Ciao! Ringrazio
tutti coloro che hanno recensito e messo la storia tra i preferiti. Ho
pochissimo tempo per aggiornare, scusate! Non ho tempo neanche di
rileggerlo,
quindi se c’è qualche errore, prdonatemi. Questo
capitolo è la conclusione
della storia, ma ce ne sarà un altro con tutte le
spiegazioni. Bene, vi lascio
alla lettura, ricordatevi di recensire!!
*BiMbA*
CAPITOLO 7-
VISITE INATTESE
Non
avevo ancora capito chi fossero. Fino a quando non sentii quella voce.
«Edward…
Isabella… che piacere rivedervi!»
cinguettò Jane.
«Che
cosa vuoi, Jane?» ringhiò Edward, ignorando le
parole della vampira. Lei
sorrise di scherno, poi tornò seria e gli rispose:
«Mi
pare di aver capito che non sei in vena di chiacchiere, piccolo Cullen.
Bene,
sarò chiara: Aro non è più al comando,
Caius vuole che gli portiamo la tua
mezza umana per parlarle. Poi dobbiamo ucciderla. Fine della storia. E
ora
togliti.» Ma mio marito non si mosse di un centimetro,
ringhiando e mostrando i
canini. Jane lo guardò solo un attimo e ciò basto
per farlo accasciare a terra.
Non sopportavo quella visuale, urlavo forte. Poi un cellulare
squillò e, a
malincuore, Jane distolse il suo sguardo da Edward per rispondere. Lui
fu al
mio fianco appena si sentì liberato da quella tortura. Non
intendeva arrendersi.
«Caius?
Dimmi!» disse Jane, una volta risposto. Rimase un secondo ad
ascoltare, annuì e
chiuse la chiamata. Si rivolse ai suoi compagni:
«Vuole
che gli portiamo anche il piccolo Cullen.» Gli altri
annuirono. Poi lei si
rivolse nuovamente a noi:
«Se
volete seguirci…» Edward non si mosse. Sentii un
dolore strano pervadermi…
tuttavia era familiare. Dove l’avevo sentito?! Poi notai Jane
che mi fissava. E
se… Edward riusciva a leggere
miei
pensieri, ora. Perciò, anche Jane poteva esercitare il suo
potere su di me.
Ecco scoperta la fonte del dolore. Ma allora perché era
così familiare se prima
di allora non l’avevo mai provato?!
«Andiamo.»
ordinò Jane.
“Edward”
pensai. Lui si voltò verso di me.
“Io
vado. Non posso permettere che ti facciano del male. Prendi Rose e
andatevene,
in modo che non vi prendano.”
“No”
pensò lui di rimando. “Io vengo con te.”
«Andiamo!»
ripetè la vampira, iniziando ad alterarsi. «La mia
pazienza ha un limite, e voi
state per superarlo.» Edward, allora, mi prese in braccio. Ma
non fece neanche
un passo che Jane obiettò:
«No.
Non se ne parla. Separate gli sposini.» Uno dei Volturi, non
so chi fosse, ma
strappò dalle braccia di Edward e mi portò via di
corsa. Non riuscii a vedere
se gli altri ci stessero seguendo, la velocità era troppa.
In più, ero ancora
in piena trasformazione, e il dolore mi dava ancora fitte lancinanti.
Persi i
sensi.
Quando
mi risvegliai, ero in un ampio salone. Tutte le pareti erano scure e
opprimenti. La luce era talmente fioca che sembrava di stare al buio.
Ed ero
sola. Sdraiata sul pavimento, agonizzante per il fuoco che mi bruciava
le vene.
Poi una voce ruppe il silenzio.
«Sia
chiaro fin da ora che non sei stata portata qui per implorarmi di
risparmiarti
la vita.» rise. «Sarebbe ridicolo.» Non
risposi. Attesi solo che continuasse.
«Isabella
Swan, sei qui solo perché voglio dirti il motivo della tua
imminente morte.» Di
nuovo silenzio.
«Morirai
perché, a causa tua… a causa tua… uno
dei nostri è morto. E, oltretutto, sei
qui perché hai fatto impazzire mio fratello Aro, che non
è più in grado di
intendere e volere.»
Rimasi
zitta assorbendo quelle parole.
«Chi…
è… morto…?»
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
«Alec.»
«Cosa…
c’entra… con me?»
Di
nuovo silenzio, rotto solo dalla leggerezza dei miei lamenti.
«Dopo…
aver sentito l’odore del tuo sangue, rifiutava di…
nutrirsi di qualsiasi altro
essere umano. Possiamo resistere un po’ di tempo senza bere,
ma poi non ce la
facciamo più e…» Lo sentii
singhiozzare. Poi si mise di fronte a me e lo vidi.
Caius, inpiedi davanti a me, il volto contratto dal dolore.
«Era..
come un figlio per me!» grido, prima di scagliarsi contro di
me e darmi un
calcio che, se fossi stata ancora del tutto umana, mi avrebbe
probabilmente
perforato lo stomaco. Fortunatamente, la mia trasformazione era quasi
completa,
e sentii solo un dolore fortissimo
al
ventre. Gridai. Caius sembrò compiacersi del mio grido,
perché si allontanò.
Rimase alcuni minuti in silenzio, poi parlò di nuovo.
«E
Aro» sibilò «dopo che ve ne andaste,
l’anno scorso, Aro rimase assai sconvolto
dal fatto che il suo potere non avesse effetto su di te. E
ciò lo portò a stare
giorni e giorni immobile a riflettere su questo. Sono quattro mesi
ormai che
non si alza da quella poltrona. Dopo la morte di Alec, mi è
sembrato il caso di
prendere in mano la situazione.»
«Non…»
cominciai. Ma era difficilissimo parlare. «Non
è… colpa mia.»
«Se
tu non fossi esistita, niente di tutto ciò sarebbe
accaduto.»
«Non
ha… senso… uccidermi… dopo
che… è… già
successo…»
«Non
ha senso vendicarsi ragazzina? Oh, io credo di no. Entrate!»
Urlò l’ultima
parola. Sentii solo un leggero fruscìo, prima che Caius
riprendesse a parlare.
«Portatela
alla torre. Sarà molto meglio vedere ciò che
resterà di lei volare per
centinaia di metri.»
Non
mi opposi quando mi presero di nuovo in braccio. Non ne avevo la forza.
Che ore
erano? Non ne avevo idea. Questo dolore sarebbe cessato prima della mia
morte? Sentii che
eravamo all’aria
aperta, avvertii la brezza sul viso.
Chiunque
mi avesse portata su, mi lanciò senza troppi complimenti al
centro della torre.
Sentii dei rumori e vidi Edward, disperato, che cercava di laberarsi da
due
vampiri per venire da me.
“Bella!
Bella!” sentivo ancora i suoi pensieri.
“Salvati,
Edward, non pensare a me. Ti amo.”
Lo
vidi scuotere la testa. Poi Caius gridò:
«Prego,
miei cari, cominciate pure!» e rise. E quello che vidi in
quel momento mi fece
trattenere il respiro.
Un
cerchio, intorno a me, fatto di figure scure, dei fantasmi dalle lunghe
mantelle, che giravano intorno a me stringendo sempre di più
il cerchio. Solo
una cosa pensai: il mio non era stato solo un sogno. Un campanile
iniziò a
suonare.
Uno…
Due… Tre rintocchi. Il dolore che Jane provocava
tornò a comprimermi. Ecco,
quindi, perché era così familiare. Lo sentivo nel
mio sogno, quel dolore.
Quattro…
Cinque… Sei rintocchi. Il cerchio si stringeva. Rimaneva
solo il dolore della
trasformazione.
Sette…
Otto…Nove rintocchi. Anche il dolore della trasformazione
andava scemando. Che
stava succedendo? Il cerchio si stringeva. Ma che diavolo di ore erano?
Dieci…
Undici…Dodici. Di colpo, sentii tutto il dolore svanire.
Nessuna traccia di
fuoco rimase nel mio corpo. Presi un respiro lunghissimo. Non mi
provocava più
fitte al petto. Con una lentezza mostruosa mi alzai in piedi. Il
cerchio aveva
smesso di girare e di restringersi. Sentii qualcuno che diceva
“Come fa ad
alzarsi in piedi?”. Ma nessuno aveva aperto bocca. Vedevo
tutto perfettamente,
anche troppo, niente sembrava sfocato, tutto, anche a grande distanza,
era
preciso e definito. Avevo capito. Mezzanotte. Tre giorni dopo il morso.
La mia
trasformazione era completa. Guardai ad una ad una le figure che mi
circondavano. Individuai Jane e la fissai. Usò il suo potere
contro di me ma
non mi provocò dolore. Anzi. Sentii una forza inaudita
entrarmi dentro. Un
secondo dopo, Jane era stesa a terra, urlante. Una delle figure mi si
avvicinò,
a una velocità che ora mi sembrava normale, anzi, piuttosto
lenta. Senza alcuna
difficoltà, bloccai i suoi colpi e presto fu a terra. Tutti
mi fissavano
impauriti.
Inspirai
un po’ d’aria. Non mi sembrava più
fredda. Poi, lentamente, sospirai.
Un’energia invisibile fece cadere a terra tutti gli altri.
Caius non c’era più.
Scappato, pensai. Vedendo tutti a terra, mi girai verso il pundo in cui
era
Edward poco prima. Non c’era. Non feci in t empo ad andare da
nessuna parte.
Due braccia mi strinsero i fianchi, non con violenza, dolcemente.
Sentii la
carezza leggere di un paio di labbra che mi sfioravano il collo.
«Edward…»
sussurrai.
«E’
finita, Bella. Andiamocene di qui.»
CONTINUA….