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Autore: Emmy_Cr_    05/10/2014    4 recensioni
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Arthur Kirkland usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Alfred a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Francis Bonnefoy usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Matthew a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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FRUK. FRUK EVERYWERE.
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ATTENZIONE: Il rating diventa rosso nel capitolo 6!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie ''cause FACE family is the rule'
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Il campanello suonò e Matthew, con il naso arrossato, un mal di gola da oscar e una coperta sulle spalle, andò ad aprire, venendo travolto da Alfred che, proclamandosi suo eroe, lo trascinò in camera per metterlo a letto. 

- Vieni Mattie, sarò la tua crocerossina oggi! 

Del tutto ignaro del colpo al cuore che procurò a suo padre con quelle parole, il bambino si barricò nella cameretta. 
Francis, che aveva assistito a tutto dall'arco della cucina, si avvicinò di soppiatto all'inglese e, con la scusa di levargli il cappotto, lo abbracciò tastandogli il petto attraverso la camicia. 
Arthur tentò di ribellarsi, divincolandosi e sgomitando, ma il biondo lo teneva stretto respirandogli all'orecchio e facendolo rabbrividire. 

- Mi piacciono le tue orecchie sai? Diventano rosse al minimo soffio di vento... o respiro. 

Arthur sospirò e sentì la rabbia montare. 
Ma chi si credeva di essere quella rana? Per chi, cosa, l'aveva scambiato? 
Riuscì a divincolarsi e fece qualche passo avanti. 

- Francis, stai passando il limite. Adesso basta. 

Il francese lo guardò, stavolta serio, e allargò le braccia. 

- Ti piaceva. Stamattina. 
- Basta! Stamattina, stamattina, stamattina! Stamattina abbiamo sbagliato! Dannazione ma lo capisci che se vengo qui è solamente per Alfred? Perchè è il migliore amico di tuo figlio! Lo capisci che non è per te!? 

Gli occhi azzurri di Francis si spalancarono, feriti. 
Arthur sentì nitidamente il cuore perdere un battito o due. 

- F-Francis... m-mi disp- 
- No. Hai ragione. Scusa. 

Il biondo sospirò e si riavvicinò ad Arthur. 

- Il fatto è che... non lo so, quando ci sei tu perdo il controllo. Mi... mi piaci, da morire Arthur, mi piaci da morire, mi piacciono i tuoi occhi, la tua voce, burbera, il tuo non saper cucinare e... dannazione, tu. Mi piaci per il tuo essere te, il tuo essere padre, il tuo amare Alfred sopra ogni cosa... Arthur, io...
 
Gli prese il mento tra le dita e gli alzò il viso, scoprendo due occhi verdi, leggermente liquidi. 
Il suo sguardo venne calamitato dalle labbra dell'inglese, piene, lucide e leggermente dischiuse. 

- Arthur... 

Quasi gemette. 

Le mani dell'inglese si posarono sui polsi del francese e li rimasero, senza fare nulla. 

- Francis... noi... non possiamo, lo sai. 

Il biondo sospirò pesantemente e si strinse a lui ancora di più, portando la mano libera sulla sua schiena, attirandolo tra le sue braccia. 
Si spostarono sul divano e lì, vi caddero.
Francis si guardò in torno, i bambini giocavano nella stanza di Matthew, la casa era silenziosa. 
La pioggia torrenziale che cadeva fuori aveva reso il cielo scurissimo e quindi, data la totale assenza di luci accese nella casa tranne le lucine accese attorno alla foto di Jeanne, il salotto appariva in penombra.
Riportò gli occhi azzurri sull'inglese sotto di lui che l'aveva guardato per tutto il tempo con una mano agganciata alla sua camicia. 

- F-Francis....?

Stava per dire qualcosa, il francese lo sapeva, a riguardo quella situazione, quindi le labbra bollenti avevano provveduto a sigillare quelle inglesi così da evitare una qualsiasi protesta. 

-Shhh... ti prego, lasciami fare... ti prego...

 
E l'inglese lo lasciò fare. 
Si rinfrescò nella labbra bollenti del francese e sentì il suo cuore tremare. 
Non come quando baciava Lucy, con lei c'era un sentimento strano. 
Con Francis, invece, c'era chiaramente qualcosa di più. 
C'era un sentimento di cui aveva paura a pronunciare il nome. 
C'era un sentimento che, in cinque anni di conoscenza si era prepotentemente svegliato. 
L'inglese decise che, per ora, il sentimento sarebbe stato celato nella sua bocca. 
E nel suo cuore. 

- Francis? Aspetta... 

L'uomo si fermò e sollevò la testa dolcemente. 

- Si? 

Arthur, evasivo e spaventato, girò la testa dalla parte opposta a lui e guardò il muro. 

- Vuoi provare a... passare più tempo insieme? Nel senso, vorresti, magari-
- Vuoi che esca con te? 

Incapace di dire altro, l'inglese annuì e lo guardò negli occhi. 

- Si. 

Il sorriso del francese illuminò la stanza a giorno. 
 
 

- Veta? Che cos'hai? 

Roderich aveva smesso di suonare con una nota stonata quando sentì chiaramente dei bicchieri cadere. 
Si alzò di corsa dal panchetto e andò in cucina dove vide sua moglie in terra, che si teneva il pancione con due mani. 

- I-i bambini Rod... credo... credo che vogliano uscire sai? 

Roderich sbiancò di colpo. 

- Okay calma! C-chiamo qualcuno, oddio, che devo fare? Chiamo mia madre? 

Lo sguardo assassino di sua moglie lo terrorizzò come non mai. 

- CHIAMA UNA STRAMALEDETTA AMBULANZA RODERICH! 

L'austriaco, più spaventato della morte che del parto di sua moglie, si precipitò al telefono. 
Dopo aver chiamato l'ambulanza si girò verso la moglie, la sollevò con amore e la mise sul divano. 

- Calma amore mio, sta arrivando l'ambulanza. Presto starai bene sai? 
 

Arthur e Francis erano ancora sul divano. 
Stavano mangiando macaron e tea con i bambini e gli stavano spiegando che papa e daddy si volevano bene. 
Più bene di quanto se ne volessero due amici e che, d'ora in poi, si sarebbero visti un po' più spesso. 

- Ma daddy? Voi non siete già amici? 

Alfred sollevò una mano e si fece prendere in braccio dal padre come Matthew, che era comodamente accoccolato sul petto di Francis.

- Si, siamo amici, ma abbiamo deciso di... esserlo un po' di più ecco. 
- Quindi... avete deciso di uscire insieme? 

Matthew stupiva sempre tutti. 
Francis lo guardò accarezzandogli il viso e facendo per dire qualcosa ma il telefono di Arthur squillò. 

- Pronto? Si, sono io, che è successo? 

L'allegra famiglia lo osservò mentre sbiancava velocemente. 

- Cosa? Adesso? Si, si arrivo subito! 
 
Si alzò di scatto e corse all'ingresso a prendere le scarpe e le chiavi della macchina. 

- Francis, ti lascio Alfred da badare! 
- Che diamine è successo? 

Arthur si voltò di scatto. 

- Elizaveta, la mia segretaria, la moglie di Roderich hai presente? L'"amico" di quel cretino di Carriedo! 
- Cioè il mio migliore amico, si ho capito, è carina la ragazza!
- Sta partorendo! 

La porta sbattè e si portò via il suono della voce dell'inglese. 
Il francese rimase imbambolato a guardare la porta per un po', fino a che la manina di Alfred gli tirò i pantaloni. 

- Zio Francis? Mi faresti un hamburger? 
 

Appena Arthur arrivò in corsia vide Roderich andare avanti e indietro, nervosissimo, che si torceva un polsino della camicia immacolata. 

- Rod! Allora? 

L'austriaco si voltò di scatto, due occhiaie giganti e il viso pallidissimo. 
L'inglese gli battè una mano sulla spalla e lo abbracciò. 

- Sono dentro da un po'... 
- Vedrai che andrà tutto bene. 

Roderich lo guardò con gratitudine e si sedette su una delle sedie. 

- Tu... eri nervoso? Quando è nato tuo figlio intendo... 

Il biondo spalancò gli occhi verdissimi e sorrise leggermente. 

- Si, ero dannatamente nervoso, ho sudato due o tre camicie e ho finito tre pacchetti di sigarette. Avevo il terrore che qualcosa andasse storto.

Osservò il volto tirato del quasi amico e sorrise leggermente. 

- Ma poi ho visto l'infermiera uscire dalla sala con mio figlio tra le braccia e... 

Venne interrotto dalla porta che si apriva. 

Scattarono in piedi entrambi, l'inglese con una mano stretta sulla spalla dell'austriaco e l'austriaco con le mani strette a pugno.

- Signor Edelstein? 

Il castano si fece avanti e sospirò pesantemente. 

- Complimenti signore, sono due sanissimi bambini! 

Roderich chiuse gli occhi e seguì la donna nella stanza, facendo cenno ad Arthur di seguirlo. 
 

Dal lettino, spossata ma felicissima, Elizaveta li guardava con due fagottini tra le braccia. 

- Rod? Guarda, non sono splendidi? 

L'austriaco, sebbene un po' reticente, e terrorizzato, si avvicinò al letto e si sdraiò vicino alla moglie. 

- Si, sono splendidi piccola... 

L'austriaco prese in braccio il più minuto dei due e sorrise dolcemente, strofinando il naso occhialuto sul nasino del più piccolo che iniziò a piangere, calmandosi appena sentì le braccia salde di suo padre stringersi ancora di più intorno a lui. 

- Arthur? Vuoi prendere in braccio Lovino? 

Il biondo alzò di scatto lo sguardo e si indicò come a chiedere conferma alla domanda. 
La ragazza sorrise dolcemente e gli porse il fagottino. 
Con calma invidiabile, di chi è abituato da anni a trattare con quel genere di cose, si avvicinò alla neomamma e prese tra le braccia il bambino. 

Che iniziò ad urlare e a scalciare non appena venne separato dalle braccia di Veta. 

Tutti risero e l'atmosfera si distese ancora di più. 

- Veta, Rod, devo andare, ho lasciato Alfred a Francis - fece finta di non aver visto l'occhiatina maliziosa di Elizaveta e andò avanti - per qualsiasi cosa, chiamatemi va bene? - 

I due genitori gli sorrisero e annuirono dolcemente, tornando subito dopo ai due pargoletti. 
Uscendo Arthur sorrise dolcemente e scosse la testa. 
Non avrebbe mai pensato che Roderich, lo stoico, serioso Roderich, potesse ridursi tutto pappa e ciccia per due bambini. 
Del resto anche lui, teppista, punk e criminale mancato, aveva totalmente cambiato modo di fare non appena aveva stretto tra le braccia Alfred. 
Alfred che giocava con i suoi capelli, con il bordo della sua giacca di pelle. 
Alfred che lo guardava con degli occhioni azzurri giganteschi, uguali a quelli di Lucy. 
Alfred, il suo piccolo, dolcissimo, chiacchierone, casinista. 

Salì in macchina e partì, tornando a casa di Francis. 
 
 
 


BUONA DOMENICA!! 
ESPERIMENTO! Non ho la minima idea di come possa essere venuto, personalmente lo adoro, mi piace da morire pensare alla famiglia Edelstein e a come i due piccoli siano venuti al mondo! 
Spero che vi piaccia!!! 
Grazie a tutti quelli che mi seguono! Grazie!!!
  
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