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Autore: tini fray    11/10/2014    6 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Jace, da almeno 20 minuti, fissava la tazza di latte che sua sorella, molto gentilmente, gli aveva bruciat... Preparato.
Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva detto quello stregone biondo: una frase sdolcinata? Qualsiasi cosa?
Jace stava seriamente pensando che quel ragazzo l'avesse preso in giro. Come si fa a guarire un'Ottenebrato, ancora gli dava fastidio pensare a Clary come ad uno di quei orrendi mostri, solamente parlandogli?
Ma se avesse avuto ragione? Se la sua Clary fosse ancora lì? Sotto milioni di strati di sangue Demoniaco?
Se il suo cuore stesse continuando a battere, pensando che un giorno avrebbe rivisto Jace?
Il ragazzo sentì un enorme peso cadere sulle sue spalle, e liberarsi dal cuore, anche se di poco.
Clary era lì. La sua Clary.
La ragazza che l'aveva fatto rinascere, la ragazza che era tutto per lui, era lì, e toccava a lui stesso salvarla.
Jace si sentì come se la sopravvivenza del mondo dipendesse da lui, e in effetti era così.
Clary era il suo mondo.
Era tutto ciò che valeva per lui, insieme ad Alec.
Ma era entrato nel panico.
Come avrebbe fatto a risvegliare la sua ragazza?

















Alec si ritrovò a camminare fra l'erba alta di un verde e rigoglioso prato straripante di fiori.
Osservò attentamente il cielo, dove splendeva tenue un sole che stava quasi per tramontare.
Girò su sé stesso e osservò il paesaggio: alla sua destra splendeva un enorme lago e alla sua sinistra si estendeva una piccola città che aveva un non so ché di antico.
Persone rincasavano all'imbrunire e Alec notò una donna, con un vestito largo e sfarzoso, che teneva per una mano quella il figlio e nell'altra stringeva un cesto di pane.
Quando si ricordò da dove aveva avuto la stessa visuale del Lago Lyn impallidì.
Osservò attentamente gli alberi nei dintorni e capì...
Quella collina era quella sulla quale era avvenuto lo scontro con Abbadon.
Ma... Non poteva!
Non poteva essere quella, l'incendio e la guerra avevano ridotto l'erba in polvere.
A meno che...
Alec alzò lo sguardo verso le torri anti-demoni e notò che erano perfettamente intatte, come se nulla le avesse mai sfiorate, come se fossero dipinte.
Osservò il centro di Alicante e notò un palazzo, molto alto e con le guglie che toccavano quasi il cielo e lo riconobbe quasi immediatamente.
Quello era il palazzo dove risiedevano al momento i Pennhalow.
Ma era così diverso... I muri avevano ancora quel colore nero così intenso da sembrare sangue di demone, ma non avevano le milioni di spaccature che la guerra aveva causato loro.
Mentre l'enorme portone d'ingresso era decisamente cambiato, era molto più inquietante, secondo Alec, oltre ad essere nuovo di zecca.
Perciò, Alec capì di trovarsi ad Alicante, un'Alicante molto diversa...
Probabilmente un mondo parallelo! Oppure in un futuro! Ma... Come era riuscito ad arrivarci?
Sentì una leggera brezza spostargli le ciocche dei capelli, stranamente si accorse di non averne davanti agli occhi e si sentì strano: quando aveva tagliato i capelli?
Si girò verso il punto in cui la pianura cedeva il passo ai viottoli delimitati da fiori e piante selvatiche e, in lontananza, vide una sagoma a cavallo che si avvicinava.
Cercò di raddrizzare la schiena e di portare, come d'abitudine, la mano alla cintura per prendere la spada ma, come notò immediatamente dopo, quel corpo non gli apparteneva, non rispondeva ai suoi comandi. Era bloccato.
Un lieve senso di panico lo aggredì.
Cercò di distogliere quel pensiero dalla mente e osservò la figura lontana.
Non riuscì a distinguere la persona che era a cavallo per via del sole che tramontava dietro di essa, perciò non riuscì a vederlo in viso per colpa della poca illuminazione.
Sentì quella figura che urlava qualcosa, probabilmente lo stava chiamando, sventolando la mano e accelerando il trotto del cavallo.
Stranamente Alec, dapprima di sapere chi fosse quella persona, si sentì tranquillo, come se sapesse già che non avrebbe corso alcun pericolo.
Quando il cavallo fu abbastanza vicino, a qualche metro da lui, Alec riuscì a vedere il volto del ragazzo e la sua testa girò vorticosamente.
Capelli di un nero corvino come la cenere e degli occhi di ghiaccio, come quello delle montagne più innevate, lo fissavano in un modo davvero familiare.
La prima impressione che quello straniero gli diede fu di essere parecchio somigliante a qualcuno, probabilmente un antenato di qualcuno che conosceva. Non riusciva ancora a capire chi.
Dopo qualche secondo si rese conto che il ragazzo era sceso da cavallo e stava parlando.
Una voce così lontana e confusa, ma, differentemente dalla visione che il cofanetto gli aveva evocato, riuscì a cogliere diverse parole.
"...vostro padre si starà preoccupando, non credete che sia meglio tornare indietro? Fra poco calerà il sole e non sarebbe saggio tornare da soli" disse il ragazzo con gli occhi di ghiaccio.
Quella voce... Quella voce ricordava ad Alec qualcuno... Qualcuno con cui aveva parlato molto recentemente, ma non riusciva a capire chi.
Non riuscì neanche a capire il motivo per il quale quel semi-sconosciuto si rivolgeva a lui in modo così formale, nonostante il suo sguardo sembrasse indicare qualcos'altro.
"Potrei accompagnarvi io, se mi deste l'onore di portarvi con me" disse con tono pacato e gentile il ragazzo, facendo un ghirigoro che doveva assomigliare ad un inchino.
Alec sentì la vista appannarsi.
Alec, o chi per lui, rise e guardò il ragazzo con i capelli color ebano con affetto.
"Oh si, mio padre sarebbe molto lieto di sapere che mi avete portato sul vostro cavallo, messere" disse Alec malizioso  mentre si avvicinava al destriero per salire in sella.
Ma non era Alec che parlava, quella voce, era di tutt'altra pasta.
Bassa, melodiosa, accattivante e con uno strano accento asiatico.
Vide il ragazzo dagli occhi di ghiaccio arrossire mentre anch'esso si avvicinava.
"Quanta malizia, messere. Spero che non fraintendiate il mio invito" disse il ragazzo mentre saliva a cavallo con un sorrisino malandrino.
Quel sorriso... Alec sentì la testa girare ma, la persona dentro il quale era imprigionato, salì a cavallo senza alcuna complicazione, sedendosi dietro a quel ragazzo che ormai stava facendo impazzire Alec.
E, mentre il cavallo partiva al galoppo, Alec sentì un senso di familiarità con quel luogo e con quel ragazzo che mai aveva sentito prima d'ora.

















Alec si sedette di scatto spalancando gli occhi e, sentendo la testa girare dolorosamente, la prese fra le mani cercando di reprimere un urlo di dolore, ma non riuscendoci.
Strinse la testa fra le ginocchia ma il dolore lancinante non si fermava, soffocò un altro urlo schiacciando il viso sul cuscino.
Massaggiò convulsamente le tempie cercando di attenuare il dolore che non scendeva di intensità, ma, contro le sue previsioni, ogni secondo aumentò di più.
Sentì la testa quasi scoppiare e non si accorse neanche che Magnus stava bussando insistentemente alla porta della sua camera.
"Alec! Alec aprimi! Aprimi, ho detto!" Urlò Magnus battendo i pugni sulla porta, esasperato, sentendo che il suo ragazzo non rispondeva.
"Va bene! Mi hai costretto!" Esclamò Magnus e, schioccando le dita, fece spalancare la porta.
Appena vide Alec che, molto lentamente e sempre tenendosi la testa, si stava risedendo corse da lui.
Si sedette di fronte e cercò di fargli aprire gli occhi.
"Alec. Alec cosa succede? Ti ho sentito urlare. Ti prego dimmi che non è nulla di grave" disse Magnus accarezzandogli la guancia.
Alec aprì lentamente gli occhi e vide Magnus ma, a prima vista, non riuscì a vedere i lineamenti del volto, per colpa della sua vista appannata. Ci vollero dieci secondi prima di collegare il cervello.
Probabilmente per colpa del dolore atroce, Alec ci mise ancora di più a ricordare CHI FOSSE quella persona davanti a lui.
Magnus, invece, appena guardò Alec negli occhi, sussultò.
















"Hai deciso di rimanere lì a rimarginare sulla tua 'vita', se si può chiamare così, o preferisci fare qualcosa di costruttivo, Jace?" chiese Aline osservando il biondo che, da più di mezz'ora, non aveva aperto bocca nè per dire qualcosa nè per mangiare.
Il ragazzo non reagì neanche al richiamo della cugina.
"Potresti almeno fare finta di essere normale? Sai, fai un pò di impressione così" lo canzonò Isabelle sedendosi di lato a lui, quasi disinteressata.
Isabelle cercò, senza risultati, di tagliare una mela.
Si tagliò anche un dito, ma, quando la sua unghia si spezzò decise che quel frutto rosso doveva avercela con lei e, per coerenza, decise di buttarla nel lavello.
"Tutto bene, Jace?" Gli chiese Isabelle, dolcemente, notando che Jace sembra partito per un mondo ultraterreno.
Il biondo scosse la testa.
"Io non...Non ci riuscirò..." Balbettò flebilmente Jace mentre si torturava le mani.
Isabelle lo guardò confusa.
"A fare cosa, Jace?" Chiese Isabelle ma, prima che Jace potesse rispondere, le porte della cucina si spalancarono ed entrò David baldanzoso come sempre.
"Buongiorno a tutti" esclamò David, quasi saltellando verso il frigo.
Isabelle lo guardó come se fosse una sottospecie molto strana di ragno.
"Come mai tutta questa allegria? S-se posso chiedere.. Ovviamente.." Chiese Aline arrossendo, sentendosi in colpa per essere apparsa così impertinente.
David non ci badò molto mentre cercava qualcosa nel frigo.
"So solo che oggi sarà una giornata fantastica! Nulla potrà rovinarmela" disse David appoggiandosi al lavello e versando in un bicchiere quello che sembrava succo d'arancia rossa.
Prima che Aline potesse aprir bocca, nella stanza entrarono Magnus e Alec.
Alec era pallido più del solito e aveva gli stessi occhi scavati di chi non dorme da settimane, Magnus invece sembrava essere stato quasi investito da un tram.
Teneva il braccio di Alec così stretto come se  il cacciatore non fosse in grado di reggersi in piedi.
Isabelle li guardò confusa passando lo sguardo da Magnus ad Alec.
"Alec... Tutto bene?" Chiese David guardandolo con un moto di apprensività che Isabelle non aveva mai visto.
Alec alzò lo sguardo su di lui e divenne di un colore indescrivibile.
Fra il verde e l'argento.
Come se stesse per svenire.
Spalancò gli occhi e le sue mani tremarono.
Aprì la bocca come per dire qualcosa mentre la vista si appannava, gli occhi del ragazzo a cavallo gli ritornarono in mente.
Ghiaccio.
Magnus gli strinse il braccio.
Jace si alzò in piedi e si avvicinò ad Alec.
Il biondo guardò Magnus che si allontanò, seppur di malavoglia, lasciando Alec nelle mani di Jace.
Il biondo portò Alec fuori dalla cucina, mentre Magnus andava a sedersi al tavolo.
Isabelle lo guardò apprensiva.
"Cos'è successo?" Chiese la Lightwood ansiosa mentre David si sedeva di lato a lei, al posto di Jace.
Magnus, ancora pallido, sospirò.
"L'ho sentito urlare e sono corso in camera sua. Ho spalancato la porta e ho visto che si teneva la testa fra le mani. Isabelle... Sembrava che avesse avuto una crisi epilettica".
David iniziò a torturarsi le mani e a mordersi il labbro inferiore, e questo particolare non sfuggì ad Aline che, sospettosa, continuava ad osservarlo.
Isabelle lo guardò con gli occhi lucidi ma lo sguardo fermo, lo incitò ad andare avanti.
"L'ho calmato e dopo un po’ lui ha aperto gli occhi..." Magnus tremò visibilmente.
Aline gli mise la mano sulla spalla per rassicurarlo.
Isabelle lo guardò spaventata e con la gola secca dall'ansia e dalla preoccupazione.
"Cosa, Magnus?... Cos'è successo dopo..?" Lo incitò Aline mentre Isabelle lo fissava senza battere ciglio.
Lo sguardo di Magnus vacillò.
"Neri. I suoi occhi erano neri"














Angolo delle crazy:
Beneee eccoci qui ☺️
Siamo felicissime delle vostre recensioni😍
Davvero, non sappiamo in che modo esprimere ciò che ci sentiamo.
Comunque, questa settimana è stata molto fiacca.
Io, Tini, sto abbastanza male (febbre, tonsillite, e fra qualche giorno mi sposerò con l'Oki e la Tachipirina ci farà da testimone insieme all'Areosol) ma ho trovato il tempo per scrivere il capitolo e Kiakkiera, come sempre molto devota e gentile, mi ha aiutato a correggere il testo.
Perciò, questo è quello che esce fuori quando Tini sta male e Kiakkiera ha milioni di compiti del liceo.
Speriamo di essere riuscite a ricavarne qualcosa di buono☺️✋
Alla prossima☺️❤️🔝
~Tini e Kiakkiera
  
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