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Autore: Nadie    13/10/2014    2 recensioni
«Figliolo, sono il capitan Jack Sparrow, comprendi?» l’uomo lo guardò speranzoso, lui incurvò le sopracciglia confuso.
«Il tuo volto mi sembra familiare… ti ho minacciato altre volte?»
«Ne dubito, non sono di qua.»
«E allora da dove vieni, straniero, e qual è il tuo nome?»
Abbassò lo sguardo, poi prese un profondo respiro e raddrizzò la schiena.
«Sono Caspian X, Re di Narnia.»

[SyrenaXCaspian]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Syrena, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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V



Il suo grande, maestoso veliero era così piccolo, così piccolo ed intrappolato dentro una bottiglia.
Ma come poteva essere?
Com’era possibile?
Portò la bottiglia più vicino agli occhi perché non ci credeva, non poteva e non doveva credere che qualcosa di simile potesse essere accaduto.
«Il tuo veliero?» domandò Jack Sparrow, ma Caspian non riuscì a rispondergli, cercava di capire, mettere insieme i pezzi: lui piovuto in quel mondo senza sapere o ricordare come ed ora il suo veliero ben custodito dentro un armadio scuro.
Barbanera sapeva qualcosa, non poteva essere altrimenti, perché c’erano troppe coincidenze che non potevano assolutamente essere casuali.
Serrò le mani attorno alla bottiglia e scattò verso la porta.
«Dove stai andando, figliolo?»
«Da Barbanera!»
Le mani del pirata si strinsero agilmente attorno al braccio di Caspian e lo fermano appena prima che riuscisse a varcare la soglia ed uscire.
«Non credo di trovarmi d’accordo con questa tua missione suicida, giovanotto!»
«Infatti ci vado da solo, tu non sei incluso.»
«È ovvio che non sono incluso, figurati se vengo con te da Barbanera!»
«Allora sei pregato di lasciarmi andare, cuor di leone!»
Il giovane re si divincolò dalla stretta del pirata e marciò deciso fuori dalla cabina del capitano.
«Allora d’accordo! Fai come vuoi! Permettimi però di predirti ciò che accadrà: tu chiederai informazioni- informazioni che non otterrai mai - a Barbanera e userai i tuoi soliti modi garbatissimi, e lui prenderà la sua sputafuoco e mirerà alla tua testa vuota e a quel punto potrai proprio scordarti di ritornare nella tua bella Normia! Senza contare che poi mirerà anche alla mia, di testa, dato che ti ho portato io nella sua cabina… tu mi vuoi far uccidere!»
Caspian si arrestò all’improvviso e si voltò verso Jack, brandendo la bottiglia di vetro contenente il suo veliero.
«Tu invece vuoi che me ne stia zitto quando è evidente che quel sudicio, lurido pirata sa sicuramente perché sono qui e magari anche come farmi tornare indietro, corretto?»
«Se la metti così suona un pochino male, ecco prova in quest’altro modo: ‘tu vuoi che io non firmi la mia condanna a morte andando a spifferare a Barbanera che so della sua collezione di navi, anche perché non scoprirei un fico secco e ti farei anche uccidere, ed io non voglio che tu muoia, Jack, perché sei il miglior pirata di tutti i tempi!’ non è molto meglio?»
Caspian sbuffò e scosse la testa.
Posò di nuovo lo sguardo sul suo piccolo- ancora non ci credeva! - veliero e sentì che c’era di più sotto, che qualcosa di grande era accaduto, che lui non si trovava lì per caso ma, qualunque fosse il motivo della sua scomparsa da Narnia, non era stato Aslan e questo non era un buon segno.
«Tanto non risolverai un bel niente!»
«Tentar non nuoce.»
«Forse nella tua magica Normia, ma qui, tentar con Barbanera, nuoce eccome!»
Jack gli si avvicinò e gli batté goffamente tre colpetti su una spalla.
«Faremo così: ora mi dai la bottiglia con il veliero - un adorabile veliero, tra l’altro, adorabile! - e la rimetterò dov'era, poi andremo a fare una visitina alla sirenetta, magari lei riesce a calmare i tuoi bollenti spiriti, e proseguiremo con il nostro piano di liberarla e, dopo che tornerà a sguazzare libera, ci occuperemo di come rispedirti a Normia perché, credimi, non vedo l’ora che tu ci ritorni!»
Caspian allontanò bruscamente la mano del pirata dalla sua spalla.
«Jack, guarda che non sto scherzando!»
«Nemmeno io: sei insopportabile, giovanotto!»
E nonostante Caspian avesse voluto andare dritto da Barbanera e capire cosa diavolo gli fosse successo, capì che Jack aveva ragione: in quel modo non avrebbe ottenuto nessun risultato, se non quello di farsi uccidere.
Dopo aver riposto con cura maniacale la bottiglia al suo posto, il giovane re ed il pirata uscirono dalla cabina, richiudendola a chiave e si avviarono verso la cambusa, dove Jack cercò di rimediare del pesce per la sirena.
Ripose tutto ciò che trovò in un ampio fazzoletto e lo consegnò a Caspian, facendogli cenno di andare.
Il giovane nascose il fazzoletto sotto la camicia e si diresse verso le segrete.
La strada ormai la conosceva bene, sarebbe stato capace di arrivarci anche bendato, dopo gli ultimi gradini svoltò a destra e, come sempre, prigionieri malridotti, sporchi e maleodoranti puntarono i loro occhi su di lui.
Camminò dritto fino alla cella della sirena, tentando di ignorare quegli sguardi opprimenti che gli scivolavano addosso come a voler dire: ‘ma perché, perché non aiuti anche noi? Guarda come siam ridotti!’, scrollò le spalle e finse di scrollarsi di dosso anche le loro voci immaginarie che gli cadevano sopra, che lo investivano inevitabilmente.
Non è colpa mia, sto già rischiando grosso.
Ripeté mentalmente, per calmarsi.
Il cane con le chiavi sedava davanti alla cella della sirena, sembrava starlo aspettando.
Lasciò cadere le chiavi sulla mano tesa di Caspian e si guadagnò una carezza gentile.
La sirena, immersa fino alle spalle nell’acqua, ormai sporca, all’interno dell teca, studiava meticolosamente ogni centimetro della sua prigione, e i suoi occhi verdi correvano impazziti da un punto all’altro senza fermarsi, o forse riuscire a fermarsi.
Caspian forzò la serratura ed entrò, avvicinandosi cauto, lei non sembrava essersi affatto accorta della sua presenza, per questo, quando lui le posò delicato una mano sulla spalla, si spaventò molto.
«Calma, calma… va tutto bene, sono io.  Cibo?» le chiese, mostrandole il fazzoletto.
Lei glielo strappò quasi di mano e cominciò a mangiare voracemente, non mangiava da due giorni perché né Caspian né Jack erano riusciti a portarle qualcosa da mettere sotto i denti, né a visitarla.
«Se mangi così in fretta ti sentirai male.»
«Sempre meglio che morir di fame!» farfugliò e lui si rialzò in piedi, andandosi a sedere con la schiena contro il muro freddo della cella, le pietre dure che gli si conficcavano tra le scapole.
Lui su una barchetta persa tra acqua scure.
Il suo veliero dentro una bottiglia.
Nessun ricordo.
Memoria interrotta.
Nessuna spiegazione.
Barbanera sapeva qualcosa, se lo sentiva, non poteva che essere così, e lui aveva il disperato bisogno di capire cosa fosse accaduto, come tornare indietro… se solo avesse potuto contattare Aslan!
Ma non sapeva, non aveva idea di come poter entrare in contatto con il Grande Leone.
Sospirò accigliato, e nascose il volto tra le mani.
Aslan, cosa diavolo è successo? Perché non sei intervenuto? Se è una punizione per qualcosa che ho fatto allora, ti prego, lasciami almeno tornare indietro perché son stanco da morire e non voglio più restare.
«Che è successo?» domandò la sirena, addentando l’ultimo boccone.
«Niente.» rispose lui, scoprendosi il viso e sospirando.
«Scommetto che i Caraibi non ti piacciono per niente.»
«Caraibi? Sono questi i Caraibi?» indicò intorno a lui con un gesto vago.
«Sì.»
«Bello schifo!»
La sirena accennò un sorriso, leccandosi le dita.
«Non sono mai piaciuti nemmeno a me… non che abbia visto molto, a parte i fondali di Whitecap Bay.»
«È quel postaccio in cui le tue amichette con la coda hanno cercato di sbranarmi?»
«Già.»
«Un’altra bella schifezza di posto!»
«Sei stato tu ad invadere il nostro territorio, comunque.»
Caspian si alzò in piedi e le si avvicinò.
«Invadere il vostro territorio? Bé, senza offesa, sirenetta, ma io non ci tenevo affatto ad invaderlo, non ne ho mai avuto la minima intenzione, perché avrei dovuto? C’è pieno di nebbia, è lugubre e voi non siete granché simpatiche!»
La sirena gli lanciò addosso il fazzoletto sporco e sbatté la coda, bagnandolo un poco.
«Dovevo lasciarti sbranare, anzi: sbranarti io stessa! Sarebbe stato molto meglio!»
«Figurati se lo avresti fatto! Senza offesa, ma non incuti molto timore, sirenetta! Ma già che stiamo affrontando l’argomento: in effetti, perché mi hai salvato la vita?»
Ma la risposta, qualunque essa fosse, Caspian non riuscì a sentirla, perché all’improvviso qualcuno lo colpì violentemente alle spalle, lo fece cadere in ginocchio e gli coprì il viso con un sacco, per poi trascinarlo via, e per quanto tentò di divincolarsi non ci riuscì, chiunque lo stesse trascinando aveva una forza sovrumana.
Zombie, pensò, prima di perdere completamente i sensi in seguito ad un pugno.
 
                                       



Orcaloca!
So che questo ritardo è improponibile, inconcepibile ed inaccettabile, ma tra blocchi, confusione varia ed una vecchia storiaccia che mi fa ancora tribulare, non ho avuto né tempo né parole da scrivere, e senza le parole me sà proprio che non si combina nulla, no?
Però oggi mi è partito lo schiribizzo(mi piace dire 'schiribizzo', non so perché) e perciò ecco cosa ne è uscito fuori!
Che dire? L'autrice spera che non sia nulla di troppo vomitatevole(?) e che non le tirerete dietro una bottiglia di rum!(ma perché parlo in terza persona?)
Ciancio alle bande, smammo e ringrazio come sempre tutti i lettori, silenziosi e non!
C.






 
  
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