Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: its_CrissColfer    13/10/2014    2 recensioni
Le cose sono andate un po' diversamente dopo il non-matrimonio di Emma e Will a San Valentino: Kurt non è più tornato a Lima per il Glee Club o per qualsiasi altra cosa che riguardasse la sua vecchia città natale, e Blaine non è più andato a New York a cercare di farsi perdonare da Kurt. Intanto, sono passati sei anni, ed entrambi sono andati avanti con le loro vite. O almeno, ci hanno provato. Kurt continua a cercare, nei suoi amanti, qualcuno che assomigli al ragazzo di cui è stato sempre innamorato, e Blaine è intrappolato in una relazione che non vuole più. Sei anni dopo, due persone completamente diverse si rincontrano per puro destino. E solo il destino può sapere come andranno a finire le cose.
“Oh, there you are. I've been looking for you forever.”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

God only knows why it's taken me so long,
to let my doubts go,
you're the only one that i want.

 

Burt Hummel, in certe occasioni, non si riteneva una cima, ma sicuramente non era un idiota. Anzi, era un uomo molto intelligente. Prima di aprire la porta di casa sua, quel ventitré dell'anno, si era aspettato di trovarsi davanti l'espressione fintamente entusiasta di suo figlio. Trovarsi davanti quel sorriso finto che probabilmente si stampava due secondi prima di bussare, e che si ritrovava davanti ogni anno da ormai sei anni. Non che suo figlio non fosse felice di vederlo, insomma, lui era il padre migliore del mondo – come diceva la sua maglietta –, ma era così ovvio che al suo bambino mancava qualcosa. Qualcosa che potesse renderlo felice com'era quando aveva diciassette anni. Ed era stato difficile restar a guardare senza poter fare niente – visto che niente sembrava riuscir a sollevare il morale di suo figlio – per tutto quel tempo. C'era stato un periodo in cui Burt aveva anche seriamente temuto che Kurt potesse finire in depressione. Era una fortuna che a New York con lui abitasse la sua migliore amica. Almeno lei, ogni tanto, si prendeva la briga di farlo uscire di casa.

Poi era arrivato Natale anche quell'anno, e, come praticamente ogni anno faceva, aveva invitato suo figlio a passare le vacanze con la sua famiglia. Era stato molto sorpreso – ma felice – quando Kurt aveva accettato senza esitazione, visto che era la prima volta che Kurt accettava, e che tornava a Lima di sua spontanea volontà. Due o tre giorni dopo, poche ore prima del volo di suo figlio, Burt lo aveva richiamato accertandosi che non si fosse dimenticato niente, e Kurt l'aveva interrotto a metà discorso, dicendogli che quell'anno ci sarebbe stata una sorpresa.

Non aveva saputo cosa aspettarsi fino a chè non aveva aperto la porta di casa sua. Gli erano bastati due secondi netti nel vedere il sorriso sincero di suo figlio, per capire. Conosceva quel sorriso. Lo aveva visto tutti i giorni per due anni e mezzo, quando suo figlio era stato un ragazzino. Quello era il Blaine-sorriso. Poi quando aveva visto la persona in piedi dietro Kurt, non aveva più avuto dubbi su quello che sarebbe successo di lì a poco. Potevano continuare a ripetere che non stavano più insieme, ma era tutto inutile. Burt riconosceva perfettamente quegli sguardi complici, o quei sorrisini imbarazzanti. Li aveva seriamente visti tantissime volte.

E nonostante tutto l'odio e il rancore che avrebbe dovuto provare per quel ragazzo, in quel momento, mentre guardava suo figlio e il ragazzo che aveva trattato per anni come un figlio dalla finestra della cucina, mentre se ne stavano in piedi sotto il portico a baciarsi, proprio non riusciva a smettere di sorridere.

Certo, avrebbe dovuto odiare Blaine, sei anni prima, quando suo figlio, in lacrime, lo aveva chiamato raccontandogli tutta la faccenda. Sarebbe dovuto salire in macchina, arrivare a casa Anderson, e come minimo spaccare la faccia di quel ragazzo. Eppure, c'era stato qualcosa che lo aveva bloccato. Da un lato la voce di suo figlio che gli rimbombava nella mente, quelle semplici parole, quel “Non smetterò mai di amarlo, nonostante tutto”. Burt sapeva che non era un capriccio da adolescente. Sapeva che Kurt seriamente non sarebbe riuscito a dimenticare Blaine. Non lo avrebbe mai fatto. E infatti, nei successivi anni, si era visto. Poi, dall'altro lato, la sua coscienza che gli ripeteva che tutti siamo umani, e tutti commettiamo degli errori, e che avrebbe dovuto perdonare Blaine.

Non sentì Blaine fino a tre giorni prima del Natale di quell'anno, quando Burt lo chiamò e gli chiese di vedersi. Ebbero una conversazione matura sul perchè di quel tradimento. Alla fine di tutto, Burt lo sorprese con un “Sto andando a New York. Ti va di venire con me, ragazzo?”. Beh, poteva solo dire che quando aveva visto i suoi due ragazzi canticchiare come due idioti innamorati nel bel mezzo di una pista ghiacciata, aveva capito tutto. Magari non sarebbe successo subito, magari ci sarebbe voluto tempo, ma prima o poi, si sarebbero resi conto di non poter fare a meno dell'altra.

E, in quel momento, abbracciando Carole, e sentendo la presenza di Finn e della ragazza dietro di loro, fissarono la scena fuori dalla finestra. Non potè evitare di sorridere soddisfatto. Ovviamente, aveva avuto ragione. Come ogni volta, del resto. Ironicamente, si rese conto che sopra le teste dei due ragazzi – probabilmente Finn lo aveva attaccato lì – troneggiava un rametto di vischio. Trattenne a stento una risatina.

 

*

 

Le labbra di Blaine erano soffici. Le labbra di Blaine erano calde, amorevoli. Erano dolci. Le labbra di Blaine erano l'unica cosa che riuscivano a farlo sentire sicuro e amato. Era sempre stato così. Quando sentì le mani del ragazzo che lo stava baciando, posarsi sulle sue guance, intenzionato a tenerlo fermo lì, forse per sempre, sentì anche la lingua di Blaine accarezzargli dolcemente il labbro superiore, quasi a chiedergli il permesso. Quando Kurt socchiuse leggermente la bocca, permettendogli così di approfondire il bacio, ciò che era cominciato come un sfioramento di labbra, si trasformò facilmente e velocemente in qualcosa di molto passionale. Le loro lingue adesso si stavano nuovamente amando. Quasi istintivamente posò le proprie mani sui fianchi di Blaine, avvicinandosi a lui. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Le mani del moro scivolarono lentamente dietro il suo collo, così che una cominciò ad accarezzargli dolcemente i capelli e l'altra continuava a spingerlo verso sé. Kurt, nel mentre, aveva fatto scivolare le proprie dietro la schiena di Blaine, e aveva fatto combaciare i loro bacini. Sentì Blaine lasciarsi sfuggire un gemito soffocato, quando le loro intimità si scontrarono leggermente.

Furono costretti a staccarsi solamente quando sentirono l'aria mancare. Alla fin fine erano rimasti come minimo un paio di minuti a pomiciare in quel modo, ma ad entrambi era sembrato troppo poco. Blaine era stupendo con le labbra leggermente aperte, rosse come ciliegie, e un espressione leggermente sorpresa ed eccitata. Le guance erano leggermente arrossate. Kurt, potè dedurre, che anche lui si trovava nella stessa situazione.

Restarono fermi a fissarsi, per secondi che parvero minuti o addirittura ore. Alla fine, decisamente sorprendendo il più grande, Blaine scoppiò a ridere, posando la testa sulla spalla del suo.. ehm, ex? Kurt, poco dopo, non sapendo esattamente per quale motivo, lo imitò. Risero fino alle lacrime agli occhi. Risero, perché ad entrambi sembrava completamente impossibile. Eppure erano lì. Erano di nuovo lì. Insieme. Prima di aprire bocca, Blaine scoppiò a piangere silenziosamente, smettendo di ridere.

“Sono così innamorato di te, Kurt.” ammise sussurrando direttamente sulle sue labbra. “Lo sono sempre stato. E.. non sono mai stato così felice.”

Kurt cercò di darsi un contegno. Sapeva che Blaine era in una situazione difficile, e doveva essere lui il forte in quell'occasione. “Allora perchè stai piangendo?” chiese dolcemente, asciugando con i pollici quelle lacrime che aveva sempre odiato vedere. Sorrise incoraggiandolo a parlare, e continuò a fissarlo negli occhi.

Blaine si lasciò andare ad una risatina amara. “Ho avuto una vita di merda, fingendo sempre e solo di esserne felice. C'è Alex che..” AlexAlexAlex. Blaine era fidanzato. Non riusciva ancora a credere a quella cosa. Nonostante tutto, fece finta di non averci fatto caso. Continuò a sorridere. “E poi mi ero ripromesso che non avrei più tradito nessuno. Non avrei più permesso a nessuno di odiarmi come mi hai odiato tu e..”

Kurt aggrottò le sopracciglia confuso. Blaine aveva abbassato lo sguardo, così posò due dita sotto il suo mento, e lo costrinse a rialzare lo sguardo sul suo. “Io non ti ho mai odiato.” disse dolcemente, ma con decisione. “Io ti amo.” sussurrò poi, prima di attaccare nuovamente le loro labbra per un bacio casto. Quando si staccarono, Blaine sorrise leggermente. “E troveremo una soluzione, Blaine.” aggiunse poi. “Non sarà facile, ma ce la faremo. Insieme.”

“Promesso?” chiese il moro, con un tono di voce che lo faceva sembrare un bambino. Kurt aveva tanta voglia di piangere per la tenerezza che gli faceva quello sguardo da cucciolo. Infine, sorrise ancora più apertamente.

“Se è quello che vuoi, si.” rispose il più grande, con un sorrisetto. Vide il moro sorridere apertamente, poi si avvicinò a lui e lo baciò nuovamente, con la stessa passione di qualche minuto prima. Quando si staccarono, Blaine fissò in quelle iridi che tanto amava.

“Voglio te.” rispose deciso, senza staccare lo sguardo da quello del suo amante. “Voglio solo te.” sussurrò poi con voce roca, direttamente sulle sue labbra. Fu soddisfatto di vedere lo sguardo di Kurt illuminarsi di una luce che gli aveva visto diverse volte quando erano ragazzi. Una luce che gli era sempre piaciuta.

Eccitazione.

 

*

 

Rientrarono in casa solo dopo essersi baciati altre due o tre volte. O forse quattro o cinque. O sei, chi lo sa. Rientrarono solo perchè si resero conto che faceva fin troppo freddo, e ad accoglierli c'era Burt Hummel con le braccia allacciate al petto e un espressione divertita stampata in volto. I suoi occhi vagarono immediatamente dalle loro mani allacciate ai due visi con un espressione tra il colpevole e l'innamorato. Si scambiarono un sorrisetto complice, e poi riportarono l'attenzione sull'uomo che continuava a scrutarli, cercando a stento di trattenere un sorriso.

“Alla fine avevo ragione io, eh?” chiese l'uomo con un tono leggermente compiaciuto di sé. Vide Blaine aggrottare le sopracciglia confuso, così continuò. “Kurt sa a cosa mi riferisco.”

“Si,” rispose il figlio. “Si, papà. C'è un motivo se ti ho regalato quella maglia.” aggiunse, sorridendo leggermente. Vide il moro portare una mano dietro la schiena di suo figlio per poterlo stringere ancora di più a sè, e non potè più trattenere un sorriso. Era un gesto che aveva sempre fatto. “Dove sono tutti?” chiese poi Kurt.

“A dormire.”

“Penso che andremo anche noi.” disse allora suo figlio.

“Certamente.” acconsentì suo padre, allontanandosi di qualche passo. Aspettò che arrivassero sulla soglia della cucina, prima di richiamarli. “Ah, a proposito,” disse, suscitando la curiosità di entrambi. “Katie si è fermata qui, e dorme insieme a Finn nella stanza degli ospiti. Credo che vi toccherà dormire insieme, se non vi dispiace.” disse con finta innocenza. “Oppure, Blaine, c'è sempre la stanza di Finn.”

Blaine alzò le spalle con nonchalance. “Dormo con Kurt.” disse semplicemente. “Sempre se a te sta bene, Burt.” aggiunse poi, preoccupandosi leggermente. Per un attimo si era sentito nuovamente adolescente. L'uomo gli fece semplicemente un occhiolino, prima di uscire dalla cucina, sorridendo apertamente.

 

Passare la nottata a baciare Kurt non era certo ciò che si sarebbe aspettato per Natale. Eppure avevano passato ore intere a tenersi stretti, scambiarsi paroline dolci, e baci. Dai più ai meno casti. Avevano chiacchierato, ridacchiato, e si erano addormentati solo alle cinque passate. Tenendosi stretti, sotto le mille coperte, e scaldandosi a vicenda. Blaine gli aveva promesso che avrebbe mollato, in qualche modo, Alex, e che dopo avrebbero potuto ricominciare da capo. Kurt, cercando in tutti i modi di contenere l'entusiasmo, lo aveva stretto forte e lo aveva rassicurato, dicendogli che gli sarebbe stato accanto. Non aspettavano altro che poter ricominciare insieme. Era l'unica cosa che aspettavano dal primo momento che i loro occhi si erano finalmente rincontrati. Diciamo pure che nessuno dei due pensava sarebbe stato possibile. Ormai, dopo sei lunghi anni, entrambi stavano cercando di abituarsi alle loro rispettive vite. Sicuramente non era facile, ma lentamente ci stavano riuscendo. Si erano resi conto, ad un certo punto della loro vita, che se non avessero potuto avere la persona che realmente amavano, allora l'unica cosa che restava loro da fare era cercare di accontentarsi e farsi andare bene ciò che avevano. Così Kurt usciva le sere in cui il giorno dopo non avrebbe dovuto lavorare, cercando qualcuno che avesse i ricci neri, gli occhi ambrati e un sorriso luminoso, solo per poter sentire, in quelle poche ore di intimità, un contatto con il suo passato. Ovviamente non funzionava mai, visto che quando si risvegliava, se era possibile, si sentiva peggio di prima. Blaine, d'altro canto, aveva conosciuto una persona stupenda. Una persona stupenda che lo amava. Il problema era sempre stato che lui non ricambiava. Si, sicuramente gli voleva un bene. Un bene che però, probabilmente, era comparabile al bene che si prova per un fratello.

E adesso erano nuovamente lì. Sullo stesso letto di qualche anno prima, ad amarsi, come non erano riusciti a fare per sei anni, pronti ad affrontare i futuri ostacoli che il destino aveva già posizionato per loro. Nonostante tutto, quella volta non erano adolescenti, non avevano paura. Sapevano, erano sicuri, che quella volta nessuno sarebbe riuscito a dividerli nuovamente. Era finita per chiunque non volesse che stessero insieme, ed era appena iniziata nuovamente per loro. E quella notte, silenziosamente, si promisero che avrebbero lottato con tutte le forze possibili. Ed era una promessa che avrebbero mantenuto.

 

*

 

Kurt se ne stava seduto su un altalena del piccolo parco di Lima – stranamente vuoto quel pomeriggio –, osservando la neve che leggiadramente si posava sulla terra, ormai diventata bianca. Quella mattina, prima di uscire di casa con Blaine, si era infilato il cappotto nuovo, e si era imbacuccato dalla testa ai piedi. Le mani, fasciate dai guanti, in quel momento, si reggevano leggermente alle corde del sediolino, e i capelli castani erano coperti da un berretto nero di lana. Sorrise, quando sentì un fiocco di neve posarsi sul suo naso. Alzò lo sguardo al cielo, e senza poter smettere di sorridere, fissò i centinaia di fiocchi bianchi che lentamente scendevano, e si posavano su qualsiasi superficie trovavano. Era felice. Era felice come non lo era mai stato, e quell'anno persino la neve aveva imparato ad amare. Si sentiva, in un certo senso, rinato. Finalmente.

Click.

Certo, questo non gli impediva di uccidere qualcuno. Qualcuno che si chiamava Blaine Anderson. Il sorriso sparì velocemente dal suo viso, e roteò gli occhi, prima di abbassare lo sguardo su un moretto ridacchiante. Si, avrebbe potuto ucciderlo. Pure volentieri.

“Quante volte ti ho detto di non farmi foto quando non me lo aspetto?” sbraitò il più grande, scuotendo istericamente le corde del sediolino, e fissando truce il moro che si riavvicinava a lui, con un sorrisetto divertito stampato in faccia, e la macchina fotografica tra le mani.

“Ti prego, Kurt,” fece quest'ultimo con tono fintamente saccente. “Le foto al naturale sono le più belle.” dopodichè, si sedette sul sediolino accanto e gli fece vedere l'ultima foto che aveva appena scattato. Vide Kurt sorridere impercettibilmente, come se stesse cercando in tutti i modi di nascondere il fatto che doveva ammettere che la foto fosse veramente bella. “Ho capito all'improvviso che la fotografia poteva fissare l'eternità in un attimo.”* sussurrò Blaine, giusto un attimo prima di posare due dita sotto il mento del ragazzo accanto a lui, e fare in modo che voltasse il viso verso il proprio. Senza pensarci due volte, unì le loro labbra in un bacio casto, e in quel momento, sentì il sorriso di Kurt espandersi. Non potè evitare di sorridere nel bacio insieme a lui. Le labbra di Kurt, in quel preciso momento, erano fredde come il marmo, ma morbide come sempre. Posando la mano libera sulla sua guancia si rese conto anche che il suo viso era freddo, e probabilmente, immaginò, si stava lentamente arrossando. Si staccò lentamente, non prima di lasciargli un paio di dolci baci a stampo, e si scontrò immediatamente con due iridi celesti che lo fissavano felici. Era tutto perfetto.

“Hai freddo?” gli chiese, prendendo la sua mano e stringendola. Il più grande scosse la testa, ma quasi a volerlo fare apposta, un brivido lo percorse subito dopo. Blaine sorrise, alzandosi, e tirando su Kurt con sé, che prima di poter perdere l'equilibrio, venne stretto da due braccia forti. Sorrise, ricambiando quella stretta. “Dai, torniamo a casa.” sussurrò dolcemente, spostandosi giusto quel poco che gli bastava per poterlo vedere in faccia. Kurt mise su un broncio adorabile, e Blaine dovette resistere per non baciarlo nuovamente.

“Mi piace stare qui.” si lamentò il più grande, incrociando le braccia al petto. Blaine rise di cuore, e lo baciò su una guancia.

“Okay, ho capito. Ma se poi ti ammali, non dare la colpa a me.” scherzò il moro, dandogli una leggera spallata, dopodichè si allontanò nuovamente per fare una foto ad uno stormo di uccelli che si era appena alzato in volo, lasciando a Kurt l'opportunità di sedersi nuovamente con un ghignetto soddisfatto per essere riuscito a convincere facilmente il moro. Cominciò a dondolarsi leggermente, mentre guardava il viso concentrato di Blaine dietro la macchina fotografica, mentre si spostava di poco ma velocemente, per prendere una meglio angolazione. Quando lo vide allontanare la macchina e sorridere soddisfatto, non potè evitare di sorridere felicemente anche lui. Aveva proprio scelto bene, Blaine era felice del regalo che gli aveva fatto. E come se non bastasse, era maledettamente bravo, anche senza aver mai preso lezioni. Gli sorrise apertamente, mentre si riavvicinava a lui.

“Posso provare?” chiese il più grande, esitando leggermente. Vide il moro corrugare la fronte, confuso, ma quasi subito dopo, sorrise, sfilandosi il cinturino della macchina fotografica dal collo. Gli fece cenno di avvicinarsi e quando Kurt lo fece, il moro gli fece passare il cinturino dal collo e gli posò la macchina fotografica tra le mani, poi sorrise innocentemente alla sua espressione di aspettativa.

“Beh?” chiese il più grande, dopo pochi secondi. Il moro rispose con un espressione confusa. “Aiutami, no? Io non so nemmeno da dove si parte.”

Blaine sorrise, poi si guardò intorno per qualche secondo. “Prima di tutto, devi trovare qualcosa che ti piace. Qualcosa che vuoi racchiudere in una fotografia, così da fare in modo che quel ricordo durerà per l'eternità.”

Kurt lo fissò negli occhi per qualche secondo, prima di deglutire e cominciare a guardarsi intorno. Sembrava più difficile del dovuto. Cosa poteva esserci nel parco di Lima qualcosa che avrebbe voluto ricordare per sempre? Lentamente, tenendo sempre la fotocamera tra le mani, si avvicinò alla fila di alberi che proseguiva per un breve tratto, e intravide qualcosa che lo incuriosì parecchio. Con un lento gesto della mano, fece avvicinare Blaine. Quando questo gli fu vicino, gli indicò un piccolo uccellino nero e bianco intento a creare col proprio becco un piccolo nido, che lentamente ingrandiva, quasi come se non gli sembrasse mai abbastanza. Usava movimenti veloci, ma curati. Si vedeva che in ogni filo che intrecciava all'altro c'era tutto l'amore che potesse metterci.

“Guarda qui dentro.” gli sussurrò il moro all'orecchio, prima di indicare un piccolo vetrino nella parte alta della macchina fotografica. Kurt obbedì come un automa, posando l'occhio destro dove gli aveva indicato il moro e chiudendo l'altro, aspettando che Blaine gli desse altre indicazioni. “Cosa vedi?” gli chiese poi.

“E' un po' sfocato.” sussurrò il più grande. Potè immaginarsi l'altro ragazzo annuire. Aprendo l'occhio che fino a quel momento aveva tenuto chiuso, notò Blaine far vagare per un attimo lo sguardo da lui, all'uccellino, ancora intento a crearsi il suo rifugio. Annuì nuovamente.

“E' un po' lontano, in effetti.” sussurrò il moro, poi lo guardò nuovamente. “Muovi l'obbiettivo fino a che non mette a fuoco l'immagine.” gli suggerì poi. Kurt chiuse nuovamente l'occhio sinistro, e si concentrò sul lavoro che stava facendo. Portò la mano sinistra sull'obbiettivo e lo mosse delicatamente verso sinistra, fino a che l'immagine che stava vedendo non si focalizzò perfettamente. Sorrise felicemente, mentre riportava la mano sulla macchina. Restò a fissare l'immagine davanti ai suoi occhi qualche secondo, poi, molto lentamente, scattò la foto. Si accorse, solo quando ormai la foto era stata fatta, che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, così lo rilasciò, rilassando istintivamente le spalle. Allontanò la macchina fotografica di qualche centimetro, e vide la foto che aveva scattato, che lui aveva scattato, impressa nello schermo. L'uccellino era fermo, piegato leggermente, e stava intrecciando un rametto con un altro. Nella foto sembrava quasi compiaciuto del proprio lavoro. Sorrise apertamente, riportando lo sguardo sul moro, che stava fissando la foto, sorridente.

“E' meravigliosa.” gli disse, prima di baciarlo teneramente. “Bravissimo.” sussurrò dolcemente. Kurt si sfilò il cinturino dal collo, e passò la fotocamera al suo amante, senza smettere un attimo di sorridere.

“E' strano, ma è stata.. è stata veramente un emozione bellissima. E.. oddio, non te lo so spiegare. Ho amato farlo.” balbettò il più grande, mentre si riavvicinavano all'altalena. Si risedettero sui due sediolini, e Blaine gli rivolse un sorriso sincero.

“So cosa intendi. Ed è un emozione che non passa con l'andare del tempo.” spiegò. “E' sempre come se tu stessi scattando la prima foto. Sempre.” disse, dolcemente. In quel momento, Kurt si rese conto di quanto Blaine fosse appassionato di fotografia, e, sinceramente, poteva perfettamente capirlo. Tutto il nervosismo che aveva avuto nei primi momenti, era sparito immediatamente quando aveva visto l'immagine che aveva creato. Quella era pura arte. “Come mai hai scelto proprio quello?” chiese poi il moro, risvegliandolo dai suoi pensieri.

Kurt alzò le spalle, e sospirò, prima di rispondere. “Vedi, lei è una mamma. O comunque, una futura mamma.” cominciò a spiegare il più grande, muovendo distrattamente i piedi sulla neve accumulata sul terreno. “Lei non sa cosa le succederà tra pochi mesi o giorni, nessuno gliel'ha spiegato. Ma nonostante tutto, si sente pronta a proteggere i suoi piccoli da qualsiasi cosa potrebbe danneggiarli, o far loro del male, e si sente pronta a covarli, a nutrirli e ad accudirli fino a che questi ultimi non saranno pronti a volar via dal nido. Io credo che sia una cosa che va oltre l'istinto animale. Penso che sia l'amore incondizionato di una madre a farle fare certe cose. E penso, sinceramente, che non esista cosa più bella.” sussurrò, tornando a guardarlo negli occhi. Blaine gli stava sorridendo sinceramente, con le mani ancora ancorate alla fotocamera, ma lo sguardo fisso su di lui. Si avvicinò al moro, e gli lasciò un bacio tenero sulle labbra, sorridendo imbarazzato.

“E' stupendo quello che hai detto.” replicò il moro, quando si staccarono, e tornarono a guardarsi negli occhi. Kurt alzò le spalle, sorridendo.

“E' solo quello che penso.”

 

*

 

Il resto del pomeriggio lo passarono al parco a ridere, chiacchierare e farsi foto a sorpresa a vicenda. La neve aveva smesso di cadere dopo poco, e non si era ripresentata fino alla mattina dopo, quando, Blaine aveva svegliato Kurt con un tenero bacio, e l'aveva informato del tempo, e chiesto se gli andava di fare una lotta a palle di neve. Il più grande era scoppiato a ridere, nonostante fosse appena sveglio, e a malapena capace di muovere un muscolo. Ovviamente, mezz'ora dopo si era ritrovato fuori in giardino a cercare ogni modo per schivare le pallate di Blaine, e per colpirlo in pieno viso. Quando si erano resi conto di essere bagnati dalla testa ai piedi, avevano deciso, ridacchiando, di farsi una doccia e poi di andare a fare una passeggiata.

Il giorno della partenza arrivò prima di quanto si aspettassero. Il trenta mattina, dopo essersi sciolti dall'abbraccio stritolatore nel quale si erano legati nel sonno, ed essersi liberati dalle coperte aggrovigliate, si fecero entrambi una doccia veloce, e scesero per la colazione. Kurt si rese conto subito del fatto che, appena varcarono la soglia, la tensione si poteva tagliare con il coltello. Tranne Finn che si strafogava come ogni mattina, e Carole che cucinava apparentemente tranquilla. Suo padre. Era suo padre che stava emanando un aura di nervosismo, che ti urlava “Stammi lontano”. E non aveva mai visto suo padre nervoso come quel giorno. Doveva essere successo qualcosa. Sciolse la stretta dalla mano di Blaine, e si sedette sulla sedia davanti a quella di suo padre.

“Buongiorno?” esitò il ragazzo, guardando suo padre. Vide quest'ultimo distogliere lo sguardo immediatamente e tirare su con il naso, per poi borbottare un giorno, senza mai cercare i suoi occhi. Ora capiva tutto. Guardò verso Blaine che fissava la scena, anche lui confuso dal fatto che Burt sembrasse così intrattabile. Si guardarono qualche secondo, conversando solo con lo sguardo, quando, dopo poco, Blaine annuì e Kurt lo ringraziò con un sorrisetto. Il moro si alzò dalla sedia accanto a quella di Kurt, e si sporse verso Carole che stava ancora cucinando. Le sussurrò qualcosa nell'orecchio, quando lei, dapprima confusa, fece vagare lo sguardo da suo marito al suo figliastro. Infine annuì a Blaine, e quest'ultimo le baciò una guancia in segno di ringraziamento.

“Vogliate scusarmi, torno subito.” annunciò Blaine, sorridendo a, praticamente, la sua seconda famiglia. Tutti gli fecero un cenno col capo, tranne Kurt, che gli sorrise amorevolmente. Blaine uscì dalla stanza solo dopo aver ricambiato il sorriso.

“Finn, puoi venire un momento con me, per favore?” chiese dopo pochi secondi la donna, sorridendo al figlio, e sperando che capisse la sua richiesta solo tramite uno sguardo.

Ovviamente non lo fece. “Perchè?” si lamentò il figlio, ricambiando lo sguardo confuso.

“Dobbiamo cercare quella cosa che hai perso.” inventò sul momento.

“Ma io non ho pers -”

“Vieni con me.” disse allora Carole, con quel tono deciso che non accettava repliche. Finn si alzò con uno sbuffo solo dopo aver lanciato uno sguardo al pancake che aveva nel piatto. Uno sguardo che sapeva tanto di “Non preoccuparti, tornerò”. Kurt dovette trattenere una risata, mentre guardava Carole e Finn uscire dalla stanza. Dopo pochi attimi, il silenzio tornò bruscamente nella stanza. Kurt guardava suo padre, torturandosi le mani sotto al tavolo, mentre l'uomo adocchiava il giornale sportivo sul tavolo, senza dargli veramente importanza.

“Papà?” tentò dopo poco il ragazzo, senza staccare gli occhi dal padre. Quest'ultimo non lo degnò di uno sguardo, mentre annuiva con il capo, come a dargli il permesso di continuare. Quando Kurt allungò una mano per posarla su quella di suo padre, Burt alzò lo sguardo, prima guardando le loro mani, poi il figlio. “Tornerò.” sussurrò semplicemente il ragazzo, fissando suo padre negli occhi.

Burt annuì. “Dici di tornare ogni anno, e poi non lo fai mai.” disse semplicemente, in tono leggermente accusatorio. “So che quest'anno tutto ti sembra perfetto perchè hai rincontrato Blaine. Ma io.. ho paura, se devo essere sincero.”

Kurt dovette sforzarsi di deglutire, prima di poter riaprire bocca. “Paura di cosa?”

“Se Blaine non fosse fidanzato -”

“Come fai a saperlo?” lo interruppe il figlio, scostando la mano da sopra quella di suo padre, e assumendo un espressione preoccupata.

“Me lo ha detto lui, figliolo.” rispose il padre, portando entrambe le mani sotto il tavolo. “E' venuto a parlarne con me la mattina dopo Natale. Mi ha spiegato la sua situazione, e si, anche a me ha promesso che avrebbe lasciato il suo ragazzo e che ti avrebbe reso felice, come non è riuscito a fare in questi anni. Ma vedi, se Blaine non lasciasse -”

“Lo farà papà,” rispose il figlio sicuro, e con un sorriso sincero. “Ha detto che lo farà, e io mi fido di lui.” aggiunse poi.

Suo padre annuì lentamente, fidandosi dell'opinione del figlio. “Sei adulto Kurt, e sei responsabile delle tue azioni. Se decidi di fidarti di lui, allora anch'io lo farò.”

“Te ne sono grato.” tagliò corto il figlio con tono glaciale. Incrociò le braccia al petto, sperando che suo padre capisse che non aveva più voglia di quel discorso.

“Allora, lascia che mi fidi di te. Prometti che tornerai a trovarmi?” chiese dopo poco Burt, capendo l'irritazione del figlio. “Sai, per me, resterai sempre quel bambino che mi svegliava alle quattro di notte, per divertirsi ad impiastricciare la cucina, e non è,” Kurt vide suo padre dover prendere un profondo respiro, per poter continuare a parlare, e non potè evitare di intenerirsi davanti a quella scena. “Non è facile vederti andare via così, ogni volta. Vorrei solo vederti un po' più spesso.”

Kurt sorrise affettuosamente. “Te lo prometto, papà. Tornerò il prima possibile.”

Burt annuì, e si asciugò gli occhi lucidi, poi ridacchiò distrattamente. “Adesso puoi anche far tornare gli altri.” sorrise in direzione del figlio, che aveva cominciato a ridacchiare. “Penso sia ora di far colazione, come una vera famiglia.”

 

*

 

La mattina del trentuno Blaine si svegliò con un pesante mal di testa, ma con un sorriso felice quando vide le due chiamate perse di Kurt, e il messaggio minatorio che diceva che se non avesse risposto alla prossima chiamata, sarebbe andato a sfondare la porta del suo appartamento. Ridacchiò, mentre rispondeva alla chiamata che arrivò proprio in quel momento. Restarono al telefono per circa mezz'ora nella quale Kurt gli spiegava di non prendere impegni per quella sera, visto che sarebbero andati con Rachel a Times Square per festeggiare l'arrivo dell'anno nuovo. Blaine acconsentì a quell'invito, che proprio invito non sembrava. Sembrava più un Stasera andiamo a Times Square, caro Blaine. Primo, perchè non puoi lasciarmi solo con quella matta della Berry. E secondo, voglio passare con te ogni secondo della serata. Cosa a cui Blaine aveva risposto con Beh, sembra che io abbia trovato qualcuno da baciare stasera. Kurt aveva ridacchiato, e gli aveva sussurrato un ti amo pieno di promesse.

Quella sera, dopo diversi cambi di vestiti, Kurt si era recato con Rachel, che non smetteva un attimo di chiedergli dettagli della sua vacanza in Ohio, sotto casa del moro. Quando Blaine era uscito dal portone, entrambi si erano guardati, trattenendo il respiro per qualche secondo, e dimenticandosi della Berry, che faceva vagare lo sguardo dall'uno all'altra incessantemente. Si erano guardati come se fossero anni che non si vedessero, quando in realtà erano passate a malapena ventiquattr'ore. Alla fine, Blaine se ne era uscito con un wow, sei bellissimo, che aveva fatto arrossire leggermente il più grande. In realtà, non aveva niente di diverso dall'ultima volta che Blaine lo aveva visto, semplicemente il moro si divertiva a vederlo arrossire. La trovava una cosa dannatamente adorabile.

Arrivarono a Times Square alle sei di sera, sperando così che se fossero arrivati prima avrebbero trovato un posto per vedere il concerto, ma purtroppo già c'era gente intenta a scatenarsi, a ubriacarsi, e a saltare in qua e in la come canguri. E sicuramente erano lì da molto prima di loro. Provenienti da chissà quali stati di America, più di settecentomila persone si sarebbero radunate in quell'incrocio, quella notte. Tutti pronti a sentire un po' di musica, stare in compagnia, o aspettare l'inizio dell'anno nuovo con la persona amata. Esattamente come avrebbe fatto lui, quella sera.

Come ogni anno avevano allestito un palco per offrire agli spettatori un concerto gratuito. Aveva letto da qualche parte che ci sarebbe stata sia Lady Gaga che Katy Perry quella sera, e, anche se stava in tutti i modi cercando di trattenere l'entusiasmo, era sicuro che Blaine leggesse la sua esaltazione sul suo viso.

Quando Rachel si allontanò, con la scusa di aver visto qualcuno che conosceva, i due si presero un po' di tempo per loro, camminando in qua e in la, e sperando che nessuno si rendesse conto che stavano cercando in tutti i modi di superarli per avvicinarsi al palco. Sembrava lontano anni luce. E menomale che quell'anno avevano sistemato più di un maxischermo.

Il concerto cominciò alle nove e mezzo spaccate, e oramai non c'era più traccia della Berry, nonostante lui stesse continuando a cercarla a destra e a sinistra. Rilassati, Kurt, gli aveva detto Blaine, Sono sicuro che sia in buone mani e – oh, inizia il concerto.

Si esibirono diversi artisti, ma quando Lady Gaga montò sul palco, salutando allegramente i propri fan, non potè evitare un gridolino di entusiasmo. Era l'unica di cui gli interessava, se doveva essere sincero, quella sera. Ascoltò le due canzoni che cantò con molta concentrazione, ignorando le risatine divertite del moro accanto a lui, e si permise di prendersi la sua rivincita quando fu Katy Perry a montare sul palco, e Blaine completamente in ecstasy.

Nel momento in cui fu Beyoncè a montare sul palco, vide Blaine avvicinarsi pericolosamente a lui, e dopo averlo fissato assottigliando gli occhi, sentì la voce del moro canticchiargli nell'orecchio il ritornello di Single Ladies, ricordandogli così il giorno che erano all'ospedale. Non sapeva se ammazzarlo o se ammazzare direttamente la cantante, che proprio dopo aver finito un monologo sul quanto amava i suoi fan, si mise proprio a cantare la canzone dei suoi incubi. Spalancò gli occhi, e sentì il moro ridere apertamente accanto a lui. Sembrava quasi che tutti ce l'avessero con lui, quella sera.

Il conto alla rovescia, cinquanta secondi prima dell'inizio del nuovo anno, fu fatto vedere sui grandi schermi, in contemporanea alla New Year's Ball Drop, che aveva cominciato a scendere lentamente lungo l'asta dell'One Times Square. Blaine gli stava tenendo una mano dietro la schiena, e lo stava stringendo a sé, mentre sorrideva, guardando incessantemente la sfera che continuava a scendere. Lo imitò, senza poter evitare di smettere di sorridere. I dieci secondi arrivarono in fretta, ed entrambi, insieme alle migliaia di persone presenti, cominciarono a fare il countdown. Quando l'1 impresso sul maxischermo fu scambiato da un colorato Happy New Year, quasi a farlo apposta, si girarono l'uno verso l'altro, e, senza aver bisogno di parole o di permessi, si avvicinarono, e si baciarono con passione, lì nel bel mezzo della piazza, imitati immediatamente da altre tantissime coppie presenti.

Scapparono da Times Square, verso mezzanotte e mezzo, quando Rachel si era degnata di farsi rivedere dai due ragazzi con, quella che sembrava, una nuova conquista. Avevano salutato Rachel e Simon? – Kurt non ne era sicuro – e avevano percorso la strada che portava all'appartamento del moro, tenendosi per mano, e schivando ridacchianti Americani intenti a continuare ad ubriacarsi, e ad urlare a tutti quelli che incontravano Buon anno nuovo!

Quando arrivarono sotto l'edificio del moro, persino le loro mani sembravano contrarie al pensiero di doversi lasciare, così che Blaine fu obbligato a chiedere a Kurt se volesse salire da lui. E dopo uno sguardo, entrambi capirono qualsiasi cosa.

Quella notte fecero l'amore. Quella notte, finalmente, entrambi riuscirono a toccare nuovamente quel corpo che tanto avevano amato. Fecero l'amore guardandosi negli occhi, senza distogliere lo sguardo nemmeno una volta, con in sottofondo i NewYorkesi ancora urlanti. Fecero l'amore tutta la notte, ricominciando ogni qualvolta arrivavano all'orgasmo. Quell'orgasmo talmente intenso che faceva dimenticare loro qualsiasi cosa. I problemi, la situazione in cui si trovavano, o persino il fatto che stessero facendo l'amore sul letto di Blaine ed Alex. Non si preoccuparono troppo di soffocare gemiti od urla, visto che a nessuno dei due importava realmente se tutto l'edificio li avesse sentiti. Erano due persone innamorate, che finalmente si erano ritrovate, dopo troppo, troppo tempo. Kurt non si sentiva uno di quegli così chiamati sfasciafamiglie, visto che l'unica cosa che stava facendo era salvare il suo amato da una relazione che non aveva mai realmente desiderato, e Blaine non si sarebbe mai pentito di quello che stava facendo, nonostante si era ripromesso più volte di non essere un traditore, e di non cedere alle tentazioni. Ma Kurt non era una tentazione. Kurt era l'amore della sua vita.

E quella notte, esistevano solo loro due. Quella notte apparteneva a loro.

 

*

 

Quando i raggi del sole del primo mattino colpirono in pieno viso Kurt, quest'ultimo aprì lentamente gli occhi, leggermente infastidito. Odiava essere svegliato in quel modo. Ma sapeva della mania di Blaine di aprire sempre le tende, appena sveglio.

Blaine. Aveva veramente passato la nottata con Blaine. Girando la testa, si rese conto che il moro non era più nel letto insieme a lui, così si permise di alzarsi, ed evitare di ignorare il dolore alle gambe. Arrossendo per l'improvvisa consapevolezza di essere nudo, recuperò i propri boxer, e se li infilò il più velocemente possibile, per poi uscire dalla stanza, ed essere guidato da un buonissimo profumo di pancakes. Seguendo il profumo, si ritrovò presto la scena di un Blaine fischiettante davanti ai fornelli, vestito di tutto punto. Tornò a guardare il fatto che lui fosse solo in boxer, ma dopo aver alzato le spalle, ed essersi reso conto che in realtà non gli importava niente, fece un passo avanti.

Abbracciò Blaine da dietro, il quale sobbalzò, non essendosi reso conto della presenza del più grande, per poi sorridere. “Buongiorno.” sussurrò il moro, girandosi nell'abbraccio, e baciandolo velocemente sulle labbra. Kurt sorrise apertamente.

“Buongiorno a te.” disse stringendo le braccia attorno a Blaine, e baciandolo nuovamente. “E così, adesso sai anche cucinare.”

Blaine roteò gli occhi, divertito. “Ovvio.” disse. “C'è qualcosa che non so fare?” chiese poi, rigirandosi, per controllare i pancakes sul fornello.

“Lo chiamavano Signor Modestia.” rise Kurt, allontanandosi. Blaine si girò con un sorriso aperto. “Ho il tempo di farmi una doccia?” chiese poi, indicando distrattamente il corridoio alle sue spalle, e sorridendo, quando vide Blaine addentare un muffin. La golosità del moro sicuramente non era cambiata o diminuita. Blaine gli fece un cenno distratto con la forchetta che teneva in mano, troppo intento a fare l'amore con il dolcetto al cioccolato che teneva in mano. Kurt rise apertamente, mentre si allontanava nel corridoio e cercava il bagno.

 

Si, una doccia calda era proprio quella che gli ci voleva, pensò Kurt, quando uscì dal bagno del moro con addosso solo l'asciugamano intorno alla vita. Stava percorrendo il corridoio fino all'entrata della stanza di Blaine, quando quest'ultimo girò l'angolo e lo vide. La sua espressione indifferente si tramutò molto facilmente in un ghigno malizioso. Lo vide avvicinarsi, e subito dopo sentì le sue mani stringergli il sedere da sopra l'asciugamano. Poco dopo un erezione non proprio velata strofinò sulla sua. Si lasciò scappare un leggero sospiro. Poi Blaine lo baciò con lentezza, ed era una lentezza talmente erotica, che Kurt quasi volette ammazzare il moro quando quest'ultimo si scostò dal suo corpo, ghignando divertito.

“No, niente sesso, Kurt,” ridacchiò. “I pancakes ti aspettano.” disse poi con un entusiasmo infantile, che fece sorridere teneramente il più grande. Blaine era uno di quelli che riusciva a passare dall'essere super mega sexy all'essere super mega tenero in meno di dieci secondi. Ed era una delle cose che più amava di lui.

“E va bene,” acconsentì il più grande, alzando le mani. “Mi vesto e arrivo.”

Pochi minuti dopo si trovavano seduti al grande tavolo della cucina di Blaine, a mangiare pancakes, muffin, e bere litri di latte e caffè, cercando di non strozzarsi per il troppo ridere. Sembravano due bambini pronti a farsi qualsiasi dispetto, dal mettere il sale nel caffè dell'altro mentre non guardava, al versare fin troppo sciroppo d'acero sui pancake, per renderli così praticamente immangiabili.

Verso le nove e mezzo sentirono il campanello suonare, e tra una risata e l'altra fu Blaine, dopo aver schioccato un lungo bacio al gusto cioccolato a un altro ridacchiante Kurt, ad alzarsi e andare a vedere chi è che osava disturbarli.

Ovviamente non si aspettava quella persona quando aprì la porta del suo appartamento.




Note: Come sono carina a far finire i capitoli in questo modo. 
Ok, ragazzi, ci siamo, questo è il penultimo capitolo, e non ci sarà un epilogo, solo il prossimo capitolo, che sarà la fine anche di questo viaggio – già mi viene da piangere. 

Grazie a chi ha recensito gli scorsi capitoli, a chi sta seguendo, e a chi ha messo tra i preferiti. Grazie a tutti. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: its_CrissColfer