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Autore: Kisuke94    13/10/2014    2 recensioni
Lo Zero;Requiem è riuscito a portare stabilità all'interno di Britannia e del mondo intero, ma non nella mente e nel cuore di Suzaku. Egli si appresta a fronteggiare una minaccia sconosciuta che potrebbe minare tutto ciò che lui e Lelouch hanno costruito.. immergiti in un'avventura ricca di mistero e di domande sul passato, sul presente e sul futuro del mondo e della razza umana!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kallen Stadtfeld, Kururugi Suzaku, Lelouch Lamperouge, Nunnaly Lamperouge, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era passata un’ora da quando Suzaku si lasciò alle spalle la Tour Eiffel. Come aveva supposto, a pochi isolati di distanza incontrò un posto di blocco, che però aveva lasciato libero uno spiraglio tra due palazzi in cui il ragazzo si infilò per superarlo e riuscire a scappare dagli agenti appostati sul luogo che, intenti ad ascoltare gli aggiornamenti dalle loro auto, erano preoccupati per la situazione che si stava facendo sempre più complicata al centro. Suzaku cercò di ascoltare ma era troppo distante e il suono delle ambulanze che raggiungevano la Torre rendeva l’azione quasi impossibile. Decise di allontanarsi velocemente, a passo sostenuto, con le mani nella tasca del cappotto, cercando di destare il minimo sospetto. Poi ripensò a quanto era accaduto l’ora precedente. Il Knightmare era davvero intenzionato ad aiutarlo: era l’unica interpretazione che era riuscito a dare a quella mano aperta verso di lui; eppure non aveva mai visto quell’esemplare.
“Devo andare in fondo a questa faccenda, scoprire chi c’è dietro tutto questo” pensò.
“Lelouch!” gridò una voce dentro di lui; il volto dell’amico riemerse dall’oscurità del suo subconscio. Il pensiero di dissolse proprio come era emerso, in un attimo.
“Non scherziamo... l’ho ucciso io!” cercò di convincersi. Portò una mano alla spalla che da quando era uscito dall’hotel aveva iniziato a dolergli. “Accidenti!” ripeté poi.
“Se non lui, chi mai?” per quanto il pensiero cercasse di negare l’ipotesi, non riusciva proprio a trovare la luce fuori da quel tunnel. Ripensò alla frase scritta col sangue, o almeno così credeva. La sua sicurezza stava lentamente svanendo. Mentre comminava scosse la testa, voleva certezze, ma trovava solo ipotesi; molte delle quali impossibili anche solo da ipotizzare. Arrivò in una strada a traffico limitato, piena di luci natalizie e negozi aperti. La gente affollava lo stradone centrale e correva all’acquisto degli ultimi regali per la notte più importante dell’anno. Nessuno sembrava interessarsi all’esplosione che l’ora prima aveva interessato la struttura più importante di Parigi, il ragazzo non sapeva cosa pensare: o le persone avevano tanta fiducia nelle loro forze dell’ordine, da ignorare l’accaduto sicure che loro avrebbero garantito la loro incolumità; oppure semplicemente la notte di Natale aveva più importanza per loro. Ebbe lo scrupolo di girarsi verso la torre che adesso era spenta, e circondata da un fumo denso; fortunatamente non si udivano più colpi di cannoni e fragore metallico. Si voltò di nuovo e spostò la sua attenzione al lato destro della grande via. Oltre ai soliti negozi di abiti firmati e bigiotteria per la casa a prezzi stra-lussuosi, incappò in un negozio di giocattoli, che stonava in mezzo a tutte quelle grandi firme della moda parigina, e qualcosa attirò la sua attenzione. Davanti alla vetrata esterna c’era un bambino con i suoi genitori. Il piccolo indicava una statua a grandezza naturale di un personaggio assai noto a Suzaku, che lo costrinse ad avvicinarsi stupito e alquanto scosso dalla cosa. Poggiò il piede sul gradino, che divideva la strada dal marciapiede, e si rese conto di aver visto fin troppo bene.
«Papà guarda! Mamma secondo te babbo natale me lo porterà?» disse il piccolo girandosi prima verso il padre e poi verso la madre.
«Se avrai fatto il buono quest’anno, forse» rispose lei, inarcando le labbra in segno di consenso sfiorandogli la chioma dorata che si mosse a mo’ di onda fino alla nuca. Prese poi a fare un cenno al marito che aveva di fianco come una sorta di messaggio in codice, poi lo portarono dentro. Il piccolo era visibilmente felice ed eccitato, tamburellava con la mano lungo la vetrina tracciando il suo passaggio con le dita umide. Suzaku portò anche l’altro piede su e, con un movimento rigido, si avvicinò alla vetrina e guardò dritto in faccia il manichino. Vide il suo volto riflesso in quella maschera ed ebbe un sussulto che lo riportò indietro nel tempo.
 
La pistola in pugno, passo deciso, davanti a lui il passato e il futuro, la minaccia e la verità personificate in un solo uomo; mantello nero con venature dorate, una maschera che nascondeva un mistero che sarebbe stato svelato di lì a poco: Suzaku-Zero.
L’uomo non si accorse della sua presenza, era rivolto verso un muro con degli ideogrammi che solo in seguito Suzaku riuscì a comprendere davvero. Un colpo parti e l’attenzione di Zero fu catturata.
«Girati da questa parte... molto lentamente!» disse avvicinandosi sempre più, la pistola puntata verso l’assassino di Euphy, la ragazza che amava.
«Non mi hai sentito...» fece una pausa, senza distogliere lo sguardo dal suo avversario. «Zero!»
«Girati da questa parte, lentamente» ordinò, con risolutezza; fermo davanti una serie di gradini che lo dividevano dall’assassino.
«Euphemia ha versato il sangue di Giapponesi innocenti, e tu vorresti...» gridò Zero voltandosi; la voce risuonava con eco all’interno della grotta, era sicuro di sé.
«È molto utile avere il Geass!» rivelò il ragazzo. Zero rimase sorpreso nell’apprendere che Suzaku conoscesse il suo segreto, per la prima volta, difronte all’amico, non aveva una certezza, stava tentennando.
«Ti nascondi nell’ombra e lasci tutte le responsabilità agli altri» continuò, salendo lentamente le scale.
«Sei vile e arrogante. È questa la tua vera natura» disse ancora, spostando poi l’attenzione, senza voltarsi per evitare di uscire dalla visuale dell’avversario. «Kallen! Non vorresti conoscere la sua vera identità?» disse rivolgendosi alla ragazza dai capelli rossi, pilota del Guren e membro dei cavalieri neri che, dietro di lui, puntava l’arma proprio verso Zero; esitando. La ragazza sembrò sorpresa dalla domanda a bruciapelo di colui che, fino a poco prima, era un suo avversario, e continuava ad esserlo in fin dei conti.
«Che cosa credi di fare?» rispose lei, riacquistando fiducia in se stessa.
«Anche tu hai il diritto di assistere» sentenziò lui, prima di sparare un colpo, ignorando la supplica della ragazza. La pallottola centrò la crepa nella maschera e lentamente aprì a metà quest’ultima rivelando il volto di un ragazzo, di un amico: di Lelouch. Suzaku sgranò gli occhi alla vista dell’amico, mentre questi restò immobile a fissarlo fingendo sicurezza; i capelli che si mossero sfiorando la fronte e tornando a loro posto.
Lo sguardo di Suzaku tornò freddo, gli occhi si rilassarono, il sospetto sparì lasciando il posto alla delusione. Aveva sperato di essersi sbagliato, di aver supposto male, ma non era così; Zero era davvero il suo migliore amico, Lelouch Lamperouge.
Abbassò lo sguardo, poi negò l’evidenza con un gesto del volto, poi riaprì gli occhi. Kallen era a terra, non avrebbe mai pensato che dietro tutte quelle vittorie e quelle amare esperienze ci potesse essere proprio lui. Suzaku cerco di trovare la forza necessaria per continuare, il cuore ormai era in subbuglio, la mente si scollegò del tutto dai pensieri che li univano e aveva solo una domanda che batteva forte come un tamburo e attendeva risposta: Perché?
«Fino all’ultimo momento non ho voluto crederci» affermò, irrigidendosi.
«Sei tu, Lelouch..» disse Kallen con la voce tremante, sul limite del pianto.
«Si.. sono io Zero»
 
Suzaku tornò al presente, vide nel riflesso una lacrima che gli scorreva lungo il viso. Il freddo rese evidente il passaggio della lacrima. Cercò di riprendersi, con la manica del cappotto si asciugò l’occhio destro. Rivedere la figura di Zero, lì esposta come propaganda per la serie di action-figurine che una nota marca di giocattoli aveva distribuito nei maggiori negozi di giocattoli in tutto il mondo. Era diventato un simbolo per i Giapponesi e per il mondo, ma non tardò a diventare un’icona per tutti, un esempio da seguire, ma anche un modo come un altro di speculazione sui sogni e sulle speranze, passate e future, delle persone; in questo gli esseri umani erano fin troppo capaci.
“Tu sei un errore della natura” la mente sembrava avere una volontà propria, stava infierendo sui sentimenti del ragazzo come il dito in una piaga. “Sei stato escluso dal mondo e perciò... mi occuperò io di Nunnally”
“Suzaku!” “Lelouch!”
Sentì la voce di Lelouch echeggiare nella sua mente, proprio come quel giorno, quel maledetto giorno. Non riuscì più a trattenersi. Come un bambino chiuse le mani a pugno e col braccio destro coprì gli occhi gonfi di lacrime. La mente infierì ancora, ma questa volta era una voce pacata, che trametteva tristezza e gioia allo stesso tempo; qualcosa che non si riusciva a descrivere e riviverla anche solo per un istante fermò il cuore del ragazzo per un attimo fatale.
“Sappi che questa sarà una punizione anche per te. Non potrai più toglierla. Quella maschera da paladino della giustizia ti accompagnerà ovunque andrai. Non avrai più una vita come Suzaku Kururugi. Mai più. Sacrificherai la tua felicità, per recitare la tua parte di fronte al mondo. Per sempre…”
Un singhiozzo irrefrenabile si manifestò e il ragazzo cadde in ginocchio. Qualcuno lo notò ma non prestò aiuto, la foga degli acquisti superava persino la più semplice predisposizione della natura umana: la compassione. Era la prima volta che i ricordi e i sentimenti riaffioravano così prepotenti, tanto da destabilizzare l’equilibrio psicologico di Suzaku in maniera tanto evidente. “Ho fallito.. Lelouch!” disse fermandosi per tirare su il moccolo che gli colò sul labbro superiore. “Ti ho deluso!” non riuscì a fermare le lacrime.
 
In un vicolo buoi, una donna dai capelli neri, lunghi fino all’altezza della nuca e una frangia che le copriva la fronte, si protrasse oltre l’angolo per spiare da debita distanza Suzaku. Vide il ragazzo steso a terra in presa alla disperazione più totale. Non ci volle molto per comprenderne la ragione: guardò di fronte al ragazzo e vide una statua a grandezza natura di Zero all’interno della vetrina di un negozio; tutt’attorno scatoli contenente una versione, in scala ridotta, dello stesso personaggio, ed un televisore che mostrava le azioni che era capace di svolgere –seguite da una didascalia dettagliata. La donna non poté evitare di sorridere, una reazione spontanea e per nulla irrisoria.
“Non sei cambiato affatto” disse tra sé, senza distogliere lo sguardo. Le dita affusolate girarono l’angolo muovendosi sinuosamente. Sorrise ancora chiudendo gli occhi.
“Eh! Suzaku?”
   
 
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