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Autore: steffylove    11/10/2008    5 recensioni
Una storia. Pazza. Hot. Eccitante. Romantica.E se tra migliaia di ragazze Bll scegliesse proprio quella che lo detesta di più? E se la sua migliore amica combinasse la cazzata più grande della sua vita col gemello Tom? E se Georg tentasse il suicidio per gelosia? E se.. Tutto questo fosse maledettamente erotico? E se.. Non fosse solo una fantasia?
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se aggiorno spesso.. Ma mi piace molto scrivere. E Bill mi da una tale ispirazione.. XD Per; vi prengo.. Commentate. Uff..


Un rumore. Un botto. Uno solo. Una cazzata. Un attimo di incoscienza. E tutto venne rovinato..
-    Tom guardami, cazzo, non chiudere gli occhi guardami guardami! – Urlava Bill, il gemello.
-    Bill.. Mi di.. Mi dispiace. – Riuscì a dire prima di chiudere gli occhi.
Ma respirava, respirava ancora. Io ero andata a cercare aiuto, seguita da Ada, sotto shock con un tremendo taglio alla gamba, che non smetteva di sanguinare. Avevamo trovato una gentile signora che ci aveva permesso di chiamare l’ambulanza, che in poco meno di dieci minuti si apprestava a soccorrerci. Che stronzi, che incoscienti erano stati. Proprio degli idioti. Solo per passare una stupida serata al luna park, avevano rischiato la vita. Solo per l’orgoglio di Tom, solo per la suscettibilità di quei ragazzini, solo per niente.. Avevano rischiato di rovinare tutto.
Non avevo mai visto Bill così preoccupato, così distrutto, così morto. Mi chiedevo se sarebbe stato capace di provare la stessa sensazione per me. Appena era arrivata quella maledetta telefonata. Un lacrima. Una sola, era passata dal suo viso, prima di cadere per terra e asciugarsi. Dopo quella lacrima, la corsa, l’agitazione, la paura.. In macchina, guidare a tutta velocità. Nonostante  non avesse la patente. Corse, corse e corse ancora, fino ad arrivare in quel luogo maledetto. In quel luogo dove degli stupidi ragazzini avevano lanciato un petardo, dopo una furiosa litigata con Tom e Ada. Entrambi incoscienti, avventati, impetuosi. E quel petardo, che, come dicono quei bimbi, avrebbe dovuto colpirli solo da lontano per farli spaventare e che invece era finito a due centimetri da Tom, e a poco più da Ada. E poi il botto, la ferita, il sangue. Tom cade, Ada piange. Prende il telefono tra le mani, e tremando come una foglia riesce a comporre il numero abbastanza velocemente. “ Nota: Informazione chiamata entrante attiva “ era apparso sullo schermo del cellulare. Poco prima che Bill rispondesse e corressimo da loro, disperatamente. Bill correva da Tom. Tom respirava affannosamente. Io e Ada correvamo, lei con molta fatica, causata dalla sua profonda ferita. Arrivate a casa di una signora, chiamai l’ambulanza che venne e i medici staccarono Bill dal corpo fermo e stanco di Tom . Stanco di soffrire e di provare dolore. Stanco di sanguinare e bruciare ininterrottamente. Li portarono in ospedale, e li ci fu il tempo per un bacio, un bacetto che Bill mi diede poco dopo essersi seduto accanto a me,con il cuore in mille pezzetti, pieno di agitazione. Aveva le lacrime agli occhi. In un attimo la stanza venne affollata da più di venti giornalisti che inquadravano me e Bill e filmavano, registravano, chiedevano.. E Bill, Bill li guardava con una tale rabbia. Sono sicura, se non fossi intervenuta io, Bill si sarebbe alzato e li avrebbe presi a calci in culo, tutti, uno ad uno. Decisi di alzarmi io e sistemare la situazione.
-    TOM  E’ SOTTO I FERRI.. LO STANNO OPERANDO E RISCHIA LA VITA. E VOI AVETE IL CORAGGIO DI VENIRE E ROMPERE I COGLIONI, QUANDO DA UN MOMENTO ALL’ALTRO IL FRATELLO DI QUESTO RAGAZZO POTREBBE MORIRE??? VERGOGNATEVI BRUTTI MORTI DI FAME. – Urlai prima di vederli uscire un per uno dalla porta principale. Incredibile. Ma non avevano un pizzico di dignità e di rispetto? Erano davvero così disperati? Mi facevano pena. Pena e pietà. Bill mi abbracciò, piangeva. Io lo strinsi più che potevo. Mi abbracciò, forte e sempre più forte.
-    Non morirà vero? –
-    No amore.. Non morirà. –
Si addormentò, seduto tra le mie braccia.  Dopo tre ore di intervento, il dottore, venne per comunicarci che Tom stava bene e potevamo andare a vederlo era sveglio. Ada e Tom erano nella stessa stanza. Ci raccontarono tutto. Tom, stava bene, doveva solo fare un mese di riabilitazione, mentre Ada aveva avuto solo 4 punti e ora la gamba era come nuova. Ripensando a quei momenti, sorrido ancora. Volevano temerli un ulteriore giorno in osservazione e ci mandarono a casa. E noi andammo senza replicare, Tom e Ada avevano già trovato un valido passatempo, che volendo sarebbe potuto durare tutta la notte, no? Io e Bill, col cuore nuovo, spensierati, tornammo nell’hotel. E decidemmo di dormire nella 223, la mia stanza. All’ingresso trovammo i soliti giornalisti insistenti che mandammo via con poche risposte rassicuranti sullo stato di Tom. Appena entrati nella stanza Bill mi spinse violentemente contro la porta. Facendomi anche un po’ male. Avevo la gonna. E senza parlare insinuò, un dito, dentro i miei slip, quasi subito. Io lo guardavo sconvolta. Ma come poteva avere voglia di sesso dopo quello che era successo. Con violenza mi infilò il dito, premendo e muovendolo a destra e sinistra con forza e velocità costante. Mi fece provare un piacere inaudito. C’è chi prova piacere solo con la dolcezza e chi, come me, si eccita molto a fare le cose con violenza. Entrava e usciva il dito con una forza incredibile. All’anulare si aggiunse subito l’indice, dove c’era un anello. Quando l’indice, e di conseguenza, l’anello, entrarono in me, il piacere raddoppiò. Mi baciava appassionatamente. Io urlavo di piacere e i miei gemiti per lui erano musica. Ad ogni gemito corrispondeva una spinta con maggiore forza e violenza. Io mi svuotai, venendo per la prima volta. E sulla sua bocca notai un sorriso malizioso e soddisfatto. Lo buttai nel letto. E gli tolsi scarpe e pantaloni. Lasciandolo in boxer, neri, sempre magnificamente neri. Mentre mi toglievo velocemente top, gonna, reggiseno e slip, lui ebbe il tempo di togliersi la canottiera nera che portava. Ero nuda. Lui aveva solo i boxer. Mi sedetti sopra di lui, spingendo con forza verso la sua erezione, che rischiava di scoppiare e strappare i boxer. Non volevo arrivare a tanto. Quindi, decisi, che era molto più saggio toglierli io. Rimanemmo nudi. E io mi feci penetrare tutto d’un colpo. Un colpo secco che ci lasciò senza respiro. Mi ero dimenticata come si respirava. Ero troppo eccitata. Ora avevo una voglia immensa anch’io. Ok, non solo Bill non era gay ma era anche maledettamente passionale e bravo a letto. Ci muovevamo entrambi con forza e ritmo. I nostri corpi non volevano più saperne di fermarsi.
-    Anche se non hai urlato al concerto.. Stai urlando.. Ora no? – Constatò ansimando Bill.
-    Già.. Mi stai facendo urlare.. ahhhhh.. come una.. ahhhhh.. dannata. – Riuscii a dire tra un urlo e l’altro. Cazzo com’era bravo.
-    Vengo.. Vengo.. Sto venendooooo! – Urlò poco prima di svuotarsi nel preservativo.
Mi afflosciai sul suo corpo e, pur essendo le tre del pomeriggio ci addormentammo. Che fatica.
Avevamo dato il meglio di noi. Verso le quattro mi telefonò mio padre.
-    Pronto? Oh ciao papà! Oggi avremmo dovuto prendere il treno delle due.. ma veniamo tra una settimana.. –
Bill sbarrò gli occhi. Non ci credeva. Un'altra settimana con la sua stella. Un sogno.
-    Dai papy, non preoccuparti.. Ti voglio bene. Ci sentiamo. Un bacio. –
-    Stai scherzando? –
-    No.. Un'altra settimana.. Io e te.. –
-    E poi ti lamenti che ti faccio urlare. – Disse salendomi addosso e ridendo. Facemmo di nuovo l’amore ma stavolta con rispetto e calma.. Fu più che altro una “festicciola” per il fatto che rimanevo un'altra settimana con lui.. Che bello!
  
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