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Autore: Defendmeharry    09/10/2014    1 recensioni
Attorno ad Hazel era tutto tranquillo, si sentiva soltano il rumore della natura; le foglie che si muovono accompagnate dal vento che leggere sbattono tra di loro e cadono, le poche persone che passano in quel parco dietro la scuola che Hazel frequenta, calpestano le foglie ormai cadute al suolo, ricreando quel rumore che la ragazza tanto ama.
Hazel ha un diario con sè, lo porta dentro il suo zaino tutte le volte che esce di casa, quel diario è sempre con lei. Alle tre del pomeriggio quando ormai le lezioni sono finite, si siede nella panchina di sempre dove riesce a concentrarsi, e scrive.
Hazel non è una ragazza popolare, è una ragazza semplice, una ragazza che vive nell'ombra, una ragazza che nessuno nota. I suoi genitori si chiedono cosa abbia di tanto speciale quel diario che Hazel ha sempre con sè. Non se ne separa mai e la maggior parte del tempo sta sul letto a scrivere sulle pagine scure di quel libriccino riciclato.
Hazel scrive di qualcuno. Qualcuno che non l'ha mai notata ma che lei tanto ammira.
E se colui di cui Hazel scrive si scopre essere molto simile a lei? Un ragazzo silenzioso, cupo e misterioso
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dei forti rumori provenivano dalla camera di Michael quando mi svegliai quel pallido giorno di autunno. 
Guardai l'orario, erano le 10 del mattino e la musica era già al massimo del volume nella stanza accanto. Come as you are faceva tremare i pavimenti della casa. 
Pieno di sonno e con gli occhi stanchi mi alzai di scatto e andai davanti la sua porta. Era chiusa, così cominciai a bussare cercando di provocare un rumore più forte della musica. 
"Che c'è?" urla Michael da dietro la porta senza aprire. 
"Puoi abbassare? Stavo dormendo." parlo forte per farmi sentire. 
Abbassa la musica di poco e mi chiede se va bene. Non soddisfatto continuo a bussare. 
Sento i suoi passi pesanti avanzare e il suo viso sciupato appare nel piccolo spazio che lascia tra la porta e il muro. 
Occhi lucidi e scavati mi guardano, labbra socchiuse mi sussurrano "Che vuoi?" 
"Fammi dormire Mike, è domenica, voglio riposare." dico tra il sonno e la veglia. 
Sento rumori di passi nella stanza di Michael e mi sporgo a guardare di chi si tratta. Pensai alla rossa per cui aveva perso la testa ma appena spinsi la mia mano sulla porta per aprirla, un ragazzo riccio e sorridente mi salutò con la mano. 
"Ashton, lui è Luke, mio fratello." 
Il ragazzo mi guarda spaesato e continua ad agitare la mano a destra e sinistra sorridendo. 
Pensai di essere capitato in un posto di matti quando il riccio cominciò a ridere a crepapelle senza un vero e proprio motivo. 
Michael si girò a guardare verso il suo amico e rise piano. 
"È fatto." 
Ritornai in camera senza chiedere altro. 

Così avevo conosciuto Ashton, e da quel momento avevo cominciato ad odiarlo. Quasi ogni giorno era in casa nostra. 
Quando i nostri genitori non c'erano Ashton entrava in casa e urlava quasi sempre 'Diamo inizio alla festa'. I primi periodi non capivo di che festa parlava. Non capivo che per loro la festa era barcollare per casa e ridere come matti. 
Non capivo nemmeno perchè mio fratello Michael lo facesse e non facevo niente per aiutarlo. 
Prima che Michael conoscesse Ashton ero sicuro che non facesse uso di droghe. 
Mi raccontava tutto ed era sincero e mi fidavo di lui in parola. 
Ashton l'aveva rovinato e non potevo perdonarlo. Ashton l'aveva ucciso e non se ne rendeva ancora conto. 

La rabbia ribollì nelle mie vene e cominciai a tirare calci ai mobili della mia camera: prima la scrivania, poi l'armadio, il letto. 
Mi ritrovai davanti la foto che aveva preso il giorno prima Hazel tra le mani. Mi calmai al pensiero di Hazel nella mia stanza, tra la mia roba inutile. 
Mi sedetti di nuovo nella scrivania e afferrai il mio diario. 

Dear Michael, 
non sopporto l'idea di Ashton ancora qui, in carne ed ossa. 
È stata la causa primaria della tua dipendenza ed è ancora qui.
Tu non ci sei e lui è ancora qui. 
Ho preso a calci la mia camera perchè ti rivoglio qui anche se a volte mi viene difficile ammetterlo. 
Ti ricordi quando ti dissi che solo Calum e tu potevate entrare nella mia stanza? Ricordi quando era il mio rifugio e volevo condividerlo solo con voi? 
Ho sentito il bisogno di spezzare questa promessa.
Per la prima volta ieri qualcun'altro è entrato nella mia camera e mi sono sentito meno solo. Mi sono sentito parte di qualcosa di diverso che non riguardava me e te o me e Calum. 
Riguardava sempre me, lunatico ed inguaribile solitario ed una ragazza dagli occhi scuri, col viso da bambina. 
Non riesco a controllare le mie emozioni quando sto con lei, un attimo non voglio più andare via, un altro vorrei scappare. 
Forse scappare non serve a niente. E se restare fosse la scelta giusta? 

Corro a vestirmi con le prime cose che mi capitano e scendo di fretta le scale. 
Calum non è ancora arrivato e decido di chiamarlo. 
Il telefono squilla ma lui non risponde. Chelsie, penso.
Cominciai a camminare verso scuola a passo svelto temendo di arrivare tardi. 
Una ragazza dai capelli rossi camminava davanti a me, un fiore tra le mani e lo zaino in spalla. 
Attraversò la strada e continuò a camminare fino a quando non svoltò al Greenwood cemetery. 
Curioso svoltai anche io e mi fermai davanti i cancelli per seguire il percorso della rossa. Le sfumature arancioni e rosse tra i suoi capelli si rivelarono più lucenti quando il sole fece capolino da un grande palazzo dai colori tenui. E ricordai quello strano bagliore che i capelli della ragazza emanavano mesi fa quando nella stanza di Michael batteva il sole. 
Li accarezzava ciocca per ciocca affascinato, come se nessun altro potesse avere dei riflessi così brillanti come i suoi. 
Mi avvicinai con cautela e affiancai la ragazza davanti una lapide nera incisa in bianco. 

"Amico, figlio e fratello, il più grande chitarrista della storia." sussurrò la ragazza posando il fiore nel piccolo vaso di fianco. 
Mia madre insistette per far incidere quella frase oltre il suo nome, la data di nascita e quella di morte. 
Sentii un singhiozzo e poi ne seguirono altri. 
Abbracciai la ragazza che non vidi per tanto tempo dopo la morte di Michael. 
"Non ce la facevo, Luke, scusami." soffio tra un singhiozzo e l'altro. 
E pensai che se questo sentimento così forte non era amore allora l'amore non esisteva sul serio. 
Allora l'amore era solo un'illusione. 

----


Evitai tutte le ore di scuola restando nascosto in palestra. Con le cuffie nelle orecchie mi distesi per terra mentre tutti erano a lezione. 
La terza campana della giornata suonò e il silenzio che vigeva prima tra i corridoi si infestò di voci e stridolii. 
L'intervallo era cominciato e non avevo nessuna voglia di uscire da qui. 
Forse speravo che qualcuno arrivasse. 
E qualcuno arrivò. 
Hazel chiuse dietro di sè le grandi porte della palestra, con un'aria impaurita. 
Non si accorse subito che ero lì disteso per terra e quando mi vide sussultò. 
"Ehi" disse lei sorridendo, calmandosi. 
"Ehi Hazel" 
"Che ci fai qui?" parlò incurvando le sopracciglia. 
"Volevo stare solo." dico ancora disteso sul pavimento. 
Ed era vero, volevo stare solo, tranquillamente sdraiato sul pavimento di quella palestra a pensare.
"Se vuoi vado via." 
Mi alzai da terra e mi sedetti su una delle panchine, vicino ad Hazel. 
"No." sussurrai dispiaciuto che potesse pensare che non volessi la sua compagnia. 
Sorrise poco alla mia risposta e non distolse lo sguardo dalle sue scarpe. 
"Che cosa stavi ascoltando?" mi chiese lei notando le cuffie che scendevano dalle mie mani. 
"I miss you dei blink182" 
"Wow, io amo quella canzone." affermò lei sorridendomi. 
"Io e Michael la cantavamo sempre." 
Ci fu un profondo silenzio dopo quelle parole, nessuno dei due si decideva a parlare. 
"Mi piaceva cantare." ruppi il silenzio con una voce flebile. 
"Perchè non canti più?"

"Era una cosa che facevo solo con mio fratello." parlai ricordando di quanto le nostre voci potessero stare bene insieme.
"Quante volte ho pensato di andare via da questo posto. Di lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare di nuovo." 
pensai ad alta voce i miei desideri più nascosti. 
"Sai, Luke, a volte allontanarsi dai ricordi non risolve le cose." parla lei sincera guardandomi dritto negli occhi. Le sue parole risuonano nella mia testa e mi stupii della verità che aveva appena pronunciato. 
"I ricordi rimangono sempre lì, non se ne vanno." 
  
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