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Autore: Alexsandra    09/10/2014    1 recensioni
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=6inmJqx8Y0k&feature=youtu.be
Mi fermai per riprendere fiato quando una Yamaha nera brillante si affiancò al marciapiedi, poco più avanti a dove mi trovavo.
Vidi il motociclista scendere dalla sella e girarsi verso di me,il volto coperto dal voluminoso casco.
Alzai le sopraciglia sorpresa quando si tolse la protezione dal capo.
'Zayn.'
Sussurrai.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Con molta fatica cercai di aprire gli occhi, mentre un mal di testa martellante mi rendeva ancora più difficile mettere a fuoco  il luogo in cui mi trovavo.
La luce era fioca e sentivo un freddo pungente entrarmi nelle ossa; Mi guardai attorno velocemente in quello che aveva l'aria di essere un ripostiglio o un garage.
Sentii il mio cuore riprendere a battare violentemente contro il mio petto e le lacrime sgorgare dai miei occhi quando mi ricordai quello che successe quella sera: ero stata rapita.
Cercai di mettermi in piedi ma ricaddi a terra, nell'angolo dell'umido scantinato, quando mi accorsi di avere entrambe le mani legate dietro la schiena.
Non vi era alcuna finestra e l'unica via d'uscita era rappresentata da una porta d'acciaio che aveva tutta l'aria di essere anche abbastanza massiccia.
Provai a rimettermi in piedi, col sostegno del muro ammuffito alle mie spalle, ma ricaddi sul sedere poco dopo quando vidi il portone aprirsi.
La figura barcollante di Dean, accompagnata da uno dei due energumeni del parco, si stava lentamente avvicinando a me; d'istinto mi rannicchiai, cercando di farmi il pioù piccola possibile, mentre sentivo ogni centimetro della mia pelle accapponarsi.
Osservai il ragazzo dagli occhi color ghiaccio accovacciarsi difronte a me: nonostante il freddo gelido, notai che dalla sua fronte colovano piccole goccioline di sudore e strizzai istintivamente gli occhi quando avvicinò la sua bocca alla mia, afferrandomi brutalmente le guance.
La tremanda puzza di alcol e il suo tocco mi provocarono un immediato senso di nausea. Che Dean esagerasse con l'alcol non era un mistero, almeno per me, e qualcosa mi diceva che quella sera non avesse fatto uso soltanto di una bottiglia di vodka.

'Sei mia..sei mia, bambolina'
Mugolò, mentre con una mano iniziò a scendere sul mio collo e ad accarezzare la mia scollatura. 
Non ci pensai troppo che in un secondo la mia bocca si piegò per sputargli in faccia. So che fu una mossa azzardata per non dire stupida, ma fu il mio unico modo di ribellarmi, di fargli capire che io non ero sua. Non ero nelle sue mani. Non più.
Notai come l'espressione di Dean si accigliò immediatamente in seguito a quel mio gesto e dopo essersi pulito il volto col dorso della mano, alzò il braccio e mi colpì sulla parte destra del mio volto.
Sentii la guancia essere pervasa da un calore intenso, un salato sapore di sangue riempì la mia bocca e le lacrime avevano ormai inondato i miei occhi.

'Vedi di rilassarti, ti servirà per dopo'
Disse, rimettendosi in piedi e lasciandomi sola in quel garage buio e freddo.




                
                                                                                     * * *

ZAYN'S POV.

Parcheggiai la moto nel vialetto, a pochi metri dal giardino di Carol.
Liam si lamentò un paio di volte prima che uscissi, dicendo che avrei dovuto avvisarla e che le donne impazziscono se non hanno un preavviso perchè hanno bisogno di tempo e bla bla.
Ma la verità è che non mi importava, io volevo solo vederla.
Anche se avevamo passato quasi tutto il giorno assieme, ne sentivo il bisogno. Era come se più la vedessi e più avessi necessità di rivederla.
Mi piaceva la piega che stava prendendo il nostro rapporto, mi piacecvano le nostre labbra assieme e mi piaceva tenerla vicino mentre camminavamo.
Insomma, non sapevo esattamente cosa fosse ma mi piaceva l'idea di stare assieme a lei e di proteggerla. Già, proteggerla.
Mi sorprendeva quanto fosse ingenua, quanto non si rendesse conto dell'effetto che aveva sui maschi, che si giravano puntualmente a guardarla.
E io, tutte le volte, avrei voluto semplicemente spaccare il culo ad ognuno di loro. Non dovevano guardarla, non dovevano minimamente pensarci.

Oltrepassai il piccolo cancelletto del giardino di Carol, avvicinandomi alla porta d'ingresso.
Cercai di aprire ma stranamente la porta era chiusa a chiave. Di sicuro non era in casa.
Mi sorpresi perchè ricordo che mi avesse detto che ultimamente non stava più uscendo per quell'ora; era anche per questo che andai a casa sua abbastanza sicuro, senza avvertirla. 
Alzai lo zerbino in cerca di una chiave, che trovai poi nel piccolo vasetto di fiori accanto all'ingresso, sommersa dalla terra.

'Hey?'
Urlai, entrando in casa. Niente. Nemmeno l'ombra di Travor.
Chiusi la porta e riuscii, risistemando le chiavi dove le avevo trovate.
Mi guardai attorno nel buio per l'ultima volta, prima di iniziare a percorrere il vialetto buio.
Sentivo che c'era qualcosa che non andava, sentivo che Carol aveva bisogno di me.

                                                                   * * *

Percorsi tutto il vialetto alberato e iniziai a preoccuparmi quando appurai che di Carol non vi era nemmeno l'ombra.
A dire il vero, non c'era proprio quasi nessuno per la strada, sembrava quasi una città fantasma, fatta eccezione per alcune macchine che passavano di tanto in tanto.
Tutto ciò non fece che accrescere la mia preoccupazione fino a quando non arrivai nei pressi del parco.
Mi guardai velocemente attorno e cercai di aguzzare lo sguardo quando vidi uno strano individuo dalla camminata instabile uscire dal buio giardino.
Ma non fu lui a spingermi ad avvicinarmi, bensì il cane che aveva affianco: un grosso labrador color miele.
-Travor-
Pensai tra a me e me mentre camminavo svelto verso quella direzione.
E più mi avvicinavo, più il mio nervosismo cresceva soprattuto quando riconobbi quel tizio. Era lo stesso del messaggio, lo stesso della caffetteria; La stessa testa di cazzo che ci provava con la MIA Carol.

'Dove cazzo l'hai portata?'
Ringhiai, afferrandolo per il colletto della maglia.

'L'han-hanno p-presa'
Balbettò, in evidente difficoltà.

'CHI?'
Gridai, impaziente. 
Allentai leggermente la presa quando vidi che cercava di sporgersi per sputare qualcosa che poi identificai come sangue. Era abbastanza malconcio ma non mi impietosiva. Non l'avrei mollato finchè non mi avesse detto dove fosse Caroline.

'Tre uomini'
Ansimò, cercando di liberarsi dalla mia presa. Notai che aveva qualche difficoltà a respirare e un grosso livido violaceo su un occhio.
Lo lasciai andare, dandogli una spinta. 

'MERDA'
Rilasciai un urlo liberatorio mentre la mia mente cercava urgentemente di analizzare la situazione ma soprattutto di trovare una soluzione.
Il minimo pensiero che fosse tra le mani di qualche figlio di puttana mi stava facendo uscire di testa.
Mi accesi una sigaretta e cominciai a tirarmi indietro i capelli, molto nervosamente.
Avrei voluto colpire qualcosa o qualcuno e il tizio difronte a me era davvero un bersaglio allettante, tuttavia era anche la mia unica fonte di aggancio con Carol perciò cercai di trattenermi.

'Ho visto un furgone bianco, prima di entrare al parco'
Disse, interrompendo così i miei pensieri.
Avrei voluto chiedergli cosa cazzo ci facesse lui al parco, se fosse con Carol prima che accadesse tutto e chi fosse sul serio.
Ma decisi di rimandare l'interrogatorio quando lo vidi consegnarmi un paio di chiavi di una macchina.

'Guida tu'
Mi disse, indicando col mento una macchina che costeggiava il marciapiede poco più avanti.

Prima di iniziare a camminare volsi uno sguardo verso Travor, notando che teneva il muso e la coda bassi e zoppicava.
Era ferito ad una zampa.
Senza pensarci due volte lo presi in braccio, caricandolo poi sull'auto.
                                                        
                                                     
Mi misi al volante, facendo un paio di giri dell'isolato senza buoni risultati.

'Ripetimi perchè devo stare nei posti di dietro e il cane accanto a te'
Mi chiese quello lì, sporgendosi tra i due sedili anteriori.
Istintivamente mi venne da stringere la presa sul volante e a rilasciare un rumoroso sbuffo. Quel tizio mi innervosiva terribilmente. 
Sapevo che era l'unico che potesse ricondurmi a Carol e sapevo anche che probabilmente avesse provato a difenderla, visto com'era conciato, ma ripensare a quel messaggio o al modo in cui la guardava nella caffetteria.. mi faceva venire voglia di spaccargli ancora di più quella faccia da culo che si ritrovava.

'Ti hanno visto e se ti metti nel sedile del passeggero potrebbero riconoscerti'
Borbottai, facendo una grande fatica nel rivolgergli la parola.

Intanto, ripetei per l'ennesima volta il giro del quartiere ora però, imboccando numerose stradine parallele fino a quando non individuai un malandato furgone bianco, ai piedi di un vecchio palazzo che aveva tutta l'aria di essere abbandonato.
Guardai dallo specchietto retrovisore il ragazzo seduto dietro di me che annuì senza dire niente, confermando il mio presentimento.
Sentivo che avevamo fatto bingo. Sentivo che Carol era lì.
Parcheggiai la station wagon qualche metro più indietro rispetto al palazzo; fortunatamente era un auto scura che si confondeva nel buio.

'Rimani in macchina e passa al lato del guidatore, quando scendiamo parti verso di noi. Se accade qualcosa di strano suona il clacson. Ma solo se è neccessario, chiaro?'
Spiegai al tipo mentre scendevo dall'auto lasciando che prendesse il mio posto. Lo vidi annuire serio prima che voltassi le spalle.


Camminai cautamente sul marciapiede e prima di introdurmi nel vecchio palazzo umido, afferrai un tubo di ferro che trovai abbandonato al suolo.
La luce all'interno dell'edificio era quasi inesistente e cercai velocemente di individuare da dove provenisse ma prima che potessi farlo, la mia attenzione fu attirata da delle voci provenenienti dal sotto scala.
Scesi lentamente le scale, costeggiando il muro ammuffito, fino a quando le voci non si fecero più vicine.
Mi attaccai alla parete e mi sporsi con prudenza oltre l'angolo dietro cui mi nascondevo; ciò che vidi fu un grosso uomo posto a braccia conserte che sembrava sorvegliare la porta davanti a cui stava.
La porta era socchiusa ma capii che le voci provenivano da lì dentro e rimbombavano chiaramente fino all'antro delle scale.

Serrai i pugni e il mio nervosismo accrebbe vorticosamente quando sentii un mugolio lamentoso: Carol. 
Pensai velocemente a come agire per liberarmi del grosso individuo che faceva da guardia alla stanza e trovai l'illuminazione nelle mie tasche.
Sapevo che uno di quella stazza con tutta probabilità aveva il cervello di una gallina e ne ebbi la conferma quando lanciai il mio accendino dall'altra parte del corridoio e lo vidi andare immediatamente nella direzione in cui sentì il rumore.
Io abbandonai la mia postazione e seguii alle spalle l'energumeno per poi colpirlo alla nuca con il tubo di ferro.
'Notte notte stronzo'
Sussurrai al corpo inerte, reggendolo per le spalle e adagiandolo al suolo in modo tale che non facesse rumore. 
E almeno lui era sistemato per un po'.

Mi avvicinai al portoncino d'acciaio, sbirciando dalla piccola fessura che si era creata.
Ciò che vidi mi fece gelare il sangue: Carol era rannicchiata in un angolo e uno schifoso pezzo di merda era praticamente sopra di lei, che le baciava il collo.
Cercai con tutte le mie forze di trattenermi dall'irrompere in quello scantinato quando vidi in un altro angolo dello stesso, un terzo uomo grosso all'incirca come quello che avevo appena steso.
Avrei voluto comunque entrare lì dentro ma non si trattava di me; Caroline era in pericolo e dovevo agire pensando a lei, alla sua salvezza.

Decisi di utilizzare la stessa tecnica per liberarmi del secondo uomo facendo così un po' di casino; Immediatamente vidi il figlio di puttana che era su Carol ordinare al gigante di uscire a controllare.
Mi piazzai con le spalle al muro e quando sentii che l'individuo varcò la soglia della porta, lo colpì più forte che potessi in pieno volto.
In un attimo si accasciò a terra, privo di sensi e il volto che sgorgava di sangue.

Superai con ribbrezzo quel corpo immobile e finalmente entrai in quella rivoltante stanza fredda.
L'uomo che era accovacciato su Carol si girò di scatto, l'espressione frastornata.
Mi ci vollero pochi secondi per ricollegare tutto; Era lo stesso tipo della discoteca, lo stesso tipo che aveva fermato Caroline, quello di cui lei aveva paura.

'Ciao figlio di puttana'
Esclamai, con un sadico sorriso che mi spuntò in volto mentre battevo lentamente il tubo di ferro sul palmo della mia mano sinistra, come a preannunciare ciò che avrebbe seguito.
La sua espressione spaesata si tramutò in rabbia mentre cercava di mettersi in piedi con movimenti barcollanti.
Mi sembrava abbastanza evidente che avesse alterato in qualche modo il suo stato di coscienza.

'Cosa vuoi? Non vedi che sono impegnato?'
Ansimò con voce impastata, ghignando schifosamente verso Carol. Quel gesto mi fece venire la nausea e fece calare a picco quel minimo di autocontrollo che mi era rimasto.
Finsi una risata prima di scagliare l'arnese che avevo in mano contro le gambe di quel bastardo, costringendolo a terra mentre urlava di dolore.
Il suono che emisero le sue ossa mi fece intuire che avessi rotto qualcosa.
Non ci feci caso e mi precipitai da Carol che, dopo che le ebbi liberato le mani, mi abbracciò forte quasi in cerca di riparo.

'Andiamo via'
Le sussurrai, prendendole la mano e cercando di uscire il più velocemente possibile da quel macabro edificio.

  
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