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Autore: ButterflySeven    08/10/2014    4 recensioni
Belle è una ragazza di 23 anni, iscritta al terzo anno di Beni Culturali all'accademia di Belle Arti.
I sui problemi iniziano quando il professor Hood la rimanda per la seconda volta all'esame di storia dell'arte contemporanea 2.
Cercherà disperatamente aiuto in qualcuno che ne sappia più di lei in fatto d'Arte ed il padre dell'amico Baelfire, famoso storico dell'arte, sembrerebbe il candidato ideale... Ma tutto ciò, a quale prezzo?
[Rumbelle - coppia principale] secondarie Baelfire/Emma ed Emma/Killian
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

Si capisce quanto una persona sia importante per la propria vita, solo quando non la si ha accanto.
Belle si sentì smarrita dopo solo un giorno dalla partenza degli amici. Per qualche strana ragione, il sesto senso le suggeriva che quei giorni senza di loro sarebbero stati un inferno.
La conferma arrivò il sabato sera, quando era andata al Granny e non trovò nessuno a farle compagnia.
Tornata a casa, si mise a letto dispiaciuta.
L’indomani sarebbe stata domenica e ciò significava anche un giorno lontana  dal signor Gold…

La mattina dopo, Belle sostituì suo padre in negozio. Le sembrava giusto lasciarlo libero dagli impegni almeno un giorno a settimana.
La situazione tra loro si era complicata un po’. Belle non gli aveva rivelato chi fosse il suo professore di ripetizione e suo padre si faceva ogni giorno più insistente per farsi rivelare l’identità dell’uomo. Ma Belle preferì lasciarlo fuori da quella storia, proprio perché sapeva quanto suo padre odiasse il signor Gold.
Il campanellino alla porta suonò, segno che qualcuno stava entrando in negozio.
- Buongiorno!- disse accogliendo il cliente.
Quando capì chi fosse, sentì il disperato bisogno di sotterrarsi.
- Signorina French! Ma che piacere! Vedo che si sta preparando al meglio in vista dell’esame…-
- Professor Hood, il piacere è tutto mio – cercò di sorridere con convinzione – non si preoccupi, sto studiando a fondo…-
- Questo lo lasci giudicare a me. Sa, Dicembre non è poi così lontano…-
- Me ne rendo conto, professore… Comunque, in cosa posso aiutarla?-
- Volevo un mazzo di rose rosse e desideravo insere questo all’interno-
L’uomo le porse una bellissima collanina con ciondolo a forma di mela rossa.
- E’ molto graziosa, sono sicura piacerà molto a chi lo riceverà-
- Oh, lo spero anch’io…-
Si impegnò più del solito nel preparare un bellissimo mazzo di rose, con tanto di nastro rosso e piccole spighe di grano che si affacciavano da quel mare passionale.
- Le spighe sono il simbolo dell’abbondanza e se vuole trasmettere amore, credo sia carino lasciar intendere che questo sentimento potrà solo crescere…-
- Buona idea, ma questo non le vale punti in più all’esame…-
- Stia tranquillo, professore. La stupirò con il mio sapere-
Il professore le strizzò l’occhio in segno di sfida, pagò ed uscì dal negozio più che soddisfatto.
A quel punto Belle si chiese chi fosse il destinatario di quelle rose: sua moglie Marian o l’amante Regina?
Per una volta le sarebbe piaciuto poter chiedere a Killian qualcosa in più. Ma l’amico era a New York. E lei era sola a Storybrooke.

All’ora di pranzo si recò a casa godendosi il bellissimo sole autunnale nella strada del ritorno.
Quando arrivò nella via di residenza, si accorse che i vicini la evitavano accuratamente e ogni volta che li salutava, riceveva in risposta strani sguardi.
Davanti casa, si presentò una macabra scena.
La strada era cosparsa da quelli che apparentemente sembravano i suoi indumenti. Riconobbe persino alcuni testi universitari del tutto distrutti.
Suo padre uscì da casa infuriato, la strattonò per poi mollarle un sonoro ceffone.
- Sei una puttana!- le urlò.
- Ma che stai dicendo? -
- E’ inutile che fai la santarellina. Gaston mi ha raccontato tutto, ti fai dare ripetizioni da quel porco! Solo una puttana può anche solo avvicinarsi a quel viscido mostro!-
- Papà, ti prego, posso spiegarti… Entriamo dentro…-
Si era radunata una piccola folla ad assistere alla sceneggiata.
Belle raccolse frettolosamente i vestiti ed entrò in casa, seguita dal padre che continuò a strattonarla.
- Puttana, PUTTANA!-
- SMETTILA PAPA’!!!!!!-
Si divincolò con fatica e le lacrime iniziarono a inondarle il viso.
- Perché lo hai fatto? E perché mi hai tenuto all’oscuro di tutto?- le ringhiò.
- Lo sai benissimo il perché. Tu non lo tolleri ed io non volevo appesantirti con ulteriori problemi. Io e il signor Gold abbiamo un accordo: non sono una puttana, lo sto semplicemente aiutando ad aprire un negozio di antiquariato, tutto qui-
- E’ per questo che rimani fuori casa sei giorni su sette? Stai con quel mostro? Lo aiuti nei suoi loschi affari?-
- Non lo aiuto in loschi affari! Mi limito a pulire e sistemare quello che sarà il suo negozio! Ma lo capisci che lo faccio anche per te? Nessuno voleva aiutarmi senza un compenso! Gold è stato l’unico a rendersi disponibile… E se proprio vuoi saperlo, non ha mai alzato un dito contro di me. Mi tratta con rispetto, anche se ammetto che i suoi modi sono un po’ duri, ma non sono costretta in alcun modo, lo faccio solo perché mi servono quelle benedette ripetizioni!!! Sei stato tu il primo a dirmi che dovevo darmi una mossa, che non posso rischiare di dover pagare ulteriori rette! Perché ti arrabbi così tanto? Ho mentito, hai ragione, ma l’ho fatto solo a fin di bene…-
- No, Belle, tu non capisci cosa stai facendo. Non sai in che pasticcio ti sei messa! Hai anche lasciato Gaston! Lui ti ama! Oggi è venuto da me disperato, mi ha supplicato di farti ragionare, di aiutarti a capire quale grande errore stai commettendo! La sua famiglia ti concede un futuro migliore di quello che posso offrirti io, non abbiamo niente, lo sai, e il loro è un aiuto prezioso… Gaston ti adora, farebbe di tutto per te e tu non puoi voltargli le spalle. Abbiamo un grosso debito nei loro confronti…-
- Ma quel debito non posso ripagarlo con un amore che non provo! Papà, io non lo amo! Sono grata a loro per quanto ci hanno aiutato in passato e sono lusingata dall’amore che Gaston mi dimostra ogni giorno, ma io non posso ricambiarlo! E non posso condannare entrambi all’infelicità!- omise qualche passaggio per evitare al padre nuovi dispiaceri.
- Questo non giustifica le tue azioni! Rifletti, Belle! Gaston è il tuo futuro!-
- Il mio o il tuo? Tu parli così solo perché per te è facile! Questa scelta riguarda me soltanto, non puoi costringermi a sposare un uomo che non amo! Non viviamo nel medioevo, papà! I matrimoni combinati non esistono più! Ed io sposerò chi amerò davvero!-
- Bene! Hai deciso di rovinarti la vita? Fa pure, ma promettimi che interromperai immediatamente queste assurde ripetizioni con Gold!-
- Ma io non posso!!!! Ma perché ce l’hai con lui, che cosa ti ha fatto?- Belle era ormai sulla soglia della disperazione.
- Quell’uomo è stata la nostra rovina! E’ per colpa sua che in tutti questi anni abbiamo accumulato debiti su debiti! I suoi affitti sono diventati sempre più alti e per tanto tempo non sono riuscito a pagare il negozio e la casa… Cosa ne sai tu dei sacrifici di un genitore? Non ti ho fatto mancare mai niente, ho chiesto prestiti a tutta la città, ricevendo solo continue beffe. Ma Gold non si è mai fatto scrupoli. Ha aumentato per dieci volte le cifre iniziali come interessi per i pagamenti in ritardo e ti giuro che sono arrivato quasi a ucciderlo per quanto odio mi procurava il vederlo ogni mattina, a riscuotere il suo sporco denaro. Tu non sai di cosa è capace, manderebbe chiunque all’inferno per avere ciò che gli spetta. Gli unici che ci hanno aiutato, sono stati Gaston e la sua famiglia. E adesso tu gli volti le spalle per appoggiarti a quello stesso uomo che ci ha rovinati. Dimmi,Belle, adesso che sai la verità, sei ancora disposta a farti aiutare da lui?-
Belle rimase pietrificata dopo quelle agghiaccianti rivelazioni. Adesso tutto era chiaro.
Eppure non riusciva a dimenticare l’impeto col quale il signor Gold aveva cacciato Gaston, procurandosi ferite in diverse parti del corpo. E il suo sguardo non poteva mentirle…
- Papà, so che in passato è stato crudele con la nostra famiglia, ma non è più l’uomo di una volta. Sta cambiando per il bene di Bae, si sta impegnando duramente a cancellare le azioni del passato. C’è del buono in lui, io lo so! Mi devi credere!-
Lo supplicò con lo sguardo di darle ascolto, ma l’uomo s’irrigidì sempre più.
- Non posso credere a ciò che sento, ma se pensi questo, allora mi dispiace, non sei più mia figlia…-
- Papà, ti prego…-
- No, adesso parlo io. Hai fatto la tua scelta. Io ho preso la mia. Questa non è più casa tua, vattene immediatamente e non farti rivedere mai più. Non ti voglio tra i piedi, sei una lurida puttana. Gaston aveva ragione su di te, sei una sgualdrina ingrata-
- No, no… Ti prego papà…- Belle cadde in ginocchio. Afferrò la mano del padre, ma lui si ritrasse.
- Hai cinque minuti per preparare le tue cose e andare via-
- Ma io non ho dove andare! Ripensaci, te ne prego!-
- Questo è affar tuo. D’ora in poi non m’importa più niente di te. E adesso vattene. Tornerò tra dieci minuti e mi aspetto di non trovarti più-
- No, no… Papà…-
- Ti sbagli Belle, io non sono più tuo padre-
Voltò le spalle e si chiuse in camera da letto.
Belle rimase sola, a cogliere lacrime amare e tentare di rimettere insieme quel poco di orgoglio che le rimaneva.
Preparò le valigie in tutta fretta, rammaricata per com’era andata a finire quella storia.
Non pensava che la cattiveria di Gaston potesse spingersi fino a tanto, ma evidentemente in tutti quegli anni non aveva capito nulla di lui.
Si era approfittato delle debolezze di suo padre per vendicarsi del torto subito, così facendo, aveva ottenuto il suo obiettivo: lei era persa.
Chiuse con rabbia le cerniere del trolley e del borsone, scese le scale di tutta fretta, ma prima di varcare la porta d’uscita, non potè fare a meno di voltarsi un’ultima volta e dire addio a quella casa e a ciò che rappresentava per lei…

Non sapeva dove andare, né cosa fare… Era da sola in mezzo a tanti sconosciuti, in balia del vento e del freddo autunnale.
Belle decise di rifugiarsi al parco in mancanza di altro. Il fatto che i suoi amici fossero tutti fuori città non la aiutava, perché era sicura che avrebbe potuto chiedere aiuto a uno di loro, ma non se la sentiva di entrare in casa dei loro genitori. Inoltre si vergognava profondamente per l’accaduto, l’avrebbero presa tutti per puttana, proprio come aveva fatto suo padre.
Si sedette in una panchina isolata, prese un libro e iniziò a leggere “game of thrones”. Rifugiarsi nelle disgrazie di Westeros l’avrebbe aiutata a dimenticare le sue, di disgrazie.
Rimase a quel modo sino a pomeriggio inoltrato, non aveva mangiato nulla, ma lo stomaco era chiuso per via del nervoso.
Il freddo si faceva sempre più pungente, si infilò un cappotto più pesante e tentò di riscaldare le mani portandole a coppa davanti la bocca e soffiandovi dentro.
Era perduta, non avrebbe mai resistito alla notte… Chissà se qualcuno si sarebbe accorto di lei…
- Signorina French? Cosa ci fate qui a quest’ora della sera?-
Belle si voltò e fu come avere una visione.
- Signor Gold! Io… Veramente…-
- State per partire? Cosa ci fate con i bagagli al parco?-
- Io… Ecco…-
- Sentite, se avete deciso di saltare alcuni giorni per raggiungere i vostri amici a New York, siate sincera e ditemelo subito-
Ma al pensiero dei suoi amici fuori città, non riuscì a trattenersi oltre.
Tutto il male interiore si tramutò in un pianto senza fine. Tentò invano di asciugare quel fiume con il dorso del cappotto, con il risultato di macchiare la manica di mascara sbavato.
- Signorina French, cosa vi succede?-
Il signor Gold si sedette accanto a lei, porgendole un fazzoletto bianco.
- Asciugatevi con questo-
- Grazie mille…- rispose tra i singhiozzi.
Belle continuò a piangere per un tempo indefinito.
Il signor Gold non accennò a consolarla, rimase seduto accanto a lei senza più aprir bocca.
Ma per Belle quel silenzio era quasi rassicurante. Adesso non era sola, qualcuno si era preoccupato e le era rimasto accanto nonostante il freddo e il vento.
Fece un profondo respiro e finalmente si calmò.
- Va meglio?- chiese lui voltandosi a guardarla.
Il sole era tramontato da un pezzo e i loro volti erano visibili grazie alle lanterne del parco.
- Sì, grazie… E’ stata una brutta giornata-
- Sembra che questo sia il vostro periodo no, è la seconda volta in pochi giorni che vi vedo afflitta-
Belle sorrise amaramente.
- Stavolta è molto peggio, ho perso tutto… Sono rimasta sola e tutti inizieranno ad odiarmi. Mio padre non vuole più vedermi ed io mi sento una figlia ingrata-
- Scommetto che è venuto a conoscenza del nostro accordo- Belle annuì col capo – lo sospettavo. Quell’uomo mi odia più di chiunque altro. Mi chiedo come abbia resistito alla tentazione di far saltare in aria la mia intera casa il giorno del mio compleanno. Ma immagino che la vostra presenza gli abbia fatto cambiare idea, anche se a quanto vedo l’odio per me è perfino superiore all’amore per una figlia. Vi ha cacciato da casa, non è vero?-
- Come fate a saperlo?
- Direi che un trolley ed un borsone siano un ottimo indizio-
- Gaston ha detto tutto a mio padre, voleva vendicarsi per come l’ho trattato e direi che ci è riuscito più che bene… Ho provato a parlargli, a spiegargli i motivi che mi spingono a collaborare con voi, ma non vuole sentir ragioni. Ha preferito ripudiarmi piuttosto che sapermi ancora vostra allieva-
- Mi dispiace, è tutta colpa mia. In passato abbiamo avuto forti momenti di tensione, ma non pensavo potessero ritorcersi contro di voi-
- Eppure l’ha fatto. Io posso capire quello che prova. Se avessi un figlio, mi sentirei come lui se dovessi affrontare la medesima situazione, ma allo stesso tempo avrei fede in mio figlio. Lui non ha fiducia di me!-
- No, lui non si fida di me… Sa benissimo come sono fatto e teme che possa mostrarvi i miei lati oscuri-
- Ma voi state cambiando, non siete più il mostro che tutti temono!-
Gold la scrutò con attenzione.
- Cosa vi da questa sicurezza? E se vostro padre avesse ragione? Vi siete posta questa domanda?-
- Ovvio che l’ho fatto. Ma se fosse stata vostra intenzione distruggermi come persona, non mi avreste aiutato con Gaston e anzi, avreste tentato di ricattarmi dopo l’accaduto. Ma non l’avete fatto-
Gold tacque di fronte a quelle affermazioni che lo incastravano.
- E’ stato mio padre a ferirvi la gamba, non è vero?-
Un sorriso amaro fece capolino nel viso stanco di Gold.
- Cosa te lo fa pensare?-
- E’ un po’ la stessa storia del trolley e del borsone…- spiegò brevemente.
- Saperlo non ti cambierebbe le cose-
- Invece sì! Ormai voglio sapere tutta la verità. Per favore…-
Gold si prese qualche minuto di tempo, poi si arrese.
- E’ vero, è stato lui. Ma credimi, Belle, l’ho portato quasi alla pazzia per tutto il male che gli ho fatto. Ho meritato questa cicatrice, ne sono più che consapevole-
- Nessuno merita un simile dolore…-
- Credimi, Belle, ci sono ferite che cicatrizzano molto più lentamente di quelle a una gamba. Ho ferito tuo padre sino al midollo e questo si è rivoltato contro di te. Sono rammaricato-
- Beh, ormai non c’è rimedio. Il danno è fatto. Trovare un colpevole non aiuterà nessuno, ma siete stato gentile a dirmi la verità-
Il vento soffiò ancora più forte, sino a procurarle brividi di freddo.
- Bene, immagino sia ora di tornare a casa- disse il signor Gold alzandosi dalla panchina.
- Buona serata e grazie per la compagnia…-
Belle si strinse nel cappotto e aspettò che l’uomo si allontanasse, ma non lo fece.
- Signorina French, sicuramente quando siete venuta a casa mia, avete potuto constatare quanto grandi siano i miei appartamenti. Forse non lo sapete, ma ho ben sette camere per gli ospiti a mia completa disposizione…-
Il cuore di Belle iniziò a battere forte. Alzò lo sguardo completamente smarrita, ma il signor Gold ricambiò con un ghigno divertito.
- Mi fa piacere abbiate così tanto spazio…- rispose discretamente. Non poteva autoinvitarsi.
- Vi ringrazio. Ma ci sono dei momenti in cui mi sento particolarmente solo. Ad esempio, in questo momento Bae è a New York e quella casa è troppo silenziosa per me soltanto. Mi piacerebbe trovare qualcuno che mi faccia compagnia…-
- Beh, dipende cosa intendete per compagnia, le vostre parole potrebbero essere fraintese…-
- Oh, non vi preoccupate, signorina French, vi assicuro che mi terrò fedele alle leggi vigenti-
Belle sorrise. Si ricordava le parole del loro primo incontro… Quel pensiero le riscaldò il cuore.
- Quindi avete già dei papabili?-
- Direi che una ragazza sola al parco sia in cima alla lista, ma non sono certo voglia accettare l’invito di questo pover’uomo-
- Basterebbe chiederlo, forse la ragazza potrebbe riservare delle soprese…-
- Molto bene. Dunque volete seguirmi? Vi affiderò una delle camere migliori-
- Mi piacerebbe molto, ma non saprei come ripagare questo debito…-
Gold si voltò e le prese una mano, incitandola ad alzarsi.
- Ho già detto che sono io a essere in debito con te, Belle. Dammi la possibilità di rimediare ai miei errori e dimostrarti che non stai sbagliando su di me…-
- Allora va bene, accetto il vostro invito…-
Strinse forte la mano del signor Gold, presero i bagagli ed insieme si diressero verso casa.

La situazione per Belle fu abbastanza imbarazzante, insomma, non capitava tutti i giorni di essere ospitata a tempo indefinito dall’insegnante di ripetizione, che era anche una sorta di datore di lavoro e padre di uno dei suoi più cari amici. E forse il fatto che fosse attratta da lui, complicava leggermente il suo stato di imbarazzo.
Per un attimo aveva pensato che in realtà Gold volesse rinchiuderla in una cella della torre, con nemmeno un cuscino a farle compagnia (o magari a furia di piangere dalla disperazione gliene avrebbe dato uno per soffocare i singhiozzi). Pensò l’avrebbe fatta lavorare come cameriera, invece nessuna delle sue paure si rivelò fondata.
Il signor Gold la accompagnò in una bellissima stanza decorata in mille sfumature di blu, con al centro un magnifico letto a due piazze, un ampio armadio antico nella parete destra, una scrivania con accanto la lampada ad arco dei fratelli Castiglioni ed un’ampia balconata.
- Uhau, è bellissima! Non so cosa dire…-
- Non c’è bisogno diciate nulla, cara… E avete anche un bagno in camera- disse indicando la porta verde nella parete frontale.
- Vi aspetto giù per la cena, quando sarete pronta…-
Uscì dalla stanza senza aspettare risposta, così Belle ne approfittò per tuffarsi tra quelle morbide lenzuola.
Il cuore le batteva ancora forte e aveva l’impressione, che quella settimana sarebbe stata il paradiso e l’inferno in un’unica soluzione.

 
A New York, la gang di amici si godeva le meritate vacanze.
Erano lì da quasi due giorni, ma immancabilmente si erano formati i vari gruppetti. La mattina vagavano tutti insieme per le strade affollate, ma si dividevano non appena i gusti li portavano a vedere mostre o negozi differenti.
L’unico a cui non importava nulla di cosa si andasse a vedere era Killian, che aveva manifestato interesse solo per il museo navale della seconda guerra mondiale. Per il resto il suo tempo era dedicato alle cure totali della nuova fiamma Trilli, il che per gli altri significava osservarli limonare ovunque, dovunque e comunque.
Emma iniziava a non tollerarlo più e battibeccavano quasi ogni secondo su ogni cosa. Per fortuna Bae riusciva a dividerli in tempo, prima di finire in mezzo al fango nel pieno di una rissa.
Quella sera avevano mangiato un po’ di pizza tutti insieme e poi avevano deciso di andare in una discoteca poco distante dall’albergo.
Bae decise di rimanere in camera, aveva camminato tantissimo e accusava un forte dolore alla schiena, dovuto anche alle fatiche che suo padre gli aveva imposto per sistemare il negozio.
- Allora resto con te, non voglio lasciarti qui da solo- propose Emma.
- No, tu vai, io vedrò un film e lascerò che la mia schiena si riposi per bene. E poi sai che non amo la musica assordante. Vai con gli altri e divertiti anche per me…-
- Va bene… Però se hai bisogno, o ti senti troppo solo, chiamami. Accorrerò da brava infermiera…-
- Oh, la mia crocerossina sexy…-
Si concessero un bacio leggero, poi Bae la sollecitò a prepararsi.
- Non vestirti provocante, non potrò controllare tutti gli spasimanti che tenteranno di palparti- puntualizzò.
- Tranquillo, ci sono anche gli altri con me… E poi lo sai che non vesto provocante-
Indossò un tubino rosso che la copriva fin sopra il ginocchio. Ma l’aderenza del tessuto evidenziava lo splendido décolleté e le sue forme sinuose, rendendola forse ancora più provocante che lasciando pelle scoperta.
- Come sto?- chiese indossando le sue amate decolté nere con fondo rosso fuoco.
- Sei uno schianto, forse fin troppo… Potrei essere geloso, ti stai preparando per conquistare altri uomini…-
- Ma smettila… E poi ho chiesto il tuo parere! Se vuoi posso mettere quel vestitino nero che lascia tutta la schiena scoperta…-
- No, lascia stare, così vai benissimo…-
- Allora io vado, a dopo…-
Emma si sporse per baciarlo un’ultima volta, prese la pochette nera e raggiunse gli amici che l’aspettavano fuori.

La musica era troppo assordante. L’alcol in corpo iniziava a fare il suo effetto e si ritrovò in pista a barcollare leggermente.
Accanto a lei Ariel ed Eric si strusciavano in una sorta di danza suadente. Sembrava fossero due pavoni che si corteggiavano, anche se pensandoci bene, non sapeva cosa facessero esattamente due pavoni in fase di corteggiamento (eccetto aprire le splendide piume).
Ashley e Sean erano andati a fare una passeggiata; Ruby era circondata dalla solita decina di spasimanti e Killian ovviamente non perdeva l’occasione di mettere in mostra le sue capacità di seduttore.
Emma non si spiegava come quella Trilli riuscisse a stare con un cascamorto come lui. Insomma, nonostante la presenza della sua ragazza, non perdeva occasione dal guardare una donna o l’’altra che gli passasse accanto. Però stranamente l’attimo dopo era nuovamente su Trilli, non lasciandola per un’altra bionda.
Stufa di quei pensieri, andò al banco e ordinò un sex on the beach, avvisò gli amici e corse fuori dal locale.
L’aria fresca della sera la accolse dolcemente. Ispirò a fondo e camminò un po’, per poi sedersi in una panchina lasciata libera.
Sorseggiò il liquido dolciastro con lentezza, assaporando quel mix di sapori forti e delicati allo stesso tempo. E poi si perse nell’osservare il caos di New York, i suoi alti grattacieli, le limousine e i buffi taxi gialli.
Forse in un’altra vita le sarebbe piaciuto vivere in una città come quella. La vedeva come una sorta di città ideale per crescere un figlio adolescente, immetterlo nel mondo del lavoro e fargli godere al massimo quel periodo di vita che lei aveva vissuto in solitudine.
Forse, in un mondo parallelo, un’altra Emma avrebbe potuto vivere a New York, ma lei non poteva più lasciare Storybrooke. Il suo destino era legato a quella città, senza cui sarebbe sicuramente caduta nella disperazione.
Era bello poter viaggiare, ma non poteva accettare l’idea di separarsi da Storybrooke e da tutti i suoi affetti.
Aveva fatto così tanto per ricongiungersi con i suoi genitori e loro avevano fatto di tutto per renderla felice, non avrebbe potuto abbandonarli da un giorno all’altro solo per la brama di vivere in una metropoli.
- Ehi Swan, se pensi così tanto potrebbe scoppiarti il cervello-
- Grazie Killian, ma stai tranquillo, il mio cervello regge benissimo il peso dei pensieri- si voltò a guardare l’amico, fasciato da jeans scuri, camicia e immancabile giubbino in pelle nera.
- Posso sedermi?- chiese indicando il posto vuoto accanto a lei.
- E da quando chiedi il permesso?-
- Dal momento in cui ho deciso di stipulare una tregua-
- Non pensavo fossimo in guerra…-
- Oh, il vero punto è quando mai non lo siamo stati…- Killian si sedette e bevve un sorso di birra.
- Dove hai lasciato la tua ragazza?-
- E’ voluta rimanere a ballare, ma quella musica stava assordando persino me e sinceramente non voglio svegliarmi con il mal di testa. Tu invece faresti bene a smettere di bere. Sei già ubriaca?-
- Smettila, sono solo un po’ brilla…-
- Mah, se ci credi tu, allora ci crederò anch’io…-
Emma chiuse gli occhi e si lasciò trascinare dal leggero venticello che le accarezzava i capelli. C’era un buon odore nell’aria, un profumo che sapeva di ebbrezza marina. Annusò ancora un po’ e l’effetto che ebbe, unito al brillio dovuto ai cocktail, fu quasi devastante.
Aveva tutti i sensi completamente liberi da ogni tipo di freno inibitore. Non era ubriaca, si sentiva solo… Leggera!
- Swan, se continui a sniffare l’aria, inizierò a preoccuparmi sul serio…-
- Lascia stare Killian, mi sto solo godendo la brezza marina…-
- La brezza marina? Siamo nel cuore di New York, nel pieno dello smog e vorresti farmi credere che senti la brezza marina? Sei proprio sicura di non essere ubriaca?-
- Sei tu quello ubriaco. Quella Trilli ti ha intasato il setto nasale con il suo odore mielato-
Sentì Killian afferrarla per il polso e lei fu costretta ad aprire le palpebre e voltarsi verso di lui. Emma non si era mai accorta di quanto i suoi occhi splendessero al chiaro di luna (o fari della città, non capiva bene cosa fosse dei due).
- Ascoltami attentamente. Io non so cosa ti abbia fatto Trilli per essere trattata con tanta sufficienza, ma questo comportamento non ti si addice-
- E perché, quale comportamento ti aspetteresti da me?-
- Tu non sei così! Non sei una persona che si ferma alle apparenze! Ti stai comportando da stupida! Non fai che provocarla e fare strane insinuazioni! La prendi per stupida, ma non ti sei fermata nemmeno un istante a parlare con lei su qualcosa che vada al di là di ciò che posso o potrei fare con lei! Io proprio non ti capisco, Swan! Qual è il tuo problema? Sono io? Pensi che potrei ingannarla? Non mi sembra siate così tanto amiche, quindi perché sprecare il tuo prezioso fiato in fatti che non ti riguardano?-
- Adesso stai esagerando! Quello che dico lo faccio per il suo bene! E sì, credo ti stia approfittando della sua ingenuità! E’ solo una matricola!-
- E con questo? Devi per forza pensare che una persona sia stupida solo perché è una matricola?-
- Le matricole sono ragazze ancora ingenue…-
- Bella questa. Me la segno nel taccuino. Svegliati Swan, siamo oltre gli anni duemila, l’ingenuità non è più di questo mondo!-
- Invece io credo di sì!- incrociò le braccia indispettita e continuò a fissarlo con sfida.
- E sentiamo, chi è il tuo modello di riferimento? Tu?-
- Non sto parlando di me, ci sono tante ragazze ingenue…-
- Oh, certo. Ma sai, non tutte sono come te e Belle, sono poche le ragazze che vantano come prima esperienza sessuale quella del primo e unico ragazzo…-
- Belle si è lasciata con Gaston, quindi lei non conta!-
- E’ questo il punto. Lei si è svegliata in tempo e ha aperto gli occhi…-
- Mi stai suggerendo di lasciare Bae?- chiese facendosi leggermente avanti. La sua pazienza era quasi arrivata al limite.
- Non sto dicendo questo! Ma perché non capisci quando parlo? Ah, guarda, mi sono stancato di parlare con te…- - Killian strinse la presa sulla birra e bevve il contenuto rimasto – E maledizione a questa birra! In una discoteca non sono nemmeno capaci di vendere il rum!- si alzò e iniziò a camminare.
- Ehi! Non abbiamo ancora finito!-
Emma lo seguì affrettando il passo.
- Che vuoi ancora? Non ne hai abbastanza? Ero venuto qui per racimolare una tregua, ma come sempre finiamo per litigare… Sono stanco, Swan! -
- E’ colpa tua! Mi provochi in continuazione! Non dovevi dirmi che dovrei lasciare Bae!-
- Ma io non voglio che ti lasci con Bae!!! E non penso sia lui la causa di ciò che sei. Sto solo dicendo che tu non ami il rischio! Ti piace avere il pieno controllo della situazione! A distanza di anni credi ancora che i tuoi genitori facciano tutto in funzione di te, ma la verità è che loro fanno ciò che ritengono più giusto, a prescindere da ciò che pensi tu!-
- Questo non è vero!-
- Invece si!- Killian si fermò di colpo – e sai cos’altro penso? Che ciò che più ti manda in bestia di me, è che non puoi gestirmi! Odi il fatto che io sia uno spirito libero, che non programma il futuro, ma vive il presente fregandosene dei freni inibitori e del giudizio della gente!-
Emma si portò davanti a lui, incrociando ancora una volta le braccia. Alzò lo sguardo per fissarlo negli occhi.
- Mi descrivi come se fosse mia abitudine manipolare la gente! E poi non è vero che non amo il rischio…-
- Ah si? Dimmi qual è stato l’ultimo gesto folle che hai compiuto…-
- Beh, non so… Sono andata in discoteca senza Bae e mi sono ubriacata nonostante sapessi fosse il mio turno in giuda-
- Questo più che gesto folle, mi sembra un gesto sconsiderato-
- Ma è comunque folle! E in ogni caso tutto ciò è ridicolo! Io sono tutto l’opposto di come mi descrivi!-
- Sei frigida, Swan! Sei così impassibile! Sei sempre ferma nelle tue convinzioni! Ma osa! Devi osare! Non puoi rimanere ferma nei tuoi punti saldi!-
- Tu non capisci!-
- Ma cosa??? Cosa c’è da capire?-
- IO NON VOGLIO PERDERE IL CONTROLLO!-
- MA PERCHE’? DI COS’HAI PAURA?-
- NON POSSO! MA NON LO CAPISCI DA SOLO? -
- NO!! SINCERAMENTE NON TI CAPISCO PIU’!!!-
Entrambi ansimavano dalla rabbia, inconsciamente si erano avvicinati sempre più. A dividerli, vi era un briciolo di vento.
Si guardavano con sfida, aspettando che l’altro cedesse. Ma entrambi erano troppo orgogliosi e testardi per cedere terreno e indietreggiare.
- Sei testardo, Killian. E sei tu quello che crede di sapere sempre tutto. Sono stanca di cercare di farmi capire. Sei solo un dannato orgoglioso e cocciuto! Non so più come spiegarmi, le ho provate tutte, giuro…-
- Allora siamo in due…-
- Mi hai stancato! Non voglio più sentire la tua dannata voce! -
- E allora mandami a quel paese, Swan-
Emma lo fissò sempre più intensamente. Poteva perdersi in quegli occhi così freddi, limpidi come il mare e chiari come la luna.
- Oh, credimi, lo faccio con molto piacere-
Afferrò con decisione il collo della giacca in pelle e lo portò alla sua altezza. Con impeto, fece sue quelle labbra che odiava da tempo immemore.
La barba le pungeva il viso, ma quel profumo di mare la inebriava a tal punto che quasi non vi badò. E poi la realtà le apparve folgorante. La brezza marina era l’odore di Killian. Era attratta dal suo odore…
Sentì le braccia del ragazzo cingerle la vita con forza. Le mani vagarono incontrollate lungo la sua schiena e il corpo reagì tremando.
Allungò le braccia e cinse il collo di Killian, il seno premette contro il petto e le parve di percepire il battito del cuore incontrollato.
Killian le accarezzò le labbra con la lingua, chiedendo il permesso di addentrarsi in lei. E non potè sottrarsi a quella dolce richiesta.
Le bocce e le lingue si intrecciarono suadenti, così come i corpi, che si aggrovigliarono in una morsa ben salda.
Emma era confusa. L’alcol non la faceva ragionare lucidamente e quell’odore le faceva perdere la testa. E Killian era passionale proprio come aveva sempre pensato. Era verace, impetuoso, aggressivo, ma inaspettatamente anche dolce e pieno di… Amore.
Bae era molto più delicato nel tocco, ma lei lo amava così tanto…
A quel pensiero indietreggiò interrompendo il contatto.
Portò istintivamente le dita alla bocca, accorgendosi che non erano mai state tanto gonfie prima d’allora. Osservò Killian impotente, che ricambiava abbastanza confuso.
- Oddio… Oddio… Che cosa ho fatto?- ebbe il coraggio di sussurrare, più a se stessa che all’uomo.
Le lacrime iniziarono a sgorgare impetuose. La testa le pulsava fortissimo, il corpo tremava violentemente in preda agli spasmi e il senso di leggerezza dell’alcol era ormai un lontano ricordo.
La realtà le era piombata addosso come un macigno.
Si sentì stringere delicatamente e baciare sulla nuca.
- Ehi, va tutto bene…-
- No, non va tutto bene! Lui mi odierà…-
- Lui non lo saprà-
Emma alzò il viso incredula.
- Che vuoi fare?-
- Non diremo niente a nessuno, sarà un segreto che ci porteremo nella tomba. E’ stata colpa mia, non dovevo provocarti e tu hai reagito d’istinto. Tu ami Bae e io voglio molto bene a entrambi. Non mi metterò mai in mezzo tra di voi, lo sai…-
- E non dirai niente a Trilli?-
- Avevi ragione tu, lei è solo una tra le tante…-
Tornare in albergo fu uno strazio.
Non riuscì nemmeno a guardarsi allo specchio per quanto si faceva schifo.
Che cosa le era preso? Perché l’aveva fatto?
Si odiava.
Odiava il ricordo del suo sapore, che continuava a farle girare la testa e tremare dall’emozione.
Si stese accanto a Bae, che dormiva serenamente in quel letto improvvisamente troppo grande per due persone sole.
Che cosa avrebbe fatto? Con quale coraggio avrebbe continuato a fare l’amore con lui dopo aver baciato il loro amico?
Si voltò dall’altro lato e continuò a piangere silenziosamente.
Quella fu la notte più lunga della sua vita. Si tormentò con mille quesiti e mille risposte, che portavano però a ulteriori domande.
L’indomani capì che l’unico rimedio, era cancellare per sempre quell’errore madornale.
Fece l’amore con Bae, assaporando il suo tocco affettuoso e le sue mani rassicuranti. Si lasciò cullare in balia del piacere, lo strinse a sé quando venne tra le sue gambe snelle, protetto dalla barriera trasparente che bloccava il liquido biancastro.
Una lacrima solitaria scese a rigarle il volto, perché per quanto si sforzasse, il ricordo del bacio non era ancora del tutto cancellato.


Continua…

Buon pomeriggio, miei adorati lettori!
In questo capitolo abbiamo tanta carne al fuoco! Che posso dire? Mi piace ingarbugliare la situazione. Ovviamente mi dispiace per Belle e suo padre, ma volevo fare in modo che anche qui fossero separati a causa di Gold/Tremotino. E cosa ci guadagna Belle??? Un soggiorno gratis da quel (bonazzo) brav'uomo del professore!!!! Una settimana, soli soletti a casuccia....................................... Ah, beata lei.......
A NY troviamo invece l'allegra comitiva intenta a godersi le vacanze, ma le cose si complicano un pò per la frigida Emma, che per una dannata volta non ha la situazione sotto controllo. Chissà come si evolveranno le cose... (Io me la godo a scrivere di sti tre).

Il prossimo capitolo arriva come sempre mercoledì prossimo (credo sempre di pomeriggio). Come anticipazione, posso dirvi che sarà interamente Rumbelle!

Ci tengo a ringraziare tantissimo Tzn29031986, Emma_blue, Saja e vale1991 per aver recensito lo scorso capitolo, facendomi taaantoooo felice! E sono troppo contenta di notare che sempre più gente inserisce la storia tra le preferite/ricordate/seguite, grazie veramente ç__________ç
Baci per tutti, alla prossima!!!

PS. lo ammetto, game of thrones mi è servito per dimenticare i miei dispiaceri, soprattutto perchè confrontandoli con quelli dei 7 regni, mi tengo i miei, di dispiaceri! 

UH, dimenticavo una cosa importante, cioè, non è importantissima, ma per scrivere il pezzo tra Emma e Killian, sono stata ispirata dalla canzone "Do I wanna know?" degli arctic mokeys. Vi lascio il link al video. Personalmente ho scritto ascoltando la canzone, se volete potete farlo anche voi, io lo consiglio ;)
http://youtu.be/bpOSxM0rNPM
  
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