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Autore: Kisuke94    12/10/2014    2 recensioni
Lo Zero;Requiem è riuscito a portare stabilità all'interno di Britannia e del mondo intero, ma non nella mente e nel cuore di Suzaku. Egli si appresta a fronteggiare una minaccia sconosciuta che potrebbe minare tutto ciò che lui e Lelouch hanno costruito.. immergiti in un'avventura ricca di mistero e di domande sul passato, sul presente e sul futuro del mondo e della razza umana!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kallen Stadtfeld, Kururugi Suzaku, Lelouch Lamperouge, Nunnaly Lamperouge, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Suzaku atterrò sul terrazzo sottostante seguito dai frammenti di vetro, e, bilanciandosi con le mani per riacquistare equilibrio, scattò verso la vetrata di quello che sembrava il ristorante dell’Hotel. Della vetrata c’erano due entrate che davano direttamente all’interno, chiaramente visibili dalle tende, color avorio, che svolazzavano verso il fiume. Suzaku entrò di corsa, attirando a sé le attenzioni di ospiti e camerieri. Si portò la visiera del cappello ancor più in basso e corse verso l’uscita del ristorante. Mancò di poco una pila di piatti che nascondeva un cameriere evidentemente alle prime armi, che subito dopo il suo passaggio li fece cadere tutti, causando un frastuono che motivò anche i restanti ospiti ad interessarsi alla scena.
«Scusa!» urlò Suzaku ormai prossimo a lasciare la sala. Si voltò prima a destra, poi a sinistra, preferendo quest’ultima perché più vicina alla tromba di scale interna sulla cui porta sovrastava un segnale verde facilmente riconoscibile. Sospettava inoltre che non ci sarebbe voluto poco prima che gli agenti arrivassero all’Hotel, quindi il tempo a sua disposizione era precario. Ed ecco che, con la mano che stringeva ancora la barra antipanico, udì degli agenti correre lungo i corridoi del piano ristorazione, accompagnati da un tintinnio metallico tipico di armi pronte a far fuoco; erano evidentemente appostati dietro gli angoli del corridoio.
Quando il silenzio regnò nel piano Suzaku spinse la porta e corse giù per le scale saltando gli ultimi gradini di ogni piano, poggiando male il piede all’ultimo che lo fece tentennare. Si spinse con la spalla vicino la parete per riprendere il controllo del suo corpo e dei legamenti del piede. “Sicuramente staranno appostati all’uscita” rifletté. Attese, poi sentì i passi sempre più vicini, era evidente che gli agenti stava ormai pochi piani sopra di lui, e si avvicinavano con rapidità. Decise allora di uscire al pian terreno, nonostante tutto. La hall era gremita di agenti. La stanza era immensa, immersa nel verde: davanti la reception si trovava un enorme spazio in cui si poteva sostare su comodissime poltrone nell’attesa di un check-in rapido da parte delle hostess. C’era anche la possibilità di girare i giardini inglesi che, sotto una vetrata che filtrava i raggi solari, erano pieni di piante di ogni specie; tutte curate e colorate. Una fontana a tre livelli univa le cinque stradine interne che percorrevano interamente i giardini. Più entrate permettevano ai giardini di essere usufruiti anche dai non residenti nell’Hotel, vista anche la struttura per bambini che permetteva loro di giocare in tranquillità coi propri genitori. Quella sera però, non c’era un anima viva all’esterno, nei giardini. La luna illuminava le foglie verdi degli alberi secolari che occupavano gran parte degli angoli della struttura. Qualche agente parlava tenendo il polso vicino le labbra, altri cercavano di ascoltare nuovi ordini e aggiornamenti portando due dita al lobo destro. Nella Hall c’erano un centinaio di agenti che si disposero in fila per far entrare la donna dai capelli rossi. Nello stesso istante Suzaku uscì dalla porta anti incendio e, voltandosi rapidamente verso la sua sinistra intravide la hall, la vide. Il cuore gli si fermò per un attimo, inciampò ma prontamente poggiò la mano a terra e rotolò fino allo stanzino che si trovò di fronte. Nessuno sembrò notarlo. Avvicinò la mano al limite del varco e, sporgendosi, capì di non essersi sbagliato, ad inseguirlo, quella notte, era il pilota del Guren, l’ex-Cavaliere Nero: Kallen Kozuki-
Ripensò alle innumerevoli volte che era stato costretto a combattere contro il Guren, anche in condizioni di effettivo svantaggio. Aveva sempre pensato che la ragazza avesse reale talento e che se i cavalieri neri erano riusciti in molte delle loro imprese era solo merito suo. Ricordava ancora quando la catturarono: di come Nunnally si prese cura di lei quasi no ntrattandola da prigioniera, e di come lui avesse usato il refrain su di lei. Fu lì che si rese conto di avvicinarsi sempre più alla mentalità Britanna, ai modi brutali tipici dei lord e di Lelouch, che aveva sempre disprezzato per il modo in cui aveva desciso di cambiare le cose; nonostante poi ci fosse realmente riuscito, e anche meglio di quanto lui, o Euphimia, avessero potuto fare con il loro "Giappone". Tornò alla realtà, strinse i pugni e cercò di valutare la situazione, poi si distrasse.
“Accidenti!” fu l’unica cosa che gli venne da pensare. Iniziò a sudare freddo. Tastò più volte la giacca in cerca del cellulare ma non lo trovò, poi riuscì a realizzare. “Non ci credo!” chiuse gli occhi. “È nella stanza!”
Si voltò di nuovo cercando di decifrare ciò che stavano dicendo pochi metri più avanti. Aveva poco tempo, la porta di fronte a lui si aprì e pensò al peggio.
“Dannazione mi troveranno, devo trovare un modo per uscire da questa situazione. Poi c’è anche la questione della scritta. No non devo pensarci ora, prima devo andarmene da qui, e alla svelta”
Alcuni agenti uscirono dalla porta e corsero verso destra, altri raggiunsero il responsabile della missione, altri due, lentamente, si avvicinarono ad armi puntate verso lo stanzino buio che si trovava di fronte a loro. Il primo fece cenno all’altro di avvicinarsi all’estremità destra del varco, il secondo si avvicinò a quella sinistra, la gamba destra passò davanti quella sinistra in un movimento ormai abituale; la schiena contro la parete crema che presentava sfumature più chiare e altre più scure. Si avvicinarono lentamente. All’interno Suzaku si era alzato strisciando vicino alla parete, irrigidì il braccio attivando un meccanismo che estrasse una lunga lama dorata. Era pronto a combattere se ce ne fosse stato bisogno. Ingoiò la saliva che gli si era accumulata in gola, strinse i pugni e inarcò il braccio.
“Se è così che deve andare.. allora io..”
 All’improvviso un’esplosione attirò l’attenzione di tutti, persino di Suzaku, che era pronto ad uccidere i due agenti. “Cos’è stato?” si chiese, abbassando la lama.
Un uomo entrò dalla porta principale sanguinante, gridando in un accento francese marcato. «Siamo sotto attacco!» furono le ultime parole che riuscì a dire, prima che una lama gigantesca lo trafisse, distruggendo il soffitto della Hall.
“Cosa?”
“Un Knightmare?”
Pensò Kallen indietreggiando mentre pensava ad un piano d’azione. Non riusciva a credere neanche lei a quello che stava succedendo. Avevano avuto un ordine ben preciso eppure, in quella situazione, non sapeva che fare. Era letteralmente bloccata dalle emozioni, desiderava ardentemente mettere le mani sul fuggitivo, in senso letterario, ma la protezione dei civili era la priorità; era il protocollo. Si morse il pollice sinistro, indietreggiò ancora poi, con la stessa mano tesa verso sinistra, diede i nuovi ordini
«Sergente Gareth, lascio a lei l’amministrazione delle ricerche. Mi raccomando deve essere catturato vivo!» sentenziò senza batter ciglio.
«Yes, your Highness!»
«Voi contattate il reparto di ricerca e sviluppo, preparate i vostri knightmare! All’istante!» gridò ad altri agenti che attendevano ordini, paralizzati però per la scena a cui avevano assistito. Poi non si capì più nulla. Kallen prese la chiave magnetica del suo Guren Nishiki e azionò quello che era a tutti gli effetti un comando remoto. Fece solo in tempo a capirlo, che una bomba, lanciata dal Knightmare fuori l’Hotel, invase la hall illuminando ad ogni secondo una serie di lucette rosse. Degli uomini urlarono qualcosa, ma Kallen non riuscì a comprenderli, spaventata com’era dalla bomba. Una mano le strinse la spalla, lanciandola con forza verso l’interno della stanza. Cadde violentemente a terra, parecchio più indietro della posizione della bomba; riuscì solo a distinguere una macchia marrone alta poco più di lei. Poi tutto scomparve.
L’esplosione scaraventò Suzaku verso la fontana, che fortunatamente mancò. Rimase carponi al suolo cercando di riprendere contatto con la realtà. All’interno del Knightmare il display mostrava il ragazzo ancora con le ginocchia a terra, circondato da un cerchio con una croce inscritta al suo interno. Suzaku si guardò alle spalle sentendo un fragore metallico che si avvicinava a lui. Sgranò gli occhi dall’incredulità guardando l’artiglio aperto, in segno di offerta, che attendeva la sua risposta. Con la coda dell’occhio mise a fuoco quello che stava succedendo nella Hall, Kallen era salva, alcuni agenti la circondavano intenti a costatare le sue condizioni. Sorrise, poi fissò la testa del Knightmare stringendo gli occhi. "Che strano!" pensò, vide il suo volto riflesso negli occhi del Knightmare. Era gigantesco, aereodinamico e probabilmente di fattura europea. Aveva molte articolazioni che facevano capo a innumerevoli giunture. Il colore era nero con venature argentee e un frame centrale rosso che nascondeva il core della macchina. Sviluppato nell'ultimo decennio, esso garantiva una potenza di fuoco illimitata e un blaze luminos dalla durata aumentata. Il braccio sinistro, che terminava con una mano artigliata, era completamente cromato, con strani simboli disegnati per tutta la sua lunghezza. Suzaku rimase immobile a fissarlo, aveva qualcosa di familiare, eppure la cosa che gli premeva maggiormente era comprendere le reali intenzioni del suo pilota. Tecnicamente nessuno dovrebbe sapere, né tantomeno sospettare che egli fosse in vita, eppure: la guardia reale di sua altezza Nunnally prima, e questo Knightmare poi, gli faceva pensare che per molte persone Suzaku Kururugi era tutt’altro che morto. Si rialzò in piedi diede le spalle alla macchina e corse verso nord, passando proprio al di sotto del gigantesco Knightmare che ricordava, nelle fattezze, il suo Lancelot.
Sparì nelle tenebre, perso dal pilota, e dai suoi inseguitori.
   
 
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