Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Emmy_Cr_    12/10/2014    3 recensioni
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Arthur Kirkland usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Alfred a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
************************************************
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Francis Bonnefoy usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Matthew a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
****
FRUK. FRUK EVERYWERE.
*******
ATTENZIONE: Il rating diventa rosso nel capitolo 6!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie ''cause FACE family is the rule'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
- Arthur... così...si... 
 
L'inglese si tirò su e lo guardò con uno sguardo liquidissimo ed eccitato. 
Con mosse feline inarcò la schiena e tornò a baciare le sue labbra. inebriandosi del suo sapore, e strusciandosi per bene sul petto del francese. 
Francis si alzò di scatto e lo prese per i fianchi, ribaltandolo sul materasso rovente. 
Guardandolo con  lussuria calò velocemente tra le sue gambe, scatenando un gemito indecente. 
 
Con quel suono nelle orecchie Francis uscì dalla cabina della doccia, dopo essersene fatta una congelata. 
Si vestì e pettinò, canticchiando sommessamente e ripensando al suo sogno. 
Quanto avrebbe pagato per vedere la faccia di Arthur sconvolta in quel modo: con le guance arrossate e gli occhi liquidi, la bocca lucida e gement- scosse malamente la testa e si apprestò a mettersi la giacca nera. 
 
Non doveva ripensare a lui. 
 
Arthur era il suo chiodo fisso, il suo sogno ricorrente, il suo pensiero quando lavorava, il suo primo pensiero la mattina. 
Persino Matthew se n'era accorto, era un bimbo sveglio, anche se non diceva nulla lui sapeva dell'amore di suo padre. 
 
Uscì da camera sua e andò in salotto, dove il bambino stava aspettando lo zio Gil, che l'avrebbe tenuto a dormire a casa sua per la notte. 
- Mon petit? Come va? La testa? 
 
Il bambino gli salì in braccio non appena si sedette sui cuscini del divano. 
- Papa? Ma tu ami la mamma o Arthur? 
 
Francis voltò la testa di scatto e gli accarezzò i capelli dolcemente, stringendolo a se con l'altro braccio. 
 
- Matthew - il bambino capì che stava per dirgli qualcosa di importante e si sistemò meglio sulle sue gambe - ho amato molto la mamma, la amo tutt'ora e la amerò per sempre. Credimi petit, è difficile anche per me, ho la sensazione di tradirla e di tradire il suo ricordo, mi capisci? 
 
Il piccolo annuì e lo incitò ad andare avanti. 
- Arthur è... perdonami Mathieu, ma lo amo, tanto. Sono... sono convinto che lui sia la persona giusta da amare sai? 
- Tu sei felice con lo zio Arthur? 
 
Il biondo guardò suo figlio e gli accarezzò i capelli biondissimi come i suoi. 
 
- Si. Si, sarò felice con lui. 
 
Il bambino sorrise felice e lo baciò sulla guancia rasata e profumata di dopobarba. 
 
- Allora lo sarò anche io papa! 
 
Padre e figlio si strinsero dolcemente fino a che non suonò il campanello. 
 
- Ehi checca! Apri! 
 
Francis alzò gli occhi al cielo, menomale che stava dando un bacio nell'orecchio a suo figlio, facendolo ridere, e che tale figlio non aveva sentito l'intercalar- 
 
- Papa? Che vuol dire checca? 
 
Dannazione a Gilbert! 
 
 
 
Alfred, comodamente seduto sul letto, osservava suo padre che correva da una parte all'altra della casa, imprecando, in barba al fatto che si trovasse davanti ad un bambino, con solo un misero asciugamano di spugna a coprirgli ciò che c'era da coprire.
 
- Daddy? Perchè non metti i jeans blu e la camicia? 
 
L'inglese si fermò e lo osservò per poi dirigersi verso l'armadio e vestirsi come gli aveva suggerito il figlio. 
 
- Quando arriva lo zio Allistor? 
 
Allistor Kirkland, architetto affermato, bastardo cinico e vendicativo, era lo zio perfetto per quanto riguardava Alfred. 
Solo Alfred. 
Era stato lui a trovar loro un appartamento e a far uscire Arthur dallo stato d'apatia in cui era caduto dopo che Lucy se n'era andata via. 
Lui si era trasferito a Montreal già da anni, dopo un furiosissimo litigio con Kirkland Senior per la precisione. 
Lui era il baby-sitter di Alfred quando Arthur doveva rimanere in ufficio fino a tardi la sera quando capitava. 
Lui era quello che, con parole burbere che mal celavano il dispiacere per il suo fratellino, lo aveva convinto a cambiare l'aria Londinese e ad andarsene senza dire niente a nessuno, senza rendere nota la destinazione e il suo futuro. 
 
Arthur prese in braccio il figlio e strusciò il viso sul suo in una carezza dolce e lo baciò sul naso. 
 
- Tra poco, lo zio arriva tra poco, vedrai. 
 
Non aveva neanche finito la frase che il campanello suonò. 
- Ehi bruco! Apri la porta! 
- Zio Lis! 
 
Arthur aprì la porta ritrovandosi sul pianerottolo Allistor e, poco dietro di lui, Francis. 
Il rosso entrò nell'appartamento lasciandosi dietro il suo consueto odore di tabacco e dopobarba. 
Francis invece si fermò davanti a lui, sullo stipite e gli sorrise, luminoso. 
Il cuore di Arthur saltò qualche battito e il suo viso raggiunse una sfumatura bordoux. 
 
Lentamente il biondo francese si chinò. 
Lentamente il suo viso si avvicinò a quello dell'inglese. 
Lentam- il viso di Arthur scattò verso l'alto e le labbra si incontrarono in un bacio. 
 
Che bacio. 
 
Francis spalancò gli occhi quando sentì le braccia di Arthur chiudersi attorno al suo collo. 
Portò le mani ai suoi fianchi e lo allontanò leggermente. 
 
- Ti sono mancato? 
- Hai cominciato tu! 
 
Francis sorrise e lanciò un'occhiata alle spalle del più basso, giusto per accertarsi che non ci fosse nessuno, poi spinse l'inglese contro la porta d'ingresso. 
 
- Continuiamo? 
- Non sarebbe meglio andare fuori prima? 
 
Il ghigno poco rassicurante di Francis gli fece spalancare gli occhi. 
 
- Fran- 
 
Le labbra del francese presero le sue. 
Le succhiarono, morsero e vezzeggiarono, accompagnate dalle mani che si posarono sui fianchi di Arthur, tirandolo verso di lui ma, contemporaneamente, spingendolo contro la porta e sfregandosi contro di lui. 
L'inglese si sentiva perso, preso e sommerso da Francis, dal suo calore, dalla sua forza e dal suo desiderio. 
Francis invece si sentiva felice. 
Perso totalmente e drammaticamente perso. 
Sentiva i loro cuori battere freneticamente insieme e le mani di Arthur immerse tra i suoi capelli, tirandoli e arricciandoli intorno alle dita. 
 
- Arthur... 
- Mh! 
 
Una mano del francese scese sulla coscia e la tirò su, allacciando la gamba al suo fianco e spingendolo ancora di più sulla porta, sfregandosi forte contro di lui e facendolo gemere sommessamente nella sua bocca. 
Sentì le unghie del biondo conficcarsi nel suo collo e graffiare quando Francis decise di dare un colpo più forte al suo bacino. 
 
Un colpo di tosse, assai poco discreto li fece staccare con un salto. 
 
- Prendetevi una stanza, ci sono bambini qui. 
 
Arthur guardò suo fratello con il fiatone, gli occhi annacquati e il viso rosso, mentre cercava di coprirsi il cavallo dei pantaloni con le mani incrociate. 
Lo sguardo di Allistor, passò al francese, ugualmente sconvolto e con il fiatone. 
Decise di far finta di non aver visto l'erezione nei suoi pantaloni.
 
- Filate via o vi colpisco io.
 
Dopo aver salutato Alfred, i due uscirono e si rintanarono nell'auto del Bonnefoy. 
Silenzio totale. 
Nella renault profumata di Parigi c'era solo silenzio. 
Quello e una tensione da tagliare con il coltello. 
Mentre guidava Francis lanciava occhiate di fuoco verso il sedile del passeggero, così come faceva Arthur verso il guidatore. 
 
La mano posata sul cambio era una tortura per entrambi, restava li.
Da una parte non si muoveva, dall'altra voleva farlo. 
Voleva muoversi e fare qualcosa ma non poteva, aveva paura di rovinare qualcosa. 
 
Il semaforo rosso funse da spartiacque. 
 
I due si guardarono un secondo netto poi, come calamite si allontanarono di colpo. 
Francis ingranò la marcia e deviò a sinistra poi girò a destra, passò una rotonda, un'altra e rigirò a sinistra, il tachimetro non scese mai sotto i 130 km/h. 
Parcheggiò e gli fece cenno di scendere. 
Si ritrovarono uno davanti all'altro dopo che il francese ebbe aggirato la macchina. 
Si scrutarono accaldati, sudati e ansimanti come dopo una corsa. 
Si guardarono per minuti interminabili facendo crescere la tensione sessuale. 
 
- Francis... 
 
Quel mezzo gemito distrusse la cortina di eccitazione come un sasso su un vetro. 
 
Si lanciarono l'uno contro l'altro azzannandosi le labbra, succhiandole e baciandole.
Batterono sul cofano dell'auto, continuando a baciarsi, dimentichi della cena, di chi avrebbe potuto vederli, dei figli, della vita, di tutto. 
Si staccarono ansimanti e allacciati. 
 
- V-vieni su.. Arthur ti prego, vieni su, non ce la faccio.. più... così. 
 
L'inglese sembrò valutare le sue parole per un tempo infinito, poi, decise di dare retta al suo cuore che batteva furiosamente. 
Annuì confuso ma sicuro di volere Francis e si lasciò condurre in casa. 
 
Non arrivarono neanche al portone d'ingresso, ricominciarono a baciarsi con frenesia crescente sul viale d'ingresso, in ascensore, contro la porta di casa mentre Francis tentava, con mani tremanti, di aprire. 
 
- Francis... muoviti! 
 
La porta si spalancò dietro di lui ed entrambi volarono dentro, cadendo sul pavimento dell'ingresso. 
Francis diede un calcio alla porta che si richiuse con un colpo secco dietro a loro. 
Lo sollevò e iniziò a camminare verso la camera da letto, seminando vestiti ovunque. 
 
Non avrebbe mai immaginato che Arthur, capo dell'agenzia assicurativa più famosa di Montreal, potesse essere così... drago a letto. 
Freneticamente, con ansia, il francese gli tolse la camicia, rompendo anche qualche bottone e i pantaloni, lasciandolo in boxer e cravatta. 
Cravatta che afferrò per tirarlo verso di se una volta ancora. 
 
Ormai Arthur aveva le labbra gonfie di morsi e baci e lucide. 
Si guardarono un secondo prima di crollare sul letto immacolato in uno sfregamento di bacini che stava facendo impazzire entrambi dal desiderio. 
 
- Francis! F-fa qualcosa ti prego... 
 
Il biondo lo guardò: con la testa reclinata sul cuscino e gli occhi rivolti al soffitto, la bocca, quella dannata bocca, in cerca d'aria, bagnata di saliva. 
 
La baciò un'altra volta. 
 
Poi calò sul collo. 
 
Sul petto, dove azzannò i capezzoli. 
 
Contò le costole con la lingua. 
 
L'ombelico, dove vi immerse la lingua, facendo vedere le stelle al londinese. 
 
Infine, calò sul-
 
- FRANCIS! 
 
Oh si. 
Ci si mise d'impegno, il francese. 
 
Leccò e succhiò con passione, tutto pur di vedere la schiena del suo inglese preferito inarcarsi, tutto 
pur di vedere la testa reclinarsi all'indietro, con i capelli incollati al viso e gli zigomi deliziosamente arrossati. 
 
Le mani che passavano tra i capelli biondi e lunghi, si fermavano sulla nuca per cercare un appiglio che lo salvasse dall'oblìo. 
 
Qualcosa, qualunque cosa, che gli permettesse di restare ancorato alla realtà. 
 
- F-Francis... sto.. per-ah! 
 
Con un movimento languido il parigino ritornò al suo viso, baciandolo e facendogli sentire se stesso. 
 
- Ti ho sognato, in questi anni non sto facendo altro. Arthur... 
 
Lo interruppe baciandolo e rotolarono sul letto, fino a che Francis non si trovò sotto con l'inglese a cavalcioni. 
 
- Anche io lo sai? Anche io ti sogno e... dannazione Francis! Sei... sei sempre li! Ogni fottuta notte! ogni volta che chiudo gli occhi ti vedo, ti sento! Sento come se avessi le tue mani addosso, sento te, il tuo respiro, la tua risata! 
 
Lo baciò di nuovo e lasciò andare un gemito più indecente che osceno quando le dita di Francis si fecero largo in lui, preparandolo all'avvenire. 
 
- Sento... sento il tuo pro-ah!-profumo, ogni volta che chiudo gli occhi... Francis! AH! 
 
Il francese aveva prontamente sostituito le dita con qualcosa di decisamente più grande che aveva portato Arthur a zittirsi, rovesciando la testa all'indietro e gemendo forte. 
Ancora a cavalcioni su di lui, le mani aggrappate alle sue spalle e la bocca spalancata: Francis era convinto di non aver visto niente di più bello ed eccitante in vita sua. 
 
 
- Arthur... ti amo così tanto... 
 
L'inglese spalancò gli occhi e si lasciò riportare sotto, con le gambe oscenamente aperte. 
Si lasciò prendere da lui e si sorprese di quanto potesse essere facile lasciarsi andare. 
 
Si sorprese di quanto potesse essere sorprendentemente facile annullare la mente, annullare tutto e pensare solo al suono dei loro bacini che schioccavano, al suono della voce di 
 
Francis che chiamava il suo nome, come in una blasfema preghiera.
 
Gemette forte ancora una volta prima di svuotarsi sullo stomaco del francese che lo seguì dopo poco con un ultimo -Arthur strozzato. 
 
 
Si accasciarono l'uno sull'altro respirando pesantemente. 
Arthur, del tutto sconvolto, scombussolato e senza possibilità di tornare indietro, iniziò a passare le mani ripetutamente tra i capelli di Francis, pettinandoli dolcemente. 
 
- Lo sai... Francis? Credo... credo che... io, nel senso... 
 
Il biondo alzò il viso su di lui e lo baciò, con dolcezza e calma, assaporando le sue labbra dolci come il succo di fragola. 
 
Sentì le mani di Arthur intrecciarsi dietro il suo collo e attirarlo a se ancora una volta, solamente una. 
 
- Francis, ti amo... 
 
Il francese sentì distintamente il cuore fermarsi, ripartire, saltare qualche battito ed infine ripartire a velocità forsennata. 
 
Ancora dentro di lui lo baciò. 
 
Di nuovo. 
 
E di nuovo e di nuovo, altre cento, mille volte. 
 
Perse il controllo e sentì che si stava eccitando ancora. 
 
 
Lo guardò negli occhi, come a chiedergli conferma e, quando la ottenne da un altro bacio passionale, riprese nuovamente a muoversi in lui. 
 
Lo amò, con tutto se stesso, fino a che, esausti e senza possibilità da scampo, si addormentarono, sconvolti ed abbracciati. 
 
Innamorati. 
 
 
 
 
 
 
 
ECCO A VOI IL SESTO CAPITOLO! WOOOOO 
*rotolano balle di fieno* spero che questo capitolo vi sia piaciuto!! 
Ditemi se devo alzare il rating, anche se suppongo di si, e lo farò!!
Grazie a tutti coloro che commentano!! Grazie davvero a tutti!! 
Bacionissimi EMMY_CR_!!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Emmy_Cr_