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Autore: binca    08/10/2014    5 recensioni
Non sempre è bello sapere quello che le persone cercano di tenere nascosto.
Non sempre le persone sono cattive, violente per loro scelta, molte volte succede anche per il semplice fatto che da piccoli cresciamo con questo insegnamento.
Leonardo è un ragazzo con grossi problemi famigliari, stuprato quando era piccolo non ha più interesse per la vita. Passa le sue giornate a drogarsi, ad ubriacarsi venendo costretto a prendersi cura dei fratelli più piccoli che hanno solo lui come punto di riferimento, ma cosa succederà quando Alessia, ragazza tranquilla e che crede ancora nel vero amore, entrerà a far parte della sua vita?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CIAO A TUTTI ^^
ECCOMI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO
IO FOSSI IN VOI ASPETTEREI CON ANSIA IL PROSSIMO HAHA
POI CAPIRETE PERCHE!

UN BACIONE ^^
E BUONA LETTURA




 
CAPITOLO VENTISEI

 
 
Scioccata dalle notizie appena apprese me ne stavo seduta sulla sdraio della mia terrazza, intenta a bere un the freddo, mentre le parole uscivano di filata dalla mia bocca, in direzione di Mara che ascoltava gli avvenimenti delle ore successiva nel più totale dei silenzi. La notizia che la donna sapesse della droga mi aveva scioccata, perché non aveva fatto nulla per aiutare suo figlio?
Con quale coraggio aveva difeso Leo vedendo la schiena distrutta di Marco? Stavo ancora parlando quando il mio telefono si mise a vibrare.
Feci finta di niente e buttai giù, non avevo nessuna intenzione di parlare con qualcuno, soprattutto se non sapevo a chi appartenesse quel numero.
Mi sentivo male, il mio cuore era spezzato in due e non trovavo giusto che la persona che amavo più di me stessa, stesse così male per qualcosa che ancora non riuscivo a spiegarmi. Ormai l’avevo intuito, suo padre centrava qualcosa, ma cosa?
Leonardo si sentiva inferiore a lui?
Per questo si drogava?
Ero veramente tanto confusa.
«Ale, dovresti parlare con la psicologa...»Mormorò Mara dopo un po' facendomi rabbrividire.
«Di nuovo?»
«Si, l’ultima volta è stata abbastanza utile» rispose, mentre io sbuffavo fra me e me, non del tutto convinta.
«Forse hai ragione…»
«Vuoi che ti accompagni?»
Annuii e presi la giacca.
Erano le dieci e mezza di mattina, i gabbiani volavano bassi sopra il mare e per fortuna Marco era al miniclub a fare le prove per il grande spettacolo che si sarebbe tenuto quella sera. Erano giorni che me ne parlava, e nonostante avessi cercato di mostrare il massimo interesse, continuavo a dimenticarmene.
Ero spaventata, non sapevo se dire alla psicologa che il mio ragazzo faceva uso di stupefacenti. Ero ancora immersa nei miei pensieri che non mi accorsi subito della ragazza della mia età che mi guardava ad occhi sgranati dopo aver aperto la porta. Capelli castani, occhi verdi, espressione sgomenta, decisamente mi ricordava qualcuno, ma non avevo la più pallida idea di chi.
«Hem...ciao. Noi cerchiamo la dottoressa».
«Oh si, io sono sua figlia» rispose dopo qualche secondo di smarrimento, mentre io fra me e me ragionavo che quella voce l'avevo già sentita.
«Tu sei sua figlia giusto? La ragazza che l’altra sera era in ritardo» esclamò Mara all’improvviso con un bel sorriso stampato in faccia, mentre la poveretta annuiva non del tutto convinta.
Probabilmente non le faceva piacere che gli affari suoi venissero raccontati a delle estranee e potevo anche capirla.
Stavo ancora cercando di capire a chi assomigliasse quella ragazza e perché la sua voce mi risultasse tanto familiare, quando la donna che stavamo aspettando, si fece strada verso di noi.
«Oh guarda chi si rivede, ciao ragazze».
«Salve!» La salutammo cordialmente prima di entrare nel suo studio, seguite dalla figlia.
«Vi da fastidio se faccio assistere anche Greta? Sapete, dopo essere rimasta incinta e aver affrontato diversi problemi con i tribunali minorili poco tempo fa, ha deciso di diventare psicologa proprio come me e quindi…»
«Hem certo, non si preoccupi!» Risposi mascherando la rabbia di avere quella tipa li. Non sapevo perché ma c’era qualcosa in lei che mi incuteva ansia e se già parlare con sua madre non era proprio la prima cosa che mettevo sulla mia lista dei desideri, sbandierare i fatti miei ai quattro venti non mi sembrava l’idea migliore. E poi dove diavolo era il bambino? E perché aveva avuto problemi con il tribunale dei minori? Sbuffai e tornai a prestare attenzione alla donna.
«Grazie mille e ora ditemi, che cosa c'è?»
«Beh ecco…» stavo per cominciare a parlare quando il mio cellulare si mise nuovamente a suonare.
Grugnii e questa volta decisi di rispondere dato che era lo stesso numero che mi aveva chiamato qualche minuto prima.
Così, con il cellulare in mano feci segno di scusarmi a tutte le persone presenti nella stanza e poi accettai la chiamata.
«Pronto?»
«Salve, parla Alessia?» Disse una voce calda.
«Hem si... e lei chi è? »
«Salve, sono un'infermiere, la sto chiamando dall'ospedale Otaig, avrei bisogno di poterle parlare a voce».
Spaventata non avevo la più pallida idea di cosa rispondere, mentre il mio cuore batteva a mille. Erano pochi i motivi per cui mi potevano chiamare da quel luogo, il primo in assoluto Lorenzo che ancora se ne stava in coma farmacologico, decisione dei medici che avevano deciso di ripulirlo da tutte le sostanze tossiche e così, con voce tremante mi decisi a porre la domanda cruciale.
«E' successo qualcosa a Lorenzo?»
«Lorenzo, chi è Lorenzo? Qui abbiamo appena ricoverato Leonardo».
«Che cosa?» Urlai saltando in piedi sotto gli sguardi sorpresi di Mara e delle altre due donne. Non ci potevo credere, che diavolo era successo?
Solo poche ore prima l’avevo visto correre fuori di casa sua con gli occhi colmi di lacrime.
«Signorina si calmi, qui c'è stata sua madre fino a qualche secondo fa, ma adesso è corsa via inseguendo un bambino».
A quelle parole buttai giù. Non volevo sentire più niente.
Mara mi guardava incerta, mentre la figlia della psicologa non sapeva più dove posare lo sguardo.
Si vedeva chiaramente che era nervosa e anche se volevo capire il perchè, non avevo nessuna voglia di indagare, o almeno non in quel momento.
«Mi scusi, dobbiamo andare, il mio ragazzo si è sentito poco bene» e con quelle parole presi la mia amica per un braccio e la trascinai fuori dall'edificio.
«Ale che diavolo sta succedendo?» Mi domandò una volta fuori, bloccandosi di colpo, mentre io la guardavo con gli occhi pieni di lacrime.
«Non lo so, ma devo andare in ospedale. Non so per che ora torno, ma ti prego, per le sei e mezza vai tu a prendere Marco e vestilo per lo spettacolo, prometto che cercherò di arrivare in tempo per la sua scena» dette queste parole, salii in taxi prima di dare la destinazione ospedale con un macigno nello stomaco.
 
***
 
Quando arrivai davanti all'imponente struttura ero decisamente fuori di me.
Le mie gambe tremavano e non sapevo come muovermi, ma me ne fregai e lentamente entrai.
Subito mi diressi al reparto dove giorni addietro avevano ricoverato Lorenzo, rimproverandomi di non essere ancora passata a trovarlo, ma dopo tutto, stava ancora abbastanza male.
Bianca come un lenzuolo mi incamminai verso il banco informazioni. Il cuore batteva a mille, le gambe erano molli, le braccia mi tremavano tutte e in viso dovevo avere un’espressione talmente seria e preoccupata che la segretaria, che a quanto pare si chiamava Bella, dato il nome sul cartellino, dopo avermi squadrata da capo a piedi per qualche secondo, si decise prestarmi attenzione.
«Ti senti bene?» Domandò la donna mentre annuivo impacciata.
 «Io sono qui per Leonardo...» stavo per dire il cognome quando fui bruscamente interrotta.
«Il drogato?» A quelle parole rabbrividii annuendo, mentre lei tornava a scrutarmi con interesse.
«Non è che lo sei anche tu vero? Sei così bianca, forse è il caso di farti fare qualche esame prima...»
«Mi ascolti signora» urlai cominciando a piangere «sono bianca perchè la persona che amo è qui da qualche parte e non so che cos'ha! Sono bianca perchè sono preoccupata, se vuole mi faccia delle analisi per convincersi che non sono una tossico dipendente, ma ora la prego, mi porti dal mio ragazzo. Siete stati voi a chiamarmi, io non sapevo neanche che si trovasse qui, ho preso un taxi e sono corsa in questo diavolo di posto che tanto odio, quindi la prego, mi aiuti».
A queste parole in tutto il corridoio scese un silenzio di tomba, mentre tutti gli occhi delle infermiere erano puntati su di me, come se me ne fregasse davvero qualcosa. Volevo vedere Leo, era l’unica cosa che mi interessava, volevo assicurarmi che fosse vivo, volevo sapere cosa diavolo era successo e una volta per tutte, volevo sapere il motivo per cui aveva iniziato a drogarsi!
«E' la prima porta a destra... » mormorò la donna incerta, prima di riprendere il discorso  «credo che adesso stia dormendo, ma se ti fa piacere resta pure con lui. »
Annuii a quelle parole e senza rispondere seguii le sue istruzioni prima di ritrovarmi davanti ad una porta bianca.

 
CIAOOOO 
ALLORA CHE NE PENSATE!?

VI E’ PIACIUTO IL CAPITOLO?
SECONDO VOI CHE SARA’ SUCCESSO A LEONARDO?
E A CHI ASSOMIGLIA GLORIA?
FATEMI SAPERE, UN BACIONE CIAOOO:D
  
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