
in una morbida coperta, al Signore Oscuro, che lo prese
delicatamente.
- Lo tratteranno bene, non è vero? -
Rumpelstiltskin annuì, serio. - Hai la mia parola, Belle. -
Giunto sulla soglia della porta, il folletto si voltò per rivolgere
un ultimo sguardo alla sua domestica, che fissava mestamente le
fiamme che danzavano nel camino, persa in chissà quali pensieri. Se
l'era cavata decisamente bene quel giorno, nonostante si fosse
trovata alle prese con un bimbo tanto piccolo. Certamente sarebbe
stata una madre meravigliosa.
La madre che
avrei voluto per il mio Bae. La madre che lui avrebbe meritato.
Da Stria93: E
in un baleno siamo già arrivati al quarto giorno della RumBelle
Week, meraviglie mie! Tempus
fugit.
Sarò sincera: questo prompt mi è piaciuto tantissimo e la stesura
di questa storia a metà tra il fluff e l'angst finale, mi ha dato
una grandissima soddisfazione.
L'idea era quella di trovare un equilibrio tra la tenerezza che il
piccolo ospite del Castello Oscuro suscita in Belle – e anche in
Rumpel, anche se lui non lo ammetterebbe mai - e i drammi più
profondi che hanno segnato la vita del folletto, legati proprio
all'abbandono, dapprima suo e poi di suo figlio.
Se io sia riuscita nel mio intento oppure no, lo giudicherete solo
voi. ;)
Una piccola precisazione: il bambino della storia NON è James, il
gemello di David adottato da Re George, anche se potrebbe sembrarlo.
In realtà non è nessuno in particolare, ma solo il frutto
dell'ispirazione del momento. XD
Un grazie enorme va a Ariki, Chrystal_93, Lady Clopette, padme83
per aver recensito “Voce”, tengo molto a ringraziare anche
tutti coloro che recensiranno in seguito perché io stessa ho
potuto notare quanto sia difficile tenere il passo con questa
iniziativa; Ariki, Beabizz, Dearly_Beloved, Emyscarano,
janecaulfield, Julie_Julia, padme83, Rusty 93 per aver inserito
questa raccolta tra le seguite/ricordate/preferite, e tutti i
lettori che silenziosamente seguono questa raccolta.
Per oggi è tutto, dearies; ci si rilegge domani con LENZUOLA.
;)
Bacionissimi! :*