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Autore: Angel_Mary    13/10/2014    3 recensioni
“La prossima volta faccia più attenzione” e si mise a raccogliere i libri sparsi sul pavimento. James si preoccupò di aiutarla.
“Posso aiutarti?” chiese, prima di sgranare gli occhi, scorrendo i titoli dei tomi che appartenevano alla ragazza. ‘Armi permesse nei conflitti armati fra Stati’ e ‘Tecniche di reclutamento clandestino durante i conflitti armati’ risaltavano nel mucchio.
“Sei una soldatessa?” domandò incoraggiante, ma la ragazza, invece, parve non gradire la battuta, tanto che, dopo averlo fulminato con lo sguardo, rispose gelida “le sembro un soldato, signore?”
James la osservò riprendere i libri e sedersi accanto alla sua amica, la quale si stava facendo beffe di lui senza alcun problema.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Nuovo personaggio, Oliver Phelps
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ora del the.
 
 
James parcheggiò l’auto proprio davanti al locale di Dean, controllò velocemente l’orario e scese, piuttosto pensieroso ed agitato.
Erano trascorsi due mesi dal primo appuntamento con Marianna, e da quel giorno non si erano più separati, trascorrendo molti momenti felici.
“Ciao Dean!”
Urlò James all’amico, intento a servire dei clienti, il quale si voltò verso di lui sorridente. Era inusuale vedere James così contento e spensierato.
“Sai dove trovarla e per tua fortuna è anche nervosa!”
James gli fece un cenno con la mano, immaginando la reazione della sua ragazza alle proposte che avrebbe dovuto farle quel pomeriggio. Con due falcate raggiunse la saletta sul retro, e la trovò al solito tavolino circondata da libri, fotocopie e davanti ai suoi occhi il computer, dove stava scrivendo una relazione da consegnare entro Natale. Era talmente concentrata, che non si era accorta del suo arrivo, tanto che lui le si avvicinò a passo felpato e le diede un bacio sulla guancia.
“Come sta la Salvatrice del Mondo?”
Marianna staccò gli occhi dallo schermo, James si accorse che indossava gli occhiali da vista e i suoi occhi erano abbastanza rossi.
“Particolarmente stressata … sono già le sette?” gemette preoccupata.
James, senza indugiare, prese una sedia e si accomodò accanto a lei, mentre si avvicinava a Marianna, il suo sguardo cadde su una piccola scatola rettangolare avvolta con la carta di una farmacia.
“No, sono ancora le cinque.”
Lei annuì, tranquillizzata da quell’informazione.
“Mi mancano solo le conclusioni finali e ho finito” esalò, esausta “oggi mi mancavano soltanto le crisi d’identità di Vàlerie, e ho raggiunto il livello massimo di stress consentito dal mio organismo.”
“Al professore piacerà la tua relazione, hai studiato tanto” la rassicurò, lasciandole un bacio sulle labbra.
“Jim, non mi distrarre, altrimenti non riesco a finire!”
James sorrise, compiaciuto.
“Mando il tuo cervello in tilt?”
“Ecco che Phelps spande il suo ego smisurato …”
“Ho solo formulato diversamente un concetto che hai detto tu.”
“Sei sempre il solito, James!” sbottò Marianna, prima di accorgersi che la scatoletta che le aveva dato Vàlerie era ancora sul tavolo, sommersa da mille carte, sgranando gli occhi.
“Sei stata in farmacia?” incalzò James, curioso di sapere cosa ci fosse lì dentro.
“Oh, si. Vàlerie mi ha spinta, e le ho comprato un test di gravi….” disse mordendosi la lingua, e pentendosi di aver tradito quel piccolo dubbio che assillava l’amica da tre settimane.
“James, tu non sai niente, capito? Niente!”
Il ragazzo vide Marianna darsi una manata sulla faccia e digitare velocemente un messaggio sul suo cellulare.
“Sai che sei carina quando dai di matto?”
Marianna alzò lo sguardo dal telefono, prima di lanciagli uno sguardo gelida, ma il suo intento sfumò nel preciso istante in cui James le rise in faccia.
“Sei.Sempre.Il.Solito.”
“Ed è per questo che ti piaccio, signorina” prima di rubarle un altro bacio, come se fosse stato un bambino insolente. Marianna, nonostante tutto, sorrise, prima di dare un comando al computer e spegnerlo.
“Allora, Vàlerie?”
“Non sappiamo ancora nulla … mi ha fatto comprare quell’affare inutilmente” disse indicando il test di gravidanza “e prima di tornare a casa sua, ne ha comprati altri cinque. Quindi, questo è inutile.”
James vide la ragazza prendere la scatolina e riporla nella sua borsa, e fu percorso da un brivido lungo la schiena.
“Immagino la faccia che potrebbe fare Joey, quando lo scoprirà …”
“Oh, beh, se dovesse essere … ho già chiesto a Vale di fare un video, mentre glielo dice!”
James le fece una carezza, era ancora insicuro se dirle a bruciapelo le novità o meno, ma Marianna fu provvidenziale.
“Com’è andato il pranzo con tua madre?”
James trattenne il respiro, rendendosi conto del fatto che il momento tanto temuto era arrivato. Come avrebbe preso la sua ragazza l’idea di incontrare sua madre?
“Bene” era sul punto di cambiare discorso, ma qualcosa dentro di lui lo spinse a parlare, vedendo che Marianna stava bevendo un po’ d’acqua, “ci ha invitato domenica pomeriggio per l’ora del the.”
L’acqua le andò di traverso, tanto che cominciò a tossire con lo sguardo terrorizzato. James era forse impazzito?
“Tu che cosa le hai risposto?” domandò titubante.
“Che sicuramente ti avrebbe fatto piacere, ma che le avrei fatto sapere dopo aver parlato con te” rispose, con la voce e l’espressione di un bambino che era stato appena scoperto con le mani nella marmellata.
Marianna sembrava confusa, non avevano mai parlato di incontrare i rispettivi genitori, visto che erano ufficialmente una coppia da poco tempo e considerati i vari impegni di lavoro di James e la distanza della madre e del padre di Marianna, il discorso non era mai venuto fuori.
“Non ti sembra un po’… presto?” chiese.
“Perché? Stiamo bene insieme, tutti sanno che sei la mia ragazza, e non capisco dove sia il problema. Quando i tuoi genitori verranno qui, o se tornerai prima tu in Italia, vengo con te e li conosco.”
“Okay, dì a tua madre che ci saremo” prima di riprendere, preoccupata “come ci si veste per prendere una tazza di the?”
James la scrutò, cercando un qualsiasi segno che Marianna stesse scherzando, ma lei sembrava che non lo stesse facendo.
“Sei seria?”
“Sai com’è … conoscerò tua madre!” disse disperata.
James le diede un altro bacio sulle labbra.
“Oh, vedrai, le piacerai molto. Io e Ollie ne siamo più che sicuri.”
“Ecco, era come temevo” gemette, affranta, prima di accasciarsi sulla sedia.
 
 
“Quando è stata l’ultima volta, che ti sei preoccupata così tanto del tuo abbigliamento?”  ridacchiò Elisa, la mamma di Marianna, attraverso lo schermo del computer.
“Ti ho chiamata per avere dei suggerimenti, non sentirmi ridere dietro. Per il momento, mi basta solo James!” esclamò la ragazza, mentre esaminava con attenzione uno scamiciato e una camicetta bianca.
“Non stai mica andando dalla Regina Elisabetta! Visto che ne stiamo parlando … anche io e tuo padre vogliamo conoscere James.”
Marianna era in piedi nella sua camera, ascoltava la madre e allo stesso tempo guardava vari paia di scarpe che erano sparse vicino all’armadio, alla fine giunse alla conclusione che avrebbe indossato delle semplici ballerine.
“Certo, mamma. Come se non ti conoscessi e non sapessi che hai fatto ricerche su internet …”
Elisa sghignazzò, colpevole.
“In ogni caso, penso che metto lo scamiciato verdone e sotto la camicia bianca. Che ne pensi?” portando gli abiti davanti alla webcam per mostrarli alla madre, che le mostrò il pollice in su.
“Penso che va benissimo.”
Marianna si vestì come aveva detto, e poi si sedette alla scrivania per raccontare qualche altro aneddoto ad Elisa, ma in quel preciso istante James fece irruzione nella stanza della ragazza, per vedere che fine avesse fatto.
“Hai deciso come ti devi vestire?” domandò prima di accorgersi che Marianna stava facendo una videochiamata con la madre
“Oh, parli con tua madre?” domandò interessato, avvicinandosi allo schermo, per vedere meglio.
Appena James entrò nella visuale della webcam, Elisa si ammutolì: aveva visto migliaia di foto del ragazzo, molte delle quali risalenti agli eventi dei film di Harry Potter, e letto parecchie interviste in giro sul web, che fremeva di curiosità di vederlo accanto a sua figlia.
“Ehm … si” rispose, prima di rivolgersi alla madre “Mamma, lui è James.”
Elisa sorrise, prima di dire in perfetto inglese “Piacere di conoscerti, James” poi riprese in italiano “Massimo, vieni qui. C’è James!”
Lui le sorrise, salutandola con la mano, visto che aveva capito soltanto che lei l’avesse chiamato per nome.
“Mamma!” esclamò Marianna, con voce affranta: per quel giorno non le bastava già incontrare i genitori di James?
Lui alternava lo sguardo dal monitor alla ragazza: avrebbe imparato l’italiano una volta per tutte.
“Tutto okay?”
“Oh, ha solamente chiamato mio padre” rispose telegrafica. Lui sgranò gli occhi, prima di ingoiare a stento la saliva. Gli amici di Marianna, Marco, Alessio e Dom, il fidanzato di Erminia, gli avevano raccontato che i padri italiani erano soliti essere particolarmente gelosi delle loro figlie.
Dopo pochi istanti, sul monitor della videochiamata comparve un signore brizzolato, molto sorridente.
“Oh mio Dio! Non mi avevi detto di essere la copia di tuo padre!” aggiunse in fretta James.
“Lui è James, tesoro?”
Marianna annuì.
“James, lui è mio padre … contento, adesso?”
“Potresti dir loro che mi fa piacere conoscerli?”
Marianna annuì, per poi tradurre velocemente quello che le aveva chiesto il ragazzo e controllare l’orario sull’orologio.
“Jim, hai visto che ore sono? Dovremmo andare, adesso.”
“Okay … Volevo continuare a parlare con i tuoi.”
Marianna sorrise, prima di salutare i genitori e di terminare la videochiamata.
“Sembrano due persone simpatiche, lo sai?”
Marianna si alzò, e con facilità indossò le scarpe, prima di rimirarsi nello specchio per controllare che stesse effettivamente bene.
“Beh, se consideri che non parli la loro lingua …” lo canzonò, divertita, prima che James le facesse un agguato prendendola per i fianchi, e buttasse entrambi sul letto, per poi baciarla.
“Sai che vedere la tua faccia contrariata è sempre divertente?” le sussurrò sulle labbra, mentre Marianna gli accarezzò una guancia. James la guardò negli occhi: si sentiva veramente felice, e aveva voglia di trascorrere insieme a lei tutto il suo tempo disponibile. La strinse in un abbraccio, rendendosi conto ancora una volta quanto sembrasse minuta tra le sue braccia, anche se Marianna era piuttosto alta e formosa.
“Se non dovessimo andare da tua madre, non sarei contrariata” disse prima di lasciargli un bacio sulle labbra, “ora, dobbiamo proprio andare Jim.”
James sbuffò “altri cinque minuti?” propose incoraggiante.
“James, immagina se dovesse chiamarci tua madre preoccupata, mentre stiamo facendo altro!”
Il ragazzo parve afflosciarsi, mogio.
“Ti lascio andare, ma dopo riprendiamo da questo punto” prima di baciarla un’ultima volta, e di tirarsi su.
Marianna sembrava molto divertita dalla situazione, tanto che cominciò a prenderlo in giro “sembri davvero dispiaciuto, che Dom abbia portato Erminia in Galles questo week-end.”
Lui la squadrò, mentre recuperava borsa, cappotto e la torta al pistacchio.
“Sono stato lungimirante, avevo visto fin dall’inizio numerosi aspetti positivi: compagnia durante i pasti, qualcuno con cui lavare i piatti e addirittura con cui dormire” li elencò James, come se fosse stata una lista della spesa, prima di aggiungere “e a quanto ne so, non ti è dispiaciuto nemmeno un pochino, avermi in giro per casa.”
“A parte quando stavi per far diventare rosa un paio di camicie bianche …” lo punzecchiò, prima di passargli il suo cappotto ed uscendo di casa.
“Beh, sbagliano anche i migliori, no?”
Marianna scosse la testa.
“Piuttosto … come sto?”
“Smettila di preoccuparti inutilmente, d’accordo? Andrà tutto bene.”
 
Il percorso in macchina, per arrivare a casa dei genitori di James, a Marianna sembrò troppo breve, mentre per il ragazzo troppo lungo. Durante il tragitto, la ragazza aveva continuato a rimanere in silenzio, stringendo con vigore il contenitore della torta.
“Siamo arrivati” annunciò James, davanti al cancello.
Marianna sgranò gli occhi: davanti a lei c’era un edificio piuttosto grande per essere una sola abitazione, ma si trattenne dall’esternare quel pensiero. Faceva ancora fatica ad abituarsi  ad alcune cose che appartenevano allo stile di vita di James.
“Sanno che siamo qui?”
“Sicuramente ci avranno visto entrare … sei pronta?”
“Così pare” disse.
James spense il motore della macchina, tolse le chiavi dal quadrò ed aprì lo sportello, ma Marianna era ancora immobile, con la cintura di sicurezza allacciata.
“Se vuoi, possiamo inventare un mal di testa o qualsiasi altra cosa, se non vuoi …”
“Certo che voglio. Ho solo paura di non sembrare all’altezza della situazione” dichiarò lei, guardandolo con un’espressione impaurita, che a lui ricordava molto quella del suo cane quando lo portava dal veterinario.
“Dammi un buon motivo per cui non dovresti piacere ai miei, avanti” la incoraggiò lui.
“Forse il fatto che sono più piccola di te di sei anni? Il fatto che vivo in un appartamento in affitto vicino il campus? O che ogni volta che qualcuno sente in cosa mi sto specializzando, mi prende per una psicopatica e con la folle idea di voler provare a cambiare il mondo?”
Marianna non aveva previsto quel piccolo attacco di panico, ma James, intuito il disagio della sua ragazza, rientrò nell’abitacolo. In quel momento si ricordò delle paure che l’avevano colpita, quando lui, il mese precedente, le aveva annunciato che sarebbe dovuto andare in l’Australia per motivi di lavoro.
“Primo: io non avverto la nostra piccola differenza di età; secondo, sei una studentessa ed è normale che tu viva vicino al campus; e terzo, ti amo proprio perché hai la folle idea di voler cambiare il mondo. Se vuoi, posso fare manovra, andiamo via e mangiamo la torta per cena.”
Marianna era arrossita visibilmente: James non si era accorto di averle detto qualcosa che prima nessuno dei due aveva avuto il coraggio di ammettere. Allora, lui stava facendo tutto quello perché si era innamorato di lei?
“D’accordo … ora mi ricompongo e scendo” concluse, prendendo coraggio.
James le sorrise, immaginando la faccia che Marianna avrebbe fatto per la sorpresa che aveva in serbo per lei.
Scesero dalla macchina, lui aveva avvolto un braccio lungo i fianchi della ragazza, che era concentrata a non far cadere la torta.
Non ebbero bisogno di suonare il campanello, perché appena si avvicinarono alla porta d’ingresso, si aprì e comparve una signora alta più o meno quanto lei, con degli occhi azzurri vivissimi, i capelli biondi e la faccia dei gemelli.
“James, tesoro, vi stavamo aspettando” disse raggiante, Susan “tu sei Mariana, giusto?”
“Ehm … si, sono Marianna” rispose lei, inquieta.
“Sono Susan, cara. Entrate pure.”
“Ciao, mamma, eh!”
“Oh, James smettila, fai strada alla tua ragazza. Tua nonna vi stava aspettando, io sono in cucina” concluse Susan, scomparendo dietro la porta della cucina.
Marianna era annichilita all’idea della presenza della nonna di James, più di una volta Oliver le aveva raccontato che aveva avuto da ridire su tutte le loro fidanzate, eccetto Anne.
“Dimmi che sapevi che doveva essere presente anche tua nonna, e mi vendico James!” sussurrò minacciosa Marianna, brandendo pericolosamente la torta verso di lui.
“Non le ho detto niente … sarà stato quel pettegolo di Ollie. Passami la torta e togliti il cappotto.”
Marianna fece come le aveva detto, ancora timorosa, nel frattempo James aveva portato alla madre la torta della ragazza, e quando la raggiunse, la prese per mano conducendola nel salotto.
“Eccoci qua, scusate il ritardo” annunciò James seguito da Marianna, che cercava disperatamente una via di fuga.
“Oh, Jim, finalmente!”
“Nonna, come stai?” le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, mentre Oliver ridacchiava vedendo per la prima volta Marianna in difficoltà.
“Non dovresti presentare la tua fidanzata?” incalzò Oliver, divertito, osservando sobbalzare Marianna, che gli lanciò un’occhiataccia truce.
“Ollie, lascia fare a tuo fratello!” lo riprese il padre, arrivando in salotto con un vassoio carico di dolci.
“Posso aiutarla, signore?”
“Non preoccuparti, mia moglie ha già assoldato me.”
James dopo aver salutato la nonna, si riprese e disse “lei è Marianna” rivolto al padre e alla nonna, che studiava la ragazza con particolare attenzione, cercando di capire se potesse andare bene per il nipote scavezzacollo o meno.
“Finalmente ti conosco, ragazza! James parla sempre di te.”
“Nonna, dai. Non metterli in imbarazzo” si intromise Oliver, e Marianna lo guardò riconoscente, mentre James si stupì del fratello.
“Marianna, accomodati pure. Mia moglie arriva con il the e il latte. Tu come lo gradisci?” le chiese il padre, mentre lei si accomodava sul divano di pelle accanto a James; ma Marianna non ebbe tempo di rispondere che Susan comparve con due vassoi con le tazze, la teiera, e la torta al pistacchio.
“Spero che sia tutto di tuo gradimento” le disse Susan allegra.
“Oh, si, grazie, ma non doveva scomodarsi così tanto” si sentì in dovere di dire Marianna. Oliver studiava il fratello e la sua ragazza, abbastanza divertito. La nonna, invece, fremeva per farle tante domande, ma Susan le aveva categoricamente vietato di cominciare a tartassarla.
“James ha detto che stai seguendo un corso di laurea specialistica …” cominciò Susan, versando del the nelle tazze.
“Si, in diritto internazionale, ma il ramo che sto prendendo è quello dei  diritti umani e del diritto umanitario internazionale” era sul punto di aggiungere ‘dei conflitti armati’, ma pensò che per il momento poteva omettere quella specificazione.
“Oliver, perché mi avevi detto che era un soldato?” domandò la nonna, veramente curiosa. In quel momento Susan gelò con lo sguardo uno dei due figli, James lo avrebbe preso volentieri a pugni, la nonna attendeva la risposta da Marianna e il padre, Martyn, si godeva la sua tazza di the.
“Veramente, no. Non sono un soldato, il diritto umanitario internazionale è il diritto che tenta di disciplinare i conflitti armati tra Stati” rispose la ragazza educata, udite quelle parole Martyn rimase a bocca aperta, fino a quel momento lui non aveva capito bene di cosa si occupasse la ragazza del figlio.
“Finalmente una ragazza con la testa sulle spalle. Brava, ragazza. Ai miei tempi, c’erano un sacco di donne come te” esplose gioiosa la nonna.
“Mamma, ti prego. Hai raccontato la storia della Guerra ai ragazzi un sacco di volte, la dirai a Marianna un’altra volta.”
Marianna arrossì vistosamente.
“Sciocchezze, Susan. Ho fatto solo un complimento a mio nipote e alla sua ragazza” rispose la nonna sorseggiando il suo the.
“I ragazzi mi hanno detto che sei andata a vederli giocare a golf un paio di volte …” incalzò Martyn, cercando di riportare la conversazione su argomenti più neutrali e tranquilli; ma Oliver scoppiò a ridere, mentre James strinse con forza la mano della ragazza.
“Oh, beh … è stata un’esperienza interessante, ma l’unico sport che riesco a seguire senza addormentarmi è la motogp” rispose cordiale Marianna, fulminando con lo sguardo Oliver.
“Ma se non sei ancora riuscita a capire le regole del gioco …” Sghignazzò Oliver, mentre la madre e la nonna scuotevano la testa, affrante.
“Capirai, ha scritto una relazione perfetta sui crimini commessi nella guerra nella ex Iugoslavia!”  si accalorò James, non appena il fratello parve mettere in dubbio le qualità della sua ragazza. Marianna rise, prima di fargli una leggera carezza sul dorso della mano – gesto che non passò inosservato, sotto lo sguardo vigile di Susan e di sua madre – prima di esclamare “Jim, aspettiamo che lo dica il professore” sforzandosi di non rispondere a tono a Oliver. Susan, invece, avendo notato il comportamento di James, visto che fremeva dalla curiosità, le chiese “i tuoi genitori sanno che stai frequentando James?”
Marianna sospirò sotto gli sguardi dei presenti. Aspettava da tempo quella domanda.
“Si, lo sanno.”
“Li ho conosciuti oggi su skype. Sono delle persone squisite, mamma” aggiunse James allegro.
Susan continuò “tua madre sa che lavoro fa James?”
Marianna avrebbe voluto ridere, ma prima di parlare, cercò di soppesare le parole.
“Oh, beh … all’inizio mia madre aveva capito che James fosse Rupert Grint”
“Ehi, non me l’avevi detto!”
Oliver rise seguito, questa volta, dal padre. Susan e sua madre ascoltavano, avide di notizie, la ragazza di James.
“Infatti, ho detto all’inizio, James. Poi, mio padre le ha mostrato una tua fotografia, e credo anche che in un week end abbia visto tutti i film di Harry Potter” rivelò Marianna, un po’ imbarazzata.
“Oh, e a lei piace?” si informò Susan, servendosi di un pezzo di torta al pistacchio e porgendone uno alla madre.
“Veramente, a mia madre non piace Harry Potter … anzi, oserei dire che non lo sopporta. Il vero fan della saga è mio padre, mi è sembrato piuttosto contento dopo aver saputo che James ha interpretato un componente della famiglia Weasley.”
“Perché queste cose non me le hai mai dette?” domandò James, piuttosto orgoglioso delle notizie.
“Forse perché avresti sparso la tua incontenibile modestia su qualsiasi superficie calpestabile?”
Scoppiarono tutti a ridere, compreso James. Susan era davvero contenta che suo figlio stesse con quella ragazza: era intelligente, simpatica e sapeva tenergli testa. Marianna stava per aggiungere qualcos’altro, ma venne interrotta sul nascere, perché il suo cellulare aveva cominciato a squillare. Lei si affrettò a cercarlo nella borsa, prima di sgranare gli occhi.
“Scusate, è mia madre, posso?”
“Figurati, cara. Ricordati di salutarli da parte nostra” cinguettò la nonna dei gemelli.
Marianna si alzò, e rispose parlando in italiano.
Oliver le lanciò un’occhiata, prima di rivolgersi al fratello “le hai detto le novità?” sussurrò sotto lo sguardo del padre.
“Le dirò tutto dopo. Ho cercato di farlo a pranzo, ma era troppo agitata …”
Susan stava prendendo una seconda fetta di torta, e servì anche i figli.
“James, sai che ci piace molto? Cerca di non farla scappare …” disse rivolta a James, che era intento a studiare i movimenti di Marianna e ad ascoltarla parlare in italiano.
“No, mamma. Questa volta è tutto diverso …”
La nonna parve illuminarsi “cercate di farmi diventare bisnonna, prima che passi al Creatore, capito?”
James si gelò sul posto, annichilito: lui voleva che la loro storia durasse, chi aveva parlato di bambini? Se anche fosse successo prima che Marianna si laureasse, lei l’avrebbe sicuramente fatto impagliare. Lui era sul punto di rispondere alla nonna, quando la ragazza si avvicinò alla borsa con ancora il telefono appoggiato all’orecchio.
“Ora controllo, mamma” disse, prima di iniziare una piccola lotta con il contenuto della borsa.
“Che succede?” chiese James, ormai abituato a vederla litigare con qualsiasi cosa contenuta nelle sue borse.
“Hanno trovato un volo economico per Birmingham per Natale. Sto cercando l’agenda perché non ricordo quando Erminia torna in Italia” rispose sbrigativa, prima di comunicare al telefono l’esito della sua ricerca. Martyn sgranò gli occhi, notando quanto fosse veloce nel parlare nella sua lingua.
“Parla sempre così velocemente?” James annuì, finendo di bere il suo the. Marianna si voltò verso di lui, come se fosse in cerca di aiuto.
“Problemi?”
“Chiedono se desideri qualche pietanza tipica che vorresti assaggiare … mamma, ho capito. Sai, com’è devo parlare in due lingue!” concluse esasperata in italiano.
“Fai un po’ tu, mi fido del tuo buon gusto, sai che non ho problemi” James si sarebbe aspettato una qualche presa in giro, vista la sua scelta di parole, ma tutto quello che fece Marianna fu tradurre al telefono.
“Mia madre vorrebbe sapere se … mamma, non entriamo tutti in salotto!” concludendo nuovamente la frase in italiano, prima di darsi una manata sulla faccia.
“Che sta succedendo?” domandò James, avvicinandosi a lei, preoccupato.
“Vorrebbe festeggiare il Natale in stile italiano, non contando che … mamma, glielo sto chiedendo!”
In quel momento, Susan si scambiò uno sguardo d’intesa con il figlio e il marito, prima di aggiungere “ma il Natale lo passiamo tutti insieme qui. Ci mancherebbe che lo passiate per conto vostro!”
Marianna avrebbe voluto scomparire nei meandri del sottosuolo, prima di fare un respiro profondo e di riprendere a tradurre, e di chiudere la conversazione poco dopo.
“Grazie mille, Susan. I miei genitori vi ringraziano tutti” disse prima di accasciarsi sul divano, sfinita dalla precedente conversazione al telefono.
“Ti senti bene?” le chiese James premuroso.
“Spesso, mi dimentico quanto possa essere stancante parlare contemporaneamente due lingue.”
James le accarezzò un braccio.
“Potreste smetterla? Mi fate venire il voltastomaco!” drammatizzò Oliver, ma Marianna, che doveva ancora dare una risposta al vetriolo a James per la battuta di poco prima, stupì tutti “se fossi leggermente più sveglio, Oliver, in questo momento potresti essere qui con Anne e non ti lamenteresti!”
A quelle parole Susan e sua madre la guardarono compiaciute: Oliver aveva detto loro che aveva sempre la battuta pronta, e spesso tagliente, ma non si aspettavano che fosse così sveglia.
“Tu che ne sai?”  berciò Oliver, mentre James rimaneva in silenzio.
Marianna era intenta a sorseggiare la sua tazza di the tranquillamente, senza preoccuparsi minimamente del tono minaccioso del gemello del suo ragazzo.
“Oh, beh, mentre voi due eravate a lavorare a Supanova, in Australia, io che ero intenta a studiare, ho avuto il piacere di incontrare casualmente Anne” sorrise, con un espressione che era tutto un programma.
“Jim, sai che la tua ragazza è insopportabile?” disse Oliver, irritato ma anche meravigliato. James lo ignorò, cambiando discorso.
“Quando arrivano i tuoi genitori?”
“Il ventitre dicembre mattina” gracchiò in risposta la ragazza “Erminia parte il quindici, quindi in teoria dovrei avere il tempo necessario per aggiustare casa” sospirò.
“Ti aiuterò io, lo sai” le disse James, stringendole la mano.
“Non vedo l’ora di conoscere i tuoi genitori, Marianna!” disse la nonna dei ragazzi “E non hai ancora conosciuto il resto della famiglia” esultò contenta.
La ragazza avrebbe voluto strapparsi volentieri tutti i capelli, piuttosto che immaginare quel pranzo.
“Hanno detto che sarà una bella occasione per passare del tempo insieme.”
 
 
Parecchio tempo dopo, quando Marianna e James rientrarono nell’appartamento della ragazza, lei sospirò.
“Sei davvero entusiasta che trascorreremo il Natale tutti insieme?”
Lui le accarezzò la testa, togliendosi il cappotto.
“Certo che sono contento. Ti posso aiutare a sistemare tutto, prima dell’arrivo dei tuoi.”
Lei lo scrutò incerta: aveva notato qualcosa in James, ma ancora non riusciva a spiegarsi cosa. Ancora pensierosa, si diresse nella sua stanza per recuperare degli abiti comodi e per riordinare un po’ la camera. James la seguì in silenzio, rimuginando sulle cose che doveva dirle e toccandosi la tasca della giacca. Quando lui entrò nella camera di Marianna, lei si stava cambiando e aveva cominciato a risistemare alcuni libri sulla libreria, pensierosa. James si sedette sul bordo del suo letto studiando i movimenti della ragazza.   
“Quando riprendono le lezioni del secondo trimestre?”
Lei non si voltò, stava ancora riordinando.
“Riprendono il primo febbraio, pensavo di avertelo detto appena l’ho saputo …”
James esultò in silenzio.
Poteva considerare quello il momento giusto, era ancora un po’ titubante sulla riuscita delle sorprese, ma si fece coraggio.
“L’altro ieri ho parlato con Paul …”
Marianna, finalmente, smise di pensare alla disposizione del suo armadio, e si voltò verso James, piuttosto preoccupata. Ogni volta che lui incontrava Paul, il loro agente, c’era sempre qualche viaggio dall’altra parte del mondo all’orizzonte.
“Dove ve ne andate di bello questa volta?” chiese, un po’ mogia, sedendosi in braccio a lui, abbracciandolo.
“Ricordi che ti avevo accennato che a fine gennaio ci sarà l’’Harry Potter Celebration?”
Marianna abbassò leggermente lo sguardo: ricordava benissimo tutti gli impegni di lavoro di James, che l’avrebbero portato ad almeno otto ore di aereo da Birmingham.
“Si” rispose, già immaginandosi James salire sul palco, acclamato dalle urla isteriche di tutte le sua fan.
James le diede un bacio sulla guancia, prima di recuperare una busta dalla tasca interna della sua giacca, e di darla a Marianna.
“Pensavo che magari …”
“Che cos’è?”
Marianna era indecisa su cosa pensare, prese la busta e l’aprì, un po’ timorosa, prima di rimanere a bocca aperta.
“No, James. Non ci credo!”
Lui ridacchiò vedendo l’espressione contenta che era apparsa sul volto della ragazza, ed era veramente contento di quello.
“Riflettendo negli ultimi tempi ho avuto parecchio da fare con il lavoro, così ho pensato che potremmo dedicare un po’ di tempo per noi prima in Italia, dai tuoi, e poi andiamo ad Orlando, insieme. Sei contenta?”
James aveva già intuito la sua risposta, visto la luce che brillava negli occhi di Marianna, ma fino a pochi momenti prima era dubbioso sulla riuscita delle due sorprese.
La ragazza era emozionata, le sorprese che le aveva preparato il ragazzo erano molto meglio di qualsiasi cosa che lei avesse mai potuto pensare, tanto che poggiò la busta con i biglietti aerei per l’Italia e per la Florida, prima di saltargli addosso, baciandolo con trasporto, finendo uno sull’altra.
“Devo considerare questo agguato, come il proseguimento di oggi pomeriggio? Non mi ricordo esattamente dove ci eravamo fermati …” disse sulle labbra di Marianna, guardandola negli occhi, mentre la stringeva tra le braccia.
“Ero convinta che non ti dispiacesse … ma se vuoi, posso tornare di là e trovare qualcosa da farti fare. Potresti sempre lavare il pavimento …” ridacchiò lei in risposta.
James fece finta di riflettere sulla proposta fatta dalla sua ragazza.
“Sto bene dove sto … e anche tu, se è per questo” le sussurrò, facendole una carezza lungo tutto il fianco destro.
“Hai bisogno che ti dia una qualche conferma?”
“Sono un uomo molto insicuro: ho la necessità di essere rassicurato!”
Marianna sorrise, prima di sussurragli sulle labbra “zitto e baciami, scemo!”
 
NdA:
Allora?? Cosa ne pensate? Questo capitolo è pieno di novità: Vàlerie, Marianna che incontra la famiglia di James, Anne (vedremo se ci saranno degli sviluppi tra lei e Oliver!), il Natale, il viaggio in Italia e ad Orlando. Insomma, la nostra coppietta avrà il suo bel da fare … In ogni caso, io li adoro!
Il capitolo doveva essere online ieri sera, ma non mi sono sentita bene e quindi ho aggiornato stamattina e mi aspetta una luuunga giornata di studio, aiuto!
Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Angel 
  
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