Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Danya    13/10/2014    6 recensioni
Vide Mew Puddy trascinata da un piede. Aveva gli occhi socchiusi e mormorava qualche cosa.
I suoi istinti felini la aiutarono a capire.
“Addio, Strawberry. Ti voglio bene”.
**
La guerra è ormai finita da un paio di settimane ma la pace tarda ad arrivare. Le Mew Mew si ritrovano rapite e portate via, sul pianeta alieno. Ryan, Kyle, Pai, Gish e Tart le stanno cercando per salvarle ma le cose non vanno nel verso giusto. Vecchi amori, nuovi incontri, incontri inattesi e nuovi poteri si affacciano nella vita delle nostre eroine, questa volta in lotta per salvare se stesse e chi amano.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ok. Altro capitolo di passaggio. Dopo queste obbrobriose dieci pagine, ci sarà una pesante scazzottata al prossimo capitolo XD Ho dovuto tagliare per non mettere troppa carne sul fuoco!

Ci vediamo infondo!

 

Capitolo 23

 
Da quando Zakuro aveva lasciato il locale correndo erano passati due giorni.
Il Caffè aveva riaperto e le ragazze si erano ritrovate nuovamente sommerse di lavoro e, per loro fortuna, senza attacchi.
Touya non era ancora uscito dal coma ma i medici avevano riscontrato un miracoloso miglioramento ed erano sicuri che ben presto sarebbe ritornato a casa.
Purin e Taruto erano andati a trovarlo quel pomeriggio stesso.
-Anche Touya-chan non è sveglio, sono sicura che potrà sentirci! Gli farà tanto piacere!- aveva detto la biondina e Taruto aveva guardato Pai per chiedergli il permesso di andare e il viola aveva fatto un secco cenno del capo.
Per l’occasione Purin aveva indossato un vestitino giallo stile cinese e Taruto nascondeva le sue orecchie e il suo aspetto con i bracciali di Pai ma si sentiva impacciato in quella enorme maglietta  e nei jeans.
La camera di Touya era sempre piena di gente che controllava il “ragazzo del miracolo” e i suoi genitori erano sempre al suo capezzale e quel giorno la madre stava leggendo un qualche libro a mezza voce.
Purin aveva portato un mazzo di non ti scordar di me e la signora Midorikawa l’aiutò a sistemarli in un vaso –Siete molto gentili. Quando Touya li vedrà, se sarà entusiasta! Dimmi Purin, come stanno i tuoi fratellini?
-Benissimo, Midorikawa-san! – rispose educatamente.
La donna si concentrò di Taruto –Tu devi essere l’amico di mio figlio, quello straniero.
Taruto annuì, sempre più a disagio.
-Sai, mio figlio aveva intenzione di invitarti a cena, uno di questi giorni. Quando si riprenderà dovrò chiedere il permesso ai tuoi genitori per invitarti- gli disse sorridendo.
-Oh beh… ecco… in realtà io sono… sono qui solo con i miei fratelli. I miei sono emh.. a casa loro.
La signora Midorikawa assomigliava molto a Retasu, soprattutto nei gesti a modo e a quelle parole parve incupirsi per l’imbarazzo e allora si sentì in obbligo di aggiungere una spiegazione –Vede, i miei fratelli stanno studiando in questo paese e io sono venuto qui per emh… stare con loro e imparare qualche cosa in più. Però li sento quotidianamente, mamma e papa’- mentì. Non sentiva sua madre da tantissimo tempo.
La signora annuì, poco convita –Stavo leggendo questo libro a Touya- lo alzò verso di loro e Purin poté leggere “Favole tradizionali”.
-Midorikawa-san, possiamo farlo noi? Possiamo leggere noi qualche cosa a Touya? Così lei può riposarsi!
Taruto pensò che non fosse molto educato cacciare la signora dalle sue mansioni, ma la donna doveva essere molto paziente perché si alzò sorridendo e lasciò il libro sul tavolino lì vicino, sfiorò la fronte a Touya e uscì dalla stanza dicendo –Vado a prendermi un caffè. Volete qualche cosa?
I due ragazzini mossero la testa in segno di diniego e la donna li lasciò soli.
Purin si sedette sulla sedia e Taruto sul letto.
Rimasero a fissare il loro amico per un po’ e poi Purin cominciò a leggere
Presso l'Ama no Gawa (*)abitava Tentei, imperatore del Cielo e sovrano degli dei.
Sua figlia 
Orihime dedicava tutto il suo tempo a tessere stupendi vestiti che dava poi in dono a suo padre e alle altre divinità.
Crescendo iniziò però ad essere presa dalla tristezza, poiché non aveva mai avuto modo di avere contatti col mondo esterno e soprattutto d'innamorarsi. Perciò Tentei, impietosito, le organizzò un matrimonio. Lo sposo da lui scelto era Hikoboshi, abitante dell'altra riva del fiume che impiegava le sue giornate facendo pascolare i buoi.
I giovani s'innamorarono tanto perdutamente l'uno dell'altra da dedicarsi unicamente al loro amore, trascurando i loro doveri; i buoi vagavano liberi per la Volta Celeste, e gli dei non ricevevano più i loro preziosi capi. 

Il padre di Orihime, adirato, per risolvere la situazione separò gli sposi, costringendoli a stare sulle rive opposte dell'Ama no Gawa, che rese impetuoso e privo di ponti.
I due innamorati però con tristezza pensavano continuamente alla propria dolce metà, e non riuscivano a lavorare.
Tentei e le altre divinità, mossi anche dalla commozione, decisero così di permettere alla fanciulla e Hikoboshi di incontrarsi una volta l'anno, a patto che in quell'arco di tempo svolgessero diligentemente i rispettivi compiti.
Da quell'anno, ogni settimo giorno del settimo mese, uno stormo di gazze trasporta Orihime dall'amato. Ma nel caso in cui la coppia nel periodo di separazione non si sia impegnata a sufficienza, gli dei manderebbero la pioggia, impedendo il viaggio della giovane, e quindi il loro incontro. (**)
 
- E’ molto triste!- sbottò Taruto –Ma perché avete queste storie stupide? A noi maschi non piacciono queste cose!
Purin alzò gli occhi al cielo –Sono favole, e sono belle! E poi trovo questa storia bellissima! Potremmo essere io e te, Taru-Taru!
Il moretto arrossì –Ma che dici!
-Ma sì! Un giorno tu andrai via, e sarò molto triste, ma ogni tanto potrai venire a trovarmi, no?
Taruto distolse lo sguardo, completamente a disagio e tossendo prese la mano di Touya –Ehy, sai che Pai mi ha dato il permesso di portarti sulla navicella? Ha detto che possiamo andare, a patto che non tocchiamo niente! Che figata, no?
-Voglio venire pure io!- protestò Purin.
-No, le femmine non sono invitate!- disse facendogli la linguaccia
-Ma perchéèèèè?
-Senti, scimmia, sono cose da uomini!
-Uomini? Ma se sono più alta io di voi!
-Ma che dici? Touya, diglielo tu!
- Taru-Taru, sei impossibile!
 
La signora Midorikawa osservava la scena da dietro la porta, ridacchiando silenziosamente.
Quei due dovevano essere ottimi amici e le si scaldò il cuore nel vedere che Taruto teneva la mano a Touya, cercando di coinvolgerlo in quella conversazione improbabile.
Si appoggiò al muro, e fu allora che vide l’amica della figlia, Fujiwara Zakuro, camminare a passo svelto e vestita con un capello e occhiali scuri.
- Fujiwara-san! Salve!
La viola voltò il capo, incrociando lo sguardo blu della donna.
Accennò ad un breve inchino e rimase ferma aspettando che la donna le si avvicinasse.
-Buon pomeriggio, Midorikawa-san. Touya sta bene?
La donna sorrise mesta –Ora è in compagnia di Purin-chan e Taruto-kun.
Zakuro le sorrise educatamente. Midorikawa notò che aveva in mano un fascicolo –Hai avuto qualche visita?
Zakuro sembrò a disagio e strinse le dita sulla cartella –Io…
Il caso gioca strani scherzi. Una infermiera che spingeva una barella vuota le finì proprio addosso, facendola sbilanciare. Zakuro aveva un forte senso dell’equilibrio e non sarebbe mai caduta, ma la signora Midorikawa si protese verso di lei, cercando di non farla cadere e nella momentanea confusione creatasi, a Zakuro cadde la cartella a terra, che si aprì sparpagliando i fogli.
-Oh, che sbadata!
La signora si chinò a raccogliere la cartelletta e notò allora il contenuto –Ma queste sono ecografie!- fissò la ragazza, con gli occhi che brillavano –Ma tanti auguri!
Gliele porse e Zakuro quasi gliele strappò di mano, arrossendo.
Retasu doveva aver preso dalla madre la sua empatia perché la donna la studiò per alcuni secondi –Fujiwara-san, c’è qualche problema? Ti senti bene?
Zakuro sentì la terra mancare sotto i piedi. Erano due giorni che non andava al Caffè, due giorni che non rispondeva alle chiamate delle ragazze e a quelle di Keiichiro. Deglutì a fatica.
La decisione di… abortire le era sembrata talmente sensata che l’aveva presa come unica strada possibile. Perché era una Mew Mew, perché era troppo giovane, perché non era adatta a fare la madre. E soprattutto, temeva di rimaner legata a qualcuno, di essere felice e di veder tutto esplodere in una miriade di lucine colorate.
-Fujiwara-san? Ma stai… piangendo?
Zakuro si sfiorò la guancia, rendendosi conto che qualche lacrima stava affettivamente bagnando le guance e si diede subito della stupida.
-Saranno gli ormoni!- scherzò la donna, abbozzando un sorriso.
Zakuro osservò la donna. Retasu le somigliava molto e non sembrava per niente madre di una ragazza di diciassette anni.
-Signora, posso chiederle un favore?
 
Il Caffè era finalmente vuoto di clienti e Ichigo e Retasu si apprestavano a pulire i tavoli e il pavimento mentre Minto faceva il conto della cassa mentre Kisshu, che era l’unico rimasto con loro, svolazzava pigramente sopra le loro teste.
Ogni qualvolta che finivano una giornata di lavoro, Keiichiro portava loro dei dolci invenduti, fette di torta, biscotti e del tè e le ragazze, specialmente Ichigo e Purin, si rimpiazzavano di quelle leccornie. Invece in quei due lunghissimi giorni, Keiichiro si limitava a sfornare qualche cosa e poi si rintanava nel laboratorio con la scusa di dover “lavorare”.
Avevano provato più approcci. Era intervenuta Retasu, dolce e mesta, poi Ichigo, amichevole e sorridente, ma il cuoco le aveva respinte con un dolce sorriso dicendo “Hime-chan(***), non preoccuparti per me! Ora va, io devo lavorare”.
Ryou, poi, era funereo. Guardare l’amico in quelle condizioni lo rendeva gelido e scontroso e neanche Ichigo riusciva a sfidarlo.
-Porto qualche cosa giù al laboratorio- disse Retasu –Forse avranno un po’ di fame.
Minto sospirò, chiudendo il registro.
-Minto?
Ichigo richiamò l’attenzione dell’amica –Secondo te, Zakuro…
-Non lo so- disse caustica –Non risponde alle chiamate…
-Secondo me dovresti farvi gli affari vostri- borbottò Kisshu.
Le due lo guardarono male, ma quello continuò –E’ una donna adulta, sa cosa vuole. E sicuramente ci avrà pensato. Non intromettetevi più del dovuto…
-Ma Zakuro …!
- Ichigo, non mettere bocca nelle sue decisioni- la freddò Kisshu –Non sarebbe giusto. Siete sue amiche, no? Allora lasciatela stare e sostenetela.
-Minto, digli qualche cosa tu!- protestò la rossa.
Minto in tutta risposta era rimasta in silenzio a fissare il registro senza vederlo.
 
Retasu portò in laboratorio tre tazze di caffè e dei biscotti. Bussò delicatamente e non aspettò di ricevere risposta.
Ryou, Keiichiro e Pai erano davanti a dei computer, ma sembrava che l’unico a lavorare fosse Pai; Ryou sfogliava le immagini sul computer mentre Keiichiro era immobile sulla sedia, cinereo.
-Vi ho portato qualche cosa- mormorò, temendo di rompere il silenzio.
Pai era l’unico che l’aveva degnata di uno sguardo e aveva subito smesso di lavorare.
La verde poggiò il vassoio e prese le tazze, porgendo loro le tazze di caffè nero.
-Amaro per Ryou, mezzo cucchiaio di zucchero per Pai e uno pieno per Keiichiro!- disse, sorridendo e cercando di essere allegra, cozzando con l’ambiente.
Keiichiro accettò la sua tazza sorridendo amabilmente –Sempre gentile.
Ryou accettò senza neanche guardarla e Pai le fece un cenno col capo. Rimase ferma al centro della stanza, cercando qualche cosa da dire, una qualsiasi cosa che potesse rallegrarli.
Ryou però fu più pronto di lei.
-Retasu- le puntò gli occhi di ghiaccio diritto in faccia, lasciando la tazza sul tavolo –Ho sempre sentito l’opinione di tutte, eccetto la tua- pausa –Cosa pensi dell’essere una Mew Mew?
Retasu non si aspettava una domanda del genere anche se forse avrebbe dovuto pensare che le parole di Zakuro avevano fatto un certo effetto anche sull’imperscrutabile Ryou.
-Non so- ammise, stringendosi le spalle.
Ryou continuò a fissarla e allora si sentì in dovere di continuare –E’ difficoltosa, la doppia vita. Ci sono… tante cose da fare- si mordicchiò il labbro –La scuola. Il lavoro qui al Caffè. Tutte le battaglie che abbiamo affrontato e che tante volte ci hanno portato vicino alla morte. Non credo che nessuno la vorrebbe, questa vita.
Ryou annuì, seguendola e abbassò il capo sul computer.
-Ma essere utile mi rende felice- mormorò, riattivando l’attenzione –Sapere che ho aiutato per salvare la Terra…
-Anche se non sarai mai una ragazza normale? Non tornerai mai più come prima.
Retasu abbassò il capo –Un po’ mi fa rabbia… ma i sacrifici… alle volte sono necessari.
Keiichiro la guardò con dolcezza –Sei una cara ragazza, Retasu. Veramente cara.
-Stiamo cercando un modo per separare i due dna- mormorò Ryou –Ma neanche con l’aiuto di Pai ci stiamo riuscendo.
Retasu annuì, conscia del significato di quelle parole. Non ci aveva mai pensato prima, sul fatto che la sua vita potesse essere così stravolta. Era ancora troppo immatura per pensare di avere una famiglia, dei figli, ma ciò che era successo con Zakuro le aveva scosse un po’ tutte.
Con la coda dell’occhio si sentì osservata da Pai; lo sguardo dell’alieno era serio  e imperscrutabile ma per un attimo sembrò frustrato tanto quanto Ryou.
-Io... vado di sopra- si congedò, inchinandosi frettolosamente
 
Zakuro era il suo idolo, il suo esempio da seguire. Avrebbe voluto essere come lei: forte, bella, sicura. Ma ora che la sua amica, perché erano amiche nonostante tutte le differenze che le dividevano, stava male e lei non era stata capace di aiutarla e né sapeva cosa poteva fare. Certo, sostenerla sarebbe stato l’ideale anche se l’idea di un aborto non la faceva esultare molto, ma Zakuro si era chiusa nel suo silenzio e le aveva nuovamente escluse dalla sua vita. Non aveva saputo della storia di Keiichiro fino al giorno in cui erano state salvate, non aveva saputo dei sentimenti della mew wolf né i suoi dubbi e incertezze.
Strinse convulsamente il libricino dei conti, sentendo le lacrime fare capolinea negli occhi castani e si ritrovò a singhiozzare.
-Minto…!
Ichigo si mosse verso la blu ma Kisshu fu più veloce, scendendo verso di lei e mettendosi accanto, sfiorandole le spalle col braccio.
-Non... non possiamo fare niente per lei. Niente!- si sentì dire, mentre i singhiozzi la scuotevano –E lei ha ragione, ha ragione, dannazione! Saremo delle mutanti a vita… non saremo mai normali ragazze! Capisco cosa vuole fare, le sue ragioni  e le scelte che ha preso anche se è triste e crudele!- la voce era stridula e incrinata –Io non ho scelto di essere una Mew Mew! Non l’ho mai fatto! Nessuno ha chiesto il nostro parere!
-Oh… Minto.
Retasu era appena arrivata al piano superiore e aveva colto le parole della blu, ora appoggiata a Kisshu.
Sospirò, portandosi una mano al petto.
“Come faremo?”
La nuova consapevolezza le aveva travolte con violenza e ora dovevano fare i conti con la realtà. Un buffo alla spalla la distolse dai cupi pensieri e prima ancora di voltarsi a vedere Pai, lo aveva riconosciuto dalla voce.
- Retasu, mi devi un favore o sbaglio?
La verde scrutò l’alieno per interminabili secondi, cercando di capire cosa avesse detto l’alieno.
- Co… come?
Pai annuì –Ti ho portato in ospedale, no?- Pai fece uno strano sorriso, quasi malizioso –Hai quasi finito il turno, no?
Il cuore di Retasu perse più battiti.  Aveva tutta l’aria di un… appuntamento?!
Annuì meccanicamente e Pai annuì –Bene. A dopo allora.
Per un attimo Retasu pensò che Pai avesse deciso di prenderla in giro ma l’alieno non aveva mostrano spirito e si era allontanato da lei, tornando al piano di sotto
“Oh mamma…”
 
Zakuro mescolò la sua tazza di the. La signora Midorikawa le aveva gentilmente detto di non prendere il caffè perché avrebbe fatto male al bambino, e Zakuro aveva ordinato il the e la donna aveva storto la bocca ma non aveva aggiunto altro.
Retasu le aveva sempre parlato di quella Zakuro Fujiwara come una cara ragazza, adulta e matura oltre che molto bella e la donna la scrutava con attenzione, aspettando pazientemente che la viola cominciasse a parlare.
-Lei è molto giovane- cominciò Zakuro e vedendo la donna annuire, arrossendo un po’, continuò –Immagino che abbia avuto Retasu da ragazza.
La signora Midorikawa aggrottò le sopraciglia e Zakuro sentì l’odore di imbarazzo e confusione –Andavo… ancora all’Università- mormorò sincera quella. Vedendo che Zakuro rimaneva in silenzio, continuò –Mio marito era il mio ragazzo dell’epoca e quando ho scoperto di aspettare Retasu, ci siamo sposati.
-Immagino che abbia lasciato gli studi.
-Sì.
-E non… le ha dato fastidio? Insomma, ha dovuto lasciare tutto per un bambino che non aspettava.
La signora Midorikawa soppesò le parole –Un po’ mi è dispiaciuto. Ero abbastanza brava ma quando ho scoperto di aspettare Retasu, dopo la prima volta che ho sentito il battito cardiaco non ho avuto dubbi. Tu non l’hai ancora sentito, vero?
Zakuro si morse il labbro –No.
- E’ una sensazione strana. Non ascoltarlo se vuoi interrompere la gravidanza.
Zakuro si sorprese della schiettezza della donna e bevve un sorso di te –La situazione è complessa- mormorò.
-Il tuo ragazzo, cosa dice? Retasu mi aveva detto che sei fidanzata con Akasaka-san.
- L’ho… diciamo che per ora non è coinvolto nelle mie decisioni, ma solo informato.
- E’ anche un suo diritto.
- E’ il mio corpo.
-Ma eravate in due quella volta, no?
Zakuro pensò che se Retasu avesse preso un po’ di schiettezza dalla madre, i problemi della verde si sarebbero dimezzati, in quanto a relazioni con le persone.
-Sì, eravamo in due. Ma portare avanti la gravidanza sarebbe difficile.
La signora parve confusa ancora una volta –Problemi di salute?
-No, di vita.
La verde sospirò e afferrò una mano di Zakuro. La viola si infastidì per la confidenza ma non ritrasse la mano –Ascoltami bene. Quando ho scoperto di aspettare Retasu volevo interrompere la gravidanza. Mio marito non si era espresso e la decisione spettava a me. Il corpo è tuo, certo, ma sei sicura di non voler …
-Non lo so- la voce di Zakuro si incrinò.
Lei era una Mew Mew, combatteva. E se avesse perso il bambino durante una battaglia? E poi, la carriera da modella…
- Zakuro, parla col tuo fidanzato- la signora Midorikawa le sorrise –Non credo che tu sia una persona impulsiva sulle questioni personali, ma se hai scelto quell’uomo per te, allora forse è il caso di confrontarsi. Retasu mi aveva detto che vi sareste dovuti sposare, quindi forse la tua decisione non riguarda la sicurezza di un rapporto…
“Retasu parla tanto”.
Zakuro si alzò, lasciando la mano della verde –La ringrazio. Ora devo andare.
La donna vide Zakuro allontanarsi con passo fermo e rigido e sospirò, pulendosi le lenti degli occhiali. Sperò in cuor suo di essere stata di aiuto.
 
Retasu aspettò fuori dal camerino, dondolandosi sui piedi e trasportando il peso da una parte all’altra del corpo. Si sentiva agitata, con il cuore che martellava prepotente.
-Sei pronta?
Retasu voltò la testa, trovandosi Pai camuffato da umano e annuì, senza troppa convinzione –Dove… emh…?
-Allo zoo dell’altra volta- l’anticipò il viola, avvicinandosi e prendendola per un braccio.
Retasu sentì il risucchio del teletrasporto e si aggrappò al braccio dell’alieno, sentendo le vertigini.
La verde aprì gli occhi quando Pai sciolse la presa e vide che non il parco stava per chiudere e loro erano finiti dietro a dei cespugli –Ma… emh… se volessimo fare un giro forse dovremmo tornare domani- farfugliò, guardando le varie attrazioni che venivano chiuse.
Pai sbuffò –Ma noi abbiamo bisogno che chiuda, invece. Vieni.
Retasu scivolò con Pai verso la grande struttura che riconobbe come l’acquario e l’alieno la spinse dentro delicatamente. Le fece segno di tacere e di entrare in una piccola stanzetta,quella del custode e di accucciarsi insieme a lui per terra per sfuggire ad occhi indiscreti.
Alla ragazza veniva quasi da ridere per l’assurdità della situazione. Pai la tenne giù per dieci minuti buoni e quando le luci dell’acquario si chiusero, lasciandoli al buio, la verde sussultò, a Pai le strinse un polso per non farla balzare in piedi.
-Aspetta ancora cinque minuti. – le sussurrò.
Retasu ingoiò l’aria, preoccupata e strinse le dita contro la mano di Pai. La mano dell’alieno era grande e tiepida e quando quello ricambiò dolcemente la presa, si dimenticò della paura del buio, avvertendo invece l’imbarazzo totale unito a una strana contentezza.
Pai si tirò sui, portandosela dietro e non lasciò la presa. Schioccò le dita e apparvero dei para-para che illuminavano la stanza con una flebile luce. 
-Ma perché…?- Retasu cercò di capire del perché Pai l’avesse trascinata alla chiusura ma l’alieno le fece ancora cenno di tacere, trascinandola lungo i corridoi.
Arrivarono nella sala dei pesci più grandi delle acque del Giappone e dei mari dell’Oriente e Pai sciolse la presa.
Allungò una mano e sul palmo comparve la sua sfera-computer e dopo aver digitato alcuni tasti e la sala si illuminò con le luci di emergenza.
-Perfetto- Pai riprese a parlare col suo solito tono e guardandola aggiunse –Tieni questa- le porse la sfera –Dividiamoci le sale. Devi ordinare al para-para di entrare nelle vasche, lui preleverà dei campioni di dna per me e poi li inserirà nella sfera.
-Come?
Retasu sbatté gli occhi confusa –Pe…perché? Vuoi fare dei… Chimeri?- domandò rabbrividendo.
-Devo raccogliere dei campioni di dna- ripetè Pai. Vedendo che la ragazza non accennava a muoversi, continuò seccato –Il mare del mio pianeta è poco popolato. Cloneremo alcuni esemplari e altri proverò a farli accoppiare con alcune specie che popolano il pianeta.
Retasu guardò il para-para che le svolazzava sulla testa –Non gli farà male?
Pai si fece sfuggire uno sbuffo col naso –Non te lo avrei chiesto. Andiamo. Questo acquario è enorme. In due finiremo prima.
Retasu cominciò a raccogliere i vari campioni, prima con titubanza e preoccupazione ma quando vide che il para-para entrava nelle vasche ed entrava e usciva dal corpo dei pesci senza causare dolore, si tranquillizzò.
Lavorò di buona lena e ogni tanto si guardava intorno, preoccupata di vedere qualche custode o speranzosa di rivedere Pai comparire accanto a lei. L’alieno era sparito e non si erano più incrociati e quando ebbe finito la seconda sala, se lo ritrovò davanti.
Sussultò e arrossì e istintivamente strinse la sfera e il para-para al petto.
Alle luci del neon il volto di Pai era più pallido e le ombre rendevano il suo volto più austero del solito.
-Mi… mi hai spaventata- borbottò, aggiustandosi una ciocca dietro l’orecchio.
Un guizzo divertito negli occhi di Pai la tranquillizzò –Finito?
Lei annuì, esausta. Le dolevano le gambe dal tanto camminare ma si sentiva soddisfatta. Porse la sfera e il para-para e Pai li fece sparire con un semplice pop.
-Si è fatto tardi- disse l’alieno. Sarebbe il caso portarti a casa.
Retasu guardò l’ora nel display del telefonino e impallidì nel vedere che fosse ora di cena –Non credevo fosse passato tanto tempo!
-Raccogliere dati può essere lungo e noioso alle volte.
-Anche per te lo è?
Pai e Retasu cominciarono a camminare tra le vasche, controllando che non ne avesse saltata neanche una.
- No. In realtà mi rilassa.
Rimasero in silenzio, fissando un banco di pesci che si muoveva placidamente nell’acqua della vasca.
Retasu si sentiva stranamente bene e la stanchezza era sparita. Nonostante avessero parlato pochissimo con Pai, si sentiva rilassata e anche l’alieno lo sembrava, o almeno in un primo momento.
Dopo la quinta vasca, Pai si bloccò, respirando pesantemente e Retasu lo vide passarsi una mano sui capelli con fare nervoso.
Era a qualche passo di distanza dal giovane e si fermò a fissarlo –Tutto bene?
Pai non rispose e la fissò diritto negli occhi –Devo parlarti.
Quelle due semplici parole la fecero andare nel panico. Pai era improvvisamente serio e lo vedeva rigido sul posto.
Si voltò a guardarlo intimorita e si morse il labbro inferiore, cercando di anticipare il giovane.
Pai rimase fermo un altro po’ e infine cominciò a parlare –Non voglio che ti accada niente di male- lo vide bloccarsi di nuovo e Pai si voltò verso la vasca, distogliendo lo sguardo –Quando… quando siete state rapite sono entrato nel panico. Pensavo a… credevo che avrei trovato i vostri cadaveri e quando ti ho trovata viva, mi sono sentito… sollevato.
Retasu rimase in silenzio ad ascoltare le parole di Pai, incapace di intervenire o interromperlo.
-E fino a che starò qui, vorrei stare la tuo fianco. Voglio impedirti di farti del male. Come l’ultima volta con Rei. Voglio… vorrei esserti sempre vicino e che tu me lo permettessi.
Un brivido percorse Retasu, da capo a piedi. Pai sembrava aver perso la rigidità  momentanea e si era avvicinato, fino ad essere neanche un passo dalla verde.
Retasu alzò lo sguardo, incrociando l’espressione seria di Pai. Capì che quella sarebbe stata una delle manifestazioni di affetto più grandi che le avrebbe mostrato.
-Vorrei conoscerti meglio- mormorò l’alieno a mezza voce –Sapere cosa ti passa per la testa, le tue passioni e le cose non ti fanno impazzire.
-Ne… ne conosci già alcune…- borbottò imbarazzata. Avrebbe voluto andare a nascondersi dietro ad una teca ma al contempo non riusciva a staccarsi dallo sguardo ametista.
Pai alzò le braccia e la strinse a sé, togliendole il fiato.
Retasu affondò il volto nella maglia dell’alieno, sentendo il cuore diventare come un palloncino mentre poggiava le mani sull’ampio petto.
Pai strofinò il naso sui capelli della verde, respirando il buon profumo dello shampoo, mentre le sfiorava la schiena con delicate carezze.
-Non so quanto rimarrò sulla Terra- mormorò –Ma fino a che starò qui…
-Ma tu sei… sicuro?
Pai si scostò un attimo, cercando di guardarla in volto, e vedendola rossa si sentì intenerito e venne preso dalla voglia di baciarla e toglierle definitivamente il fiato.
“Calma, Pai. Calma”.
-In che senso?
-Beh… ecco…- deglutì a fatica, sentendo la bocca secca –Io… co…cosa…
Pai rise discretamente –Non credo di aver sbagliato persona. Conosco pochi terrestri per potermi sbagliare.
Lei annuì, confusa. Avrebbe voluto staccarsi un attimo per riprendere fiato, ma Pai la teneva saldamente a sé si lasciò cullare un altro po’.
Chiuse gli occhi respirando l’odore dell’alieno e Pai la scostò solo dopo pochi minuti per chinarsi su di lei, ad occhi chiusi e lentamente.
Retasu entrò nel panico e fece un salto indietro, lasciandosi scappare un urletto.
Pai la fissò confuso. Che avesse frainteso? In effetti Retasu non gli aveva risposto, forse…?
-Scusami, io…
Retasu scosse il capo, torturandosi le mani –No… mi… mi hai preso alla sprovvista- disse fissandosi la punta delle scarpe –Solo questo.
Pai rimase fermo un altro po’, indeciso sul da farsi. Aveva una bruciante voglia di prendere il volto di Retasu e baciarla ma non voleva spaventarla ulteriormente.
La ragazza prese un lungo respiro e gli si avvicinò timida e con la testa incassata fra le spalle, mortificata.
Pai non trovò come definirla se non “assolutamente adorabile” e la voglia di stringerla fu tanta. Rimase invece a distanza di sicurezza e le alzò il volto –Chiudi gli occhi.
-Chiudo gli occhi- ripeté la ragazza, completamente nel pallone.
Pai ridacchiò tra i denti e si chinò piano, spingendo la nuca della ragazza e le sfiorò le labbra con le proprie. Non si mosse di un solo centimetro,  cercando di capire se stesse per avere un infarto o meno. La verde si scostò un attimo, riprendendo fiato e poi si slanciò, allacciando le braccia sul collo forte e stringendosi con forza al corpo dell’alieno. Pai trattenne uno sbuffo, rilassandosi su quelle labbra morbide e calde.
Per quanto sarebbe durata quella felicità?
 
 
 
 Note:
 (*)Fiume Celeste, la Via Lattea
(**)http://www.asakusa.it/giappone_extra/tanabata_matsuri_leggenda.html
(***) principessina! Kei sei sempre un gentiluomo!
 
 
**
OOOK! Ce l’ho fatta! *_* mi spiace aver tagliato il capitolo  con la seconda parte, ma era impensabile non avrei aggiornato prima di giorni, quindi vi lascio ‘questo’. So che è tremendamente orrendo, ma di più non sono riuscita a fare X°D ho avuto un blocco e l’ho riscritto più e più volte X°D
Ringrazio tanto chi ha commentato lo scorso capitolo, ossia: Angelobiondo99, Ria (tiè, beccati Pai dolce!), Hypnotic Poison (ti prometto che i prossimi saranno Kisshu e Minto!), mobo, Broken.
Vi ringrazio per la pazienza <3 spero di leggere tanti altri commenti ^^ 
A presto!

 
   
 
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