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Autore: greyflamboyant    09/10/2014    2 recensioni
Sosuke sbuffò, guardando la piscina.
“Era una cosa importante, quella della bibita?” chiese, senza muoversi.
“Può darsi” disse atono, sgranchendosi la spalla. “In realtà, dipende da te”.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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“Posso chiederti una cosa?”
Rin, disteso, si tolse gli auricolari dalle orecchie, poggiando il suo iPod sul materasso. Inarcò lateralmente il busto, guardando negli occhi Sosuke, che dal piano superiore del letto lo scrutava, nascondendo la parte inferiore del viso tra le braccia, incrociate e appoggiate alla sponda metallica della struttura.
“Dimmi”
“Come mai riponi così tanta fiducia in quel tipo?”
“Come?”
Sosuke ripeté una seconda volta la domanda, rendendo Rin confuso: cosa gliene importava, dopotutto?
“In quanto suo ex compagno di stanza ed ex compagno di nuoto, posso dire di conoscerlo bene. Ha un buon potenziale, ma è come se non se ne fosse reso ancora conto. Il problema è che non fa altro che deprimersi, di conseguenza tutto quello che fa sembra venti volte meno entusiasmante”
“Parli come se fossi sicuro al 100% di questa cosa. Sei sicuro che valga davvero?”
Rin schioccò le labbra seccato. Si alzò dal letto, arrivando a guardare le pupille smeraldo di Sosuke da vicino.
“Io credo che la forza di volontà riesca ad avere la meglio su qualunque cosa. Dico, non l’hai visto? Senza dire niente a nessuno si è messo ad allenarsi per conto proprio”
“E questo per te basta? Guarda che non è che domani diventerà Phelps”
“Lo so perfettamente, ma se continua così…”
“E poi non è detto che si stia allenando per bene, senza l’ausilio di qualcuno. E se tutto quel lavoro che sta facendo lo ostacola?”
“Insomma, il capitano sono io oppure no? Saprò pure di cosa sto parlando…”
“Non nego le tue qualità in veste di capitano, per quel che ho potuto vedere stai facendo un buon lavoro”
“E allora qual è il problema?”
Sosuke si sedette composto sul materasso, guardando severamente il rosso dall’alto. Sbuffò.
“Non sbatterti troppo per gente che non se lo merita. Va bene aiutare, ma tutti prima o poi dobbiamo imparare a crescere”
Rin deglutì, sentendo le mani formicolargli nervosamente. 
“Se ti metti sempre in prima fila per gli altri, finirai per trascurare te stesso” continuò, “e finirai per viziare il prossimo, senza fargli comprendere quant’é realmente duro l’impatto con la vita”
“Ancora con questa storia?!” ringhiò l’altro, afferrando il ragazzo per la maglietta. Nonostante fosse passato molto tempo, le loro idee sul nuoto non erano mai cambiate. Sosuke lo aveva sempre visto come un testa a testa: in acqua sei solo e contro tutti, e contano solo le tue forze. Lui e Rin avevano litigato innumerevoli volte a riguardo, ed è proprio a causa di queste discussioni se Rin si trasferì in un’altra scuola di nuoto. Rin, sebbene fosse arrabbiato, dentro di sé era triste, perché in tutti quegli anni non si era ancora capacitato della motivazione dei ragionamenti di Sosuke. E, cosa più assurda, i loro battibecchi erano sempre uguali. 
“Io voglio nuotare con chi lo desidera realmente. Voglio la grinta, voglio un team forte, non solo tecnicamente, ma anche arso nell’animo. Te l’ho già spiegato prima, Sosuke. Perché dobbiamo sempre discutere sulle stesse cose?”
Rin prese a respirare lungamente, per poi lasciare la presa del ragazzo. A peso morto, si lasciò cadere sul letto inferiore, poggiando le mani sul viso. 
“Certo che non cambi mai…”
“Senti chi parla”, borbottò il rosso.
Nessuno disse nulla per un po’. Finiva sempre così, tra loro due: prima ci si vomitava addosso tutto il dolore per poi rimanere in silenzio finché la rabbia non si placava totalmente.
Rin prese a giocare con l’iPod per un po’, senza però riuscire a distrarsi.
“Sosuke”
“Hn?”
“Ti ricordi quel canneto vicino al fiume dove solitamente andavamo a giocare in primavera?”
“Sì, certo. Ricordo ancora quella volta in cui credesti realmente ci fosse un kappa lì dentro. Se ci ripenso mi sbellico” disse, trattenendo a stento le risate, che raffioravano mentre i ricordi si facevano più nitidi.
“Tsk, a proposito… Ti ricordi quel cigno che si metteva a covare le sue uova proprio lì?”
“Un cigno?”
“Ma sì, dai! Quello che ogni tanto veniva infastidito dagli uccellacci”
“Ora che me lo dici sì, effettivamente me lo ricordo. Perché?”
“Beh, vedi, a me ricorda un sacco Ai”
Sosuke alzò un sopracciglio, e colse al volo quello che voleva intendere l’amico. 
Quel cigno, sempre maltrattato dagli altri volatili, era determinato. Non avrebbe lasciato mai morire i suoi piccoli, ancora rinchiusi in quei fragili e vitali gusci. Li teneva sempre sotto controllo, nell’attesa della compagna, andata alla ricerca di cibo. E così faceva Nitori, che tutto voleva tranne che perdere l’occasione di poter nuotare in quella staffetta. Ma perché lo voleva così tanto? Che anche lui aspirasse ad un livello alto di agonismo? Davvero era disposto a perdere due ore di sonno per rincorrere un sogno?
Per un istante, rivalutò il ragazzo: non lo faceva così grintoso.
“Uhm”
“Ora capisci perché sono così fiducioso?”
“Lo capisco, sì, anche se a dirla tutta lui più che un cigno mi ricorda un anatroccolo”
Rin si sgranchì le braccia, mugugnando.
“Beh, nella favola quello brutto diventa un cigno, no?”
“Vero anche questo. Quindi quel tipo lo trovi brutto?”
Rin si alzò dal letto, dando un leggero schiaffetto sulla nuca di Sosuke, che lo guardava ridacchiando.
“Ma che razza di domande fai? Sceeeeeeemo”
“E ora dove stai andando?”
“In bagno”
“Cos’é, ti ho fatto una domanda scomoda e devi rimuginarci su? Aspetta, lascia che ti aiuti! Magari mentre leggi ti viene in mente qualcosa!”
Sosuke gettò dal piano superiore una rivista sportiva, che finì per colpire la schiena di Rin. Il ragazzo lo fissò seccato, raccogliendo il giornale da terra.
“Con questa ho la conferma che sei veramente un cretino. Tokyo ti fa male”
Posò il periodico sulla scrivania, per poi dirigersi verso il bagno. Sosuke, dal letto, continuava a seguirlo con lo sguardo. Quando la porta si chiuse si rigirò nel letto, pensando al kohai, e alla sua goffagine: decisamente, non era un cigno. 

 

*

 

“Sosuke..:”
Rin aveva i capelli particolarmente scompigliati, ma sembrava quasi non curarsene. La sua voce era come un sussurro, lenta e debole. Parlava ed ogni volta che apriva leggermente la bocca era come se fosse appena passato un leggerissimo vento. 
Continuava a sussurrare il nome del ragazzo, sempre con lo stesso tono, alternando quei flebili suoni al respiro, quasi affannoso. 
Sembrava particolarmente accaldato, da lontano: le guance scarlatte parlavano da sole, così come il petto, piuttosto sudato. Accartocciato sul materasso, restava immobile, gonfiando la cassa toracica lentamente. Le ossa pelviche sporgevano prepotenti sul bacino, parzialmente coperto da bianche e morbide piume. Numerose di queste erano sparse lungo il pavimento, sul quale giacevano disordinati alcuni vestiti.
Sosuke osservava il corpo dell’amico con forte imbarazzo, misto allo sgomento. Avrebbe distolto volentieri lo sguardo, ma non ci riusciva, anche imponendosi; più Rin pronunciava il suo nome, più sentiva i brividi percorrergli la schiena. La situazione lo metteva a disagio, ma allo stesso tempo lo rendeva consapevole di non riuscire a resistere a quella visione così allettante. I sussurri di Rin lo tentavano, così come le sirene richiamavano a sé i marinai: sarebbe stato sbranato, se avesse ceduto? In realtà non gli importava granché: per lui già una volta si era rotto un arto, avrebbe fatto di tutto per averlo tra le sue braccia.
Cauto, si avvicinava al corpo di Rin, che continuava a nominarlo con affanno, che alle orecchie di Sosuke giungeva come una stregante cantilena. Finì per trovarsi davanti a lui, con il cuore prossimo a scoppiare e le guance accaldate. Fissò Rin negli occhi languidi, semi socchiusi: ogni parte del suo corpo era un invito ad avvicinarsi, a scoprirsi. 
Delicatamente carezzò una guancia all’amico, che al contatto sussultò con dolcezza; bastò quell’ultimo gesto a disarmarlo completamente. Con la mente annebbiata, avvicinò il busto a quello sudato di Rin, chiuse gli occhi, e gli sfiorò le labbra bollenti. 
Improvvisamente il contatto si interruppe. Riaprendo gli occhi, Sosuke sussultò nel vedere un cigno spiccare il volo via dalla finestra. Si guardò attorno, ma di Rin nemmeno l’ombra. Quel che rimase in quella stanza furono le piume che prima coprivano le cosce del rosso.
Ed è pensando a quelle piume che Sosuke si svegliò quella mattina, completamente paonazzo. Frettolosamente si avvicinò alla scala del letto a castello, per dirigersi al bagno: aveva bisogno di una rinfrescata, e a giudicare dall’imbarazzo, probabilmente anche di qualcos’altro. 
“Buongiorno”
La voce del compagno di stanza lo distrasse, e nel girare la testa per guardarlo, Sosuke finì per non appoggiare saldamente il piede sullo scalino, scivolando verso il pavimento.
“Ehi!”
Rin, appena uscito dal bagno, nel momento in cui realizzò che Sosuke stava per cadere, si fiondò verso il ragazzo, cercando di attutire il colpo, ricevendo solamente una sonora testata. Il primo a cadere a terra fu Rin,  il quale subito dopo venne schiacciato dalla schiena di Sosuke.
“Ma che cazzo fai?!” replicò Matsuoka, cominciando a sentire il peso dell’amico.
“Scusami, sono scivolato…”
Sosuke, illeso, girò il busto per rialzarsi, e girandosi incontrò gli occhi di Rin. Bastò quello sguardo fugace a farlo arrossire: velocemente si mise in piedi e si diresse verso il bagno.
“Ehi! Torna qua!” disse l’altro, ancora a terra e dolorante, massaggiandosi il capo.
“Scusami, ma sono in ritardo!” gli rispose dall’altra stanza.
“Ti sei fatto male?” Urlò per far risuonare la voce sopra al getto d’acqua che scorreva in bagno.
“No, tranquillo!” 
Sosuke sospirò, chiudendo gli occhi: che razza di sogno aveva appena fatto? Non riusciva a comprendere la logica di tutto quel che il cervello aveva costruito in quei pochi secondi. Per un attimo, ricordò il viso di Rin, dolce, arrossendo. 
Guardò allo specchio il suo viso, colmo di imbarazzo.
‘Non ti avevo mai sognato così’ pensò, massaggiandosi le tempie. ‘Non mi era mai successo di volerti così’. Ripensò al momento in cui aveva toccato le labbra di Rin, provando una fortissima sensazione: si sentiva il cuore pieno, pesante. Rabbrividì, e sulle braccia comparve una leggera pelle d’oca.
‘É anche questo, l’amore?’

 

*

 

Quel pomeriggio, Sosuke lo passò in biblioteca. Aveva bisogno di staccare la spina per qualche ora, ma soprattutto aveva bisogno di evitare di stare con Rin per un po’. Erano ormai una decina di minuti che stava girando tra gli scaffali, ma non era ancora riuscito a trovare nulla che lo allettasse. Di studiare non aveva voglia, anche perché la mente non gli permetteva di raggiungere la concentrazione adatta. 
‘Fanculo a quel sogno’ pensò mentre leggeva velocemente i titoli dei libri. Si rese conto di essere finito nel reparto zoologia: centinaia di libri colorati portavano come titolo nomi di gruppi animali, specie e habitat. Si girò attorno, per cercare qualcosa a tema marino. Trovò solo un manuale sulle tartarughe. Lo sfogliò svogliato, per poi rimetterlo a posto. Continuò a cercare qualcosa che lo interessasse realmente, finché un piccolo libro con la dicitura “Cigni” non catturò completamente la sua attenzione.
Aggrottando la fronte, Sosuke lo prese, e cercato un posto dove sedersi, cominciò a leggere.
Rimase particolarmente colpito, mentre gli occhi scorrevano veloci tra le righe: non credeva ci fossero così tante tipologie di cigni.
I cigni generalmente formano coppie che restano unite tutta la vita’ lesse, e in un baleno gli venne in mente il kohai: sembrava davvero molto legato a Rin. Aveva sempre un occhio di riguardo nei suoi confronti, e non faceva altro che stargli accanto, quando era possibile. E in quel momento, Sosuke realizzò il motivo del suo sbattersi per la staffetta.
Pensandoci, provò un forte fastidio. Il ragazzo non era di per sé un impiccio, erano i suoi comportamenti che lo rendevano nervoso. Posando quel libro, Sosuke si rese conto che Aiichiro Nitori sarebbe in futuro diventato un grosso problema, eppure, in cuor suo non percepiva alcun timore.

‘…non è ancora un cigno, dopotutto’
 

******


Angolo dell'autrice:
In questo capitolo ho mosso solo Sosuke e Rin, pensavo servisse un po' di spazio in più a loro, soprattutto a Sosuke.
Le cose iniziano a farsi serie, a quanto pare!
Come al solito, spero che questo capitolo possa piacervi, passate a dire la vostra recensendo questo capitolo.
Grazie mille a chi mi supporta scrivendomi e betando i capitoli, mi date una carica indescrivibile.
Alla prossima! 
- Chri

   
 
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