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Autore: Lady Stark    08/10/2014    2 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono stagioni, le foglie si tinsero di rosso cadendo al suolo; lì dove in primavera i fiori sbocciarono in tante, piccole macchie di colore.

Il sedicesimo compleanno di Len venne salutato dal tiepido bacio del sole estivo. I raggi chiari penetrarono tra le trame della tenda colpendo gli occhi chiusi del ragazzo; Len si mosse appena nel letto stiracchiandosi pigramente tra le lenzuola sfatte.

-Buon compleanno, mio tesoro.- disse l'allegra voce di Haruka, che approfittando del risveglio del figlio, era entrata nella stanza a passo leggero. La donna cinse con forza il collo del figlio stringendolo contro il proprio petto; Len respirò a fondo il familiare aroma di pane fresco che sempre la accompagnava. -Grazie, mamma.- rispose ricambiando con affetto l'abbraccio di lei che, con un sorriso pieno di commozione, prese il viso del ragazzo tra le mani delicate.

I suoi occhi azzurri si velarono di lacrime mentre un fiero sorriso le si schiudeva sulle sue labbra rosee.

-Non mi sembra possibile che il tempo sia passato così in fretta..- sussurrò tra sé sfiorando con le dita le guance calde del figlio che, ancora assonnato, si godette in silenzio le carezze della madre.

-Mi sembra passato solo un giorno dall'ultima volta che ho avuto il piacere di stringerti tra le braccia.- disse ancora premendo la fronte contro quella di Len che, curioso, aspettò che Haruka terminasse quella sottospecie di monologo.

-Sto proprio invecchiando.- sospirò appoggiando le mani sui fianchi avvolti dal solito grembiule sporco di farina e morbido impasto. Len sbadigliò portandosi una mano di fronte alla bocca prima di alzarsi dal giaciglio, ormai troppo piccolo per il corpo di un adolescente.

Haruka arricciò le labbra verso l'alto quando notò che ormai suo figlio l'aveva sorpassata in altezza, la testa bionda del ragazzo superava la sua di almeno quattro o cinque centimetri.

L'odore della colazione sgusciò nella stanza risvegliando lo stomaco assopito di Len, il quale con un sorriso ampio ed affamato, prese per mano sua madre conducendola rapidamente giù per le scale.

-Che cos'hai preparato di buono questa mattina?- chiese il ragazzo attraversando a grandi falcate il minuscolo salotto, adornato solo dalla vecchia, polverosa poltrona che sua madre le aveva regalato.

-Prova ad indovinare.- cinguettò la donna raccogliendo i capelli corti in una coda alta; quando le dita della donna incontrarono il desolante vuoto lasciato dalle lunghe ciocche dorate, una fitta di asfissiante nostalgia le chiuse lo stomaco.

-Mamma? Tutto bene?- chiese Len voltandosi preoccupato quando non vide la madre raggiungerlo in cucina, dove tante squisite leccornie erano in attesa d'essere assaggiate. Haruka sfoggiò il suo miglior sorriso di repertorio eliminando tutti i cupi pensieri che in un batter d'occhio le avevano affollato la mente. La giovane donna assestò una pacca affettuosa contro la schiena del figlio.

-Che cosa ci fai ancora lì in piedi? Serviti, altrimenti si fredda.- esclamò prima di voltarsi verso il focolare, lì dove una vecchia teiera ormai annerita da anni di costante utilizzo, cominciò sommessamente a fischiare. L'odore del tè alle rose riempì la stanza, mescolandosi a quello zuccherato dei dolcetti appena abbrustoliti.

Haruka posizionò di fronte al viso di Len una tazza colma di liquido rosato, così notando che ancora non aveva toccato cibo.

-Tesoro? C'è qualcosa che non va?- chiese lei preoccupata prima di chinarsi in avanti ed intrecciare le sue dita a quelle forti di lui.

-No, niente di particolare. Ti ho visto turbata, stai bene?- chiese lui ricambiando con intensità la stretta.

-Certo che sto bene!- ribatté lei assestando sul naso del giovane un piccolo buffetto affettuoso.

La donna appoggiò le labbra contro la sua tazza bevendo un breve sorso della bevanda contenutavi; poi, ricordandosi improvvisamente di qualcosa, si alzò dalla sedia trotterellando fuori dalla stanza.

Len allungò il collo per cercare di capire che cosa stesse facendo la madre, ma prima ancora che potesse aprir bocca per chiamarla, Haruka tornò reggendo in mano un piccolo pacchetto. Una ruvida carta color sabbia avvolgeva gli angoli del regalo, un filo di lana rossa ne chiudeva i lembi.

-Questo è per te, aprilo.- disse la giovane donna sorridendo, qualche sottile ruga intaccò la perfezione della pelle.
Len si pulì le dita appiccicose di marmellata sulla tovaglia, Haruka gli rivolse un'occhiata colma di disappunto, ma il ragazzo non vi badò troppo. Il fiocco si sciolse rivelando una lucida scatoletta di legno decorato; dentro giaceva, coperto da un panno, un delicato ciondolo a forma di chiave musicale. Len sollevò il cordino di cuoio che reggeva l'oggetto facendolo oscillare di fronte alle iridi.

-Era di tuo padre. Lo ha forgiato per te e..- la voce di Haruka si affievolì per poi spegnersi.

-E' veramente bellissimo.- disse il ragazzo analizzando la deliziosa foggia del ferro; dopo qualche attimo, lo ripose nella scatoletta.

-Non lo metti?- Haruka sgranò gli occhi stupita dal gesto del figlio.

Len divorò voracemente un dolcetto al miele per poi cancellare le tracce di sostanza che gli erano rimaste attaccate ai polpastrelli.

-Devo aiutare Rei ed Ayato con il mercato. Non vorrei che si sporcasse o che qualche gesto sconsiderato me lo strappasse via dal collo.- rispose il ragazzo con la bocca piena; una serie di briciole umidicce piovvero sul tavolo ed Haruka, sospirando, le spazzò via con un pezzo di stoffa.

-Ma come, ti vogliono far lavorare anche oggi?-

-Oggi è giorno di scambio, ricordi? Purtroppo sono richiesti tutti i membri, senza eccezioni.- Len si alzò lentamente da tavola scostando la sedia con le gambe; con rapidi gesti raccolse i capelli arruffati in una pratica coda di cavallo.

-Per altro, sono anche in ritardo.- sbuffò controllando la tunica che, ormai rimasta piccola, era tesa sul petto e sulla curva delle braccia. Haruka si alzò accarezzando tristemente il bordo del suo tè ormai freddo; non poteva negare d'essere un po' delusa dall'impegno del figlio.

Sembravano passati anni dall'ultima volta in cui avevano speso più di qualche ora a parlare e cucinare insieme; come le mancavano quei momenti..

-Mamma, tonerò prima di quanto tu creda. Ayato mi ha concesso di staccare un paio di ore prima.- si rallegrò il ragazzo prendendo le mani della donna tra le proprie per poi baciarle con trasporto e dolcezza. Haruka sorrise intenerita dalla premura del suo piccolo sole; Len pensava sempre al suo benessere, non importava quanto duro fosse il lavoro da sopportare o la stanchezza che poi si accumulava sulle sue spalle.

-Grazie per tutto quello che fai per me, Len.-

-Questo e altro per te, mamma.- rispose lui prima di scoccarle un bacio su una guancia e fiondarsi di sopra per prepararsi all'ennesima giornata lavorativa.

Il sole splendeva come una palla infuocata sulla periferica città di Yué; Len respirò a fondo l'aria appiccicosa chiedendosi con raccapriccio quale temperatura avrebbero raggiunto le lastricate viuzze del centro. Un manipolo di monelli vestiti di stracci sfrecciò di fronte al ragazzo in un coro di risate gioiose; uno spelacchiato gatto nero, nel vederli, rizzò il pelo prima di sparire nel cono d'ombra creato dagli edifici.

-Quelle pesti sono sempre più rumorose.- si lamentò l'anziana signora che abitava di fronte a loro; il fazzoletto che le copriva la testa ondeggiò seguendo i suoi movimenti lenti e fiacchi.

Len le sorrise prima di tornare sui suoi passi, diretto verso il cuore del paesino.

Man mano che il ragazzo si approssimava alla piazza principale, il baccano prodotto dalle voci dei mercanti si fece progressivamente più intenso.

Len credette quasi di riuscire ad individuare, tra i differenti toni vocali, quello profondo e caldo del suo affascinante dirigente.

Il piazzale in cui aveva avuto luogo lo scambio non era poi così grande, considerando la mole di persone che ogni domenica doveva ospitare.

Molte delle bancarelle presenti erano pressate le une sulle altre in un intricato ammasso di stoffe, vivande e gioielli preziosi. Le persone, dal canto loro, non facilitavano la già scomoda situazione.

Tutti cercavano l'offerta perfetta che gli avrebbe permesso di fare un buon affare a poco prezzo; sfortunatamente, ciò comportava un viavai caotico di uomini, donne e ragazzi che spingevano e spintonavano per cercare d'accaparrarsi un benché minimo spazio di fronte alla bancarella.

I mercanti, di fronte a quel mare di mani, visi e desideri, dovevano far del loro meglio per assecondare i clienti, tener conto dei pagamenti e soprattutto, far attenzione che qualcosa non svanisse magicamente dal piano dei loro banchi.

-Sei arrivato finalmente! Ayato ti stava aspettando.- disse una voce gentile alle sue spalle; Len si voltò con un sorriso stampato sul viso.

-Buongiorno anche a te, Rei.- rispose cercando di ignorare al meglio il tono meticoloso della ragazzina.

-Ayato è molto esigente, ricordatene la prossima volta.-.

Rei girò i tacchi e si allontanò ondeggiando i fianchi, i dischetti di rame che decoravano la sua gonna tintinnarono allegramente in risposta all'atmosfera generale.

Len sospirò grattandosi infastidito il capo; per quanto potesse essere autoritaria, la sorella di Ayato era tre o quattro anni più piccola del giovane; ma ciò non le impediva di trattarlo come uno straccio ogni volta che si incontravano. La bancarella di Ayato, a differenza di molte di quelle presenti, era una delle più rinomate e frequentate della città; le giovani donne adoravano le vesti di velluto e i gioielli che l'uomo proponeva ed allo stesso modo gli uomini trovavano sempre qualcosa di particolare con cui ornare le proprie vesti o il proprio capo.

Ayato era un vero e proprio genio quando si trattava di intrattenere i clienti e sottrarre loro qualche moneta di rame in più.

-Buongiorno mia cara signora, come sta? Guardi cosa ci è arrivato ieri.. senta che velluto.. è morbido come la pelle di un neonato.- la voce melodiosa dell'uomo lo raggiunse mentre Len entrava dal retro.

La donna osservò rapita i colori accesi della gonna che Ayato le stava porgendo.

-Sensi all'erta, ho notato movimenti sospetti.- gli sussurrò prima di tornare a volgere la sua attenzione verso la cliente. Len sospirò ancora cancellando dalla fronte una stilla di sudore.

Sarebbe stata una giornata decisamente molto lunga.

 

Haruka camminò lentamente nella stanza vuota, i suoi occhi non la smettevano di ritornare sulla scatoletta chiusa appoggiata sul tavolo. Quando la donna si accorse di star camminando in cerchio come una specie di animale in gabbia, si lasciò cadere su una delle sedie che circondavano il piano legnoso. L'oggetto chiuso nello scrigno sembrava chiamarla con voce suadente; poche ore prima, quando aveva visto il metallo scintillare sotto al tocco del sole, il cuore le era sobbalzato nel petto.

Quello stesso ciondolo ora cingeva il collo della sua Rin.

Haruka si sollevò di scatto rovesciando la sedia, le sue dita combatterono febbrili contro al gancetto che chiudeva la scatola di legno. Quando, dopo molti tentativi fallimentari, riuscì finalmente a spalancare il coperchio, il metallo brillò davanti ai suoi occhi.

-Rin, dove sei?- ansimò indossando il cordino di cuoio. Haruka chiuse gli occhi, inglobando tra le mani la chiave musicale; respirò a fondo ripetendo a bassa voce le parole che suo marito le aveva sussurrato nel mostrarle i due ciondoli identici.

Haruka ricercò in modo ingenuo i sentimenti della figlia nel proprio cuore senza però ricevere la benché minima risposta; l'oggetto rimase insensibilmente freddo contro il suo seno.

-Rin, tesoro mio, riesci a sentirmi?- mormorò nel silenzio mentre lo stesso, impetuoso dolore che aveva provato sedici anni fa, tornava a torturarla.

La mal rimarginata cicatrice della perdita ritornò copiosamente a sanguinare, lasciando senza fiato la giovane madre.

-Non ti rivedrò più, vero? Ti ho persa per sempre..- disse ancora stringendo tanto forte la chiave musicale da sentire il metallo inciderle la morbida carne del palmo della mano.

-Mi manchi così tanto..- singhiozzò quando le prime, silenziose lacrime rotolarono sulle pallide guance di Haruka. Il sorriso della sua adorata bambina baluginò sfocato nelle trame dei suoi ricordi; le guance con le fossette sembravano scolorite, esattamente come i folti capelli dorati sulla sua testolina.

-Avete intenzione di privarmi anche dei miei ricordi?!- gridò stridula alzando il viso verso il soffitto, rivolta alle nuvole invisibili che sicuramente galleggiavano nel cielo.

-Non vi permetterò di portarmi via anche quelli!!- strillò ancora sforzando tanto la gola da sentirla andare in fiamme; non sapeva bene contro chi stesse urlando, ma non le interessava.

Tutto quello che desiderava era sciogliersi in quel dolore insopportabile, svanire per sempre nel vento.

-Madre?! Che succede?- la voce allarmata di Len la raggiunse troppo tardi assieme al frettoloso rumore dei passi in avvicinamento. Per la prima volta in sedici anni, Haruka non fece assolutamente niente per nascondere l'evidente ferita che le sfregiava l'animo. Quando Len si affacciò alla stanza della cucina, sua madre lo accolse con un triste sorriso bagnato di lacrime.

-Siediti, Len. Dobbiamo parlare.-

   
 
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