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Autore: Non ti scordar di me    09/10/2014    9 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quindici.
Return in London.
 
Leggevo distrattamente il libro di storia sul letto di camera mia. In quel momento non avevo voglia di fare niente. Almeno…Non volevo sprecare la mia attenzione su una cosa inutile come la storia.
Dovevo concentrarmi su quello che stava succedendo tra me e la mia amica. Caroline era così strana, dopo la strana chiacchierata di tre giorni fa non riuscii più a parlarle.

Ogni volta che cacciavo fuori l’argomento lei mi depistava o mi liquidava con una scusa. Oggi non mi aveva rifilato nessuna scusa. Oggi era tutto degenerato. Eravamo in una situazione vergognosa: avevamo litigato.
Ma non una semplice litigata. Una di quelle che si chiarivano nel giro di pochi giorni, no, era una litigata seria. Così seria che aveva – secondo me – rotto in qualche modo il nostro solido rapporto.

«Care! Rallenta!» La chiamai accelerando il passo. I ragazzi del college ci fissavano sconvolti e mormoravano tra di loro parole alle mie orecchie incomprensibili.
Caroline sulle sue zeppe e con la borsa in spalla non si girava neanche alle mie parole, continuava spedita verso il centro ricreativo.
Sbuffai e iniziai a correre. Mi benedii mentalmente per aver indossato delle scarpe comode. Non sarebbe stato il massimo correre con i miei stivali a tacco alto su quel prato. Finalmente rallentò. Eravamo arrivate al centro ricreativo, prima che potesse aprire la porta mi piazzai avanti a lei con sguardo serio.

«Potresti rallentare?» Le chiesi con un pizzico di nervosismo. Aveva fatto finta di non  vedermi fino ad ora, ma lei mi guardava interrogativa. Come se non sapesse che volevo parlare del suo comportamento.

«Qualche problema?» Fece la finta tonta, arricciandosi una ciocca di capelli al dito. Quando faceva così sembrava una di quelle oche starnazzanti del liceo. Adoperava la tattica del ‘sbatti ciglia e sorriso finto’ o quando provava a scollarsi di dosso un ragazzo appiccicoso o quando cercava di nascondere qualcosa.
Fino a prova contraria, io non ero un ragazzo appiccicoso…Perciò i miei sospetti erano più che fondati. Lei mi stava nascondendo qualcosa. Lei con Damon, perché anche lui mi nascondeva qualcosa.

Avrei dovuto fare un discorsetto anche con lui, ma non riuscivo più a guardarlo in faccia senza arrossire ricordando il piccolo inconveniente della doccia. Al ricordo rabbrividii piacevolmente. Una delle esperienze migliori della mia vita. Scacciai dalla mia testa Damon e ritornai a concentrarmi sulla mia migliore amica.

In quel momento era meglio chiarire con lei, d’altronde mio fratello si comportava spesso così.
«Sì. Altro che se ce ne sono di problemi. Ce ne sono troppi! A partire da te e dai tuoi strani modi di fare…Perché mi stai evitando?» Le chiesi curiosa, incrociando le braccia sotto il seno. Care si morse un labbro e guardò scocciata altrove. In realtà non era scocciata. No…Lei stava temporeggiando, aspettando una buona scusa da defilarmi questa volta e riprendere ad ignorarmi.

«Ehm…Finito di riflettere?» Continuai divertita. Mi piaceva mettere in difficoltà la mia amica, soprattutto per vedere le sue risposte e i suoi modi strambi per dissimulare la verità.
Care non si faceva più sentire. Prima ci sentivamo su whatapp o su face book…Ora – da tre giorni a questa parte – non ne voleva quasi più sapere di me.

A cosa dovevo questo cambiamento così repentino?
«Non ho niente da dirti…Anzi, sono io che vorrei delle spiegazioni.» Disse, guardandomi negli occhi. Se il suo tono all’inizio della frase era incerto si era trasformato. Ora era divertita anche lei.
Eravamo simili. Troppo simili. Entrambe ci  divertivamo a metterci in difficoltà ma il più delle volte erano per questioni futili. In questo momento non era qualcosa di futile, no, era qualcosa di serio. Troppo serio.

«Oh, no. Non puoi rigirare le carte in tavola, chiaro?» M’imposi. Mi ricordava Damon. In modo spaventoso e inquietante me lo ricordava, nel modo in cui in questi giorni mi depistava e nel modo in cui aveva cercato di rigirare le carte in tavola provando a disorientarmi.

La cosa che lei non sapeva era che non m’ingannava. Quei giochetti idioti non funzionavano con me, Damon ormai aveva rinunciato a farli capendo che non sarebbe mai riuscito a depistarmi.  Care, invece, non faceva mai questi giochi. Li detestava anche lei. Un'altra cosa strana in lei, pensai mentalmente.

«Io non  sto rigirando le carte. Forse sei tu che mi devi delle spiegazioni. Mi avevi detto di avere un problema con un ragazzo. E’ per questo che ti ho consigliato di venire con me a queste sedute.» Mi fece notare, guardandomi arcigna. Ci era riuscita. Era riuscita a spostare l’argomento da lei a me. Il punto era che io non volevo parlare di me. Volevo solo la mia amica, volevo indietro la mia migliore amica.

«Ora salta fuori che sei dipendente. Questo ragazzo ti spinge a fare cose che non vuoi? Non capisco più niente! E ti assicuro che anche Damon ci sta capendo veramente poco!» Sputò fuori con leggero veleno. Inizialmente abbassai lo sguardo ferita da quelle parole. Era la mia amica d’infanzia e non le avevo raccontato niente di quello che mi stava capitando?
Dopo aver elaborato meglio le sue parole, mi resi conto del suo passo falso. Rialzai il volto e assottigliai gli occhi.

«Damon? Perché metti in mezzo Damon? A ogni cosa che diciamo Damon deve essere presente in modo o in un altro. Mi spieghi cosa diamine confabulate tu e Damon alle mie spalle?» Le chiesi alzando il tono di voce. Non avevo idea di quante volte avevo detto il nome Damon, ma quando ero nervosa andavo in iperventilazione e non riuscivo più a produrre delle frasi di senso compiuto senza o urlare o uscire fuori dai gangheri.

«Perché ci stiamo preoccupando per te. Io mi sto preoccupando per te! Non ti rendi conto di quanto sia cambiata dal suo arrivo?» Continuò arrabbiata. Ero cambiata? Io ero cambiata? Qualcuno la stava illudendo – e su questo aveva tutte le ragioni del mondo di essere frustata e arrabbiata – ma niente poteva giustificare il comportamento che avevo con Enzo.
Non poteva illuderlo, come questa persona – di cui volevo sapere ardentemente il nome per spaccargli la faccia – faceva con lei!

«Non sono io quella che illude le persone. Cosa stai facendo con Enzo? Pensi che provare a star con lui, ti faccia smettere di pensare al tuo amico di letto?» Moderai il tono, guardandomi attorno. Non volevo urlare. Non volevo che i nostri segreti fossero sventolati al Delcrest e a tutti quelli che passavano per il centro ricreativo.

«Chi sei per impicciarti nella mia vita?» Quelle parole mi lasciarono di stucco. Chi ero? Come chi ero? Ero la persona che l’ascoltava sempre, la persona che era con lei nei suoi momenti peggiori, ero la sua migliore amica.

«Sono la tua migliore amica!» Le urlai con gli occhi sgranati. Quelle parole fecero più male del previsto. Non mi sarei mai immaginata una litigata così con Care. A dire il vero non mi ricordavo una nostra vera litigata.
«Vogliamo discutere qui? Dove tutti possano sentirci? Vuoi che tutti sappiamo della mia vita?» Mi disse con un pizzico di rabbia. Io non volevo proprio niente. Non volevo che gli altri la prendessero in giro, benché meno volevo che qualcuno – che non sia io – sappia della sua vita privata.
No. Volevo solamente chiarire la faccenda. Faccenda che si sarebbe dovuta chiarire o qui o altrove. Ma dovevo chiarirla oggi.

«Voglio parlarli! Non capisci che voglio aiutarti? Sono o non sono la tua confidente?» Le chiesi accennando un sorriso tirato.
«Casa tua o casa mia?» Mi chiese. Sul suo viso non c’era una traccia neanche di un piccolo sorrisino. Neanche uno tirato o fasullo. Niente.

«Casa mia. Verso il pomeriggio tardi.» Le dissi.
Quel giorno fu il primo giorno in cui me ne andai in macchina con Stefan.

Se non avessimo chiarito al più presto quella situazione, il nostro rapporto d’amicizia – che durava da più di quindici anni – si sarebbe completamente rotto. Ora era solamente scheggiato e si poteva ancora riparare, ma tra poco – molto poco – non avremo potuto fare più niente per salvare la nostra amicizia che stava lentamente affondando come il Titanic.

Chiusi di scatto il libro e lo posai sul letto. Non me ne andava bene una.
A partire dalla litigata con Caroline ai modi di fare strani di Damon.
Ancora non capivo come mai Care mettesse in mezzo sempre Damon e non capivo perché gli stesse remando contro – anche più del solito
–.

I primi tempi in cui iniziai a sentire la mancanza del mio fratellone, lei mi rincuorava…E lo difendeva. Diceva che era grande, che lui mi voleva bene in fondo.

Secondo i miei calcoli, ora lei doveva dirmi ‘te l’avevo detto’ e festeggiare il fatto che io e Damon ci eravamo ravvicinati – forse anche più del previsto –.
Mi alzai dal letto e mi specchiai. Indossavo il mio pigiama – un pantalone largo a fiorellini e una canotta rosa –. In casa preferivo stare comoda e i jeans non erano il massimo della comodità.
Misi le mie comode pantofole, mi legai i capelli e uscii dalla camera. Mi avviai verso le scale, ma la tentazione di entrare nella stanza di
Damon era forte. La porta era aperta, forse stava studiando – cosa più che bizzarra per lui – o magari riposava.

Volevo solo vedere se era lì e sapere cosa stava facendo.
O vuoi trovare informazioni su quel biglietto? Mi fece notare la mia coscienza. Quel biglietto in bella calligrafia su cui c’era scritto ‘Forgive me, if you can’ non l’avevo dimenticato. Affatto.

Spesso mi ritrovavo a pensare a quel biglietto e non sapevo cosa dire o pensare. A Londra si era pur fatto una vita! Aveva avuto degli amici! E aveva avuto…almeno una ragazza. E forse quel biglietto significava qualcosa.

Forse c’entrava in qualche modo quella ragazza della fotografia scomparsa. Sul comodino di Damon avevo visto una foto che lo ritraeva con una bionda dagli occhi lapislazzuli.
Alzando gli occhi al cielo e sapendo che mi sarei pentita al più presto di quello che stavo per fare, feci qualche passo indietro e mi ritrovai sull’uscio della porta della camera di Damon.

Sospirai quando mi resi conto che non c’era. Entrai nella camera e mi guardai attorno. Sul comodino non c’era più traccia di quella fotografia.
Così feci la cosa più idiota che potessi fare in quel momento: iniziai a frugare dappertutto. Nell’armadio non c’era niente, così come negli scaffali. Mi sedetti sul suo letto e aprii il cassetto del comò.

Niente d’interessante, ad eccezione di quel fogliettino spiegazzato riposto accuratamente nell’angolino del cassetto.
Osservai quel comodino. Aveva due cassetti, aprii il secondo. Anche lì non c’era niente, se non scartoffie e vecchie lettere intestate o a Stefan o a papà. Le osservai. Io non gli avevo mandato una sola lettera e non l’avevo mai chiamato.

Dalla scrittura che quelle lettere avevano, capii che non aveva alcuna voglia di parlare con loro. Probabilmente era stato costretto da mamma.
Osservai meglio il cassetto, aveva una profondità minore di quanto sembrava dall’esterno. Iniziai a toccare il fondo del cassetto e notai ai lati delle piccole fessure in cui potevano entrarci solo delle dita.

Le infilai e sollevai lentamente quel piano. Come potevo dimenticarmi che era a doppio fondo? Prima di ristrutturare la stanza nel 2004, era mio quel cassetto!

«Hai per caso sbagliato stanza?» Trasalii a quella voce e misi velocemente apposto il ripiano dando distrattamente un’occhiatina alle lettere cercando di non lasciare le mie tracce. Mi girai di scatto, chiudendo contemporaneamente il cassetto e sfoggiando un sorrisino a Damon.

«Mm…Se non mi vuoi qui, posso andarmene.» Dissi con un sorriso a trentadue denti. Damon sgranò gli occhi sorpreso, chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò al letto con passo felpato. Perché era così sexy anche quando camminava?
Si sedette lentamente sul letto, io ero vicino al comò sorridente. Aveva la testa poggiata sul cuscino e mi fissava divertito.

«Resta.» Sussurrò prendendomi delicatamente per i fianchi e portandomi sopra di lui. Le mie mani scorrevano sul suo petto, contornando la forma degli addominali che s’intravedevano dalla maglietta bianca.
«Rimango.» Concordai, spostando le mani vicino all’attaccatura dei capelli. Mi piaceva toccargli i capelli sottili come i fili d’erba. Mi piaceva stare lì, sopra di lui a coccolarlo. Mi piaceva fare le fuse contro il suo petto. Mi piacevano i suoi abbracci che mi facevano sentire piccola e fragile. Mi piaceva lui.

«Preferisco stare sopra le ragazze.» Disse con ironia. Sbuffai ricordandomi i suoi approcci iniziali quando voleva migliorare il nostro rapporto “fratello-sorella”.
Inclinai la testa e sfoggiai un dolce sorrisino. Damon sussurrò qualcosa di incomprensibile e con uno scatto repentino ribaltò le posizioni. Perché perdevo così facilmente la concentrazione con lui vicino?

«Ti hanno mai detto che sei sexy con il pigiamino a righe?» Fece beffardo. Aprii la bocca per ribattere però mi resi conto di com’ero vestita. Ero abbastanza ridicola. Ero in stanza con un ragazzo – sotto di lui – e indossavo il mio bellissimo pigiama.
Bhe…Ringrazia che non hai indossato quello con le pecorelle! Intervenne la mia coscienza. Alzai gli occhi al cielo. Il pigiama con le pecorelle era un pigiama caldissimo che avevo comprato un Natale fa.

«Sì.» Risposi alzando le spalle. La sua faccia era sconvolta e leggermente incuriosita. La bocca aveva assunto la forma a “o” e le sue sopraciglia erano aggrottate.
«Stefan aveva invitato Tyler a casa, non lo sapevo e sono uscita di camera in pigiama. Se non sbaglio quattro mesi fa più o meno…» Dissi, facendo mente locale.

«Mm…Ti diverte mettermi in difficoltà?» Mi chiese sorridendo. Come avevo già detto, mi piaceva vedere le persone a disagio. Soprattutto con persone come Damon o Caroline che farebbero di tutto per non mostrarsi in imbarazzo o disagio.
«Non sai quanto.» Commentai. «Ma non quanto mi piace baciarti.» Continuai, prendendogli il viso tra le mani. Il corvino sorrise divertito. Con un braccio circondò il bacino e l’altro lo poggiò sulla tastiera del letto.
Si avvicinò sempre più a me. Mi beai del suo buon odore e aspettai che le sue morbide labbra si poggiassero sulle mie.
Damon si avvicinò sempre più e lasciò un semplice bacio all’angolo della bocca, troppo
vicino alla bocca. Assottigliai lo sguardo.

«Un bacetto? E’ il massimo che sai fare, Salvatore?» Lo sfottei, sperando che in qualche modo facesse cadere la facciata da angioletto e mostrare la facciata da stronzo che lo caratterizzava.

«Oh so fare di meglio, ma noi siamo fratelli…» Sbattei un paio di volte le ciglia e mi alzai sui gomiti per guardarlo meglio. Mi avvicinai a lui, anzi mi avvicinai alla sua bocca lentamente.

«Quindi non vuoi baciarmi? Neanche a questa distanza, Damon?» Stetti al suo gioco. I nostri nasi si sfioravano e i nostri respiri erano un tutt’uno.
Aspettavo una sua risposta al più presto. Io non sarei rimasta lì per sempre ad aspettare che mi baciasse.
Non ero fedele agli stereotipi del tipo ‘il ragazzo deve baciare per primo la ragazza’. Se volevo baciarlo, lo facevo. Ma ora volevo piegare la sua volontà e ridurla in tanti piccoli pezzettini.

«No-non riuscirai a tentarmi.» All’inizio balbettò incerto, ma il suo tono si fece più duro alla fine. Oh. Tosto il ragazzo, ma non quanto me.
«Non potremo stare neanche a questa vicinanza sai?» Gli feci notare, posando le mani sul suo petto e allontanandolo da me. Damon si scostò da me. Mi alzai dal letto e mi guardai attorno.
Il mio occhio cadde poco più lontano sulla sua borsa della palestra. Mi venne in mente un’idea geniale.

«Damon non fa caldo?» Gli chiesi depistandolo completamente. Damon aggrottò le sopraciglia divertito e alzò le spalle scuotendo la testa.
«Ho un po’ caldo. Potrei prendere una tua maglietta? Mi farà da vestito!» Trillai contenta. Il corvino annuì alzando gli occhi al cielo. Mi tolsi le pantofole e presi i lembi della maglietta.

Lo vidi sbiancare e deglutire leggermente quando si rese conto di quello che stavo facendo.
«Cosa fai?» Mi bloccò. Lo maledii mentalmente e mi girai verso lui sorridendo ingenuamente.
«Mi cambio qui, no? Siamo fratelli dopotutto…Non dovrebbe farti alcun effetto.» Sorrisi trionfante e aprii il suo armadio. Presi una sua camicia, una nera che mi andava piuttosto larga.

Damon si alzò dal letto e incrociò il mio sguardo, quasi sfidandomi. Pensava che non avrei avuto il coraggio di farlo?
Mi sfilai la canotta e la lanciai in un punto indefinito nella stanza. Rimase fermo con i muscoli più tesi, ma gli occhi guizzavano sul mio corpo.

«Non eri tu che parlava di moralità? Non credo sia un buon comportamento fissare tua sorella in questo modo.» Usai un tono indignato ma divertito. Lui mi sorrise con un ghigno ma non mi disse niente.
Mi girai di spalle e mi tolsi anche i pantaloni, rimanendo in intimo di spalle. Mi chinai per raccogliere la sua camicia che avevo poggiato vicino all’armadio e la infilai.

Avvertii i suoi passi, ma feci finta di non sentirli. Mi girai e come previsto era dietro di me che mi squadrava in modo imperscrutabile.
«Mi aiuti ad abbottonare la camicia?» Gli chiesi indicando la camicia. Deglutì e si avvicinò ancora di più. Con le mani tremanti iniziò ad abbottonare i primi bottoni della camicia. Io gli sorridevo divertita e sbattevo di volta in volta le ciglia con aria innocente.

«Ce la fai? Ti vedo insicuro…» Usai un tono più basso e più consapevole. Ero più maliziosa, volevo risultare ironica e maliziosa contemporaneamente.
«Sei una traffichina.» Commentò. Lasciò la camicia abbottonata a metà e mi guardò negli occhi. I suoi occhi color mare si fusero nei miei color cioccolato.

«Hai vinto questo round.» Interruppe il nostro contatto visivo, per stringermi a sé. Fece combaciare le sue labbra. Era un bacio più aggressivo e più passionale.
Avevo vinto io, come sempre. Mi lasciai anch’io trasportare. Ero spalle al muro. Le sue mani s’insinuarono sotto la maglietta accarezzandomi lentamente il seno. Gemetti in silenzio, rispondendo al bacio sempre con più sentimento.

Riprendemmo fiato dopo pochi minuti. Ci scambiammo uno sguardo divertito. Non riuscii neanche a lanciargli una battutina, perché Damon mi prese per le cosce e fece ricongiungere velocemente le nostre labbra.
Spostai le mie mani sul suo collo, mentre la sua presa sulle cosce s’intensificò. Sempre in quella posizione iniziò a indietreggiare verso il letto. Mi poggiò con delicatezza, ma non gli permisi di fare alcun movimento poiché mi misi a cavalcioni su di lui.

«Mi piaci di più quando fai l’aggressiva.» Grugnì Damon, iniziando a giocare col lembo della sua camicia. Sbottonò il primo bottone e mi guardò.

«Dovrei chiederti il permesso o no? D’altronde sono tuo fratello.» Continuò, facendo presa sulle mie natiche.
«Forse, dovresti…» Dissi, spostandomi da sopra e mettendomi più comoda sul suo letto. Circondò il mio punto vita con un braccio e lasciò sulle mie labbra un bacetto a stampo, per poi approfondirlo lentamente.
Mi stavo innamorando di mio fratello. Oh, ma cosa dico! Io ero già innamorata di mio fratello!

«Elena sei…» Una terza voce ci fece ridestare. Mi staccai da Damon col fiato corto. Il petto martellava in petto. Stefan era sull’uscio della porta con lo sguardo quasi spiritato senza parole.

«Non ti hanno insegnato a bussare?» Grugnì Damon infastidito. Solo dopo essersi reso conto che quello non era un semplice sconosciuto e che noi non eravamo soli in casa alzò gli occhi al cielo.
Mi abbottonai velocemente la camicia e guardai Stefan con sguardo supplicante. Non doveva pensare male.
«Non trarre conclusioni affrettate…» Dissi, alzandomi dal letto e allontanandomi da Damon. Gli occhi di Stefan se possibile si allargarono ancora di più. Abbottonai la camicia e raccolsi velocemente i miei vestiti sparsi un po’ ovunque per la stanza.

«Non devo trarre conclusioni affrettate? Cazzo, vi stavate baciando! Siete fratelli! Dio, cos’è questo?» Tuonò indicando sia me che Damon. Noi due ci scambiammo uno sguardo ma non dicemmo niente.

«Elena, sono qui! Cosa…Cosa sta succedendo?» Caroline entrò nella stanza di Damon più euforica del solito. Ci scambiammo uno sguardo. Pregai che Stefan non dicesse niente di quella situazione alla mia amica.
Stefan abbassò la testa e alzò gli occhi al cielo.

«Niente che possa interessarsi.» Disse freddo, lasciando la stanza. Il mio cuore perse quasi un battito. Stefan sapeva di noi. Era sempre convinto delle sue ipotesi, non ci avrebbe sostenuti.
Eravamo già noi contro tutto, ora avevamo contro anche Stefan. Perfetto di male in peggio.

«Oh, porca…Stefan!» Urlò Damon, lanciandomi un’occhiata consapevole e uscendo dalla camera per raggiungerlo.
«Sono arrivata in uno delle litigate tra fratelli?» Chiese la bionda interrogativa. Oh, peggio. Molto peggio. Questo non era una litigata semplice tra fratelli, era una bomba a orologeria che era scoppiata in quel preciso momento.

«Oh, niente di grave. Andiamo in camera mia.» Dissi uscendo dalla stanza. Caroline annuì. «Prendo qualcosa da mangiare…Ve-vengo subito.» La liquidai scendendo le scale a due a due. Le voci di Stefan e Damon si sentivano già da lì. Mi fermai dietro la porta e decisi di ascoltare la litigata aspettando il momento migliore per intervenire.
«Cosa state facendo? Damon sei il fratello maggiore! Cazzo, controllati!» Gli urlò contro. Non era colpa di Damon, non era colpa nostra…Non era colpa di nessuno. Questa cose capitavano e basta e non potevi farci niente.

«Cosa sto facendo? Mi sto innamorando di mia sorella! Non me ne fotte niente che è mia sorella. E tu non puoi dirmi che è sbagliato, perché entrambi sappiamo perfettamente che per questo, per questo sentimento finiremo per distruggerci. Ma è questo che vogliamo, vogliamo un amore che ci consumi fino alla fine.» Sorrisi alle sue parole. Damon quando voleva sapeva essere romantico, anche se in un modo tutto suo.

Non era il massimo della dolcezza, ma il significato di quello che voleva dire contava. Non era bravo ad esprimere i sentimenti, ma ora ci stava riuscendo e io ne ero contenta.
Ero contenta di sentirgli dire quelle parole.

«Non è…Sai anche tu che questo è sbagliato. Non potete…Non potete essere una coppia normale. Non avrei mai dovuto appoggiare papà, era meglio se rimanevi a Londra!» Sputò contro Stefan. Ero sicura che quelle parole avevano colpito l’orgoglio e i sentimenti di Damon. Perché poteva dire tutto quello che voleva, poteva dire che in realtà non mi voleva bene, poteva dire che non voleva Stefan come fratello…Ma in fondo sentire quelle parole da Stef avevano fatto il loro effetto.

«Cosa c’è Stefan sei per caso geloso che tu non sia più il primo punto di riferimento di Elena?» Anche se ribatteva con ironia, riuscivo a sentire la sua tristezza e amarezza. Stefan poteva risparmiarsi quella battutaccia.

«Non è questo il punto. Smettila di rigirare la frittata!» Grugnì Stefan, sbattendo le mani contro il tavolo. Sapevo bene che quelle reazione era giustificata e non osai immaginare cosa sarebbe successo quando Caroline sarebbe venuta a sapere di tutto questo.
«Oh, tranquillo…Quando me ne sarò andato, potrai riconquistare il tuo posto!» Sbraitò. Quelle parole furono una doccia fredda, furono un pugno allo stomaco. Damon sarebbe ritornato a Londra? Mi avrebbe lasciato di nuovo?
Era passato poco tempo, a malapena due mesi…Non poteva già andarsene. Il cuore iniziò a martellarmi in petto.

Tutto quello che stavo passando: le belle parole, le sorprese, le gentilezze…I nostri momenti più intimi si alternavano nella mia mente. Perché?
«Non ho bisogno di aspettare la tua partenza!» Grugnì. Okay…Era troppo. Era veramente troppo. Salii le scale e aprii la porta di camera.
Caroline leggeva distrattamente una rivista che lasciò cadere a terra non appena mi vide in lacrime sull’uscio della porta.

«Elena! Cosa..Non hai preso da mangiare? Perché piangi?» Fece tante domande a raffica ma non risposi ad una. L’abbracciai soltanto, sperando che non facesse tante domande. Smise di parlare e ricambiò subito l’abbraccio.
«Se ne va! Se ne va!» Singhiozzai col cuore in gola. Care si allontanò da me e mi rivolse un sorriso tenue.

«Chi?» Mi chiese nel modo più delicato possibile.
«Lo sapevo! Lo sapevo! Sapevo che se ne sarebbe andato! Lo pensavo ma mai avrei immaginato…» Mi abbracciò prima che potessi continuare. Aveva già capito tutto. Era o non era la mia migliore amica?

«Ti senti meglio?» Mi chiese sorridendomi. Annuii e mi asciugai le lacrime con il bordo della sua camicia. Mi sedetti sul letto, lei chiuse la porta e mi seguì a ruota. Mi prese le mani e sospirò.

«Ne parliamo?» Presi un grande sospiro. Ora era uno di quei momenti in cui dovevi scegliere qual era la cosa più importante in quel momento: la verità o optare per una mezza bugia.
«Ti giuro non pensavo che si sarebbe comportato così…Forse ho capito male, però le loro parole…No, ho sentito bene! Se ne va! Capisci?
Mi lascia qui come ha fatto più di quindici anni fa!» Dissi, prendendomi i capelli tra le mani. Dovevo calmarmi e parlare con calma, altrimenti Care non avrebbe capito niente.

«E’ lui il ragazzo? Avevi paura che Damon se ne vada e ora ne hai avuto la conferma?» A quelle parole una sola idea mi alzò in mente: raccogliere la palla al balzo. Caroline mi aveva proposto la bugia perfetta per giustificare il mio comportamento.

«Hai inventato questo storia della dipendenza per non dirmi che avevi paura?» Il suo tono si addolcì. Annuii poco convinta…Avevo ritrovato la mia amica e stavo per perdere mio fratello.

«Se ne va.» Mi abbracciò ancora.
Damon se ne sarebbe andato, sarebbe ritornato a Londra. Io sarei rimasta a Mystic Falls. Perché le persone che amavo dovevano sempre lasciarmi?
 
 
 





Grazie a Smolderina78, NikkiSomerhalder, Bea_01, Darla19, NadyDelenaLove, PrincessOfDarkness90 e NianDelLove.
Grazie ai 38 che hanno inserito la storia nelle preferite, grazie ai 53 che l’hanno inserita nelle seguite e grazie ai 4 che l’hanno inserita nelle ricordate!
Grazie anche ai lettori silenziosi!
 
 
Angolo di Non ti scordar di me:
Uè, i’m back! Happy? Oh, sì immagino quanto!
Bhe…Non so chi di voi mi scrisse che in una recensione che voleva vedere la reazione di Stefan quando veniva a sapere della tresca…Be’ ECCOLA QUI!
Giuro ho immaginato la scena e ridevo come una scema!
Tralasciando Stefan e le sue crisi di mezza età, passiamo a Caroline.
Care – già nella puntata mi ha un po’ deluso non so voi – ora pure nella mia storia mi deludi? E sono pure la scrittrice, quindi… -.-‘’
Non so, questa Caroline che ho scritto non so se sia molto IC. Ho messo il flashback giusto per farvi capire la stranezza della bionda. Cosa le è successo? Perché fa così?
Oltrepassando Care, passo al DELENA! Ma io come faccio a non impazzire se mi escono fuori quelle scene (scritte forse in modo pietoso) ma immaginate sono la ME.RA.VI.GLIA.
Chi di noi non immagina un Damon aka Ian che ti prende in braccio e ti bacia? :Q_____ *-* IO SI’. AHAHAHAHAHAAH.
Poi…Per il finale. Ora se volete potete uccidermi, potete rintracciarmi e venire da me con forche e forconi! :’)
Damon ritornerà a Londra? Sinceramente non lo so neanche io XD, quindi è aperto il banco scommesse. Come andrà a finire? Voi cosa vorreste?
Vi annuncio che ‘Amore Proibito’ sta per giungere al termine (o almeno dai miei calcoli) mancano sì e no sei/sette capitoli. Ho il finale nella mia testolina, che può sembrare bacata delle volte ma in realtà sforna idee geniali a volte! XDXD
C’è un problema: ho in mente un sequel! Ma solo se lo volete voi. Altrimenti devo rivoluzionare tutto quanto! :’)
A presto, ci sentiamo alle recensioni.
Non ti scordar di me.
  
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